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Autore: Mistral    01/07/2010    6 recensioni
YULLEN SAGA - PART 3
Una nuova piccola luce si è accesa, a rischiarare il cuore e illuminare il cammino. Riesce già a diradare le tenebre, ma è ancora debole... deve ancora crescere, e ci vorranno tempo e impegno perché riesca a diventare una luce più calda e sicura. Questa luce dovrà essere custodita, alimentata. E, soprattutto, bisognerà fare molta attenzione che non si spenga. Non sarà un compito facile: un gesto, una parola sbagliata, basterà poco perché il fragile castello di certezze costruito assieme si dissolva nel nulla in un attimo. Se ciò accadrà, però, cerca di fare in modo che la speranza non si spenga con lei.
Come dice il saggio: “La felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta”. Riuscirai a rialzarti? Riuscirai a riconquistare quello che hai perso, facendo brillare di nuovo la vostra luce?

[Sequel di Moonlight Midnight Dream e Mirror Mirror, Black and White][Ambientata nella Night 170 e seguenti][Clamorosamente SPOILER sugli ultimi capitoli]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Yu Kanda | Coppie: Kanda/Allen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Yullen Saga'
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Nota delle autrici

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L’ANGOLO DI ALLEN

01 Luglio 2010

 

Ordine Oscuro - *corridoio*

 

Mentre Link e la signorina Fay continuano a restare fermi e muti al centro del corridoio, il resto del gruppo si riprende lentamente dallo choc.

“Beh, questa non me la sarei mai aspettata, sarò sincero” ghigna Allen. Non si sa mai, questo piccolo sviluppo potrebbe portare a un ulteriore allentamento della sorveglianza...

Lo stesso pensiero fa ora ghignare anche Komui, che commenta a mezza voce un “Potevano anche svegliarsi prima, accidenti”.

“Non capisco cosa ci sia da ridere, Komui. Non sai che le relazioni fra colleghi di lavoro diminuiscono la produttività?” chiede Bak, perplesso.

Wong annuisce con fervore alle sagge parole dell’onorevole Bak.

“BakaBak, fa' un favore al mondo... Stai zitto, una buona volta! E lasciali fare, così io sarò libero di tornare alla mia placida routine!” gli risponde il collega mentre aiuta la capoinfermiera a riavvolgere le bende in eccesso.

“Komui-nii-san, per favore!” lo rimprovera dolcemente Linalee (è troppo emozionata da quanto successo per arrabbiarsi davvero) “Devi essere felice per la signorina e l’ispettore! Non essere sempre così egoista!”

Il generale Tiedoll, già dimentico delle offese ricevute, si avvicina ai due con aria estasiata “Come siete carini, figlioli! Vi andrebbe di posare per una riproduzione del quadro appeso in camera di Cross?” Miranda, sorridente al suo fianco con le mani giunte, annuisce entusiasta guardandoli con sguardo implorante. Sarebbero proprio belli, in costume d'epoca!

“Per una volta sono d’accordo con Froi” annuisce Klaud, sorridendo; quindi si avvicina alla Fay, ancora imbambolata, e le prende le mani con calore. “Bridget, sono davvero tanto contenta per te!”

La segretaria annuisce, ancora un po’ confusa, quindi guarda Link al suo fianco – il quale invece non è confuso affatto, nota Marie con un sorriso sornione (l’ispettore sapeva benissimo quel che stava facendo, ha solo colto la palla al balzo!). “T-ti ringrazio, Klaud…” balbetta infine lei, un po’ incerta.

“Beh, alla fine quest’assurdità delle recensioni almeno un effetto positivo l’ha prodotto, direi!” prosegue poi la bionda, allargando il proprio sorriso.

“Ha prodotto anche l’effetto di non far lavorare Komui, vuoi mettere?” interviene Timothy, ridacchiando, con le braccia incrociate dietro la testa e un ghigno sulle labbra.

“Invero ciò mi sembra alquanto irriguardoso nei confronti del rispettabile supervisore…” commenta incerto Crowley.

“Quasi quanto il suo comportamento nei nostri confronti, peraltro. Trascinarci nella sua caccia per i corridoi dell'Ordine... Non dimentichiamo che siamo in questo corridoio solo per una delle sue bambinate... “ sospira sconsolato Reever, passandosi una mano tra i capelli scompigliati.

Lo scienziato si guarda attorno, per assicurarsi che il Supervisore (anzi, I Supervisori) sia ben lontano dalla sua preda. E in effetti fra i tre c'è una bella distanza. Anche perché di Lavi... non c'è più traccia.

“Ehi, qualcuno ha visto che fine ha fatto Lavi-kun?!”

“Appunto, dov’è finito quel cretino d’un coniglio?” commenta per tutti Kanda, il tono già notevolmente alterato.

Un mormorio di sconcerto passa rapido nel gruppo e gli occhi si puntano su Bookman Sr.

Di certo l’anziano mentore non può non sapere dov’è finito il suo allievo! Quel che c’è da capire è se ha intenzione di dirlo… visto e considerato che più d’uno lì dentro ha un conto in sospeso con Lavi (o potrebbe averlo presto, data l’abilità del rosso nel cacciarsi nei casini).

L’anziano esorcista sorride sornione, sostenendo senza fatica gli sguardi d’attesa che lo circondano.

È Timothy alla fine a spezzare il silenzio. “Ne-neh, Panda, dov’è finito il guercino?”

Al sentirsi chiamare con quel nome, un tic inizia ad agitare un sopracciglio di Bookman Sr., ma l’anziano non reagisce in altro modo.

“Timothy, credo sia il caso di evitare di usare certi... ehm... soprannomi, sai?” abbozza Allen, cercando di limitare il più possibile il rischio che il ragazzino prenda la stessa pessima abitudine di Lavi. Basta già uno che rischia la vita tutti i giorni inventando nomignoli assurdi che la maggior parte delle volte (ok, sempre) hanno solo l'effetto di far innervosire il destinatario!

Sentendosi ripreso – sia pure in maniera estremamente blanda – Timothy si mette d’istinto sulla difensiva, usando la tattica più vecchia del mondo: lo scaricabarile. “Neh Allen, guarda che guercino lo dice sempre anche fratellone vampiro!” esclama, con voce offesa, puntando il dito verso Crowley.

Questi, divenuto in un attimo il centro dell’attenzione (nessuno a dire il vero si aspettava che una persona come lui, sempre così formale, cedesse al malvezzo dei soprannomi!), prima arrossisce furiosamente, cercando di balbettare qualche scusa incoerente infarcita di «invero», quindi, avendo ormai capito di non essere in grado di trarsi d’impaccio, estrae dal taschino della camicia una fiaschetta metallica e ne tracanna il contenuto fino all’ultima goccia.

Pochi istanti e il barone subisce una mutazione incredibile: rinvigorito dal sangue di Akuma tira fuori il suo lato più aggressivo e parte a tutta velocità per il corridoio, lasciando tutti a bocca aperta.

“Supervisore?” chiede dopo un attimo di silenzio la capoinfermiera, la voce tanto bassa che sembra provenire dall'oltretomba.

Komui si gira, lentamente, già spaventato da quel tono che non lascia scampo. La donna è arrabbiata, molto arrabbiata.

“Ehm... mi dica…” balbetta, al contempo arretrando e cercando riparo dietro a Reever.

“Non le avevo ordinato di smetterla con le invenzioni assurde? Pensavo avesse capito che non condivido le sue sperimentazioni sulla salute dei miei pazienti passati, presenti e futuri... Si può sapere da dove l'è uscita l'idea di usare sostanze dopanti per aumentare le capacità degli esorcisti?!” sibila lei, iniziando a far scrocchiare minacciosamente le nocche delle mani.

Komui boccheggia senza sapere cosa dire, mentre spinge sempre più avanti un preoccupatissimo Reever.

Per sua «fortuna», Kanda interviene. “Lasciate perdere queste stronzate. Piuttosto troviamo il vampiro e anche quel cretino d’un coniglio” ordina seccamente, incamminandosi a passo deciso nella direzione in cui è sparito Crowley.

Subito Linalee lo segue, preoccupata che, una volta raggiunti i due, lo spadaccino possa far loro del male; a lei si accoda anche Marie, cui si accoda Timothy – perché ormai il ragazzino ha capito che, quando fratellone samurai parte in quel modo, soprattutto se è sulle tracce di Lavi, in qualche modo c’è sempre da divertirsi.

Un rapido scambio di occhiate, e tutti si incamminano dietro a Kanda. A questo punto è opinione comune che è meglio non fare innervosire ulteriormente lo spadaccino, ma soprattutto che è meglio raggiungere Lavi prima che riesca a uscire dall'Ordine e a combinare altri casini...

 

***

 

Ordine Oscuro - *in fondo in fondo in fondo in fondo in fondo al corridoio in fondo*

Nel frattempo

 

La fuga di Lavi, che è riuscito a sgattaiolare via senza essere notato e appena girato l'angolo ha cominciato subito a correre come se avesse l'intera famiglia dei Noah alle calcagna, si è purtroppo interrotta davanti alla porta di uscita.

O meglio, davanti alla porta di ingresso, dato che solitamente da lì si entra e basta: nella nuova sede l'uscita è ubicata nel lato posteriore dell'edificio, dalla parte opposta a dove si trova adesso l'apprendista bookman, e immette direttamente sul Tamigi consentendo agli esorcisti e ai finder di lasciare via barca il Quartier Generale.

Non che a Lavi faccia qualche differenza, eh. È pur sempre un passaggio verso l'esterno... verso la libertà... verso la salvezza! Il problema è che, beh... il portone è chiuso.

Ancora con il fiatone per la corsa a rotta di collo, Lavi prova a spingere i battenti. Poi prova a tirare. Niente. Allora, preso dal panico - già gli sembra di sentire le voci di quelli che lo stanno braccando! - inizia a picchiare i pugni e a implorare.

“Apriti! Per favore! Ti scongiuro! Se mi trovano qui sono un uomo morto!”

Sentendo gli strepiti e infastidito dal picchiare di Lavi (sebbene per lui sia poco più di un prurito), il maestoso portone che da un secolo vigila sull’Ordine, socchiude un occhio. “Che ci fai tu qui? E poi smettila di farmi il solletico!” esclama, trattenendo l’istintiva risata.

