Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: londonlilyt    16/09/2005    5 recensioni
Oscar sapeva cosa voleva dalla vita, la sua carriera era la cosa piu' importante per lei, c'era poco posto nella sua vita per l'amore o le cose frivole. fino a quando il suo nuovo assistente, Andre', arriva in ufficio. I grandi occhi verdi e i suoi modi gentili le mostreranno un lato della vita che le era sempre stato negato dai suoi obblighi e doveri, facendo tremare le fondamenta di tutte le sue certezze. Ma Andre' ha un segreto, che presto si frapponera tra i due e la loro felicita', riusciranno a superare tutti gli ostacoli e rimanere l'uno affianco all'atro? BHE' LEGGETE E SCOPRITE!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Oscar sussultò al suono del citofono, cosa diavolo voleva il portiere, ora che era nel bel mezzo della su telenovela Sud Americana preferita!

-Cosa succede Fred?-

-Signorina c’é un certo Ryan Granier che vorrebbe salire da lei-

-Eh?- che voleva da lei Ryan? Poi sentì la sua voce in sottofondo che diceva: “Andiamo biondina fammi salire! Si gela qui!”.

-Va bene Fred lo faccia salire- rispose con un sospiro, pentendosene due segondi dopo, non aveva nessun motivo di parlare con il fratello di André.

Dieci minuti dopo gli apriva la porta.

-Salve biondina...che ti e successo ai capelli!- chiese indicando il caschetto corto e scalato che portava ora.

-Gli ho dovuti tagliare- ringraziando il cielo aveva evitato di commentare sulla felpa che indossava, anche se sapeva benissimo che apparteneva al fratello –cosa sei venuto a fare?-

-Non mi inviti ad entrare? Fa freddo e mi andrebbe davvero una tazza di caffé-

In silenzio si fece da parte per farlo passare, chissa perché era venuto?

-Stai andando da qualche parte?- chiese indicando gli scatoloni impilati in un angolo.

-Ho deciso di trasferirmi- rispose sparendo in cucina.

Pochi minuti dopo posò sul tavolo un vassoio con le tazze e la caffettiera.

-Allora cosa ci fai in cittá?-

-Siamo venuti per i festeggiamenti dell’ultimo dell’anno, e ho pensato di venire a vedere come te la passavi, non abbiamo fatto in tempo a rivederci prima delle feste- disse con finta innocenza, entrembi sapevano per quale ragione si era tenuta alla larga.

-Siamo?- chiese con presunta indifferenza.

-Si io e un gruppo di amici- la osservò con attenzione mentre sferrava il primo colpo –e mi sono dovuto portare dietro quel musone di André, visto che ci lascia stare nel suo appartamento sono stato costretto ad invitarlo-

-Ah...- André era tornato in cittá!

-Abbiamo intenzione di passare l’ultimo dell’anno nel piú famoso locale di spogliarello della cittá!- mentì con allegria.

-Eh!- alzò la testa di scatto, come si permetteva di portare André in un posto del genere!

-Ma si, oramai l’unico modo in cui riesce a rimorchiare una ragazza e pagandola- bevvé un sorso di caffé nascondere il sorriso che gli era spuntato nel vedere l’espressione scioccata di lei.

-Cosa vorresti dire?- sicurissima di aver sentito male.

-Lo sai, con quelle orribili cicatrici ormai nessuna ragazza normale lo vorrebbe piú- senza riguardo verso la sua incolumitá fisica decise di rincarare la dose –se vuoi il mio parere hai fatto benissimo a mollarlo, neanche io che sono suo fratello riesco a guardarlo-

-Oh, vedo che la tua tazza é vuota, aspetta che te la riempio!- gli offrì a denti stretti, afferrando la caffettiera calda e rovesciandogli il contenuto bollente dritto sull’inguine.

-Porca miseria!- scattò in piedi cercando di limitare i danni e riuscendo solo a bruciarsi una mano con quello che aveva nella tazza.

-Ma che sbadata, aspetta ti porto qualcosa per pulirti- disse con il tono di scuse piú falso che Ryan avesse sentito.

Tornò pochi secondi dopo con una bomboletta e uno straccio.

-Lascia che ti aiuti!- gli spruzzò sulla macchia quella che in seguito si riveló essere varecchina concentrata per sgrassare lo sporco piú incrostato, i jeans erano da buttare, non c’era speranza alcuna di salvarli dopo un trattamento del genere.

-Forse é meglio che me ne vada, prima che tu riduca a zero le mie possibilitá di mettere al mondo una nuova generazione di affascinanti Granier- se non fosse stato assolutamente fuori luogo sarebbe scoppiato a ridere.

