Me lo prometti?
Ila POV
Dovevo avere maggiori prove di questo effetto che gli facevo.
Mi avvicinai e gli diedi un leggero bacio sul collo.
Il battito aumentò ancora. Mi staccai. Feci regolarizzare il battito.
Gli diedi un leggero bacio a fior di labbra. Il battito aumentò.
In quel momento arrivò il dottore.
Bea era decisa a fargli vedere quello che aveva appena scoperto.
Feci la stessa cosa di prima ed Edo pure.
-Allora, dottore? – chiese Bea speranzosa.
-A quanto pare suo figlio riconosce questa ragazza. Non capisco per quale strano motivo, ma riconosce il tocco, la mano, forse anche la voce. È un buon segno che riconosca qualcuno. Dovresti parlargli di qualsiasi cosa. Prova a parlargli.- disse rivolto a me.
-Ci proverò. – dissi facendo un piccolo sorriso.
-Ci vediamo più tardi per un controllo.- disse avviandosi verso la porta.
-Ok, grazie dottore. – disse Bea, ancora più speranzosa di prima.
-Vi lasciamo soli.- disse poi.
Ok, gli avrei parlato. Gli presi una mano e cominciai ad accarezzarla.
Il battito aumentò cercai di non farci caso.
-Dalla prima volta che ci siamo visti ho capito che tu mi avresti fatto impazzire e infatti è stato così. Non ti sopportavo, sei il classico ragazzo figo, che sa di essere figo, che se la tira e che se le fa tutte. Ti avevo già inquadrato dal primo sguardo che ci siamo dati. Però passando del tempo con te ho capito che eri diverso da come apparivi. Sapevo di non dovermi fidare di te, se mi fossi fidata di te, tu mi avresti usato come qualsiasi altra. Non sai che fatica resisterti e fermarti quando ti spingevi un po’ oltre, ma, in quel momento, la paura di essere delusa di nuovo si faceva sentire. Non volevo essere usata di nuovo. Non volevo essere una delle tante della lunga lista, non volevo cercarti per tutta la città e poi trovarti mentre baciavi un’altra. Però conoscendoti, un po’ ho cominciato a fidarmi, fino a quando non siamo andati al cinema e…….abbiamo incontrato la ragazza della sera prima. In quel momento mi sono di nuovo resa conto che potevi usarmi e che io ci avrei sofferto. Non potevo permettere che accadesse. Così cominciai ad evitarti, a non guardarti, non perché ti odiassi solo perché se ti avessi guardato, non avrei pensato più a niente e avrei seguito il cuore. Poi quando Mattia mi ha cercato ho pensato “Che ho da perdere? Tanto Simo non mi vuole, a me Mattia piace. Ci si può provare. Ma non so se ti è mai capitato, di fare qualcosa con una persona e di immaginare di farla con un’altra. – mi misi a ridere. – se in questo momento stessi ascoltando e,fossi conoscente, mi avresti chiesto cosa avessi fatto con quello stronzo e io ti avrei risposto che non ci avevo fatto niente e che se comunque fosse, io non dovevo dare spiegazioni a te. Tutto con la mia solita voce acida ed incazzata. – risi ancora e mi sembrò di vedere un piccolo sorriso increspato sulle labbra di Simo, ma forse erano solo delle allucinazioni.- comunque a me è successo con Mattia, baciavo lui, abbracciavo lui e certe volte immaginavo di farlo con te. Non sai che sofferenza per me, sapere di non avere speranze con te e che non te ne fregasse niente, mentre io ci ero cascata con tutte le scarpe. Finché Edo oggi non ci ha dato la notizia del tuo incidente. Non potevo crederci. Mi sentivo mancare, morire. Non potevi morire. Dovevi rimanere in vita, per me, per stare con me. Così mi sono precipitata qui e ho conosciuto tua mamma. Sembra simpatica e pure molto protettiva. È anche molto bella, perché non hai preso gli occhi azzurri da tua mamma? Sai che figo che saresti stato moro con gli occhi azzurri? Altro che una a sera, ne avresti avute almeno due o tre.- risi e di nuovo mi sembrò di vedere un piccolo sorriso sulle sue labbra. Probabilmente era solo stanchezza.- è cinque giorni che sei in coma. Quando deciderai a svegliarti? Se dovessi sentirmi sappi solo che sono qua con te e rimarrò finché non ti sveglierai, anzi finché non guarirai del tutto. – perché feci caso solo in quel momento che aveva una gamba e un braccio ingessati e qualche graffio sul viso. Non ci avevo fatto nemmeno caso, eravamo messi bene. Scesi con lo sguardo e cominciai a guardare la mano che era tra le mie.
