”Se
non apri te li faccio
venire io gli incubi!” aveva intimato Tayuya che cercava di
riposare nella sua
piccola stanza, mentre Karin cercava di nascondersi in qualche modo,
protestando a voce bassa.
Karin aprì la porta fingendosi assonnata. Aveva terrore...
magari Hinata era
veramente furiosa. Poi, diciamocelo pure, la rossa non amava risolvere
i
problemi (ne tanto meno crearseli, ovviamente).
Lasciò la catenella chiusa, come se non avesse saputo fin
dall’inizio che la
mora avesse aspettato per ben 25
minuti,
suonando ad intermittenza il campanello, senza però essere
troppo sgradevole.
“Buongiorno
Izumi-chan!”
arrossì Hinata. Oggi indossava un vestito verde chiaro con
sopra una graziosa
giacca bianca con dei ricami di fiori. Al collo era legata una collana
con una
farfalla e i capelli erano legati in una coda, rifinita da un fiocco di
raso
dello stesso colore del vestito. Ai piedi un paio di ballerine con un
piccolo
tacco, verdi e molto semplici, ma graziose.
La rossa arrossì imbarazzata. Nulla in confronto alla sua
maglia a maniche
corte e consumata con il logo dei Rolling Stones e i jeans aderenti
sbiaditi
alle ginocchia. Ai piedi lei indossava delle semplici scarpe da tennis
consumate e sbiadite.
Karin
spalancò gli occhi. Non
era arrabbiata ma in mano teneva un piccolo pacchetto e un bigliettino.
Di
scuse. Coosa? Hinata non c’entrava niente in quella storia!
Anzi era Karin che
aveva esagerato come al solito. Allora come mai tutto questo?
“E’
presto...” osservò Karin,
fingendosi di nuovo assonnata.
Hinata
diventò rossa.
”Oh.. scusa..è che...ho sentito
urlare...ecco...non volevo
disturbare...ma...ma...ci tenevo a fare visita a Izumi-chan!”
Fregata.
Accidenti a tutti
gli incubi. Preparati per il terzo grado Karin, pensò la
rossa.
Eppure
il cuore le batteva
ancora fortissimo... per il disgusto o per...Karin scosse la testa.
Disgusto. Decisamente disgusto. Nessun dubbio. Disgusto.
“Oh...entra
pure...” mormorò
impacciata Karin, aprendo completamente la porta.
Hinata ebbe un lieve sussulto. La casa della sua amica era molto
semplice e
molto diversa dalla sua.
Ecco
perché Karin era a
disagio quando è venuta a casa mia; sono veramente
egoista...pensò.
“Kay...
mi dispiace per ieri
sera!” disse Hinata sincera.
”Ehy, ci dev’essere un errore. Sono io che ieri mi
sono comportata da stronza.
Ovvero, scusami tanto Hinata!” disse secca Karin. Non voleva
che Hinata si
sentisse in colpa.
“Ti
ho portato i tuoi
vestiti... Li hai lasciati a casa mia. Ricordi?”
sussurrò imbarazzata Hinata
”Eh gia! Anche io ti devo consegnare il vestito splendido
dell’altra sera...”
sussurrò Karin persa nei pensieri.
Certo che era veramente bella quella sera. Karin non era mai stata
così
elegante e sofisticata. Nemmeno così fottutamente sexy,
considerati gli sguardi
dei vari ragazzi.
”Oh... ma io voglio che tu li tenga!” disse Hinata
facendosi posto fra i
cuscini distrutti e i cartoni della pizza, sedendosi educatamente sul
divano
semi-distrutto, rigirando il pacchettino fra le mani.
“No!”
urlò Karin, mentre
rompeva le uova.
”Ma guarda che a me non piacciono! A te invece stavano
benissimo!”
“Cosa
vuoi per colazione?”
“Non
cambiare argomento!”
“Ok,
allora le preparo io le
frittelle. Tay è sfaticata!”
”Allora lascio qui i vestiti e
scappo
prima che tu possa rendermeli!” disse Hinata incrociando le
braccia.
Karin
stava per controbattere
, ma improvvisamente Tayuya usci dalla sua stanza. I suoi capelli erano
raccolti con un vecchio fermaglio per capelli e indossava un paio di
jeans neri
e una t-shirt azzurra un po’ stropicciata. Gli occhi stanchi,
di una ragazza
che aveva fatto baldoria con la sorella fino a tarda notte, costretta a
svegliarsi presto, di domenica. Per il resto era sempre davvero molto
bella.
