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Autore: CherryBomb_    08/07/2010    10 recensioni
Arianna e Ilaria, sedicenni, amiche da qualche anno. Fanno parte di quelle ragazze che sono convinte che il principe azzurro non esiste.
Arianna non ha mai avuto il ragazzo, Ilaria non lo ha da due anni e mezzo. Ormai sono abituate a questo loro stato di "zitellaggio", ma una serata diversa cambierà le loro vite. Ci saranno molti intrecci, ritorni di fiamma, non sarà tutto semplice, anche se all'inizio potrà sembrare così.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Secondo giorno da infermiera

Ila POV

Mi svegliai durante la notte perché mi venne in mente che non avevo messo la sveglia. Però non potevo metterla, non avrei voluto svegliare Simo.

Così mi rimisi a dormire.

Mi svegliai alle 7 ed era davvero bello svegliarsi un’ora più tardi.

Mi rannicchiai ancora un po’ contro Simo, quanto era bello dormire con lui? Poi era perennemente caldo e mi sentivo protetta dal suo abbraccio.

Decisi di alzarmi lentamente, senza svegliarlo.

Mi misi le lenti a contatto. Presi i miei vestiti e cominciai a cambiarmi. Mi misi di spalle rispetto a lui, non si sa mai che si fosse svegliato.

Mi tolsi i pantaloni del pigiama e mi misi i jeans.

Mi tolsi la maglietta del pigiama e mi misi il reggiseno.

-Non serve che fai di soppiatto come una ladra.- disse con la sua voce dannatamente sexy e roca dovuta al sonno.

-Non volevo svegliarti. - Mi sentivo osservata. -Cosa c’è?

-Non sapevo avessi un tatuaggio.- ammise.

-In realtà ne ho due.

-Dov’è il secondo? - Mi girai e mi avvicinai.

Mi sedetti sul letto in modo da fargli vedere la farfalla sulla mia spalla.

-Quando l’hai fatta?- sembrava curioso di sapere ogni cosa di me.

-Un anno e mezzo fa. – mi stava accarezzando la spalla, un brivido mi salì su per la schiena e mi fece venire la pelle d’oca.

-Hai freddo?- sentivo una nota di compiacimento nella sua voce.

-No…cioè…sì.- non ero molto brava a mentire con lui.

-E perché hai scelto la farfalla?

-Storia lunga…

-Che mi spiegherai oggi pomeriggio.- continuò lui la mia frase.

-Se vuoi. – dissi cominciando ad infilarmi la maglietta.- e l’altro è questo.- gli feci vedere la luna sul mio piede.

-E questo quando l’hai fatto?- chiese accarezzandomi il piede.

-L’anno scorso a settembre.- Continuai a prepararmi.

Andai in bagno mi lavai i denti, mi misi la matita mi bagnai un po’ i capelli ed uscii.

Erano le 7 e 20. Il pullman con su la Ary sarebbe arrivato a 30.

È va be, tanto ero vicina.

Presi una brioches dal cestino e un frutto per merenda.

-Di a tua mamma di non farmi da mangiare c’è ancora un po’ di riso. – dissi prendendo la tracolla.

-Tanto te lo farà comunque. Non vorresti andare a farti una doccia?

-Perché puzzo?- gli chiesi guardandolo male.

-Non dicevo questo.- disse cominciando a ridere. – è che magari devi farti una doccia.

-Non voglio disturbare, ecco tutto.

-Cioè tu stai facendo un piacere a noi e vorresti disturbare? Ma non scherziamo. Le dico di portarti a casa oggi quando torni da scuola. Così ti fai una doccia.

-No, ma davvero…. – non volevo disturbare e solo in quel momento mi resi conto che non sapevo neanche perché avevo accettato quell’assurdo “incarico”.

-Ssssh. Zitta. Oggi vai a casa mia e basta.

-Ok, niente. Io vado che sono in ritardo.- Andai da lui e gli lasciai un bacio sulla guancia.

-Ciao buona giornata. – mi disse con la voce bassa e roca.

 

 

 

Ero ormai fuori dalla stanza, quando tornai indietro.

-Mi faranno problemi se esco adesso?- chiesi sbucando dalla porta.

-Sanno della tua presenza li abbiamo avvisati.- disse sorridendo.

-Ah ok. - Uscii di nuovo dalla stanza.

 

 

 

Simo aveva ragione. Sapevano della mia esistenza, infatti nessuno mi chiese niente o mi fece problemi.

Presi la filo ed arrivai nello stesso momento in cui arrivò la Ary.

-Eccola qua, l’infermiera.- Risi.

-Sembra che non hai dormito molto stanotte.- mi disse lei maliziosa.

-Ma se ho dormito come un bambino.- dissi.

-E dove hai dormito?- chiese maliziosamente.

-Nel letto.- avevo omesso apposta “di Simo” pensando che magari non lo avrebbe chiesto.

-Con chi?- curiosa come non so che cosa.

-Con Simo.- ammisi sbuffando.

-Waaaaaaaaaaaaaaaaa.- urlò facendo girare un sacco di persone.

-Ary,stai calma non è successo niente.- cercando di calmarla.

-Sese come no.

-No, davvero ho dormito con lui, eravamo abbracciati, ma niente di più.- tanto valeva dirgli che avevamo dormito pure abbracciati.

-Tu devi dirmi qualcosa.- mi ricordò

-Ah giusto. Voglio mollare Mattia. – ammisi tutto d’un fiato.

-Era ora finalmente e quando avresti preso questa decisione?

-Ieri mentre fumavo una sigaretta, ho capito di volergli bene, ma che non provo più le stesse cose di prima.

-Finalmente l’hai capito. così puoi buttarti addosso a Simo. - Mi girai e la guardai male.

