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Autore: BloodyMoon    14/09/2005    7 recensioni
“É l'amore, non la ragione, che è più forte della morte.”
(Thomas Mann)
Dato che se non mi rovino la vita non sono contenta, cominciò a pubblicare questa nuova storia... Ditemi cosa ne pensate!^^ Baci.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harry Potter, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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A Story Of Love And Hate - parte I - cap1

DISCLAIMER: Tutti i personaggi di questa storia non sono miei (uffa!), ma appartengono a J.K. Rowling. Questa fanfiction non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento.

 

 

.: A STORY OF LOVE AND HATE :.

by BloodyMoon

 

 

 

 

“A ben guardare l'amore nella maggior parte dei

suoi effetti somiglia più all'odio che all'amicizia.”

(François De La Rochefoucauld)

 

 

 

 

*PARTE I: “The Beginning of the End”*

- Capitolo 1 -

 

 

 

 

Dopo aver salutato tutti i suoi amici, uscì dalla stazione di King’s Cross seguendo i suoi parenti.

Mise il baule nel bagagliaio dell’automobile di zio Vernon, e salì silenziosamente in auto.

Per tutto il viaggio rimase in silenzio ad ammirare il paesaggio che veloce scorreva sotto il suo sguardo, senza realmente vederlo.

Era pensieroso.

Durante quell’anno si era allenato duramente per riuscire a sconfiggere il Dark Lord. E probabilmente era stato il suo anno peggiore a Hogwarts. Si sentiva ancora tremendamente in colpa per la morte di Sirius, e oppresso dal peso della consapevolezza. La consapevolezza di dover diventare Vittima o Assassino. Tra le lezioni, gli allenamenti extra-scolastici, gli esercizi di Quidditch e le lezioni di Occlumancy, non aveva avuto un attimo di tempo per parlare sinceramente con i suoi amici. O forse erano state solo scuse per evitarli. Non voleva coinvolgere in quella faccenda i suoi amici; o almeno non più di quanto già non lo fossero. Sapeva che se li avesse coinvolti troppo, Voldemort avrebbe approfittato del suo amore per loro; e poi non si sentiva di parlare loro della Profezia, o su come si sentiva riguardo alla perdita di Sirius. Così aveva passato tutto l’anno ad allenarsi, a fare i compiti e a seguire le lezioni di Occlumancy del professor Snape; possibilmente evitava i suoi amici e la notte era continuamente oppresso da pensieri non propriamente felici e positivi. Inoltre, sapeva che tutto dipendeva da lui, e ad ogni sguardo dei professori, degli amici e dei compagni di scuola, si sentiva ogni giorno più osservato e giudicato.

Verso la fine dell’anno era riuscito a sconfiggere nuovamente Voldemort, anche con l’aiuto di Snape, senza però riuscire ad ucciderlo. Aveva rivalutato il suo professore di Pozioni, e così l’uomo aveva fatto con lui; così si era instaurato un rapporto, se non di amicizia, almeno di rispetto. Finalmente si era confidato con i suoi amici, ma quella sensazione di oppressione non era diminuita. Forse perché aveva paura che i suoi amici lo avrebbero lasciato, quando avrebbe sconfitto il Dark Lord, o forse perché, anche se loro gli erano vicini, lui si sentiva solo. Tremendamente solo.

Ora che le vacanze estive erano iniziate si sentiva finalmente libero. Anche se avrebbe dovuto passare quell’estate ancora con i suoi parenti Muggles, si sentiva veramente libero forse per la prima volta. E si riscoprì a pensare che, dopotutto, i suoi zii gli avevano dato una casa e cibo, anche se aiutare una persona “strana” come lui andava contro i loro principi. Quasi certamente, quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe alloggiato ancora in quella casa al numero 4 di Privet Drive, e si impose di ringraziare i suoi zii, anche con un banale “Grazie”, tralasciando il fatto che non aveva ricevuto un briciolo d’amore in quella casa.

L’automobile si fermò, segno che erano giunti a destinazione.

Harry scese dalla macchina, sempre in religioso silenzio. Tirò fuori il baule, e aspettò che lo zio aprisse la porta di casa. Prima che potessero dire qualcosa, Harry parlò.