“Cosa ci faccio qui? Secondo te?! Devo uscire! Apri~!” insiste Lavi.

La porta socchiude anche l’altro occhio, quindi inarca un sopracciglio, perplessa dall’insistenza schiamazzante e fastidiosa dell’esorcista. “Aprirmi? Ma dal Quartier Generale non è venuto nessun ordine… non posso aprirmi quando mi va!” replica seria. Poi si interrompe un attimo e, quando riprende, il suo tono s’è fatto lagnoso “Se potessi, credi che me ne starei qui sempre chiuso tutti i santi giorni? Sai che noia! Ho i battenti tutti indolenziti…”

“Tu hai i battenti indolenziti e a me serve uno spiraglio largo abbastanza per uscire... E allora, come ti ho già detto, apriti! Giuro che non lo dico a nessuno, dai!” esclama lui di rimando, inginocchiandosi a mani giunte proprio sotto al naso del portone.

Questi, per niente colpito dalla supplica del rosso quanto piuttosto desideroso di non contravvenire alla sua secolare funzione (che sarebbe quella di non far entrare nessuno – non gli è mai stato detto alcunché a proposito del non far uscire nessuno, ma fa niente), apre del tutto gli occhi e fissa Lavi con espressione serissima e grave.

“Per me si va ne la città dolente,

per me si va ne l'etterno dolore,

per me si va tra la perduta gente.

Giustizia mosse il mio alto fattore:

fecemi la Divina Podestate,

la Somma Sapienza e 'l Primo Amore.

Dinanzi a me non fuor cose create

se non etterne, e io etterno duro.

Lasciate ogne speranza, o voi ch'intrate”

Recita quindi con solennità, dopo essersi schiarito la voce un paio di volte. Non sa dove ha imparato quei versi (e, a dirla tutta, non sa nemmeno bene cosa vogliano dire), ma ricorda vagamente che erano iscritti su una porta famosa, perciò li trova comunque adatti.

“A parte che io devo uscire, e non entrare... la speranza la lascio se rimango qui dentro, dannazione! Yu-chan mi vuole morto... moyashi-chan si è impermalosito e me ne vuole dire quattro perché, già che c'ero, ho tirato uno scherzetto anche a lui portandolo nella stanza di Cross... Komui-san e Bak-san mi vogliono morto perché secondo loro mi sono avvicinato a Linalee-chan, il che è vero oltre che piacevole ma purtroppo ha quei due come effetto collaterale... Panda come minimo mi vuole mollare un calcio volante in faccia perché non mi sto comportando da... ehm... bravo bookman... Due Nei non mi ha mai perdonato la storia del soprannome... e ultimamente anche la sfiga mi sta perseguitando, tanto che anche chi non ha nulla contro di me finisce per pestarmi involontariamente! La mia unica speranza è uscire di qui!”

Il portone lo ignora, scocciato perché Lavi non ha né colto la citazione né riconosciuto il suo valore, ma il rosso non ha tempo o voglia di cercare di ricordare dove ha già sentito quelle parole. Al momento l'unica cosa che sente sono i passi in rapido avvicinamento che rimbombano lungo i corridoi... e uno strano sibilo, come di qualcosa che sferzi l'aria con una velocità e una violenza quasi superiori a quelle del suo martello.

Impallidendo dall'ansia e dalla paura Lavi inizia a graffiare i battenti, in un disperato tentativo di infastidire il portone tanto da costringerlo ad aprirsi.

Non vede quindi la causa di quel sibilo: la sente però molto chiaramente nel momento in cui Crowley, non riuscendo a frenare, finisce per schiantarglisi addosso facendogli fare la figura del salame tra due fette di pane.

Il giovane bookman, tuttavia, non ha nemmeno il tempo di capire appieno cos’è successo o di iniziare a lamentarsi per il dolore, perché quasi istantaneamente ne avverte un altro, di dolore, stavolta molto più intenso, localizzato alla base del collo.

Quasi «dopato» dal sangue di akuma bevuto, Crowley si è lanciato su di lui come se il rosso fosse un nemico da abbattere, quindi i suoi denti micidiali erano ben sguainati e pronti a serrarsi sulla preda… cosa che effettivamente è accaduta: quando ha impattato contro Lavi, d’istinto il vampiro gli ha piantato i canini (ma anche gli incisivi e i molari, se è per questo…) nel collo, con un morso poderoso.

 

Nel frattempo, il gruppo al completo ha raggiunto di corsa i due fuggiaschi, e quando Lavi comincia a urlare come un pazzo togliendosi dall'impronta incisa nel battente e iniziando a girare in tondo per levarsi il vampiro dal collo, anche altri del gruppo, shockati per aver assistito in diretta a quella scena da film horror, finiscono per imitarlo.

In un crescendo delirante, Miranda inizia a gridare terrorizzata, imitata da Johnny e dal generale Tiedoll. Pure la capoinfermiera impallidisce, ma riesce a restare lucida abbastanza per pensare a tutti i rimedi che conosce per vampirismo, anemia e semi-dissanguamenti.

Klaud assiste vagamente schifata, scambiando un’occhiata con Marie: ok, stando sul campo di battaglia ne hanno viste di ogni, però quella è una scena piuttosto pesantuccia… soprattutto per il sangue che cola sulla maglia squarciata di Lavi. Ma il fatto che il rosso si agiti come un indemoniato con il barone ancora attaccato al collo, rende il tutto estremamente grottesco.

Linalee, dal canto suo, è sconvolta e cerca inutilmente di coprire gli occhi a Timothy – quando in realtà il bambino altro non vorrebbe che vedere bene quel che sta succedendo.

I più calmi lì dentro sono Kanda (che anzi osserva il tutto con aria piuttosto scocciata), Bookman Sr. e i due piccioncini che, arrivati per ultimi, non hanno forse ancora ben compreso l’accaduto.

Komui, dal canto suo, ha capito perfettamente. O meglio, non è che gli importi più di tanto del fatto che Lavi stia sanguinando... è quello che si merita per aver allungato l'occhio su Linalee-chan, dopotutto! Ciò che sta facendo accasciare a terra il Supervisore, invece, è la vista delle numerose patacche rosse che stanno macchiando il pavimento.

“Ehi Komui, cos'è, hai paura del sangue per caso?” lo prende in giro Bak Chan, al quale il sangue che si sta spargendo dà solo un po' di voltastomaco. “Dovresti esserci abituato. Anche se lavoriamo come Supervisori è importante avere una certa esperienza in combattimento, e comunque i nostri esorcisti che tornano ogni volta coperti di ferite han visto ben di peggio!”

Wong annuisce con forza, quindi si avvicina a Bak e gli prende le mani tra le sue, con espressione fervente. “Quanto avete ragione, Onorevole Bak! Le vostre nobili mani spesso si sono tinte del rosso del vostro nobile sangue, quando vi siete messo in prima linea per difendere la Sede! Quanto siete ammirabile, Onorevole Ba~k!” esclama infine, iniziando a piangere commosso.

“Continua così, Wong, dimostra con le tue lacrime a quest’uomo come siamo legati alla nostra meravigliosa Sede! Non sulla mia giacca però, da bravo!”

“No, decisamente quei due non sono normali…” commenta a mezza voce Kanda, con un’espressione decisamente schifata in viso.

Solo Marie, nel bailamme generale, riesce a cogliere l’osservazione del compagno, cui risponde con un mezzo sorriso. “Porta pazienza… sono così da sempre, lo sai. In fondo posso anche essere divertenti, no?”

L’occhiataccia che lo spadaccino gli lancia in risposta a dire il vero non sembra molto concorde.

Incurante dell'ego di Bak, delle lacrime di Wong e del sarcasmo dei due esorcisti, il Supervisore Lee scuote lentamente la testa. Sembra come ipnotizzato dal rosso che sta tingendo la grigia pietra.

“No, Bak, tu non capisci. Non puoi capire. Non è quello, il problema. È che... ecco... giusto poco fa ho terminato di revisionare il nuovissimo Komurin XXXV, che come il suo predecessore è implacabile contro chi sporca la nostra Home...” mormora, portandosi le mani al viso.

La frase, benché appena sussurrata, viene incredibilmente sentita da tutti quanti. Anche Lavi smette per un attimo di correre e urlare, e Crowley riesce finalmente a mollare la presa.

Tutti gli sguardi si rivolgono a Komui ma, mentre Timcanpy arriva svolazzando placido con le nuove recensioni e Allen pensa disperatamente a un piano per salvare tutti quanti dalla minaccia di una nuova «Giornata della pulizia nell'ufficio del Supervisore», è Reever a riportare la calma.

“Capo, voglio sinceramente capire come diamine hai fatto a lavorarci senza farti vedere. Sono due giorni che giriamo senza sosta per il Quartier Generale, e non ti abbiamo perso di vista nemmeno un attimo! Bah... comunque al tuo dannato Komurin XXXV ci ho già pensato io. Prevenire è meglio che curare.” borbotta il caposezione, lanciando ai piedi di Komui un bullone grande come un pugno.

 

 

§ Carissima Genesis,

è un piacere risentirla! Sono lieta che abbia apprezzato gli sviluppi della situazione, la cara Bridget si merita qualcuno che la apprezzi davvero!

Ovviamente non dubiti che mi farò carico di organizzare al meglio le loro giuste nozze. E mi occuperò anche della cara Miranda e dei suoi due compagni… quella povera ragazza è sempre così timida e insicura che avere due cavalieri anziché uno non potrà fare che bene alla sua autostima! E poi stiamo parlando di Crowley e Marie, due che hanno un certo personale, non concorda?

Ci sentiamo alla prossima.

Saluti,

gen. Klaud Nine

 

Gentilissima Genesis-chan,

proverò come consigli tu ad aggiungere della valeriana alla zuppa di miso mattutina di Kanda-kun.

E, già che ci sono, vedrò di metterne una bella dose anche nel caffè della signorina Fay. Povera ragazza, è decisamente esaurita... ma anche se se l'è presa con me io non le serbo rancore, ogni tanto può capitare di perdere il controllo! Ora che sta romanticamente tubando con l'Ispettorino biondo, però, sembra decisamente più tranquilla!