-Non è detto.- e infatti non lo era. Non era automatico che se avessi mollato Mattia, sarei andata direttamente da Simo. Non era tutto così semplice. Solo che non mi sembrava il caso di stare insieme a Mattia, quando non provavo più le stesse cose e le provavo per un altro. E così potevo avere anche via libera in caso fosse successo qualcosa.

Andammo a scuola. Dove c’era Edo ad aspettarci.

-Ciao Edo è da un po’ che non ci vediamo.- Lui rise.

-Da ieri sera.

-Sei andato a trovare Simo?- gli chiese la Ary

-Si, diciamo che ti ho visto per due minuti, però.- Risi.

-Vero. Io aspetto Mattia che così gli parlo subito.

-Come mai avete litigato?- chiese Edo

-No. Lo lascia.- Edo si girò di scatto

-Davvero?- gli venne un sorrisone enorme.

-Si.- ammise la Ila guardandolo un po’ male.

-È successo qualcosa ieri con Simo?- mi chiese.

-Te lo avrebbe detto, non credi?

-Magari io ero già andato via.

-Nono. Tranquillo.

-Ciao amore. – parli del diavolo e spuntano le corna. Mi si avvicinò per baciarmi, ma mi ritrassi.

-Devo parlarti.- lo presi per mano e lo portai in disparte.

-Dimmi.- sembrava tranquillo o forse sapeva nascondere bene le sue emozioni.

-Ieri stavo riflettendo sul nostro rapporto, anzi stavo riflettendo a quello che provavo per te davvero ed ho capito che, non provo più le stesse cose che provavo all’inizio, ancora quando eravamo amici. Quando eravamo amici, mi abbracciavi e mi sentivo morire, adesso non succede più. Io non voglio stare con te così tanto per fare. ho voluto dirtelo subito. Voglio comunque mantenere un rapporto con te perché io ti voglio bene sul serio e ci tengo. Spero che questa cosa sia possibile. – mi sentivo un peso in meno sul cuore.

-Mi dispiace, che sia così davvero, ma sono felice che me l’hai detto subito. Non ti dico che non ci soffrirò, ma capisco. Anch’io vorrei mantenere un rapporto d’amicizia.- Mi abbracciò.

Mi era sembrato troppo facile. Non aveva fatto scenate strano e mi sembrava che l’avesse presa troppo bene.

Lui salì, io rimasi lì con la Ary ed Edo.

Il telefono di Edo suonò.

-Pronto?...Ciao. Si te la passo. È per te.- disse passandomi il cellulare.

-Pronto?- risposi incerta.

-Ciao. Mia mamma viene a prenderti a scuola e andate a casa mia per fare la doccia. – era Simo.

-Bene, grazie.- e doveva proprio chiamare?

-E…….

-Cosa?

-Ti metteresti su le culottes?- ma che richiesta era?

-Simo, ma sei scemo? E per quale motivo dovrei metterle su?

-Perché mi piacciono. – malizioso. Voce sexy all’inverosimile.

-E chissene frega se ti piacciono.- ero diventata bordeaux.

-Sto scherzando.- disse ridendo.

-Vaffanculo. – gli buttai giù il telefono.

-Ma guarda te questo deficiente.

-Che succede? - mi chiese la Ary.

-La Bea viene a prendermi a scuola, perché mi porta a casa sua a fare una doccia.

-Ah wow.- disse la Ary

-Mi raccomando preparati.- mi disse Edo.

-Perché?

-Vedrai.

Li lasciai soli, non volevo disturbare la loro intimità.

Erano così carini insieme.

Salii in classe.

Mi ritrovai davanti Mattia.

-Ho saputo che Simo è in ospedale.- mi disse lui davanti a me.

-Sì, da una settimana ormai.- cercando di sembrare il più naturale possibile.

-Vai a trovarlo?- l’avevo detto che era stato troppo semplice. Adesso cominciava a fare domande e supposizioni.

-Sono andata l’altro giorno quando me l’ha detto l’Edo. Poi non l’ho più visto.- dovevo mentire. Per me. Ma soprattutto per lui.

-Come sta?- sembrava volermi cogliere in fallo. Dovevo stare attenta.

-Quando l’ho visto io stava ancora dormendo.

Non potevo dirgli la verità, avrebbe pensato che lo stessi mollando per colpa di Simo e non era così, o forse sì.

 

 

 

La mattinata passò più in fretta di quanto avessi potuto immaginare.

Seguii poco e niente come c’era da immaginarsi.

Uscii a l’una e venti dalla classe con la Fede, andai a prendere la Ary e fuori dalla classe mi trovai Edo e la Bea.

-Ciao.- salutai tutti e due.

-Ciao.- la Bea venne a darmi un bacio sulla guancia.

-Fede, questa è Bea la mamma di Simo.- dissi alla Fede.

-Cominciamo a conoscere anche i parenti adesso? - chiese maliziosa.- Piacere Fede.

-Piacere.- la Bea rise.

Nel frattempo uscì la Ary dalla sua classe.

-Noi andiamo subito?- mi chiese la Bea.

-Quando vuoi andare andiamo, ma Simo sta là da solo?- chiesi io. Mi rispose Edo.

-Vado là io a fargli compagnia.

-A dopo allora.- salutai Edo, la Ary e la Fede.

Scesi e salii sulla macchina della Bea, che in realtà era di Simo.

D’istinto mi accesi una sigaretta.

-Scusa, magari non posso.- dissi bloccandomi.

-Nono. Fai pure. Fumo anch’io, anche se Simo non vorrebbe che si fumasse sulla sua macchina.

-Lui adesso non c’è.- dissi io sorridendo.