«Vi sembrerà strano sentire queste parole da me, ma vi dico “Grazie”. Grazie per avermi accolto, anche se non proprio apertamente, nella vostra casa. Questa sarà l’ultima estate che trascorrerò in questo posto, poi non mi rivedrete più, a meno che ovviamente voi non lo vogliate. E non dovrete più sentir parlare dei maghi che voi odiate tanto.» Esordì il moretto, lasciando i parenti a bocca aperta. Sorrise sinceramente, e salì le scale fino alla sua stanza, dove rimase barricato per tutto il giorno.

 

~*~

 

Quella fu l’estate più strana per Harry. Dopo quella “discussione”, i suoi zii, o quantomeno Zia Petunia, sembravano molto più gentili. Si era cercato un lavoretto per l’estate, così da cominciare a guadagnare qualcosa.

Allo stesso tempo, però, non si era mai sentito così lontano dai suoi amici, i quali gli scrivevano spesso lettere in cui chiedevano come stava. Basta. Quello era tutto quello di cui si parlava nelle loro lettere. La sua salute. Harry, dopo le prime missive, non si prese più la briga di rispondere. Sembrava che i suoi amici non avessero altro da dirgli. La cosa, oltre a rattristarlo, lo infastidiva: si vedeva chiaramente che i suoi amici non avevano né tempo né voglia di scrivergli, ma dovevano tenere le apparenze, così gli scrivevano lettere di poche righe, giusto per fare la parte dei buoni e bravi amici. A causa di questo, Harry si sentiva inquieto, e si domandava cosa stesse succedendo a Ron ed Hermione.

La riposta alle sue domande arrivò proprio il giorno del suo compleanno.

Si era svegliato abbastanza presto, e aveva trovato numerosi pacchettini, probabilmente portatigli da Hedwig durante la notte. Decise di vedere prima tutti i regali e poi inviare le lettere di ringraziamento.

Prese la prima lettera. Era di Hagrid.

 

 

Ciao Harry,

un felice compleanno!

Hagrid.

P.S. Anche il Preside (grande uomo Dumbledore!) te li fa tanti auguri.

 

 

Era accompagnata da un pacchettino, contenente alcuni biscotti, probabilmente fatti dallo stesso Hagrid. Harry guardò dubbioso quei biscotti informi e li mise da parte.

L’altra lettera era degli Weasley.

 

 

Caro Harry,

tutti noi ti auguriamo il più felice diciassettesimo compleanno che tu possa avere!

Con affetto

Molly Weasley

P.S. Spero che ti facciano mangiare abbastanza, caro, altrimenti avvisaci!

 

 

Il pacchetto conteneva una torta a più strati. Il moretto sorrise, pensando che la signora Weasley era ormai come una seconda madre, per lui.

 

 

Ciao Harry!

Tantissimi Auguri di Buon Compleanno!!!

Spero tu stia bene, e di qualsiasi cosa tu abbia bisogno scrivimi.

Poi dimmi se vedi il LeoGatto Snuffoloso, è stato avvistato dalle tue parti.

Con Amore

Luna Lovegood

P.S. Spero di vederti in felice compagnia, quest’anno!

 

 

Il regalo consisteva in un ciondolo che raffigurava un maestoso serpente con due pietre preziose come occhi, una rossa e una verde, attorcigliato attorno ad una spada.

Era probabilmente il più bel regalo che gli avessero mai fatto.

Ma… Cosa intendeva Luna con “in felice compagnia”?!

Decise di lasciar perdere.

Notò la lettere di Hogwarts, insieme ad un'altra missiva.

Una era la solita lettera di Hogwarts, la quale avvisava che la scuola sarebbe iniziata il primo settembre.

L’altra era un biglietto di auguri da parte di Dumbledore e della McGonagall.

 

 

Caro Signor Potter,

Io e il Professor Dumbledore siamo lieti di augurarle un felice compleanno.

Minerva McGonagall

P.S. Harry, spero che quest’anno cercherai di evitare i guai. Inoltre, Severus vorrebbe farti gli auguri, ma non vuole esporsi troppo… Sai com’è fatto!

 

 

Harry sorrise divertito dal postscriptum, ma il suo sorriso si allargò ulteriormente quando vide la lettera dopo, riconoscendo subito la calligrafia elegante e ordinata.

