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Autore: cartacciabianca    19/06/2010    2 recensioni
L’attivazione del Frutto dell’Eden durante e dopo lo scontro finale ha cosparso Masyaf di una maledizione. Avvenimenti insoliti turbano la quiete della sua gente. Altaїr e Malik, imbrigliato il governo della cittadina, si troveranno ad affrontare le stranezze di una città caduta nelle polveri del tempo e sprofondata nelle paludi della deficienza. Non sono concesse debolezze: il popolo ha bisogno di loro, ma ignorare i propri istinti diventa impossibile quando si ha più bisogno l’uno dell’altro. Un misterioso battaglione armato sta razziando le terre attorno alla roccaforte e minaccia di circondare la base dell’Ordine degli Assassini. Che siano nuovi Templari? Pronti a riaprire vecchie ferite e disposti a sgozzare innocenti pur di annientare una volta per tutte i loro epocali avversari? Oppure è qualcosa di molto più grande dei Templari stessi? Magari una forza sovrannaturale che ha cosparso germogli di guerra e si presenta come la reincarnazione della Potenza Divina...
Per scampare alla morsa della pazzia e risolvere questo mistero, i nostri assassini dovranno tenere a mente due cose soltanto: che niente è reale e che tutto è lecito.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Malik Al-Sayf
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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IV

Gli occhi dell’aquila si erano sporsi a guardare oltre la balaustra della torre e avevano visto in città tutto quel trambusto non senza lasciare che le sopracciglia si aggrottassero. Quando il novizio dal cappuccio grigio, Jaber, gli aveva fatto sapere che Malik lo attendeva nello studio del Maestro nel salone della Fortezza, Altaїr si era precipitato lì ignorando il traffico cittadino mal gestito dalle guardie. Era accorso dall’amico sperando di poter avere delle spiegazioni migliori di quelle che non aveva saputo dargli lo stesso ragazzo che Malik aveva mandato a chiamarlo.
-Si può sapere cosa…-.
Altaїr comparve correndo sulle scale e spezzò a metà la frase, fermandosi con un piede sul pianerottolo e l’altro sul gradino più in basso. La sua avvenenza era rotolata giù per le scale, il suo viso era il ritratto dello stupore.  
La scena che si trovò di fronte era del tutto inaspettata.
Incoerente.
Il suo compagno era impegnato in un’accesa discussione con un uomo dal volto sudato e solcato dalle rughe dell’anzianità. La barba folta e bianca gli nascondeva il mento e buona parte del collo, i vestiti erano di stracci e alla cintola portava un pugnale in un fodero improvvisato con della stoffa. Era accompagnato da due giovani che potevano essere tanto i suoi figli quanto altra gente venuta a lamentarsi, perché quella che inizialmente ad Altaїr era parsa una “discussione”, ora aveva preso i toni di una lamentela popolare. I due giovani intervenivano spesso e a danno di Malik, che era in difficoltà sul come gestire le voci prepotenti di quegli stranieri.
Altaїr irruppe nella conversazione accorgendosi di essere stato ignorato fino a quel momento. –Ordine- disse. Si frappose tra Malik e i forestieri intimando a quest’ultimi di allontanarsi. Quello di estrarre la lama dal polso per ingrassare la propria autorità fu un gesto del tutto naturale.
L’uomo e i due ragazzi si rabbonirono all’istante. Uno dei giovani, però, tacque per poco prima di urlare: -Vi chiediamo ospitalità e voi ci porgete soccorso puntandoci contro le vostre armi?! Bella gente! Meno male che ci è stato consigliato di venire qui!-.
Altaїr lo ignorò e si voltò. Vide Malik rilassare le spalle e concedersi di asciugarsi la fronte imperlata di sudore con la manica dell’unico braccio. Scoccò un’occhiata all’aquila sussurrando: -Finalmente, grazie al cielo sei qui-.
-Che cosa sta succedendo? Chi sono?- chiese Altaїr alludendo ai tre dietro di sé. Alcune guardie avevano scelto spontaneamente di intrattenere gli “ospiti” lontano dalla conversazione tra l’aquila e il falco.
Quest’ultimo poté sedere più tranquillo dietro la scrivania, sospirando. –Non dovevi spaventarli, non ce n’era bisogno, avevo tutto sotto controllo-.
-Il tuo orgoglio ti precede. A me non è sembrato- ne rise l’altro con una nota isterica.