Eh, è davvero un bravo ragazzo, quel Link. Non so perché a Yu-kun stia così antipatico, chissà. Forse è semplicemente un po' geloso, ma non credo che glielo farò notare!

Un caro abbraccio,

Gen. Froi Tiedoll

 

Cara Genesis,

tirare l'1 a recensire e il giorno dopo dover andare a lavorare... come ti capisco! Per fortuna però le cose si stanno sistemando, e ben presto non ci sarà più necessità di fare i salti mortali per recensire anche se, a dire il vero, non so quanto durerà la pace qui!

Per quanto riguarda le opere d'arte, vedremo il da farsi più tardi, con calma. Adesso devo concentrarmi per evitare al mondo la piaga dei Komurin, e nel frattempo stavo pensando di salvare quel poveretto di Lavi dalle grinfie di tutti.

È un po' strambo, quando ci si mette, ma non credo sia un cattivo ragazzo. È solo un po' tanto sfortunato, ecco, e a volte decisamente infantile... ma mai quanto i due Supervisori ai quali dobbiamo fare da babysitter.

Passo loro il tuo rimprovero (ma dubito mi daranno retta, eh) e ad Allen-kun il tuo abbraccio.

Un grande saluto da me e dalla scientifica tutta,

Reever - Caposezione della Scientifica

 

§ Hola Retsu!

Hai visto, a ‘sto giro mi hanno assegnato alla tua fighissima recensione, sei contenta? *posa da eroe*

Neh, comunque che sola la faccenda della lettera… io ci speravo di divertirmi ancora un po’… anche se, diciamocelo, quella lettera faceva proprio schifo!

Vabbè, però sono d’accordo con te che ci siamo rifatti col pestaggio di fratellone guercino *ride* Alle volte è proprio sfigato, ok, ma per il resto se le va a cercare…

Vediamo stavolta chi lo mena… XD

Ci becchiamo alla prossima!

Timothy Hearst, 9 anni – esorcista

 

Nobile Madamigella Retsu,

*si inchina e bacia la mano* Vi porgo i miei più sinceri rispetti. Accolgo con profonda gratitudine la Vostra manifestazione di sincero interessamento per la mia salute: ciò non fa altro che innalzare ancor di più la considerazione che ho per Voi ed esaltare la Vostra magnanimità e il Vostro buon cuore.

Quanto alla statua, mi farò carico al più presto di andarla a recuperare alla Sede Nord America, per quanto mi riferiscano che non ne è rimasto molto… Vi assicuro che, se il Vostro nobile dono fosse stato danneggiato nel codardo attacco che abbiamo subìto, non mi farò scrupolo nel vendicare il Vostro onore! *si infervora*

Vi porgo i miei più sinceri rispetti.

Barone Alaister Crowley III

 

Retsu-nee-chan,

non preoccuparti! Anche a me alle volte capita di fare dei pensieri un po’… beh, diciamo… confusi… soprattutto se penso a… a Lavi-kun, ecco! *arrossisce furiosamente*

Secondo te è normale? Cioè, a me piace starci assieme, come mi piace stare con Allen-kun e Kanda-kun, ma insomma… oh che confusione!

Scusami, sono un po’ imbarazzata! Ci sentiamo alla prossima.

Un abbraccio

Linalee

*scappa via bordeaux in faccia*

 

Carissima Retsu89,

penso proprio che questo sia l'inizio di una proficua collaborazione *w*

Provo a mandarti i bozzetti che ho fatto, dacci un'occhiata e dimmi cosa ne pensi!

E hai ragione, uno psichiatra non basterebbe per tutti quanti... alla fine poi son tutti delle brave persone, con le dovute eccezioni (Komui e i suoi Komurin farebbero perdere la pazienza anche a un santo...). Certo, ogni tanto si bisticcia... ma se non ci si volesse bene non si litigherebbe, no?

Un bacione

Johnny

 

§ Carissima Mohran,

grazie a te per la tua graziosissima recensione! Hai visto, che razza di scherzi combinano quei due? Per quanto riguarda Lavi-kun stai tranquilla, non credo che gli farò del male - anche perché c'è già chi ci pensa per conto mio. Anche Allen-kun non subirà la mia ira: a parte che ha già penato abbastanza quando ha visto in che stanza siamo finiti, lui non allunga le mani sulla virtù della mia adorata Linalee!

Di lui si che ci si può fidare... e confido che risolva definitivamente anche la questione con Kanda-kun, così tra queste mura potrà tornare la pace!

Ah, Jerry ti saluta tanto, e dice di non far forzare troppo la mano ad Allen-kun... un bacetto a Kanda *ride* potrebbe starci, ma poi dovremmo cercare i suoi pezzetti in giro per tutti i piani!

Un caro saluto,

Komui Lee - Supervisore

 

Cara Mohran,

precisiamo, io non «uso» Wong! È il mio assistente, regolarmente assunto e retribuito, e come tale si comporta... da voi a occidente non sono così leali e fidati?

[Quanto avete ragione, onorevole Ba~k! Le sue parole sono così sagge~! ndWong che piange come una fontana]

Il meraviglioso me si degnerà di passare i tuoi saluti a Four, ma ribadisco che lei non mi sopporta e io a mia volta non sopporto lei, quindi... le lascerò un post-it!

Per cortesia, non mi chiamare BakaBak come fa quel folle di Komui... ch'io sia simpatico è ovvio, ma non mi paragonare a lui, grazie!

Per quanto riguarda l'apprendista bookman seguirò le mosse di Komui. Non farò nulla di male, non intendo certo iniziare una guerra intestina, anche se per la bella Linalee-chan ne varrebbe la pena...

Sono contento che il capitolo ti sia piaciuto, e speriamo per davvero che quei due la smettano di pestarsi e basta. Un po' di collaborazione, che diamine, possibile che in questa sede non si riescano a fare le cose basilari? Mah!

Ah, il giorno che diventerò io Supervisore di questo posto...

Un abbraccio,

Bak Chan - Supervisore Sede Asia (per ora)

 

§ Cara Bradipiro,

innanzitutto bentornata! Accidenti, ti sei letta tutti i capitoli in 4 giorni?!

È bello che la storia ti abbia toccata nel profondo, a quanto pare Mistral e LetyJR sono riuscite a usare le parole giuste per spiegare, descrivere e argomentare sia la storia che tutti i ragionamenti e le interpretazioni che ci sono dietro...

[Sì, in pratica si sono fatte un trip mentale infinito quelle due… ndKanda]

Si vede che ti piace davvero, e di questo le autrici e tutti noi ti siamo immensamente grati!

Ti aspettiamo al prossimo capitolo, intanto ricambio il bacio volante e ti mando un caro abbraccio,

[Tsè, parla per te moyashi. ndKanda]

Allen

 

§ Carissima Lawrlia,

hai cambiato soprannome! Anche questo nuovo è molto bello, brava!

Ah, a proposito, ho scritto all'Ispettore un bigliettino riportando i tuoi complimenti: credo che abbia apprezzato, sai?

Comunque hai ragione, lui e la signorina Fay sono proprio carini assieme ^^ Si stanno rivelando due persone davvero a modo, soprattutto lui... non pensavo si potesse affezionare al nostro Allen-kun, e invece a volte lo tratta proprio come un fratellino più piccolo! Stiamo proprio diventando una grande famiglia, qui! Sono tanto felice!

Spero solo di non deludere nessuno e di non combinare pasticci come mio solito...

Saluti e abbracci anche a te.

Miranda

 

Gentile Lawrlia,

Innanzitutto mi unisco ai complimenti di Miranda sul cambio di nick, scelta davvero suggestiva la sua!

Secondariamente, sono lieto per lei che la situazione sia migliorara, spero continui così. Quanto alle autrici, ormai stanno entrando nel periodo di delirio-pre-RiminiComics, quindi s’immagini… *scuote la testa*

La saluto, vado a fermare Mistral che sta tentando il suicidio perché non riesce a tagliare come si deve il mantello della divisa…

Cordialità,

Noise Marie

 

§ Gentile Flowermoon,

*tossicchiano entrambi imbarazzati* dati gli… ehm… ultimi sviluppi della situazione, spero non si offenderà se rispondiamo congiuntamente alla sua recensione.

Bridget intende scusarsi con lei e con tutti i lettori per lo scatto di nervi che ha avuto, ma confida che tutti voi comprendiate lo stress cui è stata sottoposta. Quanto all’incapacità di Walker di distinguere un originale da una copia, abbiamo constatato con estremo sconcerto che tutti gli esorcisti hanno lo stesso problema… *scuotono la testa* …ma che educazione hanno questi giovani d’oggi?

Ad ogni modo, a parte queste lacune, Walker effettivamente è da lodare per le sue prese d’iniziativa. E lei ha perfettamente ragione nel dire che Howard non potrà continuare ancora per molto a coprire quei due… ma d’altronde farglielo capire è impresa ardua, crediamo!

Bene, ciò detto la lasciamo alla lettura del capitolo, ci faccia sapere se le impressioni positive suscitate dal preview sono confermate.

Cordialità,

Howard Link&Bridget Fay

 

Onorevole Flowermoo~n!

*le corre incontro a braccia spalancate, travolgendo nel mentre Lavi* Quanto sono onorato di sentire le vostre parole! Avete visto, onorevole Bak, la signorina mi stima così tanto!

*si volta per cercare Bak ma, non trovandolo ha una crisi di panico*

Onorevole Ba~k! Per tutti gli dei, dove siete~?!

*corre via come impazzito, ri-travolgendo Lavi*

 

§ Buonasera cara Bloodberry Jam,

non le chiedo come sta, perché mi immagino che oramai, finita la maturità, stia benissimo… sono certo che sarà andato tutto a meraviglia.

Non si sconvolga troppo per la scoperta che il generale Cross teneva degli originali di quadri celebri nella sua stanza. Quell’uomo è pieno di sorprese, anche per noi bookmen. E di certo non gli si può negare un notevole senso estetico…

Quanto al mio apprendista idiota, come vede la sua abilità nel cacciarsi nei guai è pressoché infinita, quindi le sconsiglio di nuovo di crucciarsene eccessivamente.

