Anime & Manga > Il mistero della pietra azzurra
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Autore: Puglio    04/07/2010    1 recensioni
Secondo volume della saga "I Signori dell'Universo" seguito della serie "Nadia: il mistero della pietra azzurra". Nadia, Jean e gli altri sono partiti alla ricerca del significato della pietra che Kurtag ha affidato alla ragazza prima di morire. Winston è impegnato a trovare Nadia, prima che l'Ordine riesca a raggiungerla. Lisa, Michael e Hunter non riescono a rassegnarsi all'idea che la loro amica è là fuori, da sola... e intanto, i misteriosi assalitori che avevano raggiunto Nadia al porto sono ancora a piede libero...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suono delle campane penetrò dalle finestre socchiuse, accompagnando i raggi di sole del primo mattino. Lisa si risvegliò con la mente ancora impastata di sogni e di angoscia, e con le membra indolenzite. Dormire su quel vecchio divano non era certo il massimo della comodità; comunque, vista la situazione, non ci si poteva davvero lamentare.

E poi a qualcuno era andata anche peggio, pensò sorridendo, nel vedere Michael che si rigirava borbottante per terra, tutto avvolto in un panno tarlato.

«Buon giorno. Ha dormito bene?»

Lisa si sfregò gli occhi gonfi di sonno. Un uomo alto, in abito talare, aveva appena fatto il suo ingresso nella stanza, e la fissava amichevolmente. Reggeva tra le mani un vassoio, con un bricco da cui proveniva un intenso aroma di caffè.

«Caffè» mormorò Lisa. «Dio, ti ringrazio».

L'uomo emise una leggera risata e Lisa arrossì.

«Chiedo scusa, padre» disse.

«Nessun problema. Ci sono anche panini e biscotti» disse lui sottovoce, versando una tazza fumante e porgendola a Lisa, che la prese tra le mani riconoscente. «Lascio tutto qui. Se avete bisogno di qualcosa, sono in sacrestia».

«Padre...» lo richiamò Lisa. L'uomo si volse. «Grazie».

«Non c'è di che. Ah, nel caso si chiedesse...»

Lei inarcò le sopracciglia, portandosi la tazza alle labbra.

«...lo troverà nel chiostro».

Lisa arrossì. Nascose il volto dietro la tazza, trangugiando il caffè.

«... mmh...» mugolò, con la bocca piena. Lui rise, uscendo dalla porta scuotendo la testa.

Lisa lo seguì con lo sguardo, restando a fissare la porta che si richiudeva silenziosa. Quindi alzò gli occhi, sospirando. La stanza si stava pian piano riempiendo di luce. I vecchi armadi di noce, alti fino al soffitto, si svelavano ricoperti di polvere, sotto l'azione impietosa del sole che filtrava dalle finestre appena accostate. Le ante socchiuse lasciavano qua e là intravedere il lembo rosicchiato di un paramento di qualche tipo, mentre dal loro interno si spargeva tutt'intorno un vago profumo di canfora e incenso.

Michael si lamentò sommessamente nel sonno. Lisa abbassò lo sguardo su di lui, spostando poi gli occhi su Hunter e la sua famiglia, che dormivano tutti raccolti su un lettuccio improvvisato nell'angolo. Faceva caldo. L'umidità cominciava a farsi sentire, mischiandosi all'odore di sonno e di chiuso e producendo nella stanza una cappa opprimente.

Lisa si alzò in piedi sul divano. Sopra di lei, una finestra socchiusa lasciava penetrare un leggerissimo filo d'aria. Lei si allungò sulle punte, sprofondando leggermente sul divano sfondato; e con l'estremità delle dita, sfiorò l'anta della finestra, riuscendo ad aprirla di un poco: da fuori giunse il canto argentino di un merlo, appollaiato tra i rami di un albero di cui lei scorgeva appena le ultime frasche. Da lontano, arrivava il suono indistinto di qualche carrozza, e il vociare confuso che risaliva lungo la strada, oltre il parco della chiesa.

