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Autore: Ely79    25/06/2010    5 recensioni
Romania. Terra di foreste e montagne. Di laghi e fiumi. Di storia e di magia. Di draghi. I draghi che Charlie e i suoi colleghi studiano. E tra queste maestose creature, la piccola Siglinde. Salvata da morte certa, cucciolo di una razza in via d’estinzione, entrerà nel cuore dei membri dello staff. Soprattutto in quello del giovane Weasley.
Genere: Avventura, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charlie Weasley, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Rolf Scamandro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Charlie Wesley'
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Epilogo
Le lancette dell’orologio erano posizionate su “casa”, come un dito ammonitore. Tutte tranne una. Quella di Charlie non si trovava in nessun posto in particolare, oscillava inquieta nello spazio tra “casa” e “lavoro”.
Molly la fissava da ore, sperando tornasse a darle buone notizie. Era notte fonda fuori e dentro di lei. Aveva sempre avuto la massima fiducia in suo figlio, ed ora lui tornava portando quelle creature con sé, chiamandole famiglia. Quella non era una famiglia. Una famiglia era fatta di persone, non di creature magiche! E Fleur non rientrava nel novero di queste, inutile additarla quale una di loro, come invece le aveva fatto notare Andromeda. Insomma, lei era una donna fatta e finita, non cambiava aspetto diventando qualcos’altro per puro piacere. Anche quando si arrabbiava, non reagiva come i Veela autentici, perché praticamente umana.
Tuttavia, le parole di Teddy… Secondo Harry la questione di fondo era identica, solo molto più difficile da accettare perché un mannaro era una persona per la maggior parte del tempo, ci si poteva parlare, ragionare. Remus era stato persino un insegnante! Ed era un autentico licantropo. Ed il padre di Hagrid aveva amato una Gigantessa, che proprio donna non si poteva definire nonostante le forme umane.
No, non poteva essere la stessa cosa. Anche se il concetto poteva sembrare corretto.
Ci fu un lieve ticchettio di porcellana sul tavolino accanto. Chinò il capo, aspettandosi d’ascoltare la voce di Arthur che le domandava perché non era a letto. Sapeva che lui avrebbe trovato un modo per accettare le assurde scelte di Charlie, l’aveva sempre fatto. Forse era venuto a comunicarle una scappatoia, un modo per fingere che tutto fosse a posto. E normale.
«Vuole andarsene»
La donna si voltò. La persona che aveva parlato non era suo marito. Siglinde sedeva sul divano tenendo una tazza di the fra le mani, l’aria nostalgica.
«Charlie. Vuole andarsene, perché non accettate la nostra presenza»
«Ma… noi…»
Le fece segno di sedere e Molly prese posto sul divano opposto.
«Sa che possiamo sopportare il vostro disprezzo, ma non può sopportarlo lui. Era certo avreste capito»
«Noi… non vi odiamo. Ma tu capisci, vero? Tu non sei… umana! Non sei quella giusta!»
«Vorresti che lo lasciassi, non è così? E che lui obbedisse ai tuoi sogni dimenticando i desideri del suo cuore»
«Lui deve fare ciò che è giusto per la sua vita. Come puoi essere così egoista da non capire che la sua felicità non è con te? Siete diversi!»
«Ai suoi occhi non lo sono e lui non lo è ai miei» rispose, posando la tazza accanto a quella di Molly. «I nostri cuori sono congiunti, fin da prima che venissimo al mondo. Perché vuoi condannarci ad un eterno dolore?»
«Che male c’è a sognare una vita migliore per mio figlio? Non volermene, desidero solo vederlo felice! E non credo proprio che possiate stare insieme. Solo mi dispiace per il bambino. Lui non ha colpa»
Siglinde le rivolse una lunga occhiata, le labbra dischiuse per la sorpresa. Anche Nuje vedeva in suo figlio una creatura innocente, figlia di un amore sbagliato. Eppure lei sapeva, conosceva il Vashqqot.
«Cerca di comprendere le mie preoccupazioni. Siamo madri entrambe»
Il drago aveva un’espressione indecifrabile sul viso.
Per diversi minuti, le due figure si mossero solo quel tanto che bastava per sorseggiare l’infuso.
«Molly, sai perché Ioan ha scelto di farsi conoscere con questo nome?»
«Lui… ha scelto il suo nome?»
Lei annuì, volgendosi alla finestra. Il profilo della collina cominciava a staccarsi dal cielo.
