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Autore: trullitrulli    29/06/2010    4 recensioni
Jacob si trasforma in un altro momento, Bella è presente ( Farà differenza? Ebbene, lasciatevi rispondere di si!).
Edward torna troppo tardi, dopo che i Vulturi hanno finito di rastrellare la penisola di olimpia dai Neonati, e dopo che hanno scoperto i Lupi della tribù Quilute (che battezzeranno Bastardi: mezzo Umani mezzo Figli della Luna). Aro rimane affascinato dalla loro specie e li deporta crudelmente verso Volterra. Leggete.
[Capitolo 9]
Il corpo umano di Embry si fermò per resistere a una vertigine, poi cadde di peso a terra, stremato, stentando a respirare, aveva la schiena lucida e rossa.
-Ricordati di non ucciderlo, Jane- sbuffò Felix, fissandosi le unghie -Aro non può mettersi in contatto con gli altri Bastardi con un lupo morto-

-Mi costringerà!- ruggì all'indirizzo di Embry, che si trascinava verso un albero, guaendo come un cagnolino. Quando ti trattano per troppo tempo come un’animale finisci per perdere il tuo valore umano e comportarti per quel che ti ritengono.
-Non si vuole trasformare, non funziona niente! L'ho fatto soffrire come una bestia!- -Si farebbe ammazzare piuttosto che permetterci di trovare i suoi fratelli-
-Può darsi che lo accontento-
-Non si tradirà mai-
-Oh, ma io gli farò vomitare il sangue a quello là. Hai capito, Bastardo! Il sangue-
(Paring: Bella/Jacob, Edward/Bella)
Genere: Romantico, Triste, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Volturi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ora che Quincey non aveva sete mi stava più vicino, ma non si azzardava ancora a toccarmi.
Mormorava che non mi rimaneva altro che rimettermi alla Sua benevolenza e aver fiducia nei Suoi imperscrutabili disegni.
Io, che non potevo essere più lontana dalla religione, gli risposi con un mezzo sorriso nervoso e mi occupai solo di stare il più possibile vicino a Carlise.
Man mano che camminavamo la foresta si faceva meno fitta e meno oscura.
Mi tenevo dietro a Carlise, sbirciando di tanto in tanto oltre le sue spalle.
Ad un tratto, spiando la strada davanti a noi, vidi la stessa radura dove ero stata con Edward, che avevo cercato con Jacob e che infine avevo messo da parte tra i ricordi dimenticati.
Sul sentiero che percorrevamo alcuni alberi erano stati sradicati.
Il terreno era devastato dai segni di enormi impronte che andavano in tutte le direzioni.
I lupi dovevano aver lottato con tutte le forze, dovevano essersi impuntati con le zampe e gli artigli piantati a terra per non andare avanti, resistendo, chi per paura, chi per caparbietà.
Nel terreno leggevo i segni che vampiri li avevano costretti a procedere con la forza, trascinandoli senza pietà con le catene al collo.
Cominciammo a incontrare qualche vampiro dal funereo mantello scuro. Alcuni li avevano grigi, altri di un grigio un po’ più cupo.
Scrutavano tutti il nostro piccolo gruppo, probabilmente a causa mia.
Mi guardavano: vampiri che tenevano un umana per mano, rassicurandola e conducendola in mezzo a loro, proprio
come se fosse una loro simile. Una stranezza incomprensibile.
Procedevamo in fila indiana. Eravamo guidati da Heidi. Carlise davanti, io dietro di lui, seguita da Quincey e Alice.
Tenevo gli occhi per terra, attaccata a Carlise. Qualche vampiro ogni tanto mi si avvicinava ed io, nel panico, sbandavo, mi allontanavo da lui rompendo la fila, e stringevo forte la mano di Carlise implorandolo di difendermi.
Tenendo la testa bassa tra tutti quei lunghi mantelli scuri vidi di sfuggita un vampiro che non lo portava.
Improvvisamente quel vampiro si mise a correre dietro al nostro gruppo.
Si avvicinò troppo a me.
