Lord Dhoul
Nick era
ormai giunto al terzo giorno di appostamento e tutto il suo
entusiasmo per quell'incarico era totalmente svanito. Dopo aver salutato
Ewan, si era subito procurato un cavallo e, avvertito Burrich che
sarebbe rimasto fuori alcune notti, era partito al galoppo alla volta
del maniero di Dhoul, arrivando proprio mentre il sole stava calando.
Si era trovato un posto dove dormire e già dall'alba aveva
iniziato a perlustrare la zona, ovviamente prestando la massima
attenzione a non essere visto: aveva seguito le guardie, tra cui
spiccavano due componenti del corpo speciale dei Corvi, truppa
d'assalto dell'esercito reale, e aveva stilato una piantina
dell'edificio, analizzandone punti deboli e ipotizzando vari modi per
entrarvi. Soprattutto però aveva patito tantissimo freddo. La
stagione stava volgendo verso l'inverno e lui non era certo abituato
a dormire per terra, senza neanche un fuoco per riscaldarsi. Per
tutte queste ragioni perciò gli sembrava fosse giunto il
momento di ritirarsi e tornare a casa. Ma proprio mentre stava
raccogliendo le proprie cose, vide una sagoma apparire all'orizzonte.
Era ancora molto lontano e così decise di usare un
marchingenio d'invenzione esotica, probabilmente Perlan, che
permetteva di avvicinare le immagini all'occhio. Sfilò il
cannocchiale dalla borsa e puntò verso la direzione
desiderata. Subito apparve chiaro alla sua vista un uomo, abbigliato
con nere vesti, che stava avanzando verso il maniero. Non riusciva
però a scorgere se l'individuo fosse da solo o in compagnia,
né chi potesse essere. Così cercò un punto di
osservazione migliore, senza accorgersi però che ciò lo
portava ad esporsi troppo.
“Stai
aspettando qualcuno?” trasalì sentendo una voce alle sue
spalle.
“Ehm no
io...”
“Non
crederari che non avessimo notato la tua goffa presenza” intervenne
un altro. Erano entrambi soldati, ma non le semplici guardie di
Dhoul. Sui loro giachi di maglia era disegnato un corvo in procinto
di afferrare una ipotetica preda. In questo caso lui stesso.
“No io
passavo di qua ed essendo un amante della natura mi sono fermato a
contemplare questo meraviglioso spettacolo...” provò a
mentire ma senza risultato. La sua mente era completamente
paralizzata.
“Risparmia
la lingua per le orecchie di Lord Dhoul” consigliò divertito
uno dei due.
“Anche se
si dice che non sia proprio tenero con i bugiardi. E ancora meno con
i ladruncoli.” disse l'altro e sguainando la spada “Ora seguici
di tua volontà, se non vuoi essere costretto da noi”
Nick non
aveva scelta. Così si consegnò ai due soldati che lo
portarono sino dentro al palazzo, dove venne preso in consegna da
altre guardie.
“Buona
fortuna” lo salutarono ironici.
“Molto
simpatici” bofonchiò tra sé, mentre gli venivano
messe delle manette ai polsi.
Aveva
camminato per tre giorni interi per arrivare a destinazione, dormendo
avvolto nel suo mantello sulla nuda terra. E non aveva provato
neanche un briciolo di fatica mentre avanzava così, lento e
inesorabile. Certo, avrebbe potuto rubare un cavallo e andare più
veloce, ma aveva preferito gustare ogni passo che lo avvicinava alla
sua vendetta, alla prima delle sue vendette, rivivendo tutti i
soprusi e le violenze che era stato costretto a subire da quello
schifoso di Dhoul: botte, frustate, stupri e quant'altro la mente
malata di quel bastardo aveva potuto partorire. Ricordava vivide le
bruciature sulle piante dei piedi o i tagli tra le dita delle mani.
