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Autore: Soul Sister    02/07/2010    3 recensioni
Edward e Bella, incondizionatamente
innamorati, hanno passato di tutto e di più, prima di poter finalmente stare insieme. Ma si sa, le cose belle non durano per sempre. Edward,per uno strano quanto crudele scherzo del destino, lascia Bella. Distrutta e amareggiata, accusata di qualcosa che non ha fatto, Bella fa quello che ormai è abituata a fare: scappa. Si trasferisce a Seattle, lontano dal suo passato. Entrambi cercano di dimenticare, vogliono rifarsi una vita, e così succede. O almeno: ci provano. Un giorno, Bella, con il suo nuovo fidanzato, è invitata ad una cena. Ad accoglierla, un paio di occhi verdi, incorniciati da una zazzera ramata, la osservano, increduli. Si sa: l'amore, quando è quello vero, torna sempre a bussare al nostro cuore. E questo, sia Bella che Edward l'hanno capito. E se Bella nascondesse un segreto? Un piccolo, tenero, segreto dagli occhi verdi e dai capelli ramati? PS: TUTTI UMANI- Se avete voglia, datele un'occhiata!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Open your eyes- Togli la maschera'
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Eccomi qui con il primo capitolo del seguito di Open your eyes...xD ma come sono felicee. U.U
Spero tanto che vi piaccia, io mi sono divertita a scriverlo. U.U Buahaha.
Buona lettura.^^
Capitolo 1- Felicità
-Andiamo, Bella… stavo scherzando.- Edward mi si avvicinò, con voce lamentosa e sguardo pentito.
Non intendevo perdonarlo, non quella volta. Santo cielo, la cameriera gli aveva fatto una corte spietata, nonostante sapessero tutti che stavamo insieme, e lui l’aveva incoraggiata e assecondata con quei suoi dannati sorrisini. Era un’uscita romantica, diamine! Ed era riuscito a rovinare tutto!
Cioè, non poteva farlo, non dopo avermi fatto una dolcissima dichiarazione d’amore davanti ad un’alba mozzafiato, sulla spiaggia pure. Era capace di rovinare la perfezione con la sua imbecillità.
-Bella, era un modo per farti ingelosire, dai.- Implorò ancora. No, non mi avrebbe abbacinata con quel suo faccino tenero. Nossignore.
-Chi vuoi incantare, con quel visino di Giuda che ti ritrovi?- sibilai.
Lui sbuffò rumorosamente. -Bella, sei davvero incredibile.- Sbottò.
Io avevo un caratteraccio, però lui esagerava.
Ero paziente, ma avevo un limite ben netto per quanto riguardava la gelosia, e lui quel limite l’aveva decisamente superato.
-Gesù, Bella sai che ti amo.- Insistette, addolcendo il tono.
Lo sapevo, e anche bene. La rabbia ormai stava scemando, ma era un’occasione troppo allettante per farlo esasperare, ed io non avrei rinunciato.
Gli diedi le spalle, incrociando le braccia al petto. -Impari a fare il filo alla cameriera ossigenata, la prossima volta. Se ci sarà, sia chiaro.- Quest’affermazione lo fece scattare.
-Cosa?- strillò, la voce salita di qualche ottava- Ma cosa dici, Bella! Spero tu stia scherzando..- Mi si disegnò un ghigno soddisfatto sul viso. Mi prese per i fianchi, e mi strinse a sé, facendomi mancare il fiato. La sua vicinanza era sempre destabilizzante.
-Non dire mai più una cosa del genere, non.. non potrei sopportarlo un tuo abbandono.- La sua voce era davvero carica di disperazione, sembrava mi stesse implorando di non lasciarlo mai. Sorrisi dolcemente, anche se lui non poteva notare la mia espressione intenerita. Mi voltai, e lo guardai dritto negli occhi. -----Davvero mi ami?- sussurrai. La voce mi uscì bassa e fievole, benché la mia intenzione fosse quella di apparire decisa. Ma non potevo non sciogliermi alla vista dei suoi occhi verdi, penetranti, attenti. Innamorati.