Di istinto balzai lontano da lui gridando –Ahhh! Mandalo via! Mandalo via!- e abbracciai Carlise nascondendo la faccia sulla sua schiena per non incrociare gli occhi rossi del mio assalitore.
Sentendo che nel panico mi avvinghiavo alle sue spalle Carlise si fermò.
Pensai che volesse scacciare il vampiro famelico. Sentii che si voltava, ma poi rimase zitto un istante ed esclamò –Edward!-
Il cuore fece un balzo in gola e poi scese giù nello stomaco.
Alzai il viso.
Mi voltai.
Tutta la fila si era fermata.
Alice aveva gridato di gioia.
Quincey era confuso.
Edward aveva le braccia sospese, come se un momento prima fosse stato sul punto di abbracciarmi e contro ogni aspettativa fosse stato respinto.
Nella sua espressione contrastavano forti emozioni: gioia, sorpresa, preoccupazione.
In due secondi assorbii quello che era successo; Edward stava già per parlare, ma io gli saltai addosso d’impeto.
Lo abbracciai forte.
Lui restituì la stretta, commosso, sollevandomi con le braccia e sostenendomi in aria.
Ci baciammo, ma ad un tratto lui mi mise giù e disse –Aspetta-
-Ma…come…perché?!...- chiesi allarmata. Mi amava forse meno? Alice mi aveva raccontato delle bugie?
-Non sono abbastanza…sazio-
Lo guardai amareggiata, ma lui si abbassò su di me e mi accarezzò una guancia.
-Sono contento che tu sia rimasta la stessa sciocca ipersensibile di prima. Rifletti. Ci sono già una ventina di vampiri che ti stanno puntando da quando sei arrivata. Io posso essere più pericoloso di loro-
-Ma se sei stato via quasi due giorni per cacciare!- protestai.
-Si, ma non sono stato molto tempo tranquillo. Ho incontrato subito i Volturi-
Carlise dovette interromperci. Dovevamo andare a risolvere un problema.
Cambiai appiglio e mi strinsi ad Edward.
-Cosa fai ancora qui? Perché non sei tornato subito a casa?!- mormorai a bassa voce.
-Cerco di farli andare via, in modo che smettano di minacciarti-
-Heidi ha detto che eri a colloquio con Aro…-
-Due minuti fa ho visto nella mente dei vampiri la tua faccia spaurita. Ho capito che eri arrivata e mi sono spaventato. Ho chiesto congedo ad Aro per un minuto. Mi sta aspettando…Ma dovrei chiederti cosa fai tu qui…-
-Sono…sono…- non trovavo le parole per ciò che non riuscivo a dire –Sono venuta perché i Volturi hanno catturato delle… persone…sicuramente le hai viste in giro…E …voglio che siano subito liberate…-
Edward parve turbato.
-I licantropi?- sussurrò.
Stavo per rispondere, ma il labbro di sotto mi tremò.
Mi venne un attacco di pianto più difficile da trattenere di un conato di nausea.
Abbassai lo sguardo e premetti il viso contro il suo petto -…si- gemetti con la gola soffocata.
-…erano
miei amici…erano miei amici… n-non sarebbe possibile…cosa hai detto ad Aro? E lui cosa…-
Alzai il viso, ma Edward non mi stava più guardando: scambiava sguardi preoccupati con Carlise.
-Allora?...- insistetti, messa in ansia da quelle occhiate.
-Bella…dovremo arrivare a un compromesso…-
-In che senso? Cosa vuol dire compromesso?!-
-Vuol dire che non possiamo avere troppe pretese… dobbiamo pensare a quello che è più importante…non dobbiamo impuntarci su questioni…-
-No…Aspetta…- interruppi adirata le sue spiegazioni evasive –Tu pensi che sarà necessario lasciare che i lupi mannari restino prigionieri dei Volturi? Tu vuoi lasciarglieli!-
-Volevo dire che non è sicuro…-
-No…no…ho ascoltato quello che hai detto, e anche se non mi hai spiegato niente ho capito tutto! Hai già parlato con Aro…Tu…- urlai a bassa voce e gli premetti l’indice sulla spalla –...tu... non posso credere che mi ami se mi hai fatto questo!-
-Bella, cerca di capire cosa succederà!...- alzò la voce lui –Non possiamo entrare in lite con i Volturi! Decideranno di ammazzarci! Ti ammazzeranno!-
-Non dirmi le cose come se avessi cinque anni! Lo so che ci ammazzano! Lo so cosa rischiamo! Ma tu ne parli come se fosse una cosa già conclusa! Noi possiamo convincerli a…-
-Vedi! Vedi! Ecco perché devo trattarti come se avessi cinque anni!...- ci eravamo discostati dal gruppo.
