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Autore: Vampire_Swan    19/06/2010    8 recensioni
E basta!! Voi non siete stufi di Bella e Edward, Bella e Jacob, Bella qua, Bella là, Bella Bella Bella?!?!?! Io sì! Per questo ho deciso di riscrivere tutto Twilight (ovviamente in breve O_o)nominandomi protagonista della storia! In certi momenti Bella è troppo depressa, romantica, pensierosa.... ma tutto questo stanca! E se ci fossi io, con la mia vivacità, simpatia e soprattutto pazzia?? Tutto cambierebbe! La nuova "Bella" vi sconvolgerà! E in questo modo saprete anche cosa avrei fatto io al posto di Bella in tutte le situazioni! Spero di avervi incuriositi! Buona letturaaa ;)
Genere: Parodia, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charlie Swan, Edward Cullen, Jacob Black, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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♥ Ciao!! Mi scuso per il terribile ritardo, ma sono partita per tre giorni a Torino ^-^' ho cercato di rendere il capitolo un po' più divertente e interessante. Spero proprio che vi piaccia! Fatemi sapere se avete apprezzato il cambiamento. ;)
Bene, non so che dirvi, grazie mille per le recensioni e per chi mi segue emi ha aggiunto ai preferiti. Ora basta non vi voglio scocciare, BUONA LETTURAAA!!! baciii ♥   PS: alla fine del capitolo, le risposte alle recensioni.  PS2: Alla fine di ogni capitolo inserirò una piccola conversazione tra me e i personaggi della storia, soprattutto Edward. Giusto per divertirvi un po' ^^.

Capitolo 2: Libro aperto

Sapevo cosa dovevo aspettarmi dalla giornata. Mike si sedette accanto a me all’ora di inglese e mi accompagnò all’ora successiva, sotto lo sguardo infastidito di Eric. Poveretto. La gente iniziava a squadrarmi molto meno, e questo era un sollievo. Non facevo altro che pensare come una stupida a quel ragazzo bizzarro… e mi chiedevo ancora come fosse possibile che provasse tanto odio nei miei confronti. Cascasse il mondo, sarei riuscita a parlargli e avrei chiarito il problema. Magari non oggi… quando me la sarei sentita. Sono una ragazza piuttosto determinata, divento timida solo quando ho a che fare con tante persone. Entrando in mensa la prima cosa che controllai fu il tavolo dei Cullen. Erano solo in quattro, Edward non c’era. Sentii un vuoto dentro di me, che piano piano si riempiva d’angoscia. Non poteva essere che non era venuto a causa mia. Avevo davvero fatto qualcosa di male? Ripensai a tutto quello che avevo fatto dal primo istante che sono venuta a scuola. Poteva essere quando, in mensa, parlando con Jessica, ci eravamo voltate verso il suo tavolo e si era accorto che stavamo parlando di lui. Magari aveva colto qualcosa di sbagliato e aveva capito male. Magari avrà pensato che abbiamo detto cattiverie sul suo conto. In tal caso avrei dovuto parlarne con lui e dirgli che aveva capito male, e spiegargli tutta la faccenda. Mia avrebbe mai fatto le sue scuse dopo? Chissà… Intanto, il mio cuscino ieri sera ha subito tanti di quei pugni che ora è veramente malridotto. Ci ho praticamente fatto la lotta… una specie di wrestling. Ero talmente fuori di testa da riuscire anche a parlarci e a sfidarlo. “Dai! Fatti sotto! Cos’è, hai paura?” sono davvero conciata male… “Qual è il tuo problema Cullen? Perché non reagisci! Vigliacco!”, queste sono le cose che gli urlavo contro, finché non entrò Charlie a vedere cos’era successo. Gli spiegai che mi stavo solo allenando… mi inventai la scusa che volevo imparare la boxe. Il mio ultimo colpo di grazia, quando Charlie uscì dalla mia stanza, fu una testata al cuscino e dopo lo lanciai contro la finestra, aggiungendo “così t’impari. Ne hai avute abbastanza?”. Più tardi, quasi mi vergognai a riprenderlo per dormirci, sarebbe stato come farci pace e far finta che non sia successo niente. Ora mi avrebbe odiato, il mio povero cuscino. Di malavoglia lo ripresi, e gli chiesi scusa, poi andai subito a dormire. E ora eccomi qui, in mensa, aspettando di rivedere quella faccia tosta. E lui? NON SI PRESENTA! DOPO TUTTO QUELLO CHE AVEVO FATTO AL MIO CUSCINO! Ma non gliel’avrei fatta passare liscia.

