Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: CowgirlSara    26/11/2003    5 recensioni
Foglie rosse ed il mio cuore che batte di nuovo. Limpido ruscello, è il tuo canto nelle radure. Sole del mattino, è il tuo sorriso che mi scalda l'anima. Erba morbida, è la tua mano che mi sfiora. Fragranti frutti, sono le tue labbra che mi baciano... Perchè sei semplice e generosa, e la natura somiglia a te...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aragorn, Arwen, Legolas
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4

4. Somiglia a te...

 

Uscito dalla sala in cui stavano preparando la festa, ridendo insieme ad Aragorn, Legolas avvertì subito una presenza alle sue spalle, nel corridoio in penombra; si voltò e riconobbe la figura di suo padre, che l'osservava con aria severa.

"Devo parlarti, Legolas." Gli disse Thranduil; il principe elfo diede una veloce occhiata all'amico, che lo incitò a seguire il padre con un cenno del capo.

"Andiamo." Rispose poi, raggiungendolo.

I due elfi si fermarono nella sala dell'affresco di Isildur; Legolas era immobile, in attesa che Thranduil facesse la prima mossa, ma aveva l'esatta sensazione di sapere dove sarebbe andato a parare.

"E' presente anche Ithladiel, l'hai vista?" Gli domandò il padre, senza guardarlo e rivolgendo l'attenzione alle foglie di una pianta.

"Sì, l'ho anche salutata." Rispose il figlio; le sue sensazioni si stavano solidificando, e non era positivo.

"Sarebbe una buona occasione per parlare con suo padre..." Affermò il re di Bosco Atro.

"Ti ho già ripetuto mesi fa che non ho intenzione di prenderla in sposa." Replicò Legolas, interrompendolo; Thranduil sospirò, ostinandosi a non rivolgere lo sguardo al figlio. Era dura affrontare un argomento che lo avrebbe nuovamente messo in rotta di collisione col suo testardo erede, ma doveva farlo.

"Quella ragazza, Legolas..." Esordì alzando gli occhi su di lui. "E' molto bella, e sono certo che tu le vuoi molto bene, ma non credo che sia in grado di ricoprire il ruolo che è stato di tua madre."

"Lo sapevo..." Commentò il figlio scuotendo la testa.

"E' una persona semplice, non ha la cultura, la preparazione, per una posizione simile, non credo che sarebbe un sostegno sufficiente alla tua opera di governo..." Continuò il re.

"Lo sapevo, lo sapevo." Intervenne il figlio, con un sorriso amaramente ironico.

"Legolas, cerca di capire, c'è differenza tra chi è nato per regnare e chi non lo è. Tu hai dei doveri, verso il tuo popolo, verso di me, tu hai bisogno di una vera regina." Dichiarò Thranduil.

"E l'amore? Che posto ha l'amore in tutto questo?!" Reagì il figlio, stringendo i pugni.

"L'amore si può imparare, figlio mio. Io conoscevo tua madre da meno di tre giorni, quando l'ho sposata, eppure il nostro è stato un matrimonio felice, ci siamo amati..." Replicò il padre.

"Perché sei stato fortunato, la donna che avevano scelto per te è stata anche l'amore della tua vita, ma io l'ho già conosciuto l'amore della mia vita, nessuna donna la potrà sostituire mai!" Gridò Legolas.

"Non essere impulsivo..."

"Non lo sono! Ma perché non capisci..." Protestò il giovane elfo. "Non credi che dovresti almeno cercare di conoscerla meglio, prima di giudicare se è, sì o no, degna di essere regina?" Gli domandò poi. "Oppure hai paura di capire che stai sbagliando?"

"Il tuo amore ti sta abbagliando, Legolas." Riprese Thranduil. "Non credere di essere l'unico a dover fare dei sacrifici, anche io ne ho fatti, e non sai quanto mi sono costati." Aggiunse serio.

"Sono disposto ad accettare qualsiasi cosa, ma non questo." Rispose l'elfo più giovane, negando col capo. "Non mi obbligherai a separarmi da lei." Dichiarò con un gesto secco.

Il re prese un lungo respiro, gli faceva male veder soffrire suo figlio, ma non poteva rischiare che facesse una scelta sbagliata; la rabbia nei suoi occhi, gli stessi occhi di sua madre, eppure, gli faceva sanguinare il cuore.

"Lasciamela amare, e la renderò degna di qualsiasi trono..." Mormorò Legolas con tono supplicante, i suoi occhi erano lucidi.

"Legolas, tu non vuoi accettare la realtà." Intervenne il padre; il suo tono era freddo, quando avrebbe solo voluto abbracciare suo figlio. "Non hai visto come si è comportata alla festa?" Legolas rialzò su di lui uno sguardo pieno d'ira. "E' solo una guaritrice, cresciuta senza regole, non è alla tua altezza, tu puoi pretendere molto di più." Aggiunse con aria altezzosa ed espressione gelida.

"Legolas?" Una voce femminile e dolce li fece voltare verso l'entrata; il tono era interrogativo.

Era Enid, ferma nel vano della porta, con sul viso un'espressione addolorata, triste e imbarazzata; evidentemente aveva sentito parte della discussione, o peggio solo l'ultima frase di suo padre.

"Perdonatemi... la cena è..." Il suo sguardo incrociò quello di Thranduil e la sua voce fu rotta da un singhiozzo. "Scusate..." Portandosi una mano alla bocca, la ragazza s'allontanò velocemente.

"Cosa hai fatto?!" Gridò Legolas rivolto al padre, la rabbia lo faceva tremare.

"Legolas, io..." L'espressione di Thranduil era chiaramente pentita.

"Puoi obbligarmi ad assecondare i tuoi desideri, a sposare chi vuoi tu, ma sappi che amerò per sempre e solo lei." Esclamò il figlio, indicando la direzione presa da Enid. "Perciò sappi, che con le tue decisioni condannerai molte persone all'infelicità, compreso te, perché io non ti perdonerò mai!" Aggiunse fissandolo negli occhi, poi gli diede le spalle e lasciò la stanza correndo.

"Legolas..." Mormorò tristemente Thranduil, chinando il capo. "...figlio mio..."

"Thranduil." Una voce femminile lo richiamò dalle sue spalle; il re si voltò subito, con espressione sorpresa.

"Galadriel..."

