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Autore: cloe cullen    04/07/2010    36 recensioni
"Ma stanotte ho deciso di accontentarti...farò l'amore con te Bella..." Ambientata dopo che Edward lascia Bella in New Moon...ma se prima di lasciarla avessero condiviso un'esperienza che avrebbe cambiato le loro vite per sempre? come reagirà Bella? Edward tornerà da lei...? Leggete in molti!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap 48 Ehm..ehm..ehm. Ok, mi vergogno, mi sento super ultra mega assolutamente mortificatissima per questo madornale ed epico ritardo. T_____T vi giuro mi è spiaciuto da morire ma proprio sono rimasta incastrata con gli esami all'università e vi assicuro che ci provavo a scrivere ma ogni volta mi ritrovavo a pensare "Cloe, devi studiare, hai poco tempo.." ed entravo in panico e se non sono serena non riesco a scrivere e..beh lo so sono giustificazioni ma vi assicuro che mi dispiace tantissimo. Cmq adesso sono libera e dovrei riuscire a postare un capitolo a settimana fino alla fine della storia (che comunque entro l'estate dovrebbe proprio concludersi). Solo mi piacerebbe tanto sapere che la seguite ancora anche se ho fatto passare tutto questo tempo =(( Mi seguite ancora vero? quindi me la lasciate una recensioncina anche solo per dirmi che non mi avete abbandonata? *_____*
Prometto niente più ritardi e sparizioni lunghe un mese. :)
Vi mando un mega bacione prostrata a implorare il vostro perdono col capo cosparso di cenere (Ok...vabbè tendo ad eccedere col melodramma alle volte hihi).
Xo Xo Cloe
P.S= Spero che il capitolo vi piaccia ;) e grazie per le vostre numerose e bellissime recensioni  allo scorso capitolo anche se era un pò triste. Questo migliora lo giuro :)
P.P.S= Se non sapete che fare e siete alla ricerca di qualche ff Ed/Bella leggete questa e questa entrambe di KStewLover. Sono entrambe assolutamente splendide e dolci  e scritte in modo coinvolgente e appassionante. Mi raccomandooo..io le adoro entrambe!!!


POV BELLA

“Isabella Marie Swan. Non ti azzardare a prendermi per stupido perché sai che non lo sono” sbottò mio padre, imporporandosi considerevolmente.

Era arrivato da dieci minuti, proprio durante l’ora della pappa dei piccoli e aveva iniziato con un terzo grado che, francamente, non mi aspettavo.
“Non c’è niente che non va” mentii, raccogliendo la crema di verdure col cucchiaino.
“Certo certo. Sono giorni che non mi chiami, e le poche volte che hai risposto a Renee sembravi uno zombie. E ora vengo qui e .. e vedo che ne hai anche l’aspetto. Sei pallida, stanca e..e si può sapere dove diavolo è tuo marito?”
Sussultai a quella domanda “Dai suoi” risposi.
“Avete litigato?” disse accigliandosi.
“Papà gli serve un motivo per andare a trovare i suoi? In fondo è casa sua..”. sapevo che mio padre mi conosceva troppo bene per bersi una storia simile.
“No, questa è casa sua.” Obiettò.
Sospirai rumorosamente, desiderando scacciare il nodo che mi opprimeva la gola. Cosa avrei potuto dirgli? Che cosa accidenti voleva? La verità?
Bene eccola la verità.
Papà Edward vive qui ma ci passa il minor tempo possibile da qualche giorno a questa parte perché ogni singola volta che cerca di parlarmi o anche solo guardarmi io mi allontano. E lo vuoi sapere perché? Perché vorrebbe convincermi ad uccidere mio figlio… perché sai probabilmente questo bambino e troppo ‘vampiro’ per una fragile madre umana come me.
Era questo che voleva sentirsi dire?
No…decisamente no.
“Va tutto bene”
“Bella non dirmi che va tutto bene. Avete una specie di crisi..matrimoniale?” azzardò, probabilmente in pieno imbarazzo.