-Infatti. Ha avuto dolori stanotte?- mi chiese lei uscendo dalla via della mia scuola.

-Non che io sappia. Cioè, non si è mai mosso se no mi sarei svegliata, anche se ho il sonno un po’ pesante quando dormo bene.

-Ti saresti svegliata?- mi chiese lei.

-Ehm sì. – cazzo. Che le dicevo adesso?

-Ti ha fatto dormire con lui, vero?- arrossii immediatamente.

-Si.

-Lo immaginavo.

-Ma non è successo niente. Giuro.- dissi guardandola.

-Lo so. Conoscendolo, se fosse stato per lui forse sì, ma da parte tua, lo so.

Fumavo la mia sigaretta, tranquilla.

-Sei mai stata innamorata? Te lo chiedo perché sei giovane, magari non ti è mai capitato.- mi chiese la Bea, la reputavo una domanda strana, non capivo perché me la facesse.

-Sì, sono stata innamorata.

-Quando?

-Due anni e mezzo fa con il mio ultimo ragazzo.

-E com’era? Cioè stare con lui.

-Bellissimo, ovviamente. Però quando ho capito di essere stata usata, che mi trattava di merda e che non gli fregava un cazzo di me, mi sono sentita di merda. L’ho capito dopo che ci eravamo lasciati e che io continuavo a corrergli ancora dietro come una deficiente. Quando l’ho capito, ho pianto per 6 ore di fila con la stessa canzone e ho deciso di chiudere definitivamente.

-È per quello che adesso hai paura?

-Non ho paura. Non ho mai avuto paura di innamorarmi, forse ho paura solo di soffrire di nuovo.

-Mio figlio sembra la persona meno adatta su cui riporre la propria fiducia vero?- mi chiese lei con un mezzo sorriso.

-S…………..

Non riuscii a finire la frase. Mi ritrovai davanti ad un cancello, che portava ad un viale circondata da un enorme giardino.

Percorremmo con la macchina un po’ di viale per poi trovarci davanti ad una villa. Ero a bocca aperta, era bellissima, gigantesca.

-Ila?- la Bea mi stava chiamando dalla porta d’entrata. Ero ancora in macchina con la bocca aperta.

-Si, scusa arrivo.- lei rise.

-Ti piace??

-E me lo chiedi anche? è bellissima. Scusa la domanda, ma che lavoro fa tuo marito?

-L’avvocato, ma la casa l’ha ereditata dal padre. Sai solite cose d’eredita.

-Magari mio nonno lasciasse una casa così a mia mamma.

Lei rise.

La porta d’ingresso dava su una piccola entrata che portava poi ad un salotto enorme, con due divani e delle poltrone sparse per la stanza, un televisore al plasma, tappeti, lampade. Tutto molto semplice e non troppo ricercato, molto di buon gusto. C’era anche una bellissima scala in marmo che portava ai piani superiori.

Dalla piccola entrata si poteva andare poi ad una sala da pranzo, immaginavo che da lì si potesse andare alla cucina. E che cucina, grandissima anche quella, moderna a penisola, un tavolo da sei persone. Dove c’era il piano cottura c’era molto spazio per muoversi, per stare comodi. Era bellissima. C’era una porta finestra che dava sul giardino sul retro, ben curato ed estremamente verde, la piscina era leggermente spostata in modo da essere un po’ distante dalla casa.

C’erano sdraio, lettini, c’era una doccia, lo scivolo ed il trampolino. Mai visto una piscina così in una casa.

Salimmo al piano superiore.

-Ti faccio usare il bagno di Simo che c’è in camera sua.

-Ha un bagno personale?- le chiesi scioccata.

-Si, come ogni stanza in questa casa.

-Mi adotti?- le chiesi con gli occhi sognanti. Lei rise.

-Questa è la stanza di Simo. Mi ha detto di dirti che se vuoi puoi prendere una o due delle sue tute. Guarda pure nell’armadio. Fai come se fosse camera tua.

-Grazie.

La stanza di Simo era l’ultima porta in fondo al corridoio.

Entrai in camera con la mia borsa con i miei ricambi.

Mi ritrovai in una stanza abbastanza grande, con un letto matrimoniale sulla destra, un armadio che occupava gran parte della parete vicino alla porta. Davanti al letto un televisore al plasma, con impianti hi-fi, lettore Dvd, Xbox, Playstation ed addirittura la Wii. Nell’angolo vicino alla porta finestra una poltroncina molto carina. Vicino alla porta nell’angolo a sinistra una scrivania con libri, quaderni, dizionari, penne, era leggermente in disordine. Non era brutta come stanza per essere di un ragazzo.

La porta finestra dava su un balcone con vista sulla piscina e sul giardino.

Entrai in bagno.

Che figata era avere il bagno personale? E per di più con idromassaggio e pure la doccia?

-Se vuoi puoi fare un idromassaggio. Possiamo stare via tutto il tempo che vogliamo.

-Davvero posso?- avevo gli occhi a cuoricino. Io adoravo l’idromassaggio.

-Almeno qualcuno lo usa, Simo non lo usa mai.

-Grazie.

Riempii la vasca, la Bea mi portò oli e Sali da mettere nell’acqua. Mi accese l’idromassaggio ed entrai. Prima di uscire la Bea mi accese la radio.

Oddio che goduria. C’era la canzone Sto pensando a te di Vasco, di solito mi faceva pensare a Mattia, ma in quel momento mi rilassò completamente.

Ero in un dormiveglia stupendo.

-Tutto bene?- era la Bea.

-Benissimo. –dissi con voce sognante.

-Sono due ore che sei lì dentro.

-Quanto?- mi risvegliai subito. Ero stata due ore nella vasca??? Cazzo.

-Quasi due ore. – lei rise.

