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Autore: Shinalia    24/06/2010    12 recensioni
Ed eccomi qui con l'ennesima storia XD sono una persecuzione! O,o Comunque mi appresto ad una veloce presentazione.... questa sarà una mini-ff composta da 2 o 3 capitoli... che farà parte di una SERIE: "Essere genitori." Dove mi divertirò a scribacchiare delle coppie + famose della saga (e magari anche qualche altra meno famosa) alle prese con i loro pargoli. Detto questo vi lascio al primo chappy della 1 mini ff.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emmett Cullen, Rosalie Hale
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Essere genitori.'
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Eccomi di ritorno con il secondo capitolo di questa mini storia *___* finalmente ho avuto il tempo di scriverlo. Ho stranamente una giornata libera, quindi sto scrivendo più che posso.... è il secondo capitolo che posto, oggi! lol Cmq bando alle ciance, vi ringrazio immensamente per i vostri bellissimi commenti *____________* sono commossa. Come vedete questo capitolo è scritto dal punto di vista di Rosalie e lo sarà anche il prossimo, probabilmente l'ultimo! :) adesso scappo, che vado ad abbozzare il prossimo capitolo di tradimenti e bugie... per stasera vorrei almeno avere il materiale per uno spoiler... .lol lol lol

Bacionii!!!

2.

 

Pov Rosalie

 

Jacob era stato richiamato dal branco e, con sua somma frustrazione, era stato costretto a rinviare il pic-nic con la piccola Nessie. Non appena Edward fosse venuto a conoscenza del fatto che la sua bambina aveva pianto a causa di quel lupo troglodita, per lui sarebbero stati dolori.

Anche se, del resto, ancora non comprendevo come avesse potuto permettere a quel botolo puzzolente di avere l’imprinting con la sua piccola.

Non sarei mai riuscita a sopportarlo, anche se ero quasi certa che la rassegnazione di mio fratello fosse dovuta alle decisioni di sua moglie ed al bene smisurato che il cane provava per la sua bambina. Almeno avrebbe fatto sempre tutto per proteggerla e renderla felice.

Sospirai sconsolata.

Osservai Nessie che, imbronciata, lanciava sassolini nel laghetto, tentando di trattenere le lacrime. In fin dei conti era ancora una bambina, nonostante la sua crescita accelerata e la sua intelligenza fuori dal comune, non era che una piccola creatura di poco meno di un anno.

Mi avvicinai accarezzandole dolcemente i capelli. « Tesoro, cosa ne dici di una passeggiata? – mormorai amorevolmente. - Potremmo andare a comprare quel gattino che tanto desideravi! »

Il giorno precedente Alice ci aveva costrette ad un giro forzato di shopping, al centro commerciale della zona. In uno dei pochi minuti di libertà che ci era stato concesso, la piccola Nessie si era catapultata in un negozio di animali.

Lì, purtroppo, aveva palesato il suo amore per i gatti. Come quasi ogni bambina era sorto in lei il capriccio di un piccolo e peloso animale domestico, con cui giocare. Personalmente non ero mai stata granché interessata a quelle palline di pelo, decisamente meglio un bel vestito, ma la mia nipotina era di tutt’altro avviso.

Notai i suoi occhi spalancarsi ed illuminarsi, per lo stupore, e finalmente un delizioso sorriso si dipinse su quel bel faccino tondo. « Uno di quelli che abbiamo visto nel negozio l’altro giorno? – domandò entusiasta. – Ma la mamma aveva detto di no. »

Già, Bella aveva letteralmente bandito la proposta.

Ma…

« Potremmo tenerlo a casa con me e tu potrai venire a giocarci quando vorrai. » proposi, sperando che quel piccolo compromesso potesse soddisfarla. Sarei stata ben disposta ad occuparmi io stessa di uno di quei cuccioli pur di rendere felice la mia nipotina e poter godere ancora della sua compagnia.

Renesmée era sempre stata una creatura adorabile. Con i suoi boccoli ramati, gli occhioni color cioccolato e quella tenera boccuccia costantemente in movimento. In questo somigliava straordinariamente alla zia Alice, sempre a ciarlare. Da quando era nata era riuscita ad allietare le nostre giornate, con la sua sola presenza. Non trascorreva giorno che non ringraziassi Dio per il suo arrivo.

Era stato un miracolo… un piccolo e meraviglioso miracolo.

