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Autore: gio_dy    08/07/2010    19 recensioni
Lei ha la voce di un angelo, lui traduce in ritmo e melodia ogni stato d'animo.. sarebbero fatti per stare insieme se non si odiassero da troppo tempo... in una nuova città, in nuovo contesto forse le cose possono cambiare... forse... E' la mia seconda ff, nonché la prima su HP, spero possa piacervi..
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Nuovo personaggio, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dedicato a Liven,
perché guardando indietro
mi sono accorta di una pecca,

non le ho mai detto grazie.
GRAZIE.

ANIME NUDE

Si svegliò presto quella mattina, le braccia ancora strette intorno alla vita di Hermione, che dormiva dandogli le spalle, rannicchiata contro il suo petto nella stessa posizione nella quale si era addormentata. Rimase a lungo immobile, godendosi la sensazione della loro vicinanza, del corpo di lei abbandonato sul suo, con fiducia. Un sorriso gli increspò le labbra, poi le scivolò lontano e si chiuse in bagno per prepararsi. Non voleva che il risveglio portasse nuovi imbarazzi; meglio fare finta di niente, stendere un velo su quella notte almeno finché non fosse stato utile ed opportuno riportarla a galla.
 Non appena pronto la svegliò scuotendole dolcemente una spalla.
- Granger, ehi Granger, svegliati. –
Lei si mosse leggermente infastidita, ma non accennò ad aprire gli occhi.

Insistette fino a  che non la vide sollevare le palpebre, e guardarlo interrogativa.
- Mmmh che ore sono? -
Gli domandò ancora intontita dal sonno
- E’ tardi e dobbiamo partire. Ti aspetto di sotto. -
- Ok. Cinque minuti e mi alzo. -
Si girò chiudendo nuovamente gli occhi, Draco le sedette accanto e la mise a sedere di peso sul letto tirandola per le braccia
- No, no, no, non è così che funziona. Se non vuoi che ti metta io sotto la doccia, adesso ti alzi. -
- Uffah, per cinque minuti -
Si lamentò la ragazza stropicciandosi gli occhi e cercando di sdraiarsi nuovamente, ma lui passò un braccio sotto le sue ginocchia e con l’altro le circondò le spalle sollevandola e si diresse verso il bagno.
- Lasciami, Malfoy, mettimi giù. Santo Godric, ma è possibile che sono due mattine che mi tormenti? -
- Allora vi in bagno con le tue gambe o devo continuare? -
- Vado… vado. Schiavista! -
- Ti aspetto sotto, e sbrigati, altrimenti non ci danno più la colazione. -
Venti minuti dopo una sorridente Hermione entrava nella piccola hall trascinando con sé la sua valigia. Fecero colazione velocemente al bancone del bar e partirono diretti verso la loro meta.
Durante il viaggio parlarono poco, il ricordo della notte appena passata era tornato prepotente nella mente di Hermione, la ragazza era persa nei suoi interrogativi e si sentiva in imbarazzo, mentre lui si fingeva concentrato sulla guida, beandosi, in realtà della presenza al suo fianco e della meravigliosa sensazione di calore che il contatto tra i loro corpi gli aveva lasciato addosso.
 
Arrivarono a destinazione poco prima di pranzo, Draco fece appena in tempo a varcare il piccolo cancello della villetta che Antlia si precipitò  tra le sue braccia stringendolo forte. Rispose all’abbraccio e lei si lasciò coccolare un po’ da quella stretta rassicurante. Stava male, lo sentiva, lo percepiva, come se ciò che lei provava fosse parte di sé. La baciò in fronte e poi le sorrise, mentre una piccola lacrima faceva capolino dalle ciglia della ragazza, lui finse di non vederla, ma le accarezzò dolcemente la testa.
- Ciao sorellina, tutto ok? –
- Adesso si. Sono contenta che tu sia qui. –
- Anch’io. –
- Ehi non mi saluti? –
A quella voce Antlia sollevò gli occhi ed il suo volto si aprì in un bellissimo sorriso
- E tu che ci fai qui? –
- Sono stata gentilmente invitata da tuo fratello. –
- Bhe, posso affermare che dallo scannarvi delle scorse settimane state decisamente migliorando. –
- Il gentilmente era ironico! Mi ha sequestrata –
- Non darle retta, è solo un’ingrata, se non fosse stato per me a quest’ora sarebbe a visitare un noiosissimo museo –
Mentre scherzavano si avviarono verso la porta della villetta, dove li attendevano gli altri. Pansy e Theo gli si fecero incontro per salutarli, mentre Blaise assisteva alla scena di fianco alla porta, discosto dal gruppo, le braccia conserte, una gamba ripiegata appoggiata alla parete, l’altra a sostenere il peso, come in attesa.
- Hermione, ma non dovevi essere a Londra? -
Pansy l’abbracciò felice, ma al contempo perplessa, le sembrava così strano che la ragazza avesse rinunciato ad una vacanza con i suoi amici storici per restare a Parigi come aveva suggerito Draco. Mentre ascoltava la spiegazione della riccia si voltò verso Draco ed intercettò lo sguardo d’intesa che lui e suo marito si scambiarono. Qualcosa non andava. Fece finta di nulla ed entrò in casa con le ragazze lasciando i tre fuori.
Il biondo si avvicinò a Blaise e gli diede una gomitata
- Ehi Blaise, è così che si saluta?  Il tuo entusiasmo mi commuove. -
L’altro sorrise brevemente di un sorriso forzato e abbracciò velocemente l’amico.
- Ciao Draco. Ben arrivato -
quando si scostarono il nuovo arrivato fissò lo sguardo in quello dell’amico, ma questo lo distolse precedendolo in casa.
Theo gli poggiò una mano sulla spalla prima che seguisse il moro
- Ho scritto a Potter come mi avevi chiesto, mi ha risposto stamattina, con un breve messaggio. Dice che ci ringrazia e che ci terrà aggiornati. Il messaggio si è incenerito appena ho finito di leggerlo. -
- Meglio così, non vorrei che la Granger scoprisse che noi sappiamo. –
- Ehm.. tu sai, spero che più tardi spiegherai anche a me. -
- Si, anche se non c’è molto di più da dire, ma forse parlarne servirà a sciogliere qualche dubbio. Hai avvisato Blaise? -
- No, non ce n’è stata  l'occasione, in questi due giorni, qui l’atmosfera è stata piuttosto pesante. -
- Che è successo Theo? Mia sorella è disperata e Blaise è un’ombra. -
- Se ti dicessi che o si uccidono o si sposano tu che faresti? -
- Non lo so, sinceramente. Ma credo che siano fatti loro, ho già interferito troppo nella vita di Antlia e per questo ho rischiato di perderla. Il fatto che se ne sia andata di casa mi ha insegnato qualcosa. Non voglio più immischiarmi. -
- Io invece credo che questa volta dovresti… come dire, “chiarire la tua posizione”, non so se mi spiego. -
Ed ammiccò in direzione dell’amico entrando in casa, Draco sorrise
- Devo proprio essere stato un angioletto nella scorsa vita per meritarmi un amico così saggio in questa. -
- Quello che mi domando io, invece, è che razza di bastardo, devo essere stato per meritarmi te! -
E ridendo raggiunsero la cucina dove trovarono le ragazze che chiacchieravano, mentre di Blaise non c’era traccia.
 
Il moro si era rinchiuso in camera sua. Sdraiato sul letto nella penombra della stanza cercava delle risposte ed una soluzione che vedeva ogni istante più remota. Sapeva che prima o poi il suo amico avrebbe voluto sapere il perché dell’evidente astio che sua sorella gli dimostrava e si domandava cosa avrebbe potuto rispondergli. Che le aveva quasi dato della puttana quando l’aveva vista in compagnia del bagnino? E come avrebbe potuto giustificare la cosa, sempre che Draco non gli spaccasse la faccia prima che potesse anche solamente tentare di farlo? Non vedeva vie d’uscita. Antlia lo odiava, l’aveva persa. Aveva ragione Pansy quando gli aveva detto che meritava di essere cruciato. Idiota! Era solo uno stupido idiota, che aveva mentito a se stesso per anni. Proprio lui che si era sempre vantato di essere quello diverso, la serpe anomala, con Antlia aveva fallito su tutta la linea. Sapeva che la ragazza provava qualcosa per lui, era sempre stato evidente, ma era stato così codardo da non ammettere di ricambiare quel sentimento. Aveva avuto paura: paura di rinunciare alla sua vita da libertino, paura di affrontare i suoi sentimenti, paura della reazione di Draco, l’unica paura che non l’aveva mai sfiorato era stata quella di perdere lei, e adesso quella era la sola realtà con la quale si trovava a doversi confrontare. Un lieve bussare alla porta lo ridestò dai suoi pensieri.
Il viso di Pansy fece capolino sull’uscio
- Ehi, non scendi a pranzo? -
Gli chiese in tono dolce
- No grazie, Pansy, non ho fame. -
La ragazza entrò e si chiuse la porta alle spalle, appoggiandovisi contro
- Blaise… non risolvi nulla a fare così. -
Si sollevò e si mise seduto sulla sponda del letto. Si passò una mano tra i capelli e sorrise amaramente
- Merlino, devo essere proprio patetico se nemmeno mi urli dietro. -
Pansy cercò il suo sguardo e sorrise di sbieco
- Qualcosa del genere, e devo dire che facendo così non migliori di certo la situazione. -
- E cosa dovrei fare? Mi sento esattamente come appaio: uno schifo. Per questa situazione, per Antlia, per come l’ho trattata, perché avevi ragione tu, ed ormai è troppo tardi. Stando alle tue parole di ieri a questo punto dovresti cruciarmi. -
- Ho dimenticato la bacchetta in camera. Ma non temere, entro stasera la recupero, se proprio ci tieni. -
- Avresti dovuto farlo prima, almeno non mi sarei comportato come un idiota! -
- Blaise, non sarebbe cambiato nulla. Non ti sei comportato come un idiota… lo sei. E’ nella tua natura, non puoi farci niente. Ma sei un idiota fortunato. Perché hai me e Theo. Hai Antlia che in questo momento ti odia, ma solo perché ti ama.
- Ah, certo… questo sì che è coerente! -
Rispose il ragazzo con ironia
- Può non sembrarlo, ma lo è! Se n’è reso conto anche Draco. -
- Già… Draco, quando saprà perché sua sorella è così infuriata con me credo che come minimo mi ucciderà a mani nude. -
- Non credo, è troppo preso dalla Granger. E in ogni caso, il fatto che presto ti ucciderà è un motivo di più per scendere a pranzo. – Il ragazzo la guardò perplesso, e lei si strinse nelle spalle - L’ultimo pasto al condannato non si rifiuta mai. -
- Ti si che sai come consolare un uomo sull’orlo del baratro! -
- Un uomo no, ma un idiota sì. -
Il ragazzo sorrise.
- Credo che dovrei andarmene, la mia presenza sta rovinando le ferie a tutti. -
- Bravo Zabini, l’ho sempre detto che sei un genio! Scappare è davvero la soluzione migliore. Sai che ti dico? Quasi, quasi vado a recuperare la bacchetta e ti crucio davvero! Ma ho troppa fame, quindi vado a mangiare, se tu vuoi continuare a fare il codardo resta pure qui o vattene, ma poi non venire a piangere quando davvero non avrai più speranze. -
Aprì la porta e uscì lasciandolo nuovamente solo. Si alzò in piedi, e si accinse a seguire l’amica esattamente come un condannato si dirige verso il suo ultimo pasto.
 
