Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Appleeatyou    04/07/2010    3 recensioni
Storia partecipante al contest Naruto AU - Scegli dove ambientare la tua fanfiction! indetto da DarkRose86
[Pubblicata con un anno di ritardo, sì sì!]
La panchina è un luogo di sosta, un’utopia realizzata. E’ la vacanza a portata di mano. Sulle panchine si contempla lo spettacolo del mondo, si guarda senza essere visti e ci si dà il tempo di perdere il tempo, come leggere un romanzo.[ Beppe Sebaste ]
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buongiorno a tutti!
Ecco qui il secondo capitolo della fanfiction Fallen Leaves.
Ringrazio chi ha letto, chi ha inserito la storia tra le seguite e tra le preferite, nonché tra le ricordate. Ma soprattutto ringrazio chi ha commentato!
Immaginate la vicenda ambientata nell'immagine qui sotto, scovata sempre da DarkRose86 per il suo contest. Vi auguro buona lettura![Mi auguro che l'immagine non deformi la pagina. Se così dovesse essere, avvertitemi e provvederò a inserirla rimpicciolita!]





Capitolo 2

 

25 October, twenty-eight years. [28 anni]

Rome, Italy [Sasuke Uchiha]

The panc is an always available holiday. [La panchina è una vacanza a portata di mano.]

 

L'aria era fresca, ma le foglie avevano già cominciato ad ingiallire dalla metà di Ottobre. In realtà non tutta la flora del parco si era seccata: la maggior parte dell'erba intorno ai tronchi degli alberi era ancora verde, così come ancora resistevano, sui rami, le foglie ricche di clorofilla. Forse perché il tempo quell'anno era stato straordinariamente mite, tanto che fino a qualche settimana prima si poteva benissimo uscire con una semplice maglietta di cotone a maniche lunghe. Per Sasuke non faceva poi molta differenza: non era un tipo freddoloso, tanto che quel pomeriggio indossava un semplice smanicato sopra la maglia.

Doveva andare all'università per seguire dei corsi pomeridiani che non sarebbero cominciati prima delle tre e mezza, e poiché erano ancora le due, lasciò che i piedi lo conducessero nel solito posto in cui attendeva che l'università aprisse, mentre la sua mente era occupata a pensare ad altro.

Accettare o non accettare? Quello era il dilemma.

Ricordava la telefonata di quasi una settimana prima, l'unica che avesse ricevuto dal Giappone in venti anni di permanenza in terra straniera. Quando, al suo pronto, si era sentito rispondere in giapponese da una voce che chiedeva di lui, era rimasto in uno stupefatto silenzio per qualche istante prima di rispondere nella sua lingua d'origine. La telefonata non era durata più di venti minuti, ma nella sua testa continuavano a ronzargli tutte le fasi di quella breve conversazione.

Non era riuscito a parlarne a casa, specialmente a suo padre che, ne era sicuro, sarebbe stato contrario su tutta la linea. Per questo ora era costretto a prendere la decisione da solo, sapendo che se non avesse accettato non avrebbe mai più avuto una occasione simile. Al contrario, però, avrebbe dovuto voltare le spalle alla sua famiglia e dirle addio: non facilmente Fugaku gli avrebbe perdonato il fatto di essere tornato in Giappone per lavorare alle dipendenze di Orochimaru-sama, lo stesso uomo che qualche anno prima aveva già cercato di convincere Itachi a lavorare per lui, non sapendo che Itachi aveva già scelto la sua strada.

Suo fratello aveva rifiutato, ma d'altronde Itachi non aveva neppure accettato la via intrapresa dal padre: Fugaku voleva arrivare a capo della multinazionale in cui lavorava e trasformare la semplice filiale giapponese in una vera e propria sede centrale, a capo della quale ci sarebbe stata la famiglia Uchiha. Un progetto ambizioso, che prevedeva lo sbaragliamento totale di tutta la concorrenza sul mercato, anche in maniera spietata...cosa che Itachi non condivideva assolutamente.

Neppure Sasuke era interessato all'attività del padre: studiava per diventare medico e specializzarsi in chirurgia, e l'associazione di Orochimaru-sama era un ottimo punto di partenza per lui...tanti lo consideravano addirittura un punto di arrivo. La sola ed unica problematica era riguardo la morale, che non sembrava essere contemplata da Orochimaru. Suo padre lo definiva un sordido individuo, che avrebbe venduto sua madre se questo gli fosse servito a portare avanti la sua preziosa ricerca sulla clonazione.