-Mi faccio una doccia veloce e poi andiamo.

-Fai con comodo, ricordati le tute.

Giusto, le tute. Perché voleva che prendessi delle sue tute?

Bah, vai a capirlo quel ragazzo.

Uscii dalla vasca ed accesi l’acqua della doccia.

Mi rilassai ancora notevolmente.

Mi asciugai con l’accappatoio di Simo che era l’unico presente nel bagno.

Si sentiva che era suo, profumava di lui.

In accappatoio aprii l’armadio.

Era pieno di jeans, camicie, maglioncini, magliette, cravatte, felpe, trovai anche le tute.

Ne trovai una blu, stra bella, presi quella con una felpa grigia che mi piaceva molto, poi presi un’altra tuta nera e una felpa violetta stra bella.

Frugando tra i vestiti trovai un completo giacca e pantalone, con una camicia bianca. Mi immaginai subito Simo con quel vestito.

Era indescrivibile l’effetto che mi faceva solo il pensiero di vederlo vestito in quel modo. Mmmmmm. Pensavo che gli uomini vestiti con giacca e pantaloni, fossero dei fighi pazzesci o con la camicia ed un jeans. Adoravo le camicie e le cravatte. facevano l’uomo ancora più uomo.

Misi a posto il completo e mi vestii con i jeans e una felpa semplice.

Uscii dalla stanza con in mano i pantaloni della tuta e le felpe.

-Pronta?

-Prontissima. – dissi.

Non mi ero nemmeno asciugata i capelli. Non riuscivo ad immaginare in che condizione mi trovassi, non mi ero nemmeno piastrata il ciuffo. È va be, pace e amen. Non dovevo trovare il moroso.

-Mi ha detto di darti queste. – mi passò una scatola

La aprii, c’erano delle scarpe da ginnastica bianche basse.

Stra belle.

-Non dirmi che me le hai comprate.

-Sì. Mi ha detto di comprartele, stanno bene con la tuta mi ha detto.

Quindi si aspetta che io le porti davvero le sue tute.

Allora le avrei portate.

Salimmo in macchina e mi accesi un’altra sigaretta.

Suonò il telefono alla Bea.

-Stiamo arrivando………siamo leggermente in ritardo e allora?.............senti, Simo non rompere…………la Ila si è fatta un idromassaggio e si è un attimo persa via……….Non rompere Simo, arriviamo.- spense la chiamata. – che rompi coglioni di figlio che ho.- risi.- è possibile che guardi le due ore che siamo via? Che problema. Va be, sono più di due ore, però che gli frega. Non ti torturo mica. Oddio, che maleducata, non ti ho chiesto se volevi qualcosa da mangiare.

-Tranquilla, non ho fame.

-Sicura? Massimo il cestino è in ospedale, oggi ho portato ancora qualcosa.

-Grazie davvero.

-Di niente.

Pochi minuti dopo arrivammo in ospedale.

Quando entrai in stanza stavo litigando con i capelli.

-Finalmente ce….- Simo non finì la frase. Mi guardava con la bocca aperta.

-Si, lo so ho i capelli che fanno cagare. Non li ho asciugati perché così ci mettevo di meno, va bene?- Lui continuava a guardarmi.

-Stai benissimo. - Appoggiai le cose. Non feci nemmeno caso al suo commento.

-Niente, io qua non servo più. Ci vediamo domani. Ciao. – Edo se ne andò.

-Me ne vado anch’io. – disse la Bea, baciando suo figlio su una guancia. – Ciao, mi raccomando.- mi disse baciandomi su una guancia. Le sorrisi.

Uscii dalla stanza e rimanemmo soli.

-Ciao. – mi salutò

-Ciao. Senti togliti quell’ espressione dalla faccia.- dissi leggermente infastidita.

-Non ci riesco.- aveva una faccia da ebete.

-Cerca di togliertela.

Presi il quaderno di italiano ed il libro.

Dovevo fare una prosa. Quanto la odiavo.

Mi misi a sedere sul tavolo, cominciai a scrivere appoggiata alle gambe.

Leggevo e cercavo di capire come meglio scriverla.

Non ero per niente brava.

Ad un certo punto mi sentivo osservata.

-Che c’è?- gli chiesi senza distogliere lo sguardo dal libro.

-Sei bellissima.

-Va bene. Se lo dici tu.

-Perché pensi di non esserlo?

-Non mi sono guardata allo specchio prima di uscire dal tuo bagno e sinceramente non mi interessa. - Continuai a scrivere.

-Che tute hai preso?

Le presi e gliele lanciai. Non so come feci a tirargliele esattamente sul letto senza guardare.

-Uhm.

-Cosa?

-Hai scelto bene.

-Scelgo sempre bene. Comunque non dovevi farmi comprare le scarpe e non riesco a capire perché debba portare le tue tute.

-Non potevi andare in giro con le All con queste tute e vorrei che portassi le tute perché ho pensato che non volessi andare in giro tutti i giorni con i jeans e magari qua in ospedale volevi metterti comoda. Con le mie tute sarai comoda.

-Ok.- non riuscivo a capire il suo discorso sconfusionato. Non avevo ancora capito perché dovevo avere delle sue tute.

-Cosa stai facendo?- chiese dopo qualche minuto di silenzio.

-Una prosa di italiano.- dissi concentrandomi su quello che stavo leggendo.

-Le odiavo.

-Le odio anch’io. Però ho…..finito.- dissi finendo di scrivere l’ultima frase soddisfatta di me stessa.

Lui accese la tv.

Finì su un programma dove facevano vedere i cantanti, gli attori, i modelli famosi.

-Fermo, fermo. Questo mi interessa.- dissi scendendo dal tavolo e andando vicino al letto in modo da vedere.