“Ehy
ehy ehy! Chi sarebbe la
sfaticata?”
Hinata
si inchino,
sbalordendo le sorelle Izumi. Inchini a casa Izumi non si erano mai
visti.
“Piacere
di fare la vostra
conoscenza... io sono Hinata Hyuga.”
“Oh.
Ah. Beh...io sono Tayuya
ma va bene anche se mi chiami Tay!” sorrise Tayuya un
po’ sorpresa e impacciata
cercando di rassicurare la ragazza.
“Tayuya,
potresti preparare 2
tazze di caffè forte e...Hinata?”
”Mmm, a me va benissimo del thè.”
“Subito!”
“Certo
che sono veramente
buone! Karin sei davvero brava!” disse Hinata finendo con
l’ultimo boccone.
“Ehm...
modestamente i dolci
mi vengono particolarmente bene. E’ mia sorella che li
brucia!” disse Karin
sorseggiando il caffè.
“EHY!”
Tayuya stava prendendo
i piatti.
Karin e Hinata si misero a ridere, mentre iniziarono a raccogliere i
bicchieri,
per aiutare.
“Cos’avete
intenzione di fare
oggi ragazze? Dopotutto è domenica e
c’è bel tempo!” domando Tayuya mentre
cercava il detersivo per le stoviglie.
Hinata guardò Karin.
”Ehm beh, io un’idea l’avevo... Sono un
po’ indietro con il mio film, è un po’
noioso però...nulla di speciale”
“L’avevo
detto che sei piena
di talento! Posso aiutarti? Ti pregoooo!” implorò
Hinata
“Guarda
che è un po’
faticoso...l’attrezzatura è pesante e oggi fa un
caldo pazzesco.” ed era vero.
“Sopporterò!
Fammi venire con
te!!!”
“Guarda
che l’argomento è
palloso e piuttosto critico.” chissà come
l’avrebbe presa Hinata dopo aver
saputo che il suo documentario trattava sul degrado generazionale e
sulla
differenza impressionante della ricchezza tante volte usata in modo
sfrenato,
in pratica una critica al suo mondo.
“Ti
sto pregando!” continuò
Hinata usando il suo tono della serie -se non mi porti con te sei un
perfido e
bruttissimo (nonché senza un po’ di cuoricino) che
merita di bruciare
all’inferno-.
“Eddai
Karin! Vi divertirete
insieme!” la esortò Tayuya, mentre strofinava i
piatti con un panno per
asciugarli.
“Ok!!!”
urlò Karin,
sconfitta, mentre le due ragazze si guardavano con intesa.
Il
sole batteva fortissimo,
l’asfalto era letteralmente bollente e l’aria era a
dir poco soffocante. L’attrezzatura
era molto pesante. Hinata era visibilmente provata dalla fatica.
“Karin…
scusa ma…” Hinata arrossì. Non avrebbe
voluto essere d’impiccio, ma la faccenda stava diventando
proprio faticosa.
“Si,
fermiamoci, sono esausta
anche io… ci dovrebbe essere un bar nei paraggi”
sussurò Karin.
“Suigetsu…”
Karin
tossì violentemente e
tutti gli sguardi si levarono sulle due ragazze.
Hinata
si preparò a
praticare la
manovra, ma Karin accennò
che andava tutto bene.
“Senti
Hinny, l’ultima
persona di cui voglio sentire parlare è proprio culo di
marmo mentadent”
Sbottò
Karin.
“Ha fatto a botte con Sas…”
“Problemi
suoi!” ringhiò.
Non ne voleva sapere nulla dei problemi degli
altri. I suoi erano già
enormi e potenzialmente irrisolvibili.
La
mora guardò in basso. Ops.
Tutt’un
tratto, Karin si
sentì il peggior mostro in tutto il mondo.
L’essere più spregevole di tutto
l’universo.
Okay,
aveva i suoi problemi,
ma Hinata era sua amica. E Karin aveva esagerato.
“Hinata
scusami! Non volevo
offenderti!!!”
L’espressione
dell’amica
cambiò subito.
“Non
ti preoccupare!”
