Tutto va bene, o forse no.
Ary POV
Erano passate ormai 3 settimane dal fatidico giorno in cui io ed Edo ci eravamo baciati per la prima volta.
Andava tutto benissimo, ormai eravamo legati più che mai ed ero quasi pronta a farlo conoscere ai miei genitori.
Cioè a mia mamma avevo già parlato di lui, gli avevo detto che ci eravamo baciati e dove l’avevo conosciuto, ma mio papà non lo sapeva ancora.
Ci vedevamo sempre a scuola e per adesso mi andava bene così.
La Ila era felice e contenta insieme al suo Mattia, ma io avevo sempre la sensazione che qualcosa in lei fosse cambiato, che non fosse più la stessa. Ormai eravamo sempre io ed Edo con la Ila e Mattia, parlavamo di tutti i discorsi possibili ed immaginabili, ci scambiavamo idee ed opinioni.
Un po’ la invidiavo , che doveva solo uscire dalla sua classe e poteva vederlo. Io invece dovevo aspettare 6 ore tutti i giorni.
Avevo già detto alla Ila che avevo il numero di Edo fin dall’inizio, non si è incazzata, forse non gli è nemmeno sorto il dubbio che certe cose le avessimo organizzate.
Non avevamo più parlato di Simo, da quel giorno in cui lui venne a scuola a fare la scenata di gelosia. Non lo vidi. Ogni tanto Edo mi diceva che lui chiedeva come lei stesse e se fosse felice. Mi raccontava anche che non era più uscito di casa, girava solo per casa sua e non faceva nient’altro, a volte non mangiava neanche, a sua mamma sembrava di sentirlo piangere ogni tanto.
Diciamo che tutti stavano bene tranne lui e la Ila, ero sicura che la sua felicità non fosse reale.
Si stava avvicinando S.Valentino. Sarebbe stato la domenica di quella settimana. Edo non voleva dirmi niente, non voleva anticiparmi niente, mi ha solo detto che era qualcosa di carino e semplice, niente di impegnativo.
La Ila sarebbe andata a cena con Mattia e poi a casa sua, ovviamente con i suoi genitori.
Alla fine ero felice per lei che comunque fosse insieme al ragazzo per cui sbavava da un anno e mezzo, ma ero sicura che lei non si sentisse a suo agio. Pensavo che ogni tanto pensasse ancora a Simo, anche se non me l’aveva mai confessato. Me ne avrebbe parlato quando si sarebbe sentita.
Avevo appena salutato Edo, eravamo in fermata ad aspettare il pullman.
Io e la Ila stavamo parlando.
-Senti, posso chiederti una cosa?- mi chiese lei titubante.
-Certo.- sapevo che c’era qualcosa che non andava.
-Ti è mai capitato di passare del tempo con una persona, ma di immaginarti qualcun altro? Cioè non so se hai capito, ad esempio, passi del tempo con me, ma intanto ti immagini di fare le stesse cose con altra persona a cui magari tieni di più.- fece fatica ad articolare la frase.
Si stava riferendo a Simo o sbagliavo?
-Si, alcune volte mi è capitato, ma solo con le amicizie.- ed era vero. Non stavo mentendo per farmi dire cosa le succedeva.
-E chi ti ha detto che non è in un’amicizia?- mi chiese facendo finta di fare l’ingenua.
La guardai come per dire “Chi vuoi fregare??”
-Ok, va bene. Non mi stavo riferendo a delle amicizie, va bene?- ammise lei scocciata.
-e a chi ti stavi riferendo?- per una volta nella mia vita, ero io ad avere in mano la situazione.
-Devo proprio dirlo?- oh, sì. Che doveva dirlo. Doveva ammetterlo. Quanto mi sentivo stronza in quel momento.
-Si. Ammettilo.- stronza la massimo proprio.
-Quando sto con Mattia, a volte mi capita di immaginare di fare la stessa cosa con Simo. Non capita sempre, a volta succede. Basta che senta una parola che potrei collegare a Simo e penso a lui. Ma non so perché ci penso. Alla fine io con Mattia sto bene, anzi sto benissimo. È stato il momento che ho aspettato per tanto tempo. Ma perché allora mi s…..
-Ti senti come se ti mancasse qualcosa.- completai la sua frase.
-Esatto. Non voglio cercarlo. Non voglio andare da lui. Sicuramente avrà già trovato un’altra, anzi tante altre. Ma non voglio nemmeno lasciare Mattia, sto bene con lui, ci tengo a lui.
-Devi fare quello che ti senti, non posso darti consigli.
-Lo so.- abbassò lo sguardo.
Salimmo sul pullman e la tensione si sciolse un po’.
Lo sapevo che ogni tanto pensava ancora a lui, ma non si sarebbe mai decisa ad andare a cercarlo. Pensava che quella sensazione era solo momentanea e che prima o poi se ne sarebbe andata via. Io ne dubitavo anche se speravo per lei.
Domenica. Giorno di S.Valentino.
Mi svegliai. Tranquilla.
Andai in salotto e trovai mia mamma felice come una Pasqua.
-Che succede?- le chiesi con la bocca ancora tutta impastata.
-Questo è per te.- Mi passò un mazzo di rose rosse.
Che belle che erano. C’era un bigliettino.