 

 

Harry,

So che Minerva ti starà scrivendo sicuramente una lettera dove ti fa gli auguri anche da parte mia.

Così, già che c’ero, ho deciso di farti gli auguri come si deve…

Ma non montarti la testa, Potter!

Scherzi a parte… Devo confessare che quest’anno ho imparato a conoscerti, e sei molto diverso da quello che credevo. Mi sono dovuto ricredere su alcuni tuoi aspetti, e spero potrai perdonarmi di certi miei comportamenti e pregiudizi – ma solo di alcuni! Riguardo ad altri, come il tuo essere esageratamente Gryffindor, non mi smuoverò mai! Credo che fra noi si sia creato un rapporto, se non di amicizia – non esageriamo! – almeno di rispetto e fiducia reciproci. E devo ammettere che siamo più simili di quello che vogliamo far credere…

Quindi mi farebbe molto piacere rafforzare il nostro legame. Se mai avessi bisogno di qualsiasi cosa, parlamene pure, non farti problemi.

Ti auguro il più felice compleanno che tu possa mai avere, te lo meriti davvero.

Con affetto

Severus

 

 

Gli aveva fatto molto piacere che Severus gli avesse inviato gli auguri di compleanno. Non lo avrebbe mai sperato. Ma fu piacevolmente sorpreso quando aprì il suo regalo.

Era un set di provette ed esperimenti per Pozioni, con un biglietto scritto dal Professore.

“Ormai sei diventato quasi un genio in Pozioni – non l’avrei mai immaginato – per cui mi aspetto che tu ti impegni continuamente. Severus.

Il moretto sorrise nuovamente. Effettivamente quell’anno, con la consapevolezza di dover combattere contro Voldemort, era migliorato incredibilmente. Gli anni precedenti, il suo impegno in Pozioni, era frenato dall’odio che provava per il Professore. Una volta superato quel rancore, aveva scoperto che Pozioni non gli dispiaceva.

Prese una delle ultime lettere, e rimase sorpreso leggendo il mittente.

 

 

Caro Harry,

so che non sono mai stata molto gentile con te, ma d’altronde sei mio nipote. E non ho mai saputo apprezzarti per quello che sei. Di questo mi rammarico ogni giorno. Così ho pensato di farti un piccolo regalo per l’ultimo compleanno che passerai con me.

Dì a tuo zio che li hai comprati con i tuoi soldi.

Spero ti piacciano.

Buon Compleanno!

Zia Petunia

P.S. A mio parere, dovrebbero essere perfetti per te. Spero che siano della taglia giusta.

 

 

Il regalo consisteva in semplici vestiti, ma Harry fu molto felice che la Zia avesse cambiato idea sul suo conto.

C’erano vari indumenti. Provò un paio di jeans e una camicia, entrambi neri, e notò  che effettivamente non gli stavano per niente male. Mise anche quel regalo da parte.

 

 

Caro Harry,

Un milione di auguri!

Quest’anno non credo sia davvero possibile venirti a prendere dai tuoi zii, e ne sono molto rammaricato… Fosse per me ti verrei immediatamente a prendere, giuro!

Spero tu stia bene, e per qualsiasi cosa scrivimi pure. Mi sarebbe molto piaciuto vederti durante l’estate…

Credo comunque che ci rivedremo a Hogwarts: Dumbledore mi ha assunto nuovamente come insegnante di DADA!!! Cosa ne pensi? Doveva essere una sorpresa, ma ho voluto annunciartelo subito. Dovremmo venire a prenderti io e Severus il Primo settembre, e andare insieme alla Stazione. Spero ti faccia piacere!

Con tantissimo affetto

Remus

P.S. Spero che il regalo ti piaccia.

 

 

Il pacco conteneva un libro intitolato “Creature”. Era un tomo piuttosto voluminoso, ma sembrava molto interessante. Lo sfogliò per un attimo. C’erano tutte le caratteristiche di ogni creatura possibile, scritta in ordine alfabetico. C’era di tutto. Molte creature non le aveva neanche mai sentite nominare. Decise che avrebbe cominciato a leggerlo il giorno stesso. Lo mise un attimo da parte, e prese l’ultima lettera rimasta. Il contenuto della lettera lo fece raggelare.

