Eccomi di ritorno con il secondo capitolo di questa mini storia *___* finalmente ho avuto il tempo di scriverlo. Ho stranamente una giornata libera, quindi sto scrivendo più che posso.... è il secondo capitolo che posto, oggi! lol Cmq bando alle ciance, vi ringrazio immensamente per i vostri bellissimi commenti *____________* sono commossa. Come vedete questo capitolo è scritto dal punto di vista di Rosalie e lo sarà anche il prossimo, probabilmente l'ultimo! :) adesso scappo, che vado ad abbozzare il prossimo capitolo di tradimenti e bugie... per stasera vorrei almeno avere il materiale per uno spoiler... .lol lol lol
Bacionii!!!
2.
Pov
Rosalie
Jacob
era stato richiamato dal branco e, con sua somma
frustrazione, era stato costretto a rinviare il pic-nic con la piccola
Nessie. Non
appena Edward fosse venuto a conoscenza del fatto che la sua bambina
aveva
pianto a causa di quel lupo troglodita, per lui sarebbero stati dolori.
Anche
se, del resto, ancora non comprendevo come avesse
potuto permettere a quel botolo puzzolente di avere
l’imprinting con la sua
piccola.
Non
sarei mai riuscita a sopportarlo, anche se ero quasi
certa che la rassegnazione di mio fratello fosse dovuta alle decisioni
di sua
moglie ed al bene smisurato che il cane provava per la sua bambina.
Almeno avrebbe
fatto sempre tutto per proteggerla e renderla felice.
Sospirai
sconsolata.
Osservai
Nessie che, imbronciata, lanciava sassolini nel
laghetto, tentando di trattenere le lacrime. In fin dei conti era
ancora una
bambina, nonostante la sua crescita accelerata e la sua intelligenza
fuori dal
comune, non era che una piccola creatura di poco meno di un anno.
Mi
avvicinai accarezzandole dolcemente i capelli. « Tesoro,
cosa ne dici di una passeggiata? – mormorai amorevolmente. -
Potremmo andare a
comprare quel gattino che tanto desideravi! »
Il
giorno precedente Alice ci aveva costrette ad un giro
forzato di shopping, al centro commerciale della zona. In uno dei pochi
minuti
di libertà che ci era stato concesso, la piccola Nessie si
era catapultata in
un negozio di animali.
Lì,
purtroppo, aveva palesato il suo amore per i gatti. Come
quasi ogni bambina era sorto in lei il capriccio di un piccolo e peloso
animale
domestico, con cui giocare. Personalmente non ero mai stata
granché interessata
a quelle palline di pelo, decisamente
meglio un bel vestito, ma la mia nipotina era di
tutt’altro avviso.
Notai
i suoi occhi spalancarsi ed illuminarsi, per lo stupore,
e finalmente un delizioso sorriso si dipinse su quel bel faccino tondo.
« Uno
di quelli che abbiamo visto nel negozio l’altro giorno?
– domandò entusiasta. –
Ma la mamma aveva detto di no. »
Già,
Bella
aveva letteralmente bandito la proposta.
Ma…
«
Potremmo tenerlo a casa con me e tu potrai venire a giocarci
quando vorrai. » proposi, sperando che quel piccolo
compromesso potesse
soddisfarla. Sarei stata ben disposta ad occuparmi io stessa di uno di
quei
cuccioli pur di rendere felice la mia nipotina e poter godere ancora
della sua
compagnia.
Renesmée
era sempre stata una creatura adorabile. Con i suoi
boccoli ramati, gli occhioni color cioccolato e quella tenera boccuccia
costantemente in movimento. In questo somigliava straordinariamente
alla zia
Alice, sempre a ciarlare. Da quando era nata era riuscita ad allietare
le
nostre giornate, con la sua sola presenza. Non trascorreva giorno che
non
ringraziassi Dio per il suo arrivo.
Era
stato un miracolo… un
piccolo e meraviglioso miracolo.
Nonostante
tutto, pur rappresentando ciò che la mia natura
non avrebbe mai potuto donarmi e al contempo, ciò di cui
avevo privato Emmett,
lei era una fonte di incommensurabile gioia.
«
Davvero? Si, si, si. » esultò iniziando a
saltellare prima
di gettarsi tra le mie braccia. « Zia Rose, sei la migliore
zia di tutto il
mondo. »
Zia!