Malik lo fulminò con un’occhiataccia. –Sono sfollati, Altaїr. Un esercito di armati li ha scacciati dalle loro case e sono venuti qui senza altro posto dove andare. Sono centinaia, sono affamati e sono molto arrabbiati- borbottò.
L’aquila inarcò un sopracciglio. L’ombra del cappuccio non tardiva nessuna emozione. -È tutto?-.
Malik sembrò non capire.
-È tutto quello che sai?- spiegò meglio.
-No, è tutto quello che sono riuscito a comprendere! Prego, accomodati, interrogali!- lo incitò con un gesto sfrontato dell’unico braccio. –Vediamo se al luccichio dell’acciaio s’inventano una storia diversa! O magari si tranquillizzano, vedi un po’ te!-.
Altaїr girò il capo e per un istante dimenticò lo stressato compagno. Volse la propria attenzione al giovane che aveva osato parlare nonostante il suo “ordine” abbastanza chiaro. Facendo oscillare appena i lembi della veste, Altaїr andò incontro al ragazzo intimando alle guardie che circondavano i tre di lasciargli spazio. Gli armati indietreggiarono e il giovane, quando Altaїr gli fece cenno, avanzò. Gli altri due tacquero osservando la scena.
-Sarai tu a parlare per tuo fratello e tuo padre. Pertanto misura i toni e le parole, e rammenta che il destino della tua gente dipenderà da esse-.
Il ragazzo, imbronciato e con una massa di capelli selvaggi e bagnati di sudore davanti al viso, respirava in modo agitato e sembrava tutt’altro che incline ad una conversazione tranquilla. Altaїr aveva scelto lui forse per ripicca, forse per giustizia o forse per divertimento, ma sembrava comunque aver indovinato il legame di sangue che univa quei tre. Nonostante la compostezza avvenente che l’aquila nascondeva sotto l’ombra del suo becco, il giovane dagli occhi azzurri non si lasciò intimorire. Un’occhiata del padre, che lo invitava a mantenere la calma, e un’ammonizione silenziosa del fratello, gli fecero riacquistare un po’ del senno perduto nell’agitazione. Raddrizzò le spalle e rilassò i muscoli contratti di braccia e gambe. Altaїr gli concedette tutto il tempo necessario.
Quando parlò, il ragazzo seppe farlo con onore e convinzione.
-Un gruppo di uomini armati, due sere fa, hanno saccheggiato il nostro villaggio nella valle del fiume. Io e la mia gente siamo ciò che resta del popolo di Al Quadmus. Su consiglio dello stesso uomo che guidava gli artefici del saccheggio, ci siamo spinti a sud fino ad entrare nelle vostre terre. Le guardie, non lasciandoci passare con le buone, sono andate incontro alla disperazione della mia gente che, pur di assicurarsi riparo prima della prossima notte, ha viaggiato senza sosta in questa direzione. Ora, vi prego, vi imploro, proteggeteci…-.
Ecco perché nessuna staffetta è arrivata prima di questa plebaglia… pensò Altaїr.
-Al Quadmus?- Malik scattò in piedi, esterrefatto. –Ma è a pochi chilometri da qui. Chi ci dice che i vostri assalitori non tentino di colpire anche noi e siano già alle porte?-.
-Vi avremmo spiegato anche questo se ce ne aveste lasciato il tempo!- eruppe l’anziano padre del ragazzo.
L’altro fratello aggiunse: -Quando ci hanno attaccato hanno fatto in modo che ci spingessimo nei vostri territori! Ci hanno rinchiusi nella valle con un’unica destinazione possibile: Masyaf! Ed ora eccoci qui, a portarvi il loro messaggio di guerra! Vogliono attaccarvi! Voi dovete combattere! Per noi, certo, ma per difendere anche voi stessi!-.
Il caos aveva ripreso a regnare. Invano le guardie tentarono di trattenere i due forestieri non interpellati da Altaїr, che, nel frattempo, aveva dato filo da torcere ai suoi istinti più feroci.
Richiamò l’ordine facendo scattare di nuovo la lama dal polso e minacciò di tagliare la gola al portavoce ufficiale. Il padre e l’altro figlio tacquero all’istante con gli occhi gonfi di lacrime.
-Se non terrete la lingua a posto, sarà costui a pagare per voi- sibilò Altaїr. Non era giornata per i mal di testa.
Tornando a rivolgersi al ragazzo che aveva interpellato, senza allontanare l’arma dalla sua gola, chiese: -Sapresti descrivermi gli uomini che vi hanno attaccato?-.