Una brezza leggera spinse le ante della finestra, socchiudendola di molto. Un alito fresco soffiò sul volto della ragazza, che chiuse gli occhi, inspirando piacevolmente. Ora era completamente sveglia, e cominciava a sentire persino fame.

Con un balzo, scese dal divano. Si avvicinò scalza al vassoio sul tavolo, raccogliendo un panino che si ficcò tra i denti, prima di agguantare qualche biscotto. Quindi raccolse i suoi stivaletti e uscì in punta di piedi, socchiudendo la porta e bloccandone la chiusura con il chiavistello, per far circolare un po' d'aria.

Il chiostro era ombreggiato e lì il caldo esitava ancora ad arrivare. La luce era comunque accecante e le colonne esposte al sole sembravano quasi risplendere di luce propria, tanto che Lisa dovette socchiudere gli occhi e ripararsi la vista con una mano.

Si infilò gli stivaletti e prese a camminare lungo il colonnato. Sulla destra, oltre una piccola porta di legno con grossi chiodi battuti, si apriva il passaggio che conduceva alla chiesa, mentre più avanti c'era un grande cancello, che collegava il chiostro allo stabile della canonica.

Winston era in piedi davanti al cancello. Le mani in tasca, un piede appoggiato al muricciolo del chiostro, fissava avanti a sé, fumando un mozzicone di sigaro in maniche di camicia. Lisa gli si avvicinò sommessamente, tanto che lui nemmeno si accorse di lei finché non gli fu praticamente accanto.

«Non le farà male, fumare appena alzato?» chiese lei. Si sentì arrossire nel momento esatto in cui aprì bocca. Prontamente, si volse di lato, socchiudendo gli occhi e concentrando il suo sguardo su un punto qualsiasi.

«Può darsi» fece lui, prendendo il sigaro tra due dita. «Ma comunque, sono già in piedi da un po'».

Lisa tacque. Aspettò che lui dicesse qualcosa, ma non sembrava molto loquace.

«Io...» fece nervosamente.

«Ho parlato con padre Collins» esordì Winston. «Dice che possiamo fermarci finché vogliamo».

«È un uomo molto gentile» commentò Lisa. Winston buttò a terra il mozzicone, pestandolo con la punta del piede.

«Comunque sia, oggi partiamo».

Lisa sollevò gli occhi a fissarlo in volto. «E per dove?» chiese.

«Ancora non lo so» ammise Winston. «Ma confido che da qui al momento della partenza avrò le idee più chiare, in proposito».

«Forse potremmo andare a cercare Nadia, come ci eravamo proposti...»

Winston nicchiò. «No, non credo che sia una buona idea. Non prima di essere riusciti a chiarire alcune cose, almeno».

Lisa morsicò un biscotto. «Quali cose?»

«Per esempio...»

Lui abbassò lo sguardo su di lei. Colta da un improvviso turbamento, Lisa strabuzzò gli occhi, cercando un punto in cui guardare che non fosse imbarazzante come fissare il suo volto. Abbassò gli occhi sul suo torace ampio e tonico, che gli si intravedeva sotto la camicia slacciata.

No. Se possibile, era anche peggio.

«Sono buoni, quei biscotti?» fece lui. Lisa sussultò. Con un biscotto ancora tra i denti, allungò la mano ad offrirgliene uno, fissandolo di sottecchi.

«Coa diea pia?»

Lui aggrondò. «Mandi giù, se no non si capisce» fece, dando un morso al biscotto. Lisa si sforzò di ingoiare il boccone.

«Cosa diceva prima?» chiese di nuovo, schiarendosi la voce. Winston ammiccò.

«Che ci sono alcune cose da chiarire. Per esempio, cosa sono le Quattro Arche di cui parlava il diario di Kurtag e che ruolo avrebbe la sua amica in tutta questa storia... sono convinto che il Reggente avesse scoperto qualcosa in proposito, e che sia stato ucciso per questo».

