- Eccomi qui con il primo capitolo del seguito di Open your eyes...xD ma come sono felicee. U.U
- Spero tanto che vi piaccia, io mi sono divertita a scriverlo. U.U Buahaha.
- Buona lettura.^^
- Capitolo 1- Felicità
- -Andiamo, Bella…
stavo scherzando.- Edward mi si
avvicinò, con voce lamentosa e sguardo pentito.
- Non intendevo
perdonarlo, non quella volta. Santo
cielo, la cameriera gli aveva fatto una corte spietata, nonostante
sapessero
tutti che stavamo insieme, e lui l’aveva incoraggiata e assecondata con
quei
suoi dannati sorrisini. Era un’uscita romantica, diamine! Ed era
riuscito a
rovinare tutto!
- Cioè, non poteva
farlo, non dopo avermi fatto una
dolcissima dichiarazione d’amore davanti ad un’alba mozzafiato, sulla
spiaggia
pure. Era capace di rovinare la perfezione con la sua imbecillità.
- -Bella, era un
modo per farti ingelosire, dai.-
Implorò ancora. No, non mi avrebbe abbacinata con quel suo faccino
tenero.
Nossignore.
- -Chi vuoi
incantare, con quel visino di Giuda che ti
ritrovi?- sibilai.
- Lui sbuffò
rumorosamente. -Bella, sei davvero
incredibile.- Sbottò.
- Io avevo un
caratteraccio, però lui esagerava.
- Ero paziente, ma
avevo un limite ben netto per quanto
riguardava la gelosia, e lui quel limite l’aveva decisamente superato.
- -Gesù, Bella sai
che ti amo.- Insistette, addolcendo
il tono.
- Lo sapevo, e anche
bene. La rabbia ormai stava
scemando, ma era un’occasione troppo allettante per farlo esasperare,
ed io non
avrei rinunciato.
- Gli diedi le
spalle, incrociando le braccia al petto.
-Impari a fare il filo alla cameriera ossigenata, la prossima volta. Se
ci
sarà, sia chiaro.- Quest’affermazione lo fece scattare.
- -Cosa?- strillò,
la voce salita di qualche ottava- Ma
cosa dici, Bella! Spero tu stia scherzando..- Mi si disegnò un ghigno
soddisfatto sul viso. Mi prese per i fianchi, e mi strinse a sé,
facendomi
mancare il fiato. La sua vicinanza era sempre
destabilizzante.
- -Non dire mai più
una cosa del genere, non.. non potrei
sopportarlo un tuo abbandono.- La sua voce era davvero carica di
disperazione,
sembrava mi stesse implorando di non lasciarlo mai. Sorrisi dolcemente,
anche
se lui non poteva notare la mia espressione intenerita. Mi voltai, e lo
guardai
dritto negli occhi. -----Davvero mi ami?- sussurrai. La voce mi uscì
bassa e
fievole, benché la mia intenzione fosse quella di apparire decisa. Ma
non
potevo non sciogliermi alla vista dei suoi occhi verdi, penetranti,
attenti. Innamorati.
- -Sei più
importante della mia stessa vita, Bella. Ti
amo. Te lo ripeterei all’infinito..quanto lo è il sentimento che provo
per te,
amore mio..-
- Ero totalmente,
incondizionatamente soggiogata dai
suoi occhi. Mi sentivo inerme, davanti a quelle parole bellissime, che
mi
scombussolarono l’anima.
- -E tu, Isabella
Marie, mi ami?-
- -Ma che domanda
stupida: certo che ti amo. Forse pure
troppo.” Ridacchiai. Lui mi si avvicinò, e accennando appena una
risatina, posò
le labbra sulle mie. E ancora, io e lui ci estraniammo nella nostra
bolla
privata.
- Quando ci
staccammo, ansanti, presi la parola. -Sai,
non è normale che due migliori amici si bacino.- Commentai. Lui
ridacchiò,
annuendo appena.
- -Ma noi non siamo
normali. Mi sembra ormai chiaro-.