“Papà ti prego rilassati. Si risolverà tutto”
“Ah ah” esplose “allora è vero che c’è qualcosa da sistemare. Lo sapevo, io me lo sentivo!”
Alle sue parole Eddy si spaventò e sussultò così che la pappa gli finì tutta spiaccicata sulla guancia. Lizzie sembrò divertirsi molto della cosa e scoppiò a ridere mentre vedevo le lacrime iniziare a racogliersi agli angoli dei suoi occhi.
“No…no amore di mamma non piangere” sussurrai prendendolo sotto le ascelle e portandolo verso il lavandino.
“Elisabeth Cullen non ridere di tuo fratello. Non è carino” la rimproverai. Forse era troppo piccola per capire davvero un rimprovero ma avrebbe dovuto accorgersi del tono della mia voce. E comunque avevamo notato che l’intelligenza dei gemelli si sviluppava più rapidamente di quella dei bambini normali. Se anche il bimbo nella mia pancia avesse avuto uno sviluppo simile al loro…
Scossi il capo scacciando quel pensiero.
Portai la mano libera ad accarezzarmi il ventre. Il mio bambino era perfetto così..era unico e speciale , proprio come Liz e Eddy.
Presi una spugnetta e ripulii il visino del mio bambino finchè non ci fu più alcuna traccia di sporco e gli stampai un grosso bacio sulla boccuccia.
Lui si aprì in un enorme sorriso.
“Ancora pappa?”chiesi
Edward continuò a ridere “Tì”
Lo riposizionai sul seggiolone.
“Bella sai che non è nella mia natura essere invadente in particolar modo con te ma…”
Sospirai profondamente. Lo sapevo benissimo, voleva delle spiegazioni, voleva delle risposte. Solo che… a me veniva solo da piangere o da urlare, a seconda dei momenti.
E quello era decisamente un momento.
“Papà scusa devo..devo andare un secondo in bagno e..” non terminai la frase e corsi fuori dalla cucina, rifugiandomi in salotto.
Scacciai con prepotenza le lacrime che piano piano avevano iniziato a scendere bloccandone il flusso.
Non dovevo farmi vedere debole da papà, non dovevo farlo preoccupare. Presi dei lunghi respiri, tentando di contenere il dolore che mi scuoteva quando sentii il suono del campanello.
Dlin dlon.
Probabilmente era Alice o Esme o Carlisle. Non venivo mai lasciata sola, per paura che potessi stare male, specialmente adesso che tra me e Edward..beh, specialmente adesso.
Nessuno mi aveva ancora parlato apertamente della mia situazione. Alice mi consolava quando piangevo, Esme si occupava di me e Carlisle mi visitava e controllava la gravidanza. Ormai ero di poco più di quattro settimane ma era come se avessi già passato il primo trimestre, anzi, riuscivo a sentire e a vedere ormai un rigonfiamento nel mio ventre. Ma nessuno aveva più affrontato l’argomento …abo…
Deglutii al solo pensiero.
 Forse si aspettavano che cambiassi idea..o forse no. Non lo sapevo..ma vivevamo in un limbo.
Tornai sui miei passi e, malgrado tutto ciò che volessi fosse stare da sola, aprii la porta.
E rimasi estremamente sorpresa quando davanti a me ritrovai…
“Taylor..” sussurrai.
“Bella..” abbozzò un vago sorriso ma non mi fu difficile notare i suoi occhi posarsi per svariati secondi sui miei capelli in disordine, sui miei vestiti stropicciati e soprattutto sulle mie guance bagnate.
Le strofinai col dorso della mano, come se quel gesto avrebbe potuto far sparire il dolore che era palese io stessi provando.
“Che succede?” domandai.
“Credo di poterti fare la stessa domanda”. Mi fissò serio “Sono giorni che non ti vediamo all’università. E non hai risposto a nessuna delle chiamate di mia sorella.”
