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Autore: Madem    28/06/2010    13 recensioni
Un viaggio potrà cambiare le cose?
Genere: Romantico, Malinconico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il calore di quel corpo così vicino al suo lo destabilizzava: Akane era così piccola, innoqua.

Come diavolo potevo definirla “vita larga”? E’ così magra... e poi dorme in maniera così angelica. Sembra una bambina.

Ranma non ne voleva sapere proprio di riportarla a casa: voleva godere di quel contatto, a costo di prendersi una martellata in testa quando lei si sarebbe svegliata.

Andò sul tetto di casa Tendo, il suo posto preferito, si sedette a gambe incrociate, e per un tempo che non seppe definire, vegliò sul suo sonno, guardandola, accarezzandole i capelli. Avrebbe voluto gridare al mondo quanto amava quel concentrato di energia. Ora che lo aveva ammesso a sé stesso, non riusciva a pensare lucidamente a tutto il resto. C’era solo lei nei suoi pensieri. Il suo sorriso, le sue martellate, la sua vicinanza.

Stava guardando il tramonto, quando il corpo che teneva tra le sue braccia si mosse.

“Ben svegliata!”, disse Ranma, ad una Akane che ora si stropicciava gli occhi chiedendosi dove si trovasse.

“Mmmm”, fu la risposta di lei, che invece di arrabbiarsi, come lui si aspettava, si sistemò meglio tra le braccia di lui. “Prima che uno di noi rovini tutto, Ranma, possiamo stare qui così ancora per un po’?”, chiese lei.

Lui non rispose, la strinse di più a sé e le diede un tenero bacio sulla fronte. Stavano bene, così vicini, non si sarebbero mai mossi, ma presto venne la sera.

“Dobbiamo rientrare Akane, presto sarà pronta la cena, e saranno tutti preoccupati per te!”, disse lui.

“Ok!”, rispose Akane.

Stavano per scendere dal tetto, quando Ranma chiese: “Senti, Akane, che cosa voleva oggi il preside?”.

Akane trasalì. Sapeva che avrebbero dovuto parlarne, ma non si aspettava una domanda così diretta da lui. Si girò verso di lui, e cominciò a piangere.

“No, no… Akane non piangere! Se non vuoi dirmelo non sei obbligata… su per favore non piangere!”. Akane si aggrappò al suo collo, e lo abbraccio con una dolcezza disarmante. “Senti, Ranma. Possiamo non andare a scuola domani? Facciamo una gita, andiamo al mare!”, disse trattenendo le lacrime. “Ma, Akane…”, fu l’unica cosa che Ranma seppe dire. “Ti prego, Ranma, ti prego!”, implorò lei. Lui la allontanò dal suo corpo e le asciugò le lacrime. “Va bene, però ora smettila di piangere, piagnucolona!”. Akane sorrise, e lui si sciolse davanti a tanta tenerezza, come sempre.

Akane non si presentò a cena. Ranma non disse nulla della gita che avevano in programma per il giorno successivo, non poteva rischiare di trovarsi tutti intorno. Ripensò alla richiesta di Akane. Non era da lei fare richieste simili, non era da lei saltare scuola. Questo lo preoccupava. Terminata la cena andò in palestra, dove prese ad allenarsi.

Akane fissava i moduli per l’iscrizione al progetto “Columbia”. Cosa avrebbe dovuto fare? Accettare? Salutare tutti? Salutare Ranma? Era un suo capriccio, oppure poteva essere davvero un’opportunità incredibile, come aveva detto il Dottor Tofu? Era confusa. Andò in bagno. Forse immergersi in acqua bollente avrebbe permesso al suo corpo di rilassarsi.

Ripensò al pomeriggio, a come Ranma l’aveva stretta tra le sue braccia e coccolata per un tempo interminabile. E poi quel bacio, così delicato. Avvampò. – Come farei senza Ranma, per un anno? – si chiese. Il giorno successivo ne avrebbe parlato con lui. Voleva parlare anche di tante altre cose, ma non sapeva se ne aveva il coraggio. – Semmai decidessi di partire – si era detta, - dovrei decidermi a confessare i miei sentimenti –. Sarebbe stato stupido partire lasciando tutto al caso. L’avrebbe aspettata? Cosa avrebbe fatto lui in quei dodici mesi di lontananza?

Uscì dalla vasca, si avvolse in un asciugamano, e si guardò allo specchio. I capelli le erano cresciuti, ormai erano alle spalle. Le davano un’aria matura. Aprì la porta del bagno e fece per andare in camera, ma si trovò Ranma davanti.

“Oh, scusa Akane io non volevo…”, disse lui imbarazzato.

“Perché ti scusi? Sei in corridoio, non mi sembra che tu abbia fatto nulla,no?, chiese lei.

“Oh, beh, no, ma sai… di solito…”, cercò di formulare una frase.

“Di solito sono un maschiaccio, violenta e con il sex appeal di un cetriolo, vero?”, chiese lei sorridendo.

“No, cioè si, cioè no… Oh insomma Akane! Vai a vestirti!”, disse lui, imbarazzatissimo.

Lei si guardò, e si accorse della sua mise succinta. “Oh!”, riuscì solo a dire, prima di sparire nella sua camera.

Ranma fissava la porta chiusa. Akane era splendida. Non avrebbe resistito un minuto di più, con quel corpo così sensuale vicino. Era pur sempre un uomo, con i suoi desideri, le sue pulsioni, le sue voglie.

La notte passò serena.

Akane si svegliò per via dei raggi del sole che le baciavano il viso. Era l’alba. Si alzò e si vestì. Voleva essere carina quel giorno. Sarebbe rimasta sola con Ranma per un sacco di ore, avrebbe dovuto parlare di cose serie, ma la cosa più importante è che gli avrebbe confessato i suoi sentimenti. Ogni cosa. Lui doveva sapere, poi lei avrebbe potuto decidere. Dei leggins e una maglietta lunga, con una cintura e dei sandali potevano essere l’ideale. Preparò la borsa, mise i documenti della Columbia, e uscì dalla stanza.

Passò dal bagno, si lavò e si mise un po’ di matita. Oggi voleva essere “di più”. Era cerca che Ranma l’avrebbe offesa comunque, alla prima occasione, ma non le importava. Voleva stare bene con sé stessa, sentirsi carina per sé stessa.

Uscì dal bagno e se lo ritrovò davanti. Arrossì. Era così tremendamente sexy, con i muscoli scolpiti, il volto che cominciava a prendere colore, per via del sole insistente.

“Sei… sei già sveglio?”, chiese lei, allibita. Ranma non si era mai svegliato così presto.

“Certo! Non voglio mica rischiare che qualcuno ci veda… poi sai che casino!”, disse lui, ed entrò in bagno.

Akane lo aspettò in veranda, seduta, mentre contemplava il sole appena sorto.

“Andiamo?”, le disse lui, porgendole la mano.

“Si!”, rispose lei, con uno dei suoi sorrisi.

Se la giornata inizia così, pensò Ranma, entro sera non risponderò più di me.

  
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