-Sei più importante della mia stessa vita, Bella. Ti amo. Te lo ripeterei all’infinito..quanto lo è il sentimento che provo per te, amore mio..-
Ero totalmente, incondizionatamente soggiogata dai suoi occhi. Mi sentivo inerme, davanti a quelle parole bellissime, che mi scombussolarono l’anima.
-E tu, Isabella Marie, mi ami?-
-Ma che domanda stupida: certo che ti amo. Forse pure troppo.” Ridacchiai. Lui mi si avvicinò, e accennando appena una risatina, posò le labbra sulle mie. E ancora, io e lui ci estraniammo nella nostra bolla privata.
Quando ci staccammo, ansanti, presi la parola. -Sai, non è normale che due migliori amici si bacino.- Commentai. Lui ridacchiò, annuendo appena.
-Ma noi non siamo normali. Mi sembra ormai chiaro-. Già, noi non eravamo per niente comuni. La nostra storia d’amore era da film, o da romanzo comunque. Sembrava una storia impossibile, era incredibile, a dirla tutta. Un bacio rubato, una partenza, la separazione dolorosa, la fama e il successo, maschere.. poi il rincontro, l’astio, la confessione, l’amore, e il lieto fine. Già, non era la classica storia d’amore di tutti i giorni. Ma non potevo essere più felice.
-Ora, luce della mia esistenza, dovrei farmi una doccia..- dissi piano. Certo che la mia volontà di ferro si sbriciolava con la sua vicinanza. Sentivo ancora il suo respiro sul viso, il suo profumo inebriante mi attirava, più che allontanava. Appoggiai le mani sul suo petto, cercando di allontanarlo. La sua presa non diminuiva, nonostante la chiara intenzione di separarmi. Non che avessi quella voglia, ma tenevo alla mia vita.
-Ehi, dove vuoi scappare Sweetie?- mormorò al mio orecchio. Controllo Bella. Dovevo resistere alla voglia di.. come non detto. Posò le labbra- di nuovo- sulle mie, in un bacio passionale. Miseriaccia, non era possibile!
Lo respinsi, ma fu un dolore fisico. Lui sbuffò: -che c’è ancora?-
Ridacchiai. -Ti sei già dimenticato che hai promesso a quella squinternata di tua sorella che avremmo presenziato alla rimpatriata di famiglia?-
-Non fare la saccente con me, furbetta- intimò, ridendo, pizzicandomi i fianchi. --Comunque, ti dimenticassi. Ma dai, manca un’ora..- si lagnò, stringendomi, -Ho un calo di zuccheri, ho bisogno di coccole..- scoppiai in una risata allegra, dandogli un buffetto sul braccio. Gli scoccai un bacio sulla guancia, e sorrisi:
-Un’altra volta, tesoro. Se manchiamo: uno, tua sorella ci scanna;due, niente coccole, perché crepiamo. Tre, se arriviamo in ritardo, tuo fratello farà di quelle allusioni da prenderlo a schiaffi, e lo sai bene.- Rabbrividii al pensiero. L’orso era un tesoro, ma quando cominciava a sfottere, chi lo fermava più! Se poi si alleava con Jasper, non avremmo avuto più da vivere.
-Se solo prova a fare un commento, immergo la sua testa nella tazza del cesso.- Sbottò, arricciando le labbra e facendo una faccia da cucciolo.
-Su, dai, Ciccio. Lasciami ora.- Dissi. Lui con uno sbuffo contrariato lasciò la presa, ed io finalmente andai a farmi una doccia. Era luglio, io e Edward avevamo affittato una casa al mare sulla costa, in un posto caldo. In confronto a Forks, era l’equatore. Lì praticamente giravamo in canottiera e pantaloncini, o, nel caso di Edward, a petto nudo.
Tra poco più di un mese, avremmo cominciato l’università ed io e Edward volevamo goderci le ferie senza paranoie, genitori e fratelli invadenti tra i piedi. Ci mancavano, però, e noi mancavamo a loro. Perciò, Alice aveva organizzato un pranzo di famiglia al loro appartamento, qualche chilometro dalla nostra cittadina. C’eravamo tutti, gli Swan e i Cullen.