Il pranzo si svolse in una strana atmosfera, Draco, Pansy e Theo chiacchieravano con Hermione ed Antlia cercando di ignorare la tensione palpabile che era piombata in sala da pranzo quando Blaise era entrato nella stanza, la bionda partecipava alla conversazione evitando palesemente di rivolgere la sua attenzione verso il moro che, dal canto suo, non spiccicava parola a meno che non fosse costretto da una domanda diretta.
Erano a metà pranzo quando scoppiò l’ennesima bomba
- Ragazzi allora è deciso, stasera si va tutti a vedere la corrida incruenta -
Disse Pansy
- Io non ci sarò. -
- E dai Blaise non fare il guasta feste. -
- E’ proprio per questo che non ci sarò. -
Il silenzio piombò sulla stanza in risposta al tono amaro con il quale il ragazzo aveva pronunciato quella frase. Draco fu il primo a parlare, presagendo che il fine ultimo di quelle parole non gli sarebbe piaciuto
- Cosa vorresti dire. -
- Mi sembra evidente. -
- A me no, quindi se volessi fare il favore di spiegarmi. –
La voce del biondo trasudava nervosismo trattenuto, il moro lo ignorò, volse gli occhi verso la gemella del suo migliore amico e parlò senza distogliere lo sguardo
- Mi pare evidente che la mia presenza sia di disturbo per qualcuno e questo rende l’atmosfera pesante anche agli altri; quindi ho deciso di tornare a Parigi. Aspettate, fatemi finire, non ho ancora detto tutto. Quando tornerete dalle ferie vi farò anche sapere se mi fermerò al Petit, mi spiace ma non ho nessuna voglia di rovinare a voi e a me un’intera stagione di lavoro. –
Nessuno rispose, Hermione si guardava intorno stupita, aveva notato la strana atmosfera, ma non avrebbe mai pensato che potesse portare a scelte tanto radicali. Seguì la direzione dello sguardo di Zabini e si rese conto che aveva parlato soprattutto alla sua bionda coinquilina: come un’eco lontana le tornarono alla mente le parole che Marcus aveva rivolto ad Antlia la sera in cui era stata licenziata, riferendosi al ragazzo con cui l’amica era uscita “fluente chioma nera, occhi blu” ecco di chi parlava! Ma cos’era successo? Solo poche settimane prima li aveva visti uniti ed affiatati e invece adesso ...
Una forchetta cadde rumorosamente in un piatto, destando tutti da quella parentesi di intorpidimento; il primo a riprendersi fu Theo che parlò nella speranza di far cambiare idea al moro
- Mi sembra che tutta questa situazione vi stia sfuggendo di mano ragazzi. –
- Parla per lui –
Interloquì Antlia sentendosi chiamata in causa, mentre raccoglieva la forchetta
- Parlo per entrambi. –
E per la prima volta il tono di Theo risuonò duro, niente a che fare con la pacatezza che lo contraddistingueva di solito.
- Non sono io quella che se ne vuole andare e mollarci; non parlo solo delle ferie. –
Antlia era ferita, non credeva che sarebbero giunti a tanto, ma non voleva cedere, non voleva stare male di nuovo.
- Ragazzi, non c’ero e non so che cosa sia accaduto, ma è evidente che dovreste parlare. –
Draco cercò di essere il più neutro e neutrale possibile, anche se gli riusciva difficile tollerare una simile tensione tra il suo migliore amico e sua sorella, essendo ben conscio di ciò che entrambi provavano vederli così lo spiazzava.
- Non abbiamo più nulla da dirci…Vero Blaise?
Il moro si alzò con veemenza, strinse con forza la tovaglia, ma quando parlò la sua voce fu poco più di un sussurro
- Sbagli, ci sono ancora milioni di cose da chiarire! -
Antlia si alzò e si avviò verso la porta, fermandoglisi vicino per fronteggiarlo
- Merlino, smettila con quest’atteggiamento da vittima. Sei patetico! -
A quel punto perse la pazienza, avvicinò il viso a quello della ragazza e le soffiò in faccia
- Ringrazia che sei la sorella del mio migliore amico, altrimenti ti avrei presa a schiaffi. –
Draco fece per alzarsi, ma istintivamente Hermione gli pose una mano sulla sua per fermarlo. Il ragazzo si girò a guardarla interrogativo, gli occhi freddi come lastre di ghiaccio, lei abbassò lo sguardo ed arrossì
- Scusa – sussurrò – Non sono fatti miei, ma…. -
Lasciò in sospeso la frase mentre lui restava fermo a guardarla, poi si lasciò andare sullo schienale della sedia, chiuse gli occhi e la sua mano si girò per stringere quella della ragazza che fino a poco prima le stava posata sopra.
-... Grazie –
Le sussurrò restando ad occhi chiusi, ma senza lasciarle la mano
- E adesso scusate, ma ho una valigia da preparare. -
Blaise si girò e lasciò la stanza a grandi falcate, le mani che tremavano di rabbia, il cuore in tumulto per quel dolore sordo che non gli dava tregua e il dubbio che il suo migliore amico non gli avrebbe mai perdonato come aveva trattato sua sorella, una volta che fosse venuto a conoscenza di che cosa le aveva detto, che non gli avrebbe mai perdonato di essere stato geloso, di desiderarla, di …
 
Se ne stava nuovamente sdraiato sul letto a fissare il soffitto le tende tirate per avere un po’ di buio che lo aiutasse a pensare. La risolutezza di poco prima lo aveva abbandonato, lasciandolo in preda ai tormenti dell’orgoglio. Non poteva restare, non più. Ma se andandosene l’avesse persa definitivamente non avrebbe mai potuto perdonarselo. Rise amaramente tra sé e sé chiedendosi che cosa fosse a farlo ancora sperare che non fosse troppo tardi quando tutto gli gridava contro che era l’esatto contrario.
Qualcuno bussò alla porta, ma restò in silenzio, non aveva voglia di rispondere, tanto meno di parlare. La persona dall’altra parte insistette ancora un po’, poi quando Blaise credette che si fosse finalmente arresa l’uscio si spalancò e Draco entrò senza chiedere permesso.
Attraversò la stanza senza parlare guardando il moro negli occhi, si sedette sulla poltrona di fronte al letto, con studiata lentezza accavallò le gambe, poi appoggiò i gomiti ai braccioli, incrociò le mani a mezz’aria, ed inclinò leggermente la testa, come in attesa, sempre senza distogliere lo sguardo. Blaise si issò poggiandosi contro la testiera del letto, guardando tutta quella scena e sbuffò sonoramente.
- Quindi? -
Esordì il biondo, il tono quasi divertito, ma che celava come nota di fondo un serio invito a parlare che il moro finse di non comprendere
- … -
- Rispondi Blaise. -
-  E che cavolo di domanda è “quindi” ? -
- Tutte -
- .?. -
- Tutte le domande in una. Lo sai che non mi piace perdere tempo. -
- Quindi? -
- Che fai mi prendi in giro? -
- Nh… -
-E va bene Blaise! Fa un po’ come cazzo ti pare! Parla, taci, parti, resta, non mi interessa. – lasciò la poltrona per dirigersi verso la porta, ma prima di uscire si fermò e si girò per guardarlo nuovamente negli occhi -  Ti chiedo solo una cosa: qualsiasi sia la decisione che prenderai, qualsiasi cosa sia ciò che provi … smettila di nasconderti dietro di me. Se proprio vuoi continuare a scappare, trova un’altra scusa. –
Stava uscendo quando la voce dell’amico lo riportò indietro
- Non sto fuggendo, non questa volta; ma non è semplice: ho sbagliato io, ho esagerato. -
Ammise nonostante temesse la richiesta di spiegazioni a quell’affermazione, e la relativa reazione che avrebbe portato la risposta che gli avrebbe dovuto dare, ma questa non venne
- Probabilmente è stato così fino ad ora, ma lei sta sbagliando adesso. Vedila così: siete pari. -
Il moro sorrise, si sentiva meno uno schifo di poco prima.
- E’ proprio tua sorella, non c’è dubbio. -
- Già. -
Tre lettere, vibranti di mal celato affetto condite con una punta di orgoglio.
- Come mai non mi chiedi cosa le ho fatto? -
- Perché poi dovrei prenderti a pugni, e non è quello che voglio. Mi servi vivo. Inoltre Antlia, anche se adesso vorrebbe ucciderti, non me lo perdonerebbe mai -
- Beato te che ancora ci credi. -
- Io non ci credo, lo so. -
- Che vorrebbe uccidermi? -
Draco ghignò
- Anche. -
Era la prima volta che parlavano dell’argomento Antlia affrontandolo direttamente anche se a modo loro. Blaise era sorpreso, non si sarebbe mai aspettato nulla del genere da parte di Draco, o forse aveva ragione l’amico, aveva sempre usato la loro amicizia come uno scudo per non doversi esporre, e adesso questo scudo si era trasformato in una gabbia che lo aveva chiuso fuori dal cuore della ragazza che amava, perché nonostante fosse difficile ammetterlo, quello che provava non poteva essere definito in altro modo.
- A cosa devo tutta questa condiscendenza? -
- Antlia se n’è andata di casa, e io imparo dai miei errori. -
- Quindi ho la tua benedizione? -
- Se non ti uccido prima visto il casino che hai combinato. -
- Se non mi uccidi prima… giusto. -
Sorrise. L’amico stava per uscire dalla stanza quando lo richiamò
- Draco?! Per la prima volta in vita mia non so che cosa fare. -
- Se non fosse mia sorella ti direi di chiuderla in questa stanza con te. -
- Ma lo è, quindi non… Giusto? -
- Giusto, non! -
Blaise con un ghigno sulle labbra si ributtò sul letto, e Draco lasciò finalmente la stanza con la medesima espressione dell’amico. La conversazione era finita per entrambi.
I passi del ragazzo risuonarono brevemente per il corridoio lasciando dietro di loro solo una certezza: Blaise non sarebbe partito. 
 