Mi sedetti al tavolo con Jessica, Mike, Angela e altri. Continuavano a chiacchierare, ma non li ascoltai ero persa tra i miei pensieri. Nonostante tutto continuavo a girarmi per controllare se c’era o no. Dopo mezz’ora, con l’ansia che mi usciva dalle orecchie, non era ancora arrivato. Non avevo toccato cibo…
“Ehi Babi, c’è qualcosa che non va? Stai male?” mi chiese Mike.
“No, sto benissimo” mentii  “è che non ho fame. Io vado in classe. Ciao a tutti” sapevo di essere in anticipo ma non mi importava. Sarei rimasta in classe aspettando che arrivasse il professore e tutti gli altri. Posai con calma la mia roba e mi appoggiai sul bordo della finestra a guardare fuori. Almeno mi distraeva un po’. Nei momenti come questo, non c’era niente di meglio che suonare la chitarra. Da quant’è che non la utilizzo? Ok, nuovo impegno: voglio scrivere una canzone. Avrei iniziato appena tornata a casa. Il professore entrò, e io non mi resi conto che la classe si era già riempita. Già sapevo che Edward era assente e non sarebbe venuto. Chissà, magari ha preferito mangiare fuori in cortile e si è fatto spostare l’ora di Biologia. Cercai di non pensarci e di non farci caso, e prestai attenzione alla lezione. Infine, al termine della giornata, scappai dalla palestra e mi ficcai nello spogliatoio femminile e, una volta finito di cambiarmi, aspettai Mike che mi aveva chiesto di fare il pezzo di strada insieme. Lo vidi arrivare.
“Ok, andiamo?” mi chiese gentilmente.
“Sì, andiamo” risposi esausta. Non parlammo granché, probabilmente capì dalla mia faccia che ero stanchissima. Arrivai al pick up e lo salutai con un bacio sulla guancia. Lui ne rimase sorpreso, come se gli avessi dato un bacio appassionato.
“A domani Mike” gli dissi sorridendo. Non vorrei che interpretasse tutto questo come una cotta. Forse stavo esagerando, ma io sono sempre stata abituata così e un bacio sulla guancia si dà tra amici. Chissà cosa aveva in mente lui.
“Sì.. a domani” balbettò mentre iniziavo a salire in macchina. Arrivata a casa, sapevo che avrei dovuto cucinare io perché Charlie e la cucina non andavano d’accordo. Guardai nel frigo ma era vuoto. Più tardi sarei andata a fare la spesa. Intanto mi diressi in camera mia e accesi il computer. Controllai subito la posta elettronica: doveva esserci per forza una e-mail di mia madre. Infatti, ce n’erano due. Lessi la prima:

Ciao Babi,scrivimi appena arrivi. Raccontami tutto: com’è la scuola, se ti trovi bene, come stai a casa con Charlie, e se ti sei fatta degli amici. Io sto preparando le valige per la Florida. Un saluto anche da Phil.
Baci, mamma.

Nella seconda e-mail, spedita otto ore dopo la prima, si percepiva il nervosismo di Renèe:

Babi, se non rispondi entro le cinque e mezzo di oggi chiamo Charlie.
Mamma.

Mancava più di un’ora, ma risposi subito per farla rilassare.

