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Autore: Akemichan    25/11/2003    4 recensioni
Approdati in un'isola, i nostri vivranno le avventure più disparate. Zoro si perderà nel bosco in dolce compagnia, Rufy incontrerà una studiosa di frutti dle Diavolo, Sanji sarà alle prese con l'unica donna che non ama mentre Robin incontrerà una sua vecchia fiamma alla ricerca di un 'affare importante'...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Sulla Going Merry, ancorata sull’isola da ormai otto giorni, il tempo passava senza che tuttavia la situazione cambiasse di m

Sulla Going Merry, ancorata sull’isola da ormai otto giorni, il tempo  passava senza che tuttavia la situazione cambiasse di molto. Come Nami notava, Robin sembrava sempre più infelice, ma non riusciva a staccarsi da quella triste situazione, che non la faceva più dormire nel suo letto. Sanji era sempre sull’agitato andante, tanto che anche i suoi piatti ne risentivano. Rufy percepiva quest’aria, ma non era suo compito intervenire. In quanto ad Ace, sembrava l’unico felice.

* * *

Sanji prese un coltello dal cassetto e cominciò a tagliare i pomodori. Erano ormai le sei, ora di preparare la cena. In cucina entrò Zoro. Cosa molto strana, dato che il suo posto abituale era la poppa, dove dormiva o si allenava. La cucina era il regno del cuoco e tra i due, come si sa, non correva buon sangue, almeno apparentemente.

“Se continua così rimarrà incinta” fu il commento poco garbato dello spadaccino mentre si sedeva al tavolo.

Il coltello sfuggì di mano a Sanji e si tagliò. “Non è cortese dire queste cose nei riguardi di una signora” esclamò cercando di mantenere un tono calmo, ma gli tremavano le mani.

“Signora?” ghignò Zoro, dato che con Robin non era mai andato troppo d’accordo. Poi si fece improvvisamente serio. “Se ti piace più delle altre, perché non glielo dici? Continuando così, quello te la frega!”

Non era certo caratteristica di Zoro parlare così. Sanji si girò, sorpreso. “Sei sicuro di stare bene?” chiese. “Ultimamente sei un po’ strano…Sicuro che non ti è capitato niente?”

Lo spadaccino si sentì avvampare ricordando le sensazioni di quella notte, ma si seppe controllare molto di più. Quindi, con il suo solito tono, disse “ma cosa vuoi che sia successo…” e uscì dalla cucina sbattendo la porta e scontrando Nami che stava entrando in quel momento.

“Zoro! Non si tratta così una signora!” lo apostrofò Sanji dato che non le aveva nemmeno chiesto scusa. “Ma ha ragione…” pensò poi. Però, cosa avrebbe potuto fare? Se Robin amava veramente Ace, qualsiasi cosa avrebbe fatto lui non sarebbe servita a niente. Era davvero una situazione difficile… Molto spesso i problemi di cuore diventano più difficili di qualsiasi battaglia. L’amore non è una sfida da vincere…

* * *

La mattina dopo Rufy, sdraiato sulla polena, si godeva il primo sole della giornata. Anche Ace stava facendo la stessa cosa, poco lontano da lui, mentre Usop stava preparando una nuova arma per la sua fionda. Alla fine, dopo un lungo silenzio, decise di fare una domanda.

“Fra poco il Logpose avrà finito di registrare. Allora partiremo” disse quasi a sé stesso. “Ma Robin…?”

Ace capì che la domanda era rivolta a lui. “Partirò anch’io” rispose, “e le chiederò di venir con me… se Rufy vuole, naturalmente” Lo sbirciò. Aveva il viso coperto dalla tesa del cappello.

“Se Robin vorrà venire con te non sarò certo io a fermarla” Era una cosa strana e normale assieme. Rufy non era tipo da lasciare i suoi compagni, ma neanche da intervenire nelle loro questioni personali. Si alzò, sorridendo. “Ma resterà qui!”

“Cosa ti fa esserne così sicuro?” chiese suo fratello.

“Quando è entrata nella mia ciurma, ha detto ‘non ho alcuno posto dove andare o ritornare’. Se ti amasse veramente, perché non è tornata da te?”

Ace non rispose. Avrebbe dovuto chiederlo a lei.

* * *

La notte dello stesso giorno, Ace stava entrando in cucina per prendere un bicchiere d’acqua quando sentì, da dietro la porta, Robin che parlava.

