Inizi
Dormì
accovacciato in uno stretto vicolo. Gli odori acri della città
dell'uomo infastidivano il suo fine olfatto abituato
all'incontaminato respiro della natura. Fu un sollievo quando sorse
il sole e poté ricominciare le ricerche. Attraversò le
vie di Altaria, senza curarsi della povertà e della
disperazione che lo circondavano. Fisso il suo pensiero era al suo
unico scopo: la vendetta. Nessun'altra emozione albergava in lui da
molto tempo ormai. E ora che era cresciuto in età ma
soprattutto in potenza, era finalmente vicino ad ottenere ciò
che voleva. Rimaneva però da scovare dove si nascondesse quel
bastardo. Per questo era arrivato nella Capitale e per questo ora
stava entrando in una piccola locanda la cui insegna era un gallo di
rame.
“Buongiorno”
si sentì salutare non appena varcò la soglia. Subito
gli aromi di spezie e carni essiccate punzecchiarono il suo naso. Si
avvicinò al bancone da dietro al quale gli sorrideva un
rubicondo uomo su cui i segni dell'età avevano lasciato più
gioia che non dolore.
“Sto
cercando un uomo” disse freddamente.
“Beh
ragazzo” rispose bonario, “capisco che noi osti abbiamo fama di
essere ottimi a dare informazioni, ma ci possiamo rimanere male se
almeno non ci è permesso di servire un po' di tè
dell'Ellicav!”
Sarevok non
rise alla battuta. Non accennò neanche ad un leggero sorriso.
Tutte le convenzioni della vita sociale erano repellenti per lui.
“Se per
ottenere ciò che voglio devo bere del tè” ribatté,
“allora versamene una tazza. E poi dimmi dove posso trovare un
tizio che si fa chiamare Lord Dhoul” concluse sottolineando con
disprezzo il titolo nobiliare.
Burrich lo
guardò per alcuni istanti, quei pochi che gli servirono per
capire la situazione. Poi versò la bevanda e gliela porse.
“È
un fatto di dominio pubblico” iniziò, “che la persona che
cerchi risieda fuori città, nel suo maniero. Ma se posso
permettermi...”
“In che
direzione?” lo interruppe brusco.
“Ovest.
Però credo che non sia saggio andare a fargli visita così
senza preavviso. Non ha fama di gradire le sorprese” rispose mentre
già l'altro si era alzato e si stava allontanando senza aver
bevuto. “Ehi straniero!” lo richiamò. L'alto guerriero si
voltò e l'oste notò un riflesso metallico luccicare
dietro la sua schiena.
“Non ne ho
toccato neanche un goccio” disse indicando la tazza. “Non avrei
comunque avuto i soldi per pagare” aggiunse assente e, senza
aspettare la risposta, uscì, lasciando Burrich a contemplare
la porta a bocca semiaperta.
“Ehilà
papà!” fu riscosso da una voce allegra. Nick, spettinato e
ancora assonnato, stava scendendo le scale che portavano alle camere
del primo piano, dove tutta la loro famiglia abitava.
“Ciao
figliolo. Dormito bene?”
“Sì
anche se davvero poco. Ah, dell'ottimo tè!” esclamò
raggiante. “Posso berlo? Era per me?”
“No, cioè
sì. Bevilo pure.” E mentre Nick sorseggiava la calda bevanda
chiese: “Dove sei stato ieri notte poi?”
“Oh sai,
di qua e di là” tergiversò. “I soliti giri con Irv”
“Ah, mi
piace quel ragazzo. Ha un bellissima voce e gran senso del ritmo.
Peccato solo per quella zoppia, altrimenti sarebbe potuto diventare
un vero professionista. Comunque potresti chiedergli di venire a
cantare qui qualche volta.”
“Perché
no papà. Perché no” rispose Nick pensando a
tutt'altro. Quel giorno Ewan gli aveva chiesto di andare da lui in
tarda mattinata, preannunciandogli che aveva un compito da
affidargli. E chiaramente questa notizia aveva scatenato un oceano di
congetture e possibilità, lasciandolo, come spesso gli
succedeva, tremante per la troppa immaginazione, col primo risultato
che aveva dormito davvero poco.