Già, noi non eravamo per niente comuni. La nostra storia
d’amore era da film,
o da romanzo comunque. Sembrava una storia impossibile, era
incredibile, a
dirla tutta. Un bacio rubato, una partenza, la separazione dolorosa, la
fama e
il successo, maschere.. poi il rincontro, l’astio, la confessione,
l’amore, e
il lieto fine. Già, non era la classica storia d’amore di tutti i
giorni. Ma
non potevo essere più felice.
- -Ora, luce della
mia esistenza, dovrei farmi una
doccia..- dissi piano. Certo che la mia volontà di ferro si sbriciolava
con la
sua vicinanza. Sentivo ancora il suo respiro sul viso, il suo profumo
inebriante mi attirava, più che allontanava. Appoggiai le mani sul suo
petto,
cercando di allontanarlo. La sua presa non diminuiva, nonostante la
chiara
intenzione di separarmi. Non che avessi quella voglia, ma tenevo alla
mia vita.
- -Ehi, dove vuoi
scappare Sweetie?- mormorò al mio
orecchio. Controllo Bella. Dovevo
resistere alla voglia di.. come non detto. Posò le labbra- di nuovo-
sulle mie,
in un bacio passionale. Miseriaccia, non era possibile!
- Lo respinsi, ma fu
un dolore fisico. Lui sbuffò: -che
c’è ancora?-
- Ridacchiai. -Ti
sei già dimenticato che hai promesso
a quella squinternata di tua sorella che avremmo presenziato
alla
rimpatriata di famiglia?-
- -Non fare la
saccente con me, furbetta- intimò, ridendo,
pizzicandomi i fianchi. --Comunque, ti dimenticassi. Ma dai, manca
un’ora..- si
lagnò, stringendomi, -Ho un calo di zuccheri, ho bisogno di coccole..-
scoppiai
in una risata allegra, dandogli un buffetto sul braccio. Gli scoccai un
bacio
sulla guancia, e sorrisi:
- -Un’altra volta,
tesoro. Se manchiamo: uno, tua
sorella ci scanna;due, niente coccole, perché crepiamo. Tre, se
arriviamo in
ritardo, tuo fratello farà di quelle allusioni da prenderlo a schiaffi,
e lo
sai bene.- Rabbrividii al pensiero. L’orso era un tesoro, ma quando
cominciava
a sfottere, chi lo fermava più! Se poi si alleava con Jasper, non
avremmo avuto
più da vivere.
- -Se solo prova a
fare un commento, immergo la sua
testa nella tazza del cesso.- Sbottò, arricciando le labbra e facendo
una
faccia da cucciolo.
- -Su, dai, Ciccio.
Lasciami ora.- Dissi. Lui con uno
sbuffo contrariato lasciò la presa, ed io finalmente andai a farmi una
doccia.
Era luglio, io e Edward avevamo affittato una casa al mare sulla costa,
in un
posto caldo. In confronto a Forks, era l’equatore. Lì praticamente
giravamo in
canottiera e pantaloncini, o, nel caso di Edward, a petto nudo.
- Tra poco più di un
mese, avremmo cominciato
l’università ed io e Edward volevamo goderci le ferie senza paranoie,
genitori
e fratelli invadenti tra i piedi. Ci mancavano, però, e noi mancavamo a
loro.
Perciò, Alice aveva organizzato un pranzo di famiglia al loro
appartamento,
qualche chilometro dalla nostra cittadina. C’eravamo tutti, gli Swan e
i
Cullen.
- -Bella, non
lamentarti poi se arriviamo in ritardo!-
disse Edward, bussando alla porta. Legai i capelli in una coda alta,
poi uscii.
Finii di prepararmi, mentre Edward se ne stava straiato sul letto a
fare
niente.
- -Non ho molta
voglia di andare- si lagnò, sbuffando,
facendomi ridere. Mi buttai su di lui a peso morto.
- -Cacchio, che
leggiadria!- commentò, facendo aumentare
le mie risate.
- -Come sei pigro
oggi. Moscio, ecco cosa sei.-
Commentai, toccandolo nel vivo.
- -Ehi, non
stronzeggiare troppo con me!- intimò,
cominciando a farmi il solletico, la cosa che odiavo più di ogni altra
cosa.
- -Scemo, piantala!-
esclamai tra le risate e le
lacrime.