"Posso parlarti un momento?" Gli chiese, mentre scandagliava la sua anima con gli occhi; l'elfo annuì.

 

Aragorn e Arwen uscirono dalla sala da pranzo tenendosi per mano; il corridoio era molto in penombra, rispetto al salone, ma si accorsero subito che qualcuno li stava raggiungendo, anche perché i suoi passi erano affrettati. Legolas, quando si fermò davanti a loro, sembrava abbastanza in ansia.

"Avete visto Enid?" Gli domandò subito; i due fidanzati si scambiarono uno sguardo.

"No, non c'era a cena, credevamo fosse con te." Rispose l'uomo; l'elfo fece un sospiro preoccupato.

"Perché? Che cosa è successo?" Domandò Arwen, avvertendo chiaramente lo stato emotivo dell'amico.

"Ha assistito ad una discussione... una spiacevole discussione tra me e mio padre..." Spiegò Legolas.

"Che verteva su di lei, immagino." Commentò Aragorn; l'elfo chinò il capo ammettendo tacitamente.

"Ed è sparita?" Chiese Arwen.

"Sì." Rispose l'altro elfo.

"Non sarà tornata a casa?" Ipotizzò la fanciulla.

"No." Negò Legolas. "Le sue cose sono ancora in camera sua." Aggiunse. "Sono molto preoccupato." Ammise sconsolato; Arwen si avvicinò a lui, prendendogli la mano, poi gli carezzò il braccio.

"Ti aiutiamo a cercarla." Propose il re di Gondor, la sua amata annuì.

"Ma la tua festa..." Intervenne Legolas, rialzando lo sguardo su di lui.

"E' solo una stupida festa, Legolas!" Sbottò l'amico. "Cascasse il mondo, domani sposerò questa donna, il resto sono solo inutili fronzoli." Aggiunse determinato, con un gesto della mano; Arwen sorrise.

"Andiamo." Lo incitò dolcemente lei, sempre tenendolo per mano. "Ci aiuteranno volentieri anche gli altri."

La ricerca cominciò quasi subito, il tempo di spiegare agli altri amici cosa era successo; si misero a battere ogni centimetro di Gran Burrone, ma, per il momento, nessuna traccia di Enid. Come tutti gli elfi, naturalmente, aveva una spiccata capacità di scomparire tra i boschi, e non giovava che Legolas non riuscisse a concentrarsi.

Eomer, Aragorn e Legolas stavano attraversando l'ennesimo ponte per raggiungere un altro boschetto isolato, ormai era buio.

"Ma siamo sicuri che non se ne sia tornata a casa?" Domandò Eomer, fermandosi. "In quel... come si chiama..."

"Bosco Rosso." Terminò Aragorn serio.

"Sì." Annuì il re di Rohan.

"No, sono sicuro che è ancora qui." Intervenne Legolas, facendoli voltare verso di sé: gli stava ancora dando le spalle. "E, dovessi rivoltare ogni centimetro di Rivendell, la troverò." Aggiunse, riprendendo a camminare.

"E' innamorato?" Domandò Eomer a bassa voce; Aragorn annuì. "Allora andiamo, troviamo questa benedetta ragazza!" Esclamò poi, seguendo l'elfo.

"Ragazzi!" I tre si voltarono, era la voce allegra di Sam a chiamarli. "L'abbiamo trovata!" A quelle parole Eomer si vide passare accanto qualcosa di molto veloce e biondo, rendendosi conto che era Legolas solo quando lo vide accanto allo hobbit.

"Dove?!" Chiese l'elfo scuotendo l'amico per le spalle.

"Vieni, ti ci porto." Rispose Sam.

"Sta bene?" Lo sentirono domandare con tono allarmato, mentre si allontanava col mezzo uomo; li seguirono.

Arrivarono ad una macchia di vecchie e basse querce; Frodo era fermo vicino al tronco contorto di un vecchio albero, si voltò quando li sentì arrivare e sorrise a Legolas.

"Lei dov'è?" Domandò subito l'elfo.

"Shhh..." Rispose lo hobbit, posandosi un dito sulle labbra, poi spostò lo sguardo e indicò una direzione. "Sta dormendo, non abbiamo voluto disturbarla." Spiegò.

Legolas seguì con gli occhi l'indicazione di Frodo e la vide immediatamente: era accoccolata ai piedi di una grande quercia dai rami bassi e frondosi, chiaramente addormentata; l'elfo si lasciò sfuggire un tenero sorriso, poi s'incamminò verso di lei.

"Noi ora possiamo anche andare." Commentò Aragorn, prendendo Eomer per un braccio.

"Sei sicuro che non c'è più bisogno di noi?" Replicò il re di Rohan, mentre gli altri si allontanavano.

"Adesso hanno bisogno solo l'uno dell'altra." Rispose sorridendo l'altro sovrano, poi gli mise un braccio intorno al collo e lo trascinò via.

Legolas, nel frattempo, si era inginocchiato vicino a Enid e la contemplava sorridendo; la sua pelle candida, nell'oscurità, quasi risplendeva di luce propria... Se gli elfi erano i Luminosi per antonomasia, lei era quella che splendeva più di tutti. Le sfiorò i lunghi capelli sparsi tra le radici nodose della quercia, facendola sembrare un prolungamento della pianta; l'elfo si chiese quante volte quella ragazza avesse cercato conforto e rifugio tra i rami degli alberi, ricavandone la sua meravigliosa linfa vitale. Sorrise, poi si piegò per prenderla in braccio.

"Legolas?" domandò Enid, con voce percettibile solo da un elfo e gli occhi chiusi, quando lui si fu alzato tenendola tra le braccia.

"Come mi hai riconosciuto?" Ribatté piano Legolas.

"Il tuo profumo..." Sussurrò lei, affondando il viso nell'incavo del suo collo; l'elfo sorrise.

"Non ti lascerò più." Le mormorò con tono rassicurante.

"Stringimi..." Lo pregò Enid, lui non se lo fece ripetere, serrando la stretta.

 

Aprì lentamente gli occhi, guardando verso il soffitto, non riconobbe quello che vide; girò la testa di lato, e le mancò il respiro... quel viso, quelle labbra, quei capelli biondi... Svegliarsi e vederlo con il capo posato sullo stesso suo cuscino era una delle cose più emozionanti che le fosse mai successa.