Abbassai inconsapevolmente il viso al pavimento. Lo sapevo di essermi comportata male: Ashley era una ragazza dolce e eravamo davvero diventate buone amiche in quei mesi e certamente non si meritava un trattamento del genere da parte mia. Ma cosa avrei potuto dirle? Come avrei potuto spiegarle cosa stava succedendo?
E forse…forse  non avrei nemmeno avuto la forza di spiegarle, di raccontarle l’agonia dei giorni senza Edward.
Tutto ciò che volevo fare e accoccolarmi a letto e immaginare di avere le braccia fredde di mio marito che mi circondavano, pronte a proteggermi.
E alle volte quasi mi capitava di credere quasi che fossero vere. Mi svegliavo nel cuore della notte e ancora nel limbo della semi incoscienza potevo quasi giurare di sentirle protettive intorno a me
Ma poi la mattina la realtà piombava su di me come un macigno.
Io ero sola…
A quel pensiero non riuscii a trattenere una lacrima.
“Se …” mi schiarii la voce “Se è per il saggio su Cime Tempestose non ti preoccupare..ehm, sto lavorando alla mia parte..” balbettai nel disperato tentativo di aggrapparmi ad un argomento che non mi facesse scoppiare a piangere.
“Bella, cosa accidenti stai blaterando?”
“Io..il saggio..ci sto lavorando ecco..anche se non sono venuta..”
“Credi davvero che sia qui per quello stupido saggio? Bella non dire assurdità.” Mi bloccò immediatamente “Bella sono venuto qui prima che lo facesse Ashley e ti assillasse con le sue domande. E credimi era questione di giorni e lo avrebbe fatto. Perché è terribilmente preoccupata. E se proprio vuoi saperlo lo sono anche io…”
Alzai lo sguardo e incontrai i suoi profondi occhi blu scrutarmi con sincera preoccupazione.
Ero consapevole di starli facendo soffrire. Stavo facendo soffrire tutti quanti, ma io..io non sapevo come fare altrimenti…
“Scusami..” mormorai solamente scacciando l’ennesima lacrima.
“Bella io non voglio le tue scuse. Voglio solo che mi spieghi cosa c’è che non va. Voglio che ti fidi di noi..siamo tuoi amici. Qualunque cosa non vada..magari ti possiamo aiutare..”
Allungò la mano e mi carezzò la guancia, bagnandosi le dita. Era bello sentire il suo tocco gentile sulla guancia e indugiai avvertendo il calore della sua pelle contro la mia che mi trasmetteva un minimo di conforto.
Quanto avrei voluto che fosse vero. Quanto avrei voluto che davvero lui o sua sorella avessero potuto fare qualcosa per sistemare la mia vita…ma era impossibile.
“Non c’è niente che puoi fare..”
“Lascialo decidere a me” mi spronò “Vieni a fare due passi, dai. Poi giuro che ti lascerò in pace se è davvero quello che vuoi…”
“Taylor, davvero io vi voglio bene ma..ma questa cosa è più grossa delle vostre possibilità” dissi in un soffio “E’ più grossa anche delle mie in realtà…”
“Per favore” Taylor era determinato, glielo leggevo negli occhi. Non si sarebbe arreso, non se ne sarebbe andato senza una spiegazione…
E sapevo anche che la sua non era né invadenza né curiosità data dall’interesse che aveva sempre manifestato nei miei confronti. Lui ed Ashley mi volevano bene, e lo sapevo perché era la stessa cosa che provavo io per entrambi.
Lanciai un’occhiata al corridoio. Sentivo le voci di papà e dei bambini provenire dalla cucina.
“Lo so che non sto molto simpatico a Edward, ma se è solo questo il problema…”
Scossi il capo, zittendolo all’istante.
Sentirlo pronunciare il suo nome riportò soltanto un’altra ondata di lacrime all’angolo dei miei occhi.
“No, lui non c’è. Non c’è..” spiegai “senti Taylor..dammi dammi solo un paio di minuti, ok?”
Annuì e io tornai in cucina.
Liz e Edward ridevano tirando i baffi di Charlie mentre lui tentava di convincerli a mangiare la pappa.