-Bella, non lamentarti poi se arriviamo in ritardo!- disse Edward, bussando alla porta. Legai i capelli in una coda alta, poi uscii. Finii di prepararmi, mentre Edward se ne stava straiato sul letto a fare niente.
-Non ho molta voglia di andare- si lagnò, sbuffando, facendomi ridere. Mi buttai su di lui a peso morto.
-Cacchio, che leggiadria!- commentò, facendo aumentare le mie risate.
-Come sei pigro oggi. Moscio, ecco cosa sei.- Commentai, toccandolo nel vivo.
-Ehi, non stronzeggiare troppo con me!- intimò, cominciando a farmi il solletico, la cosa che odiavo più di ogni altra cosa.
-Scemo, piantala!- esclamai tra le risate e le lacrime.
-Così impari, piccola insolente-
Allo stremo, lui mi lasciò respirare. Volevo togliere quel ghigno soddisfatto dalle sue labbra, ma non sapevo come fare. Mi sarei vendicata in un secondo momento, e l’avrei fatto penare. Oh sì.
Gli diedi una sberla sul petto d’avorio, talmente perfetto ed invitante da far invidia al David di Michelangelo.
-Vestiti- decretai, alzandomi, prima che cotale vista sballasse troppo i miei ormoni e mi facesse affiorare pensieri neanche lontanamente casti. Lo sentii sbuffare, mentre mi seguiva. Misi le mie ballerine, e lui le sue infradito.
-La maglietta-, gli lanciai un’occhiata, passandogliela.
-Ma fa caldo..- ,si lamentò.
-E così un’altra gallina avrà l’onore di vedere i pettorali scolpiti del famosissimo Edward Cullen.- Recitai, infastidita. -E poi, non vorrei che fossi arrestata per atti osceni in pubblico.- Edward ghignò, sicuramente la sua testolina bacata si stava già facendo filmini strani, ma la mia occhiataccia li stoppò.
Grugnì, e mise quella sacrosanta maglietta. -Sicura che non sia troppo per te, la vista del mio fisico perfetto?- sfidò, malizioso.
-Ma per piacere, va!- Non avrei ammesso quanto fosse bello, il suo ego sarebbe montato, e montato, e ancora montato. Non ero così sprovveduta, lo conoscevo troppo bene. Orgoglio maschile era qualcosa da mantenere sotto controllo.
Mentre prendevo la borsa, lui mi prese da dietro, e mi strinse a sé. Non voleva proprio uscire, e cercava di abbindolarmi-cosa che gli stava pure riuscendo. Appoggiò il mento sulla mia spalla, e inspirò.
-Mi piace troppo il tuo profumo..- mormorò. Lo immaginai tenere gli occhi chiusi, con un sorrisino a tirargli le labbra morbide e carnose.
Bofonchiai una risposta imprecisata, mentre cercavo di aprire la porta e di non cedere.
-Mi dai un bacino, uno solo?- mi voltai, cedendo alla voglia di guardare il suo viso solo per un istante. Quando era troppo era troppo, e gli baciai una guancia.
-Ti deve bastare- detto questo marciai fino all’auto. L’aprii, e Edward poco dopo aver chiuso a chiave, montò su con me. Dentro all’abitacolo si soffocava, c’era troppo caldo. Morivo dall’afa, quasi. Edward tentò ancora di dissuadermi.
-Fa troppo caldo, non possiamo starcene a casa, con il condizionatore?-
-Edward, smettila. Metti in moto questa macchina del cacchio, e raggiungiamo gli altri!- sbottai, allacciandomi la cintura.
Lui sbuffò sonoramente.
-Uffa, sei una pizza. Cavolo, meglio dell’idea di gelato e coccole non c’era.- Era allettante, dovevo ammetterlo, ma non mi sarei fatta abbindolare. Io volevo ritrovarmi con la mia famiglia. Più di quanto..volessi Edward. No, grande balla, ma non potevamo fare questo ad Alice.
