Capitolo 5
I'm cold and
broken...
It's over, I didn't want to see it come to this
I wonder if I will ever see your face again
And I know that I will find a way to shed my skin
It's simple, I know that I will suffer in the end...
Quella
sera, in cielo, non si vedeva
nessuna stella.
Ero appena uscita dalla palestra, reduce dall'allenamento con Eris.
Dovevano
essere le nove o poco più.
Mi ero esercitata di nuovo con le pistole, tra un insulto e l'altro
della mia
allenatrice.
Ma ora ero libera.
Potevo tranquillamente tornare a casa, a dormire. Mi avrebbe aspettato
un'altra
giornata come quella, ma almeno potevo riposarmi.
Mi diressi verso casa con passo veloce, nella speranza di riuscire a
salutare
mio fratello, prima che si recasse a Moon con gli altri.
Entrai in soggiorno. Sentivo dei rumori provenienti dalla cucina: forse
Hidari
non era ancora partito.
E invece, mi sbagliavo.
In cucina c'era tutt'altro che mio fratello.
Una donna anziana, dai capelli rossi ormai striati di bianco, stava
aprendo il
frigorifero.
- Nonna... - mormorai, stupita.
- Ciao Daruma. - rispose, con indifferenza.
Non si voltò a guardarmi. Era troppo presa ad ispezionare il
frigo.
- Hai finito l'allenamento? - chiese, mentre posava del cibo sulla
tavola.
La voce di mia nonna era fredda e disinteressata: non serviva un genio
per
capire che la mia compagnia le importava ben poco.
- Sì, ho finito poco fa.
Mia nonna prese un piatto dal mobile ed apparecchiò solo per
uno. Poi si
sedette e iniziò a mangiare.
Ignorai la sua gentilezza e apparecchiai anche per me.
- In cosa ti sei esercitata? - domandò ancora.
Gli allenamenti sembravano l'unico argomento che le interessava
chiedermi. E
non c'era da stupirsi, visto che quasi tutti i discorsi con i miei
familiari
riguardavano quello.
Anzi, mia nonna era colei con cui avevo più occasione di
parlare, ovviamente
escludendo Hidari.
- Con le pistole. Nel pomeriggio ho tirato con l'arco. - risposi, senza
mostrare alcun entusiasmo.
Presi un po' di carne e la misi nel piatto. Era stata cucinata
parecchie ore
fa, e ormai aveva perso quasi tutto il suo sapore.
- Ottimo, vedo che Eris sa come prepararti adeguatamente. D'altronde,
ormai sei
entrata nell'adolescenza: tra pochi anni anche tu potrai partecipare
alle
missioni, e dovrai essere addestrata bene.
Cercai di non badare molto a quella risposta. Non volevo immaginare un
futuro
simile, per me. In quel momento, era già troppo pensare che
il mio amato
fratello si trovava a Moon, costretto a compiere chissà
quale altro crimine.
Fast I fade away
It's almost
over
- A mio parere, Eris è una brava insegnante. -
proseguì mia nonna - E se lo
dico io, che sono stata sua allieva, puoi star certa che è
vero. E' severa, ma
sa allenare molto bene.
Mia nonna stimava molto quella demone. Non rinunciava mai ad elogiarla,
per
farmi capire quanto fossi fortunata ad avere un'allenatrice come lei.
Come tutti i suoi simili, Eris viveva parecchi secoli in più
di noi. Per questo
motivo, Arashi l'aveva incaricata di allenare quasi tutta la nostra
famiglia:
mia nonna, mio padre, Hidari ed io.
Non riuscivo a capire come i miei parenti potessero essere grati a
quella
demone per averli allenati durante la loro giovinezza. Probabilmente,
era
grazie a lei che erano diventati degli assassini senza molti scrupoli.
Forse eravamo io e Hidari ad essere strani. E forse soffrivamo tanto
perché, a
differenza di tutti gli altri, non ignoravamo l'esistenza di una vita
più
onesta.
- Perché non sei andata a Moon stasera? - chiesi a mia
nonna, cercando di cambiare
argomento. Non avevo assolutamente voglia di parlare di Eris.