 

 

Caro Harry,

Come stai? Noi tutto bene. Ora io ed Herm siamo alla Tana. È una noia senza di te, ma ci hanno detto che non potrai venire da noi, probabilmente per colpa di tutti quei Death Eater che sono ancora in libertà …

Speriamo che tutto ti vada bene!

Vogliamo inoltre annunciarti una splendida notizia: siamo fidanzati. Esattamente. Io, Ronald Bilius Weasley ed Hermione Jane Granger ci siamo fidanzati! Non lo trovi fantastico?! Volevamo dirtelo di persona, ma non saremmo riusciti ad aspettare fino a settembre.

Ci vediamo comunque sull’Espresso.

Con affetto.

Ron&Hermione

 

 

Lasciò cadere la lettera a terra. Ron ed Hermione si erano messi insieme! Pensava che sarebbe stato felice quando finalmente i suoi due migliori amici si fossero fidanzati…

E allora perché sentiva come un vuoto?

Si sentiva abbandonato.

Ancora.

Inesorabilmente abbandonato.

Solo.

Era forse lui che era inadeguato? Se non era così, perché tutti lo allontanavano?!

Lui era Harry James Potter.

Un nome, una garanzia.

Una garanzia di morte per chiunque gli fosse stato vicino.

Harry James Potter.

Così decise di cambiare. Non gli sarebbe più importato tanto di quello che pensavano gli altri. Non si sarebbe più preoccupato di essere inadeguato. Per una volta, decise di essere sé stesso, e fare ciò che gli sembrava più giusto.

 

~*~

 

Il Primo settembre arrivò relativamente in fretta.

Era una giornata stranamente assolata per essere un fine estate inglese, ma sembrava che quell’anno il freddo non volesse arrivare troppo in fretta.

Le vie di Privet Drive erano deserte. Gli abitanti cercavano di rilassarsi in quegli ultimi giorni di vacanza.

Era una cittadina tranquilla… E lo sarebbe stata anche quella mattina se un auto sportiva non stesse girando a velocità eccessiva per quella via. A bordo si scorgevano due uomini sulla trentina. L’auto si fermò di colpo davanti a quello che evidentemente era il numero 4 di Privet Drive. Era una bella villetta come tutte quelle del vicinato. Sembrava altrettanto tranquilla, e i vicini si sarebbero sicuramente chiesti perché degli strani individui come quelli che erano appena scesi dall’auto si trovassero davanti a quella pacifica abitazione.

L’uomo al posto di guida scese e si appoggiò alla portiera con aria impassibile. Aveva capelli neri lunghi fino al mento e dietro agli scuri occhiali da sole si potevano notare due profondi occhi dello stesso colore. Era abbastanza alto e indossava dei semplici jeans e una maglietta. Sembrava un uomo un po’ severo, ma in quel momento aveva un aria distesa.

L’altro uomo aveva capelli castano chiaro tenuti legati in un codino e occhi color dell’ambra. Alcune rughe solcavano il suo sofferente giovane viso dandogli un aria più stanca e matura del dovuto. Ma il suo viso era increspato da un dolce sorriso. Indossava anche lui dei semplici vestiti, ma che sembravano più consumati. Entrambi gli uomini avevano un non-si-sa-che di affascinante.

«Allora, vuoi suonare o preferisci aspettare che si accorga da solo della nostra presenza?» chiese ironico l’uomo dai capelli neri.

L’altro gli rivolse un sorrisetto.

«La tua ironia si sta esaurendo, sai? Ti stai arrugginendo Severus! Comunque non preoccuparti, credo che suonerò io, non ti scomodare.» rispose anch’egli ironico.

«E l’ironia che stai acquisendo te, Remus, non mi piace per niente. Stai prendendo una brutta piega, Lupin!»

Remus si avvicinò alla porta, mentre Severus rimaneva appoggiato alla portiera dell’auto, vicino al marciapiede.

Lupin suonò lentamente il campanello.

Sentirono un rumore di passi affrettati e un «È per me!» provenire dall’interno della casa.

Un ragazzo aprì la porta.

I due uomini rimasero basiti.

Quello… Quello non poteva essere Harry James Potter.

Severus si sfilò gli occhiali ancora incredulo, osservando attentamente il ragazzo.