Ecco, il problema era quello: se fosse entrato a far parte dell'associazione giapponese, Sasuke avrebbe dovuto condurre esperimenti che andavano contro l'etica comune. Esperimenti che gli avrebbero regalato enormi soddisfazioni se fossero riusciti, ma comunque si trattava di surclassare Madre Natura. Sasuke fremeva al solo pensiero di poter sostituire il Creatore, ma non potendone parlare con nessuno, il tarlo del dubbio lo divorava.

-" Lei è il signor Sasuke?"- gli chiese una voce vagamente roca, con un perfetto accento del Nord Italia, mentre il moro si avvicinava a "Il Miraggio" del cugino Shisui. Sasuke si voltò in direzione della voce e si trovò di fronte un uomo più alto di lui, in completo di giacca e cravatta. Aveva qualcosa in corrispondenza della nuca che lo fece rabbrividire [Sembrava un'altra testa, Santo Cielo!] , ma quando l'ebbe osservato meglio senza rallentare la camminata, vide che erano solo i capelli pettinati malissimo.

-" Possiamo fermarci a parlare, signor Sasuke?"-

Sasuke si fermò di fronte al bar del cugino, mostrando una faccia scocciata.

-" Veloce." - mormorò freddo -" Non ho tempo da perdere."-

-" Vengo per conto del signor Orochimaru."- rispose l'uomo, convinto di avere tutta la sua attenzione, e così effettivamente fu. Sasuke smise di battere nervosamente il tallone a terra e lo fissò, socchiudendo gli occhi.

-" Come mi ha trovato?"-

-" Sapevo che lei passa dal Parco Centrale per arrivare all'università, e che prima di entrarci si ferma spesso in questo bar"- indicò con un cenno della testa "Il Miraggio" -" Ho dovuto aspettare pochissimo per trovarla, signore."-

-" Perchè Orochimau-sa...il signor Orochimaru l'ha mandata? Vuole forse una risposta? -chiese secco Sasuke, ricordando che l'uomo gli aveva proposto di pensarci su qualche giorno prima di dargli una risposta definitiva.

-" Anche...direi che sono stato mandato per convincerla, signore."-

Non gli piaceva il tono di Brutti Capelli: anche se gli si rivolgeva in maniera rispettosa, sembrava sempre sottintendere una presa in giro stratosferica, come se i suoi signore fossero più ironici che altro. E lui detestava l'ironia a buon mercato.

-" Prenderò la mia decisione da solo."-

-" Mi ascolti un attimo, signor Uchiha. Perdoni la mia franchezza, ma credo che un medico del suo livello sia del tutto sprecato, qui."- disse Brutti Capelli -" Se posso osare, direi che se resta in Italia non sfrutterà neppure la minima parte del suo...potenziale."- di nuovo il dannato tono ironico. Quell'uomo stava davvero sfidando la sua pazienza.

-" Come lei sa, il Centro di Ricerca del signor Orochimaru si interessa soprattutto di neurobiologia. Tuttavia il nostro obiettivo è molto più ambizioso, come credo lei abbia capito."-

Certo, pensò il moro senza lasciar trapelare le sue considerazioni all'esterno. Clonazione. Creare un esercito di corpi di ricambio e vivere per sempre.

L'uomo non attese una sua risposta -" Nonostante la nostra ricerca sia finalizzata unicamente per il Signor Orochimaru, non può negare il fatto che anche noi ne trarremmo dei vantaggi."-

I suoi occhi brillarono di cupidigia, un bagliore sinistro che purtroppo, Sasuke sapeva di aver riflesso anche nei propri occhi. Ecco perchè il sorriso di Brutti Capelli era così ampio; omai era certo di aver spennato il suo pollo.

-" La nostra ricerca, finalizzata per Orochimaru?"- chiese tuttavia l'Uchiha, non avendo ben compreso le parole del sordido individuo di fronte a lui.

-" Non lo sa? Oh, certo, lei è assente da molto tempo...dal Giappone. Ebbene, Orochimaru è malato di cancro allo stadio terminale."-

Ora tornava tutto: Orochimaru voleva un corpo di ricambio, e aveva chiamato a sé i migliori medici, o aspiranti medici, del mondo per risolvere il proprio problema.

