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Autore: Wild Dragon    08/07/2010    2 recensioni
Il drago la fissò con i suoi occhi smeraldini, intelligenti e pieni di curiosità. Si avvicinò con passo malfermo e le annusò la mano. Lei non si mosse e rimase a fissarlo, convinta che non potesse essere vero. Il cucciolo la guardò negli occhi con sguardo carico d’aspettativa. Kairi allungò la mano e ne accarezzò la testa, ma appena ne toccò e squame, una scarica di energia bruciante le attraversò il braccio con un dolore accecante. Lei urlò. Si sentiva bruciare ovunque e aveva la vista annebbiata. - Che cosa succede qui? – domandò una voce di donna. Fecero il loro ingresso nel padiglione due donne. Una aveva la pelle scura e i capelli neri, l’altra aveva la pelle diafana, i capelli neri e brillanti occhi verdi. Era di una bellezza sconvolgente, di certo non umana. Con loro vi era un giovane dai capelli castani che portava una spada blu cobalto attaccata alla cintura. Kairi stava per venir meno. Tutto le sembrava avvolto dalla nebbia. L’ultima cosa che vide fu un occhio verde e profondo che la fissava preoccupato e ansioso. Poi più nulla...buio. - Beh, abbiamo trovato il Cavaliere prima di quanto potessimo mai sperare.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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II

Il terzo Cavaliere

 

Kairi venne svegliata dai tenui raggi solari che le carezzavano il viso. Aprì un occhio alla volta e sbadigliò sonoramente. Un pensiero le attraversò la mente. Il ricordo della sera prima.

Si alzò a sedere di scatto, subito sveglissima, e si guardò intorno. Si trovava in una tenda verde ed era sdraiata su un branda. Accatastati in un angolo vi erano sacchi e casse di ogni grandezza, alcuni aperti a rivelarne il contenuto: per la maggior parte erbe e foglie strane. Al centro della tenda vi era un grosso calderone.

Kairi sentì qualcosa strusciarle contro la mano. Si girò e vide il cucciolo di drago che le strofinava il muso sul palmo guardandola con affetto. Kairi sorrise e gli accarezzò la schiena. Per qualche strano motivo, si sentiva immensamente legata a quella creatura.

Fece il suo ingresso nella tenda una donna minuta con ricci capelli scuri seguita da un enorme gatto con gli occhi rossi e la coda ritta. Kairi la guardò con diffidenza, studiandola attentamente.

- Ben alzata. – disse la donna con voce squillante, senza neanche guardarla. Cominciò a trafficare con erbe e funghi con naturale disinvoltura, mentre il gatto se ne stava acciambellato vicino ai suoi piedi. A Kairi non piaceva. Continuava a fissarla con quei suoi occhi rossi.

- Che c’è, il gatto ti ha morso la lingua? – fece la donna, finalmente guardandola.

- Se fosse stato il tuo di certo me l’avrebbe staccata. – rispose Kairi.

Lei sorrise. – Solembum non è il mio gatto, e neanche un gatto vero e proprio a dirla tutta. – si sedette ai piedi del letto. – Io mi chiamo Angela.

- Kairi. – rispose la ragazza. – Mi chiamo Kairi.

Il cucciolo di drago annusò con diffidenza la mano dell’erborista. Era una cosa strana. In qualche modo, Kairi ne avvertiva la diffidenza e in qualche modo sapeva che per quanto piccolo, il cucciolo la voleva proteggere da qualunque minaccia. Era...sconvolgente.

- Beh, Kairi, sappi che ti aspettano dei giorni per nulla facili. – sospirò Angela. Solembum venne ad accucciarsi sulle sue ginocchia, ricevendo qualche distratta carezza. – Sai, sono tutti molto arrabbiati per la guardia che hai fatto fuori ieri e quasi nessuno si fida di te. – aggiunse in tono confidenziale.

- Mi dispiace. – si affrettò a dire Kairi. – Non volevo farlo, io...

- Sta’ tranquilla, a me non devi spiegare niente.

La ragazza inarcò un sopracciglio.

- Fatto sta, che devi spiegazioni al resto dei Varden.

- No, aspetta un attimo. – s’infiammò. – Io non devo niente a nessuno, voglio solo andar via di qui.

