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Autore: londonlilyt    11/09/2005    3 recensioni
Oscar sapeva cosa voleva dalla vita, la sua carriera era la cosa piu' importante per lei, c'era poco posto nella sua vita per l'amore o le cose frivole. fino a quando il suo nuovo assistente, Andre', arriva in ufficio. I grandi occhi verdi e i suoi modi gentili le mostreranno un lato della vita che le era sempre stato negato dai suoi obblighi e doveri, facendo tremare le fondamenta di tutte le sue certezze. Ma Andre' ha un segreto, che presto si frapponera tra i due e la loro felicita', riusciranno a superare tutti gli ostacoli e rimanere l'uno affianco all'atro? BHE' LEGGETE E SCOPRITE!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Oscar rimase immobile con gli occhi chiusi, aspettava una fitta di dolore da qualche parte o la luce calda che ti aspetta alla fine del tunnel, o qualche altra delle sensazioni che si dovrebbero provare da morti, ma non accadde nulla, era ancora viva.

Spalancó gli occhi e quello che vide le ghiacció il sangue, Mark teneva ancora in mano la pistola fumante, e guardava quasi con disprezzo il cadevere che ora giaceva a pochi passi da lui, aveva sparato a brucia pelo uccidendo Roger.

-Mio Dio...- bisbiglió senza accorgersene, ed ebbe l’effetto di attirare l’attenzione dell’uomo su di se.

-Non preoccparti dolcezza verrá anche il tuo turno, bisognava eliminare gli anelli deboli della catena prima, devo dire che se non mi fosse stato utile, l’avrei eliminato molto tempo prima-

Quell’uomo era un pazzo maniaco, un assassino a sangue freddo.

-E come credi che si spiegherá la piolizia questa scia di cadaveri che ti stai lasciando dietro?- il suo cervello crecava freneticamente un via di fuga, non poteva starsene li senza far nulla spettando che lui le sparasse!

-Molto semplice mia cara- inizió a spiegare azionando il tamburo della pistola –una lite tra amanti-

-Cosa?- nessuno avrebbe mai creduto che lei e Roger...brrr!

-Come ti credi che verrá interpretato il fatto che lui si sia battuto con le unghie e con i denti contro il consiglio per farti assumere? E visto che anche Roger verrá coinvolto nello scandalo dei fondi mancanti, si pensera che voi due agivate in comunella, alla fine siete stati traditi da un litigio durante la fuga e vi siete fatti fuori a vicenda, che peccato, eri anche carina, un vero spreco!- gli scappó una risata –bando alle ciance mia cara ho una barca da prendere-

Ma prima che potesse premere il grilletto, una delle casse che stavano in cima alla pila alla sua sinistra, cadde schiantandosi al suo fianco con un gran fracasso, e facendolo finire disteso per terra, momentanemaente frastornato.

Dopo un primo momento di sorpresa Oscar scattó in azione, con i fedeli tacchi a spillo gli infilzó la mano che teneva la pistola per poi calciarla lontano in mezzo ad un mucchio di rifiuti, non l’avrebbe di certo ritrovata così facilmente, stava per girarsi e scappare, quando per ripicca gli sferró anche un calcio dritto sulla milza.

Quando qualcuno l’afferró per un gomito pronto a trascinarla via, agì d’istinto e gli sferró un pugno dritto in un occhio, che per fortuna mancó colpendogli una spalla.

-Va bene piccola Tyson, ora andiamocene peró!- si massaggió la zona dolente iniziando a tirarla verso l’uscita.

-André ma cosa...- come era arrivato lì prorpio al momento giusto?

-A dopo le spiegazioni, al momento siamo un pó in pericolo- le fece notare spiccio.

-Aspetta!- gridò all’improvviso, si era ricordata del portatile, anche se era a pezzi i dati si potevano sempre recuperare dall’hardware, era l’unico modo che avevano per rintracciare il denaro sparito.

Tornó indietro e afferrò quello che le interessava.

-Oscar!- la rimproveró stupefato, certo non gli stava facilitando il salvataggio, Spencer sarebbe potuto rivenire in qualsiasi momento.

-Andiamo-

Fianco a fianco si misero a correre verso l’altro lato del capannone dove stava l’ingresso, ma nessuno dei due aveva previsto la comparsa dell’uomo munito di pistola che ora gli sbarrava la strada.