“No, non lo amo, però…”

“Capisco…” Questo era Sanji.

Ace decise di non entrare. Però chiese a Robin, quando uscì, se voleva venire con lui. Nella ciurma di Barbabianca. Con tutto quello che sapeva, lei l’avrebbe potuto fare? Naturalmente no, ma non era solo quello il motivo.

“Ti prego Robinchan!” disse lui prendendola per le spalle. Allora lei fece una cosa che non si sarebbe mai aspettato. Pianse. Neppure lei se ne stava accorgendo, ma le lacrime scorrevano piane e tranquille sulle sue guance. Si divincolò e corse via. Sanji aveva osservato tutta la scena, non visto, da dietro la porta. Era a dir poco furibondo. L’aveva vista piangere. E la cosa più terribile è che non piangeva, come nel caso di Nami, per qualche sopruso, ma per ben peggio. Per amore.

“Hai visto cosa le hai fatto?!” gli gridò, benché non ce ne fosse alcuna ragione.

Anche Ace era arrabbiato. Ma non con lui e neanche con lei. Con sé stesso per averla fatta soffrire così. Ma non potendo picchiarsi da solo, non c’era niente di meglio che picchiare qualcun altro per sfogare la rabbia. In situazioni normali non sarebbe successo, sicuramente, ma era entrambi fuori di loro per capire cosa stavano facendo. Erano due pirati molto particolari, eppure non ci misero molto a passare dalle parole alle mani. Cominciarono a combattere nel bosco dietro al promontorio dov’era la Going Merry.

Sanji si trovava in netta difficoltà. Naturalmente non aveva mai avuto paura del fuoco – era un cuoco - ma non riusciva a colpirlo con i suoi calci dato che ad Ace bastava trasformasi in fuoco un attimo prima di essere colpito per restare illeso e fare invece molti danni all’avversario.

“Ragioniamo” pensò Sanji rimettendosi in piedi. Mentre Ace era ancora tutto intero lui riportava molte ustioni, non gravissime, è vero, perché aveva fatto in tempo a schivare, ma pur sempre ustioni. I suoi pensieri furono interrotti subito, dato che Ace, posando un dito a terra, aveva incendiato l’erba in una grossa fiammata che correva verso di lui. Balzò in aria, schivandola. “Se Rufy ha sconfitto quel rettile con l’acqua che solidifica la sabbia, cosa può solidificare il fuoco? Di acqua nei dintorni non ce n’è… Forse… la terra?”

Riatterrò con un tonfo sordo. Prese una manciata di terra dal suolo giusto un attimo prima di essere raggiunto da un’altra fiammata. Poi cosparse i suoi pantaloni di terra, sperando che la sua idea servisse. Ma non fece in tempo ad atterrare che una lunga lingua di fuoco lo avvolse.

“Che state combinando?!” gridò una voce adirata.

Ace si distrasse, ma Sanji, dentro la fiamma, non aveva sentito. Spingendosi un una mano, uscì e lo colpì violentemente al braccio, sprizzando sangue. Il suo avversario rotolò di qualche metro, mentre lui crollava a terra. I due si alzarono, osservando la figura che aveva parlato.

Nami. Le fiamme che si erano accese nella notte scusa le illuminavano il volto, facendo sembrare i suoi lineamenti contratti dalla rabbia ancora più pericolosi. Si morse il labbro.

“Che state combinando?” ripetè più lentamente, facendoli tremare leggermente. Si avvicinò e tirò un pugno in testa a tutt’e due. “Cosa pensavate di risolvere?! Imbecilli! Ammazzarvi avrebbe risolto tutto vero? Sapete parlare solo coi pugni!”

“Perché lei no, vero?” commentò sarcasticamente Zoro, che era arrivato lì con tutti gli altri.

“Si comporta sempre così, con tutti noi” aggiunse Usop.

“Andatevi a far visitare, ora!” sbottò ignorando i commenti dei suoi due compagni.

Rufy controllò che la situazione fosse a posto e lo stesso fece Robin. Il braccio di Ace sanguinava vistosamente, probabilmente era rotto. Invece il corpo di Sanji era coperto da numerosi ustioni. Ma, a parte questo, sembravano stare abbastanza bene. Erano arrivati in tempo.