Non
sarei mai stata più di questo. Osservare Nessie e darle
conforto e amore era qualcosa in cui non avrei mai potuto sperare, sino
a
qualche mese prima. Non avrei mai udito nessuno chiamarmi mamma, ma
l’affetto
di Nessie e la possibilità di starle vicina erano uno dei
più grandi regali che
la vita immortale mi aveva concesso. Eppure una parte di me era
assolutamente
invidiosa di Bells.
Non
che provassi ancora rancore nei suoi confronti, al
contrario. Avevo imparato a stimarla come donna e come madre, dopo aver
ammirato la forza d’animo e il coraggio di cui aveva dato
prova per mettere al
mondo Nessie, al costo della sua stessa vita. Era stata eccezionale e,
la mia
riluttanza era scemata ancora notando quanto fosse ben disposta nei
miei
confronti. Sin da subito mi aveva permesso di stare vicina alla sua
bambina,
aiutandola ad occuparmi di lei.
Lei
era a conoscenza del mio dolore e nonostante il mio
comportamento riprovevole era stata in grado di perdonarmi,
permettendomi di
stare accanto alla piccola.
Non
avrei mai potuto ringraziarla abbastanza.
Avevo
osservato il suo pancione crescere, di giorno in
giorno, e la luce nei suoi occhi ad ogni calcetto che la sua brontolona
le
dava. Malgrado il dolore e le sofferenze di quella gravidanza, non si
era mai
lamentata. L’aveva amata, profondamente e completamente.
Qualcosa
che comprendevo, non per averlo sperimentato, ma
per il desiderio represso che continuava a dilaniarmi da anni.
«
Andiamo? » domandò, ridestandomi dalle mie
elucubrazioni, porgendomi
la sua manina paffutella.
Sorrisi.
« Naturalmente. – mormorai, chinandomi per
prenderla in braccio. – Andiamo ad avvertire papà,
non credo sia il caso di
farlo spaventare. »
Edward
era mortalmente apprensivo. La folle ansia che
provava per Isabella si era rivelata nulla rispetto a quella che covava
per la
sua bambina. Roba da matti… non
c’è mai
limite al peggio.
«
Posso pensare al gattino? » chiese, preoccupata,
increspando le labbra in un broncio adorabile. « Credi si
arrabbierà? »
La
fronte corrugata in un’attenta meditazione e le piccole
fossette tra le sopracciglia, tanto simili a quelle di Bella.
Piccola
adorabile Nessie.
Strizzai
l’occhio, con fare cospiratorio, trattenendo un
ghigno. « Non è colpa tua se io desidero tanto un
gattino. »
Il
tintinnare della sua risata riempì lo spiazzo, infondendomi
un’immediata serenità.
Le
scoccai un bacio sulla testolina ramata, ringraziando
quel piccolo angelo che in qualche modo aveva sgelato una piccola
porzione del
mio cuore, che oramai le apparteneva indiscutibilmente.
La
strinsi tra le braccia, correndo in direzione di casa,
dove Edward era impegnato in una nuova composizione per il compleanno
della sua
mogliettina. Visto l’odio di lei per i regali costosi, Ed si
era impelagato
nell’arduo compito di comporre qualcosa che potesse mostrarle
il suo immenso
amore.
Attento
però a dedicarsi al piano solo in assenza di Bells.
L’aria
di amore e felicità che si respirava in casa,
nell’ultimo
periodo, era avvolgente e rasserenante. Jasper ormai gravitava attorno
a noi
con un sorriso costantemente stampato in volto, beandosi delle emozioni
giulive
che aleggiavano.
Aprii
la porta, riponendo Nessie al suolo. « Vai. »
mormorai
sottovoce, dandole una piccola pacca sulla schiena,
per incitarla a raggiungere suo padre.
Lui
notò immediatamente la nostra presenza, bloccando la sua
esecuzione, e rivolgendo alla sua bambina un radioso sorriso.
Era
un uomo fortunato.
Ed
era stato tremendamente fortunato ad aver incontrato
Bella, se lei non avesse lottato per entrambi lui avrebbe perso ogni
cosa.
« Lo so. »
sussurrò,
lanciandomi un’occhiata fugace, prima di rivolgersi alla
piccina. « Amore,
tutto bene? Vuoi chiedermi qualcosa? » la incitò,
ghignando beffardo.
Maledetto
lui ed il suo potere molesto.