-" Non si faccia sfuggire questa occasione, Sasuke. Se rimarrà qui a giocare non potrà mai superare suo fratello...sbaglio, o Orochimaru aveva voluto prima lui?"- Quel maledetto sapeva come e dove colpire.

Maledetto bastardo, chi te l'ha detto? si chiese rabbiosamente Sasuke cercando di mantenere una faccia indifferente.

-" Dimostrategli che si è sbagliato..."- aggiunse l'uomo in tono da cospiratore, prima che Sasuke si allontanasse da lui con passi rigidi, proseguendo alla cieca fino all'altro marciapiede. Schivò diverse persone indaffarate, altre che erano lì per prendere i figli da scuola, altre che tornavano a casa per pranzo: Sasuke aveva bisogno di riflettere in un posto isolato, dove buttare giù tutto il veleno che sentiva nella bocca. E  il parco all'ora di pranzo era vuoto, o almeno c'erano delle zone isolate dove fermarsi.

Il suo cuore cominciò a scalpitare a circa venti metri dal suo posto preferito, quando effettivamente intravide che c'era qualcun'altro appoggiato con le spalle alla sua panchina, seduto nella terra coperta dalle foglie cadute. Biondo, questo si vedeva anche se era di spalle, vestito con una tuta riflettente arancione...forse un addetto ai lavori che Sasuke aveva notato poco prima di entrare: stavano cercando di tappare una buca che esisteva da decenni, da quando lui andava a scuola, e che aveva più di una volta fatto bestemmiare suo padre quando ci passava sopra con la macchina. [Era davvero enorme, come buca. Finalmente si erano decisi ad iniziare i lavori per ripararla!]

Arrivò alla panchina e contemporaneamente alla consapevolezza di chi quell'uomo fosse proprio mentre il biondo sollevava il capo verso di lui con un sorrisetto sghembo sulle labbra.

Non parlarono per qualche secondo, si osservarono soltanto.

-" Ho chiesto ad un amico di sostituirmi. Se mi scoprono sono guai."- mormorò Naruto a bassa voce.

-" E allora, perchè sei qui?"- ribatté Sasuke in un sussurro. Non lo vedeva da più di dieci anni, ma non era affatto cambiato: il viso era sempre paffuto, gli occhi sempre azzurri...forse era un po' dimagrito, o forse era l'effetto della divisa che indossava.

-" Dovere. Tu mi hai chiamato, e io sono venuto."-

-" Non essere stupido."- lo rimbeccò Sasuke secco -" Non ho chiamato nessuno, men che mai te."-

-" Se mi avessi chiamato a parole sarebbe stato meglio, avrei potuto dirti un no secco."- ribatté il biondo corrucciato, e Sasuke pensò che fosse meglio troncare lì il battibecco. Naruto si stiracchiò, staccando la schiena dalle stecche di legno, proseguì gattonando per qualche metro e si distese con un sospiro soddisfatto sulle foglie secche, schiacciandole. Sasuke gli si avvicinò, fermandosi più o meno in corrispondenza della sua testa, ma rimase ostentatamente in piedi.

-" Me ne vado di qui."-

-" Ah, e dove vai?"-

-" Via, in Giappone."-

-" Perchè?"-

-" Fai un po' troppe domande. Vado in vacanza."- Sasuke gli mentì allontanandosi da lui, pentendosi di aver iniziato a spiegargli della sua decisione. Ah, e quando l'aveva presa, per inciso, questa decisione? Forse dal momento stesso in cui Brutti Capelli gli aveva parlato dei benefici che ci sarebbero stati anche per loro, soprattutto il pezzo in cui gli aveva subdolamente accennato ad un riconoscimento per i suoi sforzi. Ebbene sì, Sasuke era avido tanto quanto Orochimaru, e il desiderio di rivalsa nei confronti di Itachi, che tanto poco era competitivo perchè già il migliore, lo avevano spinto ad accettare inconsciamente senza aspettare neppure un minuto in più.

Sarebbe partito, avrebbe lavorato per Orochimaru, e sarebbe diventato grande. Il migliore.

-" Sasuke...?"- Naruto lo fissava intensamente con i suoi occhi azzurri, dal suo giaciglio di terra, perforandogli la pelle e arrivando a conoscere tutti i suoi segreti. Sasuke ne era certo: lui in qualche modo sapeva, non di certo i particolari, ma sentiva l'avidità che cresceva nel suo corpo.