-Me lo prometti?- disse una voce un po’ roca.
-Certo che te lo…..- alzai di scatto la testa e trovai Simo che mi guardava e che mi sorrideva leggermente.
-Non guardarmi come se fossi un fantasma.- mi disse sorridendo. Aveva una voce roca, dovuta al troppo dormire. Ma era tremendamente sexy. Mi sedetti sul suo letto e lo abbracciai. Lui mi abbracciò come poteva, era leggermente bloccato.
Nonostante fosse in ospedale la sua pelle sentiva ancora di arancio mista al profumo di Armani. Era buonissimo.
In quel momento entrò la Bea, la Ary ed Edo.
-Non ci posso credere, Simo. – disse la Bea che cominciò a piangere.
Io mi allontanai da lui che non voleva lasciarmi andare.
-Simo, non ti sembra il caso di abbracciare tua mamma?- gli dissi all’orecchio.
-Non voglio che te ne vada. – mi sussurrò all’orecchio.
-Non me ne andrò. – gli dissi guardandolo negli occhi. Mi lasciò andare e sua mamma venne ad abbracciarlo.
-Ciao mamma.- disse lui con la voce che cominciava a tornare normale.
-Pensavo che saresti morto.- si staccò da lui. anche lei era seduta sul letto come lo ero io poco fa. – invece la Ila ti ha salvato la vita e soprattutto tu sei in punizione da oggi.- disse severa la Bea, puntando il dito contro il figlio. Simo era scioccato.
-Cosa?? Ma se saranno 10 anni che non mi metti in punizione.
-Hai descritto malissimo la Ila. Sembrava una ragazza qualunque, invece non lo è.- disse guardandomi.
-No, non lo è. – disse guardandomi anche Simo con un sorrisino. Io arrossii come al mio solito. Andarono a salutarlo anche Edo e la Ary.
Non sono una ragazza qualunque? E pensare che io mi sono sempre considerata nella media, cioè anzi forse anche un po’ di meno. Non ero tutta questa bellezza, ero normale, mi consideravo normale. Sentirmi dare della “ragazza non qualunque” mi lasciò un po’ senza parole.
Erano le quattro del pomeriggio.
Cominciavo ad essere stanca.
Bea, la Ary ed Edo uscirono.
-Senti, forse è meglio se vado anch’io.- dissi alzandomi dalla sedia quando Simo mi prese un polso.
-Dove pensi di andare?- mi chiese. Ormai la sua voce era tornata normale, ma era ancora dannatamente sexy.
-Ti lascio riposare.- che cazzata che avevo detto, aveva riposato per 5 giorni, potevano bastare.
-Ma si ho appena dormito 5 giorni. – disse ridendo per tirarmi in giro. Lo guardai male.
-Scusa. Grazie per avermi parlato insieme.
O merda, non dirmi che aveva sentito tutto.
- Mi sentivi?- chiesi io più incuriosita nel sapere se avesse sentito
tutto e ricordasse o non ricordasse proprio niente.
-Si, ti sentivo, ma non mi ricordo cosa mi dicevi. L’unica cosa che mi ricordo è quando mi hai detto che saresti rimasta finché non sarei guarito.
Tirai un respiro di sollievo.
-Perché sospiri?- mi chiese incuriosito. Mi guardava come se volesse leggermi nel cervello.
-Niente.- dissi arrossendo.
-Eri preoccupata, non sapevi se avessi sentito tutto e se ricordavo. Cosa mi hai detto di così strano? Vorrei tanto ricordarmelo.- mi guardava, ormai ero seduta sulla sedia. Sbadigliai.
-Sonno?- mi chiese.
-Leggermente. Sono in piedi dalle 6 e poi parlare ininterrottamente con uno che non ti risponde neanche, è un po’ stancante.
-Appoggiati.- disse posando una mano sul letto. – appoggiati con la testa e almeno riposati.
Mi appoggiai. Cominciò ad accarezzarmi i capelli.
-Mmmmmm.- lui rise.
-Senti, non ridere. Così è sicuro che mi addormento.
-Bene, tanto devi rimanere qua.- mi alzai di scatto.
-Simo, non posso. Devo andare a scuola, devo farmi la doccia. Non posso stare qua.