Allungò una mano e gli sfiorò il viso con una impalpabile carezza; risalì dal mento alla guancia, poi si spostò verso l'orecchio, ma appena lo toccò, lui le afferrò la mano e aprì gli occhi.

Rimasero per un attimo a fissarsi, in silenzio, poi Legolas le sorrise e lei fece altrettanto; dopo l'elfo la abbracciò con ardore.

"Mi hai fatto preoccupare." Affermò, mentre la stringeva a se con gli occhi chiusi.

"Scusa..." Sussurrò lei.

"No, sono io che devo chiedere perdono." La interruppe lui. "Per tutto quello che ha detto mio padre."

"Lascia stare... ha ragione..." Replicò debolmente Enid; Legolas si scostò e la guardò aggrottando le sopracciglia.

"Enid, ma che cosa stai dicendo?!" Domandò stupito l'elfo.

"Io lo sapevo fin dall'inizio, cerca di capire..." Rispose lei, con gli occhi bassi.

"Non m'importa quello che dicono o pensano gli altri, io andrò per la mia strada..." Dichiarò deciso.

"Non voglio assolutamente essere causa di discussioni tra te e tuo padre." Intervenne la ragazza, ferma quanto lui; Legolas la guardò con grande tenerezza, poi le carezzò la guancia.

"Se si fosse preso la briga di conoscerti un po' meglio, ora saprebbe quanto sei speciale..." Le sussurrò avvicinando il viso al suo; la fanciulla sorrise prima di lasciare che lui la baciasse.

"E' la tua camera?" Gli domandò Enid guardandosi intorno, quando lui smise di giocare con le sue labbra.

"Sì." Annuì lui.

"Forse è meglio se torno nella mia..." Dichiarò allora la ragazza, facendo per sollevarsi seduta; Legolas la strinse per la vita.

"No, ti prego, resta qui con me." La supplicò; si accorse subito di non poter resistere se lui le faceva quella boccuccia, così gli sorrise, sistemandosi tra le sue braccia.

"Non sono sicura di poter reggere due volte l'emozione si svegliarmi con te vicino." Affermò Enid dolcemente; Legolas le sorrise, lei sfiorò con le dita le sue labbra e quell'adorabile arricciatura che facevano. "Sei troppo bello..." Mormorò poi.

"Io non so dire quanto tu sia bella, non ho parole per descrivere le emozioni che mi da il solo guardarti." Replicò lui; Enid fece un sorriso commosso.

"Hai detto una cosa stupenda." Gli disse, passando le mani tra i suoi morbidi capelli biondi e stringendolo a se. Sorridendo si baciarono di nuovo.

 

TOC TOC

Legolas si svegliò avvertendo il leggero bussare alla porta, anche Enid aveva riaperto gli occhi; le carezzò i capelli, prima di sollevarsi seduto sul materasso.

"Sì?" Chiese l'elfo.

"Legolas, sono Arwen, Enid è lì?" Rispose la voce della principessa; i due si scambiarono un'occhiata.

"Sì." Ammise poi la ragazza.

"Entra." La invitò lui; la porta si aprì e Arwen mise la testa dentro, vedendoli seduti sul letto, completamente vestiti.

"Sono stata in camera di Enid e non l'ho trovata, così ho pensato che poteva essere qui, e non mi sono sbagliata." Affermò sorridendo l'elfo dai capelli scuri; gli altri due risero, scambiandosi uno sguardo. "Io, credo che Enid dovrebbe tornare in camera sua." Suggerì poi.

"Hai ragione." Annuì l'altra ragazza, scivolando dal letto e fermandosi in piedi davanti a Legolas.

"Avete ancora un paio d'ore per riposare, poi dovrete cominciare a prepararvi." Gli disse, con sguardo comprensivo.

"Scusami ancora con Aragorn, per avergli fatto saltare la festa..." Dichiarò Legolas chinando il capo, sotto il tenero sguardo di Enid.

"La prossima volta che lo vedrò avremo altro di cui parlare!" Esclamò ridendo Arwen con le mani sui fianchi. "Su, salutatevi." Li incitò, visto che non volevano saperne di lasciarsi le mani.

"Ci vediamo dopo." Mormorò Enid, lui annuì, poi si scambiarono un bacio veloce e la ragazza raggiunse Arwen alla porta.

"Arwen..." La chiamò, però, Legolas; le due ragazze si voltarono con sguardo interrogativo. "Ma tu che cosa ci fai già in piedi? E' appena l'alba..." Domandò l'elfo.

"Legolas, oggi mi sposo, pensi che abbia potuto dormire un attimo stanotte?" Rispose divertita la principessa; Enid confermò annuendo con un sorriso. Le due ragazze uscirono.

"Va tutto bene?" Domandò Arwen a Enid, mentre camminavano verso la sua stanza; il volto dell'elfo dai capelli rossi si era rattristato.

"No, non va tutto bene, purtroppo." Rispose tristemente.

"Sembravi felice, poco fa..." Enid guardò l'amica con un sorriso amaro.

"Quando sono con lui mi sembra di toccare il cielo con un dito, ma la realtà è ben altra cosa." Ammise sconsolata.

"Oh, Enid non dire così!" Intervenne Arwen, posandole una mano sulla schiena.

"Io non voglio creare problemi, essere causa di contrasti da lui e suo padre, quando sarà finita la cerimonia partirò per il Bosco Rosso." Affermò la ragazza, aprendo la porta della sua camera.

"Lui soffrirà..." Mormorò la principessa.

"E anch'io, ma è l'unica cosa che posso fare." Dichiarò Enid. "Lui un giorno sarà re, io sono solo una guaritrice... A dopo, Arwen." Aggiunse, salutandola, poi chiuse la porta; l'altra ragazza rimase un momento immobile, infine si allontanò scuotendo la testa.

 

La ragazza aprì l'armadio, scorrendo gli abiti fino a raggiungere con gli occhi quello su cui c'era attaccato un bigliettino; lo aveva visto fin dal primo giorno, e ora lo staccò delicatamente, poi prese il vestito. Sorrise scorrendo ancora una volta le parole del messaggio:

 

Ti prego, indossa quest'abito

il giorno del matrimonio.

L'ho fatto fare apposta.

Non vedo l'ora di vederlo su di te.

 

Un bacio

Legolas

 

Alla luce delle vette che potevano raggiungere i suoi baci, quelle poche righe avevano un significato molto meno amichevole della prima volta che lo aveva letto, e molto più passionale...

