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Autore: Lady_KuroiNeko    09/07/2010    6 recensioni
Storia nata dalla fusione di due cervelli e dall'amore per un personaggio magnifico Lady_KuroiNeko e Deliaiason88 presentano: Remember to me... Maya un giorno trova un ragazzo ferito gravemente, che non si ricorda niente, tranne il suo nome...Itachi... Riuscirà la dolce ragazza ad aiutarlo senza mettersi nei guai?
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Tsunade
Note: OOC, Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15 RTM

Capitolo 15

 

Sei sveglia?”

Maya aprì lentamente i suoi occhioni svegliata da una voce calda e dolcissima, sorrise felice che lui fosse ancora lì con lei, tanto che rimase poggiata alla spalla del ragazzo per osservare il posto intorno a loro.

Sì sentiva uno strano profumo nell’aria accompagnato da una brezza umida e salata.

Tutto bellissimo, pensò lei, ma mai quanto lui, che amorevole la stringeva per evitare che cadesse.

Sì, è molto bello. Ma dove siamo, Itachi?” chiese stringendosi di più a lui, che la portava sulla schiena per via della sua caviglia.

Stava un po’ approfittando della situazione, eppure contrariamente a tutti i sensi di colpa che l’avrebbero contraddistinta, pensava a quanto fosse bello poterlo sentire così vicino, sentire il suo respiro, il battito del suo cuore…era lui, solo lui…

In un luogo tranquillo dove potremo vivere, per il momento” disse infine facendo intendere che non sì sarebbero fermati a lungo.

Itachi…” mormorò rossa in viso e chiudendo gli occhi poggiò la fronte contro la guancia sinistra del ragazzo “…non m’interessa spostarmi da un posto all’altro, non m’importa se sono nel mirino dell’Akatsuki, basta che ci sia tu accanto a me e non ho paura di niente…”

Itachi fissava dritto davanti a sé il villaggio presso cui stavano per stabilirsi ascoltando i mille pensieri che si affollavano nella sua mente e tutti andavano verso un’unica soluzione…

Depose un piccolo bacio tra i capelli della fanciulla e riprese il cammino. “Riposa ancora per un po’, presto saremo in una casa confortevole.” fu tutto ciò che disse e per Maya fu come se non l’avesse sentita o semplicemente avesse voluto sorvolare sul discorso.

Lui non l’amava, voleva solo proteggerla per dovere?

Una domanda difficile in quel momento, avrebbe voluto chiedere spiegazioni, sapere cosa pensasse.

Ma non replicò e non insistette, chiuse gli occhi fingendo di dormire.

La fedele micetta camminava al loro fianco, con il musetto rivolto dritto davanti a sé e la buffa coda accorciata a forma di punto interrogativo.

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Le onde s’infransero contro gli scogli e il rumore la spinse a guardare, dietro di sé, verso il mare limpido.  

Si stava abituando a vivere in un posto così diverso da casa sua:, Maya infatti in tutta la sua vita non aveva mai visto il mare, né sentito il tipico odore di salsedine che di lì a poco le avrebbe piacevolmente impregnato i capelli.

Da quando avevano lasciato in gran segreto Konoha erano passate poco più di due settimane, settimane che trascorsero nascosti in un posto vicino il mare, isolato e abitato da pochi pescatori che si vedevano di rado in giro e che la notte uscivano per sfamare le loro famiglie o i loro bisogni personali. Dalla sua stanza Maya poteva sentirli mentre prendevano il largo, schiamazzando su quanto pesce avrebbero preso con le loro reti, le migliori di tutte le coste, su quanto avrebbero potuto guadagnare dalla vendita di pesce e cosa avrebbero fatto con quei soldi.

 

Lei e Itachi vivevano in una graziosa casetta di legno spaziosa e comoda, un po’ lontana dal resto del villaggio e con il giardino pieno di fiori, piante da frutta e ortaggi.

