4. Somiglia a
te...
Uscito dalla sala in cui stavano
preparando la festa, ridendo insieme ad Aragorn, Legolas avvertì subito una
presenza alle sue spalle, nel corridoio in penombra; si voltò e riconobbe la
figura di suo padre, che l'osservava con aria severa.
"Devo parlarti, Legolas." Gli
disse Thranduil; il principe elfo diede una veloce occhiata all'amico, che lo
incitò a seguire il padre con un cenno del capo.
"Andiamo." Rispose poi,
raggiungendolo.
I due elfi si fermarono nella sala
dell'affresco di Isildur; Legolas era immobile, in attesa che Thranduil facesse
la prima mossa, ma aveva l'esatta sensazione di sapere dove sarebbe andato a
parare.
"E' presente anche Ithladiel, l'hai
vista?" Gli domandò il padre, senza guardarlo e rivolgendo l'attenzione alle
foglie di una pianta.
"Sì, l'ho anche salutata."
Rispose il figlio; le sue sensazioni si stavano solidificando, e non era
positivo.
"Sarebbe una buona occasione per
parlare con suo padre..." Affermò il re di Bosco Atro.
"Ti ho già ripetuto mesi fa che non
ho intenzione di prenderla in sposa." Replicò Legolas, interrompendolo;
Thranduil sospirò, ostinandosi a non rivolgere lo sguardo al figlio. Era dura
affrontare un argomento che lo avrebbe nuovamente messo in rotta di collisione
col suo testardo erede, ma doveva farlo.
"Quella ragazza, Legolas..."
Esordì alzando gli occhi su di lui. "E' molto bella, e sono certo che tu
le vuoi molto bene, ma non credo che sia in grado di ricoprire il ruolo che è
stato di tua madre."
"Lo sapevo..." Commentò il
figlio scuotendo la testa.
"E' una persona semplice, non ha la
cultura, la preparazione, per una posizione simile, non credo che sarebbe un
sostegno sufficiente alla tua opera di governo..." Continuò il re.
"Lo sapevo, lo sapevo."
Intervenne il figlio, con un sorriso amaramente ironico.
"Legolas, cerca di capire, c'è
differenza tra chi è nato per regnare e chi non lo è. Tu hai dei doveri, verso
il tuo popolo, verso di me, tu hai bisogno di una vera regina." Dichiarò
Thranduil.
"E l'amore? Che posto ha l'amore in
tutto questo?!" Reagì il figlio, stringendo i pugni.
"L'amore si può imparare, figlio
mio. Io conoscevo tua madre da meno di tre giorni, quando l'ho sposata, eppure
il nostro è stato un matrimonio felice, ci siamo amati..." Replicò il
padre.
"Perché sei stato fortunato, la
donna che avevano scelto per te è stata anche l'amore della tua vita, ma io
l'ho già conosciuto l'amore della mia vita, nessuna donna la potrà sostituire
mai!" Gridò Legolas.
"Non essere impulsivo..."
"Non lo sono! Ma perché non
capisci..." Protestò il giovane elfo. "Non credi che dovresti almeno
cercare di conoscerla meglio, prima di giudicare se è, sì o no, degna di essere
regina?" Gli domandò poi. "Oppure hai paura di capire che stai
sbagliando?"
"Il tuo amore ti sta abbagliando,
Legolas." Riprese Thranduil. "Non credere di essere l'unico a dover
fare dei sacrifici, anche io ne ho fatti, e non sai quanto mi sono
costati." Aggiunse serio.
"Sono disposto ad accettare
qualsiasi cosa, ma non questo." Rispose l'elfo più giovane, negando col
capo. "Non mi obbligherai a separarmi da lei." Dichiarò con un gesto
secco.
Il re prese un lungo respiro, gli faceva
male veder soffrire suo figlio, ma non poteva rischiare che facesse una scelta
sbagliata; la rabbia nei suoi occhi, gli stessi occhi di sua madre, eppure, gli
faceva sanguinare il cuore.
"Lasciamela amare, e la renderò
degna di qualsiasi trono..." Mormorò Legolas con tono supplicante, i suoi
occhi erano lucidi.
"Legolas, tu non vuoi accettare la
realtà." Intervenne il padre; il suo tono era freddo, quando avrebbe solo
voluto abbracciare suo figlio. "Non hai visto come si è comportata alla
festa?" Legolas rialzò su di lui uno sguardo pieno d'ira. "E' solo
una guaritrice, cresciuta senza regole, non è alla tua altezza, tu puoi pretendere
molto di più." Aggiunse con aria altezzosa ed espressione gelida.
"Legolas?" Una voce femminile
e dolce li fece voltare verso l'entrata; il tono era interrogativo.
Era Enid, ferma nel vano della porta,
con sul viso un'espressione addolorata, triste e imbarazzata; evidentemente
aveva sentito parte della discussione, o peggio solo l'ultima frase di suo
padre.
"Perdonatemi... la cena è..."
Il suo sguardo incrociò quello di Thranduil e la sua voce fu rotta da un
singhiozzo. "Scusate..." Portandosi una mano alla bocca, la ragazza
s'allontanò velocemente.
"Cosa hai fatto?!" Gridò
Legolas rivolto al padre, la rabbia lo faceva tremare.
"Legolas, io..." L'espressione
di Thranduil era chiaramente pentita.
"Puoi obbligarmi ad assecondare i
tuoi desideri, a sposare chi vuoi tu, ma sappi che amerò per sempre e solo
lei." Esclamò il figlio, indicando la direzione presa da Enid.
"Perciò sappi, che con le tue decisioni condannerai molte persone
all'infelicità, compreso te, perché io non ti perdonerò mai!" Aggiunse
fissandolo negli occhi, poi gli diede le spalle e lasciò la stanza correndo.
"Legolas..." Mormorò
tristemente Thranduil, chinando il capo. "...figlio mio..."
"Thranduil." Una voce
femminile lo richiamò dalle sue spalle; il re si voltò subito, con espressione
sorpresa.
"Galadriel..."
"Posso parlarti un momento?"
Gli chiese, mentre scandagliava la sua anima con gli occhi; l'elfo annuì.
Aragorn e Arwen uscirono dalla sala da
pranzo tenendosi per mano; il corridoio era molto in penombra, rispetto al
salone, ma si accorsero subito che qualcuno li stava raggiungendo, anche perché
i suoi passi erano affrettati. Legolas, quando si fermò davanti a loro,
sembrava abbastanza in ansia.