Enid guardò il vestito: era color avorio, ma cangiante verso il rosa pallido, il bordo dello scollo e la cintura erano color pesca, con ricami di mithril; le sottomaniche e la sottogonna erano completamente ricamati, con baffetti di mithril e rosa, che scintillavano se colpiti dalla luce. Lo scollo era abbastanza ampio, ma nella parte più profonda era coperto da una parte di stoffa semi trasparente. Era un abito degno di una principessa; Enid respirò profondamente, accingendosi ad indossarlo.

Guardandosi allo specchio, quando ebbe finito, la ragazza si complimentò mentalmente con Legolas per la scelta: quei colori le donavano molto, e non contrastavano con i suoi appariscenti capelli. 

Si sedette davanti alla specchiera, guardando, con una smorfia, la massa dei suoi riccioli selvaggi, che le ricadevano sul viso, scomposti; ci passò in mezzo le mani, pensando a cosa avrebbe potuto fare per domarli.

"Hai bisogno di aiuto?" Una dolce voce la distrasse; si voltò e vide una donna bellissima: un abito candido, lunghi capelli color dell'oro e due splendidi occhi blu, la cui profondità era un po' inquietante.

"I... miei capelli... sono un po' difficili..." Balbettò Enid, mentre la donna si avvicinava.

"Ti posso aiutare io." Affermò la donna. "Tu sai chi sono?" Le domandò poi, mentre afferrava il pettine; la fanciulla annuì.

"Siete la signora di Lothlòrien, Dama Galadriel." Il regale elfo le sorrise cordialmente; a Enid tremavano le gambe dall'emozione, pensando che la più importante regina degl'elfi le stava pettinando i capelli.

"Conoscevo tua madre." Affermò Galadriel, senza fermare il suo delicato lavoro; la ragazza girò il capo, sorpresa, l'altra le sorrise.

"Veramente?" Domandò Enid stupita.

"Sì." Annuì la regina. "E' nata a Lòrien, si chiamava Shesalien." Enid annuì.

"Non sapevo fosse originaria di Lòrien..." Commentò abbassando lo sguardo sulle mani.

"Le fu fatto il grande onore di essere eletta Prescelta dei Galadhrim, una delle vergini più pure e belle del regno, che avrebbero dovuto perpetuare la stirpe del Bosco d'Oro negli altri reami elfici." Raccontò Galadriel, continuando a pettinare i capelli di Enid, senza provocarle il minimo fastidio. "Ma Shesalien s'innamorò..."

"Voi avete conosciuto mio padre?!" Esclamò la ragazza, voltandosi di scatto; la regina le fece un sorriso triste.

"No, ella non rivelò mai la sua identità, o forse noi non capimmo." Rispose poi, sistemando sulla fronte le chiome rosse di Enid. "Diceva che lui era una creatura dei boschi, un essere immortale, nessuno le credeva e, nonostante i miei sforzi, si diffuse la voce che la sua mente vacillava." Continuò, con tono rammaricato. "Un giorno si allontanò dal Bosco d'Oro, seppi solo dopo anni che era venuta a mancare, ma che nel Bosco Rosso stava crescendo il frutto del suo misterioso amore: tu, Enid." La ragazza alzò gli occhi su Galadriel e la vide sorridere dolcemente.

"Io... io non so che cosa dire..." Mormorò la fanciulla imbarazzata.

"Le volevo bene, era un'amica." Confessò la regina, carezzandole il capo. "Ho conservato questo, me lo diede prima di partire..." Le mostrò un fermacapelli di mithril a forma di rametto di mallorn, coperto di piccole foglie. "Era il simbolo delle prescelte, vuoi metterlo?" Le domandò sorridendo; Enid lo fissò per un attimo, poi guardò Galadriel.

"Oh, sarebbe magnifico!" Esclamò la ragazza entusiasta; la regina sorrise e tornò ad occuparsi dei suoi capelli, sistemando il fermaglio. "Grazie." Disse Enid, guardandola negl'occhi attraverso il riflesso nello specchio.

"Di nulla... Credo ci sia qualcuno che vuole parlare con te." Le indicò un punto nello specchio in cui si vedeva riflessa una persona ferma vicino alla porta; Enid si girò sulla sedia, guardando l'elfo fermo in fondo alla stanza: era Thranduil...

 

Il re di Bosco Atro indossava una tunica finemente ricamata, di colore azzurro tenue, che gli donava moltissimo; pur somigliando al figlio, la sua bellezza era diversa, più affilata, e nei suoi occhi si poteva leggere una profonda tristezza ed il peso della sua posizione.

Enid si alzò, mentre Galadriel si spostava di lato, lasciando che i due elfi si guardassero negl'occhi; poi posò il pettine sul mobile della specchiera e si avvicinò alla porta. Posò una mano sulla spalla di Thranduil, lanciandogli un'occhiata persuasiva ed uscì, ma non si allontanò, fermandosi nel corridoio.

"Buongiorno..." Mormorò Enid, con lieve timore.

"Buongiorno." Rispose l'uomo, dopo aver preso un lungo respiro; la ragazza, nel frattempo, si era avvicinata di qualche passo.

Thranduil doveva ammettere che era veramente molto bella: la sua figura slanciata ed elegante, in quel magnifico abito, abbagliava per grazia e leggiadria; capiva perfettamente come suo figlio potesse essere rimasto tanto colpito da quella fanciulla.

"Volevo..." Esordì senza guardarla in faccia. "Volevo chiederti perdono." Continuò rialzando lo sguardo; così facendo incontro i lucenti occhi verdi di Enid, pieni di stupore.

"Non dovete." Rispose la ragazza, scuotendo il capo. "Avete ragione su tutto, io non sono..."

"Aspetta!" La interruppe Thranduil; Enid si bloccò e lo guardò senza capire. "Ho riflettuto, le parole di Legolas mi hanno fatto molto male." Ammise il re, chinando il capo. "Io amo mio figlio, e credevo di agire per il suo bene, ma... grazie ad una persona che ho molto amato, e che ancora amo..." Galadriel, nel corridoio, sorrise. "...ho capito che stavo sbagliando. Credimi Enid, allontanarti da Legolas mi costava una grande sofferenza, perché sentivo il suo dolore come fosse il mio." Confessò Thranduil. "Pensavo fosse giusto, anche se doloroso, ma mi sono reso conto che l'unica cosa giusta è lasciare unite le persone che si amano."