Stavo guardando quando fecero vedere Cristiano Ronaldo.

-Aspettami a casa che torno tardi stasera. Porca vacca che figo.- dissi io quasi sullo sbavante. Simo girò canale.

-Ma perché hai girato?- mi girai e lo guardai male.

Non mi rispose. Mi avvicinai al letto.

-Rimetti dov’era prima.

-No.

Mi misi in ginocchio sul letto e cercai di prendergli il telecomando di mano.

Non so come ce la faceva, ma non riuscivo a prenderlo.

-Ridammelo. – cercai di prenderlo in ogni modo, ma non ce la facevo.

-No.- Mi misi a cavalcioni su di lui.

Feci un po’ fatica a raggiungere anche uno spigolo di telecomando, ma, quando ormai lo avevo preso, Simo lo abbassò di scatto portando con se la mia mano.

Mi ritrovai a pochi centimetri dal suo volto.

Lo sentivo respirare. Sentivo il suo profumo.

Avevo quelle sue labbra a pochi centimetri dalle mie. Avrei voluto tanto baciarlo, ma volevo trattenermi.

Eravamo davvero vicinissimi.

Mi suonò il telefono, ma ero completamente incatenata agli occhi di Simo, che nel frattempo mi mise le mani sui fianchi, anche se un braccio era ingessato.

-Dovrei rispondere.- dissi con una voce che somigliava molto ad un sussurro.

-Io penso di no. – disse lui avvicinandosi a me.

-Invece devo proprio rispondere. – dissi scendendo dal letto, proprio mentre il telefono smise di suonare.

-Te lo avevo detto di non andare.- mi sorrise. Presi il telefono in mano e tornai sul letto nella stessa posizione in cui ero prima. Non so perché lo feci, feci tutto d’istinto senza pensarci.

Mi ritrovai di nuovo le sue mani sui miei fianchi

-Come mai sei tornata?- mi chiese lui con uno sguardo compiaciuto. Il telefono cominciò a squillare. Salvata in corner.

-Pronto?- avrei fatto un monumento a chiunque mi avesse salvato.

-Ciao, come va?- era mia mamma, la mia cara mamma che mi aveva appena salvato. La amavo ancora di più.

-Bene, tu?- risposi tranquilla.

-Bene, dai. Come sta Simo?

-Sta…....bene.-Simo mi aveva appena tirato su la maglietta e aveva cominciato a baciarmi la pancia, lentamente, lasciando scie di calore. Mi abbassai la maglietta. Lui me la rialzò e continuò a baciarmi. Mi morsi il labbro per non fare rumori strani.

-La scuola come va?- cominciavo a non capire niente. Simo continuava a baciarmi sulla pancia. I miei ormoni avevano cominciato a ballare. Non potevo continuare a mordermi il labbro ancora per un po’.

-Cosa?- cercai di non dire niente.

-Come va la scuola?

-Be- bene.- mi tirai giù nuovamente la maglietta e lo guardai negli occhi. Mi sorrise. Fanculo te e il tuo sorriso di merda. Di merda? Ma stavo scherzando? Era bellissimo. – mamma, scusa un attimo.- misi una mano sul telefono- piantala.

-Non ho molta voglia di smettere.- mi disse sorridendo.

Scesi dal letto, andai a prendere una sigaretta.

-Eccomi, scusa.- sentii abbaiare il mio cane. – Spike. Amore. Come sta?- andai in direzione della porta

-Dove vai?- sentii chiedermi da Simo.

-Cazzi miei.- gli mimai con le labbra.

-Sta bene. Però gli manca la compagnia.- disse mia mamma.

-Verrei a fargli compagnia volentieri, ma ormai ho promesso di stare qua con questo deficiente e mi tocca starci.

-Di la verità che non è che la cosa ti faccia poi così tanto schifo.

-Be, schifo. No. Oggi ho fatto l’idromassaggio e va benissimo così.

-Da quanto mi ha detto la Ary non è un brutto ragazzo.

-Be, no. Per essere brutto non è brutto, ma è uno stronzo. Punto. Questo dice tutto.

-Ma ti piace.

-No.

-Si.

-No, mamma no.

-Ok, va bene se lo dici tu. Ci sentiamo domani va bene?

-Si mamma. Ciao.

Avevo appena  chiuso la chiamata che mi accesi la sigaretta.

E quel deficiente che cosa stava facendo prima?

Be, e io? Come mai ero tornata sul letto a cavalcioni su di lui?

Che cosa mi era preso?

Bah, vai a capirmi. Sono una deficiente, che si sta prendendo una cotta gigantesca per un cretino fuori di misura.

Finii la sigaretta e tornai dentro.

Dovevo cercare di non far cadere il discorso su quello che era appena successo.

Presi un libro di scuola e cominciai a far finta di studiare, mi misi nella mia solita posizione sul tavolo.

Ero in imbarazzo, sentivo che mi guardava, ma non volevo dire niente.

Ad un certo punto mi sentii prendere il libro dalle mani.

Mi ritrovai davanti Simo in piedi.

-Che cazzo stai facendo?- ero sconcertata.

-Attiro la tua attenzione.

-Torna a letto.- sembravo una mamma iper protettiva che aveva paura che il suo figliolo potesse cadere e farsi male, solo facendo un passo.

-Se vieni con me.- Scesi dal tavolo, cercavo di aiutarlo in qualche modo a camminare avendo la gamba sinistra ingessata.

Si mise a letto e poco dopo mi misi vicino a lui.

-Perché non mi dici quanto sia cretino, irresponsabile e  coglione?

-Perché tanto lo sai già.

-Ma detto da te sembra un complimento.

-Io non ci conterei.- dissi facendo uno di quei sorrisi tirati.