Nonostante tutto, pur rappresentando ciò che la mia natura non avrebbe mai potuto donarmi e al contempo, ciò di cui avevo privato Emmett, lei era una fonte di incommensurabile gioia.

« Davvero? Si, si, si. » esultò iniziando a saltellare prima di gettarsi tra le mie braccia. « Zia Rose, sei la migliore zia di tutto il mondo. »

Zia!

Non sarei mai stata più di questo. Osservare Nessie e darle conforto e amore era qualcosa in cui non avrei mai potuto sperare, sino a qualche mese prima. Non avrei mai udito nessuno chiamarmi mamma, ma l’affetto di Nessie e la possibilità di starle vicina erano uno dei più grandi regali che la vita immortale mi aveva concesso. Eppure una parte di me era assolutamente invidiosa di Bells.

Non che provassi ancora rancore nei suoi confronti, al contrario. Avevo imparato a stimarla come donna e come madre, dopo aver ammirato la forza d’animo e il coraggio di cui aveva dato prova per mettere al mondo Nessie, al costo della sua stessa vita. Era stata eccezionale e, la mia riluttanza era scemata ancora notando quanto fosse ben disposta nei miei confronti. Sin da subito mi aveva permesso di stare vicina alla sua bambina, aiutandola ad occuparmi di lei.

Lei era a conoscenza del mio dolore e nonostante il mio comportamento riprovevole era stata in grado di perdonarmi, permettendomi di stare accanto alla piccola.

Non avrei mai potuto ringraziarla abbastanza.

Avevo osservato il suo pancione crescere, di giorno in giorno, e la luce nei suoi occhi ad ogni calcetto che la sua brontolona le dava. Malgrado il dolore e le sofferenze di quella gravidanza, non si era mai lamentata. L’aveva amata, profondamente e completamente.

Qualcosa che comprendevo, non per averlo sperimentato, ma per il desiderio represso che continuava a dilaniarmi da anni.

« Andiamo? » domandò, ridestandomi dalle mie elucubrazioni, porgendomi la sua manina paffutella.

Sorrisi. « Naturalmente. – mormorai, chinandomi per prenderla in braccio. – Andiamo ad avvertire papà, non credo sia il caso di farlo spaventare. »

Edward era mortalmente apprensivo. La folle ansia che provava per Isabella si era rivelata nulla rispetto a quella che covava per la sua bambina. Roba da matti… non c’è mai limite al peggio.

« Posso pensare al gattino? » chiese, preoccupata, increspando le labbra in un broncio adorabile. « Credi si arrabbierà? »

La fronte corrugata in un’attenta meditazione e le piccole fossette tra le sopracciglia, tanto simili a quelle di Bella.

Piccola adorabile Nessie.

Strizzai l’occhio, con fare cospiratorio, trattenendo un ghigno. « Non è colpa tua se io desidero tanto un gattino. »

Il tintinnare della sua risata riempì lo spiazzo, infondendomi un’immediata serenità.

Le scoccai un bacio sulla testolina ramata, ringraziando quel piccolo angelo che in qualche modo aveva sgelato una piccola porzione del mio cuore, che oramai le apparteneva indiscutibilmente.

La strinsi tra le braccia, correndo in direzione di casa, dove Edward era impegnato in una nuova composizione per il compleanno della sua mogliettina. Visto l’odio di lei per i regali costosi, Ed si era impelagato nell’arduo compito di comporre qualcosa che potesse mostrarle il suo immenso amore.

Attento però a dedicarsi al piano solo in assenza di Bells.

L’aria di amore e felicità che si respirava in casa, nell’ultimo periodo, era avvolgente e rasserenante. Jasper ormai gravitava attorno a noi con un sorriso costantemente stampato in volto, beandosi delle emozioni giulive che aleggiavano.

Aprii la porta, riponendo Nessie al suolo. « Vai. » mormorai sottovoce, dandole una piccola pacca sulla schiena,  per incitarla a raggiungere suo padre.

Lui notò immediatamente la nostra presenza, bloccando la sua esecuzione, e rivolgendo alla sua bambina un radioso sorriso.

Era un uomo fortunato.

Ed era stato tremendamente fortunato ad aver incontrato Bella, se lei non avesse lottato per entrambi lui avrebbe perso ogni cosa.

«  Lo so. » sussurrò, lanciandomi un’occhiata fugace, prima di rivolgersi alla piccina. « Amore, tutto bene? Vuoi chiedermi qualcosa? » la incitò, ghignando beffardo.