Karin
sorrise, accorgendosi
di quanto fosse comprensiva Hinata e di quanto era stata fortunata a
stringere
amicizia con la giovane Hyuga.
“Ciao!
E’ un paio di giorni
ke nn riesco a contattarti! Risp una certa Taiuia.
Ecco vedi sono interessato a 1 serviz. Risp
se 6 interessato/a”
“Ahem,
ahem... forse con la
grammatica è un po’ scarso, ma i soldi son
soldi.” spiegò a Hinata.
“Passami
il cellulare, sono
una contrattatrice!” sorrise entusiasta Hinata
“Se
lo leggesse mia sorella…”
Hinata era concentrata sul messaggio.
“Fatto!”
esultò
“Eh?”
“Ho
inviato il messaggio!”
“E
cos’hai scritto?”
*BIP
BIP*
“Oh! E’ arrivata la risposta”
“E
cosa dice?!?”
“Dice,
che vuole che tu filmi
la sua festa… si tratta di un evento piuttosto importante,
con gente importante”
“E
quanto offre?”
“Ha
detto anche 15.000
dollari per un lavoro fatto bene.”
“COSA?!?”
“Beh,
sai anche per il mio
battesimo pagarono tanto. Forse un pochino di più. Poi qui
si tratta di riprese
per tutta la serata. Il tipo sembra non voler darsi al risparmio
insomma.”
“COSA?!?”
“Non
dovresti essere
contenta?”
“Se
sono contenta? Da oggi
posso morire felice!!!... No, aspetta. Prima i soldi. Poi la morte
felice. …No!
Prima i soldi, il divertimento e la morte felice.”
Tornando
a casa, Hinata e
Karin fecero alcune riprese. Passarono davanti a un pub
quando…
“Ma
fai delle interviste?”
chiese Tsugumi interessata, alzandosi lievemente dalla sedia.
“Ehm
ecco…” mormorò
impacciata Karin.
Di
solito non succedeva di
trovare ragazzi interessati al suo lavoro.
“Tsu,
passami il kit per il
trucco.” Disse seria Ino, cercando di non commentare
l’abbigliamento di Karin.
Dopotutto, un’intervista era pur sempre
un’intervista.
In
pochi secondi Ino riuscì a
truccarsi come una stella del cinema. Hinata la guardava ammirata,
prendendo di
nascosto appunti sul trucco.
Sakura
la guardava seria:
aveva capito che Karin non avrebbe voluto fare un intervista.
Il
suo era un tentativo per
metterle in ridicolo.
Guardò
le compagne, occupate
con il trucco. Nel
campo vicino, separato
da una rete, bambini scalzi che giocavano a pallone, sporchi, ma veri.
Karin
la stava guardando, ma
teneva la camera spenta.
“Li
hai visti anche tu, vero?”
Sakura
non disse niente,
rossa per la vergogna.
Le
due ragazze fecero per
allontanarsi.
“EHY!
Ma l’intervista?” urlò
Ino
“Mi
basta questo.” Disse Karin
“Kay…”
sussurrò Tayuya, con
gli occhi ancora rossi di pianto e il mascara colato.
“Tay?
Che succede?!?” pensò
al lavoro e stava per assicurarle che aveva trovato un modo per
guadagnare.
“Ci buttano fuori di casa.” Sussurrò
singhiozzando.
Il
padrone di casa non ne poteva
più. Era stanco dei numerosi ritardi ed aveva fatto
richiesta di sfratto.
Entro
fine settimana, Karin e
Tayuya avrebbero dovuto lasciare la loro casa.
“Vendesi,
ottime condizioni”
La
rossa appese tristemente
il volantino grigio con la foto della sua cinepresa.
Le
tremavano le mani. Avrebbe
voluto strappare quel volantino. Ma rifiutò di essere
egoista.
Chiuse
gli occhi e si
allontanò di corsa per non cambiare idea.
Tutti
gli studenti erano
fuori dalla scuola e Karin correva per i corridoi deserti.
Appese
al corridoio c’erano
trofei, attestati, foto…
Guardò
le foto degli studenti
migliori: sorrisi perfetti, capelli perfetti, abiti perfetti.
Persone
talmente belle da non
sembrare…vere.
Ci
sarebbe stata un po’ di
perfezione nella sua vita?