- Tuo nonno dice che sono solo una vecchia lenta e ritardata, che sono
un
ostacolo per le missioni. Così, non mi ha permesso di
venire. Peccato che non
capisca di essere lui a rappresentare un impiccio per tutti gli altri.
Mia nonna si morse il labbro inferiore, facendo una smorfia. Sembrava
piuttosto
arrabbiata col marito.
- Almeno al mio posto hanno mandato Hidari. - concluse, un po'
più calma.
Abbassai lo sguardo. Cercavo di non pensare al dolore di mio fratello,
in quel
momento.
Pregai perché, quella sera, non dovesse uccidere nessuno.
Non risposi a mia nonna. Non trovavo le parole.
Hold
on...
La cena non durò ancora molto. Dopo cinque minuti, mia nonna
si alzò.
- Credo che per stavolta andrò a dormire. -
annunciò - Forse sono davvero
vecchia e lenta.
La guardai. Aveva più rughe del solito, sul volto. Solo i
suoi occhi azzurri
brillavano ancora.
Era davvero così cattiva?
Non lo sapevo. I miei genitori ricordavano con orgoglio quanto mia
nonna fosse
stata spietata, da giovane. Era un'assassina professionista, di quelle
che non
esitavano a uccidere nessuno, con o senza armi. Per fortuna, io non
l'avevo mai
vista all'opera.
Ma sapevo che, grosso modo, anche mio nonno e i miei genitori erano
così.
Eppure, a volte mia nonna pareva più affettuosa di loro.
- Non sei vecchia... - mormorai, poco convinta.
Per un attimo, mia nonna mi sorrise. Poi uscì dalla cucina,
lasciandomi sola.
Finita la cena, andai anche io a dormire. Avrei voluto aspettare il
ritorno di
Hidari, ma sapevo che sarebbe tornato parecchie ore più
tardi. Così, vinta dal
sonno, mi addormentai.
Slow
I suffocate
I'm
cold
and broken
Quella notte, grazie al Cielo, il mio adorato fratello non dovette
uccidere
nessuno.
Alone
***
Passò circa una settimana e mezzo con la solita routine.
Eris continuava a farmi usare le pistole, fino a che non si accorse che
i
lividi al braccio, ormai, non mi facevano più tanto male.
Così, mio malgrado,
tornai ad allenarmi anche con i combattimenti corpo a corpo e con le
spade.
Hidari, invece, era sempre più infelice. Alla radura ci
esercitavamo ogni
pomeriggio con Hito no Shi. A volte, in queste occasioni, lo vedevo
sorridere.
Ma più passavano i giorni, più era raro che
accadesse.
Non partecipava sempre alle missioni, ma ciò non serviva a
migliorare il suo
umore.
It's hopeless,
the end will
come and wash it all away
Una mattina, però, mio fratello si comportò in
modo diverso dal solito.
- Ciao, piccola Hime - mi sussurrò, appena mi svegliai.
Hidari era già in piedi, pronto per andare in palestra,
nonostante avesse
partecipato a una missione la sera prima.
- Ciao fratellone... - gli mormorai, ancora intontita, mentre mi alzavo
dal
letto.
Lui mi si avvicinò e mi baciò la fronte.
Lo guardai negli occhi: brillavano. Nemmeno la frangia mi impediva di
notarlo.
- Sei già pronto? - gli chiesi.
Hidari annuì.
- Stavo per andare ad allenarmi. - rispose, con un grande sorriso.
Non riuscivo a capire il motivo della sua allegria. Di solito, la
mattina dopo
essere andato a una missione a Moon, mio fratello era di tutt'altro
umore.
- Ci vediamo alle sei, ok piccola?
Io annuii, ricambiando il sorriso. Hidari mi abbracciò forte
e se ne andò.
Da quella mattina in poi, gli occhi del mio adorato fratello brillarono
sempre
di più. Ogni volta che lo incontravo, mi sembrava felice.
Non me lo spiegavo.
Quando ci allenavamo con Hito no Shi, lui si mostrava sempre
più determinato ad
aumentare la sua forza e la sua abilità.
Ma se fosse stato solo quello, non mi sarei preoccupata.
Il guaio era che Hidari partecipava ogni sera alle missioni a Moon.
E lo faceva di sua spontanea volontà.