-" Ho già deciso. Punto."-

Naruto fece per dire qualcosa, si bloccò e mandò un sospiro pesante.

-" Solo...sì, se poi, un giorno...ti basterà chiamarmi."- gli borbottò schiacciando la testa nel terreno per guardarlo meglio, anche se dal basso.

-" Non ho il tuo numero."- sottolineò il moro canzonatorio.

-" Non ce l'ho, il telefono."- rispose Naruto piano.

Sasuke gli si avvicinò sbuffando, coprendogli il volto dal pallido sole che fiocamente illuminava il cielo plumbeo. Naruto aveva gli occhi chiusi, e quando parlò parve che lo facesse inconsciamente, tanto la sua voce era flebile -" Era forte. Mi hai chiamato troppo forte. E'...come un impulso, no? E io non potevo rifiutarmi. Lo sai?"-

-" Si."- gli sussurrò il moro. Naruto doveva avere una specie di radar che gli segnalava quando aveva bisogno di lui...così era stato stavolta, che aveva avuto bisogno di qualcuno a cui parlare liberamente prima di affrontare la difficile discussione con la sua famiglia, così a diciassette anni, quando aveva voluto liberarsi delle oche che lo assalivano sempre. Non sapeva neppure il suo cognome, ma non l'aveva mai dimenticato. Il suo volto era chiuso in un cassetto della sua memoria, e lì sarebbe rimasto, qualunque strada avrebbe intrapreso. Era tremendo e consolante al tempo stesso.

Si riscosse all'improvviso, accorgendosi che Naruto si era addormentato e che nel frattempo lui si era avvicinato col busto, fino a trovarsi quasi faccia a faccia con il biondo. Se avesse allungato il capo in avanti l'avrebbe potuto baciare, Santo Cielo!

Si rialzò velocemente come se si fosse scottato, lanciando un'ultima occhiata al quadretto formato da Naruto disteso tra le foglie e la loro panchina - da quando aveva smesso di essere solo sua?- e convincendosi che avrebbe fatto meglio a non vederlo mai più.

 

 

10 October, thirty-four years [34 anni]

Rome, Italy [Naruto Uzumaki]

The panc is a place to stay. [La panchina è un luogo di sosta]

 

Era il suo compleanno ma Naruto, come al solito, lo passò lavorando.

A casa lo aspettavano sua moglie e i suoi figli, probabilmente con una torta semplice e priva di candele come semplice e priva di fronzoli era la sua casa.

A lui, però, le sole cose che importavano erano che i suoi figli non soffrissero la fame, che potessero andare a scuola e non fossero costretti a lavorare per far quadrare i conti in casa. Voleva che avessero una infanzia migliore della sua, rovinata dalla povertà e dalla guerra, e dava anima e corpo affinché ciò avvenisse.

Ricordava benissimo i suoi dodici anni, l'età che ora aveva sua figlia maggiore, quando si era sentito in dovere di dare una mano economicamente alla sua famiglia nonostante i tentativi di dissuaderlo di Minato e Shina*. Ricordava soprattutto dei pomeriggi che suo padre aveva speso ad insegnargli a leggere e scrivere anche se tornava stanco dalle ore passate a scuola, quando lui aveva sette anni. No, i suoi tre figli non avrebbero navigato nel lusso sfrenato, ma non si sarebbero mai chiesti se il giorno dopo ci fosse stato qualcosa da mangiare per colazione o cosa ne avrebbero fatto della loro vita senza una minima istruzione.

Comunque erano già le cinque e trenta e il suo turno era finito: Naruto timbrò il cartellino, salutò due suoi colleghi che incontrò nel parcheggio e si mise al volante della sua piccola macchina usata. Riuscì a partire al secondo tentativo, occhieggiando la spia della benzina che lo avvertiva, minacciosa, che c'era bisogno di fare il pieno.

Naruto imprecò, cercando di ricordare quale fosse il benzinaio più vicino. Ne sorpassò uno ma non lo degnò neppure di un'occhiata.

Ne sorpassò parecchi in realtà, rischiando che la macchina finisse del tutto il carburante e lo lasciasse a piedi, guidando fino alla scuola che frequentava di mattina suo figlio.