-Faresti meglio, se non vuoi andartene con qualcosa di rotto- gli disse minacciosa –come ti permettiti di certe di tuo fratello! Le qualitá di André vanno ben oltre le apparenze fisiche!-

-Ma che t’importa? Tanto l’hai lasciato no?- ora si andava al cuore della faccenda.

-Ma non ho mai smesso di...- si fermò quando si rese conto a gioco stava giocando –vattenene Ryan e impicciati degli affari tuoi-

-Non capisco, lui ti ama e tu lo ami, come mai allora non siete a far pace dentro un letto, invece di piangervi addosso come delle lagne!-

-Non é semplice come credi- cercó di spiegargli a testa bessa.

-Vi amate e non avete nessun motivo per non stare insieme, non ti viene piú semplice di così-

-André non vuole piú avere niente a che fare con me- ammetterlo a voce alta faceva male.

-Cosa?- esclamó stupito –come puoi...-

-Me l’ha detto lui stesso!- lo interruppe arrabbiata, che diritto aveva di ficcanasare nel suo cuore spezzato –in ospedale-

-In ospedale?- cercó di fare mente locale di quando questo sarebbe potuto succedere, nelle settimane in cui André era sto lucido lei non si era fatta viva, quindi doveva essere successo...-e quando sarebbe successo? Quando lui era incoscente o quando era fatto di morfina?-

-Ti assicuro che...-

-Non ti é venuto il piú piccolo dubbio che magari, dico solo magari- le disse con enfasi non lasciandola finire –tu abbia frainteso?-

Lei rimase imbambolata a guardarlo con gli occhi sgranati, e se avesse ragione? Se avesse deciso di credere a quello che lui diceva solo perché  lei si sentiva responsabile per l’incidente? Una fiamella di speranza le si accese nel petto iniziando a bruciare sempre più viva, forse c’era qualche speranza....

-Zuccona!- la insultó spazientito – chiamalo e falla finita!-

Si accompagnó da solo alla porta e la lasciò sola a meditare.

Che fosse vero? Si chiese, se avesse davvero frainteso e le cose tra loro si potessero ancora aggiustare? Il solo pensiero le faceva battere il cuore all’impazzata, ora restava solo da vedere se avrebbe avuto il coraggio di fare il primo passo e chiamarlo.

André non poteva credere di aver ceduto alla fine, si era lasciato infilare infilare in un taxi, insieme a suo fratello e quegli idioti dei suoi amici e ora erano diretti ad un veglione di fine anno in qualche locale, per certo squallido conoscendo i gusti di suo fratello Ryan, lui invece avrebbe voluto starsene a casa e commiserarsi un’altro pó cercando di trovare il coraggio di contattare Oscar.

-Eccoci arrivati!- lo informò allegro il fratello –forza scendi-

Di mala voglia scese dal taxi, per rimanere pietrificato sul marciapiede.

-Che razza di scherzo é!- ma la portiera della macchina si chiuse prima che lui potesse rinfilarvisi dentro.

-Tu mio caro sei in missione qui- gli disse Ryan dal finestrino, indicando il palazzo in cui abitava Oscar –cerca di tornarne vincitore, o almeno convincila ad aspitarti per questa notte, visto che non hai le chiavi di casa!-

Con quello il taxi partì sgommando e gli sembrò di sentire un vago buona fortuna proveniente dal finestrino ancora aperto.

Non ci poteva credere, l’avevano mollato nel bel mezzo del campo nemico senza nessun tipo di arma, ne sarebbe uscito a brandelli, ma l’idea che l’avrebbe rivista tra poco, gli faceva battere il cuore come se in petto avesse un branco di cavalli selvaggi.

Oscar occhieggó la sua porta con sospetto, non era possibile, non poteva aver appena sentito il suo campanello suonare, eppure ne era sicura, chi poteva essere a quest’ora e per di più l’ultimo dell’anno? Visto che il portiere non l’aveva avvisata di avere visite, doveva essere qualcuno dei vicini di casa.

-Salve Oscar- la salutò André dalla soglia.

Quella era l’ultima persona che si sarebbe aspettata di trovare davanti alla sua porta.

-André...- non le uscì altro, era troppo sorpresa e dovette deglutire diverse volte, per cercare di mandare giù il nodo che gli si era formato in gola. Lui era fermo lì, nel corridoio davanti alla sua porta, con le mani in tasca e i capelli scompigliati dal vento.