Forsaken,
I
live for
those I lost along
the way
Cercavo di capire il motivo di quel suo comportamento.
Un giorno, alla radura, gli chiesi perché partecipasse
così spesso alle
missioni.
- Non c'è un motivo, Hime. Purtroppo devo abituarmi ad
andare ogni sera a Moon.
Così dicono gli altri. Se rifiutassi ogni volta di
partecipare alle missioni,
sospetterebbero qualcosa. - mi rispose, accarezzandomi la testa.
- Non preoccuparti, piccola. - mi sussurrò poco dopo,
baciandomi la fronte.
Ma io non riuscivo a tranquillizzarmi.
And
I can't remember how it
all
began to break
La mia più grande paura, nel vederlo così, era
che Hidari si stesse lentamente
adeguando a quella vita.
La stessa vita che conduceva la mia famiglia, e la stessa che li
rendeva così
crudeli.
Non avrei mai voluto che l'unica luce in tutte quelle tenebre si
spegnesse.
Hidari era un ribelle, non poteva inchinarsi di fronte a quelle
ingiustizie.
Aveva sofferto tanto, per colpa di quel mondo in cui eravamo
intrappolati.
E ora non poteva diventare come tutti gli altri Ashura, non sarebbe
stato un
altro servo di Arashi.
Conoscevo mio fratello. Non si sarebbe arreso.
Ma avevo paura lo stesso.
You suffer,
I live to
fight and die another day
***
Erano passati nove giorni, dalla mattina in cui Hidari aveva iniziato
ad essere
felice.
Come al solito, nella radura, ci esercitammo con Hito no Shi.
- Sai, piccola Hime, ti voglio un mondo di bene. - mi
sussurrò, a fine
allenamento.
Io lo abbracciai, ricambiando il suo affetto.
Ma stavolta, le sue parole non mi rassicuravano completamente.
- Stasera vai di nuovo a Moon? - gli chiesi poco dopo.
- Sì, sorellina. Ma non preoccuparti: so cosa faccio. - mi
rispose, con
dolcezza.
- Ma ormai ci vai ogni sera... fino a pochi giorni fa non era
così... -
mormorai. Ero triste.
Hidari si rendeva conto del mio stato d'animo. Sapeva perfettamente
come mi
sentivo e quali erano le mie preoccupazioni.
- Hime, ti fidi di quello che faccio?
Il mio adorato fratello mi guardava negli occhi, sicuro di quello che
stava
dicendo.
- Sì, Hidari. Mi fido, ma sono solo preoccupata...
- Non c'è bisogno di preoccuparsi. Continua a fidarti,
piccola Hime. Fidati di
tuo fratello.
***
Quella sera stessa, Hidari e i miei genitori partirono presto per Moon.
Avevano
stabilito da tempo di fare una riunione con un clan di un'altra isola
lì
vicino.
Quando uscii dalla palestra alle nove, vidi che mio fratello era venuto
lì
davanti per salutarmi.
- Stiamo andando a Moon, ma non so a che ora torneremo. Di solito le
riunioni
durano parecchio.
Hidari mi sorrideva, con gli occhi che brillavano più che
mai.
- Ti volevo salutare, prima di andare. - mi sussurrò.
Gli sorrisi, incerta.
- Al massimo ci vediamo domani mattina, ok fratellone? - cercavo di
apparire
serena, ma non lo ero.
Hidari sembrava contento. Eppure stava per prendere parte a una
missione.
- Ok... - mi sussurrò, ancora più piano.
Il mio amato fratello mi abbracciò. Mi strinse
più forte che poteva.
Fast I fade away
It's almost
over
Pochi minuti dopo ero già in cucina. Cenai coi miei due
nonni, che per quella
sera erano rimasti sull'isola. Mangiammo silenziosamente, scambiandoci
solo
qualche parola.
Poco più tardi ero già a letto.
Avrei voluto dormire sonni tranquilli. Ma non fu così.
Alle due di notte fui svegliata dalle urla di mia nonna.
Hold
on...
- COSA? COSA SIGNIFICA? - gridava. Non l'avevo mai sentita
così agitata.
Mi alzai dal letto, senza capire cosa stesse accadendo.