Poco distante vi era un piccolo pontile con una barca a remi legata al molo: l’avevano presa grazie ai soldi che Itachi aveva rubato dalle casse dell’Akatsuki, il tesoriere dopotutto era morto lasciando incustoditi i beni, perciò non le parve sbagliato appropriarsi di quel denaro. Era una specie di risarcimento per tutti gli anni che l’avevano obbligato a stare con loro, così aveva detto Itachi e lei era stata più che d’accordo.

 

Obbligato?

 

Il rumore del mare aveva il dono di rilassare i nervi più tesi, la calda luce del sole gli aveva regalato una sensuale carnagione ambrata che metteva in risalto la linea delle sue labbra, dei suoi muscoli per niente vistosi, della sua schiena dritta e ampia.

Ripensandoci era stato faticoso arrivare in quel piccolo paradiso terrestre con la sua caviglia ancora contusa: Itachi l’aveva praticamente portata sulle spalle per quasi tutto il viaggio senza mai lamentarsi, senza mai fermarsi per riprendere fiato.

Maya ridacchiò allegra mentre stendeva i panni puliti sui fili del bucato, una delle magliette nere del ragazzo le capitò tra le mani e una piccola ombra scura si fece largo nella sua mente cancellando lentamente il sorriso dal suo viso.

Itachi, sempre Itachi…

 

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“Ti piace?”

Le chiese mentre osservava estasiata la loro nuova casa.

“Sì, è molto bella…ma come sapevi che la volevano affittare?” rispose distrattamente mentre apriva una delle finestre della cucina.

“Una volta, seduto in una locanda, sentì dei ragazzi parlare di questo posto e dissero che era l’unico villaggio della zona che affittava le case per le vacanze estive” rispose controllando il contratto d’affitto e tutte le clausole ivi contenute.

“Aha…”

Guardando fuori notò il pontile a pochi metri dalla staccionata che delimitava la proprietà “Itachi! C’è una piccola barca su quel pontile!”

“Sì, ho visto.”

“Non ho mai visto il mare, sai...?” esclamò rapita da quell'incantevole panorama.

“Davvero?”

“Già…”

“Allora appena starai meglio, ti porterò fuori.” rispose neutro, firmando il foglio e porgendolo al padrone di casa insieme al denaro.

“Grazie signore e arrivederci.”

“Grazie a lei.”

L’uomo sulla cinquantina e dalle mani tanto rovinate dal lavoro di tutta una vita fissò Maya per qualche minuto e senza dire altro uscì richiudendo la porta alle sue spalle.

“Itachi, dici sul serio?”

“Certo, come ti ho già detto, non staremo molto a lungo.”

Maya sorrise e zoppicando andò in giro per la casa per poi uscire fuori sulla veranda a sentire il profumo del mare sulla pelle.

Seduta sul parquet fissava intensamente quell'infinita distesa d'acqua cristallina, il suo cuore era in balia di forti sentimenti e folli pensieri, proprio come quella piccola barchetta era in balia delle onde.

“Maya non ti sforzare” la riprese lui, con le braccia conserte.

“Si…” rispose distrattamente, mentre Itachi rimaneva fermo dov’era, indeciso se andarsene o sedersi accanto a lei.

Non fece nessuna delle due cose.

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Era strano averlo in casa o meglio dover imparare a conoscerlo nuovamente.

Il ragazzo smemorato pieno di bende che sostava nel suo futon era ben diverso dall’uomo serio e taciturno che mancava quasi tutto il giorno.

Non sapeva dove andasse né cosa facesse, ma al suo ritorno a casa non le raccontava nulla.

Lei, dal canto suo, non aveva il coraggio di chiedere spiegazioni e lui di certo non faticava nel gioco del silenzio.

Scambiavano qualche parola, come all’inizio della loro strana relazione, ma sempre con un’aria tesa da farla rabbrividire.

Era come vivere da sola né più né meno…

 

Maya non capiva e si chiedeva spesso cosa gli passasse per la testa, forse i sentimenti che lui provava per lei non erano gli stessi o forse era preoccupato per il fratello, il villaggio...tutte cose che venivano prima di lei, pensò con tristezza.