Il giovane indugiò un istante e inghiottì. Ricostruendo gli ultimi e dolorosi ricordi della sua patria, pensò in silenzio.
Malik, frattanto, aveva compreso i timori e le intenzioni di Altaїr e appoggiava la sua richiesta pur aspettando, impaziente, una risposta.
-Croci, mio signore- disse ad un tratto.
Altaїr si destò e tornò a studiare l’espressione smarrita del giovane che sembrava tutt’altro che convinto delle proprie parole.
Per un attimo credé che si trattasse dei Templari e scambiò con Malik un’occhiata turbata, ma il fratello del ragazzo intervenne dicendo: -Sì, croci d’argento, alcune in campo bianco, alcune in campo nero. Il loro generale vestiva di entrambi i colori. La sua croce era d’oro. Mi è passato davanti e…- s’interruppe cercando il sostegno negli occhi del padre, che lo abbracciò con vigore.
-Ha decapitato nostra madre- terminò il ragazzo di fronte ad Altaїr; chiudendo gli occhi e chinando il capo da una parte porse la guancia.
L’assassino richiamò la lama nel polso, ma il suono che ne venne fece intendere al ragazzo, per un istante, di aver contratto la morte. Strizzò e schiuse le palpebre, poi andò ad abbracciare i familiari in un angolo dello studio.
L’aquila e il falco s’incontrarono a metà strada.
-Non sono Templari- disse Altaїr, inquieto.
-Quelli li hai uccisi- apostrofò Malik. –Tutti- precisò. –E’ ovvio che non si tratta di loro-.
-E allora cosa ti aspetti da me?!- digrignò l’assassino. –Non ho idea di come risolvere la faccenda, se non mostrando a quei maledetti mercenari quanto sono solide le nostre mura e affilate le nostre spade!-.
-Siamo ancora troppo deboli per affrontare uno scontro, Altaїr- gli ricordò Malik, sbuffando. –E poi, sembrano tutt’altro che mercenari. Hai sentito, no? Croci argentate, vessilli bianchi e neri. Rifletti con me invece di giungere a conclusioni affrettate. Forse potremmo parlamentare, concordare pace-.
Altaїr sfociò in una fragorosa risata. –Ne sei così convinto, eh?-.
Malik aggrottò la fronte, offeso. –Caparbio come un caprone. Stupido, non ti lascerò guidare i nostri soldati al macello contro nemici che non conosciamo-.
-Chi sei per ordinare la ritirata?- sibilò.
-Un tuo superiore, e questo basta-.
-La gerarchia è caduta con Al Mualim-.
-Non osare farmi la predica-.
-E tu non starai mica insinuando che aspetteremo quei macellai a braccia aperte!-.
-Non ho detto questo-.
-Allora dobbiamo combattere. Preparo i miei uomini-.
Prima che potesse muovere un passo, Malik lo afferrò saldamente per la manica. I due si fissarono a lungo negli occhi anche quando l’ombra del cappuccio consentiva poco all’uno di scrutare quelli dell’altro. Malik riuscì ugualmente a leggere l’irritazione sul viso del suo compagno e non riuscì ad ignorare i sentimenti contrastanti rievocati assieme ai ricordi della notte scorsa.
Altaїr sembrò leggergli in faccia quei pensieri e sorrise debolmente.
-L’unica cosa che preparerai sarà il tuo cavallo. Voglio vederti in sella prima del mezzogiorno e nella valle prima del pomeriggio- disse il falco piantando le unghie nella veste del compagno.
Altaїr posò le proprie sulle dita del compagno. Il falco sfuggì a quel flebile tocco ritraendo gli artigli. Prendendo la giusta distanza dall’amico, visibilmente dispiaciuto del suo rifiuto, continuò impettito: -Sarai il nostro ambasciatore: chiederai civilmente un incontro con il generale dalla croce dorata e farai tutto ciò che sarà in tuo potere per ottenere un accordo pacifico. Inoltre, e come spero tu abbia dato per scontato, voglio saperne di più su chi sono, da dove vengono, cosa vogliono e perché hanno fatto quel che hanno fatto. Tornerai da me non prima di aver ricevuto un numero di risposte in eguale misura alle mie domande. Se dovessero mostrarsi poco avvenenti nei tuoi confronti, avrai con te le tue armi, ma ti ordino di spargere il meno sangue possibile- disse precedendo i dubbi di Altaїr, che aveva considerato quella di un rifiuto di pace come prima tra tutte le ipotesi.
