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Autore: Red Death    22/06/2010    2 recensioni
Inizio della storia... spero che vi piaccia ^^
La ragazzina non poteva conoscere il perché di quel cadavere abbandonato sul suo corpicino gracile...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lui sbuffa, lo sento che non vuole e l'ultima cosa che voglio io è farlo soffrire ancora. Ma adesso deve spiegarmi. Deve spiegarmi cosa ci fa un passaggio sotterraneo nel camino di sua madre, deve spiegarmi cos'era davvero Amelie, deve spiegarmi cosa c'entra quel quadernetto misterioso che non vuole lasciarmi vedere e, soprattutto, deve spiegarmi troppe cose.
Abbandona le braccia lungo i fianchi e china la testa. Fa così solo quando è molto stressato, vorrei potergli dire "fa niente, va', adesso torniamo a casa e ci dimentichiamo tutto", ma quel buco là, quelle scale non mi fanno neanche pensare a questa eventualità. Non posso dimenticarmi e girare pagina. Adesso ho il diritto di sapere.
«Sel…»
Oddio, adesso lo ammazzo. Giuro, se cerca di prendere ancora tempo gli ficco il coltello che ho nei pantaloni nella gola.
«Selene, facciamo…»
Basta, ha sorpassato il limite. Mi sono stufata di vedere come si arrampica sugli specchi. La parte cattiva di me, quella fredda a cui non frega minimamente del fatto che gli sia appena morta la madre, inizia a salirmi lungo la gola e quando arriva al cervello è troppo tardi per fermarla. È in queste occasioni che non rimpiango di essere entrata nell'arma della Regina. Quando vedo che è il mio corpo a muoversi per me, che il coltello si punta contro la sua gola in un solo momento.
«Luke Darvan, se adesso non vuoti il sacco fino all'ultimo alito questo coltello non avrà remore a ficcarsi nella tua gola tanto in profondità che te lo vedrai uscire dai calcagni.»
Ho la voce secca, non la voce di Selene, la ragazza scampata per miracolo alla morte, ma quella del Comandante di Squadra Elster Carton, quel ragazzo troppo piccolo che vuole vendetta, che vuole sangue. L'arma.
Ma Luke non è spaventato. MI sorride, mentre mette una mano fra la sua gola e la lama. «Sel, è quello che ti ho regalato io» mormora. Già, neanche me n'ero accorta.
«Tu non mi ucciderai, non ne sei capace» abbasso la testa.
Perché deve avere sempre ragione?
«Ma credo che anche tu abbia ragione. Ho tergiversato anche troppo» mi fa appoggiare la testa contro il suo petto, posso sentire il battito del suo cuore. Di nuovo. Sento le sue mani sui miei capelli, e tutto diventa luce, buio, notte e giorno insieme. Mi manca il fiato per un attimo, non so cosa stia succedendo ma so che non sono più in questo mondo. Potrei essere in mille mondi diversi insieme e non accorgermi. Non ho bisogno di respirare, è come se l'ossigeno entrasse da solo e io non fossi più nel mio corpo. Sono sospesa nel vuoto, nel buio, e vedo sotto di me il mio corpo fra le braccia di Luke che ha ancora le mani sulla mia testa e dalle sue mani esce una luce blu accecante che sembra entrare direttamente nei miei pensieri. Poi, in un colpo, si accascia anche lui e quello che adesso sento di essere viene scaraventato verso un lungo tunnel luminoso. Sto entrando nella sua testa.