Solo allora si fermò e si decise a fare rifornimento, rallentando in corrispondenza di un ristorante grazioso ["Il Miraggio", si chiamava], e imboccando la piccola rampa che l'avrebbe portato alle pompe di benzina. Si fermò a sinistra, dato che a destra c'era già una lussuosa macchina nera che stava facendo il pieno.

Spense il motore, tamburellando sul volante nell'attesa del benzinaio che era occupato con l'altro cliente. Il primo, con la sua tuta blu, era un uomo abbastanza anziano con dei grossi occhiali spessi ed un fazzoletto tappezzato di macchie che gli fuoriusciva dal taschino del pantalone: non doveva vederci molto bene perché si stava facendo aiutare dall'altro conducente a contare il resto. Era un tipo alto e magro, dai capelli un po’ strani e scuri.

Naruto sentì il sangue salirgli al cervello e i battiti del cuore aumentare, fino a trasformare il solito trottare sommesso in una corsa sfrenata. Dio, quante probabilità c'erano che...?

-" Grazie,signore."- esclamò con voce tremula il benzinaio, e l'uomo in nero gli rispose con un cenno silenzioso. Aprì la portiera senza guardarsi intorno, diede gas proprio mentre l'anziano si rivolgeva a Naruto, che aveva gli occhi fissi sull'altro automobilista. Non poteva seguirlo, la benzina della sua macchina gli sarebbe bastata per qualche altro metro e poi basta. Non poteva certo mettere in panne la sua quattroruote in mezzo alla strada e poi riportarla a casa con il carro attrezzi!

La grossa macchina nera si avviò per qualche metro, poi inchiodò di botto nello stesso istante in cui Naruto distoglieva gli occhi dall'anziano benzinaio in tuta blu.

Con un ronzio automatico il finestrino dell'auto nera si abbassò dal lato del conducente, e una testa scura fece capolino, girata prorpio verso Naruto che ricambiò lo sguardo.

Si, era lui. Era LA probabilità. Era Sasuke che...Santo Cielo, portava gli occhiali da vista!

Naruto riuscì a frenare la sua eccitazione fino al momento di pagare, poi mise in moto [Al primo tentativo!] e si affiancò all'automobile di Sasuke, ferma con tutte e quattro le luci lampeggianti accese.

Quando furono allo stesso livello, il moro gli borbottò un fiacco -" Seguimi."- e lo precedette sulla strada. Naruto gli si attaccò quasi alla coda, ridacchiando sommessamente per la vanità di Sasuke che si era subito tolto gli occhiali non appena l'aveva visto.

Sorpassarono due semafori [Naruto era convinto che stessero tornando indietro], la sua carretta blu e il lussuoso gioiello di Sasuke, poi quest'ultimo gli fece cenno di girare a destra e si infilarono in un grosso spiazzo in cui c'erano già altre macchine. Scesero nello stesso istante, sbatterono le portiere insieme e l'uomo in nero gli lanciò un'occhiata infastidita. Nella mano destra portava una cartelletta blu, incastrata con una penna ed una scolorina, con la sinistra premette un pulsante sul suo modernissimo antifurto e le luci della macchina lampeggiarono per un istante. Naruto armeggiò con la serratura della sua automobile, che antifurto non ne aveva e si chiudeva con il metodo tradizionale, poi si affiancò a Sasuke entrando nel parco. Camminarono in silenzio fino al viale alberato, e come per un tacito accordo si fermarono entrambi di fronte ai tronchi che Naruto portò ventinove anni prima.

Rise il biondo, sedendosi per primo e invitando Sasuke a fare lo stesso. Rimasero vicini, Naruto contemplando le coppie che passeggiavano davanti a loro, Sasuke apparentemente immerso nella lettura dei documenti nella cartelletta.

-" Quando sei tornato?"-

-" Era il primo rifornimento alla macchina che ho fatto da quando sono tornato qui."-

-" A proposito, si vede che sei schifosamente ricco. Quella macchina vale più di casa mia!"- rise il biondo, facendosi più vicino al moro.

-" Vale più di te, sicuro. Non mi disturbare, sto cercando di leg..."-

-" Te ne sei andato mentre dormivo,  you moron*!"-lo accusò Naruto infiammandosi -" Potevi salutarmi come si deve! E puoi fare una faccia più allegra, visto che sono dieci anni che non ci vediamo!"-

-" Sono sei anni. And I know english better than you, usuratonkachi!*"- lo sorprese Sasuke con una pronuncia inglese perfetta, condita dall'altra parola che Naruto non comprese appieno. Sembrava un incrocio tra tonto e usuraio.

