Ora
che Quincey non aveva sete mi stava più vicino, ma non si
azzardava ancora a
toccarmi.
Mormorava
che non mi rimaneva altro che rimettermi alla Sua benevolenza e aver
fiducia
nei Suoi imperscrutabili disegni.
Io,
che non potevo essere più lontana dalla religione, gli
risposi con un mezzo
sorriso nervoso e mi occupai solo di stare il più possibile
vicino a Carlise.
Man
mano che camminavamo la foresta si faceva meno fitta e meno oscura.
Mi
tenevo dietro a Carlise, sbirciando di tanto in tanto oltre le sue
spalle.
Ad
un tratto, spiando la strada davanti a noi, vidi la stessa radura dove
ero
stata con Edward, che avevo cercato con Jacob e che infine avevo messo
da parte
tra i ricordi dimenticati.
Sul
sentiero che percorrevamo alcuni alberi erano stati sradicati.
Il
terreno era devastato dai segni di enormi impronte che andavano in
tutte le
direzioni.
I
lupi dovevano aver lottato con tutte le forze, dovevano essersi
impuntati con
le zampe e gli artigli piantati a terra per non andare avanti,
resistendo, chi
per paura, chi per caparbietà.
Nel
terreno leggevo i segni che vampiri li avevano costretti a procedere
con la
forza, trascinandoli senza pietà con le catene al collo.
Cominciammo
a incontrare qualche vampiro dal funereo mantello scuro. Alcuni li
avevano
grigi, altri di un grigio un po’ più cupo.
Scrutavano
tutti il nostro piccolo gruppo, probabilmente a causa mia.
Mi
guardavano: vampiri che tenevano un umana per mano, rassicurandola e
conducendola
in mezzo a loro, proprio
come se fosse una loro simile. Una stranezza
incomprensibile.
Procedevamo
in fila indiana. Eravamo guidati da Heidi. Carlise davanti, io dietro
di lui,
seguita da Quincey e Alice.
Tenevo
gli occhi per terra, attaccata a Carlise. Qualche vampiro ogni tanto mi
si
avvicinava ed io, nel panico, sbandavo, mi allontanavo da lui rompendo
la fila,
e stringevo forte la mano di Carlise implorandolo di difendermi.
Tenendo
la testa bassa tra tutti quei lunghi mantelli scuri vidi di sfuggita un
vampiro
che non lo portava.
Improvvisamente
quel vampiro si mise a correre dietro al nostro gruppo.
Si
avvicinò troppo a me.
Di
istinto balzai lontano da lui gridando –Ahhh! Mandalo via!
Mandalo via!- e
abbracciai Carlise nascondendo la faccia sulla sua schiena per non
incrociare
gli occhi rossi del mio assalitore.
Sentendo
che nel panico mi avvinghiavo alle sue spalle Carlise si
fermò.
Pensai
che volesse scacciare il vampiro famelico. Sentii che si voltava, ma
poi rimase
zitto un istante ed esclamò –Edward!-
Il
cuore fece un balzo in gola e poi scese giù nello stomaco.
Alzai
il viso.
Mi
voltai.
Tutta
la fila si era fermata.
Alice
aveva gridato di gioia.
Quincey
era confuso.
Edward
aveva le braccia sospese, come se un momento prima fosse stato sul
punto di
abbracciarmi e contro ogni aspettativa fosse stato respinto.
Nella
sua espressione contrastavano forti emozioni: gioia, sorpresa,
preoccupazione.
In
due secondi assorbii quello che era successo; Edward stava
già per parlare, ma
io gli saltai addosso d’impeto.
Lo
abbracciai forte.
Lui
restituì la stretta, commosso, sollevandomi con le braccia e
sostenendomi in
aria.
Ci
baciammo, ma ad un tratto lui mi mise giù e disse
–Aspetta-
-Ma…come…perché?!...-
chiesi allarmata. Mi amava forse meno? Alice mi aveva raccontato delle
bugie?