Ricordava quanti bambini meno robusti di lui erano morti per colpa di
quell'uomo. Ricordava il giorno in cui era riuscito a scappare ed era
poi sopravvissuto per settimane mangiando vermi ed escrementi, ma
provando sollievo per l'agognata libertà. E ora lo aveva
ritrovato ed era finalmente lì, a pochi istanti dal compimento
del proprio destino. Nemmeno si accorse delle due guardie che gli si
erano avvicinate.
“Ehi tu!”
lo chiamò una delle due. “Fermati immediamente!”
Ma lui
continuò ad avanzare.
“Ti ho
detto di fermarti!” comandò ancora il soldato.
Sarevok
rallentò giusto il tempo per aprire l'ampio mantello nero ed
estrarre la piccola balestra. Immediamente fece partire il dardo che
si conficcò nella gola della guardia che stramazzò al
suolo.
“Brutto
bastardo!” urlò l'altro, brandendo la spada e caricandolo.
Subito estrasse lo spadone che teneva dietro la schiena. Non era egli
abituato alle schermaglie solite nei combattimenti. La sua lama era
guidata dal suo furore e non dalla sua mente, e sebbene avesse una
buona tecnica, essa era totalemente subordinata all'impeto con cui
attaccava. Fu per questi motivi che il giovane soldato lo ferì
a un braccio; ma fu per gli stessi motivi che, dopo averlo fatto,
stramazzò al suolo, trafitto da parte a parte dalla pesante
arma di Sarevok, il quale neanche si femrò ad accertarsi della
morte dell'avversario e subito proseguì verso l'entrata del
maniero, gocciolando sangue dalla ferita.
Lord Dhoul
non era come ci si poteva aspettare fosse un nobile feudatario.
Grasso e stempiato, non aveva nulla del prode cavaliere e anzi c'era
da chiedersi come avrebbe potuto un cavallo trasportarlo in
battaglia. Inoltre i suoi piccoli occhi erano pregni di una malsana
cattiveria, una crudeltà pronta a scatenarsi su chi lo
circondava. Nel corso degli anni aveva prosperato nella corruzione e
nella violenza: aveva ottenuto i suoi migliori guadagni con
l'illegale traffico di schiavi e di bambini, per la maggior parte
Interrotti. Erano essi delle sfortunate creature che terminavano il
loro processo di crescita in un'età oscillante tra i quattro
ed i sette anni e vivevano così il resto della vita. Ignote
erano le cause di perché ciò avvenisse, sebbene la
credenza popolare le volesse legate a oscuri poteri e perciò
vedesse queste nascite come sinonimi di sventura. Così era più
facile per individui come Dhoul rapire gli Interrotti, poiché
rari erano i casi in cui qualcuno venisse a reclamarli. Essi venivano
poi usati come cavie per esperimenti di alchimia, come schiavi o,
come nel caso del crudele nobile, per dar sfogo al proprio sadismo,
per cui egli aveva ricavato una stanza intera piena di oggetti di
tortura. E Nick ora era là, legato mani e piedi su un grosso
tavolo di legno, in completa balia di quell'uomo.
“Allora
bel visino” sentì il suo alito caldo e nauseabondo sul
volto, “cosa volevi fare nel mio maniero?”
“Niente lo
giuro!” rispose spaventato. “Non sapevo neanche che ci fosse il
suo maniero in zona”
“Ah ah ah.
Bugia.” lo rimproverò stridulo. “Sei un bugiardo e sai
cosa succede ai bugiardi?”
“No vi
prego lo giuro! Io non volevo niente!”
“Risposta
sbagliata” sussurrò eccitato e iniziò a girare una
ruota collegata a delle catene a loro volta fissate alle manette che
tenevano fermo Nick. Il giovane ladro sentì il corpo tendersi
oltre il possibile e urlò di dolore.
“Allora
chi ti manda?” chiese alzando la voce sopra le sue grida. “Quei
debosciati dei Theris che vogliono salvare qualche misero
Interrotto?”