"Avete visto Enid?" Gli
domandò subito; i due fidanzati si scambiarono uno sguardo.
"No, non c'era a cena, credevamo
fosse con te." Rispose l'uomo; l'elfo fece un sospiro preoccupato.
"Perché? Che cosa è successo?"
Domandò Arwen, avvertendo chiaramente lo stato emotivo dell'amico.
"Ha assistito ad una discussione...
una spiacevole discussione tra me e mio padre..." Spiegò Legolas.
"Che verteva su di lei,
immagino." Commentò Aragorn; l'elfo chinò il capo ammettendo tacitamente.
"Ed è sparita?" Chiese Arwen.
"Sì." Rispose l'altro elfo.
"Non sarà tornata a casa?"
Ipotizzò la fanciulla.
"No." Negò Legolas. "Le
sue cose sono ancora in camera sua." Aggiunse. "Sono molto
preoccupato." Ammise sconsolato; Arwen si avvicinò a lui, prendendogli la
mano, poi gli carezzò il braccio.
"Ti aiutiamo a cercarla."
Propose il re di Gondor, la sua amata annuì.
"Ma la tua festa..." Intervenne
Legolas, rialzando lo sguardo su di lui.
"E' solo una stupida festa,
Legolas!" Sbottò l'amico. "Cascasse il mondo, domani sposerò questa
donna, il resto sono solo inutili fronzoli." Aggiunse determinato, con un
gesto della mano; Arwen sorrise.
"Andiamo." Lo incitò
dolcemente lei, sempre tenendolo per mano. "Ci aiuteranno volentieri anche
gli altri."
La ricerca cominciò quasi subito, il
tempo di spiegare agli altri amici cosa era successo; si misero a battere ogni
centimetro di Gran Burrone, ma, per il momento, nessuna traccia di Enid. Come
tutti gli elfi, naturalmente, aveva una spiccata capacità di scomparire tra i
boschi, e non giovava che Legolas non riuscisse a concentrarsi.
Eomer, Aragorn e Legolas stavano
attraversando l'ennesimo ponte per raggiungere un altro boschetto isolato,
ormai era buio.
"Ma siamo sicuri che non se ne sia
tornata a casa?" Domandò Eomer, fermandosi. "In quel... come si
chiama..."
"Bosco Rosso." Terminò Aragorn
serio.
"Sì." Annuì il re di Rohan.
"No, sono sicuro che è ancora
qui." Intervenne Legolas, facendoli voltare verso di sé: gli stava ancora
dando le spalle. "E, dovessi rivoltare ogni centimetro di Rivendell, la
troverò." Aggiunse, riprendendo a camminare.
"E' innamorato?" Domandò Eomer
a bassa voce; Aragorn annuì. "Allora andiamo, troviamo questa benedetta
ragazza!" Esclamò poi, seguendo l'elfo.
"Ragazzi!" I tre si voltarono,
era la voce allegra di Sam a chiamarli. "L'abbiamo trovata!" A quelle
parole Eomer si vide passare accanto qualcosa di molto veloce e biondo,
rendendosi conto che era Legolas solo quando lo vide accanto allo hobbit.
"Dove?!" Chiese l'elfo
scuotendo l'amico per le spalle.
"Vieni, ti ci porto." Rispose
Sam.
"Sta bene?" Lo sentirono
domandare con tono allarmato, mentre si allontanava col mezzo uomo; li
seguirono.
Arrivarono ad una macchia di vecchie e
basse querce; Frodo era fermo vicino al tronco contorto di un vecchio albero,
si voltò quando li sentì arrivare e sorrise a Legolas.
"Lei dov'è?" Domandò subito
l'elfo.
"Shhh..." Rispose lo hobbit,
posandosi un dito sulle labbra, poi spostò lo sguardo e indicò una direzione.
"Sta dormendo, non abbiamo voluto disturbarla." Spiegò.
Legolas seguì con gli occhi
l'indicazione di Frodo e la vide immediatamente: era accoccolata ai piedi di
una grande quercia dai rami bassi e frondosi, chiaramente addormentata; l'elfo
si lasciò sfuggire un tenero sorriso, poi s'incamminò verso di lei.
"Noi ora possiamo anche
andare." Commentò Aragorn, prendendo Eomer per un braccio.
"Sei sicuro che non c'è più bisogno
di noi?" Replicò il re di Rohan, mentre gli altri si allontanavano.
"Adesso hanno bisogno solo l'uno
dell'altra." Rispose sorridendo l'altro sovrano, poi gli mise un braccio
intorno al collo e lo trascinò via.
Legolas, nel frattempo, si era
inginocchiato vicino a Enid e la contemplava sorridendo; la sua pelle candida,
nell'oscurità, quasi risplendeva di luce propria... Se gli elfi erano i
Luminosi per antonomasia, lei era quella che splendeva più di tutti. Le sfiorò
i lunghi capelli sparsi tra le radici nodose della quercia, facendola sembrare
un prolungamento della pianta; l'elfo si chiese quante volte quella ragazza
avesse cercato conforto e rifugio tra i rami degli alberi, ricavandone la sua
meravigliosa linfa vitale. Sorrise, poi si piegò per prenderla in braccio.
"Legolas?" domandò Enid, con
voce percettibile solo da un elfo e gli occhi chiusi, quando lui si fu alzato
tenendola tra le braccia.
"Come mi hai riconosciuto?"
Ribatté piano Legolas.
"Il tuo profumo..." Sussurrò
lei, affondando il viso nell'incavo del suo collo; l'elfo sorrise.
"Non ti lascerò più." Le
mormorò con tono rassicurante.
"Stringimi..." Lo pregò Enid,
lui non se lo fece ripetere, serrando la stretta.
Aprì lentamente gli occhi, guardando
verso il soffitto, non riconobbe quello che vide; girò la testa di lato, e le
mancò il respiro... quel viso, quelle labbra, quei capelli biondi... Svegliarsi
e vederlo con il capo posato sullo stesso suo cuscino era una delle cose più
emozionanti che le fosse mai successa.
Allungò una mano e gli sfiorò il viso con
una impalpabile carezza; risalì dal mento alla guancia, poi si spostò verso
l'orecchio, ma appena lo toccò, lui le afferrò la mano e aprì gli occhi.
Rimasero per un attimo a fissarsi, in
silenzio, poi Legolas le sorrise e lei fece altrettanto; dopo l'elfo la
abbracciò con ardore.