«È il nome di suo zio, il marito di mia sorella» le disse, la voce tesa. «Oh, sì. Ho una sorella. Una sorella che ha rinunciato ad essere come me ed è divenuta una Ma’hak. Mi odia, vorrebbe vedermi sparire per sempre, ma vuole bene a mio figlio ed ancor più alla memoria del suo uomo»
Fece una breve pausa. Aveva volutamente omesso che Nuje fosse il mandante dell’attacco della Spinata. Come Charlie aveva evitato di dirlo, così aveva fatto lei. Avrebbe solo contribuito ad ingarbugliare le cose.
«Era un mago come voi, un uomo buono, gentile, coraggioso e devoto. L’hai incontrato alla battaglia di Hogwarts. È caduto con tuo figlio Fred»
Molly ricordò un uomo con i capelli neri e gli occhiali, abbigliato con una strana divisa. Lo aveva notato perché Charlie e Rolf erano seduti a terra vicino a lui, mentre scuotevano il capo con lo sguardo vuoto.
«Tutte le persone che lo hanno conosciuto, non hanno potuto fare a meno di amarlo. Persino l’essere che l’aveva spinto a diventare un criminale e che poi l’ha condannato a morte. Il suo passato non era dei più limpidi, ma ha riscattato ogni ombra che soffocava il suo animo combattendo per la sua famiglia e per i suoi amici. Lo abbiamo sepolto accanto alla sede ed ogni giorno sostiamo qualche minuto accanto alla sua tomba per rendergli omaggio»
Ci fu un altro breve silenzio, quasi che Siglinde cercasse le parole adatte a proseguire.
«Nel nome che ci viene dato si nasconde parte del destino di chi l’ha portato prima di noi. Ioan desidera sentirsi amato quanto lui»
«È una bella cosa»
«Molto» concordò. «E tuo figlio prova lo stesso desiderio inconscio, perché porta un nome speciale»
Molly deglutì a vuoto.
«Cosa…?»
«Vorrei sapere perché non gliel’hai mai detto»
«D-detto?»
«Sai di cosa parlo» spiegò tranquillamente alzandosi e prendendo posto accanto a lei. «Charlie non ne sa niente, ma io sì. Non guardarmi a quel modo. La conoscenza scorre dentro di noi ne’daffes ala, dal tempo dei tempi. So quale segreto custodisci» e le prese la mano.
Sconvolta, la donna cercò di allontanarsi, ma la presa del drago era dolce e ferrea allo stesso tempo.
«Perché non gli hai mai detto del suo secondo nome?»
La madre negò con forza. Non voleva parlare di quella storia.
«Ritieni davvero che non abbia importanza?»
Lei insistette nella sua reticenza, e già una lacrima le rigava la guancia.
«Reputi sia giusto tenerlo all’oscuro del perché ha certi atteggiamenti? Charlie pensa siano dettati dalle sue esperienze di vita e non da un legame ancestrale come quello del nome»
Evitò nuovamente di rispondere, quel ricordo la feriva.
«Perché non gli hai detto che porta il nome di tuo fratello? Lo zio che ammira tanto e a cui somiglia?»
Molly non resistette e scoppiò a piangere. Il suo secondogenito, diversamente da quanto avevano sempre fatto credere, si chiamava Charlie Fabian. Era nato lo stesso giorno dello zio. Per diversi anni era stato così, finché Fabian aveva comunicato d’essersi unito al primo Ordine della Fenice. Lei era andata su tutte le furie, perché l’aveva messa al corrente solo dopo aver portato a termine alcune missioni ed aver riportato diverse ferite. Terrorizzata dall’idea che il suo bambino ne seguisse l’esempio in nome dell’affetto, era corsa all’anagrafe a farlo cancellare. Molte volte, dopo la morte del fratello, si era interrogata su quella decisione. Era stato un errore? Forse quel gesto aveva in qualche modo segnato il destino di Fabian? E quello di Charlie?
«Il nome che ci viene imposto è indelebile. Lo si può tacere, fingere che non esista o farlo sparire dalle carte, ma lascia una traccia profonda dentro di noi. Tuo fratello seguiva il suo cuore, i suoi ideali e tuo figlio non è diverso. Ti prego, Molly, lascia che Charlie segua il suo cuore» la supplicò.
La signora Weasley fissò a lungo la mano che teneva la sua. Avvertiva un lieve tremore, non avrebbe saputo dire a chi delle due appartenesse. Faticava a rassegnarsi a quell’idea. Suo figlio e un drago. Era così assurdo. Guardò ancora la mano. Era uguale alla sua, solo un poco più fredda.