-Non
sono abbastanza…sazio-
Lo
guardai amareggiata, ma lui si abbassò su di me e mi
accarezzò una guancia.
-Sono
contento che tu sia rimasta la stessa sciocca ipersensibile di prima.
Rifletti.
Ci sono già una ventina di vampiri che ti stanno puntando da
quando sei
arrivata. Io posso essere più pericoloso di loro-
-Ma
se sei stato via quasi due giorni per cacciare!- protestai.
-Si,
ma non sono stato molto tempo tranquillo. Ho incontrato subito i
Volturi-
Carlise
dovette interromperci. Dovevamo andare a risolvere un problema.
Cambiai
appiglio e mi strinsi ad Edward.
-Cosa
fai ancora qui? Perché non sei tornato subito a casa?!-
mormorai a bassa voce.
-Cerco
di farli andare via, in modo che smettano di minacciarti-
-Heidi
ha detto che eri a colloquio con Aro…-
-Due
minuti fa ho visto nella mente dei vampiri la tua faccia spaurita. Ho
capito
che eri arrivata e mi sono spaventato. Ho chiesto congedo ad Aro per un
minuto.
Mi sta aspettando…Ma dovrei chiederti cosa fai tu qui…-
-Sono…sono…-
non trovavo le parole per ciò che non riuscivo a dire
–Sono venuta perché i Volturi
hanno catturato delle… persone…sicuramente le hai
viste in giro…E …voglio che
siano subito liberate…-
Edward
parve turbato.
-I
licantropi?- sussurrò.
Stavo
per rispondere, ma il labbro di sotto mi tremò.
Mi
venne un attacco di pianto più difficile da trattenere di un
conato di nausea.
Abbassai
lo sguardo e premetti il viso contro il suo petto -…si-
gemetti con la gola soffocata.
-…erano
miei amici…erano miei amici… n-non sarebbe
possibile…cosa hai detto ad Aro? E
lui cosa…-
Alzai
il viso, ma Edward non mi stava più guardando: scambiava
sguardi preoccupati
con Carlise.
-Allora?...-
insistetti, messa in ansia da quelle occhiate.
-Bella…dovremo
arrivare a un compromesso…-
-In
che senso? Cosa vuol dire compromesso?!-
-Vuol
dire che non possiamo avere troppe pretese… dobbiamo pensare
a quello che è più
importante…non dobbiamo impuntarci su questioni…-
-No…Aspetta…-
interruppi adirata le sue spiegazioni evasive –Tu pensi che
sarà necessario
lasciare che i lupi mannari restino prigionieri dei Volturi? Tu vuoi
lasciarglieli!-
-Volevo
dire che non è sicuro…-
-No…no…ho
ascoltato quello che hai detto, e anche se non mi hai spiegato niente
ho capito
tutto! Hai già parlato con Aro…Tu…-
urlai a bassa voce e gli premetti l’indice sulla spalla
–...tu... non posso credere che mi ami se mi hai fatto
questo!-
-Bella,
cerca di capire cosa succederà!...- alzò la voce
lui –Non possiamo entrare in
lite con i Volturi! Decideranno di ammazzarci! Ti
ammazzeranno!-
-Non
dirmi le cose come se avessi cinque anni! Lo
so che ci ammazzano! Lo so cosa
rischiamo! Ma tu ne parli come se fosse una cosa già
conclusa! Noi possiamo
convincerli a…-
-Vedi!
Vedi! Ecco perché devo trattarti come se avessi cinque
anni!...- ci eravamo
discostati dal gruppo.
-Ma
sì! Tu vuoi convincerli! Non capisci che non hai argomenti
dalla tua parte! Non
ci sono modi in cui tu puoi
convincerli! Sei ostinata come una bambina! Lo faccio per te! Lo faccio
perché
ti amo! E non voglio che tu muoia!-
Tacqui,
furente.
-Perché
non dovremmo liberarli? Tu cosa diresti se improvvisamente decidessero
di
scarrozzare Carlise e tutti i tuoi parenti dall’altra parte
dell’Oceano! Eh?!