Chissà se anche Yaeko aveva mai avuto quei suoi stessi pensieri, era qualcosa che si chiedeva spesso in quei momenti di sconfortante curiosità nei confronti di quella ragazza.

 

Dal loro ultimo bacio lui non si era più avvicinato a lei, l’unica eccezione era quello della buona notte che puntualmente arrivava sulla fronte; dopo si rinchiudeva nella sua stanza e l’indomani era già sparito.

Erano ancora più divisi di quando si erano separati.

“Sono troppo egoista, dovrei essere più giudiziosa…ma se si parla di Itachi, non so perché ma vengono fuori parti del mio carattere che non conoscevo…non è vero Achimi?” disse rivolgendosi con un ampio sorriso alla sua micia, che placidamente sonnecchiava nella sua cuccia nuova e le dava le spalle infischiandosene dei suoi problemi.

“T’invidio Achi, tu non hai di questi grattacapi, vorrei essere un gatto anch’io…” mormorò aggiustandosi le maniche del kimono.

Finito il bucato, si sedette sulla graziosa veranda e carezzò la testolina alla gatta.

“Con te, lui ci parla?”

Achimi si girò per guardarla, come se avesse capito quello che diceva.

E’ solo un gatto…non può capirmi ’penso la giovane senza malignità, ma sentendosi solo molto stupida.

Achimi miagolò flebilmente e richiuse gli occhi beandosi delle coccole sotto il mento.

La micia dalla coda spelacchiata in realtà stava attenta alla sua padroncina e seppur ascoltando quello che diceva, purtroppo non poteva ancora risponderle.

 

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“Achimi…perchè non parli con Maya?” le chiese una sera Itachi.

La ragazza dormiva profondamente chiusa nella sua stanza e i due parlavano.

“Perché Tu non parli con lei?”

“Rigiri sempre le domande!”

“Anche tu…ma io non le parlo per motivi diversi dai tuoi, se ne hai di validi…” riprese, dando maggiore enfasi e rimprovero alle ultime cinque parole.

Lui osservava fuori della finestra il mare scuro e calmo e il rilassante rumore delle onde faceva da sottofondo.

“Una volta credevo che per seguire i miei ideali non dovessi avere nessun tipo di legame, ma era solo ipocrisia. Sasuke era un legame fin troppo importante per me, poi è arrivata Yaeko e tutto non è mai stato confuso come allora…ma credo che fossi felice…”

Achimi poggiò il musetto sulle zampe anteriori, tutti e tre avevano segreti che non confessavano gli uni con gli altri e alcuni sarebbero rimasti sempre nascosti…

“Io credo che tu sia felice…adesso.”

“…”

“Non fare la solita faccia da figo solitario…in ogni modo dicevo, Yaeko è morta, la tua famiglia non c’è più. Konoha non esiste più, la tua missione è finita da tanto tempo. Non avere più uno scopo per cui morire ti ha spiazzato…in poche parole eri talmente convinto di morire che, da bravo genio che sei, non hai pensato ad altre soluzioni.”

“C’è ancora Sasuke.”

“E smettila di nasconderti dietro la responsabilità di fratello più grande! Sasuke ha avuto possibilità di scegliere fino alla fine, poteva venire con te, poteva rimanere a casa, poteva fare tante cose…”

“Ma sono stato io a non dargli scelta.” disse sconsolato dopo aver poggiato la mano destra sullo stipite della porta.

“Le cose sono diverse adesso, lui adesso ha tutte le pedine, deve fare le mosse giuste. Il tuo ruolo è finito e non puoi vivere sempre con il pensiero costante della vita di tuo fratello, quando sei andato via gli hai detto che sceglievi Maya, che sceglievi la tua vita e ora ti tiri indietro?”

“No, i miei sentimenti per lei sono invariati…”

Finalmente una cosa era riuscita a fargliela dire.