"Mi hai fatto preoccupare."
Affermò, mentre la stringeva a se con gli occhi chiusi.
"Scusa..." Sussurrò lei.
"No, sono io che devo chiedere
perdono." La interruppe lui. "Per tutto quello che ha detto mio
padre."
"Lascia stare... ha
ragione..." Replicò debolmente Enid; Legolas si scostò e la guardò
aggrottando le sopracciglia.
"Enid, ma che cosa stai
dicendo?!" Domandò stupito l'elfo.
"Io lo sapevo fin dall'inizio,
cerca di capire..." Rispose lei, con gli occhi bassi.
"Non m'importa quello che dicono o
pensano gli altri, io andrò per la mia strada..." Dichiarò deciso.
"Non voglio assolutamente essere
causa di discussioni tra te e tuo padre." Intervenne la ragazza, ferma
quanto lui; Legolas la guardò con grande tenerezza, poi le carezzò la guancia.
"Se si fosse preso la briga di
conoscerti un po' meglio, ora saprebbe quanto sei speciale..." Le sussurrò
avvicinando il viso al suo; la fanciulla sorrise prima di lasciare che lui la
baciasse.
"E' la tua camera?" Gli
domandò Enid guardandosi intorno, quando lui smise di giocare con le sue
labbra.
"Sì." Annuì lui.
"Forse è meglio se torno nella
mia..." Dichiarò allora la ragazza, facendo per sollevarsi seduta; Legolas
la strinse per la vita.
"No, ti prego, resta qui con
me." La supplicò; si accorse subito di non poter resistere se lui le
faceva quella boccuccia, così gli sorrise, sistemandosi tra le sue braccia.
"Non sono sicura di poter reggere
due volte l'emozione si svegliarmi con te vicino." Affermò Enid
dolcemente; Legolas le sorrise, lei sfiorò con le dita le sue labbra e
quell'adorabile arricciatura che facevano. "Sei troppo bello..."
Mormorò poi.
"Io non so dire quanto tu sia
bella, non ho parole per descrivere le emozioni che mi da il solo
guardarti." Replicò lui; Enid fece un sorriso commosso.
"Hai detto una cosa stupenda."
Gli disse, passando le mani tra i suoi morbidi capelli biondi e stringendolo a
se. Sorridendo si baciarono di nuovo.
TOC TOC
Legolas si svegliò avvertendo il leggero
bussare alla porta, anche Enid aveva riaperto gli occhi; le carezzò i capelli,
prima di sollevarsi seduto sul materasso.
"Sì?" Chiese l'elfo.
"Legolas, sono Arwen, Enid è
lì?" Rispose la voce della principessa; i due si scambiarono un'occhiata.
"Sì." Ammise poi la ragazza.
"Entra." La invitò lui; la
porta si aprì e Arwen mise la testa dentro, vedendoli seduti sul letto,
completamente vestiti.
"Sono stata in camera di Enid e non
l'ho trovata, così ho pensato che poteva essere qui, e non mi sono
sbagliata." Affermò sorridendo l'elfo dai capelli scuri; gli altri due
risero, scambiandosi uno sguardo. "Io, credo che Enid dovrebbe tornare in
camera sua." Suggerì poi.
"Hai ragione." Annuì l'altra
ragazza, scivolando dal letto e fermandosi in piedi davanti a Legolas.
"Avete ancora un paio d'ore per
riposare, poi dovrete cominciare a prepararvi." Gli disse, con sguardo
comprensivo.
"Scusami ancora con Aragorn, per
avergli fatto saltare la festa..." Dichiarò Legolas chinando il capo,
sotto il tenero sguardo di Enid.
"La prossima volta che lo vedrò
avremo altro di cui parlare!" Esclamò ridendo Arwen con le mani sui
fianchi. "Su, salutatevi." Li incitò, visto che non volevano saperne
di lasciarsi le mani.
"Ci vediamo dopo." Mormorò
Enid, lui annuì, poi si scambiarono un bacio veloce e la ragazza raggiunse
Arwen alla porta.
"Arwen..." La chiamò, però,
Legolas; le due ragazze si voltarono con sguardo interrogativo. "Ma tu che
cosa ci fai già in piedi? E' appena l'alba..." Domandò l'elfo.
"Legolas, oggi mi sposo, pensi che
abbia potuto dormire un attimo stanotte?" Rispose divertita la
principessa; Enid confermò annuendo con un sorriso. Le due ragazze uscirono.
"Va tutto bene?" Domandò Arwen
a Enid, mentre camminavano verso la sua stanza; il volto dell'elfo dai capelli
rossi si era rattristato.
"No, non va tutto bene, purtroppo."
Rispose tristemente.
"Sembravi felice, poco fa..."
Enid guardò l'amica con un sorriso amaro.
"Quando sono con lui mi sembra di
toccare il cielo con un dito, ma la realtà è ben altra cosa." Ammise
sconsolata.
"Oh, Enid non dire così!"
Intervenne Arwen, posandole una mano sulla schiena.
"Io non voglio creare problemi,
essere causa di contrasti da lui e suo padre, quando sarà finita la cerimonia
partirò per il Bosco Rosso." Affermò la ragazza, aprendo la porta della
sua camera.
"Lui soffrirà..." Mormorò la
principessa.
"E anch'io, ma è l'unica cosa che
posso fare." Dichiarò Enid. "Lui un giorno sarà re, io sono solo una
guaritrice... A dopo, Arwen." Aggiunse, salutandola, poi chiuse la porta;
l'altra ragazza rimase un momento immobile, infine si allontanò scuotendo la
testa.
La ragazza aprì l'armadio, scorrendo gli
abiti fino a raggiungere con gli occhi quello su cui c'era attaccato un
bigliettino; lo aveva visto fin dal primo giorno, e ora lo staccò
delicatamente, poi prese il vestito. Sorrise scorrendo ancora una volta le
parole del messaggio:
Ti
prego, indossa quest'abito
il
giorno del matrimonio.
L'ho
fatto fare apposta.
Non
vedo l'ora di vederlo su di te.
Un
bacio
Legolas
Alla luce delle vette che potevano
raggiungere i suoi baci, quelle poche righe avevano un significato molto meno
amichevole della prima volta che lo aveva letto, e molto più passionale...