La melodia triste suonata da un violino invase la mura della villetta colmando le stanze con le sue note struggenti, Blaise sdraiato nella penombra della sua camera fu strappato ai suoi pensieri da quella musica e sorrise tra sé, Antlia stava male e in quella sofferenza lui finalmente vide un piccolo spiraglio, forse non tutto era perduto. Si alzò e andò in bagno per sciacquarsi la faccia. Poi prese la bacchetta e senza far rumore si diresse verso il vano dal quale proveniva il suono del violino. Aprì la porta, scivolò nella camera silenziosamente, la sigillò e insonorizzò con un incantesimo non verbale. D’altra parte Draco gli aveva detto che non poteva chiudere la sua gemella nella propria stanza con lui, non di non potersi chiudere con la medesima nella camera di lei. Ghignò a questo pensiero, consapevole che un pugno non glielo avrebbe evitato nemmeno Theo con tutta la sua diplomazia, ma ne valeva la pena.
La ragazza era di spalle, suonava tenendo gli occhi chiusi, seguendo la scia delle note nella sua mente, perdendosi nella dolcezza della melodia nella quale riversava il dolore sordo che le attanagliava le viscere. Era una visione. Blaise si passò nervosamente una mano tra i capelli. Era arrivato fin lì spinto dalla sicurezza che gli avevano dato le parole di Draco, ma adesso questa era svanita e si domandava quale sarebbe stato l'approccio migliore. Per la prima volta in vita sua non sapeva che cosa dire o fare con una ragazza. Forse perché per la prima volta che non poteva permettersi di sbagliare, non più. La posta in gioco era troppo importante.
 
I quattro amici ignari di quanto stava accadendo in casa se ne stavano sdraiati sul bordo della piscina a chiacchierare pigramente, lasciandosi cullare dalle note del violino di Antlia. Improvvisamente la musica cessò in modo inaspettato, come se qualcuno avesse abbassato bruscamente il volume dello stereo a metà di un passaggio, o peggio a metà di una nota. C’era qualcosa di innaturale nel modo in cui la musica aveva smesso di raggiungerli. L’orecchio allenato di Draco ed Hermione colse immediatamente quella lieve sfumatura ed istintivamente si guardarono, come per avere conferma che quella anormalità che avevano percepito in quel silenzio improvviso non fosse solo frutto delle loro menti. Draco come folgorato da un’intuizione balzò in piedi e corse verso la camera di Blaise, il suo scatto fece voltare gli altri che immediatamente lo seguirono senza capire.
Quando trovò la stanza dell’amico vuota, ripensando a quanto si erano detti poco prima il biondo emise un ringhio sordo, poi si girò verso gli altri .
- Per Salazar, Draco si può sapere cosa ti prende? -
- Niente Theo, è solo che questa volta lo prendo a pugni. Non posso ammazzarlo, ma un occhio nero non glielo toglie nessuno! -
- Blaise? E perché? -
- Perché si è chiuso in camera con Antlia. -
I tre lo guardarono basiti.
- Stai scherzando? Non ne uscirà vivo! -
Disse Pansy temendo per le fondamenta della villetta.
- Se esce ci penso io. Non vi preoccupate! -
Scese precipitosamente le scale e si piazzò davanti alla porta della stanza di sua sorella. Non bussò e non fece nulla di avventato, qualsiasi cosa stesse accadendo all’interno non voleva intromettersi, ma non appena Blaise fosse uscito dalla stanza lo avrebbe accolto come meritava.
 
La musica cessò e la ragazza abbassò lo strumento, fissando i suoi occhi fuori dalla finestra. La moto di Blaise era parcheggiata proprio lì sotto, non lo avrebbe salutato, ma almeno lo avrebbe visto andare via da lì, ascoltando il suono del suo cuore che si sarebbe spezzato ulteriormente al rombo del motore che si allontanava. Si sporse leggermente per controllare che non fosse partito senza che lei se ne accorgesse perché troppo presa dalla musica, anche se la cosa sarebbe stata piuttosto improbabile.
- Non sono ancora partito. -
La voce, quella voce alle sue spalle la fece sobbalzare, il cuore le volò in gola, si girò lentamente a guardarlo, sul viso una maschera di ghiaccio, esagerata indifferenza quando rispose.
- Peccato! -
- Bugiarda. -
- Vattene. -
- No! -
La ragazza lo fissò in cagnesco.
- Fuori ho detto. -
- NO, ho detto! -
Lo guardò negli occhi come volerlo incenerire. Come si permetteva! Non bastava tutto quello che le aveva fatto passare fino a quel momento, adesso pretendeva anche di riacquistare un qualsiasi rapporto, di riconquistare quell’amicizia unilaterale con lei, ma non lo capiva che la faceva soffrire, era davvero così stupido?
Si avventò sulla porta e tentò di aprirla, ma questa non si mosse, girare e rigirare la chiave nella toppa era perfettamente inutile.
- Che diavolo…? -
- Magia -
Sorrise Blaise gesticolando come un prestigiatore babbano. Antlia gli si parò di fronte rossa di rabbia.
- Tu… Tu… -
Ma non le diede modo di continuare allungò una mano e le accarezzò dolcemente il viso posandole il pollice sulle labbra, sfiorandole dolcemente nel tentativo di farla tacere,  ma lei lo allontanò bruscamente con una spinta.
Il calore di quella mano sulla sua gota le aveva procurato un brivido, il desiderio di perdonarlo, di stringersi a lui, il miraggio non ancora sopito di poter stare tra le sue braccia per sempre; faceva male, troppo male. Essere messa una volta ancora di fronte alla sua fragilità la mandava in bestia. Doveva evitare qualsiasi tipo di avvicinamento che la facesse cedere. Non voleva assolutamente trovarsi ad inseguire un’altra volta un’illusione beffarda.
Lo scostò da sé e fissò lo sguardo nel suo cercando di trasmettergli tutto l’odio che avrebbe tanto desiderato provare.
Blaise distolse lo sguardo, si scostò dal muro e si diresse verso il letto sedendosi sulla sponda, passò per l’ennesima volta quel giorno la mano tra i capelli, cercando le parole giuste e pensando, in un barlume di ironia, che se avesse continuato così sarebbe rimasto calvo.
Sorrise a quel pensiero e poi sollevò gli occhi cercando quello sguardo che amava per allacciarlo al suo, cielo e mare: la perfezione del colore sulla linea dell’orizzonte.
Voleva che potesse leggergli dentro, che capisse quanto tutto quello che le avrebbe detto fosse sincero. Doveva crederlo, perdonarlo e magari, se fosse stato fortunato, amarlo ancora.
- Mi dispiace piccola -
- Non chiamarmi piccola! -
- Ti chiamo così da quando avevamo otto anni. -
- Hai perso ogni diritto l’altra sera. -
- Sono stato un cretino. -
- Esattamente. -
Gli rispose con freddezza, poi prima di cedere gli diede le spalle e si diresse alla finestra, fissando il giardino di fronte a sé. Non guardarlo, si disse, forse l'avrebbe resa più forte, forse le avrebbe permesso di non cedere, perché quelle scuse le facevano male quanto le parole che le aveva rivolto due sere prima. Bruciavano come sale sulla ferita di quel sentimento che nonostante la rabbia non voleva abbandonarla. Bruciavano perché sapeva che se avesse continuato ad ascoltarlo avrebbe ceduto, l’avrebbe perdonato e l’altro dolore, quell’amore invisibile agli occhi di lui, non l’avrebbe più lasciata e non era sicura di poterlo sopportare ancora a lungo, prima o poi sarebbe dovuta fuggire, lasciare tutto per poter sopravvivere. Un nodo soffocante le chiuse la gola e ringraziò di avergli dato le spalle prima che lui vedesse i suoi occhi lucidi di quelle lacrime che non sapeva ancora per quanto tempo sarebbe riuscita a trattenere.
- Vattene ti prego -
Un sussurro, con il poco fiato rimastole per lo sforzo di controllare quel maledetto groppo che, lo sapeva, le avrebbe spezzato la voce. -
- Va bene, ma voglio che mi ascolti prima. Poi ti giuro che me ne andrò e se non vorrai davvero più vedermi lascerò tutto, il Petit, Parigi, anche la Francia se fosse necessario, ma ti prego adesso ascoltami. -
Tacque, conscia di non avere in quel momento né la forza per continuare a sostenere quella maschera di freddezza che si era imposta, né sufficiente aria nei polmoni per permetterle di parlare senza che la sua voce si incrinasse. Rimase immobile in attesa dell’ultima dose di sale su quella ferita pulsante, nella speranza che poi finalmente sarebbe finita, avrebbe raccolto i cocci e forse un giorno avrebbe avuto il coraggio di ricomporli per poter andare avanti.
- La scorsa notte, dopo che abbiamo litigato, l’ho passata a girovagare per le strade deserte di questo paese, riflettendo sul perché fossimo arrivati a quelle parole, a quella cattiveria, cercando di far chiarezza in me stesso; ho trovato una risposta, ma sono riuscito a capire, o meglio ad accettare definitivamente che fosse quella giusta solo quando sono tornato e ti ho vista in giardino addormentata. -
Antlia ebbe un piccolo sussulto per la spiegazione che era arrivata inaspettata alla domanda che si era posta la mattina precedente, quando si era risvegliata nel suo letto: era stato lui… lui, non Theo.
Vide le esili spalle della ragazza irrigidirsi a quell’ultima frase, fece una piccola pausa cercando ancora le parole e poi continuò
- Dopo che ti ho offesa mi hai intimato di non osare mai più avvicinarmi a te o rivolgerti la parola, “Da stasera io per te non esisto” mi hai detto… ma guardandoti dormire e poi stringendoti a me per portarti in questa stanza mi sono dovuto arrendere al fatto che non posso… non posso fingere che tu non esista, perché non ne sono mai stato capace. -
Alzò gli occhi e vide l’esile corpo vicino alla finestra scosso da piccoli sussulti, piangeva.
Lentamente, si alzò dal letto e si avvicinò, le circondò la vita e la stinse a sé affondando il viso nei suoi capelli, aspirandone la fragranza.
- Mi dispiace, non so in che altro modo chiederti di perdonarmi. Ma ti giuro che nulla in questo momento è più importante per me. -
Non voleva piangere, ma le sue parole avevano risvegliato in lei quella folle speranza, il sale sulla ferita bruciava più che mai, perché non bramava altro che quell’abbraccio che lui in quel momento le stava donando, e quelle parole che sapeva essere solo un balsamo momentaneo su un dolore che non avrebbe mai messo a tacere. No, non doveva, lo desiderava, avrebbe voluto cedere, far tornare tutto come prima, ma non poteva arrendersi e ritrovarsi di nuovo schiava di un sentimento inespresso e non ricambiato. Si girò a fronteggiarlo, allontanandolo nuovamente da sé, le parole le sgorgarono dal cuore, senza il cervello e l'orgoglio a fare da filtro.
- No! Basta! Fa male Blaise, troppo. Fa male ogni giorno di più. Quello che è accaduto è stata solo la più evidente delle mille ferite che mi hai inferto in questi anni. Fa male sapere di essere invisibile, fa male rendersi conto che ogni volta che provo interesse per qualcuno arrivi tu a cancellarlo dai miei pensieri con mille attenzioni che però sono solo momentanee, fa male vederti sparire non appena mi arrendo di nuovo  te, a quello che provo. Fa male vedere che qualunque donna per te è migliore di me. Mi fai male Blaise, ogni giorno, sempre, costantemente. Fanno male le tue parole che in questo momento mi consolano per uccidermi domani. Basta! Basta farmi male, basta. -
Era come un fiume in piena, le lacrime che le solcavano il viso, le parole che si susseguivano senza sosta: si mise per la prima volta a nudo, voleva che sapesse cose significava per lei vivergli accanto ogni giorno, che capisse quanto fosse crudele la sua dolcezza momentanea.
Ogni frase sottolineata da una spinta per allontanarlo, per aggiungere una distanza fisica a quella emotiva che stava cercando di mettere tra loro.
Travolto da quel dolore si ritrovò ad indietreggiare, muto, sconvolto, subissato dai sensi di colpa, desiderando solo poterla stringere, rassicurare, perché non sarebbe più stato così, perché l’idea di perderla lo faceva impazzire, lo aveva sempre fatto impazzire, e il suo comportamento era stato guidato solo dalla paura di doverla vedere un giorno tra le braccia di un altro, ma era stato troppo codardo per dirglielo, per mettersi in gioco, per rinunciare a fare il ragazzino divertendosi con altre donne che non fossero lei, perché lei non avrebbe mai potuto essere un gioco, lei era speciale.
Si ritrovò spalle al muro, il viso di Antlia rivolto verso il basso e vedendo che non indietreggiava più gli artigliò la camicia con le dita affusolate, mormorando esausta un’ultima preghiera.
– Ti prego… vattene. -
- Non posso. -
- Ti prego… -
un singhiozzo disperato.
Le prese il viso tra le mani per costringerla a guardarlo negli occhi, che però lei tenne ostinatamente chiusi.
- Guardami -
- Vattene -
- Merlino guardami, ero geloso, pazzo, cieco, e troppo codardo per ammetterlo, ma sono qui adesso perché non è più quello… -
Lo interruppe con un altro sospiro spezzato, non lo ascoltava più, troppo chiusa in quel dolore che la attanagliava da troppo tempo
- Ti prego…Blaise, basta. -
Avvicinò il viso a quello della ragazza sempre tenendolo tra le mani, con i pollici le accarezzò gli zigomi, ripulendoli dalle lacrime sussurrandole dolcemente sulla bocca
- Sei tu quello che voglio Antlia -
e si chinò a sfiorarle le labbra in un bacio delicato, coprendole con le proprie, cercando di trasmetterle tutto ciò che provava.
Aprì gli occhi di scatto immobilizzandosi, rimanendo a fissarlo incredula. Le sorrise dolcemente e posò nuovamente la bocca sulla sua assaporandone la pienezza delle labbra, le lasciò il viso per cingerle la vita e la schiena in un abbraccio. Affondò una mano nei suoi capelli spingendola per la nuca contro il suo petto e la sentì tremare tra le sue braccia incapace di parlare o di reagire. La strinse più forte poggiando il viso trai i suoi capelli e quello che disse gli nacque dal cuore
- Perdonami. -
Si abbandonò ancora frastornata al calore di quelle braccia forti mentre il corpo era scosso da una nuova ondata di pianto, una gioia troppo grande per poter essere controllata
- Ssshh, basta piccola. Va tutto bene. -
Lei annuì incapace di parlare, e lui sorrise sussurrandole tra i capelli
- Ti amo. -
 