“Ciao Piccolina, mi dispiace che oggi non possiamo stare insieme, ma il regalo te l’ho fatto avere lo stesso. Si, lo so è solo un mazzo di rose, ma alla fine è la cosa più semplice che potevo farti. Da quando ti ho conosciuto, sono la persona più felice su questo pianeta, quando sto con te è come se il resto non esistesse: esistiamo solo io e te. E nessun altro. Ti stupisci se ti dico che mi sto innamorando di te??”
Stavo piangendo. Piangevo come una deficiente.
Si stava innamorando di me?
No, aspetta hai sicuramente sbagliato a leggere.
Lessi. No, c’era scritto proprio che si sta innamorando di me.
-L’hai letto, mamma?- le chiesi con le lacrime agli occhi.
-No, volevo che prima lo leggessi tu e poi se avresti voluto me lo avresti fatto leggere.- mia mamma aveva un sorrisone a 32 denti.
Glielo porsi per farglielo leggere.
-Che tenero. Si sta innamorando di te. La mia bambina sta crescendo. Finalmente ha il ragazzo. Vedi che andare in discoteca è stata una buona cosa?
È si, andare in discoteca era stata la cosa più giusta che avessi mai fatto. Se dovessi tornare indietro la rifarei altre mille volte.
Passai tutto il pomeriggio a guardare film sdolcinati e a dare qualche occhiata ogni tanto al mio mazzo di rose.
Che tenero.
Gli avevo mandato un messaggio per ringraziarlo e per dirgli che anche io mi stavo innamorando di lui.
Quanto ero al settimo cielo in quel preciso momento?
Anche se, quando pensavo che non l’avrei più rivisto fino a mercoledì, mi mancava l’aria. Avevo bisogno di quel ragazzo, del contatto con la sua pelle, con le sue labbra, perdermi in quegli occhioni verdi, affondare le mani nei suoi capelli, assaggiare le sue labbra. Avevo bisogno di qualsiasi cosa lo riguardasse.
Due giorni passarono velocemente, tra le cazzate dette con la Ila e i racconti dei nostri rispettivi S.Valentino.
Lei era andata a cena in un ristorantino del centro con Mattia, avevano cenato e poi erano andati a vedere i negozi. Dopo un po’ di giri, se ne sono andati a casa a guardarsi un film e poi sono andati a dormire. Una seratina tranquilla, ma carina.
Le aveva regalato un piccolo peluche di Winnie The Pooh con una rosa. Che tenero.
Lei gli aveva regalato……..un cuoricino con i cioccolatini. Solite stronzatine insomma.
Però si era divertita.
Non toccammo più il discorso Simo.
Non mi sembrava il caso di parlarne per prima io, doveva essere lei a volerne parlare, non volevo che per colpa mia magari lo ricordasse e si facesse paranoie per un cazzo. Non volevo farla stare male.
Mi sembrava che quella strana sensazione le fosse passa, che fosse più tranquilla e simile a prima, ma c’era ancora qualcosa che non andava.
Il martedì sera ero agitata, avrei rivisto il mio amore dopo quattro giorni, non vedevo l’ora di vederlo.
Non dormii tutta notte, non ci riuscivo.
Continuavo ad immaginare il momento in cui avrei rivisto Edo e non stavo più nella pelle.
Il mattino dopo ero ancora più agitata e avevo davvero sonno.
Sul pullman, non riuscivo a stare ferma e a smetterla di parlare.
Non ero mai stata così agitata.
Arrivai a scuola ed………….ecco….mamma che bello che era. Mi ero dimenticata di quanto fosse bello.
Portava un giubbino marrone e dei jeans che gli fasciavano le gambe.
Era possibile che non avessi ancora visto quel ragazzo senza giubbino? Cioè volevo vedere come era messo fisicamente, anche se sicuramente non avrebbe deluso le mie aspettative. Ne ero sicura.
Quando ero vicina a lui, mi misi a correre e gli saltai in braccio. Lui mi prese senza problemi e ci baciammo. Mi mancavano i suoi baci, la sua lingua a contatto con la mia, le sue labbra che prendevano le mie. Mi mancava il morso che mi dava sul labbro ogni tanto.
-Ciao Ila. Come va?- gli chiese lui.
-Bene. A te non lo chiedo neanche, si vede che va bene.- disse lei sorridendo felice per me
-Giusto.- le sorrise.
-Ciao amore. – arrivò Mattia che la abbracciò da dietro e la baciò.
Che teneri.
Edo non stava guardando.
-Succede qualcosa?- gli chiesi a bassa voce.
-Non mi piace vederli. Di solito mi piace vedere qualcuno che si bacia, ma tutte le volte vedo che bacia Mattia invece di Simo.- sembrava davvero infastidito.
Lo guardai. Che strana cosa. Anche a me capitava.
-Sai che capita anche a me? Cioè molto spesso mi succede.- ammisi.
-È bruttissimo. Quei due devono stare insieme, ma mi sa che non era il loro momento per stare insieme.
-Forse.
-Niente, noi andiamo su. Ci vediamo dopo Ary. Ciao Edo. – ci salutò la Ila.
Salirono le scale e se ne andarono.
-Bellissime le rose, grazie. Sono piaciute molto anche a mia mamma. Anche il bigliettino le è piaciuto. A me è piaciuto molto di più ovviamente.- ammisi arrossendo.
-Volevo ben vedere.
Ridemmo. Andai verso di lui e lo baciai di nuovo.
Ormai era come aria per me un suo bacio, non riuscivo a farne a meno.
Cinque minuti dopo ci salutammo.
Lo avrei visto 6 ore dopo. Sembravano un’eternità.