"Io... non capisco." Mormorò incredula la ragazza, fissandolo negl'occhi azzurri.

"Ha ragione mio figlio, io ho avuto una grande fortuna ad innamorarmi della donna che ho dovuto sposare." Affermò l'elfo dai capelli biondi. "Forse io sono stato un buon re proprio perché avevo vicino la donna che amavo, ma questo non devo dirlo io. Ad ogni modo voglio che anche Legolas abbia questa possibilità, perciò stagli vicina." Aggiunse con un lieve sorriso; Enid aveva gli occhi spalancati.

"Ma io... non credo di essere in grado..." Balbettò la fanciulla, le stavano mancando le parole.

"L'amore rende degni di qualsiasi trono." Le disse l'uomo sorridendo. "Vedi, mi ritrovo a citare Legolas, significa forse che è più saggio di me?" Aggiunse sorridendo; lei lo guardava, accorgendosi che gli occhi si appannavano per le lacrime.

"Grazie!" Esclamò all'improvviso la fanciulla, gettandosi tra le sue braccia; il re rimase esterrefatto per un attimo, poi le carezzò i capelli, con sguardo pieno di comprensione.

 

Aragorn tentava di allacciarsi la blusa da qualche minuto, davanti allo specchio; si sentiva abbastanza bene, se non teneva conto del cuore che gli batteva in gola dalla sera prima, delle mani che tremavano e del respiro mozzo. Poche ore e avrebbe sposato Arwen, la donna che popolava i suoi sogni fin dall'infanzia, l'elfo che per lui aveva rinunciato all'immortalità; ricordò il giorno in cui la conobbe, non aveva mai visto una donna tanto bella e luminosa, da allora, pur tra separazioni e difficoltà, lei era stata il suo unico amore. Sospirò.

"Bisogno d'aiuto?" Domandò una voce melodiosa alle sue spalle; l'uomo si voltò e vide Enid ferma sulla soglia.

"Ho delle difficoltà a sistemare la cintura..." Ammise sconsolato il re di Gondor; la ragazza si avvicinò sorridendo.

"Ci penso io." Gli disse, allacciando la cintura di cuoio decorato che cingeva i fianchi di Aragorn. "Tu respira profondamente."

"Come?" Domandò sorpreso lui, aggrottando le sopracciglia.

"Sì, per rilassarti, inspira con il naso, espira con la bocca." Gli suggerì; lui seguì il consiglio.

"Mi sento meglio." Ammise Aragorn, continuando a respirare intensamente.

"Visto." Confermò energica lei, sistemandogli a tunica vicino al collo.

"Tu... hai visto l'abito di Arwen, vero?" Le domandò poi il re; la ragazza gli fece un sorriso e annuì. "E' molto bello?" Continuò lui.

"Tra poco lo scoprirai da solo." Rispose Enid, dando l'ultimo tocco alla casacca. "Non la distinguerai dalla più lucente delle stelle." Aggiunse facendolo voltare verso lo specchio.

"Non l'ho mai fatto..." Mormorò lui, con lo sguardo basso, poi lo rialzò sulla sua figura riflessa. "Come sto?" Chiese alla fanciulla, passando le mani lungo il petto.

Enid lo osservò: la figura elegante e affascinante, il fisico perfetto che s'intuiva sotto l'abito, i bei capelli scuri che scendevano in morbide onde intorno al viso, i penetranti occhi azzurri pieni d'emozione e di regalità, era proprio bello. Faceva poi una gran figura vestito a quel modo, con la casacca di un verde scurissimo, bordata di rosso, che richiamava l'abito di Arwen, i pantaloni anch'essi scuri e gli stivali alla moda degl'elfi.

"Sei molto bello." Gli disse la ragazza, con un sorriso, aggiustandogli il vestito sulle spalle.

"Non scherzare, Legolas è molto bello, io sono... normale." Ribatté lui, continuando a guardarsi.

"Non sto affatto scherzando, per essere un Uomo sei bellissimo... Lui è un elfo..." Rispose, concludendo la frase strizzandogli l'occhio nello specchio; risero.

"Che succede qui?" Domandò Legolas entrando nella stanza, e vedendo Enid con le mani sulle spalle del ramingo. "Credevo l'elfo che devi sposare avesse i capelli corvini..." Aggiunse in tono scherzoso.

"Tranquillo, non ho intenzione di farmi tentare dalla fiamma del peccato che brucia tra le chiome di questa dolce fanciulla!" Esclamò ridendo Aragorn, mentre Enid sorrideva guardando l'elfo negl'occhi.

"Hai dimenticato questo." Disse dolcemente Legolas, avvicinandosi a Enid e girandosi tra le dita il ciondolo della rosa canina.

"Oh..." Mormorò lei, portandosi una mano alla scollatura, poi rialzò gli occhi su di lui. "Sai, è passato tuo padre..." La bocca di Legolas si spalancò di meraviglia. "...così ho dimenticato di metterlo..." Da quando l'altro elfo era entrato nella stanza Aragorn si sentiva invisibile, ora poi che c'era di mezzo pure Thranduil... erano alcuni secondi che il re di Gondor si stava chiedendo se andarsene...

"Co... cosa ti ha detto?" Balbettò il principe di Bosco Atro.

"Mi ha chiesto perdono e poi..." Girò il capo verso Aragorn, avvertendo improvvisamente il suo disagio. "E' meglio se ne parliamo da soli." Suggerì poi, tornando a voltarsi verso Legolas e prendendolo delicatamente per un braccio. "Ci vediamo tra poco, Estel... Non ti dispiace se ti chiamo così?" Il re negò col capo.

"Assolutamente, amica mia." Le rispose l'uomo, con un cenno di saluto, mentre i due elfi uscivano dalla stanza sorridendogli.

Legolas, appena usciti nel corridoio, si fermò; Enid, per poco, non gli sbatté addosso. L'elfo la fissò per un attimo, intensamente, e lei sostenne il suo sguardo.

"Allora, che cosa ti ha detto?" Le domandò di nuovo, tenendole le mani; Enid percepiva con chiarezza la tensione dentro Legolas, e sapeva che una risposta sbagliata avrebbe provocato una reazione negativa.