La saluto cordialmente.

Bookman Sr.

 

Cara BloodberryJam,

ti scoccerebbe stare un attimo ferma immobile dove sei? Grazie!

*la squadra per bene*

Ok, tu non sei OUT ^_^ Puoi entrare, uscire, fare quello che ti pare. Dì cosa vuoi ch'io faccia e sarà fatto...

*dall'altra parte della porta di sente un flebile lamento, dovuto all'incredibile spessore dei battenti*

[Ehi, perché io ti chiedo di aprire e non mi dai retta, e invece per lei ti apri e chiudi a comando?! ndLavi]

...questo perché mi citi Giolitti, Crispi, Vittorio Emanuele... tu sì che sei colta, non come il tizio qua fuori che nemmeno mi riconosce Dante quando lo cito! Pfui!

Sono a sua disposizione, signorina.

Alestina, da tempo immemorabile Portone dell'Ordine Oscuro

 

§ Carissima L i a r,

innanzitutto grazie per la tua missiva. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, anche se non capisco cosa c'è di bello nel delirio dovuto alla febbre dell'esorcista Kanda. Personalmente mi ha preoccupata, anche perché vista l'identità del malato avrei scommesso il mio manuale di medicina comparata che non si sarebbe presentato in infermeria per farsi visitare. E indovina un po'? Avevo ragione! Il tuo «genio incompreso» avrei dovuto prenderlo per un orecchio per costringerlo a seguirmi e farsi curare! Certo, il giovane Walker finisce sempre per essere in zona: potrebbe rimettergli un po' di sale in zucca, sempre se non si facesse coinvolgere in una rissa come al solito... Bah!

Per fortuna l'Ispettore Link li segue e li tiene d'occhio per me... anche se questa sua «impiccionaggine» a quanto pare viene confusa con altro! Però lui non sembra prendersela particolarmente, sta solo facendo il suo lavoro... non c'è bisogno che tu ti preoccupi, tranquilla!

Ah, ti mando per posta un altro barattolo di valeriana! Come ogni anno, sotto periodo di esami, ne distribuisco a quintali... in fondo è sempre meglio degli intrugli assurdi creati dal Supervisore Lee!

Un caro saluto,

*firma incomprensibile*  - Capoinfermiera

 

 

Quando tutte le recensioni sono raccolte e affidate alla bocca senza fondo di Timcanpy, l'atmosfera si è decisamente alleggerita.

L'unico ancora nervoso ovviamente è Lavi, che non ha ancora rinunciato a tagliare la corda. Armato di un piede di porco, spuntato chissà da dove, sta cercando di spalancare a forza i battenti che il portone si rifiuta ancora ostinatamente di aprire.

“Eddai, apriti! Mi basta mezzo metro per passare!” sibila, facendo forza sulla leva.

Proprio mentre la speranza sta lasciando posto alla disperazione, la porta, suo malgrado, si socchiude e Lavi si lancia in avanti, l'aria fresca proveniente dal Tamigi che gli scompiglia i capelli rossi liberi dalla fascia. La sensazione euforica di essere finalmente libero, però, dura poco: irritato dalle maniere poco educate dell'apprendista bookman, il portone si richiude all'istante, intrappolando tra i battenti i due lunghi capi della sciarpa arancione che il giovane porta sempre al collo.

“Ehi, ma sei impazzito? A parte che questa è la mia sciarpa preferita... avresti potuto schiacciarmi!” sbotta lui, afferrando il capo d'abbigliamento con entrambe le mani, iniziando a tirare e rischiando quasi di soffocarsi da solo. 

“E tu hai rischiato di intaccare le mie decorazioni, con quel pezzo di ferraglia! Volevi uscire, no? Ora smettila di disturbare il mio riposino. Se devi entrare manda una lettera alla direzione o contatta qualcuno via golem. Io senza ordini dall'alto non mi muovo più di un millimetro!”

“E io come faccio? Non posso restare legato qui in eterno!” mugola lui, accasciandosi per terra in modo da non tendere troppo la sciarpa/cappio che ha attorno al collo.

Improvvisamente una voce rimbomba dall'interno dell'edificio: è Komui, una tazza di caffè in una mano e un megafono nell'altra.

“Porta d'ingresso, apriti! È il tuo Supervisore Komui Lee che te lo ordina!” esclama, tornando poi a sorbire tranquillamente la sua bevanda. Non ha fretta, lui.

Con lenta solennità, Alestina, rispettabile portone dell’Ordine Oscuro da tempo immemorabile, spalanca i suoi battenti. Il tempo sembra scorrere a rallentatore, mentre Lavi ricomincia a respirare. Anche se, visti gli sguardi omicidi che si allargano nello spiraglio dietro di lui, forse avrebbe preferito farne a meno…

Ora che la porta si è riaperta e distanza tra Lavi e l'intero gruppo si è nuovamente ridotta (con grande sconforto del giovane bookman, a quanto si riesce a capire dai suoi farfugliamenti mentre Allen-kun lo benda a mo' di mummia con Crown Clown) può aspettare che Kanda-kun e il giovane inglese lo concino per le feste prima di punirlo per le sue eccessive attenzioni verso Linalee!

 

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Aa fumikomu dake omoikkiri

Suikomu dake kono shousoukan o

Watashi ga ima koko ni iru riyuu o kore kara mo sagashiteru

(Oh, semplicemente impegnarsi al massimo per accettare la realtà

Semplicemente respirare con questa sensazione opprimente nel petto

Anche dopo quel che è accaduto, continuerò a cercare la ragione per cui ora sono qui)

 

 

Capitolo 14

La ragione per cui sei qui

 

 

“Ehi, Kanda, cosa sta succedendo?”

 

Sono ancora in piedi davanti allo specchio, la fronte appoggiata al vetro e una fitta a trapassarmi la cassa toracica, strascico dell’ultimo accesso di tosse che ha appena smesso di mozzarmi il fiato, pur senza essersi del tutto acquietato.

La voce di Walker mi coglie di sorpresa: ero così assorto nei miei pensieri che nemmeno l’ho sentito rientrare (sempre che quella porta abbia fatto un qualsiasi rumore aprendosi) e in un secondo me lo ritrovo a fianco a sincerarsi sulle mie condizioni. È preoccupato, si capisce chiaramente, ma non osa sfiorarmi (deve aver subìto un bello shock prima).

Prendo un respiro più profondo, cercando smettere del tutto di tossire, quindi volto leggermente la testa verso di lui, ma senza raddrizzarmi né staccare il braccio dallo specchio (non mi sento del tutto sicuro sulle gambe [devo avere la febbre molto alta])

 

“Niente. Sto bene, non…”

 

Un nuovo attacco di tosse mi spezza la voce in gola. Quando si calma, poggio di nuovo la fronte al vetro, alla ricerca di un po’ di fresco, e chiudo per un attimo gli occhi.

…‘fanculo, non sopporto che mi veda conciato così…

 

Lo fisso per un attimo, poi abbasso la mano che gli stavo appoggiando sulla spalla e sposto lo sguardo sul divano, cercando di reprimere il naturale impulso di avvicinarmi ulteriormente per sorreggerlo. Sembra quasi stia in piedi per miracolo, dannazione!

So benissimo che l'unica cosa che dovrei fare ora è aiutarlo a spostarsi per cercare una posizione più comoda per riposarsi, ma semplicemente non ce la faccio (ho ancora paura di fargli del male [di nuovo]). Stringo per un attimo i pugni per la frustrazione, poi incrocio le braccia e torno a guardarlo, chinando il capo di lato.

 

“Tu non stai bene per niente… sei pallido come un lenzuolo, dannazione…”

 

Il mio borbottio scocciato (preoccupato) cade nel vuoto, ma a dire il vero non mi importa. È più che altro una considerazione tra me e me, in effetti, che però serve a farmi riordinare le mie priorità (e qual è la mia priorità, in questo momento? [È Kanda la mia priorità]). Decido quindi di mandare a quel paese ogni scrupolo (ogni paura irrazionale [se non facessi niente la situazione potrebbe solo peggiorare]) e mi riavvicino a lui.

Mentre una nuova serie di colpi di tosse gli scuote le spalle, facendogli ondeggiare ritmicamente i capelli sciolti (quando si è disfatta quella treccia? [Non so perché, ma la cosa non mi dispiace]), gli appoggio delicatamente la mano destra sul braccio.

 

“Torna a sederti sul divano, su”

 

Gli dico, quando smette per un attimo di tossire, cercando al contempo di spingerlo a staccarsi da quello specchio.

 

Mi circonda le spalle con il braccio (il destro [il sinistro ancora un po’ sembra ce l’abbia più paralizzato di me]), invitandomi a spostarmi. Faccio per assecondare il movimento (anche perché ho davvero bisogno di sedermi), allontanandomi dalla parete, e nel contempo mi volto verso di lui, un sorriso beffardo sulle labbra: odio quando la gente mi sta troppo addosso e si preoccupa per me

 

(quando da piccolo ne avrei avuto bisogno

nessuno si è mai occupato di me

[in fondo, per loro ero solo una cavia],

quindi non vedo perché debbano farlo ora)

 

quindi il primo istinto è di allontanarlo (anche perché lui è così dannatamente simile ad Alma [vuole essermi amico]). Mi vengono in mente le parole (dure) che ho usato prima nel giardino, ma la voce spezzata con cui le pronuncio le rende meno incisive.

 

“Te l’ho già detto che non devi fare il buon samaritano con me…”

 

Decisamente questa frase sa più di esasperazione sarcastica che di fastidio… sono veramente messo male, se non riesco più neanche a controllare l’inflessione della voce (o forse sono io che inconsciamente ho ammorbidito i toni?).

Comunque sia non è questo il momento di parlare di me (per quanto mi riguarda, non è mai il momento [e poi, a chi interessa di me?]): abbiamo altre questioni in sospeso, quindi vediamo di portare lì l’attenzione del moyashi.

Sebbene con un po’ di fatica, prendo un respiro profondo, raddrizzandomi completamente.

 

“Piuttosto, hai parlato con Link?”

