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Autore: Hotaru_Tomoe    04/07/2010    0 recensioni
Dopo la morte di Silente le strade di Severus ed Oleander si dividono: lui fugge con Draco e i Mangiamorte, lei resta ad Hogwarts. Nel frattempo Harry e tutti i suoi amici iniziano a percorrere il sentiero che li porterà verso lo scontro finale con Voldemort. Un anno lunghissimo, costellato di confronti, indagini, scoperte, intrighi ed avventure.
Questa fanfiction è il seguito de "Il vaso di Pandora".
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Severus ed Oleander'
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CAPITOLO 2 – NOTTE STELLATA. E POI L’ADDIO

Oleander spense l’ultima candela del negozio, si smaterializzò e ricomparve in prossimità della barriera della Scuola di magia. Sbuffò, infastidita dal caldo umido ed appiccicoso, e pensare che solo pochi giorni prima si lamentava per il vento gelido che sferzava l’aria. Che giugno del cavolo! Avevano ragione i gemelli, era un tempo assurdo.
Costeggiò il margine della Foresta proibita, dalla quale si levò un suono sordo e gutturale, alcuni abeti si piegarono come fossero canne di bambù ed il gigantesco faccione di Grop fece capolino da dietro di essi “Oooleeee.” la indicò con un dito. Assomigliava più ad uno sguaiato grido da stadio che ad un saluto, ma costituiva un notevole progresso rispetto ai primi tempi, quando i suoi gesti inconsulti facevano sudare freddo gran parte del personale di Hogwarts, nonchè i centauri costretti a sopportare quell'ingombrante inquilino.
“Buonasera Grop.” gli rispose con un sorriso, agitando la mano.
Arrivata in camera fece appena in tempo a cambiarsi, indossando dei pratici vestiti babbani (vecchi jeans scoloriti e la felpa bianca di una tuta) quando un elfo domestico bussò alla porta: “Signora, perdoni signora, il preside Silente desidera vedere la signora. Subito.” E per essere ancora più eloquente puntò un braccio magro verso il corridoio.
Oleander raggiunse in fretta il grosso portone di pietra che permetteva l’accesso alla presidenza, pronunciò la parola d’ordine “Muffins alla nocciola” e salì dal preside.
Dall’inizio di quell'anno scolastico, e precisamente dal momento in cui aveva appreso che Severus era stato scelto come insegnante di Difesa contro le arti oscure, Oleander non poteva negare a se stessa di provare un certo risentimento nei confronti dell’anziano mago.
I ragazzi sostenevano che quella cattedra fosse stata maledetta da Voldemort in persona e anche se Albus Silente aveva sempre negato la cosa, beh… il fatto che nessun professore fosse mai riuscito a conservare il posto per più di un anno, qualche dubbio lo faceva sorgere. Senza contare che molti dei sopraccitati professori avevano fatto una fine orribile: lei riteneva che l’incarico di spia di Severus gli facesse correre già sufficienti pericoli, senza dover andare a cercarne altri a tutti i costi.
Aveva espresso queste preoccupazioni anche a Severus, ma l’uomo le aveva liquidate come semplici sciocchezze e non vi aveva dato peso, contento di essere riuscito a conseguire l’agognata cattedra.
Tuttavia le inquietudini della donna non erano svanite, ma si erano aggravate con il tempo e le notizie funeste di continui attacchi alla comunità magica, tanto che ogni volta che vedeva tornare Severus da qualche missione provava sollievo, come se il mago dovesse morire da un momento all’altro, e faceva il conto alla rovescia di quanto mancasse alla fine dell'anno scolastico. Assieme a quel disagio era cresciuta anche l’irritazione nei confronti del preside: perché non la insegnava lui quella dannata materia?
Comunque, qualsiasi sentimento negativo Oleander potesse provare, si dissolse nel momento in cui entrò nello studio di Silente e lo vide sprofondato in poltrona: in quel momento sembrava solo un vecchio stanco, affaticato e provato dal dolore. L’occhio le cadde inevitabilmente sulla mano annerita e carbonizzata; Silente, accortosene, la coprì con la lunga manica della sua veste blu notte, dichiarando tacitamente che quello non sarebbe stato argomento di conversazione, quella sera. La donna sospettava che Severus sapesse cosa fosse accaduto all'anziano preside, ma su quell'argomento la sua bocca era sigillata al pari di quella di Silente. Il vecchio preside di tanto in tanto la invitava nel suo studio per una tisana e per parlare della situazione presente, le aveva anche raccontato qualcosa delle sue lezioni con Harry, però non c'era verso di fargli dire come si fosse procurato quella terribile ustione. Ad ogni modo, non occorreva essere Hercule Poirot per capire che si era trattato di un incidente molto grave e, di quei tempi, grave poteva essere solo sinonimo di Voldemort.
“Professor Silente.” Oleander piegò la testa in un cenno di saluto.
“Vieni, Oleander.” il mago le sorrise, indicando la poltrona davanti alla sua. Nell’attraversare lo studio Oleander udì un *HIC* piuttosto forte, un inequivocabile singhiozzo da ubriaco e strabuzzò gli occhi castani dietro le lenti dei suoi occhiali. Sibilla Cooman era sdraiata su un divano in un angolo buio della stanza, in uno stato simile ad un coma etilico e biascicava parole indistinte. Il dolciastro odore dello sherry arrivava fin lì. “Ma-ma…” balbettò la maga dai cupi capelli viola.
“Accomodati pure.” proseguì il preside in tono gioviale, come se un membro del corpo docenti non giacesse affatto lì, in uno stato indecoroso.
Oleander scosse la testa, abbastanza abituata alle stranezze di entrambi per passarci sopra “Posso fare qualcosa per lei?”
Circa un’ora dopo Oleander lasciò la stanza di Silente piuttosto stanca e con un fastidioso cerchio alla testa: l’anziano mago aveva pensato di inserire il suo laboratorio di Cristallogia e talismani magici (ora facoltativo e saltuario) tra i corsi ufficiali di Hogwarts per gli ultimi due anni, ma il progetto di cui le aveva parlato era così fumoso e vago che Oleander non riusciva a capire se era solo un’idea estemporanea del preside o qualcosa di veramente concreto. E poi, era davvero così urgente da doverne parlare quella sera? Una pendola battè le ore e la donna si stupì: non si era resa conto di essersi trattenuta così tanto nello studio di Silente.
Decise di uscire un attimo su un balcone a prendere una boccata d’aria fresca per schiarirsi la mente. Tirò una porta-finestra già socchiusa e vide che anche Harry Potter era lì, seduto sulle piastrelle a fissare le stelle, perso nei suoi pensieri.
“Ti spiace se ti faccio compagnia?”
La voce nasale e acuta di Oleander lo fece trasalire. Istintivamente la mano del ragazzo era corsa alla tasca dei pantaloni dove teneva la bacchetta, ma si era fermato immediatamente, una volta riconosciuto il suo interlocutore “No, affatto.”