* * *

Tornati sulla Going Merry, entrarono tutti in cucina, dove Chopper iniziò a medicare i feriti. Solo Robin era rimasta fuori, sul ponte di prua, ad osservare le onde nere infrangersi contro il legno chiaro della nave, immersa nei suoi pensieri. Entrambi i ragazzi erano amareggiati.

Sanji, al quale erano state medicate soltanto le ustioni alla testa, si alzò senza che il dottore avesse finito la fasciatura al braccio. “Devo parlarle” e uscì.

“Anch’io” disse Ace cercando di seguirlo. Ma cambiò idea vedendo Rufy che si era messo apposta appoggiato allo stipite della porta, Nami che lo guardava male, Zoro che aveva scelto ‘casualmente’ quel momento per lucidare le sue spade e Usop che giocava con la sua fionda. “Okay, ho capito” Si risedette, aspettando docile la medicazione. Però credo che la cosa che l’abbia più convinto fosse la siringa che Chopper aveva tirato fuori nello stesso momento in cui si era alzato.

* * *

“Robin” Sanji le si avvicinò lentamente.

Lei non sembrava affatto arrabbiata. Solo, un po’ triste. Lui non sapeva che cosa fare. Si comportava sempre bene con le ragazze, ma questa era l’unica volta in cui era veramente innamorato. Tirò fuori una sigaretta e iniziò a fumare. Lei lo guardò per un po’, in silenzio, poi gliela prese e aspirò.

“Ha un gusto stranissimo!” disse ridendo. “Cos’è? Coca?”

“Ma vai!” sorrise lui dandole un colpetto. “Queste le faccio io, è roba buona”

“Canne fatte in casa?” fece restituendogliela mentre continuava a ridere.

“Bè, più o meno” Poi tossì. “Senti… Mi dispiace per quello che è successo e-”

“Ma figurati, non importa…”

“Solo che ti ho visto piangere e-”

“Piangere? Io?” Robin lo guardò stupita. “Ah, prima… Veramente avevo qualcosa negli occhi, forse un po’ di polvere…”

Lui la guardò sorridendo. “Sei davvero bellissima…” Era una frase tipicissima sua, ma l’aveva detta in un modo diverso dal solito.

“Anche tu non sei niente male” disse lei in tono canzonatorio.

“Solo niente male?” fece Sanji stando allo scherzo.

“Si… Ma meglio, almeno non corro rischi, dato tutte le ragazze che corteggi…”

“Che intendi dire? Che posso continuare a farlo tanto sono brutto e non mi vorrà nessuna?!”

“Più o meno” Non potè trattenersi dal ridere vedendo la faccia affranta di lui. “Io ti voglio, comunque” aggiunse.

Sanji la guardò. Deglutì. “Ripeti”

“Io ti voglio. Mi piaci”

L’abbracciò d’istinto. Avrebbe voluto restare con lei molto di più, così abbracciati, ma lei si staccò. “Devi andare a farti curare”

Lui notò le tracce di sangue che le aveva lasciato addosso. “Ops” Si diresse verso la cucina. “Vado, ma chere!”

In quello stesso momento Ace usciva, col braccio fasciato. Si incontrarono sulla scala. “Scusa, mi sono fatto prendere la mano!” dissero contemporaneamente. Quasi venne loro da ridere. Poi Ace sorrise e, sorpassandolo, aggiunse “guarda che se la farai soffrire non sarò così buono con te”

Lui raccolse la sfida. “Un cuoco non ha paura del fuoco, mai. Sarai tu a dover stare attento”

La questione si era risolta, se così vogliamo dire. Chissà se sarebbe davvero stato Rufy a combattere contro di lui, la prossima volta.

Ace si avvicinò a Robin, sedendosi sul parapetto con le gambe a penzoloni, come l’altra volta.

“Mi dispiace che tra noi non abbia potuto funzionare” disse.

“Anche a me” commentò lei. “Credo che per te ci voglia una ragazza più tranquilla”

“Può darsi” Sorrise. “Invece Sanji per te va benissimo. Comunque, siamo ancora amici, vero?”

“Certo…” disse lei. E poi “…che no!”

“Come?” si offese Ace.

“Dai, sto scherzando. Dopo che Rufy avrà trovato lo One Piece potremo fare un’uscita a quattro, che ne pensi?”

“Si, ma dopo che il vecchio avrà trovato lo One Piece”

Si guardarono, poi scoppiarono a ridere.