In quel momento, mi arrivò un messaggio: Ciao, siete già partiti? Spero di sì, o VI SPEZZO LE OSSA. Tanti baci, Alice!
Rabbrividii. Lo feci leggere a Edward, e anche lui convenne che partire fosse l’idea migliore, ma, comunque, non quella più apprezzata. Da lui.
-Cacchio, devo fare benzina.- borbottò Edward, e al primo distributore si fermò.
-Mentre tu fai, io mi vado a comprare un pacchetto di patatine.- Annunciai, slacciando la cintura.
-Ehi, piccola, prendimi una bottiglietta d’acqua, per favore- annuii, gli sorrisi, ed entrai nel piccolo minimarket. Scelsi un pacchetto di rustiche, poi camminai svelta verso il frigo, dove avrei trovato l’acqua fresca per il mio uomo.
Un flash.
Un altro.
-Bella, corri!- sentii urlare da Edward. Lasciai perdere tutto, e corsi fuori.
-Ma quella è Isabella Swan!-
-Bella, Bella! Guarda qui!-
Possibile che i paparazzi e i giornalisti li trovassimo in un autogrill? Era assurdo!
Montai in auto, e Edward sgommò via. Mi massaggiai le tempie, mi stava venendo il mal di testa. -Non è possibile! Sono stufo che la mia vita privata, venga violata così! Non è un reato voler passare dei momenti tranquilli con la propria ragazza, senza fotografi rompipalle alle calcagna!-
Edward stava cominciando a perdere il controllo. Stringeva forte il volante, guardava fisso la strada.
-Ehi, calma..- mormorai, sfiorando la sua guancia. Si rilassò al mio tocco, e sospirò.
-Se non ci fossi tu, non so se avrei resistito.. sono davvero troppo invadenti. Io..-
-Non fa niente, Edward. Stai calmo..- lui annuì.
-Grazie.-
Due orette dopo, arrivammo. Aprii la portiera e scesi. Edward mi raggiunse, e mi sorrise dolcemente. Ci prendemmo per mano, e avanzammo verso la casa.
-Pronta a trovarti l’uragano Alice?- annuii. Pigiò il campanello. La porta si spalancò: -ma guarda chi si fa vivo!- Alice ci saltò in braccio, ridendo. Noi la seguimmo a ruota, felici.
-Avanti, venite, venite!-
Entrammo nel salotto della casettina, dove c’erano già tutti.
-Edward, Bella!-
-Ehi, ciao a tutti!- esclamammo noi, sorridenti. Mi buttai tra le braccia di mio padre, poi strinsi forte Esme e Carl.
-E noi?- si lamentò quell’orso di Emmett, mettendo il muso. Gli saltai in braccio, ridendo. Lui mi stritolò, girò e mi fece pure venire le vertigini.
-Ehi, Em, mi viene il vomito!- scherzai. Poi strinsi forte Rose e Jazz. Dio, quanto mi erano mancati tutti.
-Allora, come va?- esordì papà. Sprizzava felicità da ogni poro.
-Benissimo, fino a qualche ora fa.- Disse senza troppo entusiasmo Edward.-L’ennesimo assalto di paparazzi mi ha rovinato la giornata- sospirò, alzando gli occhi al cielo. -Non abbiamo più pace. Avevamo fame, e Bella non è riuscita a comprare un pacchetto di patatine.- continuò.
-Di mattina? Edward, il tuo stomaco è indistruttibile. Se mangiassi una bomba atomica e ti esplodesse, la digeriresti lo stesso.- Commentò Esme, facendoci ridere.
-Oh, Esme, ormai noi andiamo avanti a gelato.- Dissi, ridacchiando. -Fa così caldo che alla mattina per colazione, mangiamo quello-
-A pranzo, lo stesso- continuò Edward, divertito dalle smorfie shoccate di Esme. -E alla sera pure-
-Oh, ragazzi. Dovreste ricominciare a mangiare cose sane- ridacchiò Carlisle, passandosi una mano sulla fronte.
-Appunto. Tornate a Forks, non fa così caldo.- Pregò Esme.
