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Autore: Mewpower    02/07/2010    1 recensioni
C'era una volta in un regno dai mille colori, una principessa. Tanta era la sua felicità da quando il Buon Padre le aveva dato in dono un magnifico passerotto a cui lei era si era davvero affezionata. Un nero giorno,però, l'animaletto scompare e la vita della giovane si fa scura e impregnata d'angoscia... Basterà la nascita di un nuovo sentimento a rincuorarla...? Come la purezza può fondersi con lo sporco più infimo... Storia di una principessa, di un passerotto e di un lupo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi, Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era sorto il sole: caldo e amorevole, brillava ancora con leggiadria quella mattinata, stuzzicando i ramoscelli e i fili d’erba freschi di rugiada, allietando il risveglio dei primi uccellini e dei primi contadini, i quali, nonostante ci fossero abituati, facevano comunque fatica a svegliarsi così presto e  ad abbandonare i morbidi letti, non potendosi godere un minimo di rilassamento neppure nella bella stagione, quando il sole era appena nato e il venticello di prima mattina lo coccolava con tenerezza. Era senz’altro quella la parte migliore della giornata, quando ancora quella stella non ardeva con tutta la sua forza, quando ancora era semi addormentata e non del tutto riposata, in quanto quell’ultima notte era passata rapida, fulminea quasi...
Il tempo vola quando si è in piacevole compagnia...
Fu più che altro il venticello a far aprire gli occhi a quella ragazza che dormiva sopra il suo letto complessivamente ben fatto, eccetto qualche piega qua e là che andava rovinare quel candido mare di lenzuola. Aprì gli occhi con poca voglia e si alzò a sedere strofinandoli. Aveva avvertito l’aria sfiorarle la schiena, coperta dalla leggerissima camicia da notte un po’ raggrinzita, e la sua frescura l’aveva cosparsa di brividi che si moltiplicavano poco a poco. Si rese conto di aver lasciato la finestra aperta tutta la notte, ma ad un primo momento crebbe che fosse stata una sua svista. Poi, però, voltando la testa da una parte, sobbalzò arrossendo fortemente. Si mise una mano di fronte alla propria bocca coma per esprimere tutto il suo stupore, l’incredibile sorpresa di avere un uomo accanto a lei. Ne focalizzò l’immagine e tutto fu chiaro. Lei quella notte l’aveva passata con lui. L’impossibilità, l’irrealtà di un avvenimento come quello era sembrato talmente assurdo alla giovane Hyuga che lo aveva ritenuto un sogno, pensava che quel che aveva visto, quel che aveva provato fosse stata solo una pazzesca illusione creata dalla sua testolina appena fuggita da un incontro notturno col cugino... Lo shock e l’emozione provata, riteneva, dovevano averla portata ad immaginare tutto...Invece, lui era davvero lì, sdraiato sopra le sue lenzuola, intento a godersi un dolce riposo in compagnia della donna che amava.
“È vero...lui ieri sera era lì...” rifletté mirando la finestra e le tendine che si muovevano con poca energia. Era ancora un po’ confusa e si sentiva strana, con una vorticosa percezione al livello del petto. Rimanendo ancora seduta sul suo letto, si toccò il seno, alzando lievemente la fine veste per cercare di coprirlo il più che poteva, avvertendo ancora in viso molto rossore, provando tanto, tanto imbarazzo. Mentre, poi, tentava di ripercorrere attimo per attimo, tutti i loro passi di quella nottata, si sentì sfiorare i capelli, per poi passare ad un vero e proprio contatto in corrispondenza di un braccio. Si girò senza fretta e incontrò i suoi occhi, perdendosi nuovamente in essi:
- Buongiorno...- le mormorò con tono limpido e con un pizzico di sensualità.
- B...buongiorno!- gli rispose con la faccia completamente avvolta dalle fiamme.
Lui le sorrise e quel calore parve spegnersi lentamente, come se quello fosse stato un getto di acqua fresca su di lei. Era dannatamente bello, i suoi occhi color pece non le incutevano più il minimo timore, i capelli della stessa tonalità le sembravano sempre al loro posto seppur in quel momento fossero un po’ scarmigliati, ma quei piccoli ciuffi birichini non facevano altro che renderlo ancora più misterioso e ancor più affascinante. Si era incantata a fissarlo e per questo lui rise di nuovo.