 

Appena noto che sembra in grado di restare in piedi da solo lo lascio andare, seguendolo comunque da vicino (se serve sono qui, pronto a intervenire).

Sbuffo leggermente al suo commento, così simile (e al contempo così diverso [non c'è rabbia, questa volta, è più stanchezza e... confusione?)) a quanto mi ha detto nel giardino. Ora sono più lucido, posso rispondere tranquillamente... anche perché non ho nulla da nascondere né di cui vergognarmi, no?

 

“Mh, e io te l’ho già detto che faccio quel che mi pare, o sbaglio? Comunque sì, ci ho parlato. Se ti siedi, ti racconto com’è andata”

 

Lo so, è un piccolo ricatto, il mio... Spero inconsciamente che la debolezza gli impedisca di prendersela a male (o che gli permetta di ragionare con più calma sui motivi del mio comportamento), ma mentre lo vedo ancora un po’ barcollante penso che, sì, per farlo sedere (riposare [guarire]) sono disposto a tutto.

 

Sentendo la sua risposta mi verrebbe da ridere: questo è un ricatto bello e buono... decisamente fuori dagli schemi per il «bravo ragazzo» che tutti dicono (credono) di conoscere.

 

“Sei veramente noioso, moyashi…”

 

Butto fuori con un certo sforzo una risposta scocciata di circostanza (non lascio mai a nessuno l'ultima parola), poi però finisco per fare quel che vuole e con fatica mi siedo (non ce la faccio più [ho la testa che mi scoppia]) all'angolo del divano, schiena dritta e gambe accavallate come mio solito. D'istinto faccio per incrociare le braccia, ma riesco a malapena a sollevare di poco il destro (dannazione, non è ancora tornato normale!). Con una smorfia di stizza lo abbandono sul cuscino, lasciandomi andare contro lo schienale e poggiando il gomito sinistro sul bracciolo.

Rovescio un attimo indietro la testa e prendo fiato, quindi riporto gli occhi su di lui e lo fisso severo.

 

“E adesso sputa il rospo”

 

Mentre raggiunge con fatica il divano lo osservo di soppiatto, pensando alla prossima mossa da fare. Si siede lentamente, dritto come un fuso, accavallando le gambe e appoggiandosi (un po' più pesantemente del solito) allo schienale. Chino il capo di lato, lanciando un'occhiata al suo braccio destro, ancora fuori uso (non riesce a muoverlo correttamente [ma almeno sembra che abbia riacquistato sensibilità]), poi mi avvicino per guardarlo meglio in viso.

C'è qualcosa di strano, oltre al pallore dovuto allo shock e alla stanchezza… (ma cosa? [Aah, non so che fare, è la prima volta che vedo Kanda ammalato!]).

Ignoro la sua provocazione, troppo concentrato e preso dalle mie riflessioni per dargli una risposta.

Quando lo vedo stringere quasi impercettibilmente gli occhi capisco che gli dà fastidio la luce (e per fortuna prima ho pensato di abbassare l'illuminazione)... e a quanto vedo dalle occhiaie che gli segnano il volto deve anche avere un bel mal di testa!

Sospiro, portandomi esattamente davanti a lui in modo di fargli ombra dal morbido chiarore che ravviva l'ambiente. Incrocio le braccia, riflettendo.

Fastidio alla luce, mal di testa... deve avere la febbre!

Allungo una mano, mettendogliela sulla fronte, e devo forzarmi per non ritrarla bruscamente. Alla faccia della febbre - è bollente, dannazione!

Mi abbasso leggermente, avvicinandomi ancora un poco e chinandomi verso di lui.

 

“Ti è salita la febbre, accidenti…”

 

Lo fisso dritto negli occhi, ma lui nemmeno mi risponde, limitandosi a lanciarmi un’occhiataccia.

 

“E non mi guardare così: hai detto di non fare il buon samaritano, non mi hai detto di non fare la mamma chioccia”

 

Lo guardo di sbieco, gli occhi che ormai mi fanno male (moyashi, la vuoi piantare di cambiare argomento? [Dimmi quel che voglio sapere e portami fuori di qui, ho bisogno di riposare]) e allontano la sua mano da me.

 

“Beh, te lo dico adesso…”

 

È inutile che mi chieda in continuazione come mi sento: ormai è evidente anche dalla voce (debole, ma non per questo meno severa [sarcastica]) che non sto per niente bene, quindi perché non la smette? Abbiamo altre priorità, che cazzo… è così difficile da capire?

 

Alzo un sopracciglio, perplesso, poi decido di lasciar perdere e vado a sedermi anch'io sul divano. Sprofondo quasi nei cuscini candidi, ma non posso ancora godermi il meritato riposo che il mio corpo vorrebbe. Devo capire quali sono le condizioni di Kanda, per poi trovare una soluzione (sempre se ce ne sarà bisogno). Giro la testa verso di lui, indicando con un cenno del capo il braccio leso.

 

“E quel braccio? Non è ancora andato a posto?”

 

Roteo gli occhi dietro le palpebre chiuse: sì, evidentemente il concetto di priorità è troppo difficile da capire per lui… Non mi resta che rispondergli, così magari è la volta buona che se ne sta zitto e mi dà retta.

Raddrizzo la testa e lo osservo di sbieco, la mano sinistra che scivola lentamente sul braccio destro, per cercare di rendermi conto se e quanto ho recuperato sensibilità nell’arto.

 

“Non riesco a controllarlo, come se fosse paralizzato... e se mi spieghi cosa accidenti mi hai fatto, magari capisco anche perché…”

 

Aggiungo alla fine, inacidendo il tono di voce. Mi innervosisce che non riesca a rendersi conto che il discorso che abbiamo lasciato in sospeso prima ha forse più importanza per lui che per me (io alla fine con un po’ di riposo mi riprendo [ho passato di peggio], ma lui deve fare i conti con quel che è successo [e di cui probabilmente ha paura])

 

Seguo con lo sguardo la sua mano che si posa sul braccio immobilizzato, poi volto la testa abbassando gli occhi a fissare il pavimento (mi è difficile spiegare guardandolo negli occhi, soprattutto dopo aver sentito il tono caustico con cui ha pronunciato l'ultima frase [mi farei prendere dall'agitazione, e non devo... devo restare lucido]).

Mi appoggio del tutto allo schienale del divano, prendendomi il viso tra le mani e riordinando le idee. Sospiro e subito dopo le riabbasso, pronto a parlare, lo sguardo puntato verso il nulla.

 

“Cosa ti ho fatto? Heh... Mentre litigavamo ho perso per un attimo il controllo. Non so esattamente come sia successo, ma a un certo punto non ho più visto né capito nulla. E quando sono riuscito a schiarirmi le idee... la mia Innocence attivata in modalità Crown Edge ti stava tenendo... arpionato per la spalla al tronco di quell'albero, ecco. L'ho disattivata subito, ma ormai il danno era fatto”

 

Alla faccia della lucidità, dannazione... non riesco a restare calmo come vorrei, e i concetti che avrei voluto esprimere con chiarezza finiscono invece per uscire più simili ad un ammasso caotico di vocali e consonanti...  Solo le ultime parole finisco per pronunciarle con lentezza, cariche di ansia, tristezza e sincero rammarico per quanto è successo. 

Chino nuovamente il capo, cercando di calmare il mio cuore impazzito (non devo dimenticare che il peggio è passato [e Kanda si riprenderà sicuramente]).

 

Il tono con cui (finalmente) mi spiega quel che è successo in quel giardino mi preoccupa forse più delle parole stesse che pronuncia: perché non è un problema da poco, ok (evidentemente il Noah dentro di lui sta lottando per emergere), ma se lui fosse lucido sarebbe tutto più semplice (e invece non lo è per niente [al diavolo la sua emotività esagerata!]).

Inarco leggermente le sopracciglia, disorientato da quanto mi ha detto (non so come comportarmi) e d’istinto mi sfioro il punto in cui c’era la ferita, dove ormai la pelle è tornata perfettamente intatta sotto il sangue già secco.

 

“Immagino che tu sappia già che una cosa del genere è un colossale casino… quanto sa il tuo babysitter?”

 

Commento sottovoce, con tono piatto e vagamente disinteressato (sto constatando l’ovvio in fondo), ma senza poter fare a meno di chiedere di Link (per quanto la cosa mi infastidisca, è imprescindibile tenerne conto [meglio averlo alleato che nemico, vista la sua posizione]).

Quel che mi ha detto, però, mi spiega anche il motivo per cui adesso sto così male. È come pensavo: se mi ha trafitto con Crown Edge, è ovvio che il mio corpo (la mia parte akuma) reagisca, e la febbre alta che ho ne è la prova (non dipende solo dalla stanchezza, dallo shock e dalla perdita di sangue [è una sorta di reazione allergica]). Avrò anche un’Innocence impiantata (a forza) nel corpo, ma sono pur sempre quello che sono e venire a contatto con un’arma anti-akuma estranea è comunque un rischio per me (è solo per mezzo di Mugen che ho potuto… uccidere Alma).

Scuoto il capo, cercando di scacciare tutti questi pensieri inopportuni (sono troppo poco lucido per ricordare), e sento le tempie trapassate da una fitta dolorosa. L’esclamazione allarmata del moyashi alla smorfia involontaria che mi contrae il viso mi riporta alla realtà: devo concludere questo discorso al più presto per poi uscire di qui.

Il braccio, mi ha chiesto del braccio…

 

Torno a girarmi verso Kanda, allungando una mano verso il suo braccio al vedere una smorfia di dolore stravolgergli per un istante i lineamenti. Mi ritraggo all'ultimo, quando lo sento prendere un respiro profondo, per poi rispondermi con voce più ferma.

 

“Per quanto riguarda il mio braccio, penso che tu mi abbia colpito un nervo, per questo è bloccato. Tornerà normale da solo”

“Per fortuna, almeno una notizia positiva…”

 

Replico con tono stanco, ma non per questo meno deciso, e mi volto completamente verso Kanda per guardarlo meglio negli occhi.

