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Autore: Valerie_Laichettes    28/06/2010    9 recensioni
Daruma Ashura è nata nella famiglia sbagliata.
Daruma Ashura fa parte di un clan al servizio della demone più potente del mondo.
E come molti altri, Daruma Ashura è solo una marionetta nelle mani di altri demoni, che l'addestrano a uccidere.
Nella sua vita e in quella di suo fratello Hidari esiste solo questo. Ma forse non è troppo tardi per ribellarsi...
[Questa è la mia prima storia, è una songfic. Spero che possa piacervi!]
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5




I'm cold and broken...

It's over, I didn't want to see it come to this
I wonder if I will ever see your face again
And I know that I will find a way to shed my skin
It's simple, I know that I will suffer in the end...



Quella sera, in cielo, non si vedeva nessuna stella.
Ero appena uscita dalla palestra, reduce dall'allenamento con Eris. Dovevano essere le nove o poco più.
Mi ero esercitata di nuovo con le pistole, tra un insulto e l'altro della mia allenatrice.
Ma ora ero libera.
Potevo tranquillamente tornare a casa, a dormire. Mi avrebbe aspettato un'altra giornata come quella, ma almeno potevo riposarmi.
Mi diressi verso casa con passo veloce, nella speranza di riuscire a salutare mio fratello, prima che si recasse a Moon con gli altri.
Entrai in soggiorno. Sentivo dei rumori provenienti dalla cucina: forse Hidari non era ancora partito.
E invece, mi sbagliavo.
In cucina c'era tutt'altro che mio fratello.
Una donna anziana, dai capelli rossi ormai striati di bianco, stava aprendo il frigorifero.

- Nonna... - mormorai, stupita.
- Ciao Daruma. - rispose, con indifferenza.
Non si voltò a guardarmi. Era troppo presa ad ispezionare il frigo.
- Hai finito l'allenamento? - chiese, mentre posava del cibo sulla tavola.
La voce di mia nonna era fredda e disinteressata: non serviva un genio per capire che la mia compagnia le importava ben poco.
- Sì, ho finito poco fa.
Mia nonna prese un piatto dal mobile ed apparecchiò solo per uno. Poi si sedette e iniziò a mangiare.
Ignorai la sua gentilezza e apparecchiai anche per me.
- In cosa ti sei esercitata? - domandò ancora.
Gli allenamenti sembravano l'unico argomento che le interessava chiedermi. E non c'era da stupirsi, visto che quasi tutti i discorsi con i miei familiari riguardavano quello.
Anzi, mia nonna era colei con cui avevo più occasione di parlare, ovviamente escludendo Hidari.
- Con le pistole. Nel pomeriggio ho tirato con l'arco. - risposi, senza mostrare alcun entusiasmo.
Presi un po' di carne e la misi nel piatto. Era stata cucinata parecchie ore fa, e ormai aveva perso quasi tutto il suo sapore.
- Ottimo, vedo che Eris sa come prepararti adeguatamente. D'altronde, ormai sei entrata nell'adolescenza: tra pochi anni anche tu potrai partecipare alle missioni, e dovrai essere addestrata bene.
Cercai di non badare molto a quella risposta. Non volevo immaginare un futuro simile, per me. In quel momento, era già troppo pensare che il mio amato fratello si trovava a Moon, costretto a compiere chissà quale altro crimine.