Erano così dolci insieme che, per un attimo, un breve sorriso spuntò sulle mie labbra. Ma immediatamente l’immagine di mio marito che tutte le sere dava la cena ai piccoli mi invase la mente e mi trapassò il cuore come una coltellata.
Inghiottii il magone.
“Papà senti devo uscire qualche minuto. Puoi..?”
“Certo tesoro, non preoccuparti.” Disse serio “Ma sappi che non accetterò più misteri Isabella. Voglio la verità su cosa sta succedendo e non accetto bugie..”
Sospirai. Era ciò che tutti continuavano a chiedermi.
Che cosa sta succedendo?
Ed era davvero la sola domanda a cui anche io avrei voluto dare una risposta sincera…
Infilai le scarpe e mi ritrovai di nuovo davanti alla porta d’ingresso. Taylor stava appoggiato allo stipite, le mani in tasca, lo sguardo serio rivolto al giardino dove i fiori che aveva piantato Esme facevano bella mostra di sé.
Non appena sentì il rumore dei miei passi si girò e mi rivolse un sorriso di incoraggiamento.
“Ok, sono tutta tua adesso..” sospirai.
Scendemmo gli scalini del portico e ci avviammo, percorrendo il marciapiede di Maple street.
Per alcuni minuti nessuno dei due fiatò, anzi ci muovevamo piano godendo dell’aria fresca della sera e per un attimo desiderai tanto restare semplicemente così, senza parlare, senza dover dare spiegazioni.
Ma sapevo che era impossibile visto che lui era venuto da me proprio con quello scopo.
E infatti…
“Allora..” iniziò.
“Allora..” replicai.
“Bella, ti prego voglio solo aiutarti” mi diede una piccola spinta e quando alzai gli occhi incontra i suoi li vidi brillanti e sinceri. Vidi gli occhi di un amico.
Ma come facevo a dirgli la verità senza che lui pensasse che fosse uno scherzo o che mi inventassi storie assurde per levarmelo di torno? Non potevo che mentire, anche se…forse…
Forse potevo modificare la realtà e raccontargli una sorta di mezza verità…
Mi prese per mano e mi condusse un paio di centinaia di metri più avanti, in un piccolo parco giochi dove di tanto in tanto io e Edward portavamo i bambini. Ora era vuoto, mentre ormai la luce della sera iniziava a scemare lasciando spazio all’oscurità e tutte le famiglie del quartiere dovevano essere a casa a cenare.
Mi accoccolai su un’altalena e Taylor fece lo stesso con quella al mio fianco.
Presi un profondo respiro.
“Sai che non ti giudicherei mai” mormorò.
Annuii. “Sono incinta Taylor” dissi tutto d’un fiato.
Mi voltai e vidi chiaramente la sorpresa farsi largo sul suo viso mentre il suo sguardo si posava sulla mia pancia, coperta da una camicia piuttosto larga.
“Ma..ma…oddio..”
“Sono al quinto mese” lo anticipai dandogli qualche spiegazione prima che me le chiedesse lui. In fondo se secondo i calcoli di Carlisle la gravidanza sarebbe durata altri due mesi al massimo dovevo fingere di essere più in la coi tempi. E poi una sporgenza c’era e coi vestiti larghi che portavo molte donne sarebbero potute passare inosservate fino a gravidanza avanzata.
“Ti ho scioccato?” sogghignai.
“No..beh insomma..forse un po’. Sei cosi’ giovane e hai già due bimbi”balbettò “beh..ma se tu sei felice…se vuoi essere di nuovo madre sono contento per te…”
“Sì..beh non ce l’aspettavamo. E’ stata una sorpresa enorme..” sussurrai.
“Sai, io però penso che le sorprese siano le cose migliori nella vita. Insomma se tu sei felice e Edward è felice…”
A quelle parole non riuscii a trattenere un gemito.
Se Edward è felice.. Lui non lo sapeva ma aveva centrato il punto.
“Ah” capì “Edward non vuole un altro bambino?”