-Cosa é successo ai tuoi capelli?- li aveva tagliati indecentemente corti, gli era sempre piaciuto infilare le dita nella loro massa morbida. Ma aveva notato anche il pallore acentuato e le mezze lune scure sotto gli occhi, i quali sembravano ancora più grandi, ma soprattutto più tristi , di come se li ricordava.

-Sono stata costretta a tagliarli, il fuoco li aveva rovinati- rimasero in silenzio a guardarsi, a quanto pareva nessuno dei due sapeva come comportarsi.

-Non mi inviti ad entrare? Qui fa freddo e io sono ancora convalescente sai- vedendola impallidire alla sua allusione sull’esplosione avrebbe voluto rimangiarsi tutto.

-Certo entra- aveva notato che era pallido e aveva perso peso, le venne una fitta la cuore al pensiero di quanto doveva aver sofferto.

André si blocco qualche passo oltre la soglia, nell’appartamento regnava il caos, c’era disordine da per tutto, scatoloni negli angoli e il luogo sembrava ancora più spoglio di come lo era l’ultima volta che vi era stato.

-Stai andando da qualche parte?- che stesse scappando?

-Ho deciso di trasfermi, non ho più un lavoro e non posso permettermi l’affitto di questo posto- non era esattamente una bugia ma una mezza veritá, se voleva avrrebbe potuto benissimo usare i risparmi che aveva messo da parte, almeno finché non avesse trovato un’altro impiego.

-Vuoi qualcosa da bere?- chiese evitando la sua occhiata scettica e invitandolo a sedersi.

-Un caffé andrá benissimo- rispose togliendosi la giacca e sedendosi, stando attento a non poggiare la schiena sulla spalliera del divano.

-Torno subito- era immensamente grata di una piccola tregua, era sotto sopra, cosa ci faceva li? Non le aveva giá detto di stargli lontana? Che fosse venuto invece per le cose che aveva lasciato lì? E se invece era venuto perché Ryan aveva ragione e lui provava ancora qualcosa per lei?

-Come sta tua nonna?- lo sentì chiedere dal salotto.

-Sana come un pesce, come sempre dal tronde- poi si diede dell’idiota, si era appena sbugiardata alla grande, sapere che lei aveva mentito e averne l’assoluta certezza, erano due cose completamente diverse.

-Piccola bugiarda-

Lei si voltò di scatto, la sua voce era troppo vicina, ed infatti lo vide appoggiato allo stipite della porta, con fare casuale.

-Dimmi perché sei sparita inventandoti una cosa del genere?- chiese avvicinandosi di più a lei e bloccandola contro il ripiano della cucina.

-Perché...non c’era più niente da fare per me all’ospedale, tu stavi bene...- balbettò incerta.

-Accidenti Oscar!- la interruppe arrabbiato, ma la rabbia fù in fretta rimpiazzata dalla disperazione –sei ancora talmente arrabiata con me, che non riesci a trovare un briciolo cuore per perdonarmi?-

-Io non...- tanto valeva prendere il toro per le corna e sperare che Ryan avesse davvero ragione –ho fatto solo quello che mi hai chiesto in ospedale, ti ho lasciato in pace e me ne sono andata-

-Cosa! Come? Quando!- non si ricordava un bel niente –se vuoi che la nostra relazione finisca qui e subito, basta dirlo, non hai bisogno di invertarti storie del genere-

-No non ho bisogno di inventarmi storielle- gli disse offesa –sei stato tu a dirmi di andarmene, quando hai ripreso conoscenza, che era tutto finito e che...- non riuscì a finire.

-E che?- la incitó calmo.

-E che era tutta colpa mia se eri ridotto in quelle condizioni- gli disse con un bisbiglio.

-Come!? Non é possibile, io non...- l’afferró per le spalle e la scosse con gentilezza –devi aver frainteso, quando mi sono svegliato e ti ho trovato li, ero solo contento che non ti fosse accaduto nulla, volevo dirti di starmi sempre vicino e di non lasciarmi più, volevo che mi perdonassi e che avessimo un’altra possibilitá di iniziare da capo-

-Davvero?- lo guardò negli occhi, quanto le erano mancate quelle iridi verdi che la guardavano con amore e speranza, proprio come ora.

-Davvero, come hai potuto credere una cosa del genere?- chiese stupito.

-Forse perché in fondo...- distolse lo sguardo dal suo -...in fondo sapevo, che era colpa mia se eri ridotto in quelle condizioni-

-Oscar...- sentì una goccia umida che gli cadeva sul dorso della mano ancora posata sulla sua spalla, erano lacrime.