Enid guardò il vestito: era color
avorio, ma cangiante verso il rosa pallido, il bordo dello scollo e la cintura
erano color pesca, con ricami di mithril; le sottomaniche e la sottogonna erano
completamente ricamati, con baffetti di mithril e rosa, che scintillavano se
colpiti dalla luce. Lo scollo era abbastanza ampio, ma nella parte più profonda
era coperto da una parte di stoffa semi trasparente. Era un abito degno di una
principessa; Enid respirò profondamente, accingendosi ad indossarlo.
Guardandosi allo specchio, quando ebbe
finito, la ragazza si complimentò mentalmente con Legolas per la scelta: quei
colori le donavano molto, e non contrastavano con i suoi appariscenti
capelli.
Si sedette davanti alla specchiera,
guardando, con una smorfia, la massa dei suoi riccioli selvaggi, che le
ricadevano sul viso, scomposti; ci passò in mezzo le mani, pensando a cosa
avrebbe potuto fare per domarli.
"Hai bisogno di aiuto?" Una
dolce voce la distrasse; si voltò e vide una donna bellissima: un abito
candido, lunghi capelli color dell'oro e due splendidi occhi blu, la cui
profondità era un po' inquietante.
"I... miei capelli... sono un po'
difficili..." Balbettò Enid, mentre la donna si avvicinava.
"Ti posso aiutare io." Affermò
la donna. "Tu sai chi sono?" Le domandò poi, mentre afferrava il
pettine; la fanciulla annuì.
"Siete la signora di Lothlòrien,
Dama Galadriel." Il regale elfo le sorrise cordialmente; a Enid tremavano
le gambe dall'emozione, pensando che la più importante regina degl'elfi le
stava pettinando i capelli.
"Conoscevo tua madre." Affermò
Galadriel, senza fermare il suo delicato lavoro; la ragazza girò il capo,
sorpresa, l'altra le sorrise.
"Veramente?" Domandò Enid
stupita.
"Sì." Annuì la regina.
"E' nata a Lòrien, si chiamava Shesalien." Enid annuì.
"Non sapevo fosse originaria di
Lòrien..." Commentò abbassando lo sguardo sulle mani.
"Le fu fatto il grande onore di
essere eletta Prescelta dei Galadhrim, una delle vergini più pure e belle del
regno, che avrebbero dovuto perpetuare la stirpe del Bosco d'Oro negli altri
reami elfici." Raccontò Galadriel, continuando a pettinare i capelli di
Enid, senza provocarle il minimo fastidio. "Ma Shesalien
s'innamorò..."
"Voi avete conosciuto mio
padre?!" Esclamò la ragazza, voltandosi di scatto; la regina le fece un
sorriso triste.
"No, ella non rivelò mai la sua
identità, o forse noi non capimmo." Rispose poi, sistemando sulla fronte
le chiome rosse di Enid. "Diceva che lui era una creatura dei boschi, un
essere immortale, nessuno le credeva e, nonostante i miei sforzi, si diffuse la
voce che la sua mente vacillava." Continuò, con tono rammaricato. "Un
giorno si allontanò dal Bosco d'Oro, seppi solo dopo anni che era venuta a
mancare, ma che nel Bosco Rosso stava crescendo il frutto del suo misterioso
amore: tu, Enid." La ragazza alzò gli occhi su Galadriel e la vide
sorridere dolcemente.
"Io... io non so che cosa
dire..." Mormorò la fanciulla imbarazzata.
"Le volevo bene, era
un'amica." Confessò la regina, carezzandole il capo. "Ho conservato
questo, me lo diede prima di partire..." Le mostrò un fermacapelli di
mithril a forma di rametto di mallorn, coperto di piccole foglie. "Era il
simbolo delle prescelte, vuoi metterlo?" Le domandò sorridendo; Enid lo
fissò per un attimo, poi guardò Galadriel.
"Oh, sarebbe magnifico!"
Esclamò la ragazza entusiasta; la regina sorrise e tornò ad occuparsi dei suoi
capelli, sistemando il fermaglio. "Grazie." Disse Enid, guardandola
negl'occhi attraverso il riflesso nello specchio.
"Di nulla... Credo ci sia qualcuno
che vuole parlare con te." Le indicò un punto nello specchio in cui si
vedeva riflessa una persona ferma vicino alla porta; Enid si girò sulla sedia,
guardando l'elfo fermo in fondo alla stanza: era Thranduil...
Il re di Bosco Atro indossava una tunica
finemente ricamata, di colore azzurro tenue, che gli donava moltissimo; pur
somigliando al figlio, la sua bellezza era diversa, più affilata, e nei suoi occhi
si poteva leggere una profonda tristezza ed il peso della sua posizione.
Enid si alzò, mentre Galadriel si
spostava di lato, lasciando che i due elfi si guardassero negl'occhi; poi posò
il pettine sul mobile della specchiera e si avvicinò alla porta. Posò una mano
sulla spalla di Thranduil, lanciandogli un'occhiata persuasiva ed uscì, ma non
si allontanò, fermandosi nel corridoio.
"Buongiorno..." Mormorò Enid,
con lieve timore.
"Buongiorno." Rispose l'uomo,
dopo aver preso un lungo respiro; la ragazza, nel frattempo, si era avvicinata
di qualche passo.
Thranduil doveva ammettere che era
veramente molto bella: la sua figura slanciata ed elegante, in quel magnifico
abito, abbagliava per grazia e leggiadria; capiva perfettamente come suo figlio
potesse essere rimasto tanto colpito da quella fanciulla.
"Volevo..." Esordì senza
guardarla in faccia. "Volevo chiederti perdono." Continuò rialzando
lo sguardo; così facendo incontro i lucenti occhi verdi di Enid, pieni di
stupore.
"Non dovete." Rispose la
ragazza, scuotendo il capo. "Avete ragione su tutto, io non sono..."
"Aspetta!" La interruppe
Thranduil; Enid si bloccò e lo guardò senza capire. "Ho riflettuto, le
parole di Legolas mi hanno fatto molto male." Ammise il re, chinando il
capo. "Io amo mio figlio, e credevo di agire per il suo bene, ma... grazie
ad una persona che ho molto amato, e che ancora amo..." Galadriel, nel
corridoio, sorrise. "...ho capito che stavo sbagliando. Credimi Enid,
allontanarti da Legolas mi costava una grande sofferenza, perché sentivo il suo
dolore come fosse il mio." Confessò Thranduil. "Pensavo fosse giusto,
anche se doloroso, ma mi sono reso conto che l'unica cosa giusta è lasciare
unite le persone che si amano."
"Io... non capisco." Mormorò
incredula la ragazza, fissandolo negl'occhi azzurri.