-" Quell'altra parola non l'ho mai sentita. E' gallese o scozzese? Irlandese no di certo, non..."-

Sasuke lo fissò con sprezzo -" Tu sei Irlandese? Non lo sembri molto...non hai i capelli rossi, e robe verdi non te le ho mai viste addosso."-

-" Mia madre è rossa, e poi sono solo luoghi comuni."- sbuffò il biondo ridacchiando. Allungò una mano per afferrare la scolorina che Sasuke teneva in equilibrio al centro della cartelletta.

-" Che fai, usuratonkachi?"- chiese Sasuke, continuando a chiamarlo in quel modo buffo.

Naruto l'aveva ignorato, voltandosi verso le stecche di legno della panchina dopo essersi accertato che nessuno li potesse vedere. Cominciò ad armeggiare con la punta del bianchetto, come se volesse scrivere sul legno.

-" Allora sei stupido davvero. Naruto, cosa accidenti vorresti fare?" - L'altro si voltò verso di lui con un sorriso raggiante.

 -" Tieni, scrivi tu!"-

Allibito, Sasuke fissava lui e il bianchetto alternativamente -" Cosa?"-

-" I nostri nomi, in giapponese!"-

Sasuke gli strappò di mano la scolorina, stizzito -" Cielo, Naruto, non so quanti ne abbia tu, ma io ho trentaquattro anni e se credi che ancora a questa età...-

-" Oggi ne facci anche io trentaquattro."- lo interruppe Naruto tra il serio ed il faceto -" Ti chiedo questo regalo."-

Il moro lo fissò scettico, ma impugnò meglio il bianchetto, come una penna.

-" E' il mio compleanno."- annuì Naruto serio -" E lo sto passando con un semi-sconosciuto come te e non con la mia fam..."-

Con un ringhio di rabbia, Sasuke spintonò con forza Naruto all'angolo della panchina e scribacchiò qualcosa sulla prima stecca di legno. Agli occhi del biondo, erano un mucchio di trattini disposti in maniera strana, ma appena finì di scrivere borbottò scontroso:

-" Ho scritto solo i nostri nomi. Soddisfatto?"-

Naruto annuì e racchiuse le scritte in due ovali sbilenchi, leggermente allungati ai lati*. -" Ti ricordi quando abbiamo litigato su di chi fosse la panchina?"- fece un cenno alla scritta, ghignando -" Ora è nostra."-

Sasuke si affrettò a posare nuovamente gli occhi sui documenti che si era portato dietro, cercando di mascherare il sorrisetto che gli era nato negli occhi.

 

19 November, fourty-nine years [49 anni]

Rome, Italy [Sasuke Uchiha]

From pancs you can reading a novel. [Sulle panchinepuoi leggere un romanzo]

 

Sasuke Uchiha distolse gli occhi dalla pagina che stava leggendo, sbattè più volte le palpebre e poi si decise a togliere gli occhiali da lettura, strofinandosi gli occhi. Quello che vide una volta sollevate le palpebre fu una macchia indistinta di giallo, verde e marrone, ogni tanto con qualche ombra nera che producevano le persone che passavano davanti a lui.

Ancora peggio, si disse, inforcando nuovamente gli occhiali da vista e solo allora il mondo riprese i suoi contorni distinti. Le sue diottrie erano cominciate a calare da quando si era recato in Giappone: sforzare così tanto gli occhi, stando ore ed ore davanti ai computer e a lavorare al microscopio finquando non cominciava a vedere tutto sfocato, l'aveva portato ad una forma grave di astigmatismo, e anche il fatto che i primi tempi non avesse portato assiduamente gli occhiali come gli aveva consigliato l'oculista [Per evitare di aumentare i gradi, gli aveva detto Kabuto a suo tempo.] non aveva fatto che peggiorare il suo problema.

Era rimasto nella sua terra natale per soli sei anni, ma aveva ottenuto più risultati lui che un qualunque altro medico al suo stesso livello di esperienza. Era stato lui l'unico chirurgo a mettere a punto, prima sul piano teorico e poi sul piano pratico, un vero trapianto di cervello.