Fast I fade away
It's almost over


- A mio parere, Eris è una brava insegnante. - proseguì mia nonna - E se lo dico io, che sono stata sua allieva, puoi star certa che è vero. E' severa, ma sa allenare molto bene.
Mia nonna stimava molto quella demone. Non rinunciava mai ad elogiarla, per farmi capire quanto fossi fortunata ad avere un'allenatrice come lei.
Come tutti i suoi simili, Eris viveva parecchi secoli in più di noi. Per questo motivo, Arashi l'aveva incaricata di allenare quasi tutta la nostra famiglia: mia nonna, mio padre, Hidari ed io.
Non riuscivo a capire come i miei parenti potessero essere grati a quella demone per averli allenati durante la loro giovinezza. Probabilmente, era grazie a lei che erano diventati degli assassini senza molti scrupoli.
Forse eravamo io e Hidari ad essere strani. E forse soffrivamo tanto perché, a differenza di tutti gli altri, non ignoravamo l'esistenza di una vita più onesta.
- Perché non sei andata a Moon stasera? - chiesi a mia nonna, cercando di cambiare argomento. Non avevo assolutamente voglia di parlare di Eris.
- Tuo nonno dice che sono solo una vecchia lenta e ritardata, che sono un ostacolo per le missioni. Così, non mi ha permesso di venire. Peccato che non capisca di essere lui a rappresentare un impiccio per tutti gli altri.
Mia nonna si morse il labbro inferiore, facendo una smorfia. Sembrava piuttosto arrabbiata col marito.
- Almeno al mio posto hanno mandato Hidari. - concluse, un po' più calma.
Abbassai lo sguardo. Cercavo di non pensare al dolore di mio fratello, in quel momento.
Pregai perché, quella sera, non dovesse uccidere nessuno.
Non risposi a mia nonna. Non trovavo le parole.

Hold on...



La cena non durò ancora molto. Dopo cinque minuti, mia nonna si alzò.
- Credo che per stavolta andrò a dormire. - annunciò - Forse sono davvero vecchia e lenta.
La guardai. Aveva più rughe del solito, sul volto. Solo i suoi occhi azzurri brillavano ancora.
Era davvero così cattiva?
Non lo sapevo. I miei genitori ricordavano con orgoglio quanto mia nonna fosse stata spietata, da giovane. Era un'assassina professionista, di quelle che non esitavano a uccidere nessuno, con o senza armi. Per fortuna, io non l'avevo mai vista all'opera.
Ma sapevo che, grosso modo, anche mio nonno e i miei genitori erano così.
Eppure, a volte mia nonna pareva più affettuosa di loro.
- Non sei vecchia... - mormorai, poco convinta.
Per un attimo, mia nonna mi sorrise. Poi uscì dalla cucina, lasciandomi sola.

Finita la cena, andai anche io a dormire. Avrei voluto aspettare il ritorno di Hidari, ma sapevo che sarebbe tornato parecchie ore più tardi. Così, vinta dal sonno, mi addormentai.

Slow I suffocate
I'm cold and broken


Quella notte, grazie al Cielo, il mio adorato fratello non dovette uccidere nessuno.

 Alone

 

***


Passò circa una settimana e mezzo con la solita routine.
Eris continuava a farmi usare le pistole, fino a che non si accorse che i lividi al braccio, ormai, non mi facevano più tanto male. Così, mio malgrado, tornai ad allenarmi anche con i combattimenti corpo a corpo e con le spade.
Hidari, invece, era sempre più infelice. Alla radura ci esercitavamo ogni pomeriggio con Hito no Shi. A volte, in queste occasioni, lo vedevo sorridere. Ma più passavano i giorni, più era raro che accadesse.
Non partecipava sempre alle missioni, ma ciò non serviva a migliorare il suo umore.

It's hopeless,
the end will come and wash it all away


Una mattina, però, mio fratello si comportò in modo diverso dal solito.
- Ciao, piccola Hime - mi sussurrò, appena mi svegliai.
Hidari era già in piedi, pronto per andare in palestra, nonostante avesse partecipato a una missione la sera prima.
- Ciao fratellone... - gli mormorai, ancora intontita, mentre mi alzavo dal letto.
Lui mi si avvicinò e mi baciò la fronte.
Lo guardai negli occhi: brillavano. Nemmeno la frangia mi impediva di notarlo.
- Sei già pronto? - gli chiesi.
Hidari annuì.
- Stavo per andare ad allenarmi. - rispose, con un grande sorriso.
Non riuscivo a capire il motivo della sua allegria. Di solito, la mattina dopo essere andato a una missione a Moon, mio fratello era di tutt'altro umore.
- Ci vediamo alle sei, ok piccola?
Io annuii, ricambiando il sorriso. Hidari mi abbracciò forte e se ne andò.