"Ha ragione mio figlio, io ho avuto
una grande fortuna ad innamorarmi della donna che ho dovuto sposare."
Affermò l'elfo dai capelli biondi. "Forse io sono stato un buon re proprio
perché avevo vicino la donna che amavo, ma questo non devo dirlo io. Ad ogni
modo voglio che anche Legolas abbia questa possibilità, perciò stagli
vicina." Aggiunse con un lieve sorriso; Enid aveva gli occhi spalancati.
"Ma io... non credo di essere in
grado..." Balbettò la fanciulla, le stavano mancando le parole.
"L'amore rende degni di qualsiasi
trono." Le disse l'uomo sorridendo. "Vedi, mi ritrovo a citare
Legolas, significa forse che è più saggio di me?" Aggiunse sorridendo; lei
lo guardava, accorgendosi che gli occhi si appannavano per le lacrime.
"Grazie!" Esclamò
all'improvviso la fanciulla, gettandosi tra le sue braccia; il re rimase
esterrefatto per un attimo, poi le carezzò i capelli, con sguardo pieno di
comprensione.
Aragorn tentava di allacciarsi la blusa
da qualche minuto, davanti allo specchio; si sentiva abbastanza bene, se non
teneva conto del cuore che gli batteva in gola dalla sera prima, delle mani che
tremavano e del respiro mozzo. Poche ore e avrebbe sposato Arwen, la donna che
popolava i suoi sogni fin dall'infanzia, l'elfo che per lui aveva rinunciato
all'immortalità; ricordò il giorno in cui la conobbe, non aveva mai visto una
donna tanto bella e luminosa, da allora, pur tra separazioni e difficoltà, lei
era stata il suo unico amore. Sospirò.
"Bisogno d'aiuto?" Domandò una
voce melodiosa alle sue spalle; l'uomo si voltò e vide Enid ferma sulla soglia.
"Ho delle difficoltà a sistemare la
cintura..." Ammise sconsolato il re di Gondor; la ragazza si avvicinò
sorridendo.
"Ci penso io." Gli disse,
allacciando la cintura di cuoio decorato che cingeva i fianchi di Aragorn.
"Tu respira profondamente."
"Come?" Domandò sorpreso lui,
aggrottando le sopracciglia.
"Sì, per rilassarti, inspira con il
naso, espira con la bocca." Gli suggerì; lui seguì il consiglio.
"Mi sento meglio." Ammise
Aragorn, continuando a respirare intensamente.
"Visto." Confermò energica
lei, sistemandogli a tunica vicino al collo.
"Tu... hai visto l'abito di Arwen,
vero?" Le domandò poi il re; la ragazza gli fece un sorriso e annuì.
"E' molto bello?" Continuò lui.
"Tra poco lo scoprirai da
solo." Rispose Enid, dando l'ultimo tocco alla casacca. "Non la
distinguerai dalla più lucente delle stelle." Aggiunse facendolo voltare
verso lo specchio.
"Non l'ho mai fatto..."
Mormorò lui, con lo sguardo basso, poi lo rialzò sulla sua figura riflessa.
"Come sto?" Chiese alla fanciulla, passando le mani lungo il petto.
Enid lo osservò: la figura elegante e
affascinante, il fisico perfetto che s'intuiva sotto l'abito, i bei capelli
scuri che scendevano in morbide onde intorno al viso, i penetranti occhi
azzurri pieni d'emozione e di regalità, era proprio bello. Faceva poi una gran
figura vestito a quel modo, con la casacca di un verde scurissimo, bordata di
rosso, che richiamava l'abito di Arwen, i pantaloni anch'essi scuri e gli
stivali alla moda degl'elfi.
"Sei molto bello." Gli disse
la ragazza, con un sorriso, aggiustandogli il vestito sulle spalle.
"Non scherzare, Legolas è molto
bello, io sono... normale." Ribatté lui, continuando a guardarsi.
"Non sto affatto scherzando, per
essere un Uomo sei bellissimo... Lui è un elfo..." Rispose, concludendo la
frase strizzandogli l'occhio nello specchio; risero.
"Che succede qui?" Domandò
Legolas entrando nella stanza, e vedendo Enid con le mani sulle spalle del
ramingo. "Credevo l'elfo che devi sposare avesse i capelli
corvini..." Aggiunse in tono scherzoso.
"Tranquillo, non ho intenzione di
farmi tentare dalla fiamma del peccato che brucia tra le chiome di questa dolce
fanciulla!" Esclamò ridendo Aragorn, mentre Enid sorrideva guardando
l'elfo negl'occhi.
"Hai dimenticato questo."
Disse dolcemente Legolas, avvicinandosi a Enid e girandosi tra le dita il
ciondolo della rosa canina.
"Oh..." Mormorò lei,
portandosi una mano alla scollatura, poi rialzò gli occhi su di lui. "Sai,
è passato tuo padre..." La bocca di Legolas si spalancò di meraviglia.
"...così ho dimenticato di metterlo..." Da quando l'altro elfo era
entrato nella stanza Aragorn si sentiva invisibile, ora poi che c'era di mezzo
pure Thranduil... erano alcuni secondi che il re di Gondor si stava chiedendo
se andarsene...
"Co... cosa ti ha detto?"
Balbettò il principe di Bosco Atro.
"Mi ha chiesto perdono e
poi..." Girò il capo verso Aragorn, avvertendo improvvisamente il suo
disagio. "E' meglio se ne parliamo da soli." Suggerì poi, tornando a
voltarsi verso Legolas e prendendolo delicatamente per un braccio. "Ci
vediamo tra poco, Estel... Non ti dispiace se ti chiamo così?" Il re negò
col capo.
"Assolutamente, amica mia." Le
rispose l'uomo, con un cenno di saluto, mentre i due elfi uscivano dalla stanza
sorridendogli.
Legolas, appena usciti nel corridoio, si
fermò; Enid, per poco, non gli sbatté addosso. L'elfo la fissò per un attimo,
intensamente, e lei sostenne il suo sguardo.
"Allora, che cosa ti ha
detto?" Le domandò di nuovo, tenendole le mani; Enid percepiva con
chiarezza la tensione dentro Legolas, e sapeva che una risposta sbagliata
avrebbe provocato una reazione negativa.
"Non è andata come pensi tu."
Chiarì la ragazza. "Ma credo che prima di dirti qualsiasi cosa, dovresti
parlarci anche tu." Aggiunse con tono calmo.