-Ma sì! Tu vuoi convincerli! Non capisci che non hai argomenti dalla tua parte! Non ci sono modi in cui tu puoi convincerli! Sei ostinata come una bambina! Lo faccio per te! Lo faccio perché ti amo! E non voglio che tu muoia!-
Tacqui, furente.
-Perché non dovremmo liberarli? Tu cosa diresti se improvvisamente decidessero di scarrozzare Carlise e tutti i tuoi parenti dall’altra parte dell’Oceano! Eh?! Cosa gli da il diritto…?-
-Il diritto! Bella! Non ci sono diritti! Il diritto gli viene dal fatto che vogliono e possono!-
-Ma se volessero portarti via Carlise allora sarebbe tutta un’altra cosa!! Certo, perché se portano via i miei amici allora non te ne frega un cazzo e fai i compromessi!!- urlai fuori di me.
Alcuni vampiri si voltarono.
-Bella…- disse Edward a denti stretti, in un modo che mi fece capire che la pazienza era finita –chiudi quella ciabatta!-
Rimasi in silenzio, mentre la rabbia non sbolliva affatto.

 
-Carlise!-
Aro si fece incontro a Carlise con un sorriso smagliante e lo abbracciò avvolgendolo nel mantello.
Quando si staccò da lui, lo fissò intensamente e ne ebbi l’impressione che stesse per commuoversi.
-Cara Heidi! Hai portato un ospite graditissimo!-
Il vampiro aveva con sé due accolite.
Una sembrava una ragazzina, l’altra era certamente una donna, ma sotto il cappuccio non ne distinguevo il viso.
Quella si teneva in disparte, fingeva di non guardarci, ma ascoltava ogni cosa.
-Jane, Renata, avvicinatevi. Questo è un amico oltremodo caro. Carlise, ti presento le mie protette. Non temere, non le farei assistere a questo colloquio se non fossero degne di fiducia, nonché- fece una carezza a Jane - piene di inestimabili qualità. Purtroppo non siamo a casa nostra, in Italia, non possiamo chiederti di metterti a tuo agio, non ci sono posti dove possiamo sederci...-
Mi trovai a chiedermi perché ci tenesse a seguire convenzioni umane di cortesia se era un vampiro.
Non avevano bisogno di sedersi, avrebbero potuto rimanere immobili e in piedi per tutta l’eternità, in quello stesso punto dove si trovavano ora, senza sentire crampi o stanchezza.
Forse la recita che faceva davanti agli umani era diventata automatismo.
Parlava con una cortesia piena di affettazione e con un eloquenza che veniva da altri tempi.
-Sono centinaia di anni che non ho il piacere di vederti. So che non ti ha portato qui solo la ricerca del tuo figliolo. Vedo…- si soffermò su me, Alice e Quincey –che hai portato dietro di te una compagnia varia e…davvero interessante…- insistette per un attimo a guardare Alice.
-Non sono venuto solo a causa di mio figlio Edward- disse Carlise, sorprendentemente a suo agio, proprio come se parlasse solamente con un vecchio amico. Si girò e mi fece segno di avvicinarmi senza timore.
Io mi avvicinai, alzando la testa per sbirciare Aro in viso e riabbassandola subito per la paura.
Era così bello, aveva modi così cordiali, così eleganti. Tuttavia mi trasmetteva una brutta impressione, non solo per gli occhi rossi.
Non avevo ancora capito che l’orgoglio che dimostrava per Jane e Renata era quello del collezionista.
In seguito avrei compreso meglio quel carattere, sfortunatamente.