«
Papino, io e zia Rose usciamo. »
Edward
si voltò verso di me, arcuando un sopracciglio. «
Ti
sembra il caso? »
Doveva
aver colto le nostre intenzioni dai pensieri di sua
figlia. « In questa casa non darà fastidio e
Nessie potrà venire a trovarlo
quando vorrà. » ribattei pacata, scrollando le
spalle. «Non ci sarebbe nulla di
male. »
Lo
vidi scuotere il capo, mentre un sorriso divertito
piegava le sue labbra. « Bel modo per aggirarla, complimenti.
– asserì ammirato,
rammentandosi l’ordine perentorio di sua moglie. “Niente animali domestici, ci basta Jake.”
Non che avesse torto, ma
per la piccola avrei fatto questo ed altro. – Io
però non voglio essere
coinvolto, sarà una tua responsabilità.
» continuò, alzando le mani.
Annuii.
In fin dei conti Edward era tanto succube di Nessie
e del suo volere da non essere mai in grado di dirle di no. In
realtà nessuno
in quella casa riusciva a tener testa alla piccola peste, se non Bella,
che
continuava a rimproverarci perché non facevamo altro che
viziare la sua bambina.
«
Amore, dai un bacio al papà, prima di andare? »
«
Si! » esclamò trionfante, gongolando per averla
avuta
vinta per l’ennesima volta.
Mi
lasciai sfuggire una risatina. Forse Bella aveva ragione,
la piccola Nessie era fin troppo consapevole di averci totalmente e
pienamente
in pugno.
Tutti
nelle mani di una piccola ed innocente mezza- vampira…
il mondo è proprio strano!
_____________________
Come
previsto ci recammo al negozietto di animali in centro,
pronte ad effettuare il nostro acquisto. Fu meraviglioso osservare
Nessie
correre da una gabbietta all’altra, alla ricerca del suo
nuovo gattino. Il suo
sorriso avrebbe avuto il potere di illuminare una città e,
chiunque le era
vicino, non poteva fare a meno di osservarla incantato.
Era
una bambina splendida, e non solo per gli attributi
ereditati dalla razza vampira, ma per il suo carattere solare e
allegro, per
quella sua capacità di attrarre chiunque, deliziandolo con
la sua
spensieratezza ed ingenuità.
Cosa
c’è
di più bello del sorriso di un bambino, della sua voce
squillante che ti
chiama, desideroso di attenzioni e cure. Qualcuno che sai dipendere
completamente e totalmente da te e che ti può amare in quel
modo tanto
deliberato da commuoverti.
Avvertii
le lacrime, che non avrei mai versato, pungermi gli
occhi.
«
Tesoro, fai presto a scegliere, sarà il caso passare oggi
stesso dal veterinario. » le sussurrai, sorridendole. Lei
assentì con il capo,
prima di rituffarsi a capofitto nella sua ricerca, con maggiore
concentrazione,
pronta a portare a termine il suo arduo compito.
Forse
dovrei
aiutarla…
«
Sua figlia è adorabile. » una voce alle mia spalle
mi
riscosse.
Mi
voltai notando la donna dietro il bancone che seguiva con
uno sguardo divertito i movimenti della piccolina, che lasciava
svolazzare il
suo vestitino rosa di tulle.
«
Grazie. » risposi semplicemente, senza negare o precisare
quanto la sua affermazione fosse lontana dalla realtà.
Perché?
Perché
in fin dei conti qualche volta lasciavo che la mia
mente galoppasse a briglia sciolta, che immaginasse me, in un ipotetico
mondo
parallelo, con una bambina come lei. Madre…
Qualche
volta mi sembrava quasi di essere una seconda mamma
per lei, o almeno quello era il mio desiderio. Nessie era la creatura
più
vicina ad una figlia, in cui potessi mai sperare. Una consapevolezza
che
talvolta faceva male, ma che riusciva comunque ad infondermi gioia.
Quando mi
rivolgeva un sorriso, quando correva da me in cerca di aiuto per la
scelta del
suo abitino, quando si lasciava spazzolare i morbidi boccoli…
La
sua presenza era per me una fonte contraddittoria
di emozioni e sensazioni.
Sospirai,
raggiungendola. Era ormai qualche minuto che, immobile,
mormorava paroline dolci a quello che dai miagolii potevo supporre
fosse un micetto
estremamente piccolo. «
Allora? »
Alzò
lo sguardo su di me, sorridendo estasiata, con quel
sorriso completamente ed indiscutibilmente felice, che solo un bambino
sa esibire.
« Ho scelto, ho scelto… quello nero. »
esclamò su di giri, indicando la
gabbietta dinanzi a sè. « Vieni a vederlo!
