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Autore: Victoire    02/07/2010    2 recensioni
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- Ho ucciso un uomo –
Sentì il respiro di lei interrompersi.
Ancora un respiro.
- Erano in tanti questa volta. –
La donna non parlò, decisa a non interromperlo.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lumos.


Quando si sedette sulla poltrona in cuoio e prese la testa fra le mani ripercorse in un lampo tutto ciò che era avvenuto in quella giornata.
Tutto quello che aveva fatto e che avrebbe potuto evitare di fare, ogni passaggio.
Un suono gutturale, rabbioso, si fece strada in lui palesandosi al mondo qualche istante dopo.
Batté il pugno sul bracciolo marrone con forza inaudita, senza curarsi affatto del male che ne sarebbe derivato.
Pochi istanti dopo si alzò, guidato dall’istinto di svagarsi, dirigendosi verso il giardino sommerso dal buio della sera.


Al piano superiore della grande casa giaceva addormentata una bambina dai lunghi capelli dorati.
In piedi, di fianco al suo letto, sostava sua madre che con gli occhi lucidi la fissava preoccupata.
Si pose una mano sugli occhi, oscurando la vista già intralciata dall’oscurità, rintanandosi nel suo posto segreto.
Tra i ricordi di porte sgangherate, di una cucina sommersa dalle risa, di tante calze colorate appese al camino aspettando il natale parve afferrare un barlume di serenità e un sorriso le balenò in volto.
Gli occhi per un istante solo tornarono a brillare, pregni della magia che abitava nei luoghi della sua infanzia.
Le parve tutto lontano anni luce nonostante fosse passata poco più di una manciata d’anni.


Quando udì una corrente fredda sfiorarle la schiena non potè fare a meno di voltarsi verso l’ingresso.
Lui era lì, immobile, poggiato contro lo stipite della porta con la spalla destra.
La fissava nel buio, probabilmente ne scorgeva solo i contorni grazie al flebile riverbero della luna proveniente dall’ampia finestra poco distante.
Rimasero immobili per diverso tempo, a contemplare il ricordo l’una dell’altro.

Lei, mossa da non si sa bene cosa, si diresse verso di lui che, contemporaneamente, trattenne il respiro temendo un contatto.
Sentiva il suo calore, era a pochi centimetri da lui, eppure non riusciva a toccarla.
Alzare il braccio e tendere la mano verso di lei era un gesto impensabile.
Non poteva toccare lei con quelle mani.

- Ho ucciso un uomo
Sentì il respiro di lei interrompersi.
Ancora un respiro.

- Erano in tanti questa volta.
La donna non parlò, decisa a non interromperlo.

- Avrei dovuto prestare attenzione, avrei dovuto essere più veloce, avrei dovuto...-
- Shhh - lei gli pose l’indice sulle labbra e, presa l’altrui mano nella sua, lo condusse fuori dalla stanza nella quale si trovavano.
Lo guidò nel dedalo dei corridoi della grande dimora fermandosi solo quando ebbero raggiunto un ampio salone, arredato con solo degli enormi tappeti e degli altrettanto grandi quadri.
Fissò la donna ritratta nel quadro che troneggiava sul camino di marmo bianco.



- Madre, vi spiacerebbe controllare che non si svegli?
- Affatto – rispose pacata lei, annuendo appena.
Dette le spalle ai due giovani e sparì oltre una porta dipinta sul fondo.
Pochi istanti dopo anche i restanti individui ritratti lasciarono la loro consueta sede assicurando ai due quell’attimo di pace del quale avevano tanto bisogno.


Draco, inaspettatamente, la tirò a sé e la baciò.
Lei rimase spaesata per un attimo, incapace anche solo di battere le palpebre.
Non dovette passare molto però perché lei ricambiasse gli altrui gesti, scoprendosi felice del fatto che, anche questa volta, suo marito fosse tornato illeso dalla missione.