-State andando da qualche parte?- Thomas Dratt era errivato per unirsi al gruppo.

Oscar e André si guardarono stupefatti, da dove era saltato fuori?

-Noto che siete sorpresi, ma prima dite che ne avete fatto del mio socio?-

-Quale dei due?- gli chiese André con un soppracciglio alzato.

Ma il socio in questione stava correndo verso di loro tenendosi la mano dolorante, i tacchi di Oscar dovevano avergli fatto davvero male.

-Mark sei un idiota!- lo accusó senza mezze misure non appena gli fú vicino –sono entrato perché ho sentito lo sparo! Dovevi usare un silenziatore!-

-Sta zitto! Andiamoce allora!-

-E questi due?- chiese agitando la pistola nella loro direzione.

-Legali da qualche parte e fai saltare questo posto come stabilito. Voglio che la puttana muoia soffrendo- rispose lanciandole uno sguardo carico d’odio.

I due uomini armati li legarono stretti a delle vecchie tubature che correvano lungo il muro.

-Giusto per curiositá signor Dratt, lei come é entrato a far parte della banda- André strattenne una smorfia di dolore, il bastardo ci sapeva fare con i nodi.

-Un conto da sistemare con vincent Marino, sai come si dice, colpisci il nemico dove fa piú male, con il suo strozzinaggio ha mandato la mia impresa sull’orlo della banca rotta, ed io ho preso al volo l’opportunitá di vendicarmi- fece un passo indietro per ammirare il suo lavoretto, erano legati come il tacchino di natale, e presto questo posto sarebbe stato piú rovente di un forno.

-Non riuscirete a scappare, L’FBI é stata avvisata dell falso allarme, non sono mai arrivati a quell’aereoporto- Siamon gli aveva mandato un breve sms con gli ultimi aggiornamenti, i federali sarebbero dovuti arrivare a minuti –oramai saranno a pochi isolati da qui-

-Maledizione!- imprecó l’avvocato –tutta colpa vostra! Ancora pochi attimi e l’avremmo fatta franca!- sollevó la pistola pronto a farli fuori entrambi, ma l’altro lo bloccó.

-Dammi qui! Quella pistola é registrata! Ti dovrai accontentare di farli arrostire!- prese un piccolo telecomando dalla tasca –nulla di personale sapete, una volta premuto questo il magazzino salterá in aria nel giro di tre minuti, con tutte le prove del mio coinvolgimento-

Dratt premette il bottone e gettó il dispositivo per terra, la porta di legno si chiuse con un tonfo alle loro spalle, André e Oscar furono lasciati soli nel magazzino pronto ad esplodere.

-Accidenti! C’é l’avevamo quasi fatta!- disse lei tirando le corde, sperando che esse o le tubature cedessero.

-Calmati, se tiri farai in modo solo di stringere i nodi- facile a dirsi piú che a farsi, pensó lui mentre cercava di infilarsi le mani in tasca, di sradicare le tubature non c’era sparanza, non erano così vecchie come sembravano.

-Calmati!- gridó –stiamo per saltare in aria in caso tu non te ne sia accorto!-

-Bingo!- rise, togliendosi dalla tasca laterale un coltellino multiuso.

-E quello da dove sbuca fuori?- chiese colpita, magari non sarebbero morti dopo tutto.

-Un ricordo delle giovani marmotte!- aprì la lama e inizio a tagliere la corda, la quale era grossa e indurita dal tempo e dalla sporcizia.

Oscar rimase a guardarlo con il cuore che batteva all’impazzata, se fosse per la sua vicinanza o per la situazione pericolosa in cui si trovavano, non avrebbe saputo dirlo, ma lui era li, era venuto a salvarla, nonostante si fossero separati in maniera terribile lui era venuto lo stesso. Giá ma come sapeva dove trovarla? Chiese la parte ancora razzionale del suo cervello.

-Come hai fatto a sapere dove trovarmi?- chiese guardinga.

La breve occhiata che le rivolse le fece capire che stava per ricevere una risposta che non avrebbe gradito.

-Ti stavo controllando, diverso tempo fa ho sistemato dei trasmettitori di posizione nelle tue cose- un’altro punto in suo sfavore.