 

“Comunque lo so che è un colossale casino, Kanda. Lo so, ci sono arrivato anch'io, sai? Ho abbassato la guardia, e per un attimo lui è riuscito a prendere il controllo, non c'è altra spiegazione... anche perché non avrei mai voluto farti del male, e non credo che la mia Innocence la pensi diversamente da me”

 

Sospiro e distolgo lo sguardo, cercando di limitare il rossore che mi sta sicuramente e assurdamente imporporando le guance dopo la mia piccola «confessione». Di certo starà pensando che sono il solito idiota emotivo, lo so (e ha anche ragione [e beh, chissenefrega!]).

 

“Ad ogni modo, Link sa solo che ci stavamo allenando… e benché sia palese che non ci crede nemmeno un po', anche questa volta manterrà il riserbo sull'intera faccenda”

 

Riappoggio la testa allo schienale del divano, inspirando ed espirando profondamente per calmarmi, e chiudo gli occhi in attesa di una sua risposta.

 

La sua osservazione su Link mi strappa un principio di risata, sùbito soffocato in un nuovo accesso di tosse.

 

“Quell’ispettorino petulante si sta rivelando meno peggio di quel che pensassi…”

 

Mi concedo quel commento a mezza voce, per poi tornare immediatamente a concentrarmi sulla questione principale (perché il fatto che lui sappia in che fottutissimo casino si è cacciato, non migliora di molto le cose [e se voglio tirarlo fuori da lì devo trovare una soluzione, devo scuoterlo]).

Stringo il pugno della destra, ignorando il formicolio che mi risale dal polso (almeno adesso posso controllare la mano), quindi mi sforzo di alzarmi dal divano (ho bisogno di muovermi per scacciare il torpore dovuto alla febbre) e inizio a fare qualche passo per la stanza.

Noto l’apprensione nello sguardo con cui segue i miei movimenti e ad un certo punto mi fermo accanto al pianoforte, voltandomi verso di lui, un’aria di sfida negli occhi.

 

“Quanto a te, hai intenzione di far arrivare così presto il momento in cui uno di noi dovrà farti fuori? L’ultima volta che ne abbiamo parlato non mi sembravi di questo avviso…”

 

Glielo dico con tono volutamente provocatorio, in una chiara allusione alla sera in cui tutta questa storia assurda è iniziata (si è fatta esplicita, perché in realtà le origini di tutto sono molto più lontane [quanto non lo so]).

Adesso voglio vedere come mi risponde: si incazzi pure se vuole, non importa, basta che la smetta di lasciarsi trascinare verso il baratro.

 

Rispondo alla sua sfida guardandolo senza alcuna paura negli occhi e sorridendo sicuro, mentre ripenso alle decisioni prese poco fa nel giardino.

 

“E infatti sottoscrivo quanto ti ho detto quella sera, Kanda. Non ho affatto intenzione di permettergli di fare quel che gli pare, anzi! Non intendo mollare: questa è la mia vita e voglio godermela ancora per un bel po'. Hehe, non credo se ne sia reso conto, ma questa volta ha davvero esagerato…”

 

Poi, giusto per rendere più incisivo il messaggio (che è rivolto a Kanda [ma è diretto anche e soprattutto al Quattordicesimo]), mi giro deliberatamente con busto e testa verso lo specchio, il mio sorriso che si allarga fino a diventare quasi un ghigno.

 

“Evidentemente non ha capito con chi ha a che fare... Non ho più paura di lui, ormai, e se vuole la guerra, beh... l'avrà, dannazione! Sono pronto a lottare! Anche perché, al contrario di lui, io non sono solo...”

 

Mi verrebbe voglia di fargli la linguaccia, al mostro, ma finirei davvero per sembrare il ragazzino infantile che non sono più. Mi limito quindi a riprendere fiato, per poi tornare ad appoggiarmi allo schienale e tornare serio.

Tutta questa determinazione non è solo un lampo improvviso di breve durata. È solida e duratura, perché...

 

“...non voglio più che succeda quel che è accaduto oggi. Non voglio che coloro che amo rischino la vita per colpa mia, o che vivano nel terrore di quello che potrei diventare”

 

È solo un sussurro quello che è uscito dalle mie labbra, ma sono sicuro che tutti e due mi hanno sentito chiaramente.

 

All’udire le sue parole, al vederlo sfidare apertamente il suo incubo, abbozzo un sorriso. Non so da dove abbia tirato fuori tutta quella determinazione (che dipenda da me? [Nah, non diciamo cazzate]), ma so che è esattamente quello che gli serve.

L’importante è che alla prima difficoltà non crolli di nuovo e non si faccia prendere da paranoie inutili… tipo convincersi che la gente lo teme (lui ha bisogno del sostegno degli altri per andare avanti [come Alma] e non si sostiene chi si teme).

Mi porto il braccio sinistro sul fianco e increspo le labbra in un sorriso sarcastico (affaticato).

 

“Credi che io possa avere paura di te, mammoletta?”

 

Ignoro la sua reazione vagamente piccata alla mia provocazione e faccio scivolare gli occhi lontano da lui, puntandoli verso l’angolo di specchio dove immagino ci sia il riflesso del Noah (adesso cos’è questa malinconia?).

Lascio cadere il braccio lungo il fianco, mentre lo sguardo mi si incupisce.

Non ho paura di te, Walker…

 

“…piuttosto, ho paura per te…”

 

Cazzo! Mi sono reso conto troppo tardi di aver concluso il pensiero a mezza voce (dannata febbre che mi toglie lucidità)! Mi maledico da solo, osservando di sottecchi come reagisce (spero non mi abbia sentito [non voglio spiegargli il perché di quella frase])

 

Oh, santo cielo, lo so che tu non hai paura di niente e di nessuno, Kanda! (Sono io che avevo paura [ora non più, ed è anche grazie a te])

Sbuffo leggermente, iniziando ad alzarmi dal divano, ma mi blocco quando lo sento mormorare il resto della frase.

Giro lentamente la testa verso di lui, gli occhi spalancati, e con lentezza mi lascio cadere di nuovo sui cuscini. Devo concentrarmi bene per evitare di assumere un'espressione da pesce lesso... è che sicuramente questa è l'ultima cosa che mi sarei aspettato di sentirgli dire (non che mi dispiaccia, eh [è semplicemente... incredibile!]).

 

Dall’espressione assolutamente basita che assume, devo dedurre che mi abbia sentito (‘fanculo! Lo sapevo io che non era il momento di parlare!). Mi aspetto da un momento all’altro un’uscita idiota delle sue, ma per fortuna sembra davvero che qualcosa in lui sia cambiato perché non dice nulla, limitandosi a concentrarsi per far sparire quella faccia allucinata.

Stringo i denti per dominare il dolore che mi martella le tempie e i brividi che non hanno smesso di scuotermi; quando sono sufficientemente sicuro di me, decido di dare una brusca virata alla conversazione (perché c’è una risposta che mi devi dare, moyashi e, febbre o non febbre, non ti lascerò scappare prima di averla ottenuta)

 

“Invece dimmi un’altra cosa: cosa ci facevi in giardino prima?”

 

Eh? Cosa ci facevo in quel giardino, prima? Bella domanda, Kanda, alla quale so esattamente cosa rispondere (so perfettamente perché ero lì, fuori dal caldo della Home [e perché avevo cercato te e nessun altro]). Il problema è capire quanto ti piacerà come risposta…

 

“Te l'ho detto, no? Avevo bisogno di prendere aria e di parlare con qualcuno, dopo lo scontro con Leverrier...”

 

Cos'è, ti sembra strano che io abbia pensato di rivolgermi a te

 

(con cui non sono mai andato molto d'accordo [finora]

e dal quale non mi posso aspettare altro

che parole rudi [ma schiette]

e gesti sgarbati [ma veri])

 

e non a qualcun altro? Anch'io penso che sia strano, sì, ma... non per questo è sbagliato, anzi! (Qualcosa dentro mi dice che sei la persona più adatta [perché tu...])

 

Eh no, Walker: risposta sbagliata. O meglio, risposta incompleta. Perché non ci credo che, dopo tutto il casino che è successo ieri, dopo che ti avevo detto chiaramente che non ti volevo più tra i piedi,

 

(dopo che anche tu mi avevi allontanato

[per quanto sia stato sùbito evidente

che non ci credevi nemmeno tu])

 

dopo aver passato l’intera fottutissima missione ad evitarmi… dopo tutto questo non ci credo che tu abbia (di nuovo) cambiato totalmente idea!

Stringo gli occhi e lo fisso severo (non devo perdere la calma).

 

“E sei venuto da me. Dopo avermi detto di non aver bisogno del mio aiuto perché te la sapevi cavare da solo. Se proprio ti serviva qualcuno con cui parlare, perché non hai cercato quel cretino di un coniglio? Lui quanto a parlantina è sicuramente messo meglio di me”

 

Già: l'ho detto e ho anche cercato di dimostrartelo (dimostrarmelo) allontanandoti, cercando di non coinvolgerti nei miei casini (nella mia vita).

In quei momenti pensavo che tenendoti distante da me (al riparo dal nefasto influsso dei miei dubbi e delle mie incertezze [protetto dall'oscurità che sta allungando le sue dita avide sulla mia anima]) ti avrei fatto un favore.

Mi sono accorto solo una volta uscito da quel bagno che, pronunciando quelle parole, stavo inconsciamente, semplicemente ed egoisticamente negando il fatto di avere bisogno di qualcuno (di te).

Ed era già troppo tardi.

Ma la verità, ora l'ho capito, è che da solo non vado proprio da nessuna parte.

Nessuno è invincibile, a tutti serve una mano ogni tanto (ai martiri idioti che si ostinano a salvare il mondo, e anche agli altrettanto testardi esorcisti giapponesi [anche se dubito lo ammetterai mai]).  

Bisogna imparare a conoscere se stessi e riconoscere i propri limiti, per utilizzare le proprie forze al meglio. E per conoscere se stessi l'unica strada è il confronto con le persone.

Il problema è scegliere quelle giuste (io ci ho riflettuto, e ho fatto la mia scelta. [Ho scelto te, perché...])

 

“Lavi? Oh, sarei anche potuto andare da Linalee, se è per questo. Mi vogliono bene, e sono sempre ben disposti ad ascoltarmi e a darmi una mano. Avrei potuto rivolgermi a loro, come a tutti gli altri membri dell'Ordine - a parte le dovute eccezioni. La chiamiamo Home anche per questo, no? Perché siamo una grande famiglia. E invece no, sono venuto da te.