“E’ più complicato di così” tentai di spiegarmi senza scendere in impossibili dettagli “Ci sono dei problemi con la gravidanza. Diciamo che..non va tutto secondo i piani”
“Aspetta aspetta. Frena” mi intimò alzando la voce “cioè stai dicendo che potrebbe capitare qualcosa a te o al bambino?”
“Direi più che altro a me. E’..complicato Tay, ti prego non posso spiegarti ora.” Dissi “ma io e Edward abbiamo..due visioni opposti di come affrontare la situazione. Lui dice che rischierei la mia salute per…per niente in pratica e vorrebbe che..beh hai capito..”
“Vorrebbe che tu abortissi” sussurrò mentre io rabbrividii al suono di quella orribile parola.
Rimanemmo così, in silenzio mentre la notizia si faceva pian piano strada in Taylor.
“Beh,” sospirò “Non posso dire di non capire il punto di vista di Edward. Lui ti ama e ha paura di perderti ma..”
“Non ho bisogno di questo” lo bloccai gelida “Non ho bisogno di un'altra persona pronta a dirmi che non vale la pena lottare per mio figlio.”
“Ma..” continuò ignorandomi “se mi lasciavi finire stavo per dirti che capisco anche te e perché non vuoi…perché non puoi fare del male al tuo bambino. Credimi, lo capisco meglio di chiunque altro.”
Lo fissai e vidi che teneva gli occhi bassi, fissi sulle sue mani intrecciate. “Lo so perché ci sono passato…” mormorò.
“In che senso?” chiesi in un sussurro, confusa e interessata da quell’uscita improvvisa.
Prese un lungo respiro e poi parlò. “Avevo sei anni quando mia madre è morta”
Lo fissai scioccata. “O mio Dio..io non..Taylor mi dispiace io..se non ne vuoi parlare…”
Scosse il capo “No, va tutto bene. E’ successo molto tempo fa, ma tu ascoltami ti prego. Mia madre scoprì di essere incinta ed era così..così felice. Lo eravamo tutti: mio padre e io poi, non vedevo l’ora di avere un fratellino o una sorellina. Era il mio sogno”
Sorrise piano perso in quei ricordi di bambino che molto probabilmente gli erano un po’ confusi.
“Ma durante la gravidanza mia madre scoprì di avere un cancro al fegato. Era ad uno stadio avanzato e per poter avere qualche speranza di salvarsi avrebbe dovuto fare la chemioterapia e quindi..”
“Abortire..” finii io per lui in un sussurro.
“Già” confermò “Ma non lo fece. Io allora ero troppo piccolo per capire davvero cosa stesse succedendo. Ma li sentivo litigare ogni sera e papà urlare e..vedevo che nessuno era più felice. Mia madre si stava spegnendo piano piano davanti ai nostri occhi e lui non poteva fare nulla per fermarla. E un giorno..lo ricordo perfettamente perché era estate ed eravamo in casa solo io e lei. Eravamo stesi sul lettone e io..sentii il bambino tirare un calcetto e..” si fermò prendendo un respiro profondo  e pulendosi velocemente la guancia, sempre senza guardarmi. Intrecciai la mia mano nella sua.
“..e ricordo che lei mi disse Taylor, non so se papà riuscirà ad amare questo bambino quando io non ci sarò più. Devi promettermi che tu lo amerai e lo aiuterai a crescere. E glielo promisi e..e in tutti questi anni ho cercato di mantenere al meglio la promessa. Fu dura soprattutto all’inizio. Mamma..lei morì quando Ashley aveva pochi giorni di vita e..papà..fu molto dura per lui. Rimanemmo con i nonni e lui..per mesi non riuscì a guardare mia sorella negli occhi o a tenerla in braccio perché..assomigliava troppo alla mamma..”
Strinsi la sua mano più forte, per dargli il coraggio di continuare e mi resi conto che anche i miei occhi erano inondati di lacrime.
