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Autore: Macil    19/06/2010    1 recensioni
E' passato poco tempo da quando Max, il prof. Kappa e Rei sono partiti. Nella città di Tokyo, a casa Kinomiya, rimangono solo Kei e Takao. Il russo si prepara a partire alla volta della Russia, per poter tornare con le sue vecchie conoscenze; ma un amico che soffre tremendamente di solitudine e una misteriosa lettera proveniente dalla Cina da parte di Rei, lo fanno desistere dal suo intento. Così, Kei Hiwatari, preoccupato per l'amico cinese, parte verso il continente al fine di trovare e portare in salvo il suo amico. Ancora non sa, però, che non sarà così semplice salvare il moro.. perchè orride creature sono sempre in agguato, anche quando noi non pensiamo nemmeno che possano esistere...
Genere: Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Rei Kon
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Hola a tutti^^!
Buona lettura^^!


*Kei*

Solo un infinito, gigantesco, lago di sangue.

Caddi a terra, senza nemmeno rendermene conto. Le gambe avevano ceduto al peso del corpo, quasi come fossero state fatte di carta. Tenevo gli occhi spalancati, credendo, inconsciamente, che questo gesto mi potesse procurare una vista migliore. Che stupido. Non ottenevo i risultati voluti, anzi. Continuavo a sbattere velocemente le palpebre, pensando che prima o poi, riaprendo gli occhi, avrei rivisto Rei, con la sua maglia sbrindellata. Invece no. Ogni volta che le pupille erano libere percepivano solo l’immagine un’immensa distesa rossastra.
Arretrai all’interno della grotta, quasi camminando carponi. Mi sentivo paralizzato dal basso ventre in giù, mentre anche le braccia iniziavano a dare segni di cedimento. L’adrenalina mi scorreva veloce nelle vene. Ipotizzai che la colpa di quella paralisi fosse proprio a causa sua.
Non vedevo molto dell’esterno dato che ero rientrato abbastanza all’interno della grotta. Cercai di calmarmi facendo grossi e lenti respiri.
C’era silenzio… molto… troppo silenzio. Stavo per tranquillizzarmi quasi del tutto, quando qualcosa attirò la mia attenzione. Dei respiri, poco nitidi, simili a suoni filtrati da un respiratore si sparsero per tutto il luogo, entrando persino nel mio rifugio. In seguito sentii degli strani gocciolii, con degli echi.
Non ebbi nemmeno il tempo di dire addio a un cuore che batte normalmente, perché la paura tornò a farsi sentire, impetuosa. Quegli strani suoni continuavano, anche se parevano molo meno forti rispetto a quando erano iniziati, quasi come se stessero scomparendo. Ma qualcos’altro, al loro posto, mi fece rabbrividire le ossa.
Un urlo molto strano, decisamente inquietante, corto e fin troppo acuto, si propagò con prepotenza, facendosi udire ben bene. Spaventato com’ero non feci nemmeno caso ai respiri filtrati che riprendevano toni alti. Portandomi le mani alle orecchie, raggomitolandomi su me stesso, sperando di sparire, e chiudendo gli occhi, stetti fermo immobile, nell’attesa che tutto quello finisse.
Quei suoni continuavano a tormentarmi, senza lasciarmi tregua un momento. Si ripetevano sempre, all’infinito, esattamente come quando i dischi si inceppano nel lettore musicale. Non sapevo cosa fare, come comportarmi.
A stento, tra un brivido e l’altro, mi addentrai ancora più a fondo nella grotta. I miei erano solo inutili tentativi di fuga. Stupidi tentativi di fuga. Mi addentravo in quell’oscuro ventre, ignaro di cosa potesse contenere.
Perché scappavo?
Quell’immensa, liquida, distesa mi aveva spaventato così tanto da farmi ritrarre nelle più oscure ed ignote viscere di un possibile male.
Perché non pensavo?
Ero davvero così tanto terrorizzato all’idea di stare vicino ad un lago di sangue? O era solo l’odore ferroso che emanava, o anche la convinzione, inculcatami dalla vita stessa, a dirmi che il sangue fosse rappresentazione di dolore e ferite, a farmi fuggire? Ma non poteva importarmi, non in quel momento, dato che non riuscivo a pensare.
Serrai gli occhi ancora più prepotentemente, quando delle acuti, inquietanti voci, aventi un tono inquisitorio, iniziarono a risuonarmi nella testa. E nonostante avessi le pupille celate, figure di esseri morti mi scorrevano dinnanzi, terrorizzandomi. Allora, senza nemmeno rendermene conto, mi alzai in piedi, iniziando a correre all’impazzata, convinto che qualcuno -o qualcosa- mi stesse inseguendo.
Corsi. Corsi molto, moltissimo. E lo feci ad occhi chiusi. Ne ero sicuro. Sì, gli occhi erano serrati, non potevo vedere. Eppure non andai a sbattere nemmeno una volta contro un muro, una parete, mai.
Le voci mi inseguivano, come se volessero qualcosa da me. Non ce la facevo più, loro erano vicine, vicinissime. Mi erano accanto.
Inciampai.
Caddi faccia a terra, ansimante, e scosso da insani brividi.
Le voci finirono di scatto. Ci furono un paio di secondi di solo silenzio. Uno strano silenzio. Poi udii un gocciolio. Qualcosa cadeva dall’alto, infrangendosi sul terreno già bagnato. L’aria umida che regnava in quel luogo cominciò a penetrarmi le narici, giungendo fino ai polmoni, riempiendoli. Rimasi sdraiato a pancia in giù, troppo stanco e spaventato per riuscire ad alzarmi. Da quando Rei aveva iniziato a stare bene la mia situazione sembrava essere peggiorata parecchio.
Sentii il cuore stringersi di botto nel petto, come se una corda dal filo spinato stesse cercando di spappolarmelo. Arrancai sul terreno umido, cercando di gridare di dolore. Non uscì un filo di voce dalla mia bocca. Solo un suono strozzato.
Mi ripiegai su me stesso, ansimante, con gli occhi serrati dal dolore. In bocca iniziai a sentire un sapore ferroso. Dal dolore mi ero morso il labbro inferiore. Non so quanto restai in quelle condizioni, ma finalmente l’agonia sembrò finire. In tutto quell’asso di tempo non mi ero accorto della luce bianco-azzurrina che si parava dinnanzi a me. Alzai il volto, socchiudendo gli occhi, cercando di capire da dove provenisse quel lume. Per un po’ non vidi null’altro che chiaro, quando, con mio immenso stupore, la figura di una donna si fece nitida. “Chi.. sei..?” Parlavo a fatica.
La ragazza sembrava assai giovane, e portava lunghissimi capelli corvini avvolti in una morbida treccia. Aveva gli occhi bendati da un nastro bianco, e la bocca color rubino.
“Sono un’amica.” Rimasi scioccato quand’udì quella voce. Era paragonabile a quella d’un usignolo. Morbida ed acuta allo stesso tempo.
“Cosa.. vuoi.. da me?” Riuscii a mettermi in ginocchio, cercando di tenere il volto alto per poterla guardare in viso. Due grosse lacrime le solcavano il volto, sgorgando copiose dai suoi occhi nascosti. “Perché.. piangi?”
“Ti farò uscire da questo posto.. salvalo, te ne prego.”
“Cosa.. chi? Che vuoi dir…?”