«Cosa glielo fa credere?»

«Il fatto che i nostri nemici abbiano aspettato a muoversi solo adesso. Avrebbero potuto aspettare, vedere come si svolgevano gli eventi, ma la situazione dev'essere in qualche modo precipitata. Hanno dovuto correre ai ripari, per non perdere la situazione di vantaggio che avevano. Per questo hanno messo a tacere il vecchio De Molay, e mi hanno trasformato in un ricercato. Questo mi fa anche pensare che non abbiano ancora messo le mani sulla sua amica, altrimenti non avrebbero mai visto la mia partenza alla sua ricerca come un effettivo pericolo».

«Questo è di qualche conforto» sospirò Lisa.

«Sì, ma non si illuda» la corresse subito lui. «Prima o poi riusciranno a catturarla, se non li precediamo e non troviamo il modo per contrastare le loro mosse».

«E come pensa di fare?» domandò Lisa. «Il Consiglio, a quanto ci ha raccontato, non esiste praticamente più...»

«Non il Consiglio di cui facevo parte» disse lui. «Ma il Consiglio in sé esiste ancora, e con esso tutte le informazioni che ci servono. La prima cosa da fare, è trovare tutto ciò che il Reggente aveva raccolto sulla sua amica e sulla sua storia. Non so se e quante informazioni avesse, anche se sono del tutto sicuro che qualcosa sapesse».

«Ma come, lei non ne era informato?» domandò Lisa, perplessa. «Com'è possibile? La facevano lavorare su qualcosa che nemmeno conosceva?»

Lui sogghignò. «Benvenuta nel mondo degli agenti segreti» fece. «Comunque, sono certo che se ci fosse stata lei al mio posto, li avrebbe di sicuro indotti a rivelarle ogni cosa, grazie alla sua insistenza martellante...»

«Non litighiamo» lo interruppe Lisa, ansiosa. «Non voglio, non è il momento».

Sorpreso dalla reazione della ragazza, Winston si irrigidì. Finì di mangiare il biscotto, quindi si spazzò le dita dalle briciole, sfregando le mani tra loro.

«Come vuole. Comunque, l'unico posto in cui possiamo reperire questo genere di informazioni è l'archivio consiliare. Dobbiamo solo trovare il modo per entrarvi, e una volta là, sono certo che sarà possibile rintracciare qualcosa» concluse lui. «Resta solo un problema...»

«Quale?» fece Lisa, scuotendo la testa. Lui alzò le spalle.

«Chi ci mandiamo?» disse Winston semplicemente.

Lisa sospirò. Quindi, «credo di avere la risposta» disse, illuminandosi all'improvviso.



*



«Che cosa? Non se ne parla neppure!».

Michael si trincerò dietro a un muro di ostilità e paura. Con le braccia conserte, si sedette sul divano, piantando il muso.

«Michael, cerca di ragionare» fece Lisa, conciliante. «Sei l'unico che possa infiltrarsi là dentro».

«E perché non ci vai tu?» fece lui. Lisa sbuffò.

«Si era offerta, ma le donne non sono ammesse nel Consiglio» fece Winston. Lisa gli lanciò un'occhiata storta.

«Già» borbottò. «Comunque credimi: se potessi ci andrei io, razza di fifone che non sei altro».

«Parlate bene, voi, ma io rischio di rimetterci la pelle».

«A dire la verità non dovrebbe essere troppo difficile» ammise Winston. «Esiste la possibilità di farti entrare abbastanza facilmente».

Michael drizzò le orecchie. «Sul serio?»

«Sì. Il difficile sarà uscire».

«Oh. Perfetto...»

«Comunque» continuò Winston «questi tesserini che ho sottratto agli agenti che erano venuti a farmi la festa potranno tornarci utili» disse. «Non credo che la notizia della morte di quei tipi sia già stata comunicata ai livelli più bassi. Con un po' di fortuna, riusciremo a farti entrare e uscire senza problema... sperando che quelli fossero tutti agenti operativi».