-Ci dispiace, ma non possiamo.- Liquidò Edward, con sguardo un po’ dispiaciuto. Ma volevamo stare soli, io e lui. Solo noi.
-Hai tentato, mamma. Ma ora, che dite di mangiare?- ricominciò Alice, elettrizzata.
*
-Bombaaa!!!- esclamò Emmett, buttandosi nella piscina di Jasper. Sorrisi. Che bambino che era. Ovviamente, Edward e Jazz lo seguirono a ruota, svuotando mezza piscina con i loro tuffi.
Esme rise, accomodata tranquillamente come me sulle straio.
-Quasi quasi mi trasferisco da te, tesoro.-commentò la donna, facendosi aria con un giornaletto, col viso proteso verso il sole come a chiamarlo ad avvolgerla.
Qui da Alice si stava veramente da Dio.
-Sarebbe fantastico! Piscina party tutti i giorni!- trillò Alice, felice, saltellando sulla sdraio e mettendola veramente a dura prova con la sua iperattività.
-Figurati se non parlava di feste..- sospirò Esme, ridacchiando.
-Alice, sei party-dipendente. È pericoloso.- Scherzai, ricevendo in risposta una sua linguaccia.
-Pistaaa!!- esclamarono Charlie e Carl, buttandosi nella vasca. Alzarono un’ onda bestiale, che innaffiò me e le ragazze. Esme trucidò con lo sguardo il marito e il migliore amico.
-Voi..-
-Noi?- fecero il verso, ridacchiando. Sembravano degli adolescenti, e non degli uomini adulti e vaccinati, verso la mezz’età. Ma forse, era meglio così.
-Sì, voi, razza di imbecilli!- noi ragazzi ce la ridevamo, divertiti dalla scena.
-Esme, ma che ti prende? Perché sei tutta bagnata? Fai prima a farti un bagno.- La istigò papà, con un ghignetto. Lei gli ringhiò contro: faceva davvero paura.
-Ehm, Charlie, non ti conviene stuzzicarla così.- Convenne Carl, vedendo lo sguardo adirato della moglie.
-Oddio, un bagnetto le farebbe bene.- A quel punto, la mia seconda mamma non ci vide più. Si buttò in acqua, e cercò di affogare mio padre. Anzi, ci riuscì anche, perché Charlie bevve un bel po’ d’acqua. E quando riemerse, ne sputò altrettanta, tossendo come un fumatore incallito, davanti ad una Esme che se la rideva alla grande.
Eppure, tutta quella calma.. c’era decisamente troppo silenzio, se si escludevano gli schiamazzi e le suppliche di Carl e Charlie, dato che Esme era ritornata alla carica.
In quel momento, mi arrivò una gettata d’acqua, non dico fredda, gelata. Urlai con tutto il fiato che avevo. Emmett, Jazz e Edward scoppiarono a ridere.
-Jasper, sei un imbecille!-
-Emmett, sei un idiota!-
Mi voltai verso la mia dolce e sciocca metà, e gli rivolsi il piu crudele dei sorrisi: -ritieniti a secco, amore mio.-
Niente parolacce o insulti. Al contrario di Alice e Rose, io il mio l’avevo ammutolito. A Edward si ingrandirono gli occhi, stile cartone animato, tutti luccicanti di lacrime. E s’inginocchiò davanti a me, le mani congiunte davanti al viso di Giuda.
-Bella, amore, non puoi farmi questo..- piagnucolò. Lo guardai con sufficienza: -te lo sei meritato. Così impari a fare il deficiente.- Dissi spiccia.
-No, ti prego, tesoro.. morirò!- fece tragico, accasciandosi a terra.
-Non mi fai né pena, né tenerezza.- Mi faceva morire dal ridere, quello sì. Ma soffocai tutte le risate, non potevo permettermi di sbagliare. Dovevo vendicarmi, dopotutto.
Alice, Rose e Esme ghignavano.