- E invece devi. – la rimbeccò l’erborista. – E non puoi certo andar via. Non ora che l’ultimo uovo si è schiuso per te.

Kairi tacque e guardò il drago. Lui ricambiò il suo sguardo e si accoccolò vicino a lei sbuffando una nuvoletta di fumo bigio dalle narici.

- Sei un Cavaliere, adesso. – le fece presente Angela agguantandole la mano sinistra. Le sventolò il palmo davanti alla faccia e Kairi notò con un colpo al cuore un luccicante ovale argenteo. – E in quanto tale hai delle responsabilità. Abbiamo bisogno di te. Lo capisci, vero?

Sì, Kairi lo capiva. Si rendeva conto della responsabilità che le gravava sulle spalle e del suo immenso peso. Scrutò pensierosa il suo marchio osservando come la luce vi danzava sopra. – Cosa dovrei fare?

- Per ora, devi solo aspettare che Nasuada ti chiami in appello. Vorrà sapere tutto di te e bada bene di non mentirle. Abbiamo stregoni, dalla nostra, e lo scoprirebbero. Ma non ti preoccupare, di lei ci si può assolutamente fidare. E’ una gran donna e le dobbiamo tutto. Poi, Eragon ti spiegherà meglio cosa comporta essere uno Shur’tugal.

- Uno Shur’tugal? – domandò la ragazza spostando lo sguardo dal suo palmo al volto della donna.

- Un Cavaliere dei Draghi. – spiegò Angela.

- Shur’tugal... – sussurrò Kairi. Incrociò lo sguardo con quello del suo drago. – Sono un Cavaliere.

Si sentì schiacciare dal peso di quella verità. Il suo destino era segnato. La speranza dei Varden di sconfiggere l’Impero era nelle sue mani. Era lei la speranza. Kairi capì che nulla sarebbe stato mai più come prima. Era immersa nella guerra fino al collo. – Cos’altro puoi dirmi?

- Nulla, non è mio compito. – rispose l’erborista.

Kairi sospirò.

- Ti ho guarita quella brutta ferita al fianco.

- Cosa? – la ragazza si sollevò leggermente la maglia e notò una lunga cicatrice chiara, perfettamente liscia. – Wow. – mormorò ammirata. – Come hai fatto?

- Con la magia, no? – rispose Angela come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

- Ah.

- Tu, piuttosto, come te lo sei fatta?

- Sono caduta.

- Sì, come no.

- Te lo giuro. Mi ero arrampicata su un albero e un ramo non ha retto. In realtà so giudicare se un ramo mi regge o no, ma la sera prima aveva diluviato per tutta la notte e c’era molta umidità...il ramo era leggermente marcito. Così sono caduta su una roccia. Non è stata una gran bella cosa. – concluse con un mezzo sorriso.

- Siamo piuttosto avventate, eh? – intuì Angela con sorrisetto.

- Più che piuttosto. – sospirò Kairi.

- E che mi dici dei tuoi occhi?

- I miei occhi?

- Sì, non ne avevo mai visti di simili. Insomma...uno è nero, l’altro...è grigio chiaro, ma ha mille screziature multicolori...mi ricorda un arcobaleno in un cielo nuvoloso.

Kairi sorrise. – Sì, lo so. In realtà ignoro totalmente come sia possibile.

- Non è che hai del sangue elfico nelle vene? – domandò Angela scrutandola con più attenzione.

- Non credo proprio. – affermò con certezza. -  Spero di no. – aggiunse con una leggera smorfia.

- Perché?

- Non mi piacciono gli elfi.

- Oh, allora ti auguro di non dover mai parlare con Arya. Lei è molto orgogliosa e non sopporta alcun insulto alla sua specie.

- Fammi indovinare...capelli neri, occhi verdi, pelle diafana...giusto?

- Precisamente. – annuì l’erborista. – L’hai vista?

- Solo di sfuggita.

- Beh, se sarai capace di ignorare il suo lato più acido e noioso, e ti assicuro che è molto difficile, - Kairi ridacchiò. – ne potrai apprezzare anche gli innumerevoli pregi e le grandi virtù. E’ una grandissima guerriera, una maga immensamente potente ed una donna di sconfinata saggezza. Insomma, fa sempre comodo averla per amica. – Il sorriso della ragazza si allargò: le piaceva l’erborista.

