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Autore: SimonQuestor    22/06/2010    0 recensioni
Oggi ho avuto una nuova ispirazione xD E' una storia che comincia con una scena piuttosto triste. Ma è come io vedo costellato il passato di Severus Piton, come lo immaginerei. Spero non risulti troppo noioso, e di poter aggiornare al più presto ^^ Buona lettura, e se vi va fatemi sapere come la pensate al riguardo.
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neville Paciock, Severus Piton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Era successo tutto così in fretta…Così in fretta. Lui, il più brillante mago e pozionista del suo tempo, secondo soltanto a Silente e Voldemort, nonché il più infido quanto misterioso e infame docente di Hogwarts…S’era messo a soccorrere in uno dei momenti di buio più totale un ragazzetto qualsiasi, per giunta nemmeno della sua casata. Quasi come il messo Divino che spalanca la porta di Dite a Dante e Virgilio. Soltanto che l’abisso tra i due personaggi e Neville Paciock era piuttosto incolmabile.
Ma tant’è, quel mucchio dinoccolato di ossicini ricoperti da pelle quasi nivea, s’era stretto con una forza insospettabile attorno a quella più grassottella ( forse più viva ) del Grifondoro. E come se non bastasse…


Stava per morire, ne era certo. L’arrivo di Severus Piton ne era il preludio più azzeccato che la Signora Morte potesse scegliere per presentarglisi. E sì che al momento aveva molta meno paura della Morte che del suo docente di Pozioni. Paura si…Fino a che non gli aveva stretto quella mano. Fino a che…I loro occhi non si erano incontrati. Fissati gli uni negli altri. Finchè le dita non s’erano intrecciate, quasi come quelle di Dio e di Adamo nell’affresco di Michelangelo. E all’unisono con le dita, un legame, un principio di legame s’era stretto tra loro. Alla rabbia e l’angoscia che aveva in corpo s’era da principio mischiata un’altra sensazione spiacevole. Quella di ammettere qualcuno a condividere le proprie spiacevoli sensazioni. Neville Paciock non era certo uno che parlasse con qualcun altro dei propri problemi. Non era abituato a far sapere agli altri i fatti suoi. Forse avrebbe dovuto imparare prima a saper parlarne con gli altri, per trovare appoggio negli amici. E invece chi è che per primo rompe, seppur forse involontariamente, questo suo schermo? Lui. Un tremolio scuote tutto il suo corpo, già umidiccio per il sudore dopo quella lunga corsa, prima abbandonato contro il tronco e ora rigido come quello di un gatto per la presenza del Capo dei Serpeverde. Ma la paura non dura a lungo. Lascia ben presto spazio a…


…Quel bambino grasso, privo di qualsivoglia apparente talento, se non nel concimare bubotuberi, sta avendo il sopravvento sul suo autocontrollo. Gli sembra di regredire alla sua stessa età in una manciata di secondi. E’ orribile. Così come lui sta penetrando le sue barriere, così Neville con il suo così profondo dolore lo sta – Ah terribile verbo! – commuovendo. Ma non nel senso in cui Piton stia per piangere. No, in una maniera molto più subdola. Una vampata parte dalle viscere per raggiungere la propria testa. Dolore, insofferenza. Compassione, odio per chi gliel’ha fatto. Le sensazioni si addizionano e si moltiplicano, aumentando di misura esponenziale, tanto che lui stesso si ritrova a doversi inginocchiare. Usare la Legilimanzia non gli passa nemmeno per la testa. E’ una sensazione molto spiacevole eppure…Eppure sente di non essere solo. Eppure, c’è un corpo vibrante che oscilla allo stesso ritmo. Non importa di ciò che sarà dopo. Probabilmente faranno finta di niente, lui lo odierà come sempre e così deve andare. Ma ora…


…Al disperato bisogno di trovare qualcuno a cui appoggiarsi. E di fatto l’ha già trovato. Non volendo. Sarebbe comico guardarsi dal di fuori. Due che si tengono stretti per mano e sentono tutto questo casino di emozioni. In effetti è una cosa ai limiti dell’assurdo, ma tant’è. Reclina la testa, affidando tutto a Severus e quasi dimenticandosi di tutte le amarezze. Come andasse in una sorta di dimensione mentale alternativa, riesce a porsi al di sopra di qualsiasi dispiacere e non darvi importanza. E questo grazie a Severus. Grazie a quel qualcuno che può capirlo e che gli dimostra che non sono gli insulti o le dicerie degli altri, o i soprusi o quant’altre stupidaggini a dire chi sei. Sono le tue azioni, il tuo essere, le tue capacità, il tuo cuore a dimostrarlo. Non ora, ma in fondo ha soli quindici anni. Ignora di cosa accada nella testa di Piton, forse neanche ci crede davvero che sia veramente lì. Sa solo che una vampata gli infiamma per qualche istante la testa, per poi scendere alla pancia e svanire dolcemente. Sembra aver trovato la tranquillità che non poteva neanche sperare di immaginare. Una nuova forza, con cui affrontare gli altri…
  
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