Legolas la guardò negl'occhi, quegli
stupendi occhi di smeraldo, trovandoci un'insospettata serenità; si domandò a
cosa fosse dovuta, e il sospetto che, quella conversazione con suo padre, fosse
stata veramente diversa da come l'aveva immaginata lui, gli invase il cuore. Le
strinse le mani, lei gli sorrise con dolcezza.
"Me lo metti?" Gli chiese,
indicando con gli occhi il ciondolo che ancora lui stringeva tra le dita.
"Oh sì, certo." Rispose
Legolas, mentre lei si voltava sollevando i capelli sul dietro; l'elfo le fece
delicatamente passare la catenina sulla pelle candida del collo e gliela
chiuse, poi la ragazza fece ricadere i capelli.
"Cosa hai fatto ai capelli?"
Domandò felicemente sorpreso l'elfo. "Sono... bellissimi..." Aggiunse
passando le dita tra la splendida e districata chioma di Enid; lei si voltò
sorridendo.
"Qualcuno me li ha sistemati."
Rispose allegramente.
"Avrai provato dolore..."
Affermò lui, senza distogliere lo sguardo e le dita da quella massa di boccoli
color dell'autunno.
"Oh no, lei è magica!" Esclamò
la ragazza ridendo; Legolas sollevò gli occhi e le guardò il viso.
Avrebbe voluto sapere tante cose, ciò
che le aveva detto suo padre, chi le aveva pettinato i capelli, o perché lei
fosse tanto tranquilla, ma non riusciva a distogliere l'attenzione da quella
magica capigliatura che lo aveva affascinato fin dalla prima volta in cui
l'aveva vista; sentiva i capelli scorrere tra le dita, mentre le sfiorava la
guancia, il collo, l'orecchio... Era puro piacere... Quando le carezzò la punta
dell'orecchio, lei socchiuse gli occhi e si fece sfuggire un sospiro, piegando
la testa di lato e aderendo alla sua mano; poi Enid sollevò la mano, per
prendere quella di Legolas, spostandola dalla sua tempia fino alle labbra, e gli
baciò le dita. L'elfo sorrise, mentre sentiva il cuore battere all'impazzata.
"Sei bellissima..." Mormorò,
mentre lei continuava a baciargli la mano con gli occhi chiusi.
"Baciami." Sussurrò Enid con
un sorriso; lui si piegò e cominciò a baciarle piano la fronte, poi le guance,
gli occhi e, infine, le labbra. La ragazza continuò a sorridere, finché non fu
costretta socchiudere la bocca.
I due elfi si erano attardati, poiché a
quei baci ne erano seguiti altri, ed ora, richiamati da Gimli, correvano tenendosi
per mano in direzione del luogo della cerimonia; Enid, ad un certo punto,
trattenne Legolas per una manica, costringendolo a voltarsi.
"Che cosa c'è?" Le chiese lui,
sorpreso.
"Ti devo chiedere solo una
cosa." Esordì la fanciulla. "E' un caso?" Gli domandò, indicando
con gli occhi la casacca dell'elfo, che richiamava i colori del suo abito; lui
guardò se stesso, poi la splendida ragazza che aveva davanti.
"No." Ammise con espressione
colpevole.
"Lo sapevo." Annuì Enid
sorridendo, poi riprese a camminare, continuando a tenerlo per mano. Legolas
avvertì chiaramente la soddisfazione di Enid, così sorrise e la seguì senza
indugi.
La radura in cui si sarebbero svolte le
nozze era splendida, circondata da alberi fioriti, i cui petali erano strappati
dalla leggera brezza primaverile; da uno scorcio tra i rami si potevano
scorgere le cascate di Gran Burrone, ed il loro scrosciare allegro riempiva
l'aria.
Gli invitati erano disposti su due
colonne, uomini da un lato e donne dall'altro, lasciando in mezzo lo spazio per
far passare la sposa; arrivati lì, Legolas e Enid, si lasciarono le mani
lentamente, continuando a guardarsi negl'occhi e a tendersi il braccio.
In mezzo alla radura era fermo Celeborn,
signore del Bosco d'Oro, che avrebbe officiato al cerimonia, e probabilmente
sarebbe stata l'ultima, giacché la gente di Lothlòrien si apprestava a lasciare
la Terra di Mezzo per i Rifugi Oscuri; Aragorn si avvicinò all'elfo, mettendosi
alla sua destra, sul suo viso si leggeva chiaramente l'emozione fortissima che stava
provando.
Una dolce musica annunciò l'arrivo della
sposa; tutti i presenti si girarono indietro, per assistere all'entrata di
Arwen. La fanciulla fece il suo ingresso tra le due ali di persone al braccio
di suo padre Elrond; era raggiante, ma anche molto emozionata, nonostante lo
nascondesse meglio del suo promesso sposo.
Il tempo sembrava essere rallentato,
mentre il suo sfolgorante abito rosso frusciava sull'erba e i petali cadenti
l'accompagnavano; tra i capelli aveva una coroncina di fiori di mithril, che la
faceva risplendere ancora di più, sorrideva respirando intensamente. I suoi
occhi erano già fissi in quelli di Aragorn, mentre percorreva i pochi passi che
la separavano da lui; Legolas e Enid si scambiarono un intenso sguardo, per poi
tornare a seguire la cerimonia. Elrond e Arwen erano ormai di fronte a
Celeborn, dove li aspettava il ramingo.
"Io, Elrond Mezzelfo consegno mia
figlia a te, Aragorn re di Gondor, abbine cura come fosse il tuo più prezioso
gioiello." Disse il signore di Rivendell, mettendo la mano della figlia in
quella dell'uomo.
"Lei è, il mio più prezioso
gioiello." Rispose il ramingo, baciandole la mano e facendo un piccolo
inchino all'elfo; dopodiché Elrond si spostò di lato.
"Possiamo cominciare."
Annunciò Celeborn, e cominciò la litania della cerimonia.
Enid e Legolas non seguirono molto il
dipanarsi del rito, i loro sguardi erano rimasti incatenati l'uno all'altro e
tutto il resto era scomparso; lei si meravigliava ancora di come un suo solo
sguardo la potesse proiettare in un luogo altro, dove il mondo esterno non era
che un insieme di luci e colori indistinti e l'unica cosa chiara era il suo
viso bellissimo. Legolas pensava praticamente la stessa cosa e, in
quell'atmosfera magica, riusciva a vedere solo lei, che risplendeva come un
sole, sorridente e circondata dai petali bianchi, che cadevano come neve
profumata...
