Era
l'ennesima litigata con
mia madre. Non la sopportavo più. Il nostro rapporto non era
mai stato uno dei
migliori, ma negli ultimi mesi la situazione era peggiorata molto. Da
quando
mio padre se n'era andato lei non era più come prima.
Forse
perché sentiva la sua
mancanza o, forse, perché non capiva il motivo della sua
scelta di abbandonarci
così, all'improvviso…
Comunque non
era più la
donna di prima. Ormai erano passati tre anni, e lei doveva farsene una
ragione.
E magari avrebbe potuto evitare di scaricare tutto lo stress addosso a
me, che
avevo già i miei bei problemi.
- Ma mi stai
ascoltando? -
chiese lei arrabbiata, interrompendo i miei pensieri che andavano
rivangando le
belle giornate trascorse con la mia famiglia, quando ancora mio padre
era a
casa.
- No! E non
ho alcuna
intenzione di continuare a stare qui a sentire le tue cazzate! - dissi
io
correndo in camera mia.
Se devo
essere sincera, non
ricordo neanche il motivo che fede scoppiare la milionesima discussione
con
lei, ma non m'importava più di tanto.
Il mio nome
era Kristie,
Kristie McLian; avevo quattordici anni. Non ero una ragazza
particolare, sia
dal punto di vista fisico che caratteriale: occhi e capelli scuri,
pelle
chiara, non tanto alta… Introversa, questo molto, ma se
avessi potuto avrei
cambiato questo aspetto del mio carattere.
Avrei tanto
voluto essere
una di quelle ragazze che riescono ad attaccare bottone con chiunque, a
ridere
e a scherzare per ogni cosa. Non mi interessavano i capelli biondo
platino o
gli occhi azzurro mare o un metro e ottanta di altezza; avrei voluto
essere più
aperta e avere degli amici veri.
Veri.
Perché gli amici che
avevo io erano solo degli approfittatori, che si interessavano a me
solo quando
avevano bisogno di qualcosa.
Comunque, in
quel momento
erano loro a far comodo a me. Ero stufa di sentire le grida di mia
madre, così
presi il cellulare e un po' di spiccioli che avevo nel salvadanaio a
forma di
porcellino ( un regalo della mia nonna materna Betty per il mio sesto
compleanno) e uscii di casa, con l'intenzione di raggiungerli al solito
locale
dove ci incontravamo durante i freddi pomeriggi invernali.
Quei
pomeriggi in cui non
c'è nulla da fare, quando l'unica alternativa sembra andare
ad annoiarsi in un
piccolo bar nel centro di Liverpool, la città più
noiosa del mondo.
Ormai era
arrivata l'estate,
e nel mese di giugno quel locale sembrava un po' più allegro
e movimentato del
solito.
Uscii in
strada e, dopo aver
percorso un centinaio di metri, svoltai a destra e proseguii per la
34th
Street. In fondo c'era un vicolo. Svoltai di nuovo a destra e vidi
l'insegna
familiare che di sera era illuminata dalle luci al neon: "Tanzania's
Bar".
Riconobbi
l'odore familiare
di fumo e birra e le voci dei miei compagni di classe Jeremy, Raven e
Sally,
così decisi di raggiungerli.
- Ciao,
siete solo voi tre?
- domandai io arrivando.
- Stasera
sì. - rispose
Raven - Jake e gli altri hanno pensato di andare a ballare, mentre
Stephanie e
Josh sono a casa con la febbre. -
- Beh,
allora troviamoci
qualche cosa da fare - proposi io - Cosa avevate in mente? -
- Noi
avevamo pensato di
divertirci con un po' di Vodka, un po' di fumo. Che ne pensi? - disse
Jeremy, con
un sorrisino un po' strano che mi mise a disagio.
- Voi fate
pure, - dissi io
ancora un po' turbata per l'espressione sul volto di lui - io per
questa sera
passo -.
- Fa' come
vuoi - mi provocò
Jeremy in tono arrogante.
Così
mi lasciarono sola al
bancone del bar, mentre li guardavo allontanarsi ridendo come tre
idioti,
pronti a godersi una serata che per me sarebbe stata una noia mortale.
Vorrei ancora ringraziare la mia amica Alice_90, e Tredici 13, che ha recensito il mio prologo e mi ha incitata a pubblicare un nuovo capitolo.
Comunque grazie a tutti.
Saluti e abbracci.
Marty96