Michael aggrottò la fronte. «E se non lo erano?»

«Vuol dire che non lavoravano in incognito. E per te sarebbe un problema se mostrassi il tuo tesserino a qualcuno che non riconoscesse il tuo viso».

«Michael, questo non è il momento di tirarsi indietro» esordì Hunter. «Se non cominciamo a muoverci in qualche modo, presto ci scopriranno e tutto sarà inutile. Dobbiamo trovare il modo di scoprire qualcosa, qualcosa che ci dia la possibilità di pianificare un'azione. È indispensabile, se vogliamo aiutare Nadia».

«Sì, ma...»

«Ho capito» bofonchiò Hunter, deciso. «Ci vado io».

«No!» gridò sua moglie, stringendogli il braccio. «Ti prego, non andare! È troppo pericoloso».

Lui strinse le labbra. «Agatha...»

«Va bene, ho capito» disse Michael, allargando le braccia rassegnato. «Vado io. Ditemi quello che devo fare, avanti».

«Bravo» fece Winston allegro, mostrandogli i tesserini. «Allora, chi preferisci essere? Boswell, Richardson... o MacIntyre?

Michael allungò la mano torvo, strappandone uno a caso.

«Perfetto agente Boswell. Sei appena stato assunto dal Consiglio. Ci aspettiamo tutti grandi cose da te» scherzò Winston. Michael fece una smorfia.

«Come procediamo?» domandò Lisa, con apprensione. «Cerchiamo di non metterlo in difficoltà inutili, se possibile...»

«Già, se possibile» commentò Michael, caustico.

«Per prima cosa, ti accompagneremo al palazzo del Consiglio» fece Winston. «È lì che si trova l'archivio. Noi non potremo entrare con te, perché in quel posto sono piuttosto conosciuto. Una volta dentro, quindi, sarai solo. Dovrai scendere al livello tre, ripeto, tre, superando tutti i sistemi di sorveglianza: si tratta di quattro posti di blocco, posti uno all'ingresso e gli altri all'inizio di ogni piano».

«Fantastico...»

«Ancora una cosa. Per accedere all'archivio, dovrai recuperare un'autorizzazione. È indispensabile, perché nessuno può entrare senza, c'è una procedura da seguire. Una volta nell'archivio, dovrai cercare in qualche modo di restare solo, perché ciò che cerchiamo si trova in una sezione riservata, e data la situazione, sono sicuro che sarà oggetto di particolari attenzioni...»

«In altre parole, sembra tutto molto facile» ironizzò Michael.

«In effetti, sarà divertente» ridacchiò Winston. «Se non ti farai ammazzare».

«E noi che faremo?» chiese Lisa. «Intendo... ce ne staremo lì ad aspettare senza far nulla, mentre lui rischia la vita?»

«Lei ha un conto in banca?» le chiese Winston. Lisa strabuzzò gli occhi.

«Sì» balbettò. «Perché?»

«Perché abbiamo bisogno di soldi. Il più possibile. È probabile che dovremmo spostarci parecchio nei giorni a venire, e per farlo serve denaro».

«Io...»

«Userei i miei fondi, ma sono controllati. Se provassi a toccarli, verrei rintracciato in pochissimo tempo».

«Usate anche i miei» fece Hunter, d'accordo con la moglie. «Lo faccio volentieri».

Winston nicchiò. «No, lei ha una famiglia. Anzi, ho già parlato con padre Collins, e sta cercandovi una sistemazione sicura, per tutti e tre».

«Ma...»

«Niente da fare» tagliò corto Winston. «So che ci tenete a dare una mano, ma non posso pensare di portarvi con me. Questi due» disse, ammiccando a Lisa e Michael, «sono soli, e possono muoversi liberamente. Lei ha una moglie e un figlio. È giusto che rimanga».