D’un tratta, entrò nella capanna lo stesso giovane che aveva visto ieri, solo che ora ebbe l’occasione di guardarlo meglio. Aveva mossi capelli castani, occhi color nocciola, tratti sottili...orecchie a punta. Nel complesso, era molto avvenente. Alla cintura portava una bellissima spada dal fodero blu notte.

Kairi si alzò ed il cucciolo le si arrampicò sulla spalla  agitando la coda a destra e a sinistra. – Tu sei Eragon Ammazzaspettri. – disse la ragazza. Non era una domanda. Era stupefatta: si trovava di fronte ad una leggenda. – Ma...non eri umano?

- Lo sono. – rispose lui. – Sono stati gli Elfi a cambiarmi, rendendomi più potente.

Kairi annuì e continuò a fissarlo sfacciatamente. Lui, d’altro canto, non pareva minimamente intimorito, ansi, la studiava con altrettanta curiosità, spesso facendo passare lo sguardo da lei al drago appollaiato sulla sua spalla.

- Qual buon vento ti porta, Eragon? – domandò allegramente Angela.

- Nasuada e Orrin vogliono vederla.

- Certo, certo... – borbottò lei. – Beh, Kairi, è stato un piacere. Divertiti alla festa. – così dicendo, le  fece l’occhiolino, facendola sorridere. L’erborista prese a trafficare nuovamente con le sue cose, mentre i due Cavalieri uscirono dalla tenda, lanciandosi fugaci occhiate l’un l’altra.

- Qual è il tuo nome? – le chiese Eragon. – Kairi... – d’un tratto, Kairi si bloccò, rimanendo a bocca aperta. – No...

Davanti a lei, la creatura più bella che avesse mai visto. Un drago, dalle squame blu cobalto, possente, meraviglioso e dall’aspetto orgoglioso e regale. I suoi occhi blu e profondi come il mare la fissavano con struggente bellezza ed immensa intelligenza. Kairi ammirò affascinata i giochi di luce che si creavano su quei zaffiri lucidi e brillanti, ammirò le grandi ali e gli artigli letali. Mai aveva visto niente così vicino alla perfezione.

- Saphira, questa è Kairi. – parlò l’Ammazzaspettri. – Kairi, la mia compagna, Saphira.

E così, tu saresti il nuovo Cavaliere.

Una voce profonda e potente le rimbombò nella mente strappandole un brivido di eccitazione.

 - Così pare. – rispose con un filo di voce. – Anche lui diventerà...sì, insomma, così? – domandò accennando al cucciolo.

- Certo. – rispose Eragon. – E anche più grosso. I draghi non smettono mai di crescere.

Kairi guardò il suo drago e tentò di immaginarselo grande e possente quanto Saphira. – Wow.

- Andiamo?

- ...Certo.

Avanzavano nell’accampamento seguiti da mille sguardi incuriositi. Tutti si rivolgevano ad Eragon e Saphira con rispetto, salutandoli con i nomi “Argetlam”, “Ammazzaspettri” e “Bjartskular”. Kairi notò che la maggior parte degli occhi era puntata su lei ed il suo drago. La cosa non le piaceva. Stava per esplodere con un “Ma che diavolo avete da guardare?” ma si trattenne. Rispondeva ad ogni occhiata con aria di sfida, a testa alta e col mento in fuori. Era terribilmente orgogliosa, lo sapeva anche lei. Poteva anche ignorare gli sguardi, ma non quelle poche parole sussurrate che sentiva spesso attorno a lei: - Ma è solo una ragazzina...

Chi diamine si credevano? Già cominciavano a giudicare?

Poco dopo, arrivarono di fronte al padiglione scarlatto dell’altra sera. Kairi indugiò un attimo sulla soglia e fece un respiro profondo. Il drago le strusciò il muso contro il collo. Tentava di dirle di avere fiducia. Bastò quello a rincuorarla. Riconoscente, gli sorrise e gli accarezzò la testa.

- Non ti preoccupare. – le disse Eragon. – Nessuno oserà anche solo tentare di farti del male. Sei un Cavaliere. Sei praticamente intoccabile.

Saphira proruppe in un bassa risata e guardò il suo Cavaliere con ammonimento, come per ricordargli qualcosa.