Mamma, tranquilla, fai un bel respiro. Scusa, mi ero dimenticata di chiamarti dopo il viaggio. Il volo è andato alla grande, mi è sembrato durare pochi minuti. La scuola è molto bella, e piuttosto grande. Mi sono fatta degli amici, tutti molto simpatici. Uno di loro, Mike, credo che si sia preso una cotta per me, ma non è proprio il mio tipo. Una delle ragazze è una chiacchierona ed è vivacissima, non riesco mai a seguire i suoi discorsi tanto parla velocemente. I professori non mi hanno ancora caricato di compiti, ma solo perché sono i primi giorni di scuola. Con papà è tutto a posto, è davvero bravo con me. l’unico problema è che non sa cucinare, quindi di quello abbiamo deciso che me ne occupo io. Salutami Phil. Spero vi troverete bene in Florida. Ti voglio bene, baci.
Babi.

Una volta spedita, feci la lista della spesa, e me la ficcai in tasca. Scesi giù in cucina e scrissi un biglietto a Charlie per avvisarlo che ero uscita a fare la spesa. Poi presi il giubbotto e le chiavi di casa e mi diressi al supermercato. Entrai nel supermercato, non c’erano molte persone. Iniziai con la carne, poi le uova, il latte, e avanti così finché il carrello non si riempì. Caricai le quattro buste di spesa sul pick up e tornai a casa stremata. Charlie sentì il rumore della mia auto e venne fuori per aiutarmi a portare le buste in cucina.
“Lascia Babi. Le svuoto io, devi essere stanca” mi disse.
“No, non ti preoccupare. Ce la faccio, e poi dopo devo cucinare io. Ricordi il patto?”.
“Non se ne parla. Qui ci penso io, vai in camera tua. Quando sarà ora di cucinare ti chiamerò”.
“Va bene. Grazie”, e detto questo salii le scale e andai in camera. Se mi fossi fiondata sul letto, mi sarei addormentata e Charlie non mi avrebbe più svegliata per cucinare. Non sapendo cosa fare, riaccesi il computer e ricontrollai la posta elettronica per vedere se Renèe aveva risposto. C’era solo una e-mail ed era della mia migliore amica.

Ehi, Babi! Scusami se l’altro giorno non ti ho risposto al messaggio, ma non avevo soldi nel cellulare! Allora, devi raccontarmi tutto!! È bella la tua nuova scuola? Hai trovato qualche ragazzo carino?!?! Qui ci si annoia senza di te!! Manca il tuo umorismo, la tua pazzia, la tua vivacità, la tua simpatia, insomma CI MANCHI! Tu te la spassi? Con il tuo carattere devi esserti fatta subito qualche amica! Su, racconta e non tralasciare niente!!
Con affetto, Marty.

Ecco, ora mi toccava scrivere una e-mail lunga come un romanzo. Quando Martina dice “raccontami tutto e non tralasciare niente”, si metteva male. Feci un lungo respiro e iniziai a scrivere.

Ehi, ciao bella! Anche voi mi mancate tanto. Ovviamente mi sono fatta degli amici, ma qui le persone sono totalmente diverse da Phoenix! Sono tutti strani… soprattutto uno. In questi giorni le uniche cose particolari che sono successe sono a causa di un ragazzo che ho visto a scuola. Adesso ti starai di sicuro chiedendo se è figo o no… Be’ sì, lo è. E anche molto. L’ho visto per la prima volta in mensa, il primo giorno di scuola, era in un tavolo lontano con i suoi fratelli. Dovresti vederli: sono tutti divinamente stupendi. Le due ragazze potrebbero fare le modelle e i ragazzi potrebbero fare le pubblicità dei profumi di Giorgio Armani! Una ragazza accanto a me mi disse chi erano e mi spiegò tutto su di loro. Sono stati tutti adottati da un dottore che lavora all’ospedale di Forks e sua moglie. Ogni tanto mi giravo a guardarlo e anche lui guardava curioso verso di me. Dopo la mensa me lo trovai a lezione di Biologia, e l’unico posto libero era accanto a lui. Quando mi sedetti il suo sguardo era ostile, furioso. Si era allontanato da me ed era diventato tutto rigido, sembrava anche che trattenesse il respiro, come se puzzassi! Appena suonò la campanella già non c’era più: era scappato. Successivamente lo rincontrai in segreteria che chiedeva alla segretaria di spostargli l’ora di Biologia, senza successo. Che cosa strana… non ci siamo mai rivolti la parola, eppure sembra che mi odi! Oggi si è assentato, e credo sia a causa mia… ma magari sono io come al solito che mi faccio le paranoie e lui aveva altri motivi per assentarsi. Ora ti saluto, devo andare a preparare da mangiare. Ci sentiamo presto. Ti voglio bene.
Babi.