Cosa gli da il diritto…?-
-Il
diritto! Bella! Non ci sono diritti! Il diritto gli viene dal fatto che
vogliono e possono!-
-Ma
se volessero portarti via Carlise allora sarebbe tutta
un’altra cosa!! Certo, perché
se portano via i miei amici allora
non te ne frega un cazzo e fai i compromessi!!- urlai fuori di me.
Alcuni
vampiri si voltarono.
-Bella…-
disse Edward a denti stretti, in un modo che mi fece capire che la
pazienza era
finita –chiudi quella ciabatta!-
Rimasi
in silenzio, mentre la rabbia non sbolliva affatto.
-Carlise!-
Aro
si fece incontro a Carlise con un sorriso smagliante e lo
abbracciò
avvolgendolo nel mantello.
Quando
si staccò da lui, lo fissò intensamente e ne ebbi
l’impressione che stesse per
commuoversi.
-Cara
Heidi! Hai portato un ospite graditissimo!-
Il
vampiro aveva con sé due accolite.
Una
sembrava una ragazzina, l’altra era certamente una donna, ma
sotto il cappuccio
non ne distinguevo il viso.
Quella
si teneva in disparte, fingeva di non guardarci, ma ascoltava ogni cosa.
-Jane,
Renata, avvicinatevi. Questo è un amico oltremodo caro.
Carlise, ti presento le
mie protette. Non temere, non le farei assistere a questo colloquio se
non
fossero degne di fiducia, nonché- fece una carezza a Jane -
piene di
inestimabili qualità. Purtroppo non siamo a casa nostra, in
Italia, non
possiamo chiederti di metterti a tuo agio, non ci sono posti dove
possiamo
sederci...-
Mi
trovai a chiedermi perché ci tenesse a seguire convenzioni
umane di cortesia se
era un vampiro.
Non
avevano bisogno di sedersi, avrebbero potuto rimanere immobili e in
piedi per
tutta l’eternità, in quello stesso punto dove si
trovavano ora, senza sentire
crampi o stanchezza.
Forse
la recita che faceva davanti agli umani era diventata automatismo.
Parlava
con una cortesia piena di affettazione e con un eloquenza che veniva da
altri
tempi.
-Sono
centinaia di anni che non ho il piacere di vederti. So che non ti ha
portato
qui solo la ricerca del tuo figliolo. Vedo…- si
soffermò su me, Alice e Quincey
–che hai portato dietro di te una compagnia varia
e…davvero interessante…-
insistette per un attimo a guardare Alice.
-Non
sono venuto solo a causa di mio figlio Edward- disse Carlise,
sorprendentemente
a suo agio, proprio come se parlasse solamente con un vecchio amico. Si
girò e mi
fece segno di avvicinarmi senza timore.
Io
mi avvicinai, alzando la testa per sbirciare Aro in viso e
riabbassandola
subito per la paura.
Era
così bello, aveva modi così cordiali,
così eleganti. Tuttavia mi trasmetteva
una brutta impressione, non solo per gli occhi rossi.
Non
avevo ancora capito che l’orgoglio che dimostrava per Jane e
Renata era quello
del collezionista.
In
seguito avrei compreso meglio quel carattere, sfortunatamente.
Era
fine, affascinante, non riuscivo a trovare una pecca in tutta la sua
apparenza,
né nel suo viso, né nel modo in cui si
comportava. Cosa poteva destare
inquietudine di lui?
-Questa
è Isabella- mi presentò Carlise.
-Ah!-
gli luccicarono gli occhi –Lo so. Lo so. So tutto-
guardò Edward con un sorriso
smagliante.
-Allora
sai già cosa sono venuto a chiederti…- disse
Carlise.
-Si…-
Aveva
abbracciato Carlise, l’aveva toccato.
Sapeva
tutto prima ancora che qualcuno ne facesse parola.