Come già lui aveva pensato, i dottori alle dipendenze di Orochimaru erano già mille miglia più avanti rispetto a quello che l'opinione pubblica sapeva: avevano già  clonato diversi individui, compresi Kabuto e Orochimaru, e ben diciassette dei trentadue cloni erano vivi e perfettamente in salute.

Compreso quello del maestro.

Il solo ed unico problema di fronte al quale si era trovato Sasuke era stato sfruttare il corpo del clone per collocarci il cervello del suo datore di lavoro. Infatti i due corpi, avendo la medesima struttura cellulare e lo stesso DNA, avevano organi assolutamente intercambiabili tra loro, con un rischio di rigetto praticamente nullo.

Non potevano, però, limitarsi a trapiantare il pancreas sano nel corpo originale di Orochimaru, sarebbe stato inutile [Sasuke poteva tranquillamente affermare che l'unica cosa che funzionava bene in quella serpe schifosa era il cervello.]. Con tante belle parole e lusinghe affettate, l'uomo aveva fatto capire al neurochirurgo che lui era l'unico al mondo abbastanza ambizioso da tentare una follia come quella.

E di follia si trattava, se ne era reso conto solo alla vigilia della prima prova sperimentale: stavano per uccidere un individuo innocente per far continuare l'esistenza di un vecchio terrorizzato all'idea di morire.

Quanto si era sentito orgoglioso Sasuke quando aveva presentato il suo progetto, che aveva creato da solo, al personale medico che lavorava con lui...e soprattutto la pura adrenalina che gli era schizzata nel sangue quando gli era stato concesso il via libera all'unanimità!

Con il senno di poi, si era reso conto di essersi comportato come un idiota: aveva ucciso due persone solo per il suo tornaconto personale, solo per una gratificazione come medico. Se ci avesse pensato prima avrebbe potuto sottrarsi all'esperimento; se non fosse stato così accecato dalla sua brama avrebbe potuto anche salvare la vita a quel tale Kimimaro, ovvero il clone di Orochimaru.

Invece aveva avuto la brillante idea di capire la cavolata che stava facendo alla vigilia dell'intervento, quando ormai il ragazzo era già stato narcotizzato e pronto per il trapianto, e non aveva avuto altra scelta che cominciare.

L'operazione era durata a lungo perchè difficilissima e soprattutto di assoluta precisione; la rabbia di Sasuke verso il suo maestro, reo di averlo circuito con belle parole solo per ottenere l'immortalità, l'avevano portato a rendere l'operazione più lenta del dovuto, lasciando il cervello dell'uomo privo di ossigeno per più di venti ore*.

Anche se l'operazione era andata a buon fine ed Orochimaru si era risvegliato, le cellule celebrali avevano subito danni irreversibili ed ora l'uomo era bloccato su una sedia a rotelle, in stato vegetativo.

Sasuke si riscosse da questi pensieri del passato, che risalivano a più di quindici anni prima, tornando a leggere il libro che si era portato da casa. Se si concentrava troppo su quei ricordi rischiava di non dormire la notte, e non era consigliabile per un neurochirurgo arrivare a lavoro assonnato. E anche per il suo aspetto non era esattamente il massimo, l'insonnia.

Oltre al problema agli occhi, l'espressione sempre corrucciata del suo volto gli aveva fatto venire delle antiestetiche rughe d'espressione, soprattutto sulla fronte e agli angoli della bocca e i capelli che avevano cominciato ad ingrigire da due anni a quella parte erano coperti dalla tinta, grazie al cielo. Tutto sommato la sua situazione non era delle peggiori: il suo fisico era ancora tonico e slanciato e le rughe gli conferivano un'aria più interessante, ma Sasuke dovette rimangiarsi qualunque apprezzamento sul suo aspetto quando intravide Naruto.

Se per lui i segni del tempo non erano ancora molto marcati, per Naruto erano inesistenti: ancora biondissimo [E di certo lui non si tingeva.], non portava gli occhiali e sembrava identico all'ultima volta che l'aveva visto. Ad un esame più attento, però, Sasuke si accorse che c'era qualcosa che non andava.

L'uomo camminava a testa bassa, totalmente vestito di nero, e sembrava muovere le spalle come se avesse il singhiozzo. Quando finalmente arrivò vicino a lui, Sasuke si accorse che stava piangendo.