Quello che una volta era Harry Potter ora non portava più gli occhiali, e i suoi occhi verde smeraldo spiccavano ancora di più, soprattutto ora che erano risaltati dalla matita nera intorno agli occhi. I capelli corvini tuttora ribelli, erano lunghi fino alle scapole, raccolti in una coda bassa, ma le lunghe ciocche della frangia coprivano leggermente il viso. Aveva un corpo magro, ma snello e modellato al punto giusto. Indossava un paio di jeans a vita bassa neri, e una camicia dello stesso colore non del tutto abbottonata. Al polso portava un bracciale di borchie, mentre al collo si notava una bellissima collana a forma di serpente con una pietra rossa e una verde come occhi, attorcigliato ad una spada che pendeva fino allo sterno e un collare di borchie che gli circondava il collo. Al sopracciglio sinistro aveva un piercing, e all’orecchio destro una fila d’orecchini, forse tre o quattro, che non lo rendeva per nulla effeminato. In viso aveva un sorriso indecifrabile.

«Ciao Rem, ciao Sev! È da un po’ che non ci vediamo… Ma cosa sono quelle facce?!» chiese il moretto.

«Harry?! Sei… Ecco, come dire… Diverso da quando ti abbiamo visto a giugno. Cosa ti è successo? E da quando mi chiami “Sev”?»

Il sorriso di Harry si allargò.

«Wow! Sono riuscito a sconvolgere Severus Snape, vincitore di innumerevoli premi come “Mister arcigno dell’Anno”. Comunque niente di che. Ho solo deciso di cambiare un po’ modo di vestire, tutto qua!»

Snape grugnì in segno di disapprovazione.

«Anche te, Sev, non scherzi! Da quando ti vesti con abiti Muggles?!» continuò il moretto ridacchiando, che come risposta ricevette un’alzata di spalle.

«Ma quel collare…» iniziò Remus.

«Già, è uguale a quello che avevi regalato a Sirius. Mi era piaciuto molto, e poi è un modo per ricordarlo. Spero non ti dispiaccia…» chiese titubante il giovane.

Remus scosse la testa in segno di diniego alla sua domanda, mentre continuava a fissare il ragazzo, con un sorriso nostalgico sul bel volto.

Harry si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.

«Comunque come sto vestito così?! Vi piace?»

«Effettivamente non ti stanno niente male quei vestiti…» confessò il Professore di Pozioni.

«Grazie, Sev!»

«E smettila di chiamarmi in quel modo!» sbottò il docente.

«Invece è carino, Sev!» lo prese in giro il Licantropo.

Severus si limitò a lanciare un’occhiataccia ai due.

«Per curiosità: da quando Sev sa guidare un’auto? Ma soprattutto, da quand’è che usa cose Muggles?»

«Era il mezzo più veloce che avevamo per raggiungere in fretta la Stazione. Non ti piace l’idea di Severus come guidatore pazzo di automobili?!» disse Remus.

«Molto!»

«Harry!» richiamò una voce felice dall’interno.

Spuntò Petunia Evans Dursley.

«Oh! Ciao Remus. Severus. Non sapevo sareste venuti voi, o vi avrei preparato qualcosa…» esclamò la donna.

«Petunia. Da quando sei così… Accondiscendente?» chiese sorpreso il Professore di DADA.

«È una storia lunga. Ringrazia Harry.»

«Da quand’è che conosci Remus e Severus, zia?» chiese curioso il giovane.

«Da quando tua madre me li presentò. Ora è meglio che andiate, o farete ritardo. Tieni il baule, Harry, e se ti va scrivi qualche volta. Ciao!»

«Ciao zia!» disse Harry, prendendo il baule e mettendolo nel bagagliaio dell’auto decappottabile.

«Petunia.» salutò Remus, mentre Snape si limitò ad un cenno della testa.

Salirono in auto, mentre partivano veloci verso la Stazione.

 

~*~

 

Harry poteva godere di una dolce brezza che gli scompigliava i capelli. Ora si sentiva veramente libero. Gli sembrava di volare.

Respirò profondamente, socchiudendo gli occhi.

«Come mai hai deciso questo tuo nuovo look, Harry?» chiese il Prof di DADA.