Rimasero abbracciati per un tempo indefinito, in silenzio, godendo di quella nuova vicinanza. Antlia ancora incredula non trovava il coraggio di alzare il viso per guardarlo, si vergognava per quello che gli aveva detto, non per gli insulti, quelli riteneva ancora che se li fosse meritati, ciò che la imbarazzava era l’idea di essersi esposta, mettendo a nudo tutto ciò che provava.
- Piccola… vuoi guardarmi adesso per favore? -
Le sussurrò in un orecchio, lei scosse il capo, sorrise divertito.
- Perché? -
- Perché no! -
- Ti vergogni per come mi hai trattato in questi giorni? -
Dimentica dell’imbarazzo Antlia sollevò il capo indignata
- Per nulla! Te lo sei meritato! -
Blaise rise di gusto
- Bene – disse accarezzandola dolcemente – finalmente sono riuscito a farmi guardare in faccia. -
Antlia sbuffò irritata
- Tu, brutto arrogante, infid… -
Ma non poté continuare, la bocca di Blaise esigente e possessiva si posò sulla sua in un bacio desiderato da entrambi per troppo tempo, le accarezzò dolcemente le labbra succhiandole delicatamente, le lambì con la lingua gustandone il sapore in una muta richiesta di accesso alla sua bocca, lo assecondò timidamente e quando le loro lingue si sfiorarono delicatamente il cuore mancò un battito ad entrambi. Blaise inspirò profondamente dal naso impreparato al brivido profondo che gli aveva attraversato la schiena come una scossa elettrica e la sentì sorridere sulle sue labbra a quell’attimo di smarrimento che lei aveva colto. Le loro lingue si sfioravano, si lambivano dolcemente, in una danza delicata e profonda, i loro corpi aderivano perfettamente, e si muovevano l’uno contro l’altro guidati dal desiderio che cresceva dentro di loro. La sensazione di Antlia abbandonata tra le sue braccia, nella sua bocca lo faceva ardere dal desiderio. Avrebbe voluto spogliarla, baciarle ogni centimetro di pelle, entrare in lei, rubarle l’anima e donarle la propria. Ma decise che non era ancora il momento. Voleva che le fosse chiaro di non essere come le altre. Era sempre andato subito al sodo con tutte, ma loro non erano lei, lei era preziosa, speciale, unica e voleva che lo capisse, che comprendesse a fondo che quel “ti amo” sussurrato sui suoi capelli poco prima non erano solo parole dettate dal momento, ma un pegno, il pegno del suo cuore messo a nudo tra le mani di lei.
Antlia sentiva il cuore batterle in petto all’impazzata, il cervello non era in grado di connettere né di formulare alcun pensiero, una sola parola le rimbombava nelle orecchie. Mio… Mio… Mio. Lo aveva desiderato talmente a lungo che ancora non credeva che le labbra, la lingua che stavano dolcemente torturando la sua bocca fossero le sue. Non poteva ancora credere di essere stretta tra le sue braccia, come una donna e non come l’amica di una vita. E soprattutto temeva che quel “ti amo” che aveva udito pronunciare soffocato fosse solo frutto dello stordimento che l’aveva colta.
Le mani di lui le accarezzavano dolcemente la pelle dei fianchi, insinuandosi sotto la maglietta, ma non si spostavano da lì, quasi timorose di osare. Sentiva l’eccitazione del ragazzo premere sul suo ventre e avrebbe desiderato andare oltre subito, essere sua, sentirlo dentro di lei, godere del calore di quel corpo sul proprio, sentirlo gemere su di lei, baciare, mordere, succhiare quella pelle dorata che tanto amava. Sollevò le braccia a cingergli il collo, per poter aumentare quel contatto che la stava lentamente facendo impazzire, il suo bacino sfregò contro la virilità pulsante ed un gemito sommesso sfuggì dalle loro labbra mentre furono entrambi attraversati da una scossa di piacere, talmente intensa da fargli mancare il fiato.
Si allontanarono l’uno dall’altra, come d’accordo, il respiro affannato, gli occhi socchiusi appannati dal desiderio che li aveva invasi.
Antlia, lo sguardo perso in quello del giovane, gli sfiorò il viso con una mano, accarezzando delicatamente la linea della mascella, sfregò coi polpastrelli quelle labbra carnose, ancora umide del loro bacio. Chiuse gli occhi rapito da quel gesto, le fermò la mano sulle sue labbra, le baciò la punta delle dita succhiandole dolcemente, e sorrise su queste, prima di attirarla nuovamente a sé in un abbraccio stretto che diceva più di mille parole. Poggiò la guancia contro la sua tempia e gliela baciò dolcemente.
- Ti amo – 
sussurrò dolcemente in quel piccolo orecchio e lei temette che il cuore le esplodesse mentre con la voce che le moriva in gola gli rispondeva con le stesse parole.

