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Autore: Altariah    26/06/2010    2 recensioni
REVISIONE COMPLETA
Sono una ragazza senza nome e senza passato, vivo in una cella da quando ho memoria, amo la mia vita e tutto ciò che vi gira attorno.
Giorno dopo giorno cresco, è ovvio; la mia statura aumenta e io riesco finalmente a sbirciare fuori dalle strette e squallide finestre del carcere che m’incatena a questa vita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pensa al passato, capisci il presente, indovina il futuro.

Da un sacco di tempo non pensavo più alla finestra. Mi sembrava inutile tentare di osservare fuori, ci avevo già provato, prima, e non avevo mai raggiunto niente di concreto.
Piangevo perché nessuna guardia mi voleva alzare per dare un occhiata fuori. Ero una bambina, non conoscevo l’odio, ma la tristezza sì.
Ma ora le mie lacrime non si vedono più spesso come prima. Una prigione dentro una prigione: una ragazza evidentemente senza colpe, rinchiusa in una cella, i sentimenti richiusi dietro alte mura di cemento armato, nella ragazza.
Però… quegli spiragli di luce nell’angolo mi avevano attratto quel giorno. Ero sicura che non vi sarei arrivata, ma volli tentare, ero stanca di scorgere soltanto un po’ di azzurro. Volevo vedere il mio mondo, la mia casa.

Franco mi aveva raccontato di tanta gente che era radunata nelle città, tanta cattiva come i nostri carcerieri, ma anche tanta buona.
“Allora perché i buoni non fanno convertire i cattivi…?” avevo sette anni. Ero innocente, forse troppo. Mi sorrise, almeno mi pare di ricordare. “Non è così facile.”
Mi aveva detto che fuori dalle nostre gabbie, c’erano degli alberi, dei prati colmi di fiori e degli oceani che parevano infiniti.


Infiniti?

Tante, troppe volte ho riflettuto su cosa fosse la luna, cosa fossero le stelle. È vero, Franco mi aveva spiegato tante cose, ma non tutte, e non come fosse possibile che il nostro sole fosse una stella.
Volevo sapere, voglio sapere, anzi. Su troppe cose c’è un punto interrogativo.


Ero seduta in un angolo piuttosto buio della stanza, e mi alzai di scatto. Mi avviai verso la finestra e il chiarore improvviso che penetrava mi fece socchiudere gli occhi. Mi resi conto che non mi era più così difficile arrivare a toccare quell’apertura: la mia mano era tranquillamente appoggiata su quel piccolo “davanzale”, sempre se così si può definire, e non avevo neppure il braccio del tutto teso.
Mi esaltai all’idea di poter finalmente, dopo una vita, riuscire a capire cosa fosse il “fuori”.
Mi sollevai sulle punte pian piano, pregando per riuscire nel mio intento. Non potevo mollare, per nulla al mondo.
Tenni gli occhi serrati, li aprii solo infine. Ed eccola lì, di fronte a me, dinnanzi a me, la Libertà, maestosa e incredibilmente affascinante.
  
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