-Povero ragazzo..- mormorò mio padre, e Carl annuì, -Anche se in un certo senso sono contento. Non è il massimo sapere che fanno certe cose..-
-Oh, Char, devi farci l’abitudine…pensa che sin dall’inizio avevo tresche amorose non indifferenti sotto il mio stesso tetto, e non sapevo più che fare!- Lo scambio di battute tra i due padri venne interrotto dalla sacrosanta vendicatrice delle donne che prendono il sole disturbate dai propri compagni.
-Ehi, non ho ancora finito con voi!- esclamò.
Emmett e Jasper approfittarono del momento di distrazione delle fidanzate, che seguivano la scena esilarante, per afferrarle e buttarle in acqua. In quando a me, guardavo il mio fidanzato rotolarsi a terra, che cercava di farmi cambiare idea. Gli feci una linguaccia, poi accavallai le gambe, e dopo aver strizzato la rivista la riaprii e ricominciai a leggere quel poco che non si era sciolto. Lui si rialzò, con un cipiglio in volto. -Vorrà dire che andrò a chiamare quella biondina di stamattina.-
Abbassai il giornale, e lo trucidai con lo sguardo.
-Non oseresti- Sibilai.
-E perché no. Le piacevo, come dubitarne, e lei era carina.- Gli tirai in testa la ciabatta, lasciandolo con un’espressione da ebete.
-Ahio, Bella- si lamentò, massaggiandosi il punto dolorante.
-Sei uno scemo. Ti odio.- Dissi, alzandomi stizzita. Girai i tacchi, e mi diressi verso la casa. Edward mi afferrò ancora, e mi abbracciò stretta. Mi baciò una guancia, dolcemente.
-Ti odio, ho detto.- Ripetei, offesa. Mi divertivo a giocare quel ruolo.
-Ti amo, ti amo, per tutta l’estate..ti odio, ti odio, ti ho dato la vita..- canticchiò, sulla mia pelle, facendomi rabbrividire.
-Sweetie, dai- mi voltò, per poi fissarmi dritto dritto negli occhi, facendomi andare in standby il cervello-lascio perdere la biondina, se tu mi dai un bacetto.-Brutto porco vaccone delle mie All Star. Lui sì, che sapeva giocare sporco, utilizzando pure il mio nomignolo preferito per un atto così vile.
-No.- Sbottai, incrociando le braccia al petto. –Sei un irritante ricattatore,no anzi, sei un mostro. Va’ pure dalla tua biondina ossigenata.-
-Eh va bene..- mormorò, con voce atona. Pensai che finalmente la piantasse di mettere a dura prova la mia pazienza e i miei istinti omicidi-senza dimenticare i miei ormoni sballati-, ma credevo sbagliato. Mi prese di sorpresa il viso tra le sue mani, e mi baciò a stampo, lasciandomi mezza imbambolata.
-Ho riconquistato la tua bontà d’animo?-mormorò, sulle mie labbra.
-Va a quel paese- cercai di dire, ma quelle parole probabilmente lui le recepì come un “baciami ancora”, perché riposò le labbra sulle mie, in un bacio decisamente meno casto del primo, al quale non riuscii a non ricambiare almeno per qualche istante.
-Non si rubano i baci, alle ragazze!- esclamò Esme, dalla piscina, mentre io lo allontanavo con tutta la mia forza di volontà.
Alzai il pollice verso di lei, sorridente. Ormai eravamo alleate.
-Mamma, non ti ci mettere.- Intimò Edward, -stai rovinando i miei piani per la reconquista del corazon de la mi vida.-
-Cioè, almeno Edward dice frasi da bacio perugina in Spagnolo..Tu Emmett nemmeno ci provi!- borbottò Rose.
Non capii quello che rispose, perché un mio urlo di sorpresa coprì le voci.
Edward mi aveva presa in braccio stile Principessa Delle Favole, e prese a camminare senza fatica, ignorando le mie proteste.
-Andiamo a farci un bagno, così finisco il lavoro iniziato.- disse con un ghigno degno dello Stregatto di Alice in Wonderland, e si buttò.