In realtà non seppi mai, in seguito, se il tutto fosse solo stato dettato dalla mia immaginazione o se fosse accaduto realmente.

Ero spaventato, infreddolito e ansimante. Avevo gli occhi chiusi. Li sentivo molto pesanti. In realtà mi sentivo del tutto pesante. Una voce dolce mi chiamava, scuotendomi leggermente dal mio sonno ristoratore. Non volevo rispondere. Volevo rimanere nel mio torpore, stavo così bene. Non provavo dolore, non provavo tristezza né ansia. Una dolce melodia mi risuonava nella testa. Un carillon azzurino e bianco. Una ballerina adornata da candidi vestiti. Le cupole delle costruzioni russe. Il monastero. Yuri e i ragazzi. Rei salvo.
…La neve…
Era il paradiso.

**Rei**

Morirà. Se non si sveglia… morirà. E sarà stata tutta colpa mia.

To Be Continued


Hola!
Beh non diciamo a quando risale l’ultimo capi… *coff*
Purtroppo questo è un po’ cortino, ma sono stata “costretta” a terminarlo prima per ragioni di suspance….
Ringrazio quei due scemi che hanno commentato questo schifo di storia^^ e anche chi l’ha letta e basta sisi… avete coraggio ragazzi ç^ç!

Ps: xJustadreamer benvenuta(?) in questo scempio di racconto^^’’’!Fa sempre piacere avere nuovi lettori e leggere i loro commenti^^ come avrai capito ho dei tempi biblici per ogni post, nonostante cerchi di migliorare.. dannata sbadataggine è.é’’ Spero che vorrai continuare a leggere^^

Alla prossima!

ranma_kinomiya
   
 
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