Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Altariah    03/07/2010    4 recensioni
REVISIONE COMPLETA
Sono una ragazza senza nome e senza passato, vivo in una cella da quando ho memoria, amo la mia vita e tutto ciò che vi gira attorno.
Giorno dopo giorno cresco, è ovvio; la mia statura aumenta e io riesco finalmente a sbirciare fuori dalle strette e squallide finestre del carcere che m’incatena a questa vita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Imprisonment

 

Image and video hosting by TinyPic

 

Epilogo

 Prima del grido delle campane  

                      fateci dunque piangere un poco.*

 

 

22 anni

 

Pensa al passato, capisci il presente, indovina il futuro.

Ormai quella scritta riesco a malapena a distinguerla, a causa di quest’oscurità.

 

Mi colpisce la malinconia, di tanto in tanto.

Ma dopotutto non ci posso fare niente.

Forse qualcuno ascoltò le mie suppliche e fece in modo che una guardia venisse rimpiazzata.

 

Quattro anni con la luce di una candela.

È stato davvero difficile.

Me la cambiavano spesso, sebbene cercassi di accenderla il meno possibile per farla durare più a lungo.

 

Quando la nuova guardia giunse davanti alla mia porta gli spiegarono di non farsi fregare dal fatto che fossi una semplice ragazza, isolata non solo dalla luce del giorno, ma anche dalle emozioni di una qualche persona. Gli dissero che non avrebbe mai dovuto parlarmi.

 

Quelle frasi mi ferirono.

 

Dopo credo un mese però, quel giovane uomo mi aveva avvicinata, al che rimasi praticamente stranita.

Mi voleva prendere in giro?

“Perché sei qui?” Mi domandò, cercando di non farsi scoprire a parlarmi.

Non aprivo più bocca ormai, da quattro anni, nemmeno da sola.

Socchiusi le labbra per pronunciare qualche parola, ma me mi uscì un sussurro spezzato dall’odio.

Mi ripresi un po’, frugando nella mia anima e nel mio cuore per darmi un contegno, e cercare ancora quel briciolo di dignità che sapevo non fosse andato perso. “E a me lo chiedi?” Mi scese una lacrima che percorse lentamente la mia guancia e cadde con un piccolo ticchettio impercettibile per terra.

La semi oscurità non permise di decifrare bene l’espressione che il suo viso assunse, ma credo comunque che fosse stata di totale stupore.

“…da quanto…”

“Da sempre.” Sussurrai mentre il dolore attraversava nuovamente le mie membra.

Stette in silenzio, continuando a fissarmi.

“Come ti chiami?”

Scoppiai in un pianto disperato, dopo quella domanda totalmente fuori luogo.

Faticavo a respirare, era terribile

Dopo molti minuti in cui si udirono soltanto i miei singhiozzi, ripresi parola, cercando di tranquillizzarmi.

“Lo, so, non mi puoi parlare. Ti devo fare anche un po’ paura, o forse solo pena, ma ti prego, ora ascoltami.” Lo supplicai. La mia flebile voce tremava. “…dammi qualcosa da leggere. Ti prego.”

Fece cenno di sì, e si allontanò. Dopo poco lo sentii di nuovo. “Prendi.” Mi porse un libro parecchio alto.

 

“Franco, è vero: esiste anche gente buona.” Mi dissi.

 

Ringraziai in silenzio quell’uomo e mi avvicinai alla luce della candela, che tremolò un poco per il movimento d’aria.

Una copertina arancione e verdastra, macchiata con un fondo di bicchiere. “Pascoli, poesie.”

 

“Sai, di poesie non ne ho mai lette.” Ammisi alla guardia, accennando un sorriso.

 

Ho ventidue anni, e mi accontento di quel poco che ho.

Ripenso a tutta la mia vita, inutile. Apro il libro di poesie e rileggo le mie preferite, soffermandomi un po’ sulle frasi che mi piacciono di più.

Sfoglio piano ancora una volta, ormai nella mia memoria sono impresse quasi tutte, ma una fin ora mi è sempre sfuggita: una incompleta.

 

.   .   .   in alto, a un ramo della quercia,

la cetra   .    .   .   .    .    .   .    .   .    .    .

.   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   . 

brillando al sole, o tintinnando al vento.

 

Cosa vuol dire? Istintivamente completo con parole semplici ma al contempo estremamente complesse da esprimere. Io so cos’è un ramo, ma l’ho visto di sfuggita una volta soltanto. Quella maledetta volta.

So cos’è la cetra, ma non udirò mai il suo suono.