"Scusa, non volevo spaventarti. Ho solo bisogno di un po' di aria." La maga si accomodò a cavalcioni del cornicione del balcone, appoggiandosi alla parete di pietra. I due restarono a lungo in silenzio ad ammirare la volta celeste. Ad Harry piaceva la compagnia di Oleander: era una delle poche persone che non lo aveva assillato e soffocato con continue domande tipo “Stai bene?”, “Sicuro che è tutto a posto?” dopo la perdita di Sirius. Era un presenza discreta e di questo le era grato.
“Le stelle sono più belle quando non devi studiarle.” disse la maga dopo un po’.
“Vero.” Il ragazzo sorrise. “Ah, prima ero passato nella tua stanza, ma non c’eri. Volevo sapere se puoi riparare questa clessidra magica di Hermione: una volta che la sabbia è scesa, non si gira più da sola e lei diventa matta se non riesce a cronometrarsi durante gli esercizi di Aritmanzia.” La lanciò alla donna.
“Ancora…” gemette Oleander.
“Ti è già capitato?”
“Sì, ne parlavo qualche giorno fa ai gemelli Weasley: da un po' gli oggetti magici e le pietre sembrano aver perso efficacia, durano molto meno del previsto. E io non ho idea del perché.”
“Io sì – la voce del ragazzo si fece tagliente all’improvviso – è colpa di Voldemort.”
"Come?"
"Me l'ha detto stasera il professor Silente. Mi ha spiegato che a questo mondo ogni cosa è in equilibrio: bene e male, magia positiva e oscura, luce e tenebra; a tratti prevale l'uno, a tratti l'altro, ma alla fine tutto si bilancia. La terra vive grazie a questo equilibrio, ma quando uno dei due elementi prende un sopravvento eccessivo sull'altro, tutto ne viene toccato: le stagioni sono stravolte, le pietre perdono i loro poteri, gli incantesimi non funzionano a dovere, gli eventi catastrofici si moltiplicano e si riverberano anche sul mondo babbano. E' ciò che sta succedendo in questo momento."
Oleander riflettè: era vero, solo a maggio Francia e Spagna erano state devastate da tre tempeste di potenza inaudita, in Cina c’erano stati due fortissimi terremoti e Los Angeles era circondata da violenti incendi. Certo, questi eventi naturali rientravano nell’ordine delle cose della Terra, erano sempre accaduti, ma in quel periodo la forza e la frequenza di quelle sciagure era a dir poco preoccupante. Ed inoltre gli assalti e gli agguati diretti dei mangiamorte, si erano fatti più frequenti. Senza dubbio una grossa quantità di energia negativa si stava diffondendo ovunque e anche pietre e cristalli, alla lunga, ne risentivano. Il ritorno del più temuto mago oscuro aveva dunque anche effetti di quel genere? E se questa volta l'equilibrio della Terra non si fosse ristabilito? Rabbrividì, nonostante l’aria immota e pesante. "Il professor Silente ti ha detto questo?"
"Beh, il succo era questo, ma dire il vero ha fatto un discorso molto, molto più lungo. Però - si grattò la testa imbarazzato - non lo ricordo molto bene... non era del tutto sensato... mi pare... ah! Sono un po' confuso e molto stanco." Harry sospirò pesantemente e si mosse, evidentemente a disagio.
"Hai dei dubbi, vero? Sulle tue ‘lezioni’ con il professor Silente."
"Sì! Noi esaminiamo ricordi, ci immergiamo nel passato di Ridde o altre persone, analizziamo, scopriamo indizi, ma... tutto sommato mi sembra di non fare alcun progresso. Vorrei dei risultati, adesso!" il ragazzo picchiò un pugno sulle mattonelle del balcone, frustrato.
Oleander lo guardò di sottecchi: era solo un ragazzo, non ancora maggiorenne e aveva già affrontato molto più di quanto un uomo - mago o babbano - affronta in tutta la vita, ma restava pur sempre un ragazzo. Ancora una volta si chiese se Silente avesse davvero le idee chiare, a volte gli sembrava quasi che l'anziano mago incoraggiasse Harry allo scontro diretto con il mago oscuro, basandosi solo su quella famosa profezia.
Alla fine disse, non sapeva se rivolta più a se stessa o ad Harry, "Mah... stiamo pur sempre parlando di Silente: lui sa qual è l'obiettivo finale di tutto ciò, anche se ci arriva per vie contorte. Almeno credo."
Harry ridacchiò "Questo non è molto rassicurante, sai?"
"Spiacente, io non so offrire di meglio. Ora ti conviene tornare nel tuo dormitorio, prima che un vero professore ti scopra ancora alzato. Non mi sembra che ti occorrano altre punizioni, no?"
Oleander restò ancora un po’ a guardare le stelle, finchè da lontano non vide avvicinarsi alla scuola una figura scura che sembrava scivolare sull’erba e si diresse verso le stanze di Severus.
Il mago sembrava più che mai in vena di polemiche “Su un balcone in bella vista, con una *cosa* bianca addosso… perché non ci dipingi un bel bersaglio? I mangiamorte ti ringrazierebbero.”
“Con le difese che possiede questa scuola, i mangiamorte non possono nemmeno avvicinarsi, come ti farebbe notare Hermione Granger, e la *cosa* per tua informazione si chiama felpa.”
Severus fissò per un momento il suo abbigliamento con occhio critico “Un sacco di iuta sarebbe più elegante. Non capisco perché ti ostini ad indossare stracci babbani.”
“Perché sono comodi! Senti un po’, Severus – Oleander si piantò le braccia sui fianchi – se hai così voglia di litigare, vado a cercarti un Molliccio, così ti sfoghi con lui.”
Il mago scrollò le spalle e si portò ad una finestra, maledicendosi silenziosamente: non aveva avuto intenzione di essere così brusco, stava semplicemente sfogando su di lei lo stress dell’ennesima missione senza risultati. Non si sarebbe stupito se ora Oleander se ne fosse andata sbattendo la porta, invece sentì le mani robuste della donna posarsi sulle sue spalle indolenzite e muoversi piano, in piccoli cerchi, per sciogliere la tensione accumulata. “Dimmi – proseguì lei – cos’è successo? Non ci piove che tu abbia un carattere spaventoso, ma non è da te scattare a questo modo, se non c’è una valida ragione.”
Di fronte all’ostinato silenzio dell’uomo, Oleander gli andò di fronte. “Mmh… allora devo scoprirlo chiedendo a qualcun altro? Perché sai benissimo che lo farò.”
Il mago storse le labbra in una smorfia: oh, lo sapeva eccome. “Oggi con Lupin abbiamo scoperto che altri tre Auror mandati a cercare Olivander sono stati vittime dei Dissennatori.” Mosse qualche passo nervosamente per la stanza: Draco non si fidava più di lui e non riusciva a far confessare al ragazzo quale piano avesse in mente Lord Voldemort, quello sciagurato di Potter non riusciva a star lontano dai guai nemmeno immobilizzato con un Petrificus Totalus, i Dissennatori e i Mangiamorte si andavano radunando sempre più numerosi attorno all’Oscuro Signore. La ricerca degli horcrux procedeva a rilento e Albus non gli permetteva di partecipare, lasciando tutto nelle mani di quel ragazzino arrogante; inoltre sentiva che presto avrebbe dovuto adempiere il compito promesso al vecchio preside: presto, troppo presto, sarebbe giunto quel giorno… si sentiva frustrato e impotente.
Oleander sapeva che l'unica cosa che poteva fare per lui era provare a distrarlo, anche solo per un po’, dalle mille preoccupazioni che lo affliggevano e fargli dimenticare brevemente il pesante fardello che l’uomo si era caricato sulle spalle.
"Quando hai finito di demolire i compiti dei tuoi allievi, ti aspetto in camera mia." 