“Comunque, il tempo che abbiamo passato insieme quattro anni fa non me lo scorderò mai”

“Nemmeno io”

Leggero, il sole stava spuntando all’orizzonte. I tenui raggi scorrevano sulla superficie dell’oceano, rendendo l’acqua molto meno scura, adatta a quel loro nuovo stato d’animo. Leggere nuvolette panna erano comparse, mentre la luna scompariva lentamente nel cielo che diventava zaffiro. Nell’aria si respirava il profumo di fiori portato dalla fresca brezza della tramontana.

All’improvviso Ace saltò giù dal parapetto, atterrando sul suo surf che era parcheggiato proprio li sotto. Sciolse la corda. “Il mio Logpose ha finito di registrare, ora posso andare”

“Che farai ora che la questione di Barbanera si è risolta?”

“Cercherò lo One Piece”

“Ah” commentò lei. “Credevo che ti saresti cercato una ragazza!”

“Quando la vorrò la troverò!”

“Guarda che non cascano mica dal cielo!” rise Robin.

“Saluta gli altri da parte mia e ringraziali. E’ ora di andare” Il suo surf si allontanò all’orizzonte, verso quel disco rosso che stava salendo pian piano a prender il posto di Diana, aprendo il nuovo giorno. La partenza di Ace fu salutata dall’arrivederci festoso di suo fratello, comparso sul ponte con tutta la sua ciurma.

* * *

“Eh?? Davvero???” gridò una voce soave.

“Si, si, finalmente hai ottenuto il permesso di andare nel Mare Blu”

“Evviva! Parto immediatamente!”

* * *

La nave di Nara scorreva tranquilla sul mare calmo, anche se pieno di pericoli, della grande navigazione. Il vento riempiva le bianche vele e muoveva il Jolly Roger sulla cima dell’albero maestro. Sakura respirava questa tenue brezza primaverile che le scompigliava i capelli, appoggiata al parapetto, osservando l’immensa distesa blu sotto di lei. All’improvviso la sua attenzione fu calamitata da un piccolo oggetto in lontananza, sul quale fissò i suoi occhi neri.

“Ma quello… Non è Portuguese?”

Rei, seduto accanto a lei con la canna da pesca in mano, guardò in nella direzione indicata. “Pare anche a me”

Rumi e Yuki si affacciarono al parapetto, curiose. Il surf di Ace era finalmente riuscito ad arrivare a fianco della nave. “Ehi, voi! Posso parlare con Nara Mizu?”

“Parlare?” commentò Sakura ironica. “Sicuro?”

“Se dico parlare è parlare” rispose un po’ arrabbiato. “Mica confondo i verbi”

“Si, invece. Prendi mangiare per dormire!”

“Davvero molto spiritosa” fece scocciato.

“Dai, sali su!”

Dopo aver legato il suo surf al parapetto, entrò nella casetta, che in realtà, all’interno, non era che solo una vasta sala da pranzo con cucina annessa. Nara era seduta ad un lato del tavolo, sorseggiando un tè. Lui si sedette dall’altra parte, esattamente di fronte a lei.

La ragazza dai capelli oceano aprì gli occhi e lo guardò, senza staccare le labbra dalla tazzina. Quando ebbe finito di bere, la riappoggiò sul piattino, facendolo tintinnare. “Tè?” Fece indicando la teiera.

“No, grazie”

Lei afferrò uno dei biscotti che c’erano sul vassoio e gli diede un piccolo morso. “Allora?”

“Tu sai cosa vuol dire la D? La D nel mio nome”

Nara inghiottì il boccone. “Lo vuoi sapere?”

“Ormai che so tutto il resto!” fece allargando le braccia.

Versò nuovamente il tè nella tazzina, sorridendo. “Significa Dragon. E’ solo un semplice cognome” Osservò di sottecchi la reazione, finendo il biscotto.

Ace ci pensò un po’ su. Gli sembrava di ricordare questa parola. “Dragon…” rimuginò da sé. “Si chiamava così anche un uomo… Uno che ho incontrato tempo fa… Prima che entrassi nella ciurma del vecchio… C’è un collegamento?”

“Lo vuoi proprio sapere?” chiese Nara avvicinando le labbra alla tazzina. Lui annuì. “Dragon è ciò che è rimasto del re dei pirati”

“Uno spirito?”