Karin
era seduta sulla sedia,
lo sguardo scuro e i pugni chiusi.
La classe era deserta. Le piaceva stare sola.
Nel
frattempo avrebbe trovato
una scusa a Hinata per non essersi presentata fuori da scuola.
Avrebbe anche trovato una scusa per S. Non avrebbe potuto filmare
neanche 5
minuti della sua festa.
Si
mise a giocherellare con
una matita quando entrò Sakura Haruno.
Anche lei inaspettatamente in anticipo.
“Karin…”
sussurrò
“Ciao”
disse lei,
neutra. Il mondo
sarebbe potuto anche
cascare. Lei sarebbe rimasta incazzata comunque.
La rosa si avvicinò lentamente quasi avesse paura di un
contatto ravvicinato
con Karin la sanguinaria.
Ogni
passo era eseguito con
la massima cura e cautela. Come se da ognuno dipendesse la sua vita.
La
grazia dell’Haruno contribuiva
soltanto a incrementare l’incazzatura di Karin la terribile.
“Posso?”
chiese gentile
indicando la sedia di Hinata
“Fa come ti pare.” ringhiò Karin la
massacratrice.
Lentamente,
Sakura prese la
sedia di Hinata e si sedette con grazia accanto a Karin.
“L’altro
giorno…” iniziò la
ragazza
“Ieri”
precisò Karin la
stronza.
“Ho
aperto gli occhi.”disse
sincera.
“Ma
dai?” La rossa si finse
stupita.
Sakura
cercò di ignorare
Karin.
“Non
so più chi sono io!”
disse Sakura. Le
sembrò di essersi
liberata da un peso incredibile.
“Sakura
Haruno” disse con
secca la rossa.
“Eh?”
la rosa spalancò gli
occhi.
“Sei
Sakura Haruno. Adesso va
meglio?”
Sakura
sospirò. Ogni
tentativo di avvicinare Karin era vano.
“Non
soffro di amnesia,
Izumi. Non ho mai avuto nessun sintomo.” Disse stizzita
Sakura.
“Sicura?
Perché prima
sembrava che tu…aspetta sei grave!” La rossa ci
stava prendendo gusto.
La
rosa divento paonazza e il
suo colorito raggiunse quello dei capelli di Karin la divoratrice.
Hinata
entrò in classe e aprì
la porta con modi bruschi.
Karin
osservò bene. Strano,
Hinata non si comportava così.
La
mora arrossì violentemente
e il suo carnato raggiunse quello di Sakura.
“Izumi-chan! Haruno-chan!” e fece un leggero
inchino.
“Ciao
Hinny!” salutò Karin,
fingendosi allegra e serena. Hinata abbozzò un sorriso.
La
rossa notò che si copriva
un braccio.
“E’
successo qualcosa?”
domandò invece Sakura
Karin
si alzò di scatto dalla
sedia e intravide alcuni graffi sul braccio della mora.
“Chi?”
domandò con un tono
che non ammetteva repliche.
Anche Sakura si alzò dalla sedia.
“Sono…caduta.”
“Hinata!”
disse Sakura
esaminando la ferita che era coperta da un fazzoletto.
“Non
è normale che tu ti sia
fatta questo cadendo!” continuò.
“Chi?”
ringhiò Karin.
Hinata
abbassò gli occhi.
Sakura e Karin corsero alla finestra.
Kin stava ridendo con le sue compagne lanciandosi il diario di Hinata!
“Che
carogne!” sibilò Sakura.
“Cosa
facciamo, Izumi-chan?”
si girò.
Ma
non c’era nessuno. Solo
Hinata con gli occhi bassi.
“Ma dove ca..diavolo si è cacciata?”
E
sentite! Sorrise Kin alle
altre serpi.
“ Oggi l’ho
visto… mi sono sentita
morire…N. era così bello! Vorrei tanto essere
alla sua altezza! “
Le
capre risero tutte insieme
“Che
cretina.”
“Ma
chi è sto’ N.?”
“Magari
è uno alto, ihihih”
rise una che sembrava la più scema del gruppo.
“Povera
scema senza speranze”
tagliò corto Kin, ammirando i suoi lunghi capelli.
“Che
ne dite di mettere il
tutto su internet?” continuò.
“Ottima
idea!”
“Oh,
che idea splendida!”