-«Ma no, Luke, devi metterci un po' più di forza! Vedi? Così…» è la voce di Amelie, di un'Amelie giovane che ride con il figlio mentre dalle sue mani esce la stessa luce blu che ho visto un attimo fa in quelle di Luke.
Luke è così… piccolo, ha i capelli arruffati sugli occhi blu e la lingua fra i denti, mi fa quasi tenerezza. Amelie lo prende in braccio e lo porta in casa, stringendolo forte contro di sé. È una donna sola, ma è una donna forte, esattamente come la ricordo. Ed era davvero bellissima.
Poi, all'improvviso, qualcosa mi scaglia contro un raggio caldo e la scena cambia. Adesso vedo una faccia che conosco e che ancora adesso mi fa paura. È una bambina, nulla più che una bambina, che guarda Luke con quei suoi occhi paurosi, gli dice qualcosa sottovoce ma io non riesco a sentire. Dovrei avvicinarmi, ma ho paura. Amy mi ha sempre messo paura. Lui annuisce, si morde il labbro e la guarda. Posso immaginare cosa sta dicendo, stanno segnando la mia condanna, stanno organizzando la mia morte, mia e della nostra Regina. Vorrei fermarli, vorrei mettermi fra Amy e Luke e fermare quelle idee perverse prima che sia troppo tardi. Ma non posso. Sono completamente impotente davanti a loro.
La scena cambia di nuovo, ora lui cammina sotto la pioggia, avanti e indietro, nervoso. Sta aspettando qualcuno, sta aspettando me.
E quando quella bambina gli arriva addosso, sporca di sangue e affannata, vedo il coltello cadere. Lo stesso coltello con cui avrei voluto ucciderlo. Mi ha risparmiata, ma ha capito che Amy è morta. Mi guarda con quei suoi enormi occhi blu e mi prende con sé, fino a portarmi in quella stanzetta dove poi ho vissuto. Mi lascia sola e addormentata, immersa nel sangue e corre via di nuovo, sotto la pioggia.
Amelie sbatte la porta ma io non mi sveglio, lui ha la testa china e procede dietro la madre come un carcerato che si avvicina alla forca. Amelie posa le mani sulla mia testa e dalle sue dita inizia ad uscire una luce rossastra. Piano piano sul suo volto dolce si disegna un sorriso. «Luke, hai fatto la cosa giusta. Sono molto orgogliosa di te.»
Lui non risponde, scuote la testa con una smorfia di disgusto. «Vorrei esserlo altrettanto.»
Vedo gli anni che passano come in un turbine rapidissimo, fino a quando tutto si placa davanti all'immagine di lui e Amelie in strada, c'è un sole che splende e un arcobaleno che sembra fatto di zucchero filato scivola dietro alla Torre di Londra. Ricordo quella giornata, mi aveva lasciato da sola e avevo passato tutto il tempo seduta sulla mia finestra a fissare il cielo. Quando era tornato aveva gli occhi gonfi, ma non ho mai realizzato il perché. Sono chini entrambi su un corpo steso sulla strada di ciottoli, una donna, ha i capelli lunghi, rossi come il fuoco, ma non riesco a vederla in faccia. Amelie ha un sorriso stanco, le mani arrossate e tremanti. È giovane, come giovane non poteva essere. Sono passati soltanto cinque o sei anni da allora, e adesso che è morta il suo corpo è quello di una vecchia, non della giovane donna che vedo. Luke la guarda. «No. Ti impedisco di farlo.»
«Luke,» gli risponde, sorridendogli « devo aiutarla.»
«Ma…ma…»
«Niente ma. Lasciami concentrare.» e, con l'ennesimo sorriso, mette le mani a coppa contro il petto della donna. Luce, una luce intensa di tutti i colori dell'arcobaleno. Vedo il corpo di Amelie che trema, avvizzisce, sembra un frutto che va marcendo. Luke cerca di fermarla, si butta contro di lei ma il suo corpo viene sbattuto indietro. La luce finisce. Amelie è la dolce vecchia che ora riconosco. È come se tutta la sua giovinezza fosse andata sfiorendo. «Mi dispiace, Luke, era l'unico modo.» la sua voce non è più quella di prima, è la vocina gracchiante che mi sa di conosciuto. Lui non piange, ma i suoi occhi si fanno lucidi e improvvisamente mi sento una merda. Non posso averlo minacciato davvero. Non posso.
Questo ragazzo ha patito troppo.
L'immagine successiva è Amelie che si regge su un bastone traballante, seduta sulla sua poltrona. «Luke…» mormora con quella voce che, ora che ho sentito qual era la vera, mi fa salire un brivido lungo la schiena. «sotto il camino…»
«Sotto il camino?»
«Quando verranno a prendermi… voi… dovrete andare… e riuscirete a trovare… tutte le risposte.»
Parlare le costa fatica, ogni sospiro sembra un pugnalata al cuore. Non riesco a vedere il seguito, nella mente di Luke dopo di ciò c'è solo l'immagine della casa bruciata e di noi due con le sue mani sulla mia testa davanti a quello stesso camino. Avvolti nel Caos.
-

Ritorno alla realtà ed è come se mi fosse mancato il respiro. Cado a terra ansimante, cerco di riprendere aria e di trovarne dove non ce n'è.
MI aiuta a rialzarmi, ma vedo nei suoi occhi che anche lui è provato. Ho paura a prendere la mano che mi tende.
«Cosa sei?»
Non risponde subito. È un mago, uno stregone… cosa?
«Sono un Curatore, come lo era mia madre e la sua prima di lei. È una capacità che si trasmette nel ramo femminile.»
Se tutto questo fosse diverso, se non fossi appena entrata nella sua testa e se non fossimo alla ricerca di qualche messaggio lasciatoci da sua madre che ora è morta mi scapperebbe una battuta cattiva, ma non lo faccio.
«Anche tu hai delle capacità nascoste. Forse è questo che scopriremo scendendo questa scala. O forse non scopriremo proprio un bel niente e avremo solo buttato via del tempo.»
«E… il libro?»
«Sel…» comincia, prendendosi la testa fra le mani, «ne so esattamente quanto te. Dobbiamo scoprirlo. Vieni.»
Sì, è il momento di fidarmi.
Prendo la sua mano e, insieme, scendiamo quelle scale che potrebbero portarci ovunque.
  
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