"Non è andata come pensi tu." Chiarì la ragazza. "Ma credo che prima di dirti qualsiasi cosa, dovresti parlarci anche tu." Aggiunse con tono calmo.

Legolas la guardò negl'occhi, quegli stupendi occhi di smeraldo, trovandoci un'insospettata serenità; si domandò a cosa fosse dovuta, e il sospetto che, quella conversazione con suo padre, fosse stata veramente diversa da come l'aveva immaginata lui, gli invase il cuore. Le strinse le mani, lei gli sorrise con dolcezza.

"Me lo metti?" Gli chiese, indicando con gli occhi il ciondolo che ancora lui stringeva tra le dita.

"Oh sì, certo." Rispose Legolas, mentre lei si voltava sollevando i capelli sul dietro; l'elfo le fece delicatamente passare la catenina sulla pelle candida del collo e gliela chiuse, poi la ragazza fece ricadere i capelli.

"Cosa hai fatto ai capelli?" Domandò felicemente sorpreso l'elfo. "Sono... bellissimi..." Aggiunse passando le dita tra la splendida e districata chioma di Enid; lei si voltò sorridendo.

"Qualcuno me li ha sistemati." Rispose allegramente.

"Avrai provato dolore..." Affermò lui, senza distogliere lo sguardo e le dita da quella massa di boccoli color dell'autunno.

"Oh no, lei è magica!" Esclamò la ragazza ridendo; Legolas sollevò gli occhi e le guardò il viso.

Avrebbe voluto sapere tante cose, ciò che le aveva detto suo padre, chi le aveva pettinato i capelli, o perché lei fosse tanto tranquilla, ma non riusciva a distogliere l'attenzione da quella magica capigliatura che lo aveva affascinato fin dalla prima volta in cui l'aveva vista; sentiva i capelli scorrere tra le dita, mentre le sfiorava la guancia, il collo, l'orecchio... Era puro piacere... Quando le carezzò la punta dell'orecchio, lei socchiuse gli occhi e si fece sfuggire un sospiro, piegando la testa di lato e aderendo alla sua mano; poi Enid sollevò la mano, per prendere quella di Legolas, spostandola dalla sua tempia fino alle labbra, e gli baciò le dita. L'elfo sorrise, mentre sentiva il cuore battere all'impazzata.

"Sei bellissima..." Mormorò, mentre lei continuava a baciargli la mano con gli occhi chiusi.

"Baciami." Sussurrò Enid con un sorriso; lui si piegò e cominciò a baciarle piano la fronte, poi le guance, gli occhi e, infine, le labbra. La ragazza continuò a sorridere, finché non fu costretta socchiudere la bocca.

 

I due elfi si erano attardati, poiché a quei baci ne erano seguiti altri, ed ora, richiamati da Gimli, correvano tenendosi per mano in direzione del luogo della cerimonia; Enid, ad un certo punto, trattenne Legolas per una manica, costringendolo a voltarsi.

"Che cosa c'è?" Le chiese lui, sorpreso.

"Ti devo chiedere solo una cosa." Esordì la fanciulla. "E' un caso?" Gli domandò, indicando con gli occhi la casacca dell'elfo, che richiamava i colori del suo abito; lui guardò se stesso, poi la splendida ragazza che aveva davanti.

"No." Ammise con espressione colpevole.

"Lo sapevo." Annuì Enid sorridendo, poi riprese a camminare, continuando a tenerlo per mano. Legolas avvertì chiaramente la soddisfazione di Enid, così sorrise e la seguì senza indugi.

La radura in cui si sarebbero svolte le nozze era splendida, circondata da alberi fioriti, i cui petali erano strappati dalla leggera brezza primaverile; da uno scorcio tra i rami si potevano scorgere le cascate di Gran Burrone, ed il loro scrosciare allegro riempiva l'aria.

Gli invitati erano disposti su due colonne, uomini da un lato e donne dall'altro, lasciando in mezzo lo spazio per far passare la sposa; arrivati lì, Legolas e Enid, si lasciarono le mani lentamente, continuando a guardarsi negl'occhi e a tendersi il braccio.

In mezzo alla radura era fermo Celeborn, signore del Bosco d'Oro, che avrebbe officiato al cerimonia, e probabilmente sarebbe stata l'ultima, giacché la gente di Lothlòrien si apprestava a lasciare la Terra di Mezzo per i Rifugi Oscuri; Aragorn si avvicinò all'elfo, mettendosi alla sua destra, sul suo viso si leggeva chiaramente l'emozione fortissima che stava provando.

Una dolce musica annunciò l'arrivo della sposa; tutti i presenti si girarono indietro, per assistere all'entrata di Arwen. La fanciulla fece il suo ingresso tra le due ali di persone al braccio di suo padre Elrond; era raggiante, ma anche molto emozionata, nonostante lo nascondesse meglio del suo promesso sposo.

Il tempo sembrava essere rallentato, mentre il suo sfolgorante abito rosso frusciava sull'erba e i petali cadenti l'accompagnavano; tra i capelli aveva una coroncina di fiori di mithril, che la faceva risplendere ancora di più, sorrideva respirando intensamente. I suoi occhi erano già fissi in quelli di Aragorn, mentre percorreva i pochi passi che la separavano da lui; Legolas e Enid si scambiarono un intenso sguardo, per poi tornare a seguire la cerimonia. Elrond e Arwen erano ormai di fronte a Celeborn, dove li aspettava il ramingo.

"Io, Elrond Mezzelfo consegno mia figlia a te, Aragorn re di Gondor, abbine cura come fosse il tuo più prezioso gioiello." Disse il signore di Rivendell, mettendo la mano della figlia in quella dell'uomo.

"Lei è, il mio più prezioso gioiello." Rispose il ramingo, baciandole la mano e facendo un piccolo inchino all'elfo; dopodiché Elrond si spostò di lato.

"Possiamo cominciare." Annunciò Celeborn, e cominciò la litania della cerimonia.

Enid e Legolas non seguirono molto il dipanarsi del rito, i loro sguardi erano rimasti incatenati l'uno all'altro e tutto il resto era scomparso; lei si meravigliava ancora di come un suo solo sguardo la potesse proiettare in un luogo altro, dove il mondo esterno non era che un insieme di luci e colori indistinti e l'unica cosa chiara era il suo viso bellissimo. Legolas pensava praticamente la stessa cosa e, in quell'atmosfera magica, riusciva a vedere solo lei, che risplendeva come un sole, sorridente e circondata dai petali bianchi, che cadevano come neve profumata...