Era fine, affascinante, non riuscivo a trovare una pecca in tutta la sua apparenza, né nel suo viso, né nel modo in cui si comportava. Cosa poteva destare inquietudine di lui?
-Questa è Isabella- mi presentò Carlise.
-Ah!- gli luccicarono gli occhi –Lo so. Lo so. So tutto- guardò Edward con un sorriso smagliante.
-Allora sai già cosa sono venuto a chiederti…- disse Carlise.
-Si…-
Aveva abbracciato Carlise, l’aveva toccato.
Sapeva tutto prima ancora che qualcuno ne facesse parola.
-Edward- cominciò Aro –ha fatto una richiesta ben diversa dalla tua. Lui ha chiesto che non si nuocesse a questa umana, ne a qualsiasi umano, durante il resto del nostro soggiorno. In cambio, mi ha detto, avremmo potuto portare via ciò di cui ci eravamo già impadroniti. Sosteneva che i licantropi non erano di vostro interesse né…di vostro gradimento. Inoltre, anche se lui non l’ha tradotto in parole, ha manifestato il desiderio che fossero immediatamente allontanati da questa giovane umana, penso, a beneficio della sua incolumità-
In quell’istante rimasi di sasso.
-Ha chiesto che partissimo il più presto possibile e pensavo di tornare a Volterra tra due giorni-
Ad ogni parola di Aro mi voltavo verso Edward per lanciargli un’occhiata adirata e sconvolta.
Non riuscivo a crederci.
Mi sentivo tradita.
-Le cose non stanno più così- disse Carlise, sconsolato –Edward non era al corrente dell’importanza dei licantropi per Isabella, né sospettava che non fossero una minaccia. Spero che tu vorrai rifletterci sopra, per trovare una soluzione vantaggiosa per entrambi…-
Aro finse di pensarci su, ma scommisi che lui aveva già un'idea su cosa chiedere in cambio.
-Scambierei volentieri questi unici animali per qualcosa di ancora più unico- sorrise in direzione di Alice.
Edward, si adirò visibilmente alle evidenti mire che Aro nutriva verso sua sorella.
-Alice rimane qui- sbottò.
-Non escludere che alla tua amica la proposta possa interessare- fece Aro, conciliante.
Mi voltai verso Alice.
Lei rimase in silenzio per qualche istante; sapeva essere decisa ed impassibile all’occorrenza.
-Non ho il desiderio di lasciare la mia famiglia, per ora- disse compita.
Aro si voltò verso Carlise dispiaciuto –Come vedi un accordo non può essere raggiunto in nessun altro modo, e la proposta di Edward mi sembra la più sensata per entrambe le parti…-
Le lacrime salivano nei miei occhi. La buona stella dei lupi si era spenta.
Guardai Edward; mi scrutava per cogliere nel mio viso un'ombra di comprensione, di perdono.
Distolsi lo sguardo e scoppiai a piangere dalla rabbia.
Mi coprii il viso con le mani e singhiozzai.
Sentii Aro dire che si rammaricava che non esistesse un altro modo per accontentare tutti.
Chiesi di poter vedere subito i lupi, ma la voce che uscì da dietro le mie mani fu un suono inarticolato di singhiozzi e di parole spezzate.
I vampiri però, con i loro sensi sopraffini, capirono.
-Ma certamente! Questo non posso negarlo. A patto però che voi tutti, specie tu, giovane Edward, mi perdonerete per il dolore che le procuro- disse con un tono afflitto, indicandomi –Vieni Isabella e… Alice…- guardò verso la piccola figura di Alice, i cui occhi erano diventati subito sospettosi nel sentirsi chiamare con tanta affabilità -…ricordati che nei prossimi due giorni si accettano ripensamenti…-
Edward ci seguì, per controllare che Aro non tendesse strani tranelli e per ascoltare ogni pensiero, anche il più banale, che attraversasse la sua mente.
Dietro di Edward vennero anche Jane e Renata, con l’intenzione di non abbandonare il loro signore. Poteva sempre darsi che, in un istante fatale, Edward decidesse di attaccarlo.