«Avevo voglia di cambiare… Di essere qualcun altro… O, per meglio dire, essere me stesso…» rispose il moretto in un sussurro appena percettibile, riaprendo gli occhi lentamente.

«È successo qualcosa, Harry?»

«No, niente!»

Cadde per un attimo il silenzio, mentre l’auto sfrecciava per le strade. Stranamente, Severus guidava con estrema maestria… Anche se ad una velocità forse eccessiva.

«Ah, se volete saperlo, mi sono fatto anche dei tatuaggi!» esclamò Harry con un sorriso.

L’auto frenò di colpo. Fortunatamente avevano tutti la cintura di sicurezza, o si sarebbero sicuramente spiaccicati contro il parabrezza.

«Dio, Sev, mi hai fatto prendere un colpo! Sei impazzito?!» chiese Harry respirando profondamente.

«Ah, io sarei impazzito?! Forse ho capito male. Tu hai fatto cosa…?!» chiese il Prof fissandolo negli occhi.

«Dei tatuaggi. Non ti piace l’idea?!»

«Per niente! Fa vedere, forza!» esclamò l’uomo secco.

Harry sbuffò.

«Se sapevo che ti arrabbiavi non te lo dicevo!» mugugnò il moretto.

Si voltò, alzò la camicia e abbassò leggermente i jeans.

Si poteva vedere un bellissimo drago lungo circa 20cm che arrivava quasi fino all’osso sacro.

Si poteva dire liberamente che sopra di lui era molto sexy.

Il ragazzo si mise a posto e si girò a guardare i sue uomini che lo fissavano stupiti.

«Che c’è?» chiese un po’ scocciato il moretto.

«Perché?» si limitò a chiedere Remus, troppo sconvolto per dire altro.

«Così. Mi andava. E poi so che mia madre ne aveva uno uguale, mi è piaciuto e l’ho fatto…»

«E l’altro?» disse Severus.

«Non ti dimentichi di niente, eh Sev?» disse Harry, pensando che in quel momento Severus Snape si stava comportando in modo iperprotettivo, come se fosse stato suo padre. Notò interiormente che l’idea non lo infastidiva per niente.

Scoprì il braccio.

Vicino alla spalla c’era una scritta.

 

 

٭Angel†Devil٭

 

 

«Volete farmi la predica?» chiese Harry con un tono leggermente infastidito.

«No, Harry, non vogliamo farti la predica. Solo, non capisco il perché di questo tuo cambiamento. Se non ti va di rivelarci il tuo problema, ok, non c’è problema, ma mi piacerebbe che tu ti fidassi di noi, ti confidassi. Ammettere che si ha un problema e chiedere aiuto, non è da deboli. Ricordalo.» spiegò Remus.

Il moretto si limitò ad annuire, sorpreso da quel discorso del suo Professore preferito.

Per una volta qualcuno non voleva costringerlo a dire il suo problema. Per una volta, qualcuno accettava le sue scelte.

L’automobile si rimise in moto, sempre ad una velocità che Harry riteneva eccessiva, ma non si lamentò. Non era per niente spiacevole quella brezza che gli scompigliava i capelli. Lo aiutava a schiarirsi le idee.

Ed in quel momento ne aveva proprio bisogno…

 

~*~

 

In breve arrivarono alla Stazione di King’s Cross. Scesero dalla macchina e scaricarono il baule. Lentamente percorsero tutto l’edificio, fino a trovarsi davanti al muro tra i binari 9 e 10.

Harry respirò profondamente, pensando che forse non era ancora pronto per rivedere i suoi amici. Ma, cercando di passare inosservati, i tre sorpassarono la barriera ed arrivarono finalmente al binario 9¾. La banchina era gremita di persone. Genitori di giovani maghi sostavano sul marciapiede a salutare i figli già sul treno.

«Voi non venite sul treno, immagino…» disse Harry sospirando. Gli avrebbe fatto molto piacere e sollievo saperli vicini anche sull’Hogwarts Express.

«No, spiacente. Noi arriviamo a Hogwarts con altri mezzi.» disse Snape

«Tipo un PortKey?» azzardò il moretto.

«Esattamente! Hai indovinato.» esclamò Remus.