-Edward-
cominciò Aro –ha fatto una richiesta ben diversa
dalla tua. Lui ha chiesto che
non si nuocesse a questa umana, ne a qualsiasi umano, durante il resto
del
nostro soggiorno. In cambio, mi ha detto, avremmo potuto portare via
ciò di cui
ci eravamo già impadroniti. Sosteneva che i licantropi non
erano di vostro
interesse né…di vostro gradimento. Inoltre, anche
se lui non l’ha tradotto in
parole, ha manifestato il desiderio che fossero immediatamente
allontanati da questa giovane umana, penso, a
beneficio della sua incolumità-
In
quell’istante rimasi di sasso.
-Ha
chiesto che partissimo il più presto possibile e pensavo di
tornare a Volterra tra
due giorni-
Ad
ogni parola di Aro mi voltavo verso Edward per lanciargli
un’occhiata adirata e
sconvolta.
Non
riuscivo a crederci.
Mi
sentivo tradita.
-Le
cose non stanno più così- disse Carlise,
sconsolato –Edward non era al corrente
dell’importanza dei licantropi per Isabella, né
sospettava che non fossero una
minaccia. Spero che tu vorrai rifletterci sopra, per trovare una
soluzione
vantaggiosa per entrambi…-
Aro
finse di pensarci su, ma scommisi che lui aveva già un'idea
su cosa chiedere in
cambio.
-Scambierei
volentieri questi unici animali per qualcosa di ancora più
unico- sorrise in
direzione di Alice.
Edward,
si adirò visibilmente alle evidenti mire che Aro nutriva
verso sua sorella.
-Alice
rimane qui- sbottò.
-Non
escludere che alla tua amica la proposta possa interessare- fece Aro,
conciliante.
Mi
voltai verso Alice.
Lei
rimase in silenzio per qualche istante; sapeva essere decisa ed
impassibile
all’occorrenza.
-Non
ho il desiderio di lasciare la mia famiglia, per ora- disse compita.
Aro
si voltò verso Carlise dispiaciuto –Come vedi un
accordo non può essere
raggiunto in nessun altro modo, e la proposta di Edward mi sembra la
più
sensata per entrambe le parti…-
Le
lacrime salivano nei miei occhi. La buona stella dei lupi si era spenta.
Guardai
Edward; mi scrutava per cogliere nel mio viso un'ombra di comprensione,
di
perdono.
Distolsi
lo sguardo e scoppiai a piangere dalla rabbia.
Mi
coprii il viso con le mani e singhiozzai.
Sentii
Aro dire che si rammaricava che non esistesse un altro modo per
accontentare
tutti.
Chiesi
di poter vedere subito i lupi, ma la voce che uscì da dietro
le mie mani fu un
suono inarticolato di singhiozzi e di parole spezzate.
I
vampiri però, con i loro sensi sopraffini, capirono.
-Ma
certamente! Questo non posso negarlo. A patto però che voi
tutti, specie tu,
giovane Edward, mi perdonerete per il dolore che le procuro- disse con
un tono
afflitto, indicandomi –Vieni Isabella e…
Alice…- guardò verso la piccola figura
di Alice, i cui occhi erano diventati subito sospettosi nel sentirsi
chiamare
con tanta affabilità -…ricordati che nei prossimi
due giorni si accettano
ripensamenti…-
Edward
ci seguì, per controllare che Aro non tendesse strani
tranelli e per ascoltare
ogni pensiero, anche il più banale, che attraversasse la sua
mente.
Dietro
di Edward vennero anche Jane e Renata, con l’intenzione di
non abbandonare il
loro signore. Poteva sempre darsi che, in un istante fatale, Edward
decidesse
di attaccarlo.
Appena
noi cinque fummo lontani dal resto del gruppo, Aro si fermò e
si voltò indietro,
verso Edward.
-Prima
di mostrarvi i Bastardi (“I Bastardi?” pensai
preoccupata), spero non ti
dispiaccia- disse –se soddisfo una mia curiosità.