Maledetto lui ed il suo potere molesto.

« Papino, io e zia Rose usciamo. »

Edward si voltò verso di me, arcuando un sopracciglio. « Ti sembra il caso? »

Doveva aver colto le nostre intenzioni dai pensieri di sua figlia. « In questa casa non darà fastidio e Nessie potrà venire a trovarlo quando vorrà. » ribattei pacata, scrollando le spalle. «Non ci sarebbe nulla di male. »

Lo vidi scuotere il capo, mentre un sorriso divertito piegava le sue labbra. « Bel modo per aggirarla, complimenti. – asserì ammirato, rammentandosi l’ordine perentorio di sua moglie. “Niente animali domestici, ci basta Jake.” Non che avesse torto, ma per la piccola avrei fatto questo ed altro. – Io però non voglio essere coinvolto, sarà una tua responsabilità. » continuò, alzando le mani.

Annuii. In fin dei conti Edward era tanto succube di Nessie e del suo volere da non essere mai in grado di dirle di no. In realtà nessuno in quella casa riusciva a tener testa alla piccola peste, se non Bella, che continuava a rimproverarci perché non facevamo altro che viziare la sua bambina.

« Amore, dai un bacio al papà, prima di andare? »

« Si! » esclamò trionfante, gongolando per averla avuta vinta per l’ennesima volta.

Mi lasciai sfuggire una risatina. Forse Bella aveva ragione, la piccola Nessie era fin troppo consapevole di averci totalmente e pienamente in pugno.

Tutti nelle mani di una piccola ed innocente mezza- vampira… il mondo è proprio strano!

_____________________

Come previsto ci recammo al negozietto di animali in centro, pronte ad effettuare il nostro acquisto. Fu meraviglioso osservare Nessie correre da una gabbietta all’altra, alla ricerca del suo nuovo gattino. Il suo sorriso avrebbe avuto il potere di illuminare una città e, chiunque le era vicino, non poteva fare a meno di osservarla incantato.

Era una bambina splendida, e non solo per gli attributi ereditati dalla razza vampira, ma per il suo carattere solare e allegro, per quella sua capacità di attrarre chiunque, deliziandolo con la sua spensieratezza ed ingenuità.

Cosa c’è di più bello del sorriso di un bambino, della sua voce squillante che ti chiama, desideroso di attenzioni e cure. Qualcuno che sai dipendere completamente e totalmente da te e che ti può amare in quel modo tanto deliberato da commuoverti.

Avvertii le lacrime, che non avrei mai versato, pungermi gli occhi.

« Tesoro, fai presto a scegliere, sarà il caso passare oggi stesso dal veterinario. » le sussurrai, sorridendole. Lei assentì con il capo, prima di rituffarsi a capofitto nella sua ricerca, con maggiore concentrazione, pronta a portare a termine il suo arduo compito.

Forse dovrei aiutarla…

« Sua figlia è adorabile. » una voce alle mia spalle mi riscosse.

Mi voltai notando la donna dietro il bancone che seguiva con uno sguardo divertito i movimenti della piccolina, che lasciava svolazzare il suo vestitino rosa di tulle.

« Grazie. » risposi semplicemente, senza negare o precisare quanto la sua affermazione fosse lontana dalla realtà.

Perché?

Perché in fin dei conti qualche volta lasciavo che la mia mente galoppasse a briglia sciolta, che immaginasse me, in un ipotetico mondo parallelo, con una bambina come lei. Madre…

Qualche volta mi sembrava quasi di essere una seconda mamma per lei, o almeno quello era il mio desiderio. Nessie era la creatura più vicina ad una figlia, in cui potessi mai sperare. Una consapevolezza che talvolta faceva male, ma che riusciva comunque ad infondermi gioia. Quando mi rivolgeva un sorriso, quando correva da me in cerca di aiuto per la scelta del suo abitino, quando si lasciava spazzolare i morbidi boccoli…

La sua presenza era per me una fonte contraddittoria di emozioni e sensazioni.

Sospirai, raggiungendola. Era ormai qualche minuto che, immobile, mormorava paroline dolci a quello che dai miagolii potevo supporre fosse un micetto estremamente piccolo. «  Allora? »

Alzò lo sguardo su di me, sorridendo estasiata, con quel sorriso completamente ed indiscutibilmente felice, che solo un bambino sa esibire. « Ho scelto, ho scelto… quello nero. » esclamò su di giri, indicando la gabbietta dinanzi a sè. « Vieni a vederlo! » continuò, trascinandomi infondo al negozio, verso un piccolo cucciolo di gatto, spelacchiato e minuto.