Ero appoggiata al letto, era rialzato in modo che potesse stare semi-dritto.

Stavamo guardando Pomeriggio cinque, ormai erano quasi le sei.

-Raccontami la storia della farfalla.

-Vuoi sapere tutto?

-Be, spiegami in modo che capisca.

-Erano mesi che io e il mio ragazzo ci eravamo lasciati. Fino a giugno avevo continuato a sperare che tornasse, poi una sera, ho cominciato a pensare che stavo soffrendo per un cazzo, che tanto non gli fregava niente. Mi sono convinta di questa cosa, ho pianto per 6 ore con la stessa canzone. Ho cominciato a cancellare tutte le foto che avevo sul computer, ho cominciato a strappare frasi, disegni, qualsiasi cosa che riguardasse lui. Quando lo vedevo in giro, l’unica cosa che sapevo pensare era “quanto ti darei un pugno sul muso.” Poi un giorno d’Agosto sono andata in Trentino, ho ascoltato tutto il giorno Libero di Fabrizio Moro. Mentre la stavo ascoltando una farfalla mi si è posata sulla coscia, poi le ho collegate con la canzone facendo collegamenti: farfalla = libertà, nella canzone diceva…..mmm.. aspetta…”libero perché ognuno è libero di andare, libero da una storia che è finita male”. Quindi, dopo varie decisioni. Ho scelto la farfalla.

-E quello al piede?

-Mi piaceva l’ho fatto. Non c’è un motivo particolare.- mentre parlavo non lo guardavo.

-Mi fai rivedere la farfalla? Non l’ho vista bene stamattina.

Mi suonava tanto come una scusa, ma mi sollevai la maglietta e gliela feci vedere.

Con il braccio ingessato mi prese il fianco e con la mano cominciò ad accarezzarmi la spalla nel punto esatto in cui avevo il tatuaggio. Mi venne di nuovo un brivido su per la schiena come la mattina.

Lentamente cominciò ad accarezzarmi tutta la pelle e la pelle d’oca aumentava sempre di più.

Perché questo ragazzo doveva fare così?

Mi stavo massacrando un labbro da quanto me lo mordevo. Non volevo fargli sapere che mi piaceva.

-Hai freddo?- mi chiese.

-S-si, un po’.- voce di merda che mi tremava. Fanculo.

-Sicura?- disse cominciando a baciarmi il collo.

-S-si.- dissi di nuovo con la voce tremante. E se avessi ceduto? Almeno alla tentazione di baciarlo? No, avrei ribaltato io le cose adesso.

Mi girai di scatto e mi misi a cavalcioni su di lui.

Certe volte pensavo a come cavolo facevo a saper fare certe cose, a sembrare così esperta quando non avevo mai fatto l’amore con nessuno. Ogni volta mi stupivo di me stessa.

Lo guardai, mi guardò.

Non riuscivo a capire come potessi resistere a quel ragazzo.

Gli presi le braccia e gliele portai sopra la sua testa.

Gli baciai il collo delicatamente. Lui chiuse gli occhi. Con le mani gli accarezzai le braccai e lentamente scesi, come scesi dal letto pochi istanti dopo, rimettendomi la maglietta.

-Che stai facendo?- mi chiese lui sconvolto vedendo che mi stavo rimettendo su la maglietta.

-Mi rivesto.

-E perché?- era al dir poco sconcertato.

-Perché ho freddo.- Mi girai, lo guardai e risi.

-Cioè io ti odio. - Risi ancora di più.

-Non mi odiavi prima, mi odi adesso.- Mi avvicinai al letto.

-Solo perché non ti lasci andare. – mi disse lui

-Perché tu pensi che voglia lasciarmi andare?

-Il tuo corpo dice di si. – era sicuro di quello che diceva.

-Non è lui che decide. – ed era vero. Non era il mio corpo che doveva decidere per me. Dovevo decidere con la testa.

-Ma è lui che esprime quello che il cuore non dice.

Parlavamo a distanza ravvicinata.

-Scusate, vi lascio qua il carrello.- Ancora appoggiata al letto, mi girai e vidi l’infermiera che usciva.

Mi sentivo accaldata. Mi girai e vidi Simo con un sorriso sulle labbra.

-Anche questo è un segnale.

-Non è segnale di un bel niente. Sono io così. Per ogni minima cosa arrossisco. – dissi andandomi a sedere sul tavolo.

-Chi vuoi prendere in giro?

-Nessuno. È la verità.

-Sese. Come mai sei andata lì?

-Così mangi.

-Tu non mangi?

-Finirò il riso. - gli dissi sorridendo.

Finimmo di mangiare.

Andai di nuovo sul letto con lui, stavolta lo abbracciai.

-Hai voglia stavolta di parlare della tua famiglia?

-Se parliamo solo di mia mamma, sì.

-Come mai?

-Chiedimi di tutti i parenti, ma non di mio papà.

-È….??

-Nono. Alcune volte vorrei che lo fosse. So che non è una bella cosa da pensare, ma a volte lo penso. Però ti prego non parliamone stasera.

-Va bene.

-Vivo con mia mamma, la mia donna, la persona che amo, ma che allo stesso tempo odio. Fuori di testa come me, di carattere forte, ha la mia stessa caratteristica di nascondere la propria timidezza con la sua spontaneità. Dice e fa quello che vuole, non le frega di cosa potrebbe pensare la gente. Le ho sempre detto tutto, be, no quasi detto tutto: è convinta che abbia avuto solo un ragazzo e che non fumi. Lasciamola nella sua “ignoranza”. Ho cominciato a volerle bene davvero negli ultimi anni. Prima non la calcolavo più di tanto. A pensare come la trattavo una volta mi sento una merda. – cominciai a piangere. Questi discorsi mi hanno sempre portato un po’ di malinconia addosso. – ho scoperto solo negli ultimi anni che persona è, quanto mi voglia bene e quanto per me abbia sempre fatto tanto. La amo, semplicemente la amo. Quando la deludo mi dispiace anche se ai suoi occhi sembro una stronza menefreghista, ma non lo sono. – continuavo a piangere.