«Allora ci vediamo a Hogwarts stasera… Anche se non è giusto che voi arriviate in pochi secondi e io dopo ore e ore di treno…» disse Harry, mettendo un finto broncio infantile che fece ridere i due uomini.

«Forza, Harry, vai che se no arrivi in ritardo…» disse Remus dandogli una leggera pacca sulla schiena, quasi d’incoraggiamento, che fece riflettere il Gryffindor sulla possibilità che il bel Licantropo avesse capito cosa lo affliggesse.

«Ci vediamo a scuola, Potter.» lo prese in giro Snape scompigliandogli i capelli, in un gesto d’affetto che sorprese il moretto.

«Ok, a dopo. Ciao!» salutò Harry cominciando a salire sul treno.

I due uomini fecero un cenno di saluto. Poi Remus estrasse un vecchio portafoglio vuoto e rovinato, che li fece scomparire sotto lo sguardo sorridente del giovane.

Ora che era solo, però, sentì un peso sullo stomaco. Peso che aumentò pensando ai suoi amici.

Velocemente percorse l’Espresso, alla ricerca di uno scompartimento vuoto, sperando di non incontrare Ron ed Hermione, anche se sapeva che la possibilità di evitarli era dell’1%.

Tutti gli scomparti che aveva aperto erano occupati, ma verso la fine del treno finalmente ne trovò uno apparentemente vuoto. Mise a posto il suo baule e si lasciò cadere con un sospiro di stanchezza in uno dei sedili.

Tirò fuori un lettore cd, che aveva incantato mesi prima per fare in modo che funzionasse anche a Hogwarts, e il suo porta-cd. Scelse uno dei dischi e lo mise nell’apparecchio, ascoltando la musica a massimo volume. Cercò di rilassarsi osservando fuori dal finestrino

…Senza notare che due bauli erano posti nello scompartimento, segno che era occupato da qualcuno…

 

 

…CONTINUA…

 

 

 

 

Note dell’Autrice: Eccomi con un’altra storia!^^ Inizialmente non volevo pubblicarla, perché sto già scrivendo un’altra fanfiction – a proposito, andate a leggere il decimo capitolo di “How Can I Live Without You – When Darkness Falls” che ho comunque postato, pur insoddisfacente e privo di ispirazione, per non lasciarvi per troppo tempo senza niente! – ma sperando che Ispirazione torni dalle vacanze, ho deciso di cominciare a postare questa storia, che ho scritto da un po’, e ho lasciato lì, nel computer, al suo destino…

Quindi, aggiornerò probabilmente meno frequentemente in confronto a “How Can…”, ma farò il possibile – e impossibile – per mantenere una pubblicazione regolare.

Di conseguenza, fatemi vedere che ne è la valsa la pena di fare questi sforzi! XP

In realtà, avevo scritto un solo lungo – in confronto ai miei soliti – capitolo. Poi ho deciso di dividerlo (in tre cap), così magari riesco a portarmi un po’ avanti, tra una pubblicazione e l’altra.

Ora, in caso di “insuccesso” della fic, se volete, potrei anche fermarla lì, dopo i primi tre cap – e quindi dopo la prima parte – perché avrebbe comunque una fine – anche se sarebbe una di quelle fini/non-fini…

Ditemi voi. Fa schifo? Posso fermarmi dopo la prima parte. Ve piaza? Fantastico, ma dovrete avere la pazienza di attendere un po’ tra un cap e l’altro, perché, come già detto, non so quando potrò aggiornare.

A voi il peso della scelta! XP

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!^^

Ah, giusto per farvelo sapere, i tatuaggi non sono utili ai fini della storia – o si?! – semplicemente mi intrigava l’idea di “Harry diverso.” Ve lo immaginate vestito completamente di nero? Con quel bel collarino di borchie? Truccato? Con i capelli lunghi? E gli orecchini?! *ç* Ok, scusate, la smetto! XP

Ultima cosa – poi finalmente vi lascio ciccare su “Vuoi inserire una recensione?” XP – so che il titolo fa schifo, ma è la prima cosa che mi è venuta in mente, quando Ispirazione tornerà dalle sue lunghe vacanze, forse lo cambierò con un titolo un po’ più decente…

 

 

-_ThAnKs_&_KiSsEs_-

 

BloodyMoon

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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