-Poni in me tanta fiducia mandandomi da solo?- chiese l’aquila inarcando un sopracciglio.
-Ti sarebbe piaciuto, eh?- ridacchiò Malik tornando seduto dietro la scrivania. –Temo di essere costretto a privarti di questa gioia: no, non sarai solo; Khalid verrà con te ma, in caso di pericolo, voglio che tu lo costringa a rientrare, precedendoti-.
-Temi più per la vita di quel l’incapace piuttosto che la mia?!- si stupì l’assassino.
-Certo, quant’è vero che ti voglio morto. Ora puoi andare, se lo desideri- Malik non attese repliche e, con gli occhi sgranati dell’aquila puntati su di sé, ordino alle guardie di scortare i forestieri fuori dalla fortezza e riunirli alla gente in piazza.
Sta scherzando, spero… pensò Altaїr con una smorfia restando dov’era.
-Faremo tutto il possibile. Vi terrò aggiornati- aveva Malik detto all’anziano, che di nome faceva Mansur. I suoi figli erano rispettivamente Imad, il maggiore e Maher, il minore, quello caparbio, sfrontato e ancora nervoso come un toro.
Altaїr aveva guardato Malik stringere la mano al vecchio per infondergli conforto e acconsentirgli la protezione chiesta. Il figlio maggiore aveva accompagnato l’anziano, come una badante, giù per le scale seguito da alcune delle guardie. Maher sembrava aver messo i chiodi sul pianerottolo.
Malik e Altaїr lo scrutarono di sottecchi.
-Cosa fai lì imparato?- l’aquila gli mosse un passo incontro. –Torna dalla tua gente con la tua famiglia-.
Lo sguardo cagnesco del ragazzo fu un chiaro rifiuto. Piuttosto avanzò ponendosi di petto di fronte all’assassino. –Voglio venire con voi- annunciò. –Voglio guardare in faccia l’uomo che ha staccato la testa a mia madre- aggiunse, temibile e determinato. Con quella scintilla negli occhi azzurri avrebbe potuto incutere terrore ad una donna stizzita, ma non ad Altaїr.
L’assassino fece un cenno col capo all’ultima guardia rimasta, che si apprestò ad afferrare il ragazzo per i polsi e trascinarlo a forza sulle scale. Il giovane si dimenava e ringhiava come un animale tentando invano di sfuggire alla presa salda del soldato incappucciato di grigio.
-Amjad, fermo-.
La voce di Malik aveva spezzato la scena e lasciato calare sulla fortezza un silenzio innaturale.
Sia la guardia sia il ragazzo coi gomiti imprigionati tra le sue grinfie erano diventati all’improvviso statue di cera.
Voltandosi a guardarlo, Altaїr strinse i pugni. Malik si stava preparando a contraddire ancora la sua autorità sopravvalutando la propria. La cosa lo innervosiva sopra ogni dire, ma rimase ugualmente a bocca chiusa.
-Per mostrarci oltremodo indulgenti con i nostri ospiti, acconsentirò la tua partenza assieme ai miei uomini, ragazzo, ma ad una condizione-.
Che cosa stai facendo, Malik? Si chiese Altaїr, esasperato.
Amjad lasciò al giovane libertà di movimento e Maher avanzò, volendo mettere più distanza possibile tra lui e Altaїr, rigido in un angolo dello studio. S’inchinò a Malik. –Qualsiasi cosa per voi, mio signore-.
Altaїr alzò gli occhi al cielo. Questo è troppo…
Malik rimase neutrale a quel gesto. Si limitò a scrivere qualcosa su una pergamena che poi, sotto gli occhi dei presenti, cedé ad una nuova guardia appena convocata. –Tu e tuo fratello presterete servizio in questa e nelle nostre battaglie future, se ce ne saranno, come membri a pieno titolo della fratellanza-.
-Pazzo!- gridò Altaїr battendo il pugno su uno scaffale della libreria. Si avvicinò a Malik resistendo all’impulso di afferrarlo per la collottola e frullarlo fuori dalla vetrata alle sue spalle. –Questa confraternita ora protegge segreti che non possiamo permetterci di condividere coi primi sfollati che passano per le nostre terre!- gli sibilò a voce troppo bassa perché Maher, il diretto interessato, lo sentisse. La mascella serrata e i pugni stretti lungo i fianchi. –Smettila di dire stronzate e fare cretinate, dannazione!-.