«Maledizione, io...» lamentò Hunter con un grugnito. Winston sorrise.

«Apprezzo il suo desiderio di aiutarci. Ma può darci una mano anche da qui. Le passeremo tutte le informazioni che riusciremo a trovare, attraverso padre Collins. Sarà lui il nostro contatto, così saremo tutti più sicuri».

«Vorrà dire che mi guarderò intorno, e vedrò di scoprire cosa succede in città, e nei palazzi del potere» fece Hunter sommessamente. «Ho ancora delle conoscenze in giro, e parecchie carte da giocare».

Winston annuì, deciso. «Bene, ma cerchi solo di stare attento. Tutto ciò che le chiedo è di non gettarmi sulla coscienza un'intera famiglia, lei compreso... siamo intesi?»

«Quando andiamo?» fece Lisa. Provava una insolita eccitazione e non vedeva l'ora di partire. L'idea di poter finalmente fare qualcosa di concreto per aiutare Nadia la esaltava.

«Subito» fece Winston. «Preparatevi, mangiate qualcosa... insomma, fate quello che dovete fare. Vi aspetto tra mezz'ora davanti alla canonica».

«E lei dove va?» fece Michael. Winston sorrise, estraendo un sigaro dalla tasca della giacca.

«Ad adempiere a una vecchia abitudine» rispose, uscendo mentre si infilava il sigaro tra le labbra.



*



Appoggiato a una colonna, Winston fumava pensieroso. Lisa lo raggiunse alle spalle e lui, volgendo la testa a guardarla, si tolse il sigaro di bocca, spegnendolo contro il marmo.

«Già pronta?» fece. «Credevo che le donne fossero sempre in ritardo».

«Lei fa lo sbruffone, ma si vede benissimo che è preoccupato quanto noi».

Winston si incupì, trasformando il suo sorriso in una smorfia.

«Ora è diventata anche un'esperta nel capire le persone?» sibilò.

«Perché è sempre così...»

«Come?»

«Sul piede di guerra. Stiamo tutti dalla stessa parte, no?»

Lui la fissò a lungo, quindi «sì, è vero» ammise. «Ho paura. Temo per voi, perché possa succedervi qualcosa».

«Lei non deve preoccuparsi per noi, sappiamo cavarcela».

«Davvero?» rise lui. «Sapete cavarvela? Lasci che le spieghi. Siamo ricercati da persone che da quasi mille anni governano segretamente la politica mondiale. Hanno accesso a qualsiasi tipo di informazione, sono preparati, silenziosi, non temono nulla perché tutto è nelle loro mani. Credete davvero di potervela cavare con gente così? Allora siete solo dei poveri sciocchi».

«Ma lei è con noi, no?» sorrise Lisa. «Andrà tutto bene».

Lui sbuffò. «Io non sono stato nemmeno capace di proteggere il mio superiore. Cosa diavolo si aspetta da me?».

Lisa tacque, inarcando le sopracciglia. Fissò in silenzio il volto rabbuiato di Winston, seguendolo lungo il chiostro e girando insieme a lui attorno alle colonne.

«Ora non la riconosco» fece, divertita. «Fa il commiserevole?»

Lui rise, suo malgrado. «No» disse. «Mi dispiace, non ce l'ho con lei. La verità è che avevo solo bisogno di sfogarmi».

«Può farlo» fece lei, allungando una mano a sfiorargli la manica della giacca. Lui si voltò a fissarla negli occhi e lei avvampò. «Con me... può farlo. Può sfogarsi, se vuole».

«Perché?»

Lei alzò le spalle. «Non c'è un perché» rispose, nascondendo un sorriso. «O forse, perché mi accorgo che in lei qualcosa non va, e io mi preoccupo».

«Si preoccupa per me?» scherzò lui, infilandosi le mani in tasca. «E da quando?»

«Tendo ad affezionarmi alle persone» ammiccò lei. Lui si indurì.