Nara scoppiò a ridere. “Uno spirito piuttosto vivo!”

“E allora?”

“Vedi, Roger aveva mangiato un frutto del diavolo – il wind-wind, ad essere precisi – e Dragon è questo potere rimasto dopo la sua morte”

“Quindi… Potere allo stato puro?” Deglutì.

“Si, ma con cuore e sentimenti!” Nara rise ancora. “E’ proprio uno spettro, in fondo…” Si leccò le labbra in modo che il tè non le colasse giù. “Comunque, secondo me, cerca di aiutare quelli della sua famiglia”

“In effetti quella volta mi aveva aiutato…” Gli venne un dubbio terribile. E se Barbabianca avesse saputo tutto e lo usasse come garanzia per arrivare allo One Piece? No, assolutamente, non poteva essere.

“Ma poi non l’ha più fatto” Riappoggiò la tazzina. “Dragon non ti farà trovare lo One Piece per qualcun altro. Farai meglio a rassegnarti…” Stava cercando di farlo arrabbiare.

Si alzò di scatto, sbattendo le mani sul tavolo. “Rufy non sarebbe contento di essere aiutato. E nemmeno io! Continuerò a cercare lo One Piece, qualunque cosa succeda!” Sottili lingue di fuoco scaturirono dalle sue palme, incendiando il tavolino.

“Ehi, ehi!” esclamò Nara balzando in piedi. “Non vorrai bruciarmi la nave?” Agitò la mano sopra le fiamme, facendo cadere leggere gocce d’acqua che spensero l’incendio sul nascere.

“Scusa :-P”

Nara lo guardò sorridendo. “Vai a cercare lo One Piece… ma prima faresti meglio a indagare sul conto del tuo capitano… Credo che tu nutra dei dubbi…”

“Anche tu” commentò secco. “Se è stato lui a tradire Gold Roger, perché non me lo dici direttamente?”

“E’ stato lui” rispose asciutta. “Però in fondo è un buon pirata”

Ace non rispose, ma si avviò verso al porta, scuro in volto.

“Scusa” disse lei. “Sarai il benvenuto nella mia ciurma, se…”

Lui la guardò. Poi sorrise. “Grazie, ma penso che non ce ne sarà bisogno. Ciao” Uscì sul ponte, assaporando la calda aria del meriggio. Era ora di riprendere il viaggio. Scese sul surf e partì. Gli altri membri della ciurma lo guardarono andarsene senza proferir parola. Non erano affari loro.

Nara si asciugò una piccola lacrima. “E’ ingiusto, Dragon… Non puoi preferirgli Rufy…”

* * *

Mentre Ace navigava tranquillo, sentiva tutto un rimescolarsi di sentimenti contrastanti. Non sapeva cosa fare, dove andare, perché. La cosa più importante, forse, era parlare con il vecchio. Forse si sarebbe mostrato sincero. E se non l’avesse fatto? Allora avrebbe dovuto lasciare la ciurma…

All’improvviso la sua voce fu attratta da qualcosa in alto. Alzò lo sguardo e vide una persona in lontananza. Una persona che stava cadendo! Allargò le braccia, spostandosi sulla punta del suo surf e la prese al volo.

“Tutto bene…?”

“Si, grazie” rispose quella cercando di rimettersi in piedi. Ace la guardò. Sembrava una ragazza. Capelli oro legati in due sottili trecce, occhi scuri, carnagione chiarissima, labbra carnose, corpo snello e sinuoso. Il leggero vestito rosa le lasciava scoperte le lunghe gambe. Si, sarebbe sembrata proprio una ragazza se non fosse stato per quelle due piccole antenne che aveva in testa e per le due ali piumate che le spuntavano da dietro le spalle.

“Cavoli” commentò Ace. “Mi è cascato un angelo in braccio!”

Lei lo guardò incuriosita. “Bellybutton!” lo salutò poi. “Io sono Conis, e tu?”

Certo che è davvero carina, pensò. “Sono Ace, piacere” Le strinse la mano. “Ma tu…”

“Io vengo da Skypiea, un’isola del cielo” si affrettò a spiegare.

“Un’isola del cielo, capisco…” rimuginò tra sé.

“Sono qui… in visita, diciamo. E poi voglio conoscere i pirati. Sai, tempo fa sono stati dei pirati a salvarci e-”

Ace si scosse dai suoi pensieri. “Davvero vuoi conoscere i pirati?”