Da quella mattina in poi, gli occhi del mio adorato fratello brillarono sempre di più. Ogni volta che lo incontravo, mi sembrava felice.
Non me lo spiegavo.
Quando ci allenavamo con Hito no Shi, lui si mostrava sempre più determinato ad aumentare la sua forza e la sua abilità.
Ma se fosse stato solo quello, non mi sarei preoccupata.
Il guaio era che Hidari partecipava ogni sera alle missioni a Moon.
E lo faceva di sua spontanea volontà.

Forsaken,
I live for those I lost along the way


Cercavo di capire il motivo di quel suo comportamento.
Un giorno, alla radura, gli chiesi perché partecipasse così spesso alle missioni.
- Non c'è un motivo, Hime. Purtroppo devo abituarmi ad andare ogni sera a Moon. Così dicono gli altri. Se rifiutassi ogni volta di partecipare alle missioni, sospetterebbero qualcosa. - mi rispose, accarezzandomi la testa.
- Non preoccuparti, piccola. - mi sussurrò poco dopo, baciandomi la fronte.
Ma io non riuscivo a tranquillizzarmi.

And I can't remember how it all began to break


La mia più grande paura, nel vederlo così, era che Hidari si stesse lentamente adeguando a quella vita.
La stessa vita che conduceva la mia famiglia, e la stessa che li rendeva così crudeli.
Non avrei mai voluto che l'unica luce in tutte quelle tenebre si spegnesse.
Hidari era un ribelle, non poteva inchinarsi di fronte a quelle ingiustizie.
Aveva sofferto tanto, per colpa di quel mondo in cui eravamo intrappolati.
E ora non poteva diventare come tutti gli altri Ashura, non sarebbe stato un altro servo di Arashi.

Conoscevo mio fratello. Non si sarebbe arreso.
Ma avevo paura lo stesso.

You suffer,
I live to fight and die another day

 

***


Erano passati nove giorni, dalla mattina in cui Hidari aveva iniziato ad essere felice.
Come al solito, nella radura, ci esercitammo con Hito no Shi.
- Sai, piccola Hime, ti voglio un mondo di bene. - mi sussurrò, a fine allenamento.
Io lo abbracciai, ricambiando il suo affetto.
Ma stavolta, le sue parole non mi rassicuravano completamente.
- Stasera vai di nuovo a Moon? - gli chiesi poco dopo.
- Sì, sorellina. Ma non preoccuparti: so cosa faccio. - mi rispose, con dolcezza.
- Ma ormai ci vai ogni sera... fino a pochi giorni fa non era così... - mormorai. Ero triste.
Hidari si rendeva conto del mio stato d'animo. Sapeva perfettamente come mi sentivo e quali erano le mie preoccupazioni.
- Hime, ti fidi di quello che faccio?
Il mio adorato fratello mi guardava negli occhi, sicuro di quello che stava dicendo.
- Sì, Hidari. Mi fido, ma sono solo preoccupata...
- Non c'è bisogno di preoccuparsi. Continua a fidarti, piccola Hime. Fidati di tuo fratello.

***


Quella sera stessa, Hidari e i miei genitori partirono presto per Moon. Avevano stabilito da tempo di fare una riunione con un clan di un'altra isola lì vicino.
Quando uscii dalla palestra alle nove, vidi che mio fratello era venuto lì davanti per salutarmi.
- Stiamo andando a Moon, ma non so a che ora torneremo. Di solito le riunioni durano parecchio.
Hidari mi sorrideva, con gli occhi che brillavano più che mai.
- Ti volevo salutare, prima di andare. - mi sussurrò.
Gli sorrisi, incerta.
- Al massimo ci vediamo domani mattina, ok fratellone? - cercavo di apparire serena, ma non lo ero.
Hidari sembrava contento. Eppure stava per prendere parte a una missione.
- Ok... - mi sussurrò, ancora più piano.
Il mio amato fratello mi abbracciò. Mi strinse più forte che poteva.

Fast I fade away
It's almost over


Pochi minuti dopo ero già in cucina. Cenai coi miei due nonni, che per quella sera erano rimasti sull'isola. Mangiammo silenziosamente, scambiandoci solo qualche parola.
Poco più tardi ero già a letto.
Avrei voluto dormire sonni tranquilli. Ma non fu così.
Alle due di notte fui svegliata dalle urla di mia nonna.

Hold on...