“Ma poi un giorno..Ashley aveva circa un anno e si fece male e ricordo che perse molto sangue e la portammo in ospedale. Papà non la lasciò mai da sola e..beh da  quel momento cambiò tutto quanto. Credo che alla fine papà imparò ad amarla proprio perché lei assomigliava tanto alla mamma. Perché in qualche modo una parte di lei vivrà per sempre in Ashley… Però per mia sorella non è semplice. Lei è sempre allegra e solare, ma è una maschera: lei sa che sua madre è morta per lei, per farla nascere.”
“E’ terribile” gemetti “Si..si sentirà così in colpa..”
Annuì “Sì..ma io cerco di farle capire che la mamma lo ha fatto perché …quello di mamma è stato il più grande gesto di amore che abbia mai visto. E io cerco ancora oggi di mantenere la promessa: cerco di farle capire che è amata.E che se mamma potesse rifarebbe tutto allo stesso modo..”
Appoggiai il capo sulla sua spalla “Mi dispiace..averti fatto ricordare tutto questo..”
“Non fa nulla” rispose “Spero possa aiutarti a capire che..che non è facile per lui, per Edward, che tu corra dei rischi. Ora capisco papà..e come deve essersi sentito, il tempo che gli ci è voluto per accettare la perdita della donna che amava. Non litigate, non trinceratevi dietro dei muri senza capire le ragioni l’uno dell’altra. Cercate di parlarvi…di comprendervi, è importante”
Mi scaccia veloce le lacrime che mi imperlavano le ciglia. “Dio, hai ragione..”
Avevo passato giorni rifiutandomi di parlargli, di ascoltarlo, arroccata nella convinzione che lui odiasse il bambino e..senza pensare o valutare realmente le sue paure. Avremmo dovuto parlare, confrontarci, aprirci, discuterne e invece…
Ed ero stata io la prima a fare l’errore di chiudermi in me stessa.
Mi alzai si scatto. Forse non era troppo tardi
Forse avevo pensato ad alta voce perché sentii Taylor rispondermi “Non è mai troppo tardi se ci credi veramente…”
“Tay..io forse dovrei..andare..”
Mi sorrise “Vai..però Bella, sii sincera con me. Tu..tu …quello che hai non è così grave vero?”
“Non posso..entrare nei dettagli ma…”
“Dimmi solo che non morirai”
“No” risposi decisa “No, assolutamente no. Ci sono dei rischi ma..con Edward so che posso superare tutto”
Abbozzò un sorriso. “Mi fido di te. E ora vai da lui.”
Camminai a passo spedito fino a casa e non appena arrivata notai che i bimbi dormivano  nei loro seggiolini sorvegliati dallo sguardo vigile di papà.
Mi precipitai immediatamente verso di loro e iniziai a staccare i seggiolini dalle basi per caricarli in macchina senza doverli svegliare.
“Bella ma si può sapere che accidenti fai?”
“Io” biascicai “Devo..devo sistemare le cose con Edward papà”
“Ma ma..i bambini..”
“Li porto con me “ risposi convinta “siamo una famiglia tutti insieme e… e i problemi li risolviamo insieme.”
“Bella…”
“Papà, ti prego fidati di me. Prometto che domani ti spiegherò tutto ma fammi..fammi parlare con mio marito adesso” implorai.
Lui annuì e io mi precipitai fuori casa e, dopo averli posizionati sul sedile posteriore, partii.
Edward doveva essere dai Cullen certamente.
E se non mi avesse ascoltato?
No..lui doveva ascoltarmi. E io..io dovevo ascoltare lui. Perché eravamo una famiglia. E le famiglie restano unite, sempre. Non vengono spezzate dai problemi..semmai fortificate. E io ed Edward avremmo trovato il modo di superare anche questo momento.
Dovevamo trovare il modo.
Guidai veloce e in pochi minuti parcheggiai nel vialetto.
Vidi che Liz e Edward erano ancora addormentati e, non volendo svegliarli, estrassi direttamente i loro seggiolini portatili e mi avviai verso la casa ma, una volta percorsi pochi metri, sentii delle voci provenire dal boschetto che costeggiava il giardino.