 
Ci avevano messo più di mezz’ora tutti e tre coalizzati contro il biondo per indurlo a staccarsi dal muro di fronte alla porta della camera dove Antlia e Blaise stavano “appianando” le loro divergenze. A Hermione sembrava di vedere Ron alle prese con Ginny e quel manicomio al quale stava assistendo non poteva fare a meno di divertirla come non le accadeva da tempo.
- Malfoy, mi ricordi sempre di più Ronald. –
Gli aveva detto, sapendo di pungerlo sul vivo
- Ti ho già detto di non paragonarmi a lenticchia –
- Ti ho già detto di non chiamarlo lenticchia –
- E allora non lo nominare –
- E tu allora evita di comportarti come lui! Alzati da questo maledetto pavimento e vieni in piscina insieme a noi! Sembri un maledetto guardone! Vuoi che tua sorella pensi che non ti fidi di lei? Complimenti! Dovresti vergognarti. –
Gli aveva risposto sempre più irritata.
Pansy e Theo si erano guardati senza riuscire a reprimere un sogghigno
- Per Salazar, non ricordavo quanto la Granger fosse brava a tenergli testa, un vero spettacolo –  Commentò Theo, poi proseguì, - vedrai che adesso verrà con noi come un bravo bambino –
- No, secondo me trascenderanno come loro solito –
- Scommettiamo? -
- Quanto? –
- Un caffè? –
- Una cena? -
- andata! –
Intanto i due continuavano a litigare
- Sei irritante Granger –
- E tu stai facendo la figura dell’idiota! –
Si era alzato a fronteggiarla
- Non ti permetto… -
- qui in casa mia e bla bla bla…. Datti una calmata Malfoy! Se pensi che io ti stia mancando di rispetto gratuitamente chiedi ai tuoi amici chi ha ragione! -
Gli disse con tono risoluto, Draco tacque e si rivolse ai due che smisero di confabulare sentendosi chiamati in causa, Theo fece finta di niente e di fronte alla muta domanda negli occhi dell’amico alzò lo sguardo verso il soffitto mettendosi a fischiettare un vecchio successo delle Sorelle Stravagarie, mentre Pansy diede ragione alla riccia.
- Ha ragione Draco, ed è inutile che sbuffi! Adesso alza il sedere da qui, quando usciranno potrai cruciare Blaise a tuo piacimento! –
Sbuffando e grugnendo come un ippogrifo Draco si trascinò sul bordo della piscina insieme agli altri.
- Theo mi devi una cena –
gli disse la moglie passandogli accanto.
- No, è venuto. –
- Ma sono intervenuta anche io, altrimenti si sarebbero schiantati. –
- Ma non lo hanno fatto -
- Ma litigavano… -
- Scommessa nulla, cara –
- Paga o ti crucio! –
- E va bene! Sono ancora troppo passionali per poter scommettere su di loro. La Prossima volta non mi incastri –
Rispose il moro mettendo il broncio.
- Guarda che sei tu che hai voluto scommettere. -
 
Quando li videro apparire tenendosi per mano, tre su quattro dei ragazzi sul bordo della piscina sorrisero felici per i loro amici; Draco fece finta di nulla, mentre un lampo beffardo gli attraversava lo sguardo e i tre alzarono gli occhi al cielo subodorando che cosa si sarebbe scatenato di li a poco. Blaise ed Antlia si avvicinarono agli altri un po’ titubanti, Blaise conscio del fatto che Draco ben presto si sarebbe congratulato “a modo suo” ovviamente, ma era uno scotto che doveva pagare e che aveva messo in conto nell’istante stesso in cui si era alzato dal letto per raggiungere Antlia nella sua camera.
Quando furono vicini a loro il biondo si alzò senza distogliere lo sguardo dall’amico, che con un sospiro si preparò a farsi curare dalla ragazza al suo fianco, si avvicinò alla sorella e distolse lo sguardo dal moro per fissarlo in quello della ragazza
- Tutto bene? –
Le chiese sospettoso, occhieggiando truce in direzione del ragazzo che ora gli stava quasi di fronte
- Mai stata meglio –
Rispose sorridendo radiosa, Draco l’abbracciò brevemente, irrigidendosi vistosamente di fronte ai mille significati di quella frase. A quella vista Theo trattenne a stento una risata al pensiero delle parole che poche ore prima l’amico gli aveva rivolto in merito al farsi i fatti della sorella, e Hermione sbuffò al pensiero che Malfoy davvero le ricordava Ron.
- Sono felice per te, piccola –
poi si girò verso l’amico e gli sorrise sferrandogli subito dopo un pugno in pieno viso che lo mandò dritto a mollo nella piscina che gli stava alle spalle. Theo si passò una mano sulla faccia in un comico gesto di disperazione
- Lo sapevo! – disse lasciandosi andare contro lo schienale della sedia sdraio sulla quale stava seduto. - avrei dovuto scommettere su questo! -
- Non sarei stata così stolta da accettare! -
Ribatté la mora, mentre Hermione roteava nuovamente gli occhi al cielo alla vista della reazione di Draco: si era sbagliata, era decisamente peggio di Ron!
Quando il moro riemerse dall’acqua apostrofò il biondo con tono fintamente offeso
- Ehi avevi detto che ti servivo vivo… -
- Zabini, mi sembrava di essere stato chiaro quando ti ho detto non! –
- Certo – rispose l’altro accennando un sorriso ironico – infatti non l’ho chiusa nella mia stanza, ma mi sono chiuso io nella sua! –
- E che differenza fa? –
- Se non l’avesse fatta, preciso come sei l’avresti specificato! Devo aver frainteso…–
Ghignò l’altro di rimando
- Scusate, fatemi capire… tu gli hai detto di chiudersi in camera con me? –
Chiese Antlia piuttosto irritata
- No, io gli ho detto che se fossi stata un’altra l’avrebbe dovuto fare, ma non con te! -
- E perché non con me? -
chiese mentre il colorito cambiava in una sfumatura rossastra
- Perché sei mia sorella! -
- E questo ti fa credere di poter stabilire che cosa sia meglio per me? -
- Mi pare ovvio! -
- Rinfrescati le idee, fratellino! -
Ed in un moto di rabbia lo spinse in acqua a far compagnia all’amico
I tre rimasti sulle sdraio quasi si misero ad ululare dal ridere.
Blaise scoppiò a ridergli in faccia mentre il biondo gli saltava addosso cercando quasi scherzosamente di affogarlo, quando riemersero si scambiarono un’occhiata complice e con un balzo si issarono sul bordo della piscina, lentamente si alzarono poi con uno scatto Blaise si avventò su Antlia gettandola in acqua, mentre Draco istintivamente si gettava su Hermione che però riuscì ad evitarlo.
- Cosa credi di fare Malfoy. -
Gli ringhiò contro cercando invano di trattenere un sorriso
- Vendicarmi -
Le rispose con gli occhi che gli brillavano di divertimento
- E di cosa? -
- Di avermi paragonato a Lenticchia -
- Si chiama Ronald -
- Non ha importanza. Meriti un bagno per questo -
- E comunque sei anche peggio di lui! -
- Granger, ti affogherò per quello che hai detto. -
Intanto che discutevano col sorriso sulle labbra, giravano intorno alla sdraio che Hermione aveva lasciato vuota, Draco cercava di afferrarla, ma lei gli sfuggiva, fino a che non fece una finta scattando da un lato ed Hermione si lanciò all’opposto, ma lui fu più veloce e scavalcò il lettino con un balzo afferrandola per un polso, poi la attirò a sé cingendole la vita e la sollevò leggermente da terra portandola quasi alla sua altezza .
- Lasciami Malfoy -
La riccia gli tempestava le spalle di pugni, ma il ragazzo non rispose e stringendola per non farsela sfuggire arrivò sul bordo della piscina
Ridevano come due ragazzini, mentre tutto dentro di loro era in tumulto, il cuore batteva talmente forte nei loro petti, non solo per quel piccolo inseguimento, che entrambi temevano che l’altro lo potesse udire, il colorito acceso sulle loro guance, dovuto alla piccola battaglia che avevano in corso, si confondeva con il rossore che provocava in entrambi il contatto tra i loro corpi, i loro visi che si sfioravano pericolosamente, l’odore delle loro pelli, muschio e avena, che si confondevano inebriandogli le narici. Eppure non era una novità, avevano dormito abbracciati la notte precedente… Hermione per un attimo si domandò come avrebbe fatto a dormire quella notte, ma non ebbe tempo di pensarci che vide l’acqua della piscina sotto i suoi piedi,
- Non oserai Malfoy… -
- Credi? –
le ripose beffardo e la ragazza fece appena in tempo ad afferrargli le spalle che questo la lasciò andare e lei rovinò in acqua trascinandolo con sé. Riemersero ridendo come bambini poco distante da Blaise e Antlia
- Ehi… ma qui c’è gente ancora asciutta -
disse la bionda. Theo e Pansy si guardarono, il ragazzo si sollevò di scatto e prima che questa potesse reagire prese la moglie tra le braccia
- Lasciate ci penso io -
disse rivolto i quattro nella piscina
- Theodore Nott, non pensarci nemmeno! -
- O io, o loro Tesoro… e poi mi hai estorto una cena -
- Non te l’ho estorta, l’ho regolarmente vinta. -
- Hai barato! -
E si gettò in acqua tenendola salda tra le sue braccia.
 