Al piano di sotto si udivano i passi dei miei nonni, che correvano
verso
l'ingresso. Mi affacciai alla finestra: vicino a casa mia si
erano
riuniti alcuni demoni.
Scesi in fretta le scale e uscii di casa.
I miei nonni avevano già raggiunto il gruppo di demoni.
Non erano in molti: riuscivo a riconoscere Eris, insieme ad altri
quattro che
abitavano sull'isola.
Ma due di loro avevano le ali spiegate.
Riuscii a raggiungerli proprio mentre stavano entrando nella palestra
dove mi
allenavo.
- Cos'è successo? - chiedeva mio nonno, con voce tuonante.
Entrai anche io nella palestra. I demoni con le ali spiegate erano
seduti.
Solo in quel momento mi accorsi delle numerose ferite che ricoprivano i
loro
corpi.
Uno di loro non aveva le pupille. Era il più terrificante
dell'isola.
Ma in quel momento sembrava debole e quasi impaurito.
L'altro, dall'aspetto apparentemente umano, aveva le braccia
insanguinate.
- Hanno... hanno attaccato... - mormorò il demone senza
pupille.
Gli occhi di Eris diventarono fessure.
- CHI? - urlò. Sembrava aver già capito tutto.
- L'agenzia... - sussurrò di nuovo il demone senza pupille.
- L'agenzia Hope... - completò l'altro, con un po'
più di forza.
I miei nonni si guardarono. Mia nonna si portò una mano alla
bocca,
terrorizzata.
Eris tremava di rabbia. Gli altri due demoni di fianco a lei, che
conoscevo
solo di sfuggita, mormorarono qualcosa.
Sapevo cos'era l'agenzia Hope.
Aveva sede su un'isola di Moon, ma piuttosto distante dalla nostra.
Lì vivevano
numerosi guerrieri e maestri che combattevano contro gli Ashura.
Era quella la casa delle reincarnazioni delle Signore della Luce.
- Bastardi... - sibilò Eris.
- Ci... ci hanno attaccato mentre eravamo alla riunione... sono entrati
nell'edificio dove stavamo...
Il demone senza pupille non riusciva a continuare. Si premeva il torace
con una
mano, dolorante.
- Eravamo nemmeno una ventina... loro invece erano in sessanta... -
continuò
l'altro.
- Si sono organizzati... maledetti... - sussurrò mio nonno.
Era furente.
Io stavo lì, senza sapere cosa dire.
Poi sentii un grande dolore al cuore.
Hidari era con loro, durante l'attacco.
Slow I suffocate
I'm cold and
broken
-
Che fine hanno fatto gli altri? -
chiese mia nonna, angosciata.
Il demone con le mani insanguinate sorrise sarcasticamente. Non
riusciva
nemmeno a muovere le sue ali nere e lucide.
- Secondo te? - rispose, maligno - Hanno catturato tutti gli umani... i
demoni
li hanno uccisi.
Eris dette un pugno alla parete.
Sobbalzai.
Il cuore mi batteva a mille.
Allora avevano catturato anche Hidari?
- Siamo riusciti a fuggire solo noi due... - continuò il
demone con le mani
insanguinate - siamo scappati da una finestra, volando.
Un demone dietro a Eris imprecò.
- Bastardi... come facevano a sapere dove vi trovavate? - chiese mio
nonno,
rosso in faccia.
Il demone con le mani insanguinate sorrise di nuovo. Ma stavolta, sul
suo viso
si dipinse chiaramente un'espressione di profondo odio.
- Prova a indovinare... - sibilò.
Tremavo. La sua voce, in quel momento, era più gelida di
quella di Eris.
Poi, quello che disse non lo dimenticai mai.
Le sue parole mi scoppiarono in testa.
- E' stato Hidari.
Mia nonna si appoggiò alle spalle del marito, incapace di
reggersi in piedi.
Per la prima volta vidi delle lacrime rigarle il volto.
Mio nonno stava immobile, stringendo i pugni, incapace di reagire.
Gli occhi di Eris divennero più rossi che mai.
- Maledetto... lurido bastardo... - ringhiò.
Io guardavo il vuoto. Ancora non ci credevo.