“Sei
così favolosa! Hihihih!”
“Naturalmente
queste idee
sono della sott..”
Più
veloce del vento, quasi
in stile dragonball, Karin lanciò un pugno dritto in faccia
alla ragazza.
Ancora
più veloce, afferrò il
diario di Hinata e lo lancio a Sakura.
Gli
occhi di tutti si
soffermarono sulla scena: Kin che si stava alzando da terra, Sakura che
stringeva il diario, Karin pronta a risvegliare la sua indole omicida.
Fra
il pubblico si trovava
anche...
“Wow”
sussurrò Kiba.
“Mica pensavo che la Izumi picchiasse duro!”
esclamò Neji visibilmente
ammirato.
“Oh.
Io lo sapevo” disse
Suigetsu, per nulla sorpreso, pensando a quante volte la strega lo
aveva
ricoperto di lividi.
“Oh!
Izumi-chan ha proprio
uno spirito forte e giovane!” esclamò Lee.
“Beh, la indole da boxeur era intuibile! Scommetto che fa
male!” continuò Kiba.
“Oh,
su questo non ci sono
dubbi” ammise Suigetsu.
Gaara
impallidì.
“Chissa
se sa usare i
fucili!” disse Ten Ten e stavolta anche Suigetsu
impallidì.
“Io
ti ammazzo!” urlò Kin
rossa in viso.
“Oh
che paura!”
“Ti
giuro che ti ammazzo!!!”
urlò rabbiosa.
Karin
sospirò.
“Allora
fallo. Ma stai zitta
per favore. Sei irritante.”
“Fanculo!”
Kin cercò di colpirla, ma Karin, indovinò le sue
intenzioni e riuscì a evitare
il colpo.
Le
assestò un gancio e cercò
di gettarla a terra.
Più
ragazze accorsero in
aiuto di Kin. Erano troppe per una sola persona.
“Assaggia questo, puttana!” urlò.
Karin
sentì un dolore acuto e
il sangue. Il suo sangue.
Ah, quella bastarda mi hanno spaccato il naso…
pensò dolorante.
Sakura
diede il diario a
Hinata e corse nella mischia.
Colpì
Kin con un calcio ben
assestato e aiutò Karin a rialzarsi.
“Tutto bene?”
“Si, è abbastanza carino vedere le stelline come
nei cartoni animati”
“Eh?”
“Dietro di te!”
Sakura
non fece in tempo a
girarsi che una ragazza era dietro di lei. Le tirò i lunghi
capelli fino a
farla cadere a terra, per poi riempirla di calci. Un’altra
accanto a lei, prese
un paio di forbici.
I ciuffi dei bellissimi capelli rosa di Sakura cadevano per terra,
insieme alle
lacrime e agli sguardi indifferenti.
Karin,
furiosa, ricambiò il
favore per Sakura e diede il meglio di se.
Le
due “parrucchiere” adesso
si trovavano proprio senza capelli,
stese nel cortile.
La Signorina Tsunade, arrivò.
Il suo
sguardo severo non aveva bisogno di altre parole e fece cenno a Karin
di
raggiungerla.
“Saku!”
La
bionda si levò dalla folla
che si stava dileguando velocemente, mentre Kin restava stesa a terra.
Ino
corse ad abbracciare
Sakura.
I
capelli erano sul terreno.
I meravigliosi capelli lunghi di Sakura…eppure a lei non
importava.
Stava ridendo. Karin, si voltò verso di lei, prima di
raggiungere la signorina
Tsunade.
“Ehy,
Sakura…”
“Si?”
sussurrò la rosa.
Karin
si morse un labbro.
Aveva avuto torto su Sakura e odiava ricredersi. Ma stavolta dovevo
farlo.
“Sei
stata grande.”
Ammise
Karin, e velocemente
se ne andò, cercando di dare meno soddisfazione possibile
alla rosa.
“Anche
tu” ammise Sakura,
sorridendo. Non le importava più dei capelli.
Spazio di Promise
E’
quasi un anno, che non
aggiorno. Oggi, mi sono messa a rileggere la storia, che avevo anche
continuato,
Mi
sono sentita quasi morire
dalla vergogna. Ci tenevo davvero tanto a continuare la storia e non
posso fare
torto a me stessa, per giunta in questo modo.
In
pratica…Continuerò la
storia. :)