- -Così impari,
piccola insolente-
- Allo stremo, lui
mi lasciò respirare. Volevo togliere
quel ghigno soddisfatto dalle sue labbra, ma non sapevo come fare. Mi
sarei vendicata
in un secondo momento, e l’avrei fatto penare. Oh sì.
- Gli diedi una
sberla sul petto d’avorio, talmente
perfetto ed invitante da far invidia al David di Michelangelo.
- -Vestiti-
decretai, alzandomi, prima che cotale vista
sballasse troppo i miei ormoni e mi facesse affiorare
pensieri neanche lontanamente casti. Lo sentii sbuffare, mentre mi
seguiva.
Misi le mie ballerine, e lui le sue infradito.
- -La maglietta-,
gli lanciai un’occhiata,
passandogliela.
- -Ma fa caldo..-
,si lamentò.
- -E così un’altra
gallina avrà l’onore di vedere i
pettorali scolpiti del famosissimo Edward Cullen.- Recitai,
infastidita. -E
poi, non vorrei che fossi arrestata per atti osceni in pubblico.-
Edward
ghignò, sicuramente la sua testolina bacata si stava già facendo
filmini
strani, ma la mia occhiataccia li stoppò.
- Grugnì, e mise
quella sacrosanta maglietta. -Sicura
che non sia troppo per te, la vista del mio fisico perfetto?- sfidò,
malizioso.
- -Ma per
piacere, va!- Non avrei ammesso quanto
fosse bello, il suo ego sarebbe montato, e montato, e ancora montato.
Non ero
così sprovveduta, lo conoscevo troppo bene. Orgoglio maschile era
qualcosa da
mantenere sotto controllo.
- Mentre prendevo la
borsa, lui mi prese da dietro, e mi
strinse a sé. Non voleva proprio uscire, e cercava di abbindolarmi-cosa
che gli
stava pure riuscendo. Appoggiò il mento sulla mia spalla, e inspirò.
- -Mi piace troppo
il tuo profumo..- mormorò. Lo
immaginai tenere gli occhi chiusi, con un sorrisino a tirargli le
labbra
morbide e carnose.
- Bofonchiai una
risposta imprecisata, mentre cercavo di
aprire la porta e di non cedere.
- -Mi dai un bacino,
uno solo?- mi voltai, cedendo alla
voglia di guardare il suo viso solo per un istante. Quando era troppo
era
troppo, e gli baciai una guancia.
- -Ti deve bastare-
detto questo marciai fino all’auto.
L’aprii, e Edward poco dopo aver chiuso a chiave, montò su con me.
Dentro
all’abitacolo si soffocava, c’era troppo caldo. Morivo dall’afa, quasi.
Edward
tentò ancora di dissuadermi.
- -Fa troppo caldo,
non possiamo starcene a casa, con il
condizionatore?-
- -Edward, smettila.
Metti in moto questa macchina del
cacchio, e raggiungiamo gli altri!- sbottai, allacciandomi la cintura.
- Lui sbuffò
sonoramente.
- -Uffa,
sei una
pizza. Cavolo, meglio dell’idea di gelato e coccole non c’era.- Era
allettante,
dovevo ammetterlo, ma non mi sarei fatta abbindolare. Io volevo
ritrovarmi con la mia famiglia. Più di quanto..volessi Edward. No,
grande
balla, ma non potevamo fare questo ad Alice.
- In quel momento,
mi arrivò un messaggio: Ciao,
siete già partiti? Spero di sì, o VI SPEZZO LE OSSA. Tanti baci, Alice!
- Rabbrividii. Lo
feci leggere a Edward, e anche lui
convenne che partire fosse l’idea migliore, ma, comunque, non quella
più
apprezzata. Da lui.
- -Cacchio, devo
fare benzina.- borbottò Edward, e al
primo distributore si fermò.
- -Mentre tu fai, io
mi vado a comprare un pacchetto di
patatine.- Annunciai, slacciando la cintura.
- -Ehi, piccola,
prendimi una bottiglietta d’acqua, per
favore- annuii, gli sorrisi, ed entrai nel piccolo minimarket. Scelsi
un
pacchetto di rustiche, poi camminai svelta verso il frigo, dove avrei
trovato
l’acqua fresca per il mio uomo.