       

 

Tu che puoi, Guarda là,

 in alto, a un ramo della quercia,

la cetra suona la tua libertà

 

mentre ogni mio intento

evapora come rugiada,

brillando al sole, o tintinnando al vento.

 

 

 

Anche tu, Giovanni Pascoli, sei stato rinchiuso ma al contrario di me, rilasciato, per questo t’invidio. Anche tu hai tirato avanti come potevi. Anche tu ami l’infanzia che hai vissuto, e tua madre.

 

Anch’io la amo, perché nonostante tutto so, ne sono certa, al momento della mia nascita mi abbia dato un nome.

E così grazie a questa raccolta di poesie, ho ricominciato ad aver voglia di vivere.

 

 

 

Come una rondine, di primavera,

ricomincia ad aver voglia di spiegare le ali al cielo azzurro

e all’aria gemmea del mattino,

Io,

rinchiusa per sempre ed incatenata ad una vita di solitudine,

ricomincio a sperare di riuscire a volare via, un giorno.

 

Senza nome

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“…Che non ancora si pensa al pane,

che non ancora s’accende il fuoco;

*prima del grido delle campane

fateci dunque piangere un poco.

 

Non più di nulla, sì di qualcosa,

di tante cose! Ma il cuor lo vuole,

quel pianto rande che poi riposa,

quel gran dolore che poi non duole;

 

sopra le nuove pene sue vere

vuol quel singulti senza ragione:

sul suo martòro, sul suo piacere,

vuol quelle antiche lagrime buone!”

 

Giovanni Pascoli, ultime tre strofe da “Le ciaramelle

, da “Canti di Castelvecchio, 1903-1907-1912

 

L’altra poesia incompleta è tra altre varie senza un inserimento particolare e precede le elegie,

1912-1913

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con queste bellissime parole di Pascoli, si conclude Imprisonment. Terrò sempre in mente questo straordinario scrittore, come punto di riferimento e come esempio quando scrivo. Infatti diverse volte mi hanno detto che i miei racconti sembrano quasi poesie.

Mi sono dilettata a completare la poesia che Pascoli ha lasciata incompleta, ma con uno sforzo enorme, sperando che almeno si capisca il senso.

Tendenzialmente inizio le storie osando, lancio un sasso e vedo poi la storia che pian piano va a delinearsi, io creo un’idea di partenza senza avere in mente di preciso come continuare, ed è successo anche qui.

Pascoli l’ho aggiunto per ricordarlo, da sempre ho avuto una predilezione per quel poeta, trasmessa da mia madre fin da quando ero piccola, che mi ha sempre letto La cavalla storna, Le ciaramelle, La mia sera, Vagito… e molte altre, ma ahimè non posso stare qui a elencarle tutte T-T

Voi tutti siete troppo, troppo gentili… e mi spiace se qualcuno c’è rimasto male nel veder (già) finire questa storia. Ma ne sto scrivendo un’altra davvero molto impegnativa, e non potevo soffermarmi troppo su questa, anche perché poco c’era da dire. 

 

Teresa e Scraffy ringraziano:

 

Ringrazio la Lilly (mia mamma) per avermi fatto conoscere ed amare Pascoli tanto quanto ama lei stessa;

 

Ringrazio tutti coloro che hanno messo Imprisonment tra le storie da ricordare, quelle preferite o seguite, e anche un grazie per chi mi ha recensito;

 

Grazie a chi ha letto, davvero, e mi scuso per chi era interessato a sapere cosa potessero aver fatto i genitori della protagonista Senza nome, ma l’ho trovato un argomento senza troppa importanza e che non aggiungeva nulla alla storia.

 

 

 

 

Spero di ritornare il prima possibile con un’altra trama, coinvolgente e interessante.

Vi saluto insieme al mio gatto Scraffy che tengo qui in braccio.  Anche Jenny (la mia gatta nera fidanzata di Scraffy), Aurora (la mia coniglia), Gwen –che in realtà ho scoperto essere maschio - (la mia tartaruga), Bill (il mio cane), tutti e dieci i miei pesciolini di cui non sto qui ad elencare tutti i nomi, vi salutano con tanto affetto. –li ho detti tutti? sì, credo… di sì.-

Gli animali rilassano… ^-^ e forse ti fanno sentire meno pazza e un po’ più amata. Almeno, per me è così…

 

Grazie mille per il commento sul cortometraggio… sono emozionata vedendo quanta gente così tanto gentile ci sia su EFP.

 

 

Alla prossima storia.

 

Verba volant, scripta manent

 

 

 

 

 

Altariah e Scraffy

(We want to Belive)

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Altariah