Poi ho combinato un disastro, in quel bagno, ma anche lì non sono andato a farmi consolare da Miranda-san... Ho continuato a insistere, perché io avevo scelto te. E non l'ho fatto solo perché al momento eri l'unica opzione rimasta, dannazione.

L'ho fatto perché tu non mi proteggi come fanno loro. Mi fa piacere che si preoccupino per me, lo apprezzo tantissimo e li ringrazierò sempre per questo, ma a volte, ecco... esagerano a trattarmi come il fratellino più piccolo, cercando alleggerire i miei problemi senza però arrivare a comprenderli in pieno!

Tu invece mi metti ogni santa volta davanti alla dura realtà, e mi dai la possibilità di scegliere la mia strada. Con te posso parlare senza peli sulla lingua, perché so che non passerai le notti a piangere, o a lavorare fino a rovinarti la vista per dimenticare tutto il marcio che ho dentro e che ho disperatamente bisogno di buttare fuori!

Non so come né perché, ma ho la netta sensazione che tu riesca a capirmi, a comprendere la confusione che ho nella testa, probabilmente perché siamo più simili di quanto pensiamo. Quando discuto con te, ho la quasi certezza di poter sentire una campana diversa dalla mia, che mi aiuta a riflettere e a comprendere meglio le mie idee, le mie opinioni e soprattutto me stesso... Di solito finiamo per fare a pugni, è vero, ma sinceramente ne vale la pena, ecco”

 

Riprendo fiato, cercando di capire se mi sia riuscito di dire qualcosa di sensato o meno, in tutto quel diluvio ininterrotto di parole.

Beh, al limite aggiungerà il termine logorroico all'elenco degli insulti che ama urlarmi contro...

 

Rimango incerto di fronte al lungo discorso che ha tirato fuori all’improvviso, una marea di frasi e parole dette tutte assieme, senza quasi respirare. Un discorso che è riuscito in un attimo ad azzerare completamente i miei pensieri, come se il mio cervello si fosse trasformato in una spugna che, per sua stessa natura, si impregna d’acqua senza fiatare.

Quando tace, mi trovo completamente spiazzato: faccio fatica a produrmi in una reazione coerente che vada al di là dello «tsè» di circostanza e di una scrollata di spalle.

Pensa davvero che noi due siamo simili? Per un attimo l’ho pensato anch’io e non ci ho messo molto per rendermi conto di come stanno le cose: al dì là dell’essere schiavi non completamente umani, non credo esistano altre somiglianze tra noi, moyashi.

Tu non sei un essere artificiale, creato all’unico scopo di diventare una perfetta macchina per distruggere i nemici - una cavia che, come prima cosa, è stata dichiarata un fallimento e poi costretta a scagliarsi contro il suo unico simile (contro il suo unico amico [obbligato ad uccidere o ad essere ucciso]). Tu hai avuto delle persone che ti hanno amato, che ti hanno fatto conoscere il mondo (io ho incontrato Tiedoll, ma ormai era già tardi).

Tu hai sempre avuto fiducia nella vita,

 

(io nemmeno so cosa siano,

la vita e la fiducia

[l’una non l’ho mai davvero avuta,

l’altra nessuno mi ha insegnato ad averla])

 

quella stessa fiducia che, nonostante tutto, aveva Alma (e stai rischiando la sua stessa fine [e allora chi ha ragione? Voi o io?])… e come Alma ti perdi in discorsi assolutamente assurdi…

Un sorriso sarcastico (vagamente esasperato) mi incurva per un rapidissimo attimo le labbra.

Davvero non riesco a trovare un filo logico nel suo sfogo (forse perché in realtà ce ne sono troppi, tutti assieme), ma c’è un concetto che pure risalta chiarissimo in quel marasma: lui ha scelto me, ha bisogno di me (non l’ha detto! [Eppure è così, le sue parole sono inequivocabili]).

Nessuno mai, da che ho memoria (da che sono uscito da quella pozza), mi aveva detto una cosa del genere (non so come comportarmi di fronte a questi sentimenti [nessuno l’ha mai fatto con me])… e ora cosa si aspetta da me? A cosa gli servo? Che cosa vuole in cambio della fiducia che ripone in me? Io non ho niente da dargli (posso solo [devo, voglio] cercare di impedire che impazzisca), né niente da chiedergli (non voglio che venga a conoscenza della mia storia [che provi pietà per me]).

Queste risposte, però, me le può dare solo lui… e non creda adesso di potersi nascondere come suo solito. Ha gettato il sasso (il macigno), che non si sogni di ritrarre la mano e non spiegare chiaramente quel che intendeva.

 

“Quindi è per questo che sei venuto a cercarmi? Perché ne vale la pena? Cosa vuoi esattamente da me?”

 

Senza accorgermene gli ho ribaltato la domanda che lui stesso mi aveva fatto quella dannata sera sulla torre. Io allora gli avevo risposto, adesso tocca a lui.

 

Sì, è per quello. E anche perché, cercando te, trovo me stesso...

Non sono la persona perfetta che tutti vorrebbero (o che pensano che io sia). Sono testardo, orgoglioso, proprio come te.

Come te porto sulle spalle una maledizione, e come te sono una pedina sacrificabile di questa dannata guerra.

Come te indosso una maschera, per celare le mie vere emozioni agli occhi del mondo (l'unica differenza è che io non le sopprimo [col carattere che mi ritrovo sarebbe impossibile], le nascondo soltanto).

Perché, nonostante la gente che mi sta attorno e che mi vuole bene, sono solo. Proprio come te.

E se tu sei riuscito a essere quello che sei nonostante tutto, beh, ce la posso fare anch'io.

Cosa voglio esattamente da te, mi chiedi?

Sii il mio punto di riferimento, la mia àncora di salvezza dai dubbi che mi confondono quando penso al futuro.

Non ti chiedo niente di più e niente di meno.

Gli sorrido.  

 

“Ne vale la pena, sì. Da te non voglio niente di particolare, Kanda, mi basta che tu resti quello che sei. Mi fido di te, so che in caso di bisogno sarai dalla mia parte, anche se questo non significa affatto che sacrificherai per me ciò per cui stiamo lottando. Non è quello che voglio. Certo, sarebbe bello se tu considerassi la possibilità che io faccia la stessa cosa per te... ma ho imparato che a volte è inutile ostinarsi, quindi non insisto”

 

Mi rendo conto di avergli rivolto più o meno le stesse parole che aveva pronunciato due notti fa (aveva ragione, quella sera [non può darmi torto, questa volta]), sperando che lo riscaldino come era successo a me. Ripensando ad allora, però, mio malgrado riemerge lo stesso interrogativo che mi aveva assillato dopo la prima volta sulla torre.

 

“Una cosa però devo chiedertela, Kanda. La prima notte sulla torre sei rimasto solo per curiosità, mi sta bene, ma l'altro ieri sera perché mi hai chiesto di uscire su quel balcone?”

 

Scuoto lentamente la testa e nascondo gli occhi sotto l’ombra della frangia. Mi fa uno strano effetto sentirmi rispondere con le stesse parole che io avevo rivolto a lui (ma in fondo è un bene, vuol dire che [finalmente] siamo d’accordo almeno su qualcosa [sarebbe stupido da parte sua mentirmi ora]).

Una stilettata improvvisa alla testa interrompe per un istante il flusso dei miei pensieri, deviando la mia attenzione. Quando la fitta si acquieta un po’, facendosi costante (e quindi sopportabile [ignorabile, come tutte le cose sempre uguali]), prendo un respiro profondo per abituarmi alla nuova situazione (metabolizzare il nuovo dolore, sommandolo agli altri [e all’annebbiamento dovuto a febbre e stanchezza]), quindi torno a concentrarmi su di lui.

Se la prima parte del suo discorso era perfettamente condivisibile (erano parole mie dopotutto), il seguito invece mi piace un po’ meno. Non perché non abbia una risposta da dargli (anzi, gliel’ho già data]), ma per l’episodio che ha citato in sé e per sé: nemmeno io ho mai capito fino in fondo perché avessi deciso di aiutarlo e il fatto che adesso lui torni a parlarne mi obbliga a confrontarmi (immediatamente) con quella questione in sospeso (e in queste condizioni non ne ho la forza).

 

“Mi hai già fatto questa domanda e ti ho già risposto. E le mie motivazioni non sono cambiate dall’altra notte ad adesso”

 

Il mio tono è definitivo (mi sembra abbastanza chiaro che non ho voglia di discuterne, no?) e, avessi a che fare con chiunque altro, dopo una frase del genere la questione sarebbe sicuramente chiusa, ma con lui non è mai detto (è dannatamente cieco e sordo, quando vuole).

 

Lo guardo storto, ma non riesco nemmeno ad arrabbiarmi. Vuole chiudere qui la conversazione, a quanto pare, e la cosa un po' mi scoccia... ma credo sia solo perché non ce la fa più (è stanco e provato fisicamente [non è abbastanza lucido per interagire senza rischiare di farsi scappare qualcosa di troppo]).

Sospiro, andando a cercare la sua risposta nei miei ricordi... cos'è che mi aveva detto? Ah sì, che se avessi ricominciato a farmi paranoie come la sera sulla torre e Link si fosse svegliato, avrebbe sicuramente tartassato di domande anche lui, che non aveva intenzione di farsi coinvolgere in questa storia.

Ehi, aspetta un momento...

Lo guardo e gli sorrido di nuovo (strano quanto io stia sorridendo, dopo tutto quello che è successo [e sono anche sorrisi veri, una volta tanto]) quando, finalmente, capisco il vero significato di quelle parole.

Voleva semplicemente darmi una mano, allontanandomi dalla minaccia (in quel caso rappresentata dal povero Link) prima che mi rovinassi rivelando i miei dubbi e le mie insicurezze a chi avrebbe potuto farne (cattivo) uso.

 

“Oh. Ho capito...”