- COSA? COSA SIGNIFICA? - gridava. Non l'avevo mai sentita così agitata.
Mi alzai dal letto, senza capire cosa stesse accadendo.
Al piano di sotto si udivano i passi dei miei nonni, che correvano verso l'ingresso.  Mi affacciai alla finestra: vicino a casa mia si erano riuniti alcuni demoni.
Scesi in fretta le scale e uscii di casa.
I miei nonni avevano già raggiunto il gruppo di demoni.
Non erano in molti: riuscivo a riconoscere Eris, insieme ad altri quattro che abitavano sull'isola.
Ma due di loro avevano le ali spiegate.
Riuscii a raggiungerli proprio mentre stavano entrando nella palestra dove mi allenavo.  

- Cos'è successo? - chiedeva mio nonno, con voce tuonante.
Entrai anche io nella palestra. I demoni con le ali spiegate erano seduti.
Solo in quel momento mi accorsi delle numerose ferite che ricoprivano i loro corpi.
Uno di loro non aveva le pupille. Era il più terrificante dell'isola.
Ma in quel momento sembrava debole e quasi impaurito.
L'altro, dall'aspetto apparentemente umano, aveva le braccia insanguinate.
- Hanno... hanno attaccato... - mormorò il demone senza pupille.
Gli occhi di Eris diventarono fessure.
- CHI? - urlò. Sembrava aver già capito tutto.
- L'agenzia... - sussurrò di nuovo il demone senza pupille.
- L'agenzia Hope... - completò l'altro, con un po' più di forza.
I miei nonni si guardarono. Mia nonna si portò una mano alla bocca, terrorizzata.
Eris tremava di rabbia. Gli altri due demoni di fianco a lei, che conoscevo solo di sfuggita, mormorarono qualcosa.
Sapevo cos'era l'agenzia Hope.
Aveva sede su un'isola di Moon, ma piuttosto distante dalla nostra. Lì vivevano numerosi guerrieri e maestri che combattevano contro gli Ashura.
Era quella la casa delle reincarnazioni delle Signore della Luce.
- Bastardi... - sibilò Eris.
- Ci... ci hanno attaccato mentre eravamo alla riunione... sono entrati nell'edificio dove stavamo...
Il demone senza pupille non riusciva a continuare. Si premeva il torace con una mano, dolorante.
- Eravamo nemmeno una ventina... loro invece erano in sessanta... - continuò l'altro.
- Si sono organizzati... maledetti... - sussurrò mio nonno. Era furente.
Io stavo lì, senza sapere cosa dire.
Poi sentii un grande dolore al cuore.
Hidari era con loro, durante l'attacco.

Slow I suffocate
I'm cold and broken


- Che fine hanno fatto gli altri? - chiese mia nonna, angosciata.
Il demone con le mani insanguinate sorrise sarcasticamente. Non riusciva nemmeno a muovere le sue ali nere e lucide.
- Secondo te? - rispose, maligno - Hanno catturato tutti gli umani... i demoni li hanno uccisi.
Eris dette un pugno alla parete.
Sobbalzai.
Il cuore mi batteva a mille.
Allora avevano catturato anche Hidari?
- Siamo riusciti a fuggire solo noi due... - continuò il demone con le mani insanguinate - siamo scappati da una finestra, volando.
Un demone dietro a Eris imprecò.
- Bastardi... come facevano a sapere dove vi trovavate? - chiese mio nonno, rosso in faccia.
Il demone con le mani insanguinate sorrise di nuovo. Ma stavolta, sul suo viso si dipinse chiaramente un'espressione di profondo odio.
- Prova a indovinare... - sibilò.
Tremavo. La sua voce, in quel momento, era più gelida di quella di Eris.
Poi, quello che disse non lo dimenticai mai.
Le sue parole mi scoppiarono in testa.
- E' stato Hidari.