Lasciai scorrere lo sguardo sul numero di animali che popolavano quel posto, notando persiani, soriani ed altre razze a dir poco stupende, nel loro manto folto e dalle code vaporose. « Piccola, ne sei sicura? » domandai, palesemente scettica.

Lei annuì con maggior vigore. « Si, la chiamerò Ophelia. » asserì, colma di entusiasmo facendomi capitolare. Se era ciò che voleva io non l’avrei di certo contraddetta, sebbene la sua scelta mi apparisse inconsueta.

____________________

« Siamo a casa. » annunciai, facendo cenno a Renesmèe di tacere e nascondere il piccolo cucciolo, ancora avvolto in una copertina. Le indicai un posto ai piedi della poltrona; avrei anticipato io la notizia a Bella, informandola dell’acquisto. Naturalmente avrebbe immediatamente compreso il reale motivo, ma non avrei rinunciato alla mia scusa. Il gattino avrebbe soggiornato a casa Cullen, quindi lei non avrebbe dovuto assumersi alcuna responsabilità.

Sperai vivamente non si infuriasse per la mia decisione arbitraria e per aver nuovamente ceduto alle richieste di sua figlia. In fin dei conti quel genere di decisioni spettavano a lei, non a me. Ma era tremendamente difficile rifiutarle qualcosa e, dopo aver visto il suo broncio e la sua delusione a causa di Jacob, non avrei potuto agire altrimenti.

Era così felice…

E se Bella avesse deciso di non affidarmi più Nessie?

Ingoiai un fiotto di veleno, incrociando le dita, scacciando quei pensieri assurdi. « Ci siete? »

Mi ero anche premurata di portare il gatto dal veterinario, per accertarmi della sua salute. Fortunatamente l’animaletto era in perfetta forma e probabilmente, tenendo conto che il nome Ophelia non fosse adatto ad un maschio, gli unici suoi problemi sarebbero stati di identità.

Sorpresa dal sommesso borbottio che i miei sensi colsero, cautamente mi diressi verso la cucina. « Ehi!? »

È impossibile non mi abbiamo sentita?

La testolina bruna di Alice sbucò dalla porta, ostacolandomi la vista, ostentando un sorriso a trentadue denti, leggermente inquietante. « Finalmente sei tornata, credevo che avessi intenzione di sottoporre quel povero gatto all’ennesima visita. »

Sobbalzai, facendole cenno di tacere. Quello non era il modo più delicato per comunicare la notizia ai presenti.

« Bella lo sa e permetterà a Nessie di tenerlo. » annunciò, scuotendo le mani, quasi annoiata per l’informazione che a quanto pareva, riteneva irrilevante.

Diventa ogni giorno più strana. Inizio a detestare questo suo essere sempre un passo avanti a tutti, a causa di quel maledetto dono. Delle volte riesce ad essere più molesta di Edward.

« Sei insopportabile. – sentenziai, non lasciando trasparire il mio sollievo per quella notizia. – ma come mai ha cambiato idea? »

« Vedrai. – ghignò sibillina. – Ci sono alcune novità di cui sarai messa a corrente. »

In quell’istante Bella ed Edward uscirono dalla cucina, anche loro ostentando la stessa espressione assurdamente felice ed io non potei non insospettirmi ulteriormente.

« Mi spiegate cosa vi prende? » sibilai, nervosamente.

Si sono strafatti di zucchero in mia assenza?

« Nessie è in salone. » mormorò Edward, ignorandomi palesemente. – Vado io ad occuparmi di lei. » sentenziò, voltandosi verso sua moglie e scoccandole un veloce bacio, prima di allontanarsi.

« Iniziate a stufarmi. – sbottai, irritata. – Almeno potreste dirmi dov’è Emmett? »

« In cucina! » esclamarono in sincrono.

Ok, c’è qualcosa che non quadra.

 

 

*La scelta del gatto nero è in onore della mia piccola briciola. Quando la trovai era piccola e spelacchiata e ricordo che mia zia commentava acidamente quanto fosse bruttina, rispetto ai cuccioli della sua gatta. Bhe, a parer mio la mia micetta era la più bella di tutte! *___*

   
 
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