- Un flash.
- Un altro.
- -Bella, corri!-
sentii urlare da Edward. Lasciai
perdere tutto, e corsi fuori.
- -Ma quella è Isabella
Swan!-
- -Bella, Bella! Guarda qui!-
- Possibile che i
paparazzi e i giornalisti li
trovassimo in un autogrill? Era assurdo!
- Montai in auto, e
Edward sgommò via. Mi massaggiai le
tempie, mi stava venendo il mal di testa. -Non è possibile! Sono stufo
che la
mia vita privata, venga violata così! Non è un reato voler passare dei
momenti
tranquilli con la propria ragazza, senza fotografi rompipalle alle
calcagna!-
- Edward stava
cominciando a perdere il controllo.
Stringeva forte il volante, guardava fisso la strada.
- -Ehi, calma..-
mormorai, sfiorando la sua guancia. Si
rilassò al mio tocco, e sospirò.
- -Se non ci fossi
tu, non so se avrei resistito.. sono
davvero troppo invadenti. Io..-
- -Non fa niente,
Edward. Stai calmo..- lui annuì.
- -Grazie.-
- Due orette dopo,
arrivammo. Aprii la portiera e scesi.
Edward mi raggiunse, e mi sorrise dolcemente. Ci prendemmo per mano, e
avanzammo verso la casa.
- -Pronta a trovarti
l’uragano Alice?- annuii. Pigiò il
campanello. La porta si spalancò: -ma guarda chi si fa vivo!- Alice ci
saltò in
braccio, ridendo. Noi la seguimmo a ruota, felici.
- -Avanti, venite,
venite!-
- Entrammo nel
salotto della casettina, dove c’erano già
tutti.
- -Edward, Bella!-
- -Ehi, ciao a
tutti!- esclamammo noi, sorridenti. Mi
buttai tra le braccia di mio padre, poi strinsi forte Esme e Carl.
- -E noi?- si
lamentò quell’orso di Emmett, mettendo il
muso. Gli saltai in braccio, ridendo. Lui mi stritolò, girò e mi fece
pure venire
le vertigini.
- -Ehi, Em, mi viene
il vomito!- scherzai. Poi strinsi
forte Rose e Jazz. Dio, quanto mi erano mancati tutti.
- -Allora, come va?-
esordì papà. Sprizzava felicità da
ogni poro.
- -Benissimo, fino a
qualche ora fa.- Disse senza troppo
entusiasmo Edward.-L’ennesimo assalto di paparazzi mi ha rovinato la
giornata-
sospirò, alzando gli occhi al cielo. -Non abbiamo più pace. Avevamo
fame, e
Bella non è riuscita a comprare un pacchetto di patatine.- continuò.
- -Di mattina?
Edward, il tuo stomaco è indistruttibile.
Se mangiassi una bomba atomica e ti esplodesse, la digeriresti lo
stesso.-
Commentò Esme, facendoci ridere.
- -Oh, Esme, ormai
noi andiamo avanti a gelato.- Dissi,
ridacchiando. -Fa così caldo che alla mattina per colazione, mangiamo
quello-
- -A pranzo, lo
stesso- continuò Edward, divertito dalle
smorfie shoccate di Esme. -E alla sera pure-
- -Oh, ragazzi.
Dovreste ricominciare a mangiare cose
sane- ridacchiò Carlisle, passandosi una mano sulla fronte.
- -Appunto. Tornate
a Forks, non fa così caldo.- Pregò
Esme.
- -Ci dispiace, ma
non possiamo.- Liquidò Edward, con
sguardo un po’ dispiaciuto. Ma volevamo stare soli, io e lui. Solo
noi.
- -Hai tentato,
mamma. Ma ora, che dite di mangiare?-
ricominciò Alice, elettrizzata.
- *
- -Bombaaa!!!-
esclamò Emmett, buttandosi nella piscina di Jasper. Sorrisi. Che
bambino che
era. Ovviamente, Edward e Jazz lo seguirono a ruota, svuotando mezza
piscina
con i loro tuffi.
