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Autore: Carmilla Lilith    24/06/2010    1 recensioni
Tre giovani dame inglesi recatesi nella dimora di campagna di una loro amica in occasione del suo matrimonio, restano bloccate dal maltempo. Ma qualcosa d'inquietante vive in quella casa... Ambientato nella seconda metà dell'800, spero vi piaccia!
Genere: Dark, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 3

Olympia stava sonnecchiando quando un brusco movimento di Barbara la destò. La giovane si stava agitando nel sonno e cominciò a mormorare qualcosa. Il suo tono era terrorizzato.

Barbara stava supplicando degli invisibili carnefici di lasciarla in vita, a quanto pareva invano. Olympia si accostò silenziosamente al letto dell’amica e la udì invocare un uomo di nome Daniel in suo aiuto. La povera Barbara era mortalmente pallida e stava piangendo.

Improvvisamente la giovane castana si alzò a sedere urlando “Oliver no! Ti prego non farlo!”. Olympia sobbalzò, terrorizzata. Non appena l’urlo di Barbara si spense, la fanciulla bionda decise di chiedere aiuto all’unica persona di cui si poteva fidare in quella casa.

 

Susan si era coricata da poco, quando udì bussare alla porta della propria stanza.

Temendo si potesse trattare di Joshua, domandò chi fosse. “Sono Olympia! Susan, ho bisogno di parlarvi, è urgente!” rispose la voce della giovane bionda.

Susan fece per alzarsi ma, mentre si voltava per prendere la candela, vide la figura evanescente di un nobiluomo in un angolo. La giovane urlò, terrorizzata, ma la figura era già scomparsa.

“Susan, che succede?” domandò, ansiosamente, la voce di Olympia. Susan continuava a fissare l’angolo, ora vuoto.

“Nulla! Ora vi apro, scusate lo spavento.” rispose poi la giovane mora, accendendo la candela e dirigendosi verso la porta della propria stanza.

 

Susan aprì la porta e si ritrovò davanti Lady Olympia, visibilmente nervosa.

“Lady Olympia! Che succede? Sembrate assai scossa!” domandò la timida fanciulla.

“Lady Barbara non sta affatto bene. Sta avendo degli incubi e io ne sono veramente spaventata!” rispose, nervosamente, Olympia.

“Coraggio, andiamo nella sua stanza!” incoraggiò Susan. Il fatto che una persona sicura di sé come Olympia fossa spaventata, le faceva temere il peggio per la povera Barbara.

In quell’agitazione aveva anche dimenticato l’inquietante visione avuta qualche istante prima e così si diresse, insieme ad Olympia, verso la stanza della loro sfortunata amica.

 

Un’orribile sorpresa attendeva le due giovani: la stanza di Susan, che Olympia non aveva chiuso a chiave, era vuota.

“Giusto cielo! Dov’è finita?” domandò, ormai nel panico, la povera Olympia. Susan non sapeva cosa rispondere ed era spaventata e spaesata.

“Dobbiamo andare a cercarla!” disse poi Olympia, facendosi coraggio. Si sentiva un’irresponsabile per aver lasciato sola la povera Barbara, ed ora temeva che le fosse accaduto qualcosa.

Susan annuì e le due decisero di cominciare le loro ricerche dal piano terra.

 

Le due giovani perlustrarono la sala da pranzo, la cucina, l’ingresso e il salotto, ma senza alcun successo. Restava soltanto la biblioteca e, anche se nessuna delle due fanciulle voleva ammetterlo, quella stanza esercitava non poca paura dopo lo scherzo fatto da Gwen.

Le due si fecero coraggio e decisero di perlustrare anche quell’ultima stanza. Susan era a dir poco terrorizzata, pallida e tremante, e nemmeno Olympia si sentiva bene. Solo il bisogno di ritrovare Barbara le sosteneva in quell’impresa.

Le due aprirono lentamente la porta e fecero silenziosamente ingresso in quell’oscura stanza. Susan fece luce, con la mano che tremava. Lo spavento aumentò quando trovarono Barbara scompostamente accasciata su una poltrona.

 

“Lady Barbara! Lady Barbara!”.

Le due amiche si erano fiondate in soccorso della sventurata giovane e stavano disperatamente tentando di rianimarla. Per un attimo temettero il peggio, dato che il respiro della bella fanciulla era talmente debole da non poter quasi essere udito.

Infine, però, Lady Barbara si riprese lentamente, aprendo gli occhi e guardandosi intorno smarrita. Lady Olympia sospirò sollevata, mentre Susan si lasciò cadere a terra, riprendendosi dall’agitazione.

“Che succede? Dove mi trovo?” domandò, confusa, Barbara.

“Siete in biblioteca, Lady Barbara. Probabilmente si è tratto di un piccolo episodio di sonnambulismo, non preoccupatevi.” le rispose, con il tono più rassicurante possibile, Lady Olympia.