“Itachi…ma tu hai paura di qualcosa?”

“Mi manca Yaeko…” sussurrò flebilmente e subito dopo una breve pausa aggiunse “…e amo Maya, come mai nessuno in vita mia e credo di non meritarlo.” e di nuovo volse il viso verso le acque marine.

Dopo quell’improvvisa rivelazione non disse più nulla, e il silenzio valse più di mille parole.

Nel cuoricino del felino, un’infinita tristezza si fece spazio e non gli chiese più nulla.

Aveva bisogno di tempo per accettare la nuova vita che lo aspettava, il futuro di cui stavolta non conosceva il finale.

Se Maya avesse saputo tutto questo avrebbe potuto capire e avere pazienza.

Ma così rimanendo all’oscuro di ogni cosa, si faceva mille domande e i dubbi l’angosciavano.

Al cuore innamorato di una ragazza non si potevano imporre dei limiti, una cosa che conosceva fin troppo bene, quando anche lei, era stata una ragazza come Maya…una ragazza che era stata amata e che aveva amato così tanto da scegliere di morire per il suo amore.

Si rigirò nella sua cuccia e finse di dormire…quello era tutto, solo per il momento, ciò che poteva fare.

 

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“Insomma Naruto!” urlò Sakura per l’ennesima volta durante quella faticosa mattinata.

“Ma è stato Sai!!!”

“Io??”

“Non fare quella faccia da santarellino!”

Da più di dieci minuti i tre ragazzini battibeccavano e facevano un tale casino che alla fine…

“BASTA!!!!!!!” urlò Tsunade sbattendo una mano sul tavolo.

Per favore, vi siete appena rimessa in forze...non urlate!”, ma bastò uno sguardo truce della donna per zittire la sua assistente.

“Ritornando a noi, dove è finita Maya??”

I tre ragazzi fissarono in modo espressivo il loro sensei che ancora non aveva aperto bocca il quale li fissò a sua volta come a voler dire ‘ Brutti spioni, cantate senza bastonate!! ’, al che Kakashi si schiarì la voce e disse “E’ in un posto sicuro, ho pensato che fosse bene che lasciasse il villaggio…senza di voi ho temuto di non poterla proteggere.”

“…mmm, dunque hai pensato che fosse più al sicuro con Itachi…che da quello che ho capito, è inseguito dai membri dell’Akatsuki rimasti e da Sasuke che grida ai quattro venti che ci ucciderà tutti…siete dei furboni!” esclamò sarcastica, fissandoli uno a uno.

I quattro rimasero del tutto spiazzati: chi fissava fuori della finestra, chi si guardava i piedi, chi…non aveva capito nulla.

“Piuttosto che informazioni abbiamo avuto da quella Karin?” chiese in attesa di risposta positiva.

“Ehm…”

“Kami-sama, che c’è ancora uccello porta brutte notizie!” disse di botto guardando Shizune come se fosse un piatto di ramen bruciato e immangiabile.

“Al momento nulla, però da quando Sasuke ha ucciso Danzou…” fermò la frase a mezz’aria ma Tsunade aveva già capito cosa voleva dire.

“Se quello lì è morto non mi dispiace affatto…ma ora ho le mani ancora più legate di prima.”

“Che significa?” chiese Naruto.

“Che se anche convinci Sasuke e lo riporti...a questo punto è finita per lui, non potrà mai più tornare…mai più.”

Sakura abbassò il viso e strinse i pugni, avrebbe tanto voluto piangere, ma era consapevole della gravità delle azioni del suo Sasuke…

Suo. Ridicolo. Sasuke non apparteneva a nessuno, forse nemmeno più a se stesso. 

E questo, ai suoi occhi, rappresentava la fine di un’illusione in cui, nonostante tutto, si era rifugiata. Aveva dovuto aprire gli occhi, nel momento in cui lui non aveva mostrato nessuna esitazione nel cercare di ucciderla, se non fosse stato per Naruto e il sensei a quest’ora avrebbe occupato il posto di quella Karin.