 

Mi alzo in piedi e mi avvicino silenziosamente al pianoforte, fermandomi solo un istante per raccogliere il nastro bianco che era finito a terra. Arrivato davanti a Kanda, mi prendo la libertà di guardarlo da vicino (e ne sono davvero felice [temevo di non potermi più avvicinare a lui]). Poi gli giro attorno, fermandomi dietro di lui (che, ne sono sicuro, a questo punto starà cercando di capire cosa diamine ho intenzione di fare), e in pochi istanti gli rifaccio quella treccia che ancora portava quando l'ho incontrato nel giardino.

Non è un lavoro perfetto, anzi, e il fatto che i suoi bei capelli siano ancora umidi e sporchi di sangue e terriccio non aiuta affatto... ma per ora dovrà accontentarsi (rimettiamo su la maschera, dobbiamo tornare alla Home [anche se non mi spiacerebbe restare qui ancora un po']). Torno di fronte a lui, la destra sulla sua spalla, ancora coperta dal mio golf preferito, e lo guardo dritto negli occhi.

 

“...grazie, Kanda”

 

Mentre lo osservo scavare nei ricordi alla ricerca della risposta che gli avevo dato, mi sforzo di muovere il braccio destro di cui ormai ho (per fortuna) riacquistato quasi del tutto il controllo. Sembra che abbia inteso che non ho intenzione di discutere di quell’argomento, perché si limita ad assentire.

Soddisfatto annuisco lievemente, le labbra strette in una linea sottile, continuando nel frattempo a  seguire i suoi movimenti ora che si è alzato dal divano per avvicinarsi a me, portandosi alle mie spalle (che cavolo fa?).

Sto per voltarmi verso di lui e chiedergli di farmi uscire di qui, quando sento le sue mani iniziare a scorrere tra i miei capelli, come per pettinarli, per poi dividerli in tre ciocche e rifare la treccia che avevo prima. La sorpresa per questo suo gesto (così semplice e così inaspettato) è talmente grande che non riesco nemmeno a dire una parola, rimanendo immobile con la bocca leggermente dischiusa, la voce che non vuole saperne di uscire a pronunciare un pensiero che, peraltro, neanche c’è.

Sono troppo stanco perfino per incazzarmi per questa invasione del mio spazio personale, quindi mi limito a lasciarlo fare, chiudendo gli occhi.

Quando ha finito mi gira di nuovo attorno, portandosi davanti a me. E quel suo ringraziamento sussurrato mi spiazza quasi quanto il fatto che gli sia venuto in mente di mettersi a rifarmi la treccia (chissà poi dove avrà imparato…).

 

“Tsè, non dire idiozie, mammoletta. Piuttosto, non credi sia il caso di uscire di qui?”

 

Vorrei suonare sarcastico, infastidito, anche un po’ stufo di questa situazione assurda. E invece il tono con cui pronuncio quella frase riesce a suonare solo irrimediabilmente stanco.

Col passare degli anni le mie capacità rigenerative si sono rallentate, in più adesso c’è la storia del contatto con la sua Innocence - e il risultato è che allo stato attuale delle cose ho assoluto bisogno di riposare.

Scuoto il capo, innervosito.

A dimostrazione che sono quasi arrivato al limite, anche solo quel semplice movimento (anche solo lo sforzo di stare in piedi) mi causa un violento giramento di testa e sono costretto ad appoggiarmi al pianoforte per non cadere.

 

“Oi, fai piano!”

 

Vedendolo barcollare, mi avvicino e lo aiuto a sedersi sullo sgabellino del pianoforte.

Mi chino a osservarlo mentre cerca di riprendere fiato. Credo abbia ancora la febbre, ma nonostante tutto noto che ha iniziato a riprendere un po' di colorito, grazie al cielo. Ora ha solo bisogno di riposare un bel po' (e anche io avrei bisogno di una bella dormita... dopo aver fatto un salto in caffetteria, magari...).

 

“A questo punto credo sia meglio tornare indietro, che ne dici Kanda? Togliti quel golf che ormai è umido e mettiti questa, mentre apro un gate dritto dritto per camera tua”

 

Gli allungo la camicia di scorta che mi sono portato dietro. Lui la prende e mi guarda male, chinando di lato la testa.

Sbuffo, contrariato.


“Sì, lo so che mi hanno vietato di usare l'Arca... ma, a quanto mi ha detto Komui-san, alla Scientifica non sono ancora in grado di capire quando apro un gate senza che io glielo comunichi. Quindi, finché posso, ho intenzione di approfittarne! E poi, non vorrai mica farti vedere in giro con una delle mie camicie addosso, no?”

 

Mugugno qualcosa in risposta, considerando nel frattempo che, come c’era da aspettarsi, non ha capito il perché della mia occhiata storta: non è il problema che sta usando l’Arca senza permesso (per quanto mi riguarda potremmo usarla anche sempre, se ci serve [e adesso è l’unico modo per uscire di qui senza rischiare che ci becchino]). Quello che mi infastidisce (perché non ci sono abituato [e non intendo abituarmici]) è il suo atteggiamento da… com’è che l’aveva chiamato? Ah sì, l’atteggiamento da mamma chioccia.

Ad ogni modo non ho voglia di mettermi a discutere con lui pure su questo (anche perché nelle ultime ore sta tirando fuori una testardaggine fastidiosa [ma in effetti è sempre stato dannatamente cocciuto]), quindi mi alzo e mi faccio scivolare dalle spalle il golf, ormai talmente inumidito da non scaldarmi nemmeno più, per poi infilarmi la camicia che mi porge.

Nell’allacciare i bottoni devo per forza abbassare gli occhi per guardare quel che faccio (ho le dita intorpidite, non riesco a lavorare alla cieca [non che la vista mi aiuti molto di più]) e lo sguardo mi cade, inevitabilmente, sul tatuaggio da una parte e sul sangue rappreso dall’altra.

Archivierei il tutto come niente (non è la prima volta che la mia natura di mezzo akuma mi salva la vita [e non sarà l’ultima]), se non fosse che Walker avvicina esitante la mano fin quasi a sfiorare il marchio nero che mi segna il petto, la spalla e la parte alta del braccio. Inconsciamente mi irrigidisco.

 

Allungo la mano quasi senza accorgermene, di nuovo attirato da quello strano simbolo, come una falena alla luce di una candela, ma mi fermo.

Se Kanda vorrà parlarmene lo farà di sua iniziativa, io non intendo indagare oltre... anche perché, al momento, per quella maledizione provo più riconoscenza che altro (e a pensarci dovrei ringraziare anche la mia, di maledizione [senza la capacità di vedere le anime degli akuma non potrei essere né l'esorcista né tantomeno la persona che sono]).

Ritraggo la mano scuotendo la testa, senza smettere di sorridere, poi mi giro e mi avvicino al pianoforte. Non sono mai stato nella camera di Kanda, ma in quell'ala del palazzo ci sono finito spesso e volentieri (colpa del mio inesistente senso dell'orientamento [forse. O forse no, chissà]). Mi concentro dunque su quel particolare corridoio (anche se alla prima occhiata non ce ne si accorge, sono tutti diversi tra loro: quello dove c'è la sua stanza, ad esempio, è decorato da un quadro con un paesaggio lacustre davvero molto bello [e appeso proprio di fianco alla sua porta]), e premo con decisione il Re.

Il gate si apre all'istante e mi faccio da parte per lasciarlo passare.

 

“Prego!”

 

Entro nel gate, aspettandomi come al solito di finire in una delle vie di quella strana città che costituisce l’interno dell’Arca. Invece, con mia grande sorpresa, mi ritrovo in un ambiente completamente nero (come mai? [Beh, meglio così, meno rischi di imbattersi in qualcuno]); davanti a me si staglia il portale d’uscita, oltre il quale intravedo la porta della mia camera (credevo che non potesse aprire gate in posti che non conosce… [come fa a sapere dov’è la mia stanza?]). Mi giro verso di lui, gli occhi stretti in quella domanda (che non gli farò), ma lui si limita ad affiancarsi a me con un sorriso.

Scuoto la testa, decidendo di mettere da parte il problema (in fondo non è poi così importante) e mi accingo ad uscire nel corridoio, guardandomi intorno per precauzione. È tutto tranquillo (come quasi sempre [ho chiesto apposta che mi assegnassero una camera nell’ala meno frequentata del palazzo]), per cui ho il tempo di cercare la chiave nella tasca dei pantaloni e far scattare la serratura.

Apro la porta ed entro

 

(e noto subito Mugen e la mia casacca

buttate sul letto

[ce le ha portate il golem di Walker?])

 

ma, prima di richiudermela alle spalle, mi fermo per un attimo con la mano sulla maniglia e mi volto verso il moyashi.

 

“Ci vediamo domattina alle sette per l’allenamento. Vedi di essere puntuale”

 


 

PREVIEW:

Capitolo 15 – Da adesso in poi

Da adesso in poi non sono più solo contro i miei incubi peggiori, fra me e l'ombra che mi vuole annullare si è accesa di nuovo la fiamma della speranza. Kanda mi ha dato una seconda opportunità, e non intendo sprecarla.

[…]

Da adesso in poi penso che gliene farai vedere delle belle, Allen Walker… e io continuerò a non parlare, ma di certo non me ne andrò prima di averti visto fargli il culo (perché tu non finirai come lui [non te lo permetterò]). E sono sicuro che ne varrà la pena, vedrai.

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI:

Per questo capitolo non ci sono annotazioni particolari da fare. Niente citazioni né frasi che abbiamo modificato per adeguarci a ciò che la sensei ci ha rivelato successivamente a quando abbiamo scritto questo capitolo (vale a dire Natale 2009 [e non immaginate la soddisfazione che proviamo ogni volta che esce una Night nuova e la nostra fic continua a quadrare!]).

Per amor di precisione, citiamo la fonte dello sproloquio del Portone nell’Angolo di Allen - anche se siamo sicure che l’avrete riconosciuto tutti. I versi recitati sono ovviamente quelli inscritti sulla porta dell’Inferno, così come raccontato da Dante nella Commedia (Inferno, Canto III, versi 1-9).

Questo è quanto! Ovviamente, se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

Alla prossima!

Lety&Mistral

 

 

 

LAST SHOT ON JUL. 16th, 2010

Don’t miss it!

 

 

 

   
 
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