Erano passati alcuni giorni da quel bagno fuori programma, le giornate si trascinavano pigre e rilassanti. Hermione si era integrata bene nel gruppo, come mai avrebbe pensato potesse accadere con i suoi nemici di infanzia. Era notte fonda, spinta dalla noia dell’ennesima notte di veglia era uscita di casa e invece di fermarsi in giardino come faceva di solito aveva deciso di fare una passeggiata e questa l’aveva portata sulla spiaggia ormai deserta; se ne stava seduta in riva al mare con i piedi immersi nell’acqua tiepida della notte, rimirando i riflessi della luna giocare con l’acqua, mentre si lasciava cullare dallo sciabordio pigro delle onde sul bagnasciuga e rifletteva sulla piega anomala che aveva preso la sua vita. Era fuggita da suo padre, colui che avrebbe dovuto proteggerla e adesso scopriva che questo, insieme a qualcun altro di certamente poco raccomandabile la stava cercando per chissà quale oscura ragione e ne aveva paura, paura di cosa potesse volere ancora da lei quel padre che di padre aveva solo il titolo per averla messa al mondo, paura di non riuscire più a liberarsi da quell’incubo di schiavitù nel quale quell’uomo, mesi prima, aveva cercato di precipitarla, incubo che ora tornava più presente e minaccioso che mai e questa cosa le aveva tolto il sonno. Temeva che la trovassero che la portassero via dalla sua nuova vita alla quale si era affezionata a dispetto della sensazione di inadeguatezza che l’aveva pervasa fino a che non aveva incontrato Antlia, Marcus e le vecchie serpi così diverse in quella loro nuova veste. Si era lasciata alle spalle, senza rimpianti, il futuro che aveva sempre sognato dai tempi della scuola per inseguire quel sogno che non era ancora riuscita a realizzare, ma che ancora sperava di raggiungere. Aveva lasciato i suoi migliori amici quelli che le erano sempre stati accanto, ed ora si ritrovava a sentirsi tranquilla e protetta in compagnia dei suoi aguzzini dei tempi della scuola e proprio quello che l’aveva torturata e derisa maggiormente era la persona più di tutte, per non dire la sola,  che adesso riusciva ad infonderle sicurezza e tranquillità. Spesso, nelle lunghe notti  insonni come quella, che trascorreva seduta in giardino per non essere notata se mai qualcuno si fosse svegliato, si ritrovava a riflettere sorridendo su quella strana situazione e soprattutto sullo strano comportamento che Malfoy sembrava riservare solo a lei e a sua sorella. Era un misto di affetto volutamente malcelato e senso di protezione. Sovente l’aveva sorpreso a osservarla con quello sguardo imperscrutabile, e si era domandata il perché. Sapeva che non era uno stupido, e probabilmente si era accorto che c’era qualcosa in lei che non andava, ma ugualmente non riusciva a comprendere cosa pensasse davvero. Indubbiamente era molto protettivo con tutti i suoi amici, e quando giungeva a questa conclusione un milione di nuove domande si affacciavano alla sua mente: davvero era arrivato al punto di considerarla un’amica? Le sembrava impossibile, e ancora più impossibile le sembrava la sottile malinconia che la coglieva nel definirsi tale. Era come un vestito stretto, e questo non era un bene. Come già era stata portata a pensare pochi giorni prima in quella camera d’albergo, aveva la netta sensazione di essere attratta da Draco Malfoy, e come già allora, si era detta che doveva bloccare questa cosa sul nascere, prima che la distruggesse. Stare stretta tra le sue braccia era stato quanto di più piacevole avesse provato da quando Fred l’aveva lasciata e questo la metteva in subbuglio. Non poteva e non voleva dimenticare il rosso che aveva così tanto amato e che tanto l’aveva ricambiata. Non poteva farlo, soprattutto a vantaggio di una storia che, ne era certa, non avrebbe potuto in alcun modo darle nulla se non altra sofferenza; non voleva lasciarsi andare, anche se si rendeva conto che la cosa diveniva ogni giorno più difficile.
Persa nelle sue riflessioni notturne non si era mai resa conto che, a qualcuno, la sua assenza prolungata e ripetuta non era passata inosservata.
 
Antlia per l’ennesima notte di seguito aprì gli occhi e si accorse che Hermione non era in camera con lei. Era decisamente preoccupata. Per tutto il tempo che erano stati a Parigi non le era mai capitato di notare che l’amica soffrisse d’insonnia, o almeno non l’aveva mai trovata a girovagare per casa nelle numerosi notti in cui era tornata tardi. Forse si sbagliava e Hermione restava sveglia  in camera, ma le sembrava strano, si ricordò anche di come erano crollate sul divano la notte in cui la riccia era stata licenziata. Si alzò, per cercarla e provare a parlare con lei, chissà, magari sfogarsi le sarebbe servito almeno un po’, anche se riteneva improbabile che quel qualcosa che le impediva di dormire tutte le notti si potesse risolvere con una semplice chiacchierata. Si affacciò alla finestra sicura di vederla sulla poltrona da giardino che sapeva occupava fino all’alba
quando silenziosa tornava in camera. Notò che non c’era, uscì allora dalla stanza diretta in salone o in cucina, ma dell’amica continuava a non esserci traccia, bussò alla porta del bagno e quando si accorse che era vuoto la preoccupazione cominciò a farsi strada in lei. Scese velocemente in giardino e lo perlustrò a fondo, quando si accorse che non era presente nemmeno nella piccola zona della piscina, più preoccupata che mai, senza vedere alternative si precipitò a svegliare suo fratello.
 
In quegli ultimi giorni Draco Malfoy era stato protagonista di un carteggio via gufo con Potter. Il ragazzo gli aveva scritto preoccupato per comunicargli che ad una festa aveva incontrato alcuni vecchi compagni di scuola e questi, non sapeva come, erano al corrente del fatto Hermione fosse in Francia. Si diceva certo che le persone che la stavano cercando, a quel punto, ci avrebbero messo poco a trarre le dovute conclusioni ed a cercarla a Parigi. Malfoy non ci aveva messo molto a capire come la notizia avesse potuto raggiungere l’Inghilterra dal momento che avevano avuto l’inaspettata fortuna di incontrare la Brown e l’aveva riferito al moro,  poi spinto dalla curiosità si era azzardato a chiedere informazioni sul ruolo del padre di Hermione in tutta quella storia, ma Potter, oltre una serie di imprecazioni nei suoi confronti per essersi fatti beccare dalla lingua più lunga d’Inghilterra gli aveva risposto che questa cosa gliel’avrebbe dovuta dire Hermione, perché troppo personale; si limitava a raccomandargli di tenere d’occhio la ragazza, non tanto nel luogo di villeggiatura in cui si trovavano, quanto una volta arrivati a Parigi, perché temeva che una volta tornati, qualcuno si sarebbe certamente fatto vivo. Il gufo di Draco non si era fatto attendere. Aveva risposto agli insulti di Harry come la loro vecchia inimicizia imponeva e poi lo aveva rassicurato sul fatto che non l’avrebbero persa d’occhio, ben deciso a coinvolgere anche Antlia e Pansy in quella cosa se fosse stato necessario, inoltre, senza voler sembrare troppo coinvolto, aveva accennato al fatto che la ragazza passasse quasi tutte le notti insonni. Con la risposta che ricevette, il bambino-sopravvissuto gli aggiunse preoccupazione a quella che già provava, spiegandogli che Hermione dopo la guerra, a causa della grave perdita che aveva subito, aveva perso il sonno per lungo tempo, ma ultimamente sembrava aver superato le cosa, ragion per cui gli ultimi avvenimenti dovevano averla turbata più di quanto credesse e per questa ragione era preferibile non metterla al corrente delle ultime novità, meglio che restasse all’oscuro e che Malfoy e gli altri cercassero di starle il più vicino possibile…. La grave perdita che aveva subito, quella frase rimbombava nella testa di Draco, e nell’ultima lettera in cui rassicurava Potter che l’avrebbero protetta ad ogni costo, provò a chiedere quale fosse questa perdita, ma non ricevette risposta… Dannato Sfregiato!
Inutile dire che in quel momento il suo nervosismo era alle stelle. Erano le quattro del mattino, camminava per le vie deserte del piccola cittadina, scrutando in ogni angolo nella speranza di trovarla,  e della mezzosangue non c’era traccia, si rendeva conto del fatto che chiunque la stesse cercando non poteva certo immaginare che lei fosse lì, ma ciò non toglieva che fosse preoccupato. Sapeva poco della vita della ragazza dalla fine della guerra, anche perché lei non ne parlava mai, come tutti loro del resto, ma una cosa l’aveva capita, Hermione Granger le cicatrici le aveva dentro, ed erano più profonde di quanto potesse sembrare. La sera stessa del loro arrivo era riuscito a parlare con Blaise e Theo di quella situazione, e dalla loro conversazione era emerso che anche loro si erano accorti del cambiamento di Hermione. Avevano però messo l’accento su una cosa della quale lui era all’oscuro, l’ultimo anno di scuola la ragazza era stata niente più che un’ombra la si vedeva solo a lezione e qualche volta ai pasti, e già allora sembrava aver perso gran parte di quella combattività che l’aveva caratterizzata negli anni precedenti.
Alla luce delle parole di Potter nell’ultima lettera qualche pezzo del puzzle era andato al suo posto: Hermione soffriva di una perdita e si era rinchiusa in se stessa. Ma quale perdita, cos’altro le era accaduto nel frattempo e che ruolo poteva avere quel padre, dal quale stava fuggendo? Le domande che si poneva da giorni sembravano non avere mai fine, e se per puro caso scopriva qualcosa, questo qualcosa le faceva moltiplicare in maniera esponenziale. Era irritato: irritato perché Potter non aveva risposto alle sue domande, irritato perché Hermione, a suo parere, ancora non si fidava di loro, irritato perché era sparita, irritato perché se le fosse accaduto qualcosa non se lo sarebbe perdonato, irritato perché si rendeva conto che ormai ce l’aveva nel sangue. Non era più questione di darsi una possibilità, di farsi perdonare, di farle capire che non era più lo sciocco ragazzino che era stato, di farsi conoscere e magari apprezzare, adesso la questione era farsi ricambiare, perché anche se lo infastidiva, o meglio lo turbava ammetterlo, provava qualcosa per quella dannata ragazza che era più complicata di un rompicapo. Si ritrovò al limitare del paese, nella zona dove iniziava la lunga spiaggia e si fermò a respirare il profumo del mare, nel tentativo di calmare quel nervoso che lo aveva colto, poi iniziò a camminare sulla sabbia fine, lasciandosi le case alle spalle.
 
Camminava da qualche minuto, quando la vide passeggiare distrattamente nella sua direzione, il capo chino a fissare i suoi piedi che ad ogni passo giocavano con le onde del mare che li lambivano. Accelerò il passo e le si piazzò davanti, le braccia conserte, un’espressione imperscrutabile in viso, argento incandescente che ribolliva di rabbia negli occhi; il sollievo per averla trovata offuscato dal nervoso per la preoccupazione che gli aveva fatto provare fino a poco prima.
Persa nei suoi pensieri Hermione non si accorse di lui fino a che non gli andò letteralmente addosso. Spaventata scattò all’indietro perdendo l’equilibrio, un urlo strozzato le fuoriuscì dalla gola, ma due mani forti la strinsero per le spalle sorreggendola.
- Malfoy… mi hai spaventata -
disse la ragazza non appena riconobbe la figura che la stava sorreggendo. A sentirla parlare di spavento la tensione che il ragazzo aveva trattenuto fino ad allora esplose violenta. La lasciò andare e sbottò
- Tu? Tu mi dici che ti sei spaventata? COSA CAZZO HAI NEL CERVELLO,?–
Hermione rimase interdetta di fronte alla violenza con la quale le aveva risposto
- Non avevo sonno e sono uscita a fare due passi! Non mi sembra il caso di scaldarsi tanto Malfoy -
E sputò il suo nome con acredine in risposta alla violenza con la quale le si era rivolto.
E da una stupida banale scintilla dilagò l’incendio

- E ESCI A FARE DUE PASSI ALLE QUATTRO DEL MATTINO? A QUEST’ORA LA GENTE DORME! –
Urlò adirato, bisognoso di sfogare in qualche modo la tensione che, solo in quel momento se ne rendeva conto, fino a poco prima gli aveva quasi impedito di respirare. Ricevette urla in risposta, urla come difesa per un attacco che Hermione non comprendeva, ma orgogliosamente sosteneva.