- Esme rise,
accomodata tranquillamente come me sulle
straio.
- -Quasi quasi mi
trasferisco da te, tesoro.-commentò la
donna, facendosi aria con un giornaletto, col viso proteso verso il
sole come a
chiamarlo ad avvolgerla.
- Qui da Alice si
stava veramente da Dio.
- -Sarebbe
fantastico! Piscina party tutti i giorni!- trillò Alice, felice,
saltellando
sulla sdraio e mettendola veramente a dura prova con la sua
iperattività.
- -Figurati se non
parlava di feste..- sospirò Esme,
ridacchiando.
- -Alice, sei
party-dipendente. È pericoloso.- Scherzai,
ricevendo in risposta una sua linguaccia.
- -Pistaaa!!-
esclamarono Charlie e Carl, buttandosi
nella vasca. Alzarono un’ onda bestiale, che innaffiò me e le ragazze.
Esme
trucidò con lo sguardo il marito e il migliore amico.
- -Voi..-
- -Noi?- fecero il
verso, ridacchiando. Sembravano degli
adolescenti, e non degli uomini adulti e vaccinati, verso la mezz’età.
Ma
forse, era meglio così.
- -Sì, voi,
razza di imbecilli!- noi ragazzi ce
la ridevamo, divertiti dalla scena.
- -Esme, ma che ti
prende? Perché sei tutta bagnata? Fai
prima a farti un bagno.- La istigò papà, con un ghignetto. Lei gli
ringhiò
contro: faceva davvero paura.
- -Ehm, Charlie, non
ti conviene stuzzicarla così.-
Convenne Carl, vedendo lo sguardo adirato della moglie.
- -Oddio, un
bagnetto le farebbe bene.- A quel punto, la
mia seconda mamma non ci vide più. Si buttò in acqua, e cercò di
affogare mio
padre. Anzi, ci riuscì anche, perché Charlie bevve un bel po’ d’acqua.
E quando
riemerse, ne sputò altrettanta, tossendo come un fumatore incallito,
davanti ad
una Esme che se la rideva alla grande.
- Eppure,
tutta quella calma.. c’era decisamente troppo silenzio, se si
escludevano
gli schiamazzi e le suppliche di Carl e Charlie, dato che Esme era
ritornata
alla carica.
- In quel momento,
mi arrivò una gettata d’acqua, non
dico fredda, gelata. Urlai con tutto il fiato che avevo.
Emmett, Jazz e
Edward scoppiarono a ridere.
- -Jasper, sei un
imbecille!-
- -Emmett, sei un
idiota!-
- Mi voltai verso la
mia dolce e sciocca metà, e gli
rivolsi il piu crudele dei sorrisi: -ritieniti
a secco, amore mio.-
- Niente
parolacce o insulti. Al contrario di Alice e Rose, io il mio l’avevo
ammutolito. A Edward si ingrandirono gli occhi, stile cartone animato,
tutti
luccicanti di lacrime. E s’inginocchiò davanti a me, le mani congiunte
davanti
al viso di Giuda.
- -Bella, amore, non
puoi farmi questo..- piagnucolò. Lo
guardai con sufficienza: -te lo sei meritato. Così impari a fare il
deficiente.- Dissi spiccia.
- -No, ti prego,
tesoro.. morirò!- fece tragico,
accasciandosi a terra.
- -Non mi fai né
pena, né tenerezza.- Mi faceva morire
dal ridere, quello sì. Ma soffocai tutte le risate, non potevo
permettermi di
sbagliare. Dovevo vendicarmi, dopotutto.
- Alice, Rose e Esme
ghignavano.
- -Povero ragazzo..-
mormorò mio padre, e Carl annuì,
-Anche se in un certo senso sono contento. Non è il massimo sapere che
fanno
certe cose..-
- -Oh, Char, devi
farci l’abitudine…pensa che sin
dall’inizio avevo tresche amorose non indifferenti sotto il mio stesso
tetto, e
non sapevo più che fare!- Lo scambio di battute tra i due padri venne
interrotto dalla sacrosanta vendicatrice delle donne che prendono il
sole
disturbate dai propri compagni.