“Si”

“Uhm… Io sono un pirata! Che ne dici di entrare nella mia ciurma?”

A Conis si illuminarono gli occhi scuri. “Sul serio?”

“Bè, in realtà finora sarebbe composta da me e te, però…”

“E’ fantastico!” Gli saltò letteralmente al collo. Ace arrossì fino alla punta delle orecchie. Lei sembrava così dolce e carina… Come faceva a dire Robin che le ragazze non cascavano dal cielo?

* * *

Il sole aveva già da un pezzo iniziato la sua parabola discendente e sulla Going Merry tutti si stavano preparando ad andare a letto. Solo Rufy stava sul ponte di poppa ad osservare il disco infuocato immergersi nell’orizzonte lontano, con la mappa che gli aveva dato Nara in mano. La allungò verso la massa d’acqua sotto di lui. Nell’atto di buttarla la mano gli tremò leggermente, pensando alla reazione di Nami se l’avesse saputo. Ma dato che quando si parla del diavolo spuntano le corna, una voce lo chiamò a voltarsi e a ritirare il braccio.

“Non avrai mica intenzione di buttarla, vero?!” Più che la voce fu il pugno tiratogli in testa.

“Si…” rispose Rufy guardandola tranquillamente. “Non voglio essere in vantaggio sugli altri… Diventerò il re dei pirati perché sono io, e basta…”

Nami si sedette sulla ringhiera, di fianco a lui. “Ti rendi conto delle sciocchezze che stai dicendo?” Poi sospirò. “Ma perché devi essere così dannatamente onesto?”

“Tanto lo One Piece lo trovo lo stesso” disse sorridendo, il suo solito sorriso a quarantadue denti.

Lei scosse la testa, consapevole del fatto che non c’era niente da fare. Le piaceva così, in fondo. Sorrise. Allungò la mano e gli strappò la mappa, quindi la gettò fuori bordo.

Rufy la guardò incredulo. “Ma… ma”

Lei fissò un punto lontano. “Te ne farò una io, anche meglio”

Lui tornò a sorridere, quindi la tirò giù da dov’era seduta e la abbracciò. Insieme, si misero ad osservare quel piccolo pezzo di carta che sorvolava una distesa blu scura, muovendosi leggermente al vento serale, fino a sfiorarla e ad appoggiarcisi sopra. Ma quello fu la sua rovina. Imbevuta di quell’acqua salata, è destinata a sfarsi e scomparire nelle profondità del mare, senza che nessuno ne senta la mancanza, il bisogno, senza che nessuno la ricordi. E’ morta.

Rufy e Nami, ancora abbracciati, rimasero lì ad osservare questo processo, consapevoli che non l’avrebbero ricordata neanche loro. Il lume brillantato di quell’enorme soffitto che era il cielo si rifletteva nell’oceano, formando una tappeto di stelle luminose che giocavano con le onde. La luna era ormai calante, ridotta ad una falce che sembrava sorridere sulle teste dei giovani innamorati che la guardavano e che avrebbero desiderato veder rispecchiato il loro amore in una grande luce tonda. Ma andava bene anche così. Desiderarono che quel momento non finisse mai. Ma la vita è fatta di piccoli, dolci momenti… Bè, non vedevano l’ora di viverne un altro!

 

Il viaggio continua…

 

Akemichan parla senza coerenza:

 

Piaciuta? Bè, spero di si! Forse troverete il finale un po’ deludente, per il fatto che un vero e proprio finale non c’è…quello lo lascio ad Oda-sensei! Volevo informarvi un minuto sugli spoiler che ci sono per evitare confusioni di sorta… Potete anche non leggere! Ehi, fra poco esce il 24! (era anche l’ora N.dTutti)

 

-         Robin, ormai lo sanno tutti, si unirà alla ciurma. I suoi trascorsi con Ace sono solo un’ipotesi generale condivisa da molti

-         Il vero nome di Barbanera è Marshall D. Teach, ma non si sa se lui e i due fratellini siano davvero parenti…

-         I poteri della sua ciurma me li sono inventati, mentre nomi e descrizioni sono corrette

Basta, sono solo questi^^

Un ringraziamento finale a tutti quelle che hanno letto! Commentate anche questo capitolo, mi raccomando!

Akemichan smette di parlare senza coerenza

   
 
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