-Mi stavi spiando!- invei con voce alterata e gli occhi chiusi a fessurina –verme!-

-Oscar non é il momento!- doveva sbrigarsi o sarebbero saltati in aria.

Con uno sbuffo sprezzante distolse lo sguardo da lui, non poteva crederci, la stava spiando! Ma la solita parte razionale le fece notare che era inutile offendersi, visto che se lui non fosse arrivato ora sarebbe distesa in una pozza di sangue con una pallottola in testa.

Fú distratta dai suoi macabri pensiere, da uno strano e insistente “bip-bip”, incuriosita diede uno sguardo la attorno, non vedeva nulla, ma il suono era vicino. Con la punta del piede sollevó leggermente un pezzo di tela cerata che copriva un cumulo di rifuti, quello che sentiva era il rumore del timer del detonatore, erano a pochi passi da una carica di esplosivo, ma quello che la fece sbiancare erano le dieci bombole con sopra scritto “gas” che stavano sotto al telo.

-André...- gemette terrorizzata.

-Cosa c’è?- il tono di voce non gli era piaciuto per nulla, e quando sengui il suo sguardo si bloccó per qualche secondo –porca puttana!-

Freneticamente finì di tagliare le sue corde e inizió quelle di Oscar, sul timer aveva visto che gli restava solo un minuto, dovevano allontanarsi al piú presto o sarebbero diventate carbonelle. La corda cedette e loro scattarono verso l’uscita sperando che non fosse bloccata.

Si fiondarono fuori senza fermarsi, dei furgoni scuri si erano appena fermati e una squadriglia armata stava scendendo dalle portiere aperte.

-Allontanatevi sta per saltare tutto in aria!- gridó André.

In quel momento scoppió l’inferno e loro erano ancora troppo vicini.

I due giovani furono investiti da una pioggia rovente di detriti e fumi velenosi, l’onda d’urto li scaraventó per aria e André fece di tutto per farle scudo con il suo corpo e proteggerla.

Oscar era ancora intontita, la testa le faceva male, doveva averla sbattuta mentre cadeva, avrebbe avuto una serie di lividi infinita, sentiva degli strani bruciori in diversi punti e qualcosa di pesante che la stava schiacciando. Poi le arrivarono le grida sopra il fragore dell’esplosione, dovevano essere i federali, il peso le venne tolto di dosso e lei si azzardó ad aprire gli occhi.

Intorno a lei c’erano persone che correvano in ogni direzione, il cielo era nero come la pece, coperto da una spessa cortina di fumo, e lei sentiva dolore da per tutto, nel suo campo visivo comparve un uomo che le si inginocchió accanto.

-Signorina si sente bene?- era l’agente Perkins –che cosa é successo?-

-Sono al...molo- cercó di dirgli, non dovevano lasciarli scappare.

-Come?- non la sentiva bene.

-Mark Spenser e Thomas Dratt...stanno cercando di scappare con una barca-

Doveva averla capita, perché lo vide sbraitare ordini all’agente piú vicino, con perfidia speró con tutto il cuore che fosse “il cattivo”, con fatica tentó di mettersi a sedere, dov’era André?

-Rimanga sdraiata signorina, potrebbe avere qualcosa di rotto- le disse l’agente che aveva rimpiazzato Perkins.

-Sto bene...voglio vedere come sta André-

-Signorina per favore- sembrava a disagio –non è un bello spettacolo- le disse alla fine.

-Cosa...?- che fosse morto? No!

Con disperazione si guardó attorno, lui era sdraiato sullo stomaco immobile a pochi metri da lei lontano dalle fiamme, senza indugio gli si avvicinò carponi. Non riuscì a trattenere il grido di dolore che le salì alla gola nel vedere la sua schiena martoriata.

Si ricordava che lui l’aveva stretta tra le braccia cercando di farle scudo, e quello era il risultato ora, il suo giubbotto aveva preso fuoco come un fiammifero lasciandogli sulla pelle estese ustioni.

-André amore...- chiamó piano, ma lui non rispose, doveva essere svenuto.

La vista le fú offuscata dalle lacrime, era tutta colpa sua, tutto quel pasticcio, avrebbe dovuto rivolgersi direttamente alle autoritá e convincerlo a mollare tutta la faccenda, invece ora........

  
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