Malik lo ignorò del tutto. Sapeva che il suo amico non si sarebbe spinto oltre in presenza di guardie. Avrebbe preferito discutere in un secondo momento con il compagno, chiarendo quello e ben altri suoi “comportamenti”.  
Maher drizzò le spalle e gonfiò il petto, orgoglioso. –Per mio fratello e me sarebbe un onore, Maestro-.
Questa volta a subire un’occhiataccia di Altaїr fu quel giovane innocente, che non si lasciò intimidire per nulla. Ad un tratto Altaїr era diventato potente quanto un visir ciarlatano e poco affidabile, ignorato e dipartito da tutti.
Malik congedò il ragazzo e Amjad affidando a quest’ultimo il compito procurare una tunica da novizio al nuovo adepto e di far chiamare il fratello maggiore, Imad, nel pomeriggio. Per coprire l’assenza di Altaїr, Malik aveva deciso di avvalersi di tutto l’aiuto possibile per sistemare le questioni interne e il ragazzo che aveva scelto per rattoppare il fianco scoperto era il primo figlio di Mansur.
Altaїr fu assalito dalla collera quando vide Maher perdersi nei corridoi della fortezza scortato da Amjad. Malik non solo aveva scelto d’ignorare la sua voce in capitolo, ma anche i fasti e le cerimonie che la Confraternita prevedeva per l’ingresso di un nuovo seguace. Forse un taglio delle tradizioni potevano anche permetterselo, Altaїr non era tanto arrabbiato per questo, quanto per il fatto che Malik aveva usurpato la sua autorità, quand’era stata sua la mano che aveva guidato la lama nella carne di Al Mualim.
Finalmente furono soli. Il quieto silenzio che regnò nella fortezza durò giusto qualche istante, il tempo perché una rara folata di vento estivo s’insinuasse nell’androne attraverso l’ingresso principale e finisse a rinfrescare il volto accaldato di entrambi.
Fu Malik, socchiudendo gli occhi e godendosi lo sbuffo rinfrescante sulla pelle, a parlare per primo: -Non posso smentirti quando mi dai del pazzo. Non nego di aver fatto molti sbagli in passato, tra cui quello di sopravvalutarti, ma sto lottando per mio conto affinché non se ne presentino in futuro. Voglio sbrigliare questo nodo almeno quanto te, fratello, perciò lasciamene la possibilità-.
-Non ti sto negando di poterci guidare, Malik- sottolineò l’aquila. –Ma esigo che tu mi renda partecipe delle tue scelte. Non mi sembra di chiedere troppo- si beffò con una risata isterica. –Ora spiegami cosa vuoi ottenere da quel giovane, prendendo lui e suo fratello con noi. In loro sembri aver visto qualcosa che a me deve essermi sfuggito- ammise con una smorfia.
Malik annuì senza staccare gli occhi dalla figura dell’uomo che aveva di fronte. –Precisamente, ti è sfuggito molto, amico mio. L’animo di uno e la saggezza dell’altro ci saranno molto d’aiuto; poi, se vorranno tornare alla loro famiglia e aiutare la ricostruzione della loro città saranno liberi di farlo. Ma per adesso preferisco che vestano i nostri vessilli-.
Altaїr annuì, seppur poco convinto.
Una nuova ventata risalì i gradini venendo a scompigliare le piume bianche dell’aquila e il mantello del falco. Quando i loro occhi s’incontrarono, fu per un breve istante.
Malik si affrettò ad alzarsi e trovarsi qualcosa da fare. Dietro il pretesto della distrazione nascose il desiderio di abbraccialo e pregarlo d’ignorare i suoi ordini, restandogli affianco invece di partire con Khalid e Maher verso i misteriosi crociati. Fece per prendere alcuni volumi dagli scaffali, ma s’interruppe nel momento in cui il calore delle braccia di Altaїr si materializzò attorno al proprio corpo. L’aquila affondò il becco nell’incavo della spalla del compagno, continuando ad abbracciarlo da dietro, e Malik voltò il capo leggermente. Il suo unico braccio era ancora proteso verso lo scaffale e il tomo che aveva puntato.
Restarono a lungo incatenati in quella posa, come due amanti che stanno prendendo direzioni diverse e si abbracciano per quella che potrebbe essere l’ultima volta. Scacciando simili macabri pensieri, Malik rinnegò il libro che stava per prendere e si voltò per scrutare l’ombra nel cappuccio dell’assassino.