Piton si risvegliò all’alba e si volse a guardare la donna al suo fianco, che dormiva scomposta, aggrovigliata tra le lenzuola, la testa semisepolta sotto al cuscino: al risveglio i suoi capelli corti sarebbero stati un disastro. La cosa gli strappò un lieve sorriso. Allungò una mano e le sfiorò una spalla nuda. Da un lato avrebbe voluto parlarle di tante cose: il voto infrangibile, Lily Evans, la promessa con Albus… glielo doveva. Per come sopportava i suoi malumori, per quegli attimi di serenità che gli stava donando, perché lei lo amava, amava lui, un ex-mangiamorte, perché era stata un dono insperato e inaspettato e per questo così prezioso.
Ma d’altro canto, più di tutto, sentiva di doverla tenere al sicuro, coinvolgerla il meno possibile in tutto quello che, inevitabilmente, sarebbe accaduto di lì a poco.
Se lei fosse stata al riparo, lontana dalla guerra, se fosse sopravvissuta, se questa volta fosse riuscito a salvare chi amava, allora non gli sarebbe importato nulla, nemmeno di morire. Per questo avrebbe continuato a tacere, anche se questo era come mentirle.
Allungò la mano verso la sua veste, buttata su una sedia vicino al letto ed estrasse dalla tasca una piccola fiala contenente un liquido denso e scuro. La guardò pensieroso a lungo, infine la rimise al suo posto, con la solita, impenetrabile espressione sul volto.
Poi Oleander scalciò nel sonno, colpendolo piuttosto forte su uno stinco, lui la svegliò senza tante grazie ed i due iniziarono la giornata con uno dei loro consueti battibecchi.
Pochi giorni dopo, giunse quella fatidica notte. 