Appena noi cinque fummo lontani dal resto del gruppo, Aro si fermò e si voltò indietro, verso Edward.
-Prima di mostrarvi i Bastardi (“I Bastardi?” pensai preoccupata), spero non ti dispiaccia- disse –se soddisfo una mia curiosità. Me lo concedi?-
Edward, a denti stretti, fece cenno di sì.
Aro, allora, allungò la mano verso la mia e la prese nella sua.
La sollevò come se la soppesasse e la carezzò con un movimento del pollice.
Trepidante, sembrava in ascolto di qualcosa che non riusciva a sentire.
Io lo fissavo senza capire cosa pensasse.
Probabilmente questo era anche il suo cruccio e la causa della sua eccitazione: non capire che cosa pensassi io.
-Ma è straordinario! Non sento nulla!- esclamò emozionato, come se avesse appena trovato un gioiello in mezzo a dei sassi di mare.
Jane ebbe uno sbuffò di gelosia. Renata stava immobile, controllando che Edward non facesse movimenti bruschi e che non tradisse intenzioni feroci.
-Adesso puoi lasciarla e condurla dove ti ha chiesto- sbottò Edward, spazientito dalle moine e dalle leziosaggini di Aro.
-Ma certo. D’altronde, una ragazza così speciale si merita questo e altro- mi accarezzò ancora la mano, poi la lasciò e riprendemmo il cammino interrotto.
Mi accorsi che la radura era stata ampliata abbattendo qualche albero per riuscire a far posto a tanta gente.
Ma per quanto grande lo spazio, guardandomi in giro, non riuscivo a trovare i Quilute.
Ero spaventata di non vederli, ma poi notai che, legate saldamente a dei tronchi d’albero, c’erano moltissime catene.
Troppe anche per tutti i lupi che erano stati catturati.
Erano tese e continuamente percosse da strattoni.
Evidentemente, qualunque animale tenessero imprigionato, esso si agitava molto per liberarsi.
Io riuscivo solo a vedere una delle estremità dei vincoli. L’altra doveva essere allacciata ai lupi.
Seguii le catene con lo sguardo fino a raggiungere le altre estremità, nascoste dietro delle rocce distanti una decina di metri da noi.
Se i Quilute fossero stati in forma lupina, quelle grosse pietre non sarebbero bastate a nasconderli. 
Poiché non li vedevo, capì che erano umani e molto debilitati nelle proprie forze.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ebbene, ho storpiato il romanticismo da Romeo di Edward, e ho trasformato il principe azzurro di Twilight in un personaggio che ha esigenze pratiche. Ho torturato Bella riuscendo a farla piangere quattro volte in tre capitoli.
Le ho inflitto torture sentimentali per cui, se non mi servisse ancora nella storia, si sarebbe già suicidata. Non prendete le cose alla lettera, purtroppo ho intenzione di farla sopravvivere fino alla fine e oltre. Ma potrei anche cambiare idea, quindi, nel caso aveste suggerimenti su come ucciderla, benissimo; io volevo che si desse una chiodata in mezzo agli occhi, o che si sparasse una pallottola nella tempia, o che ingoiasse fertilizzante chimico per le begonie o che, in maniera decisamente più epica, si trafiggesse con una spada (ma visto che oggi non si trova facilmente una spada a meno di fotterla in un museo, possiamo anche farla suicidare facilmente con un coltello da carne). Io di idee ne ho…e voi?
Ho anche fatto entrare in scena Aro (scusate se l’ho fatto un po’ insipido, ma lui non mi piace e non c’è niente che me lo possa far piacere, il che ovviamente influirà su come lo renderò nei capitoli successivi)
Penso che dovrei essere contenta…e invece non sono contenta! Perché questo capitolo mi fa schifo lo stesso.
Non mi piace come l’ho scritto, ma siccome non posso rovinare il lavoro di un pomeriggio, che avrei potuto passare in maniera più produttiva (ci sono le schede di latino che mi guardano male dalla scrivania…). Insomma, mi deprimeva non postarlo. 


Hola. 


trullitrulli



  
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