 

Nel frattempo Lady Susan si rialzò con cautela, ancora indebolita dallo spavento, e si avvicinò dubbiosa alla scrivania: mentre illuminava la stanza, infatti, l’era parso di scorgere qualcosa ma aveva lasciato perdere dopo il ritrovamento di Lady Barbara.

In effetti sulla scrivania si trovava un disegno al carboncino, che ritraeva una splendida e giovane donna dai tratti esotici e sconosciuti.

Susan rimase ammutolita a fissare quel disegno. Era stata Lady Barbara ad eseguirlo? E quando?

“Lady Susan, che vi prende?” domandò Olympia, raggiungendo l’amica. Anche la giovane bionda rimase sorpresa alla vista del disegno.

“Che sta accadendo?” domandò Lady Barbara, raggiungendo a fatica le due fanciulle.

“Oh cielo!” esclamò, esterrefatta, notando il disegno. Susan fece luce e tutte notarono che le mani di Barbara erano sporche di carboncino. Doveva aver eseguito quel disegno da sonnambula.

“Questa donna… è la donna del sogno! è stata lei a condurmi in questa stanza… Io…”. Lady Barbara era in uno stato di totale smarrimento e Lady Susan le strinse la mano, mentre Lady Olympia le passava il braccio intorno alle spalle con fare materno.

 

“Chi va là?” tuonò improvvisamente una voce dalla porta della biblioteca.

Le tre giovani sobbalzarono e si voltarono di scatto, spaventate. Sulla soglia della stanza si trovavano Alan e Joshua, evidentemente svegliati dal rumore provocato dalle tre fanciulle.

“Ah, siete voi! Che ci fate qui?” domandò, perplesso, Alan.

“Lady Barbara non si sentiva molto bene e così io e Lady Susan l’abbiamo accompagnata a prendere dell’acqua. Solo che ci siamo smarrite, siamo ancora poco pratiche della villa e l’illuminazione è assai scarsa.” rispose prontamente Lady Olympia.

“Potevate chiedere ad una domestica, ci avete fatto spaventare.” disse Joshua.

“Non sapevamo a chi domandare e non volevamo disturbare nessuno. Inoltre volevamo stare accanto a Lady Barbara, data la sua salute precaria. Ci spiace di avervi spaventati.” si giustificò Lady Susan, con voce mortificata.

“Non preoccupatevi, Lady Susan. Vi capisco perfettamente. Ora però sarà meglio se ci ritiriamo nelle nostre stanze, non trovate?” propose Alan, sorridendo rassicurante.

Le tre giovani annuirono e salirono al piano superiore insieme ai due giovani.

“Gradite che resti nuovamente a farvi compagnia, Lady Barbara?” domandò Lady Olympia.

“No, vi ringrazio, ora sto meglio. Preferisco che vi riposiate anche voi.” rispose, gentilmente, Lady Barbara.

“Se volete posso restare io a farvi compagnia.” propose Lady Susan, preoccupata per gli strani avvenimenti accaduti quella notte.

“No, Lady Susan. Sono molto stanca e dubito che causerò altri problemi questa notte. Avete già fatto a sufficienza per me, davvero.” rispose Lady Barbara, con un sorriso stanco sul volto.

Lady Susan e Lady Olympia decisero di non discutere le decisione della giovane e così le augurarono la buona notte e le raccomandarono di chiudere a chiave la porta della sua stanza, dopodiché si ritirarono nelle rispettive stanze.

 

Lady Susan si ritirò nella sua stanza profondamente turbata.

Gli avvenimenti di quella notte erano senza dubbio i più singolari e spaventosi ai quali avesse mai assistito. Quel ritratto era così preciso, così dettagliato, che pareva impossibile fosse stato disegnato da una persona in stato d’incoscienza. Ma, benché avesse da poco conosciuto Lady Barbara, era certa che la giovane non avesse mentito e di certo non si trattava di uno sciocco scherzo.

Mentre si adagiava sul letto, Lady Susan, ricordò improvvisamente la fugace e spettrale visione che aveva avuto prima di partire alla ricerca dell’amica. Quel ricordo la riempì di terrore e di angoscia, ma la giovane non resistette alla curiosità d’illuminare l’angolo dove s’era materializzata quell’inquietante visione.Le pareva, infatti, di aver udito un tonfo metallico quando la visione s’era smaterializzata. 

Non si sbagliava: nell’angolo ora illuminato si trovava un bracciale in oro, nel cui centro risplendeva uno zaffiro dal taglio ottogonale circondato da piccoli brillanti. Doveva certamente valere una fortuna, anche se la sua foggia pareva piuttosto superata.

Susan si alzò e raccolse lo splendido monile. Il prezioso metallo era freddo come una pietra tombale.

   
 
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