Un tocco delicato lo riscosse dai suoi
pensieri, si voltò, accorgendosi solo in quel momento che suo padre gli era
seduto al fianco; il re lo guardò con espressione indecifrabile, poi spostò gli
occhi su Enid e le sorrise, facendo un piccolo inchino col capo, a cui la
fanciulla rispose allo stesso modo. Legolas li guardò stupito, non riusciva a
spiegarsi la complicità che avvertiva tra il padre a la ragazza; poi lei gli
fece un cenno ed un sorriso rassicurante e, pur incerto, l'elfo tornò a seguire
la cerimonia. Aragorn e Arwen si stavano scambiando le promesse.
"Io, Aragorn figlio di Arathorn, ti
faccio mia sposa e giuro che ti riserverò ogni giorno l'amore ed il rispetto
che meriti, e ti amerò fino alla fine del mio tempo e oltre, se tu continuerai
ad essere la mia luce." Dichiarò l'uomo tenendo gli occhi fissi in quelli
dell'elfo.
"Io, Arwen Stella del Vespro figlia
di Elrond, ti faccio mio sposo e giuro che dedicherò a te ogni istante della
mia vita immortale, e ti amerò fino alla fine del tempo e oltre, se tu
continuerai ad essere la mia speranza." Rispose lei, stringendogli le
mani.
"Io sarò la tua speranza."
Affermò lui.
"Io sarò la tua luce." Promise
lei.
Enid, a quelle parole, dette con tanta
passione, si lasciò sfuggire una lacrimuccia di commozione; Legolas la guardò e
lei rispose con un sorriso imbarazzato, ma allegro.
La cerimonia si concluse con il rituale
e romantico bacio tra gli sposi, circondati da una delicata pioggia di petali
rosa e bianchi; occhi negl'occhi, da allora, e per sempre, sarebbero stati
un'anima sola.
Fu durante il ricevimento che Legolas si
decise a parlare con suo padre; mentre Enid stava conversando con Eowyn e suo
fratello, l'elfo si avvicinò al genitore. Attirò la sua attenzione tossendo
leggermente; Thranduil si voltò e vide il figlio porgergli una coppa di vino.
Il re accettò la bevanda, come anche la tacita richiesta di allontanarsi
leggermente dalla folla, fattagli dagli occhi di Legolas; raggiunsero i primi
alberi ai bordi della radura.
"Vuoi spiegarmi che cosa
significavano quello sguardo e quel sorriso a Enid, prima." Esordì il
figlio; Thranduil sorseggiò un po' di vino.
"Significavano semplicemente che
avete la mia approvazione." Rispose il sovrano di Bosco Atro; Legolas
spalancò gli occhi, e per poco non fece cadere il calice.
"Non capisco... Come puoi aver
cambiato idea così repentinamente?" Balbettò l'elfo più giovane.
"Sei stato piuttosto
convincente..." Rispose il padre. "Le tue parole mi hanno colpito
profondamente e, anche se il colpo di grazia me l'ha dato qualcun'altro, mi
hanno fatto venire il dubbio di stare sbagliando." Aggiunse, sollevando lo
sguardo sul figlio.
"Vuoi dire che... sono libero di
amarla?" Domandò Legolas, mentre gli si illuminavano gli occhi.
"Sì, ma... dovrete dimostrarmi di
non aver fatto la scelta sbagliata." Affermò Thranduil, sorridendo
dolcemente.
"Oh, padre! La tua approvazione era
l'unica cosa che mancava, e ti garantisco che la tua scelta è la
migliore!" Esclamò entusiasta il figlio.
"Ora non mi resta che di conoscere
meglio questa meravigliosa creatura dei boschi, che ha rapito il tuo
cuore." Dichiarò poi il re; Legolas gli sorrise.
"La adorerai... Vado a..."
"Aspetta, Legolas." Lo fermò
l'elfo. "Prima abbraccia il tuo vecchio padre." Il principe tornò sui
suoi passi, stringendo a se il genitore, che ricambiò con calore.
"Perdonami..." Mormorò Thranduil.
"Non ho nulla da perdonarti, padre
mio, sapevo che avresti capito." Rispose il figlio col capo posato sulla
sua spalla; l'altro gli carezzò i capelli.
"Gli sposi aprono le danze!"
Annunciò la voce di Elrond; i due elfi si lasciarono e Thranduil spinse il
figlio ad avvicinarsi alla festa.
"La tua dolce Enid ti starà
aspettando, non vorrai rischiare che qualche altro elfo le metta gli occhi
addosso?" Gli disse; Legolas rise.
"Sarà meglio che mi sbrighi, prima
che si faccia trascinare dalla musica!" Rispose poi, sempre ridendo.
"Però, devi promettermi, che le farai fare un ballo anche tu." Aggiunse
determinato.
"Va bene, più tardi." Annuì il
padre; il principe gli sorrise un'ultima volta, poi si allontanò verso il
centro dei festeggiamenti.
La festa andò avanti, tra cibi raffinati, canti e balli, risate e chiacchiere, mentre quella splendida giornata di sole si avvicinava al tramonto; come promesso Thranduil danzò con Enid, con Legolas, che pure tra le braccia di un'altra compagna, cercava di intuire le loro parole. Enid ballò anche con Gimli, il quale, mentre piroettava con l'elfo, lanciò un'occhiata molto significativa al compagno d'avventure; Legolas, quando vide dove il nano teneva le mani, alzò gli occhi al cielo con espressione imbarazzatissima e rassegnata. Finito il ballo Gimli si avvicinò all'amico, con espressione soddisfatta.
"Vai tranquillo." Gli sussurrò
con complicità. "Ha buoni fianchi... è un po' magrina, ma si può
rimediare..." Aggiunse annuendo; Legolas non sapeva più dove guardare, e
lo osservava con un sorriso stentato, ma divertito.
Arrivò la sera, ma i brindisi e i balli
non erano ancora finiti. Aragorn e Arwen, come da tradizione, danzarono con
molti degli invitati; un lungo ballo, la sposa lo riservò al padre Elrond, il
quale presto avrebbe preso la strada dei Porti Grigi. Fu un ballo decisamente
malinconico.
Il turno di Legolas e Enid giunse poco
più tardi; i due elfi si avvicinarono agli sposi sorridendo. Arwen prese subito
le mani dell'amico.
"Posso baciare la sposa?"