Lo stesso freddo svegliò Charlie. Albeggiava. La sua compagna e suo figlio non c’erano, i letti erano vuoti. Saltò giù, insensibile alla temperatura glaciale della stanza e si precipitò di sotto, facendo i gradini a tre a tre.
«Siglinde! Ioan!» chiamò allarmato.
Una voce rispose dalla cucina. Entrò trafelato, scoprendovi sua madre e la sua donna, intente a preparare la colazione per il branco di begli addormentati che stavano ancora poltrendo al calduccio.
«Tesoro, cosa fai in giro solo con i pantaloni del pigiama?» chiese Molly.
«Che sta succedendo qui?» replicò ansimando.
Siglinde stava ordinando dei biscotti su un paio di piatti, mentre l’altra si occupava delle stoviglie.
Non capiva. Se non avesse saputo della baraonda causata dall’identità della sua famiglia, avrebbe detto che tutto filava liscio come aveva sempre sperato. Forse sognava. No, il profumo della cioccolata nell’aria era troppo goloso per essere una fantasia.
Si avvicinò a passo di marcia, pronto ad ogni eventualità.
«Che succede?» ripeté.
«Prepariamo la colazione. Tra poco bisognerà svegliare gli altri» chiarì tranquillamente la sua compagna.
«No, voglio sapere che succede tra di voi»
«Facevamo fatica a prendere sonno, così siamo scese in soggiorno e abbiamo parlato» rispose Molly.
«Tutto qui?»
«Sì»
Charlie frugò nello sguardo chiaro di Siglinde, trovandovi solo molta quiete. Non riusciva a fidarsi del tutto. Era un mutamento troppo repentino, ed aveva imparato a sue spese che dietro quel genere di avvenimenti si potevano nascondere delle insidie.
«Ed ora vorresti farmi credere che accetti Siglinde e Ioan così, per quello che sono?»
«Temo che per questo occorrerà un po’ di tempo, ma vedi caro… io devo pensare alla tua felicità. Devo sapere che svegliandoti la mattina ti senti soddisfatto delle tue scelte» spiegò la madre, posizionando le tazze sul tavolo con rapidi movimenti di bacchetta.
«L’hai affatturata?» domandò dubbioso alla ne’daffes ala.
«No. Al mondo esiste qualcosa di potente quanto il Vashqqot: l’amore di una madre per il proprio figlio. E dato che Molly ha parecchi figli -suoi e non solo-, il suo potere è enorme!»
«Non ti seguo»
«Ho solo parlato al suo cuore. Ed ha cominciato a rispondermi»
«Quindi, se ora ti bacio lei non dirà nulla? Non darà di matto e cercherà di dividerci?» e senza attendere la risposta, l’attirò a sé baciandola con un impeto tale da essere quasi violento.
Mentre lo faceva, spiò la reazione di sua madre: lei roteò gli occhi spazientita. Non era un rifiuto per quel gesto, per quel rapporto, sembrava più un biasimo, come a sottolineare che non aveva bisogno di dimostrarle nulla.
«Irika sha ne’doje» mormorò roco, accarezzandola.
«Irika sha ne’ebhal» rispose Siglinde, altrettanto sensuale.
Un po’ alla volta Charlie stava imparando la lingua degli Antichi. Ma sua madre no. Poteva solo supporre dal tono e dai gesti che si trattasse di qualcosa di troppo piccante per essere detto in inglese. Nulla di tutto ciò. Ora sapeva cosa significassero quelle parole. Irika sha, ti desidero. Ne’doje, anima mia.
«E Ioan? Dov’è? Non era a letto»
«Fuori. Sta giocando con Teddy»
Si affacciò alla finestra, ma non vide nessuno. Poi, un lampo blu ed uno rosso attraversarono il giardino. Il suo piccolo volava rasente la distesa bianca, trascinando ad una velocità impressionante lo slittino su cui stava Teddy. Si schiantarono contro un grosso cumulo di neve, riemergendone a stento. I loro gridolini divertiti passavano attraverso i vetri brinati.
«Allora… è tutto a posto?» cercò di accertare, versandosi un po’ di cioccolata.
«No, se non vai a vestirti. Non voglio vederti girare per casa con quella roba in vista!» rimbrottò, indicando la sua spalla.
«Mamma, io sto benissimo!» protestò, battendo una mano sulle squame color cobalto.
«Fila a vestirti!»
