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Autore: NevanMcRevolver    28/06/2010    3 recensioni
Solo l'immagine può rivaleggiare con la musica. E se l'immagine fosse di più di un semplice pezzo di carta decorato? Se la musica andasse oltre le note che fanno vibrare il cuore, parlasse non solo alla mente? Forse tutto sarebbe un pò più diverso...o più reale? Soltanto l'arte può conforntarsi con sè stessa. E questo Yusuke l'aveva capito, l'ha capito, fin troppo bene.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 2: Hydra la flautista

 

 

Hydra arrivò di corsa nell’aula di musica…vuota!

Nonostante rischiava il ritardo, era stata la prima ad arrivare in aula.

Sospirando di sollievo, si sedette al primo posto che gli capitò sotto mano, e riprese fiato.

Dopo qualche minuto, poi, decise di suonare un po’, prima che la lezione cominciasse.

Aprì allora la custodia nera che aveva portato con sé, e tirò fuori i pezzi di un flauto traverso.

Dopo averlo montato con cura madornale, si mise a suonare.

Una dolce melodia, tenue e che quasi sfiorava il silenzio per la sua delicatezza, si propagò per tutta l’aula.

Erano note affogate di sentimento, passione, capaci di mettere la pelle d’oca ascoltandole.

Hydra era la migliore della classe si musica, e molti definivano le sue melodie come “ambrosia per l’udito”.

Sentì un rumore, e si girò, vedendo che la porta dell’aula che stava per aprirsi.

Allontanò di scatto il flauto dalle labbra, per posarlo sul banco, e fece finta di essere interessata dalle sue unghie.

Il resto della classe entrò rumorosamente, seguita dal signor Ek, l’insegnante, un omuncolo di media statura, allampanato, sulla cinquantina.

Gli altri ragazzi presero posto, fra lo stridore delle sedie, e non appena il professor Ek si schiarì la voce, piombò il silenzio.

Dopo un rapidissimo appello, il professore parlò alla classe: -L’altra volta vi avevo chiesto di comporre un pezzo, no?! Beh, chi se la sente di farlo sentire a tutti?-

Uno dopo l’altro, molti allievi presero a suonare le loro melodia, fra ballate e inni, minimalismi e sinfonie.

-Hydra, tu non hai scelta! Suona!- le disse il professore con un sorriso sulle labbra –ma non fermarti alla semplice melodia!-

“Miseria lurida!” pensò lei.

Le doti di tutti gli abitanti dell’orfanotrofio erano note, ma c’erano alcuni ragazzi che custodivano gelosamente le proprie capacità, altri che le mostravano in parte, e Hydra rientrava fra questi.

Non le andava a genio far vedere fin dove lei potesse sconfinare col suo flauto, ma il professore aveva parlato chiaro: “non fermarti alla semplice melodia!”.

Hydra si alzò e si diresse alla cattedra, rivolta a tutti gli altri alunni.

Prese a suonare la melodia di prima, e di nuovo, quella melodia così simile al silenzio prese di nuovo vita. Man mano che suonava qualche ragazza si commosse, altri ragazzi la fissavano increduli.

Successivamente lanciò uno sguardo diabolico verso una finestra, che esplose non appena lei passò al movimento successivo.

Una pioggia di cristalli precipitò sul pavimento, per prendere poi a volare creando giochi di spirali.

Il vetro poi, ritornò intatto negli infissi, e la ragazza lanciò un altro sguardo alla bottiglia d’acqua di una vicina di banco.

Il liquido si gelò velocemente, la bottiglia prese a tremare, e si lacerò, lasciando intatta il giaccio, liscio e senza nemmeno una lieve lesione.

Puntò poi lo sguardo verso una pianta più morta che viva sul davanzale di un’altra finestra.

L’arbusto prese fuoco, le cui fiamme si estinsero subito.

Hydra, nel frattempo, sentiva le energie venirle meno. Fare certe cose comportava uno sforzo non indifferente, ragion per cui, tornò a concentrarsi sulla melodia, che ormai era diretta verso le ultime note.

Finita la sua esecuzione, tornò a posto, con un po’ d’affanno, passandosi una mano sulle tempie.

Il resto della classe era sbigottita, mentre il professor Ek, boccheggiava, senza sapere cosa dire in una circostanza del genere.

Hydra era sensazionale col suo flauto, e oggi aveva dato prova del suo potere esplosivo.

La ragazza affianco, tanto per muoversi e rompere quell’atmosfera, si alzò e buttò il pezzo di ghiaccio, che aveva preso a sciogliersi.

-Ecco, signore, perché non voglio mai andare oltre la melodia- irruppe improvvisamente Hydra –ho paura delle mie capacità!-

-Hydra, qui vi istruiamo proprio perché dovete saper sottomettere le vostre doti alle vostre intenzioni!- rispose il professore, che nel frattempo si era ripreso –E tu, cara, hai dato dimostrazione che sai fare quello che vuoi quando meglio credi!-

Hydra si sentiva a disagio, in quel momento, ragion per cui, si limitò a ringraziare l’insegnante e a starsene zitta per il resto della lezione.