“Allora
stasera non ci sarai?” gli chiese Burrich ridestandolo
dall'ennesimo viaggio mentale intrapreso.
“No,
purtroppo no. Mi dispiace molto” aggiunse contrito. E il suo
dispiacere era autentico, perché sin da quando era piccolo
aveva aiutato nel lavoro di taverniere quell'uomo che lo aveva
allevato e cresciuto come un figlio proprio, sebbene così non
fosse. Infatti Nick era stato abbandonato davanti alla porta della
Locanda del Gallo quando era ancora in fasce e Burrich, insieme alle
sue due sorelle, si era assunto la responsabilità di crescere
quel bambino, senza mai nascondergli il fatto che non era sangue del
suo sangue, ma volendogli bene incondizionatamente e ricevendo in
cambio momenti di gioia assoluta e l'aiuto pratico che, via via che
cresceva, Nick riusciva a dare. Ma quella sera Burrich avrebbe dovuto
cavarsela da solo. Per Nick era troppo importante il primo compito
ufficiale che Ewan gli voleva affidare. Talmente importante che aveva
deciso di non arivare in ritardo, come era solito fare. Così,
finita la colazione, salutò il padre e uscì dalla
taverna, schivando le insistenti domande delle zie, perennemente
preouccupate per la sua salute sebbene fosse sano come un pesce.
“Benvenuto
giovane allievo” lo salutò Ewan.
“Buongiorno
maestro” esclamò gioviale. “È insolito trovarsi di
mattina. Siamo più abituati a muoverci avvolti dalle fitte
tenebre della notte.”
“Bisogna
sempre farsi trovare pronti. E mai abbassare la guardia. La prima
regola per la sopravvivenza di ogni ladro è?” chiese
retoricamente.
“Essere
veloci a dileguarsi!” rispose nascondendosi dietro alla porta.
“Bene vedo
che studi. Ora siediti. Devo comunicarti il tuo primo incarico.”
La gioia che
si dipinse sul volto dai fini lineamenti di Nick fu talmente intensa
che Ewan si affrettò ad aggiungere
“Non è
niente di straordinario comunque”
“Invece
sì!” lo corresse l'altro. “Il primo incarico è
quello che si ricorda tutta la vita! E poi è finalmente
l'occasione di mettere in pratica seriamente quello che mi hai
insegnato”
Di fronte a
tanto entusiasmo per un attimo un'ombra attraversò gli occhi
scuri di Ewan. Rimase in silenzio alcuni secondi.
“Tu
conosci Lord Dhoul?” disse poi.
“Non
personalmente, solo di nome. Perché?” domandò
trepidante.
“Perché
sarà lui il tuo primo bersaglio. O meglio, il suo maniero.”
precisò di fronte all'incredulità del giovane. “Voglio
che tu vada là e faccia un rapporto preciso su tutto quello
che riguarda la difesa di quel posto. Dalla frequenza del cambio
della guardia ai nomi dei domestici, dalla struttura esterna della
costruzione ai suoi possibili passaggi segreti.”
“Devo
analizzare il luogo da derubare praticamente” cercò di
riassumere Nick meditabondo.
“Esatto.
Voglio che tu stia là un po' di giorni e scopra tutto quello
che c'è da sapere su quel luogo: punti di forza e di
debolezza. E poi, una volta tornato con queste informazioni,
prepareremo un piano di assalto.”
“Fantastico!”
proruppe.
“Non si
può continuare a derubare i ricchi signori per strada. È
il momento di fare un piccolo salto di qualità, non credi?”
lo punzecchiò.
“Certamente!
Parto subito!”
“Mi
raccomando però di fare la massima attenzione a non esporti
troppo.” si raccomandò. “Tuo padre non mi perdonerebbe mai
se dovesse succederti qualcosa” aggiunse mentre Nick stava già
preparandosi ad uscire.
“Beh lui
non lo saprebbe mai!” ribattè.
“Ragazzo
mio, Burrich sa sempre tutto”