Charlie non mi aveva ancora chiamato, avevo ancora un po’ di tempo e lo utilizzai per mettere un a posto la camera. Poi a sorpresa mi chiamò Jessica.
“Pronto?”.
“Ehi, Babi, sono Jess. Io e le ragazze stiamo organizzando un’uscita per fare shopping uno di questi giorni. Ci saremo io, Angela e Lauren. Ti piacerebbe venire con noi?”.
“Emh… certo. Devo proprio comprare delle cosucce per arredare meglio la mia stanza”.
“Perfetto! Allora ci vediamo domani a scuola, ciao!”.
“Ciao Jess”e riattaccai.
“Bella? Ora puoi venire a cucinare!” mi urlò Charlie, ma ripensandoci mi era passata la voglia.
“Che ne dici di ordinare una pizza?” proposi mentre scendevo le scale.
“Emh, certo. Come preferisci”. Composi il numero della pizzeria e ordinai due pizze margherite. Arrivarono dopo venti minuti, calde e profumate.
“Allora, ti sei fatta qualche amica a scuola?” mi chiese mentre mangiavamo.
“Be’, sì. Ho conosciuto Jessica Stanley, Mike Newton, Angela Weber e altri di cui non ricordo il nome…”
“Oh, Mike… è un bravo ragazzo, e anche la sua famiglia. E ti trovi bene con loro?”.
“Sì, sono tutti così carini…” con una evidente eccezione…
“Bene. Sono contento”. Riprendemmo a mangiare in silenzio. Appena finii, lavai i piatti e andai in camera mia a vedere se la mia amica aveva risposto alla mia e-mail. No, non aveva ancora risposto. Be’ probabilmente l’avrebbe letta domani. Cercai qualcosa per tenermi impegnata. Ah, giusto, mi ero promessa di suonare la chitarra. La tirai fuori dalla custodia: era tutta impolverata e le corde arrugginite. Non la usavo da molto tempo, sembra vecchia cent’anni. Presi un quaderno di musica e iniziai a strimpellare. Dopo mezz’ora che ci lavoravo, il primo pezzo faceva schifo: probabilmente era l’umore che mi faceva mancare di fantasia. Stracciai il foglio e ricominciai. Stesso risultato. Sbuffando misi a posto la chitarra e il quaderno pentagrammato. Avrei ricominciato domani mattina, forse di umore migliore. Forse dovevo cominciare dal testo e non dallo spartito. Presi un foglio e sdraiandomi sul letto a pancia in giù, iniziai a pensare su cosa scriverlo. La scuola? Nah… non avrei niente da dire. Amori? No, al momento non ne ho. Amicizia? Con delle persone che ho appena conosciuto, non è una grande idea. Famiglia? Assolutamente no. Poi, avrei fatto una canzone Rock o una semplice e dolce melodia? Tutte e due le proposte mi attiravano. Ma tanto c’era tempo, le avrei fatte entrambe. Guardai l’orologio: le 23.34. Levai tutto di mezzo e mi ficcai sotto le coperte, sperando di fare un bel sogno che mi avrebbe rilassato per l’indomani.

