Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |      
Autore: Manuel Lanhart    13/09/2005    4 recensioni
Sei volata via,lontano...
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Inquisizione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
E così, anche tu sei andata via. Cenere al vento. E’ una strana emozione.
Ti sento qui, mentre sei andata via, per sempre.
E’ strano.
Neanche avessi recitato una di quelle formule, sparendo così, all’improvviso.
Neanche fossero vere quelle parole inventate, che ti hanno fatto volare via, lontano.
Per me erano assurde, ma forse avevano un senso per gli inquisitori, e avevano un senso anche per te.
Talvolta spegnevi la luce, e volavi nel buio.
Allora smettevi di baciarmi, e ridevi, ridevi come una bambina.
Ed io capivo ancora, e dicevo di sì, ti assecondavo.
Ridevi e parlavi.
E per te aveva un senso.
Vedevi scintille nella mente, e calderoni, fumo, erbe. Ed io aspettavo chiudendo le imposte.
Avevi una memoria incredibile per quelle frasi.
Circolavano da un angolo all’altro della cara, vecchia Europa, la terra del Cristo morto e risorto, la terra dimenticata da Dio. Terra di papi e di roghi.
Stavi dietro la porta, e quando un’altra donna gridava pazzie dalla paglia incendiata, chiudevi gli occhi e mandavi a memoria.
Non erano quelli, gli incantesimi.
Eri tu il mistero, così in bilico tra realtà e fantasia.
Follia.
Cercavo di proteggerti.
In casa ti osservavo e vegliavo, perché nessuno sentisse.
Fuori era terribile. Mi credevo un giocoliere sulla fune.
Nel tempo di fiera, quei roghi erano la principale attrazione.
Stavi lì, ferma, incantata, innanzi a quell’altra sventurata del caso, e dovevo costringerti per portarti via, lontano.
I villaggi hanno orecchie e bocche numerose.
Anche ora che ti sei spenta, c’è un’eco di te.
Accanto al fuoco i vecchi raccontano ai bambini di quel giorno quando hai sfilato per le vie tra guardie incappucciate.
E’ nel fuoco che vive il tuo ricordo.
Nostro figlio morto di tisi ancora bambino, innocente. Qualcos’altro è nato in te: un’ombra distorta, un meccanismo inceppato.
Appena i primi fuochi hanno bruciato hai trovato un nuovo scopo, ma folle.
E amarti non è mai stato così doloroso.
Finivano le tue magie, e riprendeva la vita normale.
Una variazione costante su cui vigilare giorno e notte.
Ma credo che qualche malia, alla fine, abbia avvolto anche me.
Devo aver dormito senza volerlo, o tirato il fiato al momento sbagliato.
E l’ho capito subito.
Chi bussa nel cuore della notte?
Sono entrati correndo e urlando.
Chi ha tradito?
Io all’impotenza, tu terrorizzata e di nuovo caduta nei tuoi inferni.
Quella volta sei stata tu ad assecondare, urlando, parlando.
Hai reso i loro sospetti fondati per quanto infondati, quella notte.
Le parole senza senso che continuavi a urlare oltre la porta richiusa con violenza mi hanno ferito più delle loro percosse.
Ma non quanto mi ha ferito il tuo sorriso in quegli istanti.
Eri bella e selvaggia.
Un fuoco vivo e ardente anche nel buio delle segrete.
La follia non ti ha mai abbandonata, da quella notte.
E si è spenta insieme a grida strazianti e carne bruciata, tra il riso dell’inquisizione e l’incoraggiamento del popolo.
E quando l’ultimo filo di fumo si è perso nel vento, ho pianto su di te.
Ho pianto.
Ho pianto.
L’unica magia che sei mai stata in grado di evocare è quella dell’amore, la magia più bella, quella più vera, che non ha bisogno di filtri e parole per essere compresa.
La magia ci riempiva la vita.
Quale dio malvagio l’avrebbe condannata?
Ma loro non hanno voluto riconoscere in te la follia. E non sei stata la sola, in tutti questi anni.
Il martello delle streghe colpisce ancora e ancora, e l’incudine resta salda sulla base.
Chissà se finirà prima o poi la persecuzione.
Ti amo, donna, anche se non sei più.
Ti amavo anche quando ti fingevi strega. Eri sempre tu.
Ti ho portato via da quel luogo di perdizione, lontano.
Ti ho portato via dal rogo morto, e spero che niente sia rimasto di te, lì.
Ho pianto.
Anche qui, sulla cima della costa.
Baciavo aliti di vento; era come sentire il tuo profumo…
Carezzavi i capelli e la barba incolta.
Finalmente un po’ di serenità.
Delicatamente ho sciolto il sacchetto, lasciandoti sfiorare i tuoi resti.
E li hai portati via, lontano, nel soffio del vento.
Cenere contro il blu intenso del mare.
Mi sentivo volare con te.
Ho sorriso.
Cullandomi tra le braccia di colei che amo.
Recitando quelle strane formule.
Credendomi stregone anch’io.
E dicevo di sì, ti avrei seguito un giorno, magari nel vento.
E forse quelle formule, le avremmo urlate insieme, ridendo di questa cara, vecchia terra, e volando via, lontano, nel vento, per incanto.
E volo via, ora, lontano…
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Manuel Lanhart