Me lo concedi?-
Edward,
a denti stretti, fece cenno di sì.
Aro,
allora, allungò la mano verso la mia e la prese nella sua.
La
sollevò come se la soppesasse e la carezzò con un
movimento del pollice.
Trepidante,
sembrava in ascolto di qualcosa che non riusciva a sentire.
Io
lo fissavo senza capire cosa pensasse.
Probabilmente
questo era anche il suo cruccio e la causa della sua eccitazione: non
capire
che cosa pensassi io.
-Ma
è straordinario! Non sento nulla!- esclamò
emozionato, come se avesse appena
trovato un gioiello in mezzo a dei sassi di mare.
Jane
ebbe uno sbuffò di gelosia. Renata stava immobile,
controllando che Edward non
facesse movimenti bruschi e che non tradisse intenzioni feroci.
-Adesso
puoi lasciarla e condurla dove ti ha chiesto- sbottò Edward,
spazientito dalle
moine e dalle leziosaggini di Aro.
-Ma
certo. D’altronde, una ragazza così speciale si
merita questo e altro- mi
accarezzò ancora la mano, poi la lasciò e
riprendemmo il cammino interrotto.
Mi
accorsi che la radura era stata ampliata abbattendo qualche albero per
riuscire
a far posto a tanta gente.
Ma
per quanto grande lo spazio, guardandomi in giro, non riuscivo a
trovare i
Quilute.
Ero
spaventata di non vederli, ma poi notai che, legate saldamente a dei
tronchi
d’albero, c’erano moltissime catene.
Troppe
anche per tutti i lupi che erano stati catturati.
Erano
tese e continuamente percosse da strattoni.
Evidentemente,
qualunque animale tenessero imprigionato, esso si agitava molto per
liberarsi.
Io
riuscivo solo a vedere una delle estremità dei vincoli.
L’altra doveva essere
allacciata ai lupi.
Seguii
le catene con lo sguardo fino a raggiungere le altre
estremità, nascoste dietro
delle rocce distanti una decina di metri da noi.
Se
i Quilute fossero stati in forma lupina, quelle grosse pietre non
sarebbero
bastate a nasconderli.
Poiché non li vedevo, capì che erano umani e
molto
debilitati nelle proprie forze.
Ebbene,
ho storpiato il romanticismo da Romeo di Edward, e ho trasformato il principe azzurro di Twilight in un
personaggio che ha esigenze pratiche. Ho torturato Bella riuscendo a
farla
piangere quattro volte in tre capitoli.
Le
ho inflitto torture sentimentali per cui, se non mi servisse ancora
nella
storia, si sarebbe già suicidata. Non prendete le cose alla
lettera, purtroppo
ho intenzione di farla sopravvivere fino alla fine e oltre. Ma potrei
anche
cambiare idea, quindi, nel caso aveste suggerimenti su come ucciderla,
benissimo;
io volevo che si desse una chiodata in mezzo agli occhi, o che si
sparasse una
pallottola nella tempia, o che ingoiasse fertilizzante chimico per le
begonie o
che, in maniera decisamente più epica, si trafiggesse con
una spada (ma visto
che oggi non si trova facilmente una spada a meno di fotterla in un
museo,
possiamo anche farla suicidare facilmente con un coltello da carne). Io
di idee
ne ho…e voi?
Ho
anche fatto entrare in scena Aro (scusate se l’ho fatto un
po’ insipido, ma lui
non mi piace e non
c’è niente che
me lo possa far piacere, il
che ovviamente influirà su come lo renderò nei
capitoli successivi)
Penso
che dovrei essere contenta…e invece non sono contenta!
Perché questo capitolo
mi fa schifo lo stesso.
Non
mi piace come l’ho scritto, ma siccome non posso rovinare il
lavoro di un
pomeriggio, che avrei potuto passare in maniera più
produttiva (ci sono le
schede di latino che mi guardano male dalla scrivania…).
Insomma, mi deprimeva
non postarlo.
Hola.
trullitrulli