Un tocco delicato lo riscosse dai suoi pensieri, si voltò, accorgendosi solo in quel momento che suo padre gli era seduto al fianco; il re lo guardò con espressione indecifrabile, poi spostò gli occhi su Enid e le sorrise, facendo un piccolo inchino col capo, a cui la fanciulla rispose allo stesso modo. Legolas li guardò stupito, non riusciva a spiegarsi la complicità che avvertiva tra il padre a la ragazza; poi lei gli fece un cenno ed un sorriso rassicurante e, pur incerto, l'elfo tornò a seguire la cerimonia. Aragorn e Arwen si stavano scambiando le promesse.

"Io, Aragorn figlio di Arathorn, ti faccio mia sposa e giuro che ti riserverò ogni giorno l'amore ed il rispetto che meriti, e ti amerò fino alla fine del mio tempo e oltre, se tu continuerai ad essere la mia luce." Dichiarò l'uomo tenendo gli occhi fissi in quelli dell'elfo.

"Io, Arwen Stella del Vespro figlia di Elrond, ti faccio mio sposo e giuro che dedicherò a te ogni istante della mia vita immortale, e ti amerò fino alla fine del tempo e oltre, se tu continuerai ad essere la mia speranza." Rispose lei, stringendogli le mani.

"Io sarò la tua speranza." Affermò lui.

"Io sarò la tua luce." Promise lei.

Enid, a quelle parole, dette con tanta passione, si lasciò sfuggire una lacrimuccia di commozione; Legolas la guardò e lei rispose con un sorriso imbarazzato, ma allegro.

La cerimonia si concluse con il rituale e romantico bacio tra gli sposi, circondati da una delicata pioggia di petali rosa e bianchi; occhi negl'occhi, da allora, e per sempre, sarebbero stati un'anima sola.

 

Fu durante il ricevimento che Legolas si decise a parlare con suo padre; mentre Enid stava conversando con Eowyn e suo fratello, l'elfo si avvicinò al genitore. Attirò la sua attenzione tossendo leggermente; Thranduil si voltò e vide il figlio porgergli una coppa di vino. Il re accettò la bevanda, come anche la tacita richiesta di allontanarsi leggermente dalla folla, fattagli dagli occhi di Legolas; raggiunsero i primi alberi ai bordi della radura.

"Vuoi spiegarmi che cosa significavano quello sguardo e quel sorriso a Enid, prima." Esordì il figlio; Thranduil sorseggiò un po' di vino.

"Significavano semplicemente che avete la mia approvazione." Rispose il sovrano di Bosco Atro; Legolas spalancò gli occhi, e per poco non fece cadere il calice.

"Non capisco... Come puoi aver cambiato idea così repentinamente?" Balbettò l'elfo più giovane.

"Sei stato piuttosto convincente..." Rispose il padre. "Le tue parole mi hanno colpito profondamente e, anche se il colpo di grazia me l'ha dato qualcun'altro, mi hanno fatto venire il dubbio di stare sbagliando." Aggiunse, sollevando lo sguardo sul figlio.

"Vuoi dire che... sono libero di amarla?" Domandò Legolas, mentre gli si illuminavano gli occhi.

"Sì, ma... dovrete dimostrarmi di non aver fatto la scelta sbagliata." Affermò Thranduil, sorridendo dolcemente.

"Oh, padre! La tua approvazione era l'unica cosa che mancava, e ti garantisco che la tua scelta è la migliore!" Esclamò entusiasta il figlio.

"Ora non mi resta che di conoscere meglio questa meravigliosa creatura dei boschi, che ha rapito il tuo cuore." Dichiarò poi il re; Legolas gli sorrise.

"La adorerai... Vado a..."

"Aspetta, Legolas." Lo fermò l'elfo. "Prima abbraccia il tuo vecchio padre." Il principe tornò sui suoi passi, stringendo a se il genitore, che ricambiò con calore. "Perdonami..." Mormorò Thranduil.

"Non ho nulla da perdonarti, padre mio, sapevo che avresti capito." Rispose il figlio col capo posato sulla sua spalla; l'altro gli carezzò i capelli.

"Gli sposi aprono le danze!" Annunciò la voce di Elrond; i due elfi si lasciarono e Thranduil spinse il figlio ad avvicinarsi alla festa.

"La tua dolce Enid ti starà aspettando, non vorrai rischiare che qualche altro elfo le metta gli occhi addosso?" Gli disse; Legolas rise.

"Sarà meglio che mi sbrighi, prima che si faccia trascinare dalla musica!" Rispose poi, sempre ridendo. "Però, devi promettermi, che le farai fare un ballo anche tu." Aggiunse determinato.

"Va bene, più tardi." Annuì il padre; il principe gli sorrise un'ultima volta, poi si allontanò verso il centro dei festeggiamenti.

 

La festa andò avanti, tra cibi raffinati, canti e balli, risate e chiacchiere, mentre quella splendida giornata di sole si avvicinava al tramonto; come promesso Thranduil danzò con Enid, con Legolas, che pure tra le braccia di un'altra compagna, cercava di intuire le loro parole. Enid ballò anche con Gimli, il quale, mentre piroettava con l'elfo, lanciò un'occhiata molto significativa al compagno d'avventure; Legolas, quando vide dove il nano teneva le mani, alzò gli occhi al cielo con espressione imbarazzatissima e rassegnata. Finito il ballo Gimli si avvicinò all'amico, con espressione soddisfatta.

"Vai tranquillo." Gli sussurrò con complicità. "Ha buoni fianchi... è un po' magrina, ma si può rimediare..." Aggiunse annuendo; Legolas non sapeva più dove guardare, e lo osservava con un sorriso stentato, ma divertito.

Arrivò la sera, ma i brindisi e i balli non erano ancora finiti. Aragorn e Arwen, come da tradizione, danzarono con molti degli invitati; un lungo ballo, la sposa lo riservò al padre Elrond, il quale presto avrebbe preso la strada dei Porti Grigi. Fu un ballo decisamente malinconico.

Il turno di Legolas e Enid giunse poco più tardi; i due elfi si avvicinarono agli sposi sorridendo. Arwen prese subito le mani dell'amico.