“Danzou si è meritato la fine che ha fatto!”

“Forse sì, e se fosse solo per me, non ne farei un problema, ma è entrato nell’Akatsuki e ha catturato l’8 code che per nostra sfortuna è il fratello del Raikage e hai visto con i tuoi occhi che non è un uomo ragionevole! Non posso rischiare una guerra contro il paese del fulmine adesso che ci siamo alleati per battere Madara, allora sì che quello che alcuni di noi hanno patito per la pace sarebbero stato un sacrificio inutile…”

Sì capirono con pochi cenni negli sguardi che parlava di Itachi e dello sterminio degli Uchiha.

“…e poi ha tentato di uccidervi…” asserì fissando direttamente Sakura, aveva sempre saputo che non aveva smesso di amarlo e neanche adesso che aveva ricevuto un’amara lezione continuava intensamente e silenziosamente a volerlo ancora.

“No!” ripeté Naruto “…quello che è successo è stata colpa di altri e non di Sasuke o di chicche sia!”

Purtroppo non erano liberi di parlare per via di Sai.

Naruto trovava odioso non poter parlare apertamente davanti a lui, e gli dispiaceva da morire, perché era suo amico, ma proteggere Maya era diventata una delle sue tante priorità.

“Smettetela di parlare come se non sapessi nulla, ho visto quella ragazza e so chi era.” asserì con tranquillità Sai.

Tutti lo fissarono “Ah, non ho detto niente a Danzou, state tranquilli.” sorrise com’era solito fare per cercare di rasserenare tutti.

“Dannato! Ma perché non hai parlato prima!” urlò il biondo afferrandolo per la maglia.

“Eravate troppo occupati a tentare di tenermi all’oscuro di tutto…”

Sakura si poggiò una mano sulla fronte e disse “Siete senza speranza voi due, idioti…”

“Che c’entro io, è stato lui!”

“Che gran mal di testa…” sbuffò Tsunade.

Kakashi la fissava da un pezzo e sentiva che stava per chiederle qualcosa “Ragazzi per oggi basta così, devo parlare con Kakashi. Lasciateci soli.”

I ragazzi salutarono e uscirono, anche se Naruto faceva il diavolo a quattro perché voleva trovare subito una soluzione per il compagno scomparso. Ma fu tirato via, trascinato da Sakura per la collottola. Le urla di protesta del ragazzo riecheggiarono per un bel pezzo per i corridoi semivuoti del palazzo, fino a scomparire del tutto. 

“Di cosa devi parlarmi?”

“Hokage-sama, vorrei il permesso di andare al villaggio di Maya…”

“A fare che??”

“Temo che l’Akatsuki potrebbe tornare al villaggio per cercare Itachi.”

“Hai paura per gli abitanti e hai ragione...” rispose finendo la frase per lui “…infatti, ho già ordinato di mandare qualcuno a proteggere il villaggio, scegli quelli che ti sembrano adatti, ma non potrai portare né Naruto né Sakura…io partirò per la riunione con i Kage, Shikaku mi farà da scorta.”

“In bocca al lupo per la riunione.”

“Grazie…ah e salutami Yukia!” disse sorridendo maliziosa.

Gli venne un colpo al cuore…come faceva a sapere?!

“Eh…oh…ehm…c-certo!”

Uscendo dalla stanza si sentiva preoccupato, felice e ancora preoccupato e un tantino in imbarazzo. Avrebbe rivisto Yukia, è questo era l’aspetto positivo, ma il resto no…proprio per niente.

Madara era in agguato, Sasuke suo alleato e aveva tentato di uccidere Sakura e Naruto…quel ragazzo, davvero l’avrebbe ucciso se non fosse arrivato Madara a portarlo via?

In tutta sincerità non voleva saperlo, forse in cuor suo era stato felice che fosse andato via senza doverci combattere e felice perché avevano potuto raccontarlo…

 

Ridatemi i miei genitori…la mia vecchia vita…

 

“Se potessi, credimi, l’avrei già fatto, Sasuke…”

 

Sì, aveva sicuramente bisogno di un paio di giorni di riposo per elaborare tutto quello che era successo in quelle due interminabili settimane.