-Avrei dovuto andare direttamente dai federali, invece di fare di testa mia, avrei dovuto convincerti a lasciar perdere tutto, invece ero così arrabiata che non ho pensato ad altro che uscire da questa faccenda con il minimo danno possibile. Non pensando che altre persone potevano andarci di mezzo, e...-

-No, no, no- cercava di asciugarle le lacrime che orami cadevano copiose ma invano, non l’aveva mai vista piangere –mio Dio Oscar come puoi anche solo pensare una cosa del genere! È stato un incidente, prenditela con Mark Spencer se vuoi dare la colpa a qualcuno, ma tu non c’entri nulla!-

-Mi dispiace André, per tutte le cose terribili che ti ho detto, per non averti dato un minimo di fiducia, per...-

-Basta così- le impose, posandole un dito sulle labbra e fermando quel fiume di scuse, inutili a suo parere –io ti amo, conta solo quello, se ti va di rincominciare da capo, possiamo iniziare a costruire da lì. Che ne dici?-

Lei sollevò piano il capo, gli occhi lucidi di lacrime e le lunghe ciglia scure umide di pianto, dargli un’altra possibilitá? E glielo chiedeva pure! Nelle ultime settimane si era sentita come se fosse passata attraverso l’inferno, senza vedere nessuna via d’uscita, ed ora se lo trovava davanti, più innamorato che mai e chiedendo il suo perdono.

Come al solito non riusciva a mettere a parole quello che le si agitava dentro, perciò fece l’unica cosa che tra loro funzionava meglio di mille discorsi fioriti, gli avvolse le bracia al collo per baciarlo, a lungo e fino a quando entrambi erano senza fiato.

-Allora quello...era un si?- chiese abbracciandola stretta come se non volesse più lasciarla andare.

-Si, si e ancora si!- gridò, ricoprendogli il viso di una pioggia di piccoli baci e sentendo il cuore in procinto di scoppiare.

-Bene, mi sei mancata tanto lo sai- le sussurrò dentro un orecchio, facendola rabbrividire.

-Anche tu mi sei mancato tanto. Ti amo André-

André l’afferrò per la vita e la fece sedere sul ripiano che le stava alle spalle, infilandosi tra le sue ginocchia aperte in modo da poter far aderire meglio il corpo di lei al suo, quanto gli era mancata!

-André...la tua...schiena...- riuscì a chiedere tra una boccata d’aria e l’altra.

-Amore, ora come ora, solo l’essere in punto di morte mi impedirebbe di fare l’amore con te!-

Con una risata spensierata, la prima dopo tante settimane, gli strinse più vicino cingendogli i fianchi con le gambe.

-Credo che staremo più comodi a letto- suggerì ansimando.

Senza dire una parola la sollevò di peso e si diresse correndo verso la camera da letto, dove la scaraventò sul materasso con un sorriso giocoso dicendole:

-Ora sei tutta mia, per sempre-

Due meravigliose ore dopo, Oscar giaceva ancora sveglia nel letto accanto ad André, il quale si era addormentato dopo aver fatto l’amore bisbigliandole un tenerissimo ti amo, ed ora dormiva appagato, stringendole la vita con fare possessivo e dividendo con lei lo stesso cuscino.

Ma lei non riusciva a prendere sonno, aveva paura che si sarebbe svegliata per scoprire che era stato tutto un sogno e che lui non era mai venuto a casa sua, quelle ultime ore erano state cariche di profonde emozioni, pensò sospirando,anche se tutto era finito nel più stupendo dei modi.

Non avrebbe sprecato questa nuova possibilitá che le era stata data, avrebbe coltivato con cura l’amore che l’uomo al suo fianco le aveva donato, e questa volta, i dubbi e le insicurezze sarebbero davvero stati cose del passato, il loro rapporto aveva affrontato una dura prova, ma erano riusciti a superarla, ora nulla li avrebbe separati, ed ogni ostacolo l’avrebbero superato insieme, uniti.

All’improvviso sentì una serie di botti e scoppi provenienti da fuori, un’occhiata all’orologio le disse che era arrivata la mezza notte, si era quasi dimenticata che oggi era l’ultimo dell’anno.

Con soddisfazione pensò che non avrebbe potuto avere uno sfondo più perfetto per quella notte, un nuovo anno era arrivato e un nuovo inizio era arrivato per lei, una nuova vita da vivere come più le piaceva con la persona che amava, questa notte avrebbe portatano una nuova rinascita, una nuova Oscar, che aveva imparato che la vita va vissuta al di la di obblighi e doveri.

Con un sorriso beato chiuse gli occhi, ma prima baciò l’uomo addormentato sussurrandogli a fior di labbra:

-Buon anno mio dolcissimo amore-

  
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