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Autore: Erik Winterking    22/06/2010    1 recensioni
"Apro gli occhi, stanco, e mi domando per un momento da quanto tempo sono seduto sul pavimento. Pietra fredda e lucida, tagliata a grandi blocchi. Mi guardo intorno. Sono rinchiuso in una cella, illuminata solo da una lampada sul soffitto, davanti alle sbarre. Niente finestre. Una branda di legno con una coperta e un cuscino. Mi stiracchio e sospiro. Tra poco dovrebbe essere qui. Arriva sempre. Nel cono di luce si staglia una figura. Come al solito mantiene il volto in ombra. L'uomo senza faccia mi fissa – o meglio, credo che mi fissi. Dato che non ha una faccia è difficile dirlo. Stavolta non parlo e mi limito ad osservarlo. Una volta mi scagliavo contro di lui, ma so che non servirebbe. Dopo qualche minuto si gira e se ne va, silenzioso com'è arrivato. Credo di averlo visto scuotere la testa. Ci sarebbe da domandarsi come ho fatto a ritrovarmi qui... ma purtroppo, so che l'uomo senza volto sono io. La prigione è dentro di me..."
Un'altra storia in bilico tra due mondi, quello reale e quello dei sogni.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

C'è un bambino che corre lungo una collina, felice e senza pensieri. Chissà dove sono i suoi genitori. Poi sento una voce chiamarlo.
«Athaulf! Non allontanarti troppo!»
Riconosco la voce. Guardo nella direzione da cui proviene, mentre si stagliano le figure di una donna e un uomo in tenuta da escursione. Sorrido.

«Ben svegliato.»
Lena mi sorride, radiosa.
«Buongiorno anche a te.» dico stiracchiandomi pigramente. «Ho fatto un bel sogno.»
«Sono contenta. Io invece ho notizie importanti... molto.»
«Ok... prima io, prima tu o prima la colazione?»
«Prima tu.»
«Grazie... sono tentato di fare il galante e lasciare a te l'onore, però...»
«Molto divertente» risponde lei mostrandomi la lingua «Dai su, prima i sogni e poi la realtà.»
«Va bene, va bene. Beh... ho sognato un bambino.»
Sembra un po' stupita, e mi esorta a continuare.
«Un bambino?»
«Sì... ecco... nostro figlio.»
Sorride di nuovo, come se le avessi dato la notizia più bella del mondo.
«Le tue notizie importanti, invece?»
«Prima la colazione» replica, continuando a sorridere «voglio che tu sia completamente sveglio. »

Abbiamo finito di mangiare, e fisso Lena con attenzione, cercando di cogliere qualche indizio sulla notizia che mi deve dare. Mi arrendo, tanto vale chiederlo direttamente a lei.
«Bene, sono sveglio, abbiamo fatto colazione... e sto morendo dalla curiosità. Allora... che novità hai da dirmi?»
«Te lo posso dire senza giri di parole?»
«Certo, lo sai che per me è preferibile...»
«D'accordo.»
Sospira, come per calmarsi. In effetti, negli ultimi minuti era piuttosto agitata.
«Sono incinta.»
Blackout mentale di cinque secondi. Tanto è inutile desiderare di essere stati preparati meglio, non si può mai essere davvero pronti a queste scoperte. Mi accorgo solo ora che, involontariamente, la mascella mi si è aperta e sono rimasto per un po' di tempo fermo con un'espressione da pesce lesso. Lena mi guarda e non può fare a meno di ridere.
«Forse avrei dovuto prepararti allo shock... anche se dubito che sarebbe servito!»
Mi riscuoto dalla trance, cercando di recuperare un po' di contegno.
«Già, difficilmente sarebbe servito. Comunque... ehm... insomma... ok... io... oh cavolo! Non ho la più pallida idea di cosa fare!»
«Beh... non c'è molto da fare. Si tratta solo di aspettare, dato che non voglio abortire.»
«Sì, certo. Non c'è problema... del resto, non ne avevamo già parlato?»
«Sì, esatto.»
Resto ancora un attimo basito, dopotutto non è che si scopre tutti i giorni di dover diventare genitore. Metto a posto le tazze della colazione, cercando di riordinare anche i miei pensieri. Poi mi avvicino a Lena e l'abbraccio.
«Mi mancano le parole. Non so cosa dire, per una volta...»
«Forse non ci sono parole che riescono a rendere i sentimenti che proviamo ora. Non importa. Abbracciami... e preparati ad un percorso cosparso di difficoltà.»
«La vita è tutta così... e ho imparato ad affrontarla. Non potrò soffrire con te, ma ti starò sempre vicino.»
Le carezzo il ventre, mentre penso alla vita che sta crescendo in esso. E scopro di non essere preoccupato, o spaventato. O meglio, lo sono ma controllo attentamente la paura. Staremo insieme, e ci sosterremo a vicenda. Come se mi avesse letto nel pensiero, Lena prende un foglio e ci scrive una frase, per poi attaccarlo sul frigorifero ormai coperto di bigliettini.

“Finché saremo uniti, riusciremo a superare ogni asperità che il cammino ci prospetta.”


E così finisce la storia. Waaah *-* che teneri alla fine!!! Ok, recupero un po' del mio essere maschio che avevo messo da parte e cerco di tornare normale. Ahahahah!!! Inutile, tanto sono sclerato XD
Beh, è finita. Spero che vi sia piaciuta! E le recensioni pazze sono sempre gradite, se non altro perché fanno ridere ^^ e per quanto riguarda i Lego... quando avrò un'altra idea ci metterò una scena apposta! XD
Saluti a todos!
Erik che adesso fa riposare un po' il cervellino che sennò si stanca .-.
   
 
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