- E ALLORA TORNATENE A DORMIRE E LASCIAMI IN PACE! –
- NON TI LASCIO QUI DA SOLA A QUEST’ORA, TI SEI BRUCIATA GLI ULTIMI NEURONI DI QUELLO STUPIDO CERVELLO DA BABBANA CHE TI RITROVI? -
Draco era esasperato, non si rendeva conto di quanto lo avesse fatto preoccupare?
-  NON TI PERMETTERE DI PARLARMI CON QUESTO TONO, CHI CAZZO CREDI DI ESSERE? –
- NESSUNO GRANGER, SOLO UN IMBECILLE CHE NEL MEZZO DELLA NOTTE E’ STATO BUTTATO GIÙ’ DAL LETTO DA SUA SORELLA PREOCCUPATA PERCHÉ’ NON TI TROVAVA! -
- BENE, ALLORA VA DA LEI, DILLE CHE MI HAI TROVATA E LEVATI DAI PIEDI! -
- TU VIENI CON ME! –
Le rispose autoritario, afferrandola per un polso ed incominciando a strattonarla verso casa
- NON PRENDO ORDINI DA NESSUNO, TANTO MENO DA TE! –
Lei opponeva resistenza cercando di divincolarsi da quella presa ferrea, improvvisamente il ragazzo si fermò, al colmo dell’ira si lasciò sfuggire parole che mai avrebbe creduto avrebbero potuto di nuovo attraversare la sua bocca
- SI PUÒ’ SAPERE CHE CAZZO TI PRENDE, STUPIDA MEZZOSANGUE? –
Hermione sgranò gli occhi , colpita, basita, delusa, credeva fosse finito il tempo in cui le rivolgeva con tanto disprezzo quell’appellativo che ultimamente le era parso diventare nulla più di un soprannome, che egli usava con parsimonia e sempre velato di dolcezza.
Stupida Mezzosangue, due parole che per anni l’avevano tormentata e ferita, parole che credeva ormai parte di un tempo sepolto, anche da lui, da quell’uomo che credeva cambiato… e per il quale….
No, non poteva essere vero, non potevano essere da capo agli insulti, non poteva essere stato falso il modo in cui l’aveva trattata, guardata, in cui le aveva parlato in quei giorni, non voleva crederci. Si sentì tradita, avvertì gli occhi riempirsi di lacrime ma le ricacciò indietro tramutando il dolore in rabbia.
- CHE CAZZO PRENDE A ME? CHE CAZZO PRENDE A TE PIUTTOSTO! PER SEI ANNI MI INSULTI, POI QUANDO CI RINCONTRIAMO PRIMA MI INSULTI ANCORA, POI MI TRATTI COME SE …..–  

Ma non riuscì a proseguire, conscia che si stava esponendo troppo, conscia delle lacrime che ormai stavano per averla vinta sul suo orgoglio
- Come se… cosa? –
Chiese lui, a voce più bassa, rendendosi conto di aver esagerato, di aver in un attimo distrutto tutto quello per cui  aveva lavorato nelle ultime settimane, pentito, ma ancora troppo adirato per cedere, per scusarsi.
Hermione non rispose, con uno strattone si liberò dalla presa sul suo polso e lo superò senza degnarlo di uno sguardo, camminando velocemente verso casa, troppo ferita, troppo delusa e, suo malgrado, troppo debole per poterlo affrontare.
La seguì a passo svelto voleva sapere quali parole aveva interrotto, che cosa non voleva dirgli,  voleva sapere se magari non tutto sarebbe stato perduto
- FERMATI GRANGER, CAZZO FERMATI ! –
Ma lei non rispondeva continuando a camminare, finché esasperato non l’afferrò per un polso facendola voltare
 - Come se… Cosa? –
Le chiese di nuovo, lei non rispose, tenendo lo sguardo rivolto verso il basso;
- COME SE… COSA? –
Le urlò in faccia  per l’ennesima volta quella domanda nella cui risposta riponeva ogni sua speranza; poi furioso, spaventato all’idea di perderla per la sua stupidità le sollevò il viso a forza.
- CAZZO GRANGER, GUARDAMI E RISPONDI… COME SE… COSA? –
Vedendosi scoperta, il viso rigato di lacrime Hermione lasciò libero sfogo al resto di quella rabbia ce la stava divorando e con essa a quelle parole, alla fine di quella frase che l’orgoglio aveva frenato
- COME SE TI IMPORTASSE QUALCOSA! – Fece una piccola pausa rendendosi conto di quanto appena detto, poi si riprese e proseguì come un fiume in piena, desiderosa di offenderlo, di ferirlo tanto quanto lui l’aveva ferita  - COME SE TU NON FOSSI PIÙ’ LO SCHIFOSO PUROSANGUE RAZZISTA CHE SEI SEMPRE STATO,  MA E’ EVIDENTE CHE MI SB… -
Non le diede modo di finire che si avventò sulle sue labbra in un bacio violento, profondo, agognato da giorni, in cui riversò il sollievo che gli aveva dato quella prima risposta, la paura di perderla a causa del prosequio della medesima, il desiderio di averla e le mille emozioni che da giorni turbinavano in lui.
Un braccio a circondarle la vita, a schiacciarsela addosso,mentre l’altro le poggiava sulla schiena, la mano a stringerle la nuca perché non si staccasse, non lo abbandonasse.

La bocca premeva forte su quella di lei costringendola a schiuderla, la lingua le si intrufolò prepotente tra le labbra morbide e sfiorò delicatamente il palato per poi lambire la sua in una carezza sensuale ed esigente. Sentendola inerte tra le sue braccia si scostò un poco accarezzandole la bocca con la bocca, risalendo con piccoli baci lungo la mascella finché il suo respiro spezzato non le accarezzò il lobo dell’orecchio
- Mi dispiace, non penso quello che ho detto. –
Le sussurrò in tono che sembrava di sollievo ed al contempo disperato, poi ridiscese sulla sua bocca riprendendo a baciarla con lo stesso impeto di prima, come se non potesse farne a meno, le morse il labbro inferiore, tirandolo leggermente e poi succhiandolo ebbro del suo sapore, ebbro di lei .
Una scarica di eccitazione pervase il corpo di Hermione, a quelle parole, a quel contatto delicato e profondo, si strinse a lui, permettendogli di assaggiare le sue labbra, di morderle, di succhiarle, consentendo alla sua lingua di accarezzarla di eccitarla e rispose a quel bacio senza rendersene conto, mettendoci il desiderio che lui le aveva risvegliato dentro, desiderio che da giorni  non la abbandonava, nonostante avesse cercato in qualunque modo di reprimerlo. Chiuse gli occhi lasciandosi andare alla marea di sensazioni che la stavano travolgendo ed un ricordo fece capolino nella confusione che albergava nel suo cervello.
Il viso di Fred.
Bastò questo a farla rinsavire.
- NO! –
Quasi urlò nella notte, e si scostò bruscamente prima di perdere definitivamente la testa.
Stupito da quel rifiuto inaspettato Draco le si avvicinò cauto, senza ben sapere che cosa aspettarsi 
- Hermione io… te l’ho detto non lo penso davvero. –
- Lo so, l’ho capito. Non è quello… è che non posso. –  
Alzò lo sguardo a fissarla, negli occhi una muta domanda: Perché?
- Mi dispiace Draco, ma non posso. Perdonami. –
Non le rispose e la delusione e la tristezza che lei lesse in quegli occhi di solito così imperscrutabili la fece singhiozzare, era come se attraverso il suo sguardo quelle emozioni si radicassero in lei schiantandola. Gli diede le spalle e fuggì via lasciandolo solo sulla spiaggia ad aggiungere domande, alle domande alle quali nessuno sembrava voler rispondere. Si passò nervosamente una mano nei capelli, mentre si incamminava verso casa, in testa un’unica imprecazione: Maledetto Potter!





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Sono tornata, so che mi state odiando, e mi dispiace molto per questo imperdonabile ritardo. Non ho giustificazioni, a parte le solite trite e ritrite. Spero che almeno la lunghezza ed il contenuto del capitolo possano indurvi al perdono.

Sinceramente non so come collocare questo capitolo e tutte le cose che accadono, forse mi sono fatta un po’ prendere la mano. Probabilmente sono stata un po’ ripetitiva nelle due “scene madri” (che in realtà non mi dispiacciono), ma non so che farci, questo è il massimo che il mio povero cervello atrofizzato dal caldo è riuscito a produrre.
In questo momento gioisco perché finalmente questo quadrilatero del terrore sulle vacanze è finita e dal prossimo capitolo ritorneremo in teatro, luogo in cui mi sento più a mio agio. Non prometto nulla in merito ai prossimi aggiornamenti, perché ammetto che ultimamente sono un po’ monella e pigra, e non ci posso fare nulla.
Vorrei ringraziare tutte le persone che leggono e che hanno messo la mia storia tra i preferiti, seguiti, ricordati, ma soprattutto voglio ringraziare anticipatamente tutte coloro che nonostante i miei imperdonabili ritardi continueranno a leggere e se ne hanno voglia a recensire (inutile negare che vedere le vostre recensioni mi riempie di gioia!)…
Grazie per l’immeritata fiducia che ancora mi concedete.
Ora come sempre giù il sipario… su il sipario e ringraziamenti a
 
nicky_iron: Ciao, cara, spero che sarai ancora qui, nonostante questo capitolo sia arrivato con un ritardo vergognoso! So che leggi velocemente Blaise ed Antlia, spero perciò che non me ne vorrai, dal momento che questo capitolo tratta molto di loro, senza però mettere da parte la coppia clou della fic. Spero che quando avrai un po’ di tempo vorrai dare un po’ di spazio anche a questi due personaggi che io amo molto. Un abbraccio grande. d.
 