Cauta cambiai la mia meta e mi avvicinai, attratta da quei tono che ben conoscevo.
Erano Esme e ..Edward.
Mi accostai ad un albero e quando li vidi…sentii il mio cuore spezzarsi in mille pezzi.
Edward stava…stava piangendo
No, ovviamente no. Lui non poteva piangere. Non tecnicamente almeno. Eppure teneva le mani contro il viso e il suo corpo era scosso dai singhiozzi mentre Esme gli carezzava la schiena.
“Io non posso perderla mamma.. non posso” disse Edward.
“Lo so tesoro. Ma prova a metterti nei suoi panni. E’ lo stesso motivo per cui lei non può fare..quello che le avete detto..lei non può Edward. Non può..”
“Lei crede che non ami questo bambino. Crede che non lo voglia. Ma io lo voglio. Ma lei..lei è il mio tutto e io..”
A quelle parole avanzai inconsapevolmente di un passo e spezzai un ramoscello. Entrambi si girarono verso di me: probabilmente erano così presi da non essersi accorti della mia presenza silenziosa.
“Bella?” Esme mi fu subito vicina “Che succede?”
“Niente..” risposi “io..io devo parlare con Edward..”
Esme mi sorrise debole “Vuoi che porti dentro casa i bambini?” lanciò un occhiata ai piccoli addormentati.
“No” scossi il capo “Li voglio qui..”
Esme mi carezzò la guancia e sparì, allontanandosi velocemente.
Immediatamente Edward fu al mio fianco e accarezzò la testolina di Lizzie, visibilmente preoccupato.
“Stanno male? E’ successo qualcosa?”
“No, avevamo..avevamo bisogno di te” mormorai, tentando di frenare le lacrime. Era così bello averlo lì, guardare il suo viso, perdermi nei suoi occhi. Anche se ritornava ai miei occhi l’immagine di prima..lui distrutto e in singhiozzi…
Alzò una mano per accarezzarmi ma, prima che lo facesse, inconsciamente un mio bracciò si parò davanti al mio ventre e rabbrividii. Era stato più forte di me..probabilmente un istintivo gesto di proteggere mio figlio.
Lo vidi congelarsi e il suo braccio cadde nuovamente lungo il suo fianco.
Stupida, stupida Bella! Lo sai che non vi avrebbe fatto del male! Che diavolo fai!
Trattenni il respiro quando Edward arretrò di un passo e si voltò.
Andava via.
Se ne andava via da me.
Sentii il panico invadere ogni poro del mio corpo, mentre ero paralizzata dalla paura.
No no no no. Non poteva..non poteva andare via..nooo.
Io avevo bisogno di lui.
Io..io lo amavo.
Io…
Improvvisamente si girò verso di me e mi guardò fisso per qualche strano motivo che io non riuscivo a capire.
“Cosa..cosa hai detto?”La sua voce era così flebile che a mala pena riuscii a sentire la sua domanda.
“Non ho detto nulla” balbettai confusa tentando disperatamente di far decelerare il mio cuore vedendo che l’unico motivo per cui Edward si era allontanato di qualche metro era prendermi una felpa che era posata sul tronco li vicino. E io che avevo creduto che se ne volesse andare via…
La posò sulle mie spalle ma vedevo che il suo sguardo era perso chissà dove “A cosa hai pensato un minuto fa?”
“Non..non so” risposi sempre più confusa dal suo comportamento
“Pensa a qualcos’altro. Un pensiero chiaro. Definito”
Anche se non capivo il suo comportamento tentai di mantenermi lucida e focalizzarmi su qualcosa di preciso e il mio istinto di mamma mi portò immediatamente a pensare ai miei bimbi addormentati li al nostro fianco.
Edward non smise mai di fissarmi, nemmeno quando la sua espressione divenne via via più frustrata. “No..non riesco a sentire i tuoi pensieri”
“Pensavo che ormai ti fossi rassegnato da anni” osservai.