Oleander stava preparando una colla speciale per aggiustare alcune bacchette magiche; Piton entrò nella sua stanza portando una teiera e due tazze colme di tisana ai mirtilli. La maga si tolse gli occhiali, guardandoli sospettosa come se qualcuno li avesse stregati. “Spiritosa.” sibilò l’ex-mangiamorte, porgendole la tazza.
“Grazie, ci voleva proprio.” accettò la tisana con un sorriso, bevve una lunga sorsata, ma poi fece una smorfia assurda e disgustata “Streghe e fattucchiere, Severus! E’ dolcissima! Ma quanto zucchero ci hai messo?”
Il mago la guardò offeso, poi borbottò “Neanche fosse pozione polisucco, quante storie.”
“D’accordo, d’accordo. – Oleander sospirò in tono teatrale – Per dimostrarti il mio amore, la bevo tutta d’un fiato!”
Il rumore di passi pesanti di parecchie persone nel corridoio le fece aggrottare la fronte: il suo alloggio non era nella zona dei dormitori, non potevano essere studenti; allora chi diamine stava facendo tutto quel chiasso? Fece per alzarsi, ma le gambe non la ressero e ripiombò pesante sulla sedia. In quel momento la sua mente tornò a due anni prima e la donna comprese cosa fosse una sensazione di deja-vù [1]. Alzò gli occhi, rivolgendo uno sguardo interrogativo e allarmato insieme a Severus, il cui volto era una maschera perfetta, seria ed inespressiva. Se stava provando qualcosa, non lo dava a vedere. Con grande sforzo provò a rialzarsi di nuovo, ma gli franò addosso “Perché?” fu l’ultima cosa che chiese prima di chiudere gli occhi, addormentandosi.
Severus l’adagiò delicatamente sul pavimento “Per dimostrarti anch’io il mio amore.”
Un ultimo bacio sulle labbra di lei, poi si alzò per raggiungere gli altri Mangiamorte, che si stavano scatenando nel vecchio maniero.
Si voltò un istante a guardarla sulla soglia della porta.
“Perdonami.”
Ed uscì.

 

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Note

[1] VdP - capitolo 10: Oleander finisce avvelenata dal liquido del Vaso di Pandora.

   
 
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