- -Ehi, non ho
ancora finito con voi!- esclamò.
- Emmett e Jasper
approfittarono del momento di
distrazione delle fidanzate, che seguivano la scena esilarante, per
afferrarle
e buttarle in acqua. In quando a me, guardavo il mio fidanzato
rotolarsi a
terra, che cercava di farmi cambiare idea. Gli feci una linguaccia, poi
accavallai le gambe, e dopo aver strizzato la rivista la riaprii e
ricominciai
a leggere quel poco che non si era sciolto. Lui si rialzò, con un
cipiglio in
volto. -Vorrà dire che andrò a chiamare quella biondina di stamattina.-
- Abbassai il
giornale, e lo trucidai con lo sguardo.
- -Non oseresti-
Sibilai.
- -E perché no. Le
piacevo, come dubitarne, e lei
era carina.- Gli tirai in testa la ciabatta, lasciandolo con
un’espressione da
ebete.
- -Ahio, Bella- si
lamentò, massaggiandosi il punto
dolorante.
- -Sei uno scemo. Ti
odio.- Dissi, alzandomi stizzita.
Girai i tacchi, e mi diressi verso la casa. Edward mi afferrò ancora, e
mi
abbracciò stretta. Mi baciò una guancia, dolcemente.
- -Ti odio, ho
detto.- Ripetei, offesa. Mi divertivo a
giocare quel ruolo.
- -Ti
amo, ti amo,
per tutta l’estate..ti odio, ti odio, ti ho dato la vita..-
canticchiò,
sulla mia pelle, facendomi rabbrividire.
- -Sweetie, dai- mi
voltò, per poi fissarmi dritto dritto
negli occhi, facendomi andare in standby il cervello-lascio perdere la
biondina,
se tu mi dai un bacetto.-Brutto porco vaccone delle mie All Star. Lui
sì, che
sapeva giocare sporco, utilizzando pure il mio nomignolo preferito per
un atto
così vile.
- -No.- Sbottai,
incrociando le braccia al petto. –Sei un
irritante ricattatore,no anzi, sei un mostro. Va’ pure dalla tua
biondina
ossigenata.-
- -Eh va bene..-
mormorò, con voce atona. Pensai che
finalmente la piantasse di mettere a dura prova la mia pazienza e i
miei
istinti omicidi-senza dimenticare i miei ormoni sballati-, ma credevo
sbagliato.
Mi prese di sorpresa il viso tra le sue mani, e mi baciò a stampo,
lasciandomi
mezza imbambolata.
- -Ho riconquistato
la tua bontà d’animo?-mormorò, sulle
mie labbra.
- -Va a quel paese-
cercai di dire, ma quelle parole
probabilmente lui le recepì come un “baciami ancora”, perché riposò le
labbra
sulle mie, in un bacio decisamente meno casto del primo, al quale non
riuscii a
non ricambiare almeno per qualche istante.
- -Non si rubano i
baci, alle ragazze!- esclamò Esme,
dalla piscina, mentre io lo allontanavo con tutta la mia forza di
volontà.
- Alzai il pollice
verso di lei, sorridente. Ormai
eravamo alleate.
- -Mamma, non ti ci
mettere.- Intimò Edward, -stai
rovinando i miei piani per la reconquista
del corazon de la mi vida.-
- -Cioè, almeno
Edward dice frasi da bacio perugina in Spagnolo..Tu
Emmett nemmeno ci provi!- borbottò Rose.
- Non capii quello
che rispose, perché un mio urlo di
sorpresa coprì le voci.
- Edward mi aveva
presa in braccio stile Principessa
Delle Favole, e prese a camminare senza fatica, ignorando le mie
proteste.
- -Andiamo a farci
un bagno, così finisco il lavoro
iniziato.- disse con un ghigno degno dello Stregatto di Alice in
Wonderland, e si
buttò.
- Appena riemerse,
scosse la testa, per togliersi i
capelli da davanti agli occhi. Incapace di far altro, col viso a due
millimetri
dal suo, e il suo respiro sulle labbra, gli passai una mano tra i
capelli, per
poi fermarmi alla nuca e avvicinando il suo viso fino a far compaciare
le
nostre bocche.