“Eppure prima... ti ho sentita..” disse “Posso giurare di averti sentita per un istante… O forse, forse non ho sentito te…”
“Ma qui..qui ci siamo solo io e te”
Non riuscivo a capire che cosa volesse dimostrare. Era ovvio che non potesse avere sentito me: non ci era mai riuscito, mai. Mi concentrai di nuovo sul suo viso e vidi che il suo sguardo ora non era più puntato su di me. O meglio sì ma precisamente ..sulla mia pancia.
E all’improvviso capii.
“Credi che..fosse un suo pensiero?”
“Non so” balbettò “Non era un vero e proprio pensiero. Era più che altro un’emozione. Un’emozione che urlava Non andare via. Tu e il ..bambino siete legati..ha le percezioni del mondo grazie a te e tu..”
“E io prima ho avuto paura” ammisi abbassando lo sguardo “credevo che te ne stessi andando via, che ci lasciassi soli e..e ho avuto paura”
“E l’ha avuta anche lui” sussurrò
“Perché ti ama. Come ti amo io” dissi piano senza più riuscire a contenere le lacrime che iniziarono a rigarmi il viso. “Perché non ce la facciamo senza di te…”
Sentii le sue dita fredde sfiorarmi le guance bagnate “Ho paura..ho solo paura di perderti…”
“Anche io ho paura” sospirai “ma ho anche fede che..che le cose capitino per un motivo. E che c’è un motivo se ci troviamo in questa situazione  e..e ho fede. Edward ho fede che le cose si sistemeranno. E so..so che questo bambino è un miracolo per noi..”
“Io non voglio che pensi che non amo questo bambino” sussurrò “Perché lo amo…lo amo ma..”
“Ma ti senti in colpa perché hai paura per me” continuai carezzandogli il viso “ma è giusto che tu lo ami. E’ giusto Edward. E non significa che non ami me o che non ti importa di me solo perché..perchè ami anche lui. Io voglio che tu lo ami..lo voglio così disperatamente…”
Lo attirai a me, finchè le nostre fronti non si sfiorarono “Ti prego, ho bisogno di averti dalla mia parte”
“Io sono dalla tua parte. Ma non chiedermi di vivere ..o anche solo di immaginare di vivere una vita senza di te. Perché non posso…non ce la faccio…” mormorò.
“Non dovrai..non dovrai” tentai disperatamente di rassicurarlo “Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme niente, niente mi porterà via da te. Tantomeno nostro figlio. Lui ci ama..lo so che ci ama.” Sussurrai ferrea, le mie labbra a un centimetro dalle sue.
In quell’istante sentii un versetto e vidi che i bimbi si erano svegliati e ci guardavano sorridenti, senza capire cosa stesse succedendo.
In un battibaleno Edward li prese in braccio e li strinse forte al suo petto, baciando il capo di entrambi.
Li reggeva con facilità con un braccio e con l’altro cinse la mia vita e attirò anche me contro di lui. La sua mano libera però mi sfiorava la pancia a malapena.
E sapevo perché.
Intrecciai le mie dita alle sue e premetti la sua mano fresca contro la sporgenza del mio ventre. Ecco, ora eravamo davvero uniti tutti quanti.
“Edward.. ti prego, amalo” implorai.
“Io..io non posso amarlo..” disse.
Raggelai, ma prima che potessi dire alcunché continuò. “Non posso amarlo semplicemente perché lo amo già. Lo amo dal primo istante in cui ho saputo che eri incinta ma..avevo solo paura di ammetterlo con me stesso..”
“Andrà tutto bene” lo rassicurai affondando il capo e premendo le labbra contro il suo collo
“Non lasciarmi mai però.. “ mormorò sospirando “ ti prego giura che non ci lascerai mai perché io..io non posso immaginare che la nostra storia non avrà un lieto fine”
“Ce l’avrà. Ce l’avremo insieme.” Risposi convinta.
“Tutti e cinque insieme” disse dolcemente, sfiorando le mie labbra con le sue.
   
 
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