Appena riemerse, scosse la testa, per togliersi i capelli da davanti agli occhi. Incapace di far altro, col viso a due millimetri dal suo, e il suo respiro sulle labbra, gli passai una mano tra i capelli, per poi fermarmi alla nuca e avvicinando il suo viso fino a far compaciare le nostre bocche.
-Ti perdono, ho deciso.- Concessi, ansante. Lui sorrise ebete, ma negli occhi passò un guizzo di soddisfazione.
-Il mio fascino maschile è imbattibile, modestamente- si vantò. Ovviamente, l’ego di Edward si stava già confiando a dismisura per questa piccola concessione.
-Però in bianco rimani!-
*******
-Ehi, ci sentiamo presto…-dissi, abbracciando Alice e Rose. Mi mancavano di già, e non eravamo nemmeno partiti.
-Tesoro, fai la brava, d’accordo?- intimò mio padre, per poi guardare Edward.-E tu, vedi di non combinare pasticci.- L’occhiata che lanciò a Edward era eloquente, della serie “falla soffrire, e ti castro”, “non fate porcherie, ti castro comunque se non stai con le mani, e non solo quelle, a posto”. Ma che pretendeva Charlie? Anche lui era stato giovane, ed io ero la prova vivente che le mani ed altro non erano stati dove dovevano stare. Quel pensiero mi fece imbarazzare più del dovuto, e lo scacciai ad ogni costo.
-Ehi, zio Char, tranquillo.. tanto Edward è a stecchetto!- sfotté Emmett. Edward lo guardò col chiaro intento di incenerirlo, il che fece solo sbellicare l’Orso.
-Ti ricordo..- cominciò Rose,e lì, il ghigno scomparve magicamente- che non sei nelle posizioni migliori nemmeno tu..-
-No, la mia play station..- piagnucolò, affranto. –La mia PSP..-
-Beh, consolati, io ho la settimana tappezzata da battute di shopping sfrenato..- esalò Jasper, spiritato. Alice ghignò, mentre io non potevo che dispiacermi per il mio fratellone. Sapevo bene quanto fossero estenuanti le giornate di compere con Alice. Senza contare che questa era una punizione. Francamente, non avrei voluto essere nei panni di Jazz.
-Suvvia, Jasper, ci divertiremo..- Alice fece un gesto con la mano, come per scacciare una mosca.
-E ritenetevi fortunati che non abbiamo seguito l’esempio di Bella.- continuò Rose, le mani ai fianchi e il sopracciglio alzato.
-Come idea non è male, devo dire.- sentii dire da mio padre.
-Già, quasi quasi la metto in pratica pure io.- annunciò Esme. Carlisle sbiancò.
-Mamma..papà! Sono scandalizzato!- esclamò Emmett. Usava un tono scherzoso, ma era seriamente stupito. –Ciò significa che fate certe cose..cose sconce!-
Esme fece uno sguardo indecifrabile, -Oh, tesori miei, quante cose non sapete ancora..- Emmett fece una faccia buffissima, che la fece sbellicare. Ero fermamente convinta che anche anch’io e gli altri ragazzi fossimo solo il riflesso meno comico di Emmett.
-Mamma..non è un’allusione, vero?- chiese Emmett, cauto.
Esme ghignò. –Sì..no..forse..e chi lo sa!- Charlie scoppiò a ridere, e fu seguito a ruota dalla signora Cullen. Carlisle era paonazzo.
-Mi sembra di essere tornato ai tempi del liceo!- borbottò, tutto rosso. E dopo quell’uscita, scoppiammo tutti a ridere.
Dopo gli ultimi saluti, dove mi si strinse veramente il cuore, ci decidemmo a partire. Era già piuttosto tardi, e non volevo far guidare Edward di notte, non perché non mi fidassi ciecamente di lui, ma eravamo entrambi stanchi morti, e per di più Alice aveva programmato il piscina-party proprio nel giorno previsto dai telegiornali per la maggior parte delle partenze. Ciò significava traffico a volontà anche a quell’ora.
-Ehi, sono felice che tu mi abbia convinto, Bella. Grazie Sweetie- e davanti ad un sorriso così, come potevo non baciarlo?

  
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