-Si, che puoi. Dormiresti qua, ti faresti portare i vestiti puliti e i libri dalla Ary. Poi massimo vai a casa mia e ti fai una doccia. Hai detto che mi saresti stata vicina finché non fossi guarito, ricordi?
-Quando mai ti sei svegliato, non potevi dormire ancora un po’?
-Ila, sono le cinque. Io dovrei andare ci da un passaggio Edo. – entrò la Ary.
-Con l’Audi? E io tutto il viaggio devo stare spiaccicata dietro.- in quel momento entrò Bea.
-No, gli presto la mia macchina. Non mi sembrava il caso di farti stare dietro scomoda. – disse gentilmente con il sorriso.
-Che carina, grazie.- gli risposi sorridendo.
-Ok, allora arrivo.- mi stavo alzando dalla sedia, ma Simo mi prese per un polso e mi fece appoggiare sul letto. La Ary e la Bea uscirono.
-Ma cosa stai facendo?- gli chiesi. Ero seduta sul suo letto appoggiata sulle mani e con il suo corpo in mezzo alle braccia. Si alzò lentamente. Poi fece una smorfia di dolore, ma rimase comunque nella posizione in cui era.
-Non dovresti stare tranquillo tu?- gli dissi appoggiandogli una mano sul petto. Sotto il pigiama, sentivo i suoi pettorali. Ci guardammo negli occhi. Mi guardò e lentamente si avvicinò. Ci stavamo per baciare. Istintivamente, mi spostai e gli diedi un bacio sulla guancia.
-Ciao. Ci vediamo domani.- dissi uscendo dalla stanza e prendendo la mia tracolla, senza nemmeno girarmi.
-Bene, possiamo andare.- dissi. – piacere di averti conosciuto, Bea.- feci il gesto di stringerle di nuovo la mano. Invece lei mi prese e mi abbracciò.
-Ti devo ringraziare. Se non ci fossi stata tu, mio figlio sarebbe ancora in coma.
-Non ti preoccupare che si sarebbe svegliato lo stesso, non è merito mio. Non serve ringraziarmi.
-Invece è tutto merito tuo e prenditene il merito.
Uscimmo dall’ospedale. Andammo a prendere la macchina di Bea e mi trovai davanti un BMW X5.
-Ma non è quello di Simo?- chiesi ad Edo.
-Si, è sua. Ha fatto l’incidente con la macchina della Bea.- mi disse.
-Quindi vuol dire che salirò su una BMW X5?- chiese la Ary sognante-
-Si. Non è sta gran cosa, te lo assicuro. – dissi io.
Edo mise in moto.
-Vorrei tanto sapere come hai fatto.- mi chiese Edo.
-A fare cosa?
-A svegliarlo.- mi guardava dallo specchietto retrovisore.
-Non lo so. So solo che ho cominciato a parlare ed ad un certo punto mi ha risposto. Non so cosa ho fatto, anzi penso proprio di non aver fatto niente.
Edo accompagnò a casa prima me, poi la Ary, come era giusto che fosse.
Arrivata a casa, mi dovetti sorbire l’interrogatorio di mia mamma: chi fosse questo Simo che era in ospedale, come avessi fatto a conoscerlo, che cosa c’era stato tra noi due, che fine aveva fatto Mattia, chi mi aveva accompagnato a casa, quanti anni aveva Simo e, di conseguenza Edo, dove abitassero e via dicendo.
Dopo averle spiegato la situazione nei minimi particolari.
Era felice, ma anche scioccata.
-Cioè, Simo si è svegliato grazie a te.
-Si.- era la cinquantesima volta che lo ripeteva.
-Devi piacergli molto.
-Ma ti prego mamma. È il classico fighetto di turno che se la tira e che ne ha una diversa a sera.
-Potrebbe cambiare.- disse stranamente positiva.
-Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.- io ovviamente non mi contraddicevo mai.
-E che ne sai.
-E vuole che stia là con lui. cioè mentre dormiva gli ho detto che gli sarei rimasta vicina finché non sarebbe guarito del tutto e adesso vuole che stia in ospedale con lui, quando non ho la scuola.
-Be, puoi farlo. Magari ti dà una mano a studiare.
-Magari.- sottolineai ridendo.
-Si, si può fare. Magari viene a prendere la Ary quello che ti serve e i libri e te li porta.
-Ok. Poi per fare la doccia non preoccuparti, troverò qualcosa.
-Ok.
Andai a dormire con quella sensazione di smarrimento: quella era l’ultima notte che avrei dormito nel mio letto.
Però ero felice. Avrei passato del tempo con Simo, anche se eravamo solo amici.