Il resto della settimana trascorse tranquillamente, e io mi abituai alla routine delle lezioni, agli amici nuovi, e anche… alle ripetute assenze di Edward Cullen. Cercai di farmene una ragione e anche se non avevo mai visto un ragazzo più bello di lui, mi rassegnai e non ci pensai. Avrà cambiato scuola? O si starà assentando per evitarmi? Ma che senso aveva rovinarsi l’anno scolastico con le assenze per evitare me? Ma sì, chi se ne frega. Era solo un angelo di passaggio per onorarmi della sua bellezza. Niente di più. Mike stava organizzando una gita di lì a due settimane per la spiaggia di La Push, e io accettai volentieri di andarci, mi sarei distratta un po’. Il mio primo fine settimana fu bellissimo. Sabato chiesi ad Angela di venire con me in una libreria per prendere qualche libro. Anche lei comprò qualcosa. Domenica uscii con Jessica, Angela e Lauren e spesi un mucchio di soldi per l’arredamento della mia camera. Se il luogo in cui passo la maggior parte del tempo non è ben arredato, non mi troverei a mio agio. Ho comprato delle tendine rosa quasi trasparenti con sfumature azzurre e lilla, un tappetino tutto peloso e morbido, un piumone azzurro, e infine degli stampini a forma di fiore per decorare i muri con uno spray rosa perlato. Charlie me lo avrebbe permesso di sicuro.