- Che c’è? Sei sorpresa di vedermi qui?- in verità lo era ancora, però pian piano si stava convincendo di quel che era stata in grado di fare
- Hai...hai dormito qui, tutta la notte?- le chiese notando le sue scarpe ai piedi del letto insieme al mantello
- Certo. Avevi dubbi?- le domandò senza abbandonare quel riso che gli decorava il volto. Lui sapeva oramai quasi tutto del carattere di quella fanciulla; la sua sensibilità e timidezza era forse la parte che più adorava di lei e ci giocherellava, divertito da quella sua espressione frastornata e impacciata. Lei, contemporaneamente, cercava di capire quel suo inusuale sorriso, come se fosse contento di tutta quella situazione. Raramente aveva potuto vederlo sorridere, perciò era nel profondo del suo animo rallegrata da quel segno di felicità, ma per esso era anche in preda all’agitazione per quella semplicità nel risponderle e per quella situazione che aveva sconvolto solo lei.
- Oddio, che vergogna!- gli diede le spalle, tenendosi le guance fermamente, nonostante tutto il rossore se ne fosse già andato e fissava il pavimento ligneo con gli occhioni ancora stupiti. Si destò pure lui a sedere sul letto, mettendosi così a fianco di lei. Era felice, per una volta dopo tantissimo tempo di tormento e incubi aveva ritrovato la serenità e la gioia nel vivere. Poi aveva ritrovato l’amore, dopo aver perso quello della famiglia, il suo cuore era riuscito ad ancorarsi ad un’altra figura, un’estranea, una persona così differente da sé, così pura e candida, ma che era stata disposta comunque ad aiutarlo e a macchiarsi di lui, a sporcarsi di nero, senza provar ribrezzo, senza rimaner contaminata da tanto desiderio di morire. Aveva scoperto un amore profondissimo, fatto di tanto tormento interiore e di insopportabilità, che alla fine era dovuto farsi avanti e sfociare in tutta la sua potenza, seppur con il timore di non essere mai ricambiato. Il cielo, però, aveva voluto che lui, il tetro lupo della foresta, fosse finalmente liberato da quel peso e che dopo tantissimo tempo potesse ricominciare ad amare e ad essere amato.
Le si accostò col viso, baciandole una guancia semi nascosta fra i capelli e lei, dopo un po’ di esitazione, tolse le proprie mani dal viso per poi voltarsi a guardarlo. Si era svegliata dal sogno che li teneva lontani ed era tornata in quel mondo fatto solo di lui e di lei, retto dalla consapevolezza che il loro amore era reciproco e indissolubile. Ma vi era pure quella piaga, quel fastidiosissimo impedimento che faceva male a tutti e due, difficile da ignorare, impossibile da eliminare. Ripensando al suo problema, Hinata assunse un’espressione addolorata e i suoi occhi iniziarono ad offuscarsi. Itachi parve sobbalzare, afflitto da quella visione che lo rendeva paralizzato dal dispiacere, per subito dopo farlo rendere conto che quel loro gesto era stato folle. Lui aveva sempre lottato contro quel dannato pensiero passionale, quell’amore che cresceva di giorno in giorno, perché sapeva quale era la situazione della ragazza, conosceva inoltre la propria, era consapevole di quali conseguenze tutto ciò avrebbe potuto comportare...Ma alla fine non aveva saputo resistere e le aveva confessato tutto, ignorando che anche per lei fosse lo stesso. Già, se lei lo avesse cacciato, lui se ne sarebbe andato e non avrebbe creato problemi...
- Itachi...- la fanciulla bisbigliò il suo nome, osservando il suo viso sconvolto, preoccupandosi di quello sguardo perso nell’oblio. Lui all’udire la sua voce spalancò gli occhi come se si fosse appena svegliato da un incubo e si grattò il capo con lentezza.
- Che diavolo ho combinato?- disse, mostrando i lineamenti del volto rigidi e lo sguardo cupo. Con quell’interrogazione pareva colpevolizzarsi con tutto sé stesso, si sentiva profondamente turbato e non provava altro che tanta amarezza per quello sfrenato desiderio che alla fine era riuscito a soddisfare. Sì, ma dopo cosa sarebbe cambiato? Nulla. Il problema persisteva ugualmente: la ragazza si sarebbe dovuta maritare lo stesso e lui sarebbe dovuto fuggire comunque. Per questo, per il fatto che nulla era stato cambiato, si sentiva nauseato e nuovamente addolorato per quell’illusione di amore eterno, per quel piacere momentaneo, per quella nottata d’affetto che era volata via in un lampo –Perdonami...- le disse mentre spostava la mano dalla testa al viso -...così...non ho proprio risolto niente...-.