» continuò, trascinandomi infondo al
negozio, verso un piccolo cucciolo di gatto, spelacchiato e minuto.
Lasciai
scorrere lo sguardo sul numero di animali che
popolavano quel posto, notando persiani, soriani ed altre razze a dir
poco
stupende, nel loro manto folto e dalle code vaporose. «
Piccola, ne sei sicura?
» domandai, palesemente scettica.
Lei
annuì con maggior vigore. « Si, la
chiamerò Ophelia. »
asserì, colma di entusiasmo facendomi capitolare. Se era
ciò che voleva io non
l’avrei di certo contraddetta, sebbene la sua scelta mi
apparisse inconsueta.
____________________
«
Siamo a casa. » annunciai, facendo cenno a
Renesmèe di
tacere e nascondere il piccolo cucciolo, ancora avvolto in una
copertina. Le indicai
un posto ai piedi della poltrona; avrei anticipato io la notizia a
Bella,
informandola dell’acquisto. Naturalmente avrebbe
immediatamente compreso il
reale motivo, ma non avrei rinunciato alla mia scusa. Il gattino
avrebbe
soggiornato a casa Cullen, quindi lei non avrebbe dovuto assumersi
alcuna
responsabilità.
Sperai
vivamente non si infuriasse per la mia decisione
arbitraria e per aver nuovamente ceduto alle richieste di sua figlia.
In fin
dei conti quel genere di decisioni spettavano a lei, non a me. Ma era
tremendamente difficile rifiutarle qualcosa e, dopo aver visto il suo
broncio e
la sua delusione a causa di Jacob, non avrei potuto agire altrimenti.
Era
così felice…
E
se Bella avesse deciso di non affidarmi più Nessie?
Ingoiai
un fiotto di veleno, incrociando le dita, scacciando
quei pensieri assurdi. « Ci siete? »
Mi
ero anche premurata di portare il gatto dal veterinario,
per accertarmi della sua salute. Fortunatamente l’animaletto
era in perfetta forma
e probabilmente, tenendo conto che il nome Ophelia non fosse adatto ad
un
maschio, gli unici suoi problemi sarebbero stati di identità.
Sorpresa
dal sommesso borbottio che i miei sensi colsero,
cautamente mi diressi verso la cucina. « Ehi!? »
È
impossibile
non mi abbiamo sentita?
La
testolina bruna di Alice sbucò dalla porta, ostacolandomi
la vista, ostentando un sorriso a trentadue denti, leggermente
inquietante. «
Finalmente sei tornata, credevo che avessi intenzione di sottoporre
quel povero
gatto all’ennesima visita. »
Sobbalzai,
facendole cenno di tacere. Quello non era il modo
più delicato per comunicare la notizia ai presenti.
«
Bella lo sa e permetterà a Nessie di tenerlo. »
annunciò,
scuotendo le mani, quasi annoiata per l’informazione che a
quanto pareva,
riteneva irrilevante.
Diventa
ogni giorno più strana. Inizio a detestare questo suo essere
sempre un passo
avanti a tutti, a causa di quel maledetto dono. Delle volte riesce ad
essere
più molesta di Edward.
«
Sei insopportabile. – sentenziai, non lasciando trasparire
il mio sollievo per quella notizia. – ma come mai ha cambiato
idea? »
«
Vedrai. – ghignò sibillina. – Ci sono
alcune novità di cui
sarai messa a corrente. »
In
quell’istante Bella ed Edward uscirono dalla cucina,
anche loro ostentando la stessa espressione assurdamente felice ed io
non potei
non insospettirmi ulteriormente.
«
Mi spiegate cosa vi prende? » sibilai, nervosamente.
Si
sono
strafatti di zucchero in mia assenza?
«
Nessie è in salone. » mormorò Edward,
ignorandomi
palesemente. – Vado io ad occuparmi di lei. »
sentenziò, voltandosi verso sua
moglie e scoccandole un veloce bacio, prima di allontanarsi.
«
Iniziate a stufarmi. – sbottai, irritata. – Almeno
potreste dirmi dov’è Emmett? »
«
In cucina! » esclamarono in sincrono.
Ok,
c’è
qualcosa che non quadra.
*La
scelta del gatto nero è in onore della mia
piccola briciola. Quando la trovai era piccola e spelacchiata e ricordo
che mia
zia commentava acidamente quanto fosse bruttina, rispetto ai cuccioli
della sua
gatta. Bhe, a parer mio la mia micetta era la più bella di
tutte! *___*