«Non si affezioni a me» fece, tagliando corto. «È un consiglio che mi sento di darle».

«La scelta spetta a me, non trova?»

«Lei è sempre così?» si arrabbiò lui. «Non dà mai retta agli altri, non ascolta quello che hanno da dire? Perché è così dannatamente testarda?»

Lisa scrollò le spalle. «Non saprei» fece. «Diciamo che mi piace così».

Tacquero, camminando fianco a fianco lungo il colonnato, senza nemmeno guardarsi. Quindi «come mai ci ha portati qui?» saltò su Lisa, all'improvviso. Winston alzò gli occhi, fissando dritto davanti a sé.

«Conosco padre Collins da molti anni» disse. «È stato cappellano militare in India, nel contingente internazionale, proprio durante gli anni in cui mi trovavo là. Ma prima ancora è stato confessore del Primate di Inghilterra, nonché del Papa stesso, per qualche anno».

«Confessore del Papa?» rise Lisa. «Nientemeno. Non sapevo che anche per loro esistesse la necessità di confessarsi».

«Quando sei un Vescovo o un Papa, i tuoi peccati cessano di essere tali e cominciano a confondersi con i segreti di stato» disse Winston. «Più che un confessore, diciamo che padre Collins era qualcuno molto addentro agli affari segreti internazionali».

«Oh...»

«Quando combatti contro un nemico tanto forte, devi sceglierti un amico altrettanto potente» commentò Winston. «E tra i pochi poteri forti, la Chiesa rappresenta un'ottima soluzione, al momento. Almeno finché la guida un Papa fedele a De Molay».

«Capisco» fece Lisa, annuendo. «Molto astuto».

«Già...»

«Tuttavia» continuò lei «perché una persona così importante, un bel giorno ha scelto di rifugiarsi in una chiesetta sperduta nella South Bank?»

«Chissà» chiosò Winston «forse era semplicemente stanco di tutto quel potere».

«Sono pronto».

Entrambi si voltarono. Michael era sulla soglia, insieme alla famiglia Hunter. Non appena lo vide, Winston emise un verso di disapprovazione.

«No, non può mica venire conciato così» disse. «Sembra uscito dal peggiore libro di Dickens».

Michael si squadrò. Vestiva un completo alquanto sdrucito, non su misura, che gli cascava addosso come un mantello spiegazzato. La camicia, dal colletto leggermente liso, presentava anche uno strappo ad uno dei polsini.

«Non ho altro» lamentò lui. «E non abbiamo modo di comprarne uno nuovo».

«Penso di poter trovare qualcosa tra i miei vecchi vestiti» suggerì padre Collins, facendosi largo da dietro gli Hunter. «A occhio e croce direi che abbiamo più o meno la stessa misura».

«Abito scuro, e cravatta nera» fece Winston. «Non può sembrare Arlecchino».

Padre Collins sorrise, ammiccando. Winston sospirò.

«Bene, signori. Direi che questo è un addio» disse alla fine, rivolgendosi agli Hunter e allo stesso padre Collins. «Una volta che saremo partiti da qui, se tutto andrà come deve andare, non ci rivedremo per forse molto tempo. Mi raccomando: fate il possibile per non uscire allo scoperto e per attirare troppo l'attenzione su di voi, perché d'ora in avanti non ci sarà nessuno a proteggervi. Abbiamo a che fare con della gente in gamba, che sa quello che fa e sa come ottenere quello che vuole. Non so come andrà a finire, e se ce la caveremo, ma per quel che mi riguarda» disse, volgendosi verso Lisa, che lo fissava tesa «farò quanto è in mio potere per assicurarmi che non accada nulla a nessuno di voi».

Loro si guardarono l'un l'altro, scambiandosi occhiate nervose e preoccupate.

«E ora, se siete pronti, andiamo» concluse Winston, riprendendo la parola dopo una breve pausa. «E buona fortuna a tutti quanti. Credo proprio che ne avremo un gran bisogno».



  
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