Quando questa terminò, Hydra si avvicinò al signor Ek: -Professore, vorrei imparare a manipolare la psiche umana con la musica!-

-Mi dispiace Hydra, ma questa è qualcosa di estremamente oscuro, anche maligno, se vogliamo. Privare della propria volontà una qualsiasi mente, è male, e qui non abbiamo interessi nell’insegnare cose del genere! E non farti mai più venire idee del genere in testa.- rispose il professore, con una lieve nota di severità nella voce -Fidati: il tuo potere è grande!-

Dopo di ciò, i due lasciarono l’aula per dirigersi nelle proprie stanze.

Hydra, arrivata in camera sua, lasciò il flauto sul traballante tavolino, e si abbandonò sul letto.

Non era mai arrivata in vita sua a fare cose del genere.

Era stata in grado di spostare gli oggetti, ma far esplodere i vetri, gelare l’acqua e mettere fuoco alle piante, no, questo mai!

La consolava il fatto che viveva in un mondo particolare, dove molti avevano doti mistiche, che sconfinavano aldilà di molte aspettative.

Sapeva che nel Regno di Kayka, queste cose, potevano considerarsi quasi normali.

A volte però Hydra desiderava solo essere una ragazza qualunque, priva di qualsiasi potere che la facesse rientrare in quella cerchia di stramboidi.

La verità è che aveva paura della magia. La considerava qualcosa da trattare con le pinze, non come un mare in cui sguazzarci e godersi le proprie doti.

Purtroppo era nata così, e dovette rassegnarsi all’idea che lei, in ogni caso, era destinata a dover usare, prima o poi, i propri poteri.

Si chiese, poi, se anche Yusuke avesse qualche dote particolare, siccome non aveva mai dato spettacolo di qualche capacità occulta.

Hydra era sicura che Yusuke era in grado di fare qualcosa di unico, anche perché se fosse stato un ragazzo normale non sarebbe lì, in quell’orfanotrofio dove venivano istruiti ragazzi del loro calibro.

Questi pensieri le avevano messo addosso il malumore, ragion per cui si chiuse in camera per il resto della giornata senza cacciare più il naso oltre la soglia della porta.

Si cambiò e decise di andare a dormire presto.

Non dormì tranquillamente come aveva sperato.

Si girava in continuazione nel letto, con l’affanno, mentre sognava case in fiamme, persone morte assiderate e congelate, terremoti e disgrazie varie. Gli apparve anche l’immagine di Yusuke riverso a terra, senza vita, con un rivolo di sangue uscirgli dalla testa, gli occhi cavati e il corpo mutilato: un braccio era staccato dal busto, il petto era aperto in una grande e sanguinosa ferita, a mostrare gli organi che lottavano contro la morte, come se fossero pezzi d’esposizione, o comunque articoli messi in vendita da un sadico e macabro ambulante.

Si svegliò di soprassalto, urlando a squarciagola, imperlata di sudore e tremante come una foglia, e il vivido ricordo di quella bruta immagine le fece venire un conato di vomito.

Si alzò, uscì dalla camera e corse verso il bagno comune, per accasciarsi sul pavimento di fronte al gabinetto, dove ci butto tutto quello che aveva mangiato prima, e forse anche un pezzetto di anima.

Non si era resa conto di aver fatto molto rumore, per cui si meravigliò quando vide entrare alcune ragazze nel bagno che si chinarono su di lei per aiutarla, nonostante di notte non si potesse uscire dalle stanze.

Vedeva confusamente i volti di chi le stava sopra, e le mancò l’aria. Come se avessero letto il pensiero, la adagiarono per terra, e si allontanarono un po’, per farla riprendere.

Dopo qualche minuto, la ragazza alzò lentamente il busto, e una sua vicina di stanza, reggendola per la schiena, le porse un bicchiere d’acqua, e le asciugò la fronte dal sudore che aveva reso la sua pelle appiccicosa.

-Che è successo?- le chiesero.

-Morte…ho sognato scene di morte e sofferenza, intere città in fiamme, gente riversa a terra morta congelata o carbonizzata, terremoti e…-ma preferì serbare per lei l’amaro ricordo e non continuare.

Le altre l’aiutarono a rialzarsi e la riportarono nella sua camera.

Dopo che rimase sola, si mise a piangere silenziosamente, sfogando finalmente il suo enorme spavento, e tranquillizzandosi per il fatto che era tutto un brutto sogno.

“Yusuke…” pensò, prima di riaddormentarsi e prendere a ballare in sogni più tranquilli.

 

 

 

 

Angolo dell’autore:

Eccomi qui, miei cari lettori!

Con mio immenso piacere la storia è seguita già da qualcuno, e spero di non deludere le aspettative dei lettori!

 

Ad _Elea_: volendo si, posso definirmi un aritsta, anche perché suono e disegno anche! Spero che la storia ti piaccia. Ai nostri prossimi aggiornamenti! XD

A raukath: vedo che sei particolarmente interessato/a (non so il tuo sesso) dall’evolversi della storia! In verità anche io, siccome la tengo presente solo a grandi linee, e non nei dettagli! Dai, lo scopriremo solo vivendo! A presto!

A Valerie_Laichettes: si, Yusuke è un nome giapponese, ma la storia è ambientata in un mondo fantastico. I nomi veramente li prenderò da un po’ tutte le lingue! Inoltre anche a me affascina il modo in cui ho immaginato Yusuke, sai?! Siccome hai detto che seguirai, al prossimo capitolo, allora!

Ad Alaire94: hai indovinato: Yusuke ama la neve, e quel contrasto chiaro-scuro ha colpito molto anche me, che ne sono l’autore! Alla prossima!

  
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