“No vi
prego. Vi prego” supplicava gemendo. “Non so di cosa stiate
parlando”
“Forse un
po' di olio bollente ti farà tornare la memoria!” disse
sadico. “Portatemelo presto!”
Il terrore
di Nick crebbe ancora di più.
“Dunque
non sai chi sono gli Interrotti?” domandò il nobile.
“Sì
sì certo che lo so” rispose, sperando di calmarlo. “Sono i
bambini che non crescono. Che rimangono per tutta la vita così.
Segno di sventura”
“Ah vedi
che qualcosa sai? Allora confessa che eri qui per rubarmi i miei
Interrotti!” esclamò improvvisamente girando ancora la
ruota, provocandogli terribile dolore. “Confessa e forse ti lascerò
andare”
Per un
attimo Nick stava per rispondere di sì. Tutto per non dover
più subire quella tortura. Ma le sue parole furono precedute
da altre parole, pronunciate da una voce talmente carica di rabbia da
far tremare persino le pareti del sotterraneo.
“Dhoul!”
chiamava con foga. “Dhoul!”
Il nobile
smise di girare la ruota e rimase in ascolto, brandendo un'ascia
bipenne. Ancora e ancora lo chiamò la voce, talmente profonda
e roca da non sembrare quella di un umano.
“Chi ti
sei portato dietro?” chiese nervosamente a Nick, che però
ebbe solo la forza di scuotere la testa.
Pochi attimi
dopo apparve sulla soglia della stanza un'alta e nera figura.
Brandiva un pesante spadone dalla lama insanguinata e sanguinava egli
stesso da numerose ferite. Le pupille erano quasi completamente
rovesciate e la bocca schiumava di bianca bava.
“Dhoul”
ripetè in un misto di rabbia e sollievo.
Il grasso
uomo rimase interdetto a fissarlo, quasi cercando di capire.
“Tu chi
sei?” chiese arretrando.
“Sono
Sarevok, non ricordi?”
Il
feudatario riflettè per istanti interminabili.
“Ah
ragazzo” esclamò infine mellifluo, “Quanto tempo! Vieni
che ti offro qualcosa”
“L'unica
cosa per cui sono venuto è il tuo sangue” sentenziò
prima di lanciarglisi addosso come una furia. Nick osservò
disgustato, ma in qualche maniera anche affascinato, la scena dello
straniero che uccideva Lord Dhoul a mani nude, strappandogli la carne
a morsi, senza fermarsi neanche quando il corpo che aveva tra le mani
era palesemente privo di vita. Quando infine si rialzò
ansimante, si asciugò la bocca con un panno e si avvicinò
lentamente all'uscita.
“Ehi!”
lo chiamò Nick. Aveva paura di quel tizio, ma non poteva
rimanere lì. Sarevok si girò e fu come se lo vedesse
per la prima volta.
“Che
vuoi?” domandò asciutto.
“Potresti
liberarmi? So di non essere proprio la classica principessa delle
fiabe però...” si bloccò allo sguardo truce che gli
riservò il guerriero, maledicendosi per quella battuta idiota.
“Sai, gestisco una taverna in città e potrei ospitarti lì
per qualche giorno” aggiunse cercando disperatamente di riparare.
Era una follia, ma era la sua unica via di salvezza. Sarevok rimase a
pensarci a lungo.
“Ti serve
un posto dove nasconderti dopo quello che hai combinato. Specialmente
se hai fatto fuori anche i due Corvi all'entrata” aggiunse poi.
A sentire
quelle parole l'alto uomo si illuminò.
“Corvi hai
detto?”
“Sì
facevano parte del gruppo di soldati scelti capitanati da Scott
Flameny” spiegò. Senza che dovette aggiungere altro, il
guerriero gli si avvicinò e lo liberò.
“Portami
nella tua taverna allora” gli disse.
“Non ti
potrò mai ringraziare abbastanza” rispose Nick dolorante ma
felice.
“Sono io
che ringrazio te” ribatté Sarevok, la mente persa in oscuri
ricordi.