Il lunedì mattina, durante la lezione di inglese, Mike si sedette accanto a me come al solito. Il professore ci rifilò a sorpresa un questionario su Cime Tempestose, per fortuna io lo conoscevo a memoria quel libro. A fine lezione iniziò a nevicare, e tutti iniziarono a schiamazzare e lanciarsi gridolini allegri. Mi piaceva la neve, ma preferivo di gran lunga la pioggia.
“Che bello! Nevica!” dissi a Mike.
“Già! È fantastico!” rispose. Quando uscimmo iniziarono i bombardamenti. Mike ricevette una palla di neve dietro la nuca. Quando ci girammo, Eric stava scappando: segno che era stato lui. Io e Mike iniziammo a fare delle palle di neve e lo rincorremmo per un po’ finché non si arrese e lo colpimmo.
“Bel lavoro”, disse Mike dandomi il cinque.
“Ehi, io vado a lezione, ci vediamo a pranzo” gli dissi. Dopo la lezione di spagnolo, io e Jessica entrammo in mensa. Mike ci raggiunse con i capelli ghiacciati e il sorriso di un bambino che si è divertito un mondo. Mentre facevamo la fila per il pranzo, quasi mi venne un infarto e mi ingozzai con la cicca. La scena fu questa:  io dietro a Mike e Jessica che parlavano, mi giro lentamente verso il tavolo dei Cullen… contandone cinque, in quel momento la mia succosa cicca alla menta mi si infilò in gola cercando di farmi morire, in più mi venne un attacco di panico e sudavo freddo, come se non bastasse tossivo come una pazza piegata in due, il cuore mi batteva a mille e il tutto con Mike e Jessica che cercavano di aiutarmi. Immaginatevi la scena a rallentatore. Avevo attirato l’attenzione di tutta la mensa, che improvvisamente era diventata fin troppo silenziosa. Tutti, persino i Cullen, mi guardavano immobili e con gli occhi sgranati. Quando finalmente mi fui ripresa, ingoiando a forza la cicca, mi guardai attorno e feci un sorrisetto come per chiedere scusa a tutti, anche se in realtà non avevo niente di cui essere perdonata. Piena di vergogna e rossa dai capelli alla punta dei piedi, cercai di coprirmi parte della faccia con i capelli e tenendo lo sguardo basso mi avviai con Jess e Mike al nostro tavolo, cercando con tutte le mie forze di non guardare nemmeno per un secondo Edward. MA COME SI PERMETTE? PRIMA FA L’ARRABBIATO, POI SI ASSENTA E MI FA SENTIRE IN COLPA PER NIENTE, E ORA MI FA QUASI VENIRE UN INFARTO! È TUTTA COLPA SUA!!! Sta diventando la rovina dei miei giorni questo ragazzo, più che angelo di passaggio mi sembra l’angelo della morte, e oggi era venuto per portarmi via dopo che sarei morta strozzata da una cicca. Ma chi si crede di essere? Un giorno lo vedo per la prima volta, e da lì è entrato nella mia vita per distruggermela così, in mille pezzi. Mi sedetti dando le spalle al loro tavolo. Sentivo delle risatine ogni tanto. Spero proprio per i Cullen che non vengano dal loro tavolo, altrimenti sta volta mi avrebbero sentito. Non avevo preso niente da mangiare… tanto mi avevano fatto passare la fame tutti quegli sguardi. Poggiai la testa sulle braccia incrociate sul tavolo, e per un secondo chiusi gli occhi cercando di rilassarmi e dimenticare la mia brutta figura. Non so per quanto tempo restai così, ma fu Jessica a interrompere tutti i miei pensieri.
“Edward Cullen ti sta fissando” disse con un sorrisetto.
“Quindi?” chiesi disinvolta, anche se le mie guance avvampavano.
“Quindi?!?! Babi, forse non ti è chiaro, il ragazzo più figo della scuola ti sta fissando!” mi disse come se fosse indignata dal mio (falso) disinteresse per lui.
“Lascialo guardare, si sta solo rifacendo gli occhi” dissi scherzando e riappoggiando la testa sul tavolo.
“Sei davvero strana” disse ridacchiando.
“Lo so”. Dopo altri cinque minuti mi resi conto della cosa più ovvia che mi era sfuggita. L’ora dopo avevo Biologia, e non ero del tutto certa che Edward fosse riuscito a convincere la signorina Cope per farsela spostare. Di colpo mi alzai.
“Emh, ragazzi, io vado in classe. Ci vediamo più tardi, ciao!” e scappai in bagno. Mi aggiustai il trucco, i capelli e mi riempii di profumo. Sta volta non avrebbe avuto nessun motivo per comportarsi in quel modo. La campanella suonò e io mi precipitai in classe. Più della metà degli studenti della mia classe erano arrivati, compreso Edward. Purtroppo i posto erano fissi e non si potevano cambiare. Dovetti sedermi per forza accanto a lui. Mi avvicinai convinta e disinvolta, poggiando lo zaino per terra vicino al banco e sedendomi senza degnarlo di uno sguardo. Al contrario, lui continuava a fissarmi curioso. Mi girai verso di lui.