Lui più sentiva che piangevo, più mi abbracciava.

Non osavo guardarlo, non volevo che mi vedesse.

-Scusa, non dovevo farti parlare di queste cose. – sentivo rammarico nella sua voce.

-No, tranquillo. Fa niente.

-No, fa qualcosa. Tu stai soffrendo, non voglio che tu soffra.

-Non sto soffrendo. Mi ricordo solo delle cose passate tutto qua.- gli risposi guardandolo. Mi prese il viso tra una mano e mi asciugò una mano con il pollice.

-Sei vuoi puoi fermarti.

-Ma no. Vuoi sapere qualcos’altro?

-Quando sei nata?

-Il 7 Luglio 1993. Alle 13.30 del pomeriggio. Che piccola che sono vero?

-Sono molto più piccolo io di te. – ammise.

-Non dovevi nemmeno dirlo.- cominciai a ridere.

-Ma senti questa, io sto qua che la consolo e lei mi prende per il culo. Ma pensa te.- io ridevo ancora di più. Lo guardai negli occhi e poi mi strinsi ancora di più a lui.

-Ho freddo.

-Guarda in quella borsa lì per terra. C’è una coperta. – disse indicando una borsa appoggiata contro il muro che sinceramente era la prima volta che vedevo.

Scesi dal letto e presi la coperta che c’era nella borsa.

Era in pile. Solo a toccarla, mi ero sentita meglio.

Stesi la coperta sul letto e mi misi sotto, nonostante tutto però, mi rannicchiai contro il petto di Simo.

-Tu quando sei nato?

-Il 5 Aprile 1989.

-Vivi con tua mamma e tuo papà. Tuo papà fa l’avvocato giusto?

-Si. Come fai a saperlo?

-Appena ho visto casa, ho chiesto a tua mamma che lavoro facesse tuo papà. – lui rise.

-Mi sembra normale.

-Cazzo, non è piccolissima.

-Piaciuto l’idromassaggio?

-Bellissimo, rilassante. Era una vita che non ne facevo uno decente. Camera tua è stranamente ordinata.

-Stranamente?

-Un ragazzo che ha la camera in ordine? è stranissimo e poi è carina, mi piacciono soprattutto la televisione, l’X-box, la Playstation e la Wii.

Lui rise.

-E del letto cosa ne pensi?

-Ho fatto solo caso che è un matrimoniale, ma non mi sono nemmeno seduta.

-Peccato, volevo sapere cosa ne pensavi.

-Per aggiungere alla lista dei commenti lasciati dalle varie ragazze? No, grazie. – ero seccata ed irritata da questa domanda.

-Per la verità in quel letto ci sono entrato solo io e basta.- lo sentii accarezzarmi un braccio.

Sentivo gli occhi cominciare a chiudersi.

-Scusa, ma ho sonno. – dissi poco prima di chiudere gli occhi.

-Dormi, piccola.- mi sembrò di sentire Simo dirlo, ma forse stavo già sognando.

 

 

 

Sognai di essere nel giardino della casa di Simo, era bellissimo. C’eravamo io e lui che facevamo un pic-nic. C’era anche un laghetto da qualche parte. Ci stavamo per baciare mentre guardavo il tramonto, quando venni svegliata da delle voci.

-Hanno detto che domani o domenica ti fanno andare a casa. Va tutto bene. Non hai avuto ricadute.

-Va bene.- sentivo la sua voce un po’ triste.

Cominciai a rannicchiarmi ancora di più per mantenere il contatto con lui.

Lentamente aprii gli occhi e mi trovai davanti la Bea, Edo e……la Ary.

-Buona sera. – mi dissero tutti e tre in coro.

-Sera. – mi alzai un attimo, li guardai, poi tornai sotto le coperte abbracciata a Simo. Tutti risero, compreso Simo che, così facendo, mi faceva muovere tutta.

-Se non stai fermo, mi muovo anch’io.- gli dissi da sotto le coperte. Per tutta risposta rise ancora di più.

-Bene, allora vado in bagno.- Scesi dal letto e mi chiusi in bagno.

Uscii qualche minuto dopo per rimettermi sotto le coperte.

Cominciai a muovermi leggermente nella nuova posizione che avevo preso.

Simo tirò su le coperte e mi chiese

-Che stai facendo?

-Scaldo il mio nuovo posto letto, perché se tu ridi io mi muovo.- rise e mi portò sul suo petto.

-Così non devi scaldare niente.

C’era la Ary che mi guardava con un sorrisone a 32 denti.

-Tu piantala di guardarmi così, ti prego. Mi sembri una deficiente.- lei rise.

-Che faccia ho?- voleva fare la finta tonta?

-Non fare quella vocina da “Io non ho pensato niente, non ho detto niente” ormai ti conosco.

-Ti giuro non ho pensato niente.

-Se come no. Come fai ad essere qua?

-Mio papà non c’è e mia mamma mi ha dato il permesso di venire a trovarvi.

-Che tenera, però non dovevi disturbarti a venire, io dormivo ancora un po’.

-E come minimo domani mattina, avrà la faccia di una che non ha dormito tutta notte.- disse lei.

-Senti, stamattina ti eri fatta una canna tu. Avevo la faccia normalissima, avevo dormito beatamente, eri tu che dicevi cagate e avevi voglia di rompere le balle.

-Sembrava davvero non avessi dormito. – la guardai male.