- Hidari ha tradito. Si è alleato con l'agenzia Hope. -
continuò il demone
dalle mani insanguinate.
- Ha... ha combattuto contro i suoi stessi compagni... - aggiunse
l'altro, con
un fil di voce.
- E contro i suoi genitori. - completò mio nonno, fuori di
sé dalla rabbia.
Eris sputò sul pavimento.
- La deve pagare... - mormorò, insieme ai due demoni dietro
di lei.
Poi mi guardò, lanciandomi lo sguardo più gelido
del mondo.
Io continuavo a tremare. Non sapevo che fare.
- Daruma, vai subito a dormire! Dobbiamo parlare tra di noi! -
tuonò mio nonno.
Sobbalzai di nuovo. Il tono di mio nonno era terrificante.
Corsi a casa, incapace di fare altro.
Ero in camera mia.
Avevo gli occhi lucidi, ma non sapevo se per la gioia o per lo
sconforto.
Non mi importava nulla dei miei genitori. Se in quel momento erano in
carcere,
se lo meritavano.
Ma non sapevo dove fosse Hidari, in quel momento.
Probabilmente era sano e salvo, assieme all'agenzia Hope. Ma questo non
riusciva a tranquillizzarmi.
Alone
Ora capivo perché Hidari era stato così felice,
in quegli ultimi giorni.
Ora capivo perché voleva che mi fidassi di lui.
Ora capivo perché, prima di partire per Moon, era venuto a
salutarmi.
Ma una cosa non capivo.
Hidari si era ribellato.
Ma mi aveva lasciato sull'isola.
I'm
cold and broken...
***
Angolo dell'autrice ***
Rieccomi qui, col quinto
capitolo! ^^ Spero vi sia
piaciuto. So che la storia è un tantino cupa, ma mi auguro
che possa trasmettervi
lo stesso qualche emozione. :)
La canzone che ho usato in questo capitolo è "Fade
away" dei Breaking
Benjamin, mi sembrava adatta per il testo. XD
Ah, colgo l'occasione per precisare una cosuccia... questa storia non
sarà
molto lunga, perché è il prologo di un'altra
storia che forse, se Dio vuole,
prima o poi scriverò (anzi riscriverò XD).
Però devo dire che ci tengo davvero
moltissimo a Princess of Pain, e specialmente a Hime. =)
Ringrazio tutti coloro che hanno letto questa storia, e grazie infinite
soprattutto a chi l'ha recensita!! :D
Hope52: sono felice che ti piaccia come scrivo! *__* Sono
lusingata XD
Spero che la storia continuerà a incuriosirti! :) Bè,
forse questo capitolo ti avrà lasciato un po' attonita O.o
Comunque sì, ho
usato di proposito il nome di Eris, proprio perché
è il nome della dea della
discordia. Però me l'ha consigliato una mia amica, quindi
non è farina del mio
sacco! ^^'''
Pillo: che dirti, donna, ti ho già
risposto a voce! ^^ Eh già, la scuola
ci riempiva di compiti...ma per fortuna ora ne approfitto! ^^ Spero che
ti
piacerà anche questo cappy
=) Bè,
sì, effettivamente ha fatto pena anche a me il barbone :S E'
proprio difficile
per me scrivere scene di questo genere! X.x
Thoas
Pensiero: sono contenta che la
scena della morte del barbone ti sia piaciuta. Menomale! XDXD Eh
sì, Hidari a
volte decide di fare delle cose un po' strane O.o ma non è
pazzo, tranquillo!
;) In ogni caso sono solo lui e Daruma che vogliono ribellarsi =) Gli
altri si
adeguano più semplicemente a quella vita... mah X.x Ehh
sì, Hime prima o poi le farà una sorpresa ;) ;)
Raukath:
ebbene sì, il padre di Hime e
Hidari è addirittura più orribile dei demoni! X.x
Ma in questo capitolo ha
fatto la fine che meritava. U.u
Purtroppo lo stato di
disperazione continua anche in questo capitolo, ma spero di non
deprimervi! X.x
Eh già, hai ragione: usare una katana è davvero
molto più bello ;) E proprio
quell'arma avrà un ruolo importante nella storia :D
Grazie ancora a tutti!!! Al prossimo capitolo! ;)
Valerie