Non lo vedeva da circa una settimana.
Non aveva avuto notizie di lui.
La sua partenza era stata improvvisa, priva di qualsivoglia preavviso. Aveva per l’ennesima volta dovuto inventare una bugia da raccontare alla piccola.
Una bugia a fin di bene” si era ripetuta, eppure era pur sempre una bugia.

Posò la fronte contro quella di suo marito.
- Promettimi che non succederà più
- Sai che non posso – rispose lui, mesto, quasi soffiando. La fissò negli occhi senza battere le palpebre finchè non sentì gli occhi asciugarsi del tutto.

- Fredrick
- Che cosa? – domandò lei, arretrando di un passo e coprendosi la bocca con la mano.
- L’hanno portato via. – Le dette le spalle, puntando lo sguardo verso il camino.
Continuò – Siamo arrivati troppo tardi, Joseph l’aveva già portato via
- Isobel come sta? – chiese quindi la ragazza, tentando di recuperare il contegno perso poco prima.
- Lei e il piccolo stanno bene. – sentenziò il biondo.
- Il piccolo?Di chi parli Draco? -
- Gin, Isobel è incinta
La rossa spalancò la bocca, incredula. – Ma come.. -
- Verrà a stare da noi. Ne va della sua sicurezza
- Certo – affermò convinta la Weasley in Malfoy.
- Io.. -

Il discorso venne interrotto da un tossire sommesso.
- Si Madre? – Draco sollevò lo sguardo
- Draco caro, la piccola si sta svegliando. Ha fatto un brutto sogno e sospetto che stia cercando te in questo momento. Ti ha chiamato diverse volte mentre si agitava nel son..
La donna dipinta non riuscì neppure a terminare il discorso che già il giovane uomo era fuori dalla stanza, diretto verso la camera di sua figlia.
- Mel? – la chiamò non appena ebbe constatato che non era nel suo letto.
Nessuna risposta.
- Mel? – ripetè quindi, sfiorando con lo sguardo gli angoli appena visibili della stanza.
Prestando attenzione udì un respirare affannoso provenire da un angolo buio della stanza.


Non ebbe bisogno di pronunciare alcun incantesimo perché la bacchetta di illuminasse di una luce fioca, calda e rassicurante.
Raggomitolata sulla poltrona giaceva sua figlia.
Era scossa da lievi singulti e si cingeva le ginocchia con le braccia.
Lui le si avvicino e inginocchiatosi dinnanzi a lei sussurrò – Sono qui
La piccola gli gettò immediatamente le braccia al collo e lo tenne stretto mormorando parole sconnesse.
- Ho fatto…un brutto..sogno – Riuscì a concludere a fatica.
Draco le carezzò i capelli e, tenendola ancora stretta, si alzò in piedi prendendola in braccio.
- Vuoi raccontarmelo?
Melody inspirò e trattenne il fiato prima di lanciarsi nel racconto che fu in verità molto dettagliato e a Draco parve ricordare gli avvenimenti che si erano susseguiti in quella settimana durante la quale era stato costretto lontano da loro.
- Era solo un sogno
- Dove sei stato papà? -
Il giovane esitò. – Via per lavoro. Ma ora sono qui.
Nel mentre il biondo si era avvicinato al grande baldacchino di sua figlia e ce l’aveva posata, coprendola con la coltre candida. Si sedette di fianco a lei, deciso a rimanere lì fino a quando la piccola non si fosse addormentata.
- Io non voglio..
Si chinò su di lei, posandole un bacio sulla fronte.
- Neppure io – mimò con le labbra, in modo che lei non potesse comprendere.
Si stese di fianco a lei come oramai non faceva da molto tempo.
Lei, rincuorata della presenza del padre, sorrise apertamente e, dopo essersi rannicchiata contro il suo petto si addormentò.


Quando Ginevra entrò nella stanza li trovò così, addormentati l’uno aggrappato all’altra e non potè far a meno di aggiungere
quell’immagine a quello scrigno dei ricordi sereni, all’angolo nel quale si rifugiava quando lui era lontano.
Quando si sentiva nient’altro che nulla.


Nox.

  
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