"Posso baciare la sposa?" Domandò Legolas ad Aragorn, mentre lei rideva.

"Sì, ma non esagerare, mi hai già rubato il suo primo bacio." Precisò il ramingo, divertito.

"Non eri neanche nato, Estel!" Ribatté l'elfo ridendo.

"Non m'interessa..." Affermò Aragorn.

"Facciamo così." Suggerì Enid. "Io bacerò lo sposo, così siete pari."

"E sarò il primo uomo che bacerai?" Chiese dubbioso il re di Gondor; lei scosse il capo.

"Beh no... il primo è stato lui..." Indicò l'elfo.

"Specializzato in primi baci!" Scherzò Arwen, ridendo, imitata da Legolas.

"Ma sarai il primo umano e il primo re!" Esclamò la fanciulla.

"E' un grande onore, mia dolce dama." Mormorò allora Aragorn.

"Bene, diamoci questo bacio e torniamo a ballare." Invitò Legolas sorridendo; le quattro paia di labbra si avvicinarono scambiandosi due delicati baci, poi le due coppie tornarono a danzare.

 

Passarono le ore, e quando venne la notte avevano ancora la forza e la gioia per festeggiare; alla fine dell'ennesimo ballo, però, Legolas portò Enid lontano dal clamore, lungo una delle balconate di Rivendell, dove la luna, ormai piena, illuminava tutto con la sua luce opalescente.

Si scambiarono un lungo bacio, poi rimasero abbracciati, riposandosi dalle fatiche della festa, godendo di quel contatto e di quel calore; dopo un po' Legolas si allontanò leggermente, Enid lo guardò in viso, sorridendo. La ragazza capì subito che aveva qualcosa da dirle, ma sentiva che era tranquillo.

"Ieri, nella tua canzone, hai paragonato l'amore alle cose più belle della natura..." Le disse; lei non sapeva dove volesse arrivare, ma dall'emozione che percepiva nella sua voce, capiva che era importante per lui. "Io credo che tu somigli a tutto ciò che c'è di bello nella natura." Aggiunse.

"Dunque?" Sorrise Enid, mentre sentiva il cuore aumentare i battiti.

"Dunque, penso che l'amore... somiglia a te." Confessò titubante; poi ricominciò a parlare prima che lei potesse aprire bocca. "Non so che cosa abbia fatto, per meritare di conoscerti, ma sono certo che... ora io ti amo, Enid." La fanciulla sentì il cuore batterle tanto forte da uscire dal petto; che i loro sentimenti reciproci fossero forti, non se lo erano mai nascosto, ma sentirselo dire era un'altra cosa. Commossa si strinse a lui, poggiando la fronte contro il suo collo, poi chiuse gli occhi e lasciò scendere le lacrime di felicità.

"Anch'io... anch'io Legolas... Anche io ti amo..." Balbettò pianissimo, ma lui la sentì. "Ti amo." Ripeté, sollevando la testa per guardarlo negl'occhi; lui le sorrise, le carezzò dolcemente il volto, poi le baciò le guance e, infine, le labbra. Il bacio che si scambiarono fu quello più dolce e tenero, poiché seguì la loro dichiarazione d'amore.

 

Arwen e Aragorn si erano allontanati dal luogo della festa proprio in quel momento, e scorsero i due innamorati a scambiarsi effusioni sulla balconata; gli sposi si rivolsero un'occhiata complice.

"Lo sapevo che andava a finire così." Commentò lei.

"Ma non si erano già baciati?" Domandò sorridente lui.

"Non so perché, ma questo mi sembra diverso..." Mormorò Arwen, osservando i due elfi stagliati contro la grande luna piena, che si baciavano teneramente.

"Sarà... A proposito, questa è la nostra prima notte di nozze..." Intervenne Aragorn, con sguardo malizioso. "Una notte di primavera, con la luna piena..." Continuò, carezzando la schiena della sua sposa.

"Dici che qualcuno si potrebbe accorgere della nostra assenza?" Chiese lei, giocando con i lacci che chiudevano la casacca del marito.

"Noooo!" Replicò lui, poi la prese per mano e, ridendo, si allontanarono verso la camera degli sposi.

Legolas ed Enid, invece rimasero a contemplare la felicità, l'uno nel volto dell'altra, sotto una splendente luna di primavera; e quella non sarebbe stata che la prima delle tante lune che li avrebbero visti insieme, per il resto dell'eternità che avevano deciso di condividere...

 

Epilogo

 

Non dico che sia stato facile, anzi, a volte è stato addirittura avventuroso, ma ce l'abbiamo fatta, il nostro amore ha vinto.

Ora sono qui, in mezzo ad un mare di foglie secche, e gioco con mio figlio, che ha i capelli rossi come le foglie d'autunno e gli occhi azzurri come il cielo d'estate; lo sollevo in aria e ride. Ride sempre, come sua madre. Lo abbiamo chiamato Enilas, per unire i nostri nomi, come già lo sono le nostre anime e nostri corpi.

La vedo arrivare, e come sempre mi stupisco della sua bellezza, della sua grazia spontanea, e mi ritrovo a bramare il suo sorriso, come fosse l'aria per respirare.

Enilas le corre incontro ridendo, lei lo prende in braccio e comincia a girare su se stessa... Sono bellissimi quando ridono insieme, hanno la stessa risata cristallina...

Insieme a loro io sono felice, sono completo, io amo perdutamente queste due meravigliose creature, figlie della terra e dei boschi che adoro, e non finirò mai di ringraziare i Valar per avermene fatto dono.

Enid si avvicina, col bambino tra le braccia, lo fa scendere a terra e lui si getta su di me; lei ride e ci lancia contro un mucchio di foglie secche. Abbraccio Enilas col braccio sinistro, con l'altro faccio cenno a lei perché si stringa a me, lo fa. Ci guardiamo negl'occhi, e la magia è quella della prima volta; è tanto bella che mi manca il respiro.

"Ti amo, mia Fata dei Boschi." Le dico sulle labbra.

"E io amo te, mio dolce principe." Risponde Enid sulle mie.

Ci baciamo, Enilas ride; li stringo entrambi a me, più forte che posso, perché loro due sono le creature che amo di più al mondo, quelle con cui voglio passare l'eternità, e con le quali attraverserò il mare, quando verrà il momento.

 

Fine

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: CowgirlSara