Lui fece un mezzo sorriso e si passò una mano fra i capelli. – Saphira ha ragione, sei intoccabile solo qui. Altrove, tranne che dagli Elfi, chiunque potrebbe tentare di ucciderti.

- Gran bella cosa. – commentò Kairi.

- Sai, il nostro...diciamo, “mestiere”...comporta innumerevoli rischi, ma prima o poi ti ci abituerai.

Se non ti fai ammazzare prima. Puntualizzò Saphira.

- Se non ti fai ammazzare prima. – convenne Eragon. – Io sono stato molto spesso fortunato. Comunque...è ora di entrare. Nasuada ci aspetta. – così dicendo, le fece cenno di entrare, e Kairi, nonostante il groppo in gola, ubbidì.

Il padiglione le si presentò come quello di ieri, a parte per l’illuminazione. Sul trono di legno che aveva visto ieri era seduta la stessa donna dalla pelle scura che aveva intravisto l’altra sera, solo che, come con Eragon, ebbe la possibilità di guardarla meglio. Era molto giovane e bella, tuttavia le si leggeva una certa autorità negli occhi, così come una forza ed una determinazione ammirevoli.

Alla sua destra, stava un uomo alto dai capelli castani e chiari lunghi fino alle spalle. Aveva un bell’aspetto e pareva molto forte e disciplinato.

Invece, a sinistra, c’era Arya, l’elfa.

Appena entrata, era stata trafitta dai loro sguardi carichi di interesse. Lei non si scompose e non si mostrò minimamente intimorita, ansi, ricambiò i loro sguardi con altrettante intensità.

Fu subito affiancata da Eragon, mentre Saphira si limitò ad infilare la testa nella tenda.

- Avvicinati, Cavaliere. – disse Nasuada.

Kairi ubbidì lentamente mentre il drago le avvoltolava la coda al braccio.

- Io, come probabilmente sai, sono Nasuada, capo dei Varden. – si presentò la donna.

- Io sono re Orrin, sovrano del Surda. – annunciò l’uomo.

- Ed io, - concluse l’elfa. – Arya Drottningu, principessa e ambasciatrice degli Elfi.

Wow. Pensò Kairi. Quanto sangue blu in una volta sola.

Hai molte cose da dirci. – continuò con calma il capo dei Varden. – Per prima cosa, chi sei?

Dopo qualche esitazione, Kairi deglutì e cominciò a raccontare la sa storia: - Il mio nome è Kairi e ho diciassette anni. Sono figlia di Brigan e Sasha. Mia madre, mio padre ed io vivevamo sull’isola di Beirland, vicino a Eoam. Avevamo un allevamento di cavalli ed era tutta la nostra vita. Passavo le giornate in mezzo ai cavalli e mia madre mi ha insegnato a riconoscere ogni razza, ad interpretare ogni loro mossa e a stare in sintonia con loro. Poi un giorno, - Kairi fece un respiro profondo. – mio padre morì nel tentativo di domare un cavallo particolarmente...selvaggio. Avevo nove anni. – la ragazza si fermò un istante. Era passato tantissimo tempo dall’ultima volta che aveva rievocato quei ricordi. Nasuada non la incitò a continuare, finché non proseguì da sola. – Distrutte dal dolore, abbiamo lasciato l’allevamento al fratello di mio padre, Jean, e siamo partite. Siamo venute a vivere qui, a Feinster e per cinque anni, nonostante il lutto, abbiamo vissuto serenamente. Poi, una mattina, dei soldati imperiali hanno bussato alla nostra porta. Hanno detto a mia madre “Signora, ci segua”. Lei ha obbedito senza fare domande: non volevamo altri guai e sapevamo bene che era meglio non far arrabbiare le forze imperiali. Così se la sono portata via e...non è più tornata. – Aveva parlato con calma, senza far trasparire alcuna emozione dal viso. Ma sapeva bene, che i suoi occhi dicevano tutto.

- Mi dispiace. – disse Nasuada, e Kairi sentì che era sincera.

- Sì, beh...non ci penso più, ormai.

- Così per...tre anni, te la sei cavata da sola. – intervenne re Orrin.

- Per la maggior parte...sì, è così, ma avevo spesso qualcuno che mi aiutava qui a Feinster.