“C’è qualcosa che non va?” chiesi.
“No, nulla” rispose una voce melodiosa e sorpresa.
“Bene, allora dovresti smetterla di guardarmi. Mette a disagio, e non è per niente educato” dissi mantenendo un tono tranquillo e gentile. A sua risposta, sentii una leggera risata suadente.
“Mi dispiace, non volevo metterti a disagio. Comunque, piacere, mi chiamo Edward Cullen” disse con un sorriso sghembo da far perdere la testa a chiunque. Occhi ipnotizzatori, labbra tentatrici, profumo inebriante, voce incantatrice… mescolate il tutto, e otterrete un affascinante e attraente ragazzo di nome Edward Cullen. Stavo per perdere i sensi, me lo sentivo. Ma che potere aveva? Mi aveva mandato il cervello in tilt.
“Piacere, Roberta. Ma chiamami Babi” perché ogni cosa che dicevo mi suonava stupida? Mi sentivo una perfetta cretina. Voltai lentamente lo sguardo per guardare il professore.
“Babi…” disse pensieroso, “ti chiedo scusa se la volta precedente non ho avuto occasione di presentarmi. Mi sono sentito… male” confessò.
“Oh, non preoccuparti. Nessun problema” dissi tirando fuori un timido sorriso.
“Be’, sono stato scortese. Cercherò di comportarmi bene e di non… fissarti” disse sghignazzando. Restai confusa, disorientata. Risposi con un semplice “d’accordo…”, dopodiché prestammo entrambi attenzione alla lezione. Questa volta fui io quella testa e coni nervi a fior di pelle. Mi sentivo agitata accanto a lui. Fin troppo direi, mi tremavano le mani… e quando prendevo appunti, non era d’aiuto. Lui ogni tanto buttava l’occhio verso di me e si faceva scappare qualche risatina. Iniziavo a sudare freddo, è strano che mi comporti così, a Phoenix avevo tanti amici maschi e buoni rapporti con loro, non mi sono mai agitata di fronte a un ragazzo, anche se bellissimo. Di cosa avevo paura? Di sfigurare davanti a lui? Il fatto che lui è bello come un Dio mi aveva già fatta a pezzi. Dovevamo separare ed etichettare dei vetrini contenenti epitelio di cipolla in base alla fase di mitosi, senza libri. Il professore diede ordine di iniziare. Avevamo solo venti minuti.
“Prima le donne, collega?” il suo sorriso mi catturò.
“Emh… certo” misi il vetrino nel microscopio e misi a fuoco. “Profase” dichiarai. Glielo passai per fargli vedere anche a lui.
“Profase” concordò. Lo scrivemmo entrambi su foglio nella prima casella. Prese la seconda e ci diede una rapida occhiata.
“Anafase” disse deciso, e lo scrisse nella seconda casella. Presi il microscopio per verificare, ed era giusto. Lo scrissi anche io. Insieme allungammo le mani per prendere il terzo vetrino, e quando la sua pelle mi toccò presi una piccola scossa. Mi scappò un “ahi!” a bassa voce, seguito da una leggera risatina. La sua pelle era fredda come il ghiaccio, come se fino ad adesso l’avesse tenuta nella neve.
“Scusa” mormorò con un sorriso appena accennato.
“Non è niente” risposi tranquilla. Mi porse gentilmente il vetrino e lo presi sorridendogli.
“Interfase. E con questo, abbiamo finito” annunciai. Lo scrisse sul foglio anche lui senza nemmeno guardare. Probabilmente aveva visto che ci sapevo fare e si fidava. Avevamo impiegato un quarto del tempo che ci misero tutti gli altri. Alcuni discutevano, altri spiavano dai libri sotto il banco. Dovevamo aspettare altri quindici minuti che gli altri finissero. Iniziai a scarabocchiare sul mio quaderno.
“Peccato per la neve, eh?” mi chiese Edward come se si sentisse in dovere di parlare con me.
“Già… preferisco i temporali, ma mi sarei accontentata anche di una pioggerellina” dissi accennando un sorriso.
“Non sei un’amante del sole e del caldo?”.
“In realtà no. È uno dei motivi per cui mi sono trasferita qui da Phoenix”.
“E non ti manca la tua vecchia città?”.
“Direi di no. Mi mancano soltanto le mie vecchie amiche, ma me ne farò una ragione” dissi. Ma perché gli stavo confidando tutte queste cose? E come mai mi faceva tutte quelle domande? Lo guardai per un secondo negli occhi. Erano… dorati. Io me li ricordavo neri e cupi. Forse portava le lenti a contatto.