Altaїr lo accompagnò dolcemente con le spalle contro la libreria e adagiò con altrettanta delicatezza il proprio corpo al suo. Chinandosi a baciarlo ricordò quando, giusto meno di ventiquattrore prima, lo aveva spinto con violenza contro quella stessa parete per impedirgli di raggiungere il Frutto dell’Eden che, poco dopo, aveva rotolato giù per le scale beffandosi di entrambi.
Fu un bacio lungo, ma immobile e delicato come lo sfiorarsi dei loro corpi. Il cuore di ambedue, però, batteva fortissimo in petto e l’emozione minacciava di fargli inciampare in qualcosa di più compromettente. Altaїr lo desiderò di nuovo e più della sera precedente; forse sarebbe riuscito a scansare parte del cappuccio dalle sue spalle per baciarlo sul collo, se solo Malik non l’avesse allontanato ad un tratto senza proferire parola.
-Al tuo ritorno…- cominciò, per poi interrompersi, guardando fuori dalla vetrata e dandogli le spalle. Sospirò. -Al tuo ritorno parleremo anche di questo- aveva concluso, inquieto. Parte della sua immagine era riflessa sul vetro, oltre il quale lo spettacolo cittadino non aveva subito cambiamenti.
Altaїr camminò come i gamberi finché non incontrò il primo gradino delle scale. Solo allora si voltò e corse giù dalla rampa ed oltre l’ingresso della fortezza. Rallentando un po’ il passo, appena fu all’esterno, chiese ad una guardia di trovare Khalid e chiamarlo a raccolta nelle stalle dove l’avrebbe trovato ad attenderlo per la partenza. La guardia annuì e scattò ad eseguire il comando.
Attraversando la parte alta della città, meno trafficata, Altaїr poteva ancora sentire il sapore delle sue labbra sulle proprie; l’aver dimenticato quello della sua pelle cominciava a fargli vorticare lo stomaco. Lo preoccupava pure il fatto di cosa Malik avesse voluto parlargli e del perché avesse tagliato i suoi sentimenti con così poco preavviso. Forse aveva captato le intenzioni del suo compagno e aveva preferito scansarle prima di fare troppi danni. O forse era semplicemente intimorito dal poco pudore che Altaїr aveva mostrato così all’improvviso. Era la prima volta che si baciavano fuori da una camera da letto o comunque in un luogo di pubblico accesso, come lo studio del Maestro. Avrebbe dovuto capire, invece di etichettare quello di Malik come un rifiuto verso i suoi sentimenti o un prepotente orgoglio e senso del dovere.
Tutte brutte cose che stavano minando il campo del loro amore.














.:Angolo d’Autrice:.
Eccomi tornata, dopo un’attesa che sembrava infinita! Finalmente mi sono potuta dedicare a questa storia come si deve. Vi basti sapere che riscritto tutte le scene descritte almeno cinque volte prima di trovare la versione migliore che, spero, sia di vostro gradimento.
I nomi che compaiono nel capitolo sono i seguenti – con rispettivi significati.
Imad: supporto, conforto.
Maher: capace, bravo.
Mansur: vittorioso.
Khalid (variante de Khaled): eterno.
Ringrazio RunaMagus per aver aggiunto la storia tra le seguite. PotterWatch per il sostegno alla causa e le recensioni passate, presenti e future, assieme a RebyEMiko per lo stesso motivo.
Come avrete notato, accorgendovi della storia aggiornata, ho cambiato l’introduzione. Vi consiglierei di dare un’occhiata – se non l’avete già fatto – perché è molto importante per quello che sarà lo sviluppo futuro e conclusivo della trama.
Come invece penso di aver spoilerato in giro, non ricordando a chi, voglio condividere con voi che il collegamento di questa storia con AC II riguarda il nostro amatissimo Leonardo da Vinci.
^-^ Ora vi lascio.
P.S.
Voglio anticiparvi che per il prossimo capitolo potrebbe volerci anche una settimana di stesura. Inoltre potrei faticare (o meglio, arrancare faticosamente) nel mio ruolo di lettrice e mancare di commentare molte storie o capitoli (le varie one-shot aggiunte da poco mi mancano tutte!!) non uccidetemi, per questo, o non leggerete il proseguimento della storia! ;D
A presto ^-^
Caltaccia.
   
 
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