-" Cosa è successo?"-

Naruto si sedette lentamente, cercando di dominare gli spasmi nelle spalle con scarso successo. Quando riacquistò un po' il controllo gli lanciò un'occhiata liquida, disperata.

-" Sasuke..."- si coprì il volto con le mani.

-" Naruto, smetti di fare il cretino e dimmi cosa è successo."- afferrò il braccio dell'amico nel panico, non sapendo assolutamente come consolarlo. Era la prima volta che vedeva il biondo piangere, e lui non aveva mai consolato nessuno.

-" M-mio padre. E' morto."-

Sasuke ammutolì, limitandosi a stringere di più la presa sulla maglia dell'amico. Sentiva che Naruto voleva continuare a parlare, e non lo interruppe.

-" Mio padre era...Dio, Sasuke, mi ha insegnato a leggere e a scrivere, mi ha insegnato tutto quello che so! Ha-ha pianto al mio m-matrimonio, capisci? Piangevano lui e mia madre, come due fontane...s-sembra ieri quando ...Sasuke, non può...- gli si spezzò la voce e i singhiozzi fluirono liberi assieme a delle parole incomprensibili.

Sasuke frugò nelle tasche alla ricerca di un fazzoletto, lo passò a Naruto e si tirò indietro sulla panchina, poggiando la schiena alle stecche di legno.

-" S-s-sas-..."-

-" Sono qui Naruto. Ci sono. Sono qui."- gli sussurrò, fissando ostinatamente la schiena che l'altro, essendo chinato in avanti, gli rivolgeva.

-" Stavolta è toccato a te, scemo"- borbottò Naruto.

Sasuke staccò la schiena dalla panchina, avvicinando il viso all'orecchio dell'amico -" Sono un uomo che non ama avere debiti."-

Con un sospiro, il biondo strofinò con forza un'ultima volta gli occhi asciugando le lacrime e poi provò a sorridere, anche se il risultato che ottenne fu più una smorfia che un sorriso.

-" Devi ripagare tutte le volte che ho speso il mio tempo per te."-

Sasuke si accigliò -" Non esagerare, usuratonkachi. In tutta la mia vita ti ho visto tre o quattr...-

-" Compresa questa sono cinque."- lo corresse l'altro e quando il moro sollevò gli occhi al cielo in un gesto di stizza, cominciò  ad elencare le volte in cui si erano visti, contandole sulla punta delle dita -" Una volta ti ho salvato da quelle ragazze."-

-" Oh, per piac..."-

-" Un'altra volta, ti ho aiutato a prendere una decisione e non ho sollevato obiezioni."- lo interruppe alzando un altro dito.

-" Ci mancherebbe al...-

-" Ho passato il mio compleanno con te, e la torta che la mia mogliettina mi aveva preparato era sciolta quando sono tornato a casa."-

Sasuke gli lanciò uno sguardo di sufficienza -" Era meglio quando piangevi, usuratonkachi. E poi, sei sposato?"-

-" Non sviare, usura-coso - a proposito, cosa significa? Vogliamo ricordare la volta in cui ho reso stupenda questa panchina così scialba?"-

Sasuke lo fissò accigliato, poi sospirò e borbottò qualcosa che somigliava ad un insulto. Naruto lo ignorò, tirando su col naso e continuando a fissarlo. L'altro cominciò a sentirsi a disagio sotto quello sguardo accusatore e finse di essere molto interessato ad alcuni uccellini che volavano sui rami  degli alberi intorno a loro.

-" Grazie."-

La voce di Naruto era morbida, il viso lievemente rosso sulle gote. Distolse anche lui lo sguardo posandolo a terra. -" Si, insomma. Per essere venuto, e..."-

-" Piantala, usuratonkachi."- lo rimbeccò Sasuke, ma anche la sua voce era meno secca del solito.




Fine capitolo 2

 

Spiegazioni

*Shina:diminutivo di Kushina. Diciamo che l'ho inglesizzato.

*You moron: deficiente, ritardato. Teme, insomma

*I know english better than you: So l'inglese meglio di te.

*Usuratonkachi: testa quadra. Parola-tormentone di Sasuke, non potevo non metterla ^^

*Il logo di Naruto, in sostanza...xD

*Venti ore è il limite massimo entro cui il cervello può resistere senza ossigenazione.




Mi auguro che sia stata una letura piacevole.
A presto con il terzo e ultimo capitolo!

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Appleeatyou