“Che occhi… belli che hai” mi lasciai sfuggire, e d’improvviso arrossii. Lui rise, come se avessi fatto una battuta.
“Grazie” mi disse con un sorriso a trentadue denti. Credetti di stare per svenire.
“Com’è possibile che siano dorati? Hai le lenti a contatto?” gli chiesi. Tanto ormai il danno era fatto, tanto valeva continuare il discorso.
“No, è il mio colore naturale” rispose alzando le spalle. Capii che non dovevo insistere e lasciai perdere. Gli rivolsi un sorriso debole e mi voltai.
“Sembri… triste” mi disse, “a cosa stai pensando?”. Ma che razza di domanda era? Cosa gli importava?
“Non sono triste…” risposi “e non sto pensando a nulla” dissi.
“Ti sto dando fastidio?” chiese con aria dispiaciuta. Forse aveva frainteso le mie parole, non intendevo offenderlo.
“No, affatto. È che a chiunque basta guardarmi un attimo per capire se sono felice, triste, arrabbiata. Sono come un libro aperto, che tutti possono leggere”.
“Per me sei molto difficile da leggere” rispose con una specie di sorriso storto. Meditai sulle sue parole.
“Ah sì?” dissi frustrata. L’unica risposta che sentii da parte sua fu una risata divertita. Il professore iniziò a spiegare delle cose e io prestai attenzione. Non capivo più niente. Questo ragazzo, bizzarro e bellissimo, mi odiava o stava cercando di fare amicizia con me? Dopo tutto se Jessica diceva che i Cullen non avevano amici, ci deve pur essere un motivo. E allora come stava di nuovo arretrando, serrando i pugni e tenendo una mano tra la bocca e il naso, come a tapparli? Magari aveva degli attacchi d’asma e stava solo cercando di rilassarsi… che cosa strana. Appena la campanella suonò, Edward scivolò via dal banco e uscì dall’aula come il lunedì scorso. Rimasi ferma seduta al mio posto con uno sguardo tra lo stupore e il dispiacere. Mike, come un cagnolino fedele venne ad aiutarmi con i libri.
“Oggi Cullen sembrava piuttosto amichevole. La settimana scorsa sembrava l’avessi pugnalato” disse divertito.
“Già. Chissà cosa gli era preso” risposi sospirando. Andammo insieme alla lezione di ginnastica. Nonostante fosse la lezione che odiassi di più, mi sembrò passare in cinque minuti. Continuai a pensare a Edward, ai suoi occhi, ai suoi capelli, ai suoi denti bianchi e perfetti, al suo sorriso. Mentre io, Mike e Jessica stavamo uscendo da scuola, mi tirai senza rendermene conto uno schiaffo disperato. Loro due mi guardarono con gli occhi sgranati e preoccupati.
“Babi… ti senti bene?” chiese Jess.
“Uhm? Ah, sì. Benissimo” risposi “scusate, devo scappare a casa. Ci vediamo domani!” dissi e scappai nel mio pick up al sicuro dagli sguardi che avevano assistito alla patetica scena dello schiaffo. Misi in moto ma in quel momento, vidi Edward di fronte a me appoggiato alla sua macchina qualche metro più in fondo. Accellerai senza staccare gli occhi imbambolati da Edward e ci mancava poco che non mi scontrassi con un’auto. Per fortuna ero riuscita a inchiodare in tempo. Distolsi finalmente lo sguardo da Edward solo quando lo vidi sghignazzare ed entrare in macchina.

 

Edward: *arrossisce*
Babi: che c'è? perchè arrossisci?
Edward: davvero i miei occhi sono belli? *-*
Babi: Ma certo! Sono stupendi!
Edward: *tante coccole!!!*
Babi: Oh, suvvia. Ti ho fatto solo un complimento...
Mike: Ehi! Ma i vampiri non possono arrossire!!
Edward: E tu come fai a sapere che sono un vampiro?!
Babi: SEI UN VAMPIRO?!?!  O_o
Edward: Shì...
Babi: Mordimi!!
Edward: No! Ti maaaangio!! Muahuahauhauhaua

Mike: Emh...recensite... ^_^'

alexia__18: sono contenta che ti piaccia. quasi sicuramente farò quello di new moon... poi se avranno successo andrò avanti. Ma sinceramente non me la sento di fare BD! è lunghissimo xD
Queen Miriam X Cullen: Non hai letto l'intro della storia? x) comunque sì, la storia è basata sul fatto che ci sono io al posto di Bella e molte situazioni cambierebbero un po'. ^^
Per tutti quelli che mi hanno detto che se la aspettavano un po' più comica, ce la sto mettendo tutta >_<


  
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