- -Ti perdono, ho
deciso.- Concessi, ansante. Lui
sorrise ebete, ma negli occhi passò un guizzo di soddisfazione.
- -Il mio fascino
maschile è imbattibile, modestamente-
si vantò. Ovviamente, l’ego di Edward si stava già confiando a
dismisura per
questa piccola concessione.
- -Però in bianco
rimani!-
- *******
- -Ehi, ci sentiamo
presto…-dissi, abbracciando Alice e
Rose. Mi mancavano di già, e non eravamo nemmeno partiti.
- -Tesoro, fai la
brava, d’accordo?- intimò mio padre,
per poi guardare Edward.-E tu, vedi di non combinare pasticci.-
L’occhiata che
lanciò a Edward era eloquente, della serie “falla soffrire, e ti
castro”, “non
fate porcherie, ti castro comunque se non stai con le mani, e non solo
quelle,
a posto”. Ma che pretendeva Charlie? Anche lui era stato giovane, ed io
ero la
prova vivente che le mani ed altro non erano stati dove dovevano stare.
Quel
pensiero mi fece imbarazzare più del dovuto, e lo scacciai ad ogni
costo.
- -Ehi, zio Char,
tranquillo.. tanto Edward è a
stecchetto!- sfotté Emmett. Edward lo guardò col chiaro intento di
incenerirlo,
il che fece solo sbellicare l’Orso.
- -Ti ricordo..-
cominciò Rose,e lì, il ghigno scomparve
magicamente- che non sei nelle posizioni migliori nemmeno tu..-
- -No, la mia play
station..- piagnucolò, affranto. –La
mia PSP..-
- -Beh, consolati,
io ho la settimana tappezzata
da battute di shopping sfrenato..- esalò Jasper, spiritato.
Alice
ghignò, mentre io non potevo che dispiacermi per il mio fratellone.
Sapevo bene
quanto fossero estenuanti le giornate di compere con Alice. Senza
contare che
questa era una punizione. Francamente, non avrei voluto essere nei
panni di
Jazz.
- -Suvvia, Jasper,
ci divertiremo..- Alice fece un gesto
con la mano, come per scacciare una mosca.
- -E ritenetevi
fortunati che non abbiamo seguito l’esempio
di Bella.- continuò Rose, le mani ai fianchi e il sopracciglio alzato.
- -Come idea non è
male, devo dire.- sentii dire da mio
padre.
- -Già, quasi quasi
la metto in pratica pure io.-
annunciò Esme. Carlisle sbiancò.
- -Mamma..papà! Sono
scandalizzato!- esclamò Emmett.
Usava un tono scherzoso, ma era seriamente stupito. –Ciò significa che
fate certe
cose..cose sconce!-
- Esme fece uno
sguardo indecifrabile, -Oh, tesori miei,
quante cose non sapete ancora..- Emmett fece una faccia buffissima, che
la fece
sbellicare. Ero fermamente convinta che anche anch’io e gli altri
ragazzi
fossimo solo il riflesso meno comico di Emmett.
- -Mamma..non è
un’allusione, vero?- chiese Emmett,
cauto.
- Esme ghignò.
–Sì..no..forse..e chi lo sa!- Charlie
scoppiò a ridere, e fu seguito a ruota dalla signora Cullen. Carlisle
era
paonazzo.
- -Mi sembra di
essere tornato ai tempi del liceo!-
borbottò, tutto rosso. E dopo quell’uscita, scoppiammo tutti a ridere.
- Dopo gli ultimi
saluti, dove mi si strinse veramente
il cuore, ci decidemmo a partire. Era già piuttosto tardi, e non volevo
far
guidare Edward di notte, non perché non mi fidassi ciecamente di lui,
ma
eravamo entrambi stanchi morti, e per di più Alice aveva programmato il
piscina-party proprio nel giorno previsto dai telegiornali per la
maggior parte
delle partenze. Ciò significava traffico a volontà anche a quell’ora.
- -Ehi, sono felice
che tu mi abbia convinto, Bella.
Grazie Sweetie- e davanti ad un sorriso così, come potevo non baciarlo?