Domandò Legolas ad Aragorn, mentre lei rideva.
"Sì, ma non esagerare, mi hai già
rubato il suo primo bacio." Precisò il ramingo, divertito.
"Non eri neanche nato, Estel!"
Ribatté l'elfo ridendo.
"Non m'interessa..." Affermò
Aragorn.
"Facciamo così." Suggerì Enid.
"Io bacerò lo sposo, così siete pari."
"E sarò il primo uomo che
bacerai?" Chiese dubbioso il re di Gondor; lei scosse il capo.
"Beh no... il primo è stato
lui..." Indicò l'elfo.
"Specializzato in primi baci!"
Scherzò Arwen, ridendo, imitata da Legolas.
"Ma sarai il primo umano e il primo
re!" Esclamò la fanciulla.
"E' un grande onore, mia dolce
dama." Mormorò allora Aragorn.
"Bene, diamoci questo bacio e
torniamo a ballare." Invitò Legolas sorridendo; le quattro paia di labbra
si avvicinarono scambiandosi due delicati baci, poi le due coppie tornarono a
danzare.
Passarono le ore, e quando venne la notte
avevano ancora la forza e la gioia per festeggiare; alla fine dell'ennesimo
ballo, però, Legolas portò Enid lontano dal clamore, lungo una delle balconate
di Rivendell, dove la luna, ormai piena, illuminava tutto con la sua luce
opalescente.
Si scambiarono un lungo bacio, poi
rimasero abbracciati, riposandosi dalle fatiche della festa, godendo di quel
contatto e di quel calore; dopo un po' Legolas si allontanò leggermente, Enid
lo guardò in viso, sorridendo. La ragazza capì subito che aveva qualcosa da
dirle, ma sentiva che era tranquillo.
"Ieri, nella tua canzone, hai
paragonato l'amore alle cose più belle della natura..." Le disse; lei non
sapeva dove volesse arrivare, ma dall'emozione che percepiva nella sua voce,
capiva che era importante per lui. "Io credo che tu somigli a tutto ciò
che c'è di bello nella natura." Aggiunse.
"Dunque?" Sorrise Enid, mentre
sentiva il cuore aumentare i battiti.
"Dunque, penso che l'amore...
somiglia a te." Confessò titubante; poi ricominciò a parlare prima che lei
potesse aprire bocca. "Non so che cosa abbia fatto, per meritare di
conoscerti, ma sono certo che... ora io ti amo, Enid." La fanciulla sentì
il cuore batterle tanto forte da uscire dal petto; che i loro sentimenti
reciproci fossero forti, non se lo erano mai nascosto, ma sentirselo dire era
un'altra cosa. Commossa si strinse a lui, poggiando la fronte contro il suo
collo, poi chiuse gli occhi e lasciò scendere le lacrime di felicità.
"Anch'io... anch'io Legolas...
Anche io ti amo..." Balbettò pianissimo, ma lui la sentì. "Ti
amo." Ripeté, sollevando la testa per guardarlo negl'occhi; lui le
sorrise, le carezzò dolcemente il volto, poi le baciò le guance e, infine, le
labbra. Il bacio che si scambiarono fu quello più dolce e tenero, poiché seguì
la loro dichiarazione d'amore.
Arwen e Aragorn si erano allontanati dal
luogo della festa proprio in quel momento, e scorsero i due innamorati a
scambiarsi effusioni sulla balconata; gli sposi si rivolsero un'occhiata
complice.
"Lo sapevo che andava a finire
così." Commentò lei.
"Ma non si erano già baciati?"
Domandò sorridente lui.
"Non so perché, ma questo mi sembra
diverso..." Mormorò Arwen, osservando i due elfi stagliati contro la
grande luna piena, che si baciavano teneramente.
"Sarà... A proposito, questa è la
nostra prima notte di nozze..." Intervenne Aragorn, con sguardo malizioso.
"Una notte di primavera, con la luna piena..." Continuò, carezzando
la schiena della sua sposa.
"Dici che qualcuno si potrebbe
accorgere della nostra assenza?" Chiese lei, giocando con i lacci che
chiudevano la casacca del marito.
"Noooo!" Replicò lui, poi la
prese per mano e, ridendo, si allontanarono verso la camera degli sposi.
Legolas ed Enid, invece rimasero a
contemplare la felicità, l'uno nel volto dell'altra, sotto una splendente luna
di primavera; e quella non sarebbe stata che la prima delle tante lune che li
avrebbero visti insieme, per il resto dell'eternità che avevano deciso di
condividere...
Epilogo
Non
dico che sia stato facile, anzi, a volte è stato addirittura avventuroso, ma ce
l'abbiamo fatta, il nostro amore ha vinto.
Ora
sono qui, in mezzo ad un mare di foglie secche, e gioco con mio figlio, che ha
i capelli rossi come le foglie d'autunno e gli occhi azzurri come il cielo
d'estate; lo sollevo in aria e ride. Ride sempre, come sua madre. Lo abbiamo
chiamato Enilas, per unire i nostri nomi, come già lo sono le nostre anime e
nostri corpi.
La vedo arrivare, e come sempre mi
stupisco della sua bellezza, della sua grazia spontanea, e mi ritrovo a bramare
il suo sorriso, come fosse l'aria per respirare.
Enilas le corre incontro ridendo, lei lo
prende in braccio e comincia a girare su se stessa... Sono bellissimi quando
ridono insieme, hanno la stessa risata cristallina...
Insieme a loro io sono felice, sono
completo, io amo perdutamente queste due meravigliose creature, figlie della
terra e dei boschi che adoro, e non finirò mai di ringraziare i Valar per
avermene fatto dono.
Enid si avvicina, col bambino tra le
braccia, lo fa scendere a terra e lui si getta su di me; lei ride e ci lancia
contro un mucchio di foglie secche. Abbraccio Enilas col braccio sinistro, con
l'altro faccio cenno a lei perché si stringa a me, lo fa. Ci guardiamo
negl'occhi, e la magia è quella della prima volta; è tanto bella che mi manca
il respiro.
"Ti amo, mia Fata dei Boschi."
Le dico sulle labbra.
"E io amo te, mio dolce
principe." Risponde Enid sulle mie.
Ci baciamo, Enilas ride; li stringo
entrambi a me, più forte che posso, perché loro due sono le creature che amo di
più al mondo, quelle con cui voglio passare l'eternità, e con le quali
attraverserò il mare, quando verrà il momento.
Fine