-No, ok. Scusa, scherzavo.

-Ti conviene.

-Ti ho portato i libri per domani.

-Che tenera. Tanto esco un’ora prima.- sorrisi.

-Come mai ? – mi chiesero insieme sia la Ary che Simo.

-Quella di russo non c’è.

-Ecco, così vieni qua e non prendi il pullman.

-Vieni qua con me a tenere d’occhio il bambinone.- sorrisi.

-Niente allora noi andiamo. Ciao ci vediamo domani.- disse Edo.

-Ciao Ila a domani.- questa era la Ary.

-Niente ragazzi vi saluto anch’io. Ci vediamo domani.- Ci diede un bacio sulla guancia a testa e se ne andò anche la Bea.

-Che ore sono?- chiesi accoccolandomi sul petto di Simo

-Le otto e mezza.

-Bene, torno a dormire. Notte.

-Non mi fai compagnia a guardare la Raffaella Fico??

Per tutta risposta mi misi la testa sotto la coperta.

-Voglio dormire.

Cominciò ad accarezzarmi la schiena, i capelli, le spalle.

Stavo completamente andando tra le braccia di Morfeo, ma mi ricordai delle lenti a contatto.

-Cazzo.- scesi dal letto presi lo scatolino, tolsi le lenti in due secondi e tornai nel letto.

-Speedy Gonzales. – risi.

-Ho voglia di dormire. Ho sonno.

-Dormi, piccola. Non ti dico niente.

-Come mi hai chiamato?

-Piccola. – disse con un sorriso.

Mi rannicchiai ancora di più al suo petto.

Mentre lui ricominciò ad accarezzarmi, io mi addormentai con un sorriso sulle labbra.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte. Come stanno andando le vacanze? Spero davvero bene. In questo capitolo i nostri due piccioncini si sonno avvicinati ancopra di più. =) Che teneri *.* E finalmente la Ila è libera di fare quello che vuole con Simo, ha lasciato il cretino ahahahahah Vorrà dire che lo consolerò io =)

Allora, voglio avvisare che posterò di meno la storia, vedo che molte non recensiscono e che magari non riescono a leggerla causa vacanze =) Mi dispiace per quelle che leggono e recensiscono la storia sempre motlo puntuali che dovranno aspettare un pò di più per i capitoli nuovi. Mi dispiace davvero, ma non so cos'altro fare. Non mi sembra il caso di bloccare la storia, quindi ho deciso di postarla di meno, magari una volta alla settimana o ogni due. Così lascierò il tempo di leggerla a tutte. =)

Chiedo davvero scusa alle persone che leggono e recensiscono sempre puntuali, ma vorrei che tutte leggessero capitolo per capitolo. =)

Voglio ringraziare le persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, alle preferite e alle ricordate =) Voglio ringraziare le persone che mi hanno aggiunto agli autori preferiti. Davvero grazie ragazze. =)

Passo a rispondere a quegli angeli che hanno recensito =)

Lua93: Ciao geme, per la tua felicità sto postando =) Ma da come hai potuto leggere sopra lo farò di meno =( Purtroppo. Ma ne parleremo sicuramente su msn. =) Ahahahahah Che grandissimo onore aver avuto la sua recensione e poi per prima, quando mi ricapiterà una cosa simile?? Forse mai. Ahahahah Mi raccomando non sbavare troppo da far arrivare la bava fi a su da me ahahahah Si, ha deciso di lasciarlo e da come hai potuto leggere, l'ha lasciatooooo finalmente dovrei dire. Eccome se si vede lontano un miglio, ma bisogna che qualcuno si svegli se no qua facciamo notte =) ahahahah Be, magari nella realtà potrebbero anche cagarli,ma è una cosa poco probabile, si rifanno solo gli occhi ecco. =) Il tempo in questi capitoli deve passarlo per forza con Simo, per nostra fortuna =) *.* Che tenera, ti ringrazio ancora per avermi aggiunto agli autori preferiti, davvero. E ti ringrazio per i complimenti. Ahahah il primo bacio arriverà presto tranquilla =)Spero che il capitolo ti sia piaciuto. =) Ci sentiamo più tardi su msn. Geme bacione^^

jimmina: Mi dispiace ma non penso proprio di finire di postare la storia per il 30 Luglio. Quanto stai al mare?? Una settimana?? Non ti preoccupare che ti perderai solo un capitolo o forse neanche. =) Ho già spiegato sopra che ho deciso di postare di meno perchè molte non leggono e le recensioni non sono più le stesse, quidni non ti preoccupare, non perderai molti capitoli. Spero che questo ti sia piaciuto come il precedente =) Un bacione. Alla prossima^^

effe_95: Grazie come al solito per il complimento. =) Be, in questo capitolo hai potuto vedere come l'ha presa Mattia, bene, ma è tutta un'apparenza in  realtà sofre povero =( Magari con i ltempo si innamoreranno sul serio chi lo sa. =) Spero che il capitolo ti sia piaciuto. =) Un bacione, alla prossima ^^

lisasepe9: Anch'io avrei baciato subito Simo e non ci avrei pensato due volte, ma  non siamo la Ila e purtroppo lei non l ha ancora baciato. =) Spero che il capitolo ti sia piaciuto =) Un bacione. Alla rpossima ^^

ColeiCheAmaEdward: Si, il capitolo era decisamente lungo. Come questo =) Mi dispiace farti perdere così tanto tempo a leggere  =) Ci sentiamo tra pochissimo su msn se riesco a finire di fare tutto =)

Allora, avviso che sul blog sono presenti le foto delle nostre protagoniste e lo spoiler del prossimo capitolo.

Spero di risentirvi presto.

Alla prossima ^^

   
 
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