Qualcuno bussò alla finestra. Teddy e Ioan, in piedi sulle punte, riuscivano a stento a superare col mento la cornice di legno. Ioan, tornato umano, mostrò sette dita. Siglinde rimase immobile un istante, socchiudendo le palpebre prima di scuotere la testa e indicarsi l’orecchio.
Entrambi i bambini chiusero gli occhi, concentratissimi. Piccole pieghe si formarono tra le sopracciglia sottili.
«Che succede?» fece il padre, ma lei lo zittì con un cenno.
Teddy alzò otto dita, due più vicine delle altre, e lei annuì compiaciuta. I due cominciarono a saltellare abbracciandosi.
«Molly, Charlie mi ha raccontato che per il cenone di Capodanno cucini fagiano con funghi e castagne»
«Sì, esatto»
«Hai già i fagiani?»
«No. Volevo mandare Arthur e Bill a cercarli domani»
«Quanti ne occorrono?»
«Direi che tre dovrebbero bastare, anzi no! Quattro, verrà anche Hagrid. Uno è solo per lui» si corresse.
«Provvederemo subito se permetti. Ce ne sono alcuni oltre la collina» disse, avviandosi all’uscio. «Dite ad Andromeda che porto Teddy con noi. Pare abbia buone potenzialità come cacciatore»
La camicia da notte che indossava volò tra le braccia di Charlie mentre si chiudeva la porta alle spalle.
Madre e figlio tornarono alla finestra, occupata ora da due creature alate. Teddy stava col naso per aria, fissandoli rapito. Ioan gli addentò il giaccone, tirandolo per farsi inseguire.
L’insolito trio prese a risalire la collina imbiancata.
«Charlie?»
«Sì, mamma?»
«Perché non mi parli… di Siglinde?»
«Cosa vuoi sapere?»
«Sa cucinare? Ti vedo un po’ dimagrito»
Charlie sorrise. Sua madre non cambiava mai.


Ebbene, eccoci qui, al termine della fic.
Ammetto di essere molto affezionata a questa storia e che, non lo nascondo, ho una mezza idea di dare qualche piccolo flash su eventi futuri. Non credo scriverò un seguito, ma mai dire mai. Le idee fioccano giornalmente, potrei avere un’ispirazione improvvisa!
Grazie a bmico, ChapelThePunisher/Empire_Reborn, Diaras, DiraReal, Gaea, Imperfect_angel, penelope84, whateverhappened, Foolfetta, Haru28, Ametista, animegirl91, ArwenBlack, Cappychan, casimira, clacly, domaris72, Elly, Elly_93, flopi, Jaslyn, kiaa, kiri_chan, Mariza90, MistralRapsody, Nee (meglio tardi che mai! Sei approdata qui proprio all’ultimo secondo!), NemoTheNameless, Ron von Bokky, Superkina e Valpur. Anche se non avete lasciato recensioni, mi ha fatto un immenso piacere vedere una schiera tanto nutrita di lettori!
Per DiraReal: grazie per i complimenti, anche se arrivano al termine della storia. Mi fa molto piacere. Dici che addirittura senza Potterverse sarebbe una bella storia? Beh, chissà… magari la riprenderò e proverò a farne una versione autonoma.
Per Gaea: sì, la mia beta concordava con la tua idea. Lo stupore e la diffidenza mostrata dalla maggioranza della famiglia Weasley deriva semplicemente da questo: Lupi mannari, Giganti e Veela sono praticamente creature umane. Accettare che un drago possa prendere le sembianze di essere umano è più complesso, specie se ti capita all’improvviso  in famiglia e non sei preparato (in questo l’errore è un po’ di Charlie, no?). Insomma, è come dice Percy: gli Weasley temono quello che Ioan e Siglinde rappresentano, non sono pronti per ammortizzare il colpo. E Ioan… beh, che dire?
Per Circe: in effetti non ho detto nulla di Rolf e Luna, ma conoscendone l’indole, dubito sarebbero contrari. Se non altro per curiosità scientifica! ^^ Andromeda non poteva non capire, aveva vissuto sulla sua pelle una storia analoga, non solo quella della figlia: Ted non era considerato degno di lei dalla sua famiglia. Mi fa immensamente piacere scoprire che hai rivalutato il personaggio di Charlie leggendo questa storia.

Infine voglio invitare tutti i lettori, abituali e occasionali, a dare un’occhiata al mio primo lavoro originale: Archimagia. Trovate il link nella mia pagina di EFP.

   
 
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