Mia nonna si appoggiò alle spalle del marito, incapace di reggersi in piedi. Per la prima volta vidi delle lacrime rigarle il volto.
Mio nonno stava immobile, stringendo i pugni, incapace di reagire.
Gli occhi di Eris divennero più rossi che mai.
- Maledetto... lurido bastardo... - ringhiò.
Io guardavo il vuoto. Ancora non ci credevo.
- Hidari ha tradito. Si è alleato con l'agenzia Hope. - continuò il demone dalle mani insanguinate.
- Ha... ha combattuto contro i suoi stessi compagni... - aggiunse l'altro, con un fil di voce.
- E contro i suoi genitori. - completò mio nonno, fuori di sé dalla rabbia.
Eris sputò sul pavimento.
- La deve pagare... - mormorò, insieme ai due demoni dietro di lei.
Poi mi guardò, lanciandomi lo sguardo più gelido del mondo.
Io continuavo a tremare. Non sapevo che fare.
- Daruma, vai subito a dormire! Dobbiamo parlare tra di noi! - tuonò mio nonno.
Sobbalzai di nuovo. Il tono di mio nonno era terrificante.
Corsi a casa, incapace di fare altro.

Ero in camera mia.
Avevo gli occhi lucidi, ma non sapevo se per la gioia o per lo sconforto.
Non mi importava nulla dei miei genitori. Se in quel momento erano in carcere, se lo meritavano.
Ma non sapevo dove fosse Hidari, in quel momento.
Probabilmente era sano e salvo, assieme all'agenzia Hope. Ma questo non riusciva a tranquillizzarmi.

Alone


Ora capivo perché Hidari era stato così felice, in quegli ultimi giorni.
Ora capivo perché voleva che mi fidassi di lui.
Ora capivo perché, prima di partire per Moon, era venuto a salutarmi.
Ma una cosa non capivo.

Hidari si era ribellato.
Ma mi aveva lasciato sull'isola.

I'm cold and broken...

*** Angolo dell'autrice ***

Rieccomi qui, col quinto capitolo! ^^ Spero vi sia piaciuto. So che la storia è un tantino cupa, ma mi auguro che possa trasmettervi lo stesso qualche emozione. :)
La canzone che ho usato in questo capitolo è "Fade away" dei Breaking Benjamin, mi sembrava adatta per il testo. XD
Ah, colgo l'occasione per precisare una cosuccia... questa storia non sarà molto lunga, perché è il prologo di un'altra storia che forse, se Dio vuole, prima o poi scriverò (anzi riscriverò XD). Però devo dire che ci tengo davvero moltissimo a Princess of Pain, e specialmente a Hime. =)

Ringrazio tutti coloro che hanno letto questa storia, e grazie infinite soprattutto a chi l'ha recensita!! :D

Hope52:
sono felice che ti piaccia come scrivo! *__* Sono lusingata XD Spero che la storia continuerà a incuriosirti! :) , forse questo capitolo ti avrà lasciato un po' attonita O.o Comunque sì, ho usato di proposito il nome di Eris, proprio perché è il nome della dea della discordia. Però me l'ha consigliato una mia amica, quindi non è farina del mio sacco! ^^'''
Pillo: che dirti, donna, ti ho già risposto a voce! ^^ Eh già, la scuola ci riempiva di compiti...ma per fortuna ora ne approfitto! ^^ Spero che ti piacerà anche questo cappy =) , sì, effettivamente ha fatto pena anche a me il barbone :S E' proprio difficile per me scrivere scene di questo genere! X.x
Thoas Pensiero: sono contenta che la scena della morte del barbone ti sia piaciuta. Menomale! XDXD Eh sì, Hidari a volte decide di fare delle cose un po' strane O.o ma non è pazzo, tranquillo! ;) In ogni caso sono solo lui e Daruma che vogliono ribellarsi =) Gli altri si adeguano più semplicemente a quella vita... mah X.x Ehh sì, Hime prima o poi le farà una sorpresa ;) ;)
Raukath: ebbene sì, il padre di Hime e Hidari è addirittura più orribile dei demoni! X.x Ma in questo capitolo ha fatto la fine che meritava. U.u Purtroppo lo stato di disperazione continua anche in questo capitolo, ma spero di non deprimervi! X.x Eh già, hai ragione: usare una katana è davvero molto più bello ;) E proprio quell'arma avrà un ruolo importante nella storia :D

Grazie ancora a tutti!!! Al prossimo capitolo! ;)

Valerie



 

  
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