- Perché eri qui, nel cuore della notte? – domandò il sovrano de Surda col tono di chi pretende una risposta convincente.

Per nulla intimorita, Kairi lo guardò con aria di sfida. – Con la battaglia che avete combattuto e vinto una settimana fa, c’è stato il caos, lo sapete anche voi. In molti siamo rimasti con le case distrutte e nulla da mangiare. Ero affamata, così sono venuta qui e vi ho rubato un paio di pagnotte e qualche pezzo di carne. – spiegò tranquillamente. – E’ forse tanto grave? – aggiunse sfacciata.

- No di certo. – annuì Nasuada. – Ma lo è il fatto che tu hai ucciso uno dei miei uomini. E’ questo quel che devi giustificare.

Kairi sospirò. Non sapeva davvero cosa dire per discolparsi. Incrociò lo sguardo con quello del suo drago e in qualche modo lui le fece intendere...che doveva solo dire le cose come stavano.

- Sono stata scoperta e non ho avuto altra scelta.

- Non saresti stata di certo ammazzata per aver preso un pezzo di pane. – replicò sprezzante Orrin. Perfetto. Lei non gli piaceva. E lui non piaceva a lei.

- No, ma ho seguito il mio istinto di sopravvivenza. – ribatté Kairi sporgendosi col mento.

- Kairi, - disse Nasuada con tono calmo ma autoritario. – tu hai ucciso uno dei miei uomini, un ottimo guerriero, a dirtela tutta. Solo per questo saresti punibile con la morte. – Kairi fece per rispondere a tono, ma la donna le fece cenno di tacere e continuò: - Ma ovviamente, non mi sognerei mai neanche se fossi completamente pazza di condannarti alla forca. Sarebbe una follia vera e propria. Sei il terzo Cavaliere! Noi abbiamo bisogno di te. Tuttavia, il tuo gesto non rimarrà certo impunito.

- Con tutto il rispetto, - ringhiò Kairi. – chi è lei per comandarmi a bacchetta?

- Kairi! – le sussurrò Eragon all’orecchio come ammonimento.

- No! – s’infiammò lei. – Qui nessuno può dirmi cosa devo o non devo fare! Potrei andarmene in questo istante, non potete trattenermi per sempre!

- No. – sospirò Nasuada. – Hai ragione.

Kairi sgranò gli occhi e la guardò con diffidenza.

- Non posso obbligarti a stare dalla nostra parte. – continuò con calma il capo dei Varden. – Vuoi andartene? Vattene! A meno che tu non voglia andare da Galbatorix. In questo caso sarei costretta a trattenerti.

La ragazza non si mosse. Serrò i pugni e restò immobile guardando tutti con aria di sfida.

- Se invece vorrai fare qualcosa per questa guerra, per noi, i ribelli, i Varden, allora dovrai stare sotto il mio comando. Il che non vuol dire che sarai comandata a bacchetta, bada bene. E se diventerai membro dei Varden, dovrai accettare la mia punizione per l’omicidio di uno dei miei uomini. E’ tutto chiaro?

- Sì. – sibilò Kairi. Essere sotto il comando di qualcuno...non le piaceva per niente. Tuttavia, non aveva altro da fare. Era suo dovere aiutare i ribelli a spodestare Galbatorix. Suo dovere in quanto Cavaliere libero.

- Allora? Qual è la tua scelta?

- Mi pare più che ovvio. – sospirò Kairi portandosi la mano all’altezza del viso. Scrutò a lungo quel marchio argentato che aveva già cominciato a dettare il suo destino. Drago e Cavaliere di guardarono negli occhi e l’uno lesse nello sguardo dell’altra, la stessa determinazione e la stessa forza.

- Sarò dei vostri. – esalò con decisione il Cavaliere. – E accetterò la punizione, qualunque essa sia.

- Benissimo. – disse soddisfatta Nasuada. – Eragon, Arya, Saphira?

I tre la guadarono.

- Vorrei che voi tre siate i maestri di Kairi e del suo drago, che insegniate a loro tutto. Kairi dovrà imparare la scherma, l’antica lingua e la magia e i vostri allievi dovranno conoscere cosa vuol dire essere drago e Cavaliere.

 

  
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