Lei lo guardava rattristata, mentre razionalizzava che lei non sarebbe mai stata sua, che nonostante quella notte lui non era ancora suo; non sarebbe mai diventata la sua donna e vedeva dai suoi due abissi neri l’irrefrenabile volontà di averla per sé, leggeva chiaramente dalla contrazione della sue labbra che Itachi avrebbe tanto desiderato baciarla di nuovo, di dormire con lei nello stesso letto,di  fare l’amore con lei per sempre... ma che per voler del destino ciò non sarebbe mai potuto divenire realtà. Entrambi ne erano consapevoli, tutti e due rimpiangevano la loro sfortuna, eppure la sera prima avevano accantonato questa faccenda, avevano chiuso gli occhi entrambi nonostante tanto timore all’inizio e si erano lasciati andare, non sopportando più quelle catene che li tenevano inchiodati a due muri l’uno opposto all’altro, impedendo loro di toccarsi... neppure potevano sfiorarsi...
- Io sono stata bene...- disse ad un certo punto la Hyuga tenendo il capo chino -...io non mi pento di nulla...-. Il moro spostò lo sguardo sul suo tenero visino colorito, non più annebbiato dalla tristezza, ma semplicemente lieto e tanto innamorata. Trasudava evidente l’affezione che la principessina aveva nei suoi confronti, bastava notarlo dalle gote o dal puro sguardo che brillava ogni qualvolta indirizzava una timida occhiata su di lui.
- Lo sai anche tu che questo non potrà che crearti problemi in seguito...- disse allora il ragazzo fissandola intensamente e lei annuì con la testa
– Ma non me ne importa...perché io sono felice solo quando sto con te...- quelle parole dolci e delicate come una nuvola di zucchero gli giunsero fino al cuore, facendolo tornare a sorridere.
- Davvero?- glielo chiese quasi con le lacrime agli occhi, ancora incredulo che quell’angelo così puro fosse veramente innamorato di lui. E lei le rispose sorridendogli. Il loro cuori battevano all’impazzata tornando ad essere impazienti di sentire l’uno il calore dell’altro, possibile solo se avessero nuovamente riaccostato i loro petti, solo se si fossero lasciati andare ancora; ma il sole iniziava a farsi sentire e il venticello fresco di poco prima stava mutando in un’aspra e afosa aria quasi insopportabile. Il ragazzo si rese improvvisamente conto che non poteva più restare là, doveva scappare. Si levò dalle lenzuola senza dire una parola. Non ce ne fu bisogno poiché lei capì immediatamente.
- Itachi!- fece echeggiare il suo nome per la camera senza temere che qualcuno la sentisse – Torna, ti prego...- istantaneamente i suoi occhi erano tornati nuvolosi
- Non ti preoccupare... vedrai troveremo la soluzione per rimanere insieme per sempre...per non separarci mai più...-  due lacrime birichine fuoriuscirono dai suoi specchi annebbiati mentre lui le sfiorò il mento con una mano -...aspettami...e non piangere per me...- non sopportava proprio vederla piangere, vederla in quello stato lo faceva sentire una nullità, perché era lui il motivo di quel pianto. Prese rapidamente il mantello coprendosi interamente e lanciandole un ultimo sguardo intenso scomparve nel giardino in un batter d’occhio. Hinata si asciugò le lacrime e si accostò alla finestra per chiuderla. Aveva lasciato un segno scuro sul davanzale, era la terra delle sue scarpe. Ne osservò l’impronta con attenzione, ma non la cancellò. Voleva che restasse in quella camera un segno di lui, un piccolo segnale che le ricordasse che da lì era entrato ed uscito. Quella doveva essere sempre il suo ingresso, doveva perciò sempre restare aperta. Così si convinse ad avvicinare un’anta sola e di lasciare l’altra spalancata. Sarebbe bastata una semplice folata di vento per aprirla, sarebbe bastato un suo nuovo ingresso per renderla nuovamente felice.





Così il lupo tornò ad essere il suo animale da compagnia
e all'insaputa di tutti tornò ad occupare la sua cameretta.
Il suo ritorno, comunque, non aveva cambiato nulla,
il loro sarebbe continuato essere un pericoloso e proibito gioco.







Ecco per voi un altro capitolo, seppur più di transizione che di altro... eheh ^^
Mi auguro comunque che vi sia piaciuto e che vi tenga compagnia durante l'attesa per il prossimo!
Un saluto a tutti voi e alla prossima!!


Mewpower
  
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