hunterd: Cara Laura, meno male che almeno tu non mi sgriderai per il ritardo… anima affine anche nella tempistica. Credo che nonostante stesse dormendo tuo marito avrà apprezzato l’effetto che ti fa questo amante virtuale… sarà per questo che ti sprona a scriverne? Ehehehe vecchie volpi questi uomini! Mamma mia vent’anni che state insieme, mi sembra incredibile! Io sono una che ha fatto tutto in pochi mesi, così io e il mio compagno stiamo insieme da nemmeno sei anni ed abbiamo una bimba di quattro anni e mezzo… che se ti fai due conti ti rendi conto della follia… eppure, pare, ci sia andata bene, anche se come te io pure ho bisogno dell’amante virtuale! Eheheheh e davvero chi meglio del vecchio Draco o del caro Blaise!
Per quanto riguarda l’ammmmore tra i due, è evidente che entrambi provano qualcosa, ma come sempre Hermione è un osso duro (mamma mia si sveglierà mai?)… Meno male che Draco è tenace e incazzoso, altrimenti potrei benissimo far calare subito il sipario. Come hai potuto vedere Blaise e Antlia hanno avuto il loro momento, ero indecisa se farli andare avanti a soffrire ancora un po’ (all’inizio avevo pensato davvero di far partire Blaise, volevo mandarlo da Daphne e Neville, che mi sembravano una splendida coppia improbabile, ma poi ci sarebbe stata troppa carne al fuoco) e ho deciso che insomma, la povera Antlia avesse diritto ad un po’ di gioia, almeno finché non dovrà tornare a casa a fasi torturare da quel cinico bastardo di Marcus!
Ti confesso che leggere le parole che hai rivolto al mio Blaise mi ha fatto ballare la conga sul pc… non so perché, ma è un personaggio che mi piace da morire e che rovo terribilmente affascinante, quasi al pari di Draco. Certo facendo quello che io faccio la storia risulta un po’ più dispersiva, ma mi piaceva l’idea. Inutile dire che l’arguzia e il fascino del tuo Blaise sono una roba da sturbo, e spero che un giorno gli regalerai un bel palco tutto per lui. Il paragone Theo/Pansy – Sandra/Raimondo mi è piaciuto un sacco, non ci avevo mai pensato, ma forse un po’ mi hanno influenzata davvero, e se così non fosse non importa, mi piace pensare che possa essere così… perché sono stati due personaggi che insieme hanno davvero fatto la storia dell’intrattenimento, quello D.O.C., senza veline, ma con professionisti seri! (scusa la nota polemica, ma è più forte di me!) Come vedi a recensione fiume corrisponde risposta fiume! Eheheh. Ora ti saluto anche io altrimenti non riuscirò a rispondere anche alle altre e domani mattina voglio assolutamente postare, direi che mi sono fatta attendere anche troppo e poi sono curiosissima di sapere cosa ne pensi tu e le altre persone che ancora mi leggono! (Sempre che ci siano ancora). Un abbraccione e spero di sentirti presto… magari quando sarai meno impegnata e ci regalerai un nuovo capitolo della tua bellissima fic. d.
 
barbarak: Dolce Baby, tesoro, come stai? (scusa, ma nella mia testolina, mi sono fatta l’idea che tu sia una persona estremamente dolce). Spero non mi odierai troppo per l’attesa. E che, delusa, tu non mi abbia abbandonata. Ti confesso che la tua recensione mi ha emozionata in maniera incredibile, sapere che avevi letto il capitolo più di una volta mi ha donato una tale gioia e euforia che ti posso giurare che ho fatto la stessa cosa con la tua recensione, perché ogni volta che l’ho riletta mi sono emozionata come un scolaretta! GRAZIE.
Non ci si scusa per una recensione kilometrica, perché non hai idea di quanto rechino gioia a chi scrive e quanto servano da sprone a cercare di andare avanti quando il foglio bianco resta muto lasciandoti priva di ispirazione, e ti confesso che la tua meravigliosa recensione (e le tue mail) sono state un grande sprone ad andare avanti seppur con difficoltà e postando in ritardo. Non so se potrò regalarti una scena in cui Draco suona per Hermione, ma sappi che sei una bella investigatrice arguta, che non spoilero altro e che però un capitolo solo per te ci sarà, ho deciso quale circa dalla tua terza recensione, però dovrai aspettare ancora un po’…. Pensi di farcela?
Che mi dici questa volta di Blaise e Antlia? Contenta? Spero proprio di si, devo dire che seppur con qualche difficoltà la scena tra loro due mi piace, spero che non sembri troppo affrettata, ma non mi sembrava ci potesse essere altro modo tra loro, a meno di non prolungare questa lite ad oltranza, ma non mi sembrava il caso.
Ancora grazie, grazie, grazie… un abbraccio enormissimo d.
 
PaytonSawyer: Francy, Tresor… ce l’ho fatta a tornare e tu sei sparita… questa volta ci siamo date il cambio, però tu sei comunque più brava! Eccoti qui Blaise e Antlia al peggio ed al meglio di loro, spero che ti piacciano. Non so come mi è venuta la storia della balia, ma mi sembrava una nota delicata, in un passato grigio, insomma mi dispiaceva l’idea di una Pansy che affronta il proprio passato e i propri errori in completa solitudine, era una visione troppo dolorosa, e poi mi piace il profumo delle frittelle di mele, mi fa pensare a notti invernali, a profumi del passato, un qualcosa di piacevolmente e dolorosamente nostalgico.
Come avrai visto da questo capitolo la nuvola di Fantozzi rappresentata da Lavanda ha cominciato a fare i suoi danni…. Ecco da dove mi è uscita… avevo bisogno di un’adorabile pettegola, da non demonizzare, ma che facesse la giusta dose di danni! I confesso che il passaggio finale in cui Draco parla con Hermione della luce negli occhi, aveva emozionato anche me quando l’ho pensato ed in parte anche quando l’ho scritto, anche se ci sono elle piccole cose che non mi hanno completamente convinta. Marcus vorrebbe sapere se hai impegni per domani sera, mentre Blaise e Draco, volevano risponderti, ma sono momentaneamente al San Mungo, con le braccine spezzate, perché Hermione e Antlia li hanno sorpresi mentre cercavano di contattarti.. Sorry, sarà per la prossima volta.
Sinceramente mi piace un sacco l’idea di te e il tuo fidanzato così simili a Pansy e Theo che come ti ho già detto a volte mi sono ispirati dal rapporto tra me ed il mio compagno… come sempre simili noi due eh???
Ora ti abbraccio fortissimissimo come sempre e spero di poterti leggere presto, prima da te e poi da me! d.
 
SenzaFiato: Toc Toc… Anna? Sei tu? O mamma mia, ci ho messo un po’ a capire che cos’era successo… e ad essere sincera l’idea di cambiare nick sorride anche a me.. mi piacerebbe usare il nick che ho in un altro sito… mah, ci penserò!
Come ho già detto a Barbara, sapere che hai letto il capitolo più di una volta e che l’hai voluto fare con attenzione, sapere di essere riuscita a trasmettere delle emozioni, non sai quanto mi faccia felice… e quanto mi abbiano fatta felice le parole con le quali me lo hai fatto sapere. Come vedi alla fine le litigate tra Blaise e Antlia hanno dato i loro frutti, grazie un po’ anche a Draco, che però non è riuscito a restare neutrale più di tanto… possessivo e gelosone! Eheheh
Nonostante la corazza che indossa Draco me lo vedo come un uomo dalle forti passioni e dai sentimenti travolgenti, ai quali cerca di resistere magari, ma una volta che capisce che non può combatterli allora li lascia liberi di fluire e li gode a fondo (soprattutto questo Draco adulto e “libero”), resta comunque una serpe e come tale calcolatore e disposto a tutto pur di arrivare al suo scopo, anche se Hermione nella sua complessa semplicità a volte lo destabilizza. Mi piace immaginarlo in questa alternanza tra burbera dolcezza (ma mai e dico MAI melenso, perché è un personaggio che deve conservare sempre un certo orgoglio ed un certo distacco, altrimenti credo si possa quasi trasformare in una sciocca parodia di un Romeo un po’ psicotico) e divertente cinismo (scoppi d’ira a parte).
Mi fa piacere che apprezzi la coppia Theo Pansy, perché io tengo molto a loro,e  così come Marcus, sono due elementi che a seconda delle volte servono a spezzare o sottolineare il ritmo che è proprio degli equilibri tra i personaggi. (Oddio ma come parlo stasera? Eppure non ho fumato roba strana!!! Forse il condiriso dell’insalata di riso che ho mangiato a cena era scaduto!!)
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e che tu possa perdonare il mio ritardo. Un abbraccione grandissimo anche a te.. a presto spero! d.  

nihalmalfoy:  Buona Sera cara… come vedi sono tornata, e confido che come mi hai scritto la scorsa volta tu sia ancora dell’idea di non abbandonarmi!

Spero che la piega che ha preso la storia tra Blaise e Antlia ti faccia piacere, non ti eri scostata molto dalla realtà come vedi… Draco non se n’è uscito con un “alla buon ora” diretto, ma insomma, direi che è stato abbastanza chiaro con il moro sul suo punto di vista anche se poi alla fine si è rimangiato in parte quello che aveva detto facendogli fare un bagno fuori programma! Spero solo che quello che accade tra Draco e Hermione non ti abbia delusa troppo, ma se non avessi fatto così, parte della storia si sarebbe già conclusa e probabilmente le mie idee si sarebbero sotterrate definitivamente. Direi che la tua fantasia più che correre e navigare troppo, ci azzecca di brutto…. ALLORA LA VUOI SMETTERE DI SPOILERARE PER TENTATIVI??? EHEHEHEHEH
Scherzo naturalmente… anzi, non smettere, perché mi piace leggere e confrontarmi con te.
Un abbraccio grandissimo e a presto. d.
 
Giselle: Cara Giselle, grazie per le belle parole e per la costanza nel recuperare tutti quei brani dai capitoli di questa storia… mi ha fatto molto piacere. Mi è piaciuta molto l’analisi che fai del personaggio di Hermione e mi fa piacere che ti piaccia il modo in cui l’ho reinventata. Devo dire che hai colto nel segno sulla chiusura che lei ha in questo momento verso ciò che la circonda, ha provato troppo dolore per potersi lasciare andare senza remore, e mi piace tantissimo il fatto che tu abbia colto perfettamente il “ruolo” (anche se indiretto) che ha la convivenza con Antlia e Marcus (Bisogna dire che quello che “tira”… che in un certo qual modo scrolla le situazioni è Marcus).
Hai colto perfettamente quello che volevo far trasparire di Draco e ti confesso che il capitolo in cui racconto la sua storia, mi aveva dato una forte emozione quando l’ho scritto, e mi fa piacere vedere che questa emozione è arrivata a chi l’ha letto, e mi ha colpito e (scusa se mi ripeto) emozionato molto anche l’analisi che ne hai fatto.
Grazie davvero per i complimenti e per la bellissima analisi che hai fatto di tutta la storia. Spero che nonostante il mio ritardo nel postare, vorrai ancora seguirmi e regalarmi il tuo parere. Un abbraccio d.
   
 
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