 

Io ti aspetto, aspetto la tua risposta…

 

Aveva anche bisogno di sentire il profumo e il calore della donna che amava…

 

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“Maya?”

Itachi era rientrato prima quel giorno, ma non l’aveva trovata intenta a preparare la cena.

Preoccupato prese a cercarla per tutta la casa, ma non riuscendo a trovarla cominciò a pensarle tutte.

“Tranquillo, è fuori.” disse Achimi saltando dentro la sua cuccia “Credo sia un po’ infastidita che la lasci sempre sola.”

“Lo sai perché!”

“Sì, ma lei no” rispose cominciando a leccarsi il pelo.

Ignorandola il ragazzo uscì dalla veranda, raggiungendo la fanciulla.

La trovo seduta sull’erba vicino la recinzione, il cielo stellato, il lento mormorio delle onde e il profumo di biscotti, profumo di lei… erano un mix pericoloso.

Si fermò metà strada e dopo aver osservato a lungo la schiena della ragazza decise di tornare indietro, anche per lui esisteva un limite…

Itachi?”

Troppo tardi, l’aveva visto.

Chiuse gli occhi e respirando profondamente si girò verso di lei, incontrando i suoi occhi.

La vide sorridere “Sei già tornato?” il tono di voce sembrava sollevato, morbido, quasi languido, tanto che l'uomo si ritrovò a proferire un meccanicoSì…”, irretito com'era da quella strana e magica atmosfera.

“Vado a preparare la cena, non ci vorrà molto” aggiunse lei, tranquilla, avvicinandosi a lui per rientrare in casa. Le loro iridi si incrociarono per un istante lunghissimo e immobile, e quegli occhi...

Quegli occhi che rimbalzavano nella sua mente tutto il tempo che stava lontano da lei.

Che urlavano quanto lo amasse e quanto soffriva per lui.

Quegli occhi capaci di immenso tepore. Che non mentono mai.

In un moto di impulsività Itachi l'afferrò a sé per un braccio, costringendola ad affiancarsi a lui.

Maya…aspetta.”

Nessuno dei due aveva il coraggio di guardarsi in faccia.

Dimmi…”

“Ti avevo promesso un giro in barca…ti va se ti ci porto adesso?”

Maya si sentì molto meschina per aver pensato tante cose negative, per essere sempre così triste davanti a lui.

Itachi aveva vissuto solo per tanto tempo, con i suoi fantasmi a inseguirlo, aveva bisogno di tempo per risistemarsi, sopratutto perché pensava di non meritare di essere felice.

E poi c’era lei, che voleva qualcosa che forse lui non era in grado di darle, che cercava il suo amore disperatamente.

“Perché stai piangendo…?” le chiese d’improvviso, asciugando le prime lacrime che senza volerlo le solcarono il suo viso.

“Perdonami Itachi…sono molto egoista…”

“…non è vero, è colpa mia…”

Quelle parole la obbligarono ad alzare il viso e a guardarlo dritto negli occhi color pece.

C’era sempre qualcosa che non riusciva a distinguere mista alla tristezza, un sentimento che non era mai stato chiaro.

“No…” urlò abbracciandolo “…non lo è…”

Lui la strinse più forte, come quella volta al villaggio.

“Maya…è colpa mia se ti faccio stare tanto tempo sola, se non sono mai chiaro con te…se…”

“Smettila! Smettila di attribuirti sempre la colpa per tutto, smettila di tenerti tutto il tuo peso da solo…smettila di preoccuparti per me…io ho vissuto da sola per anni e non ho mai avuto bisogno di qualcuno che mi proteggesse…” esclamò battendo i pugni sul suo petto. Il ragazzo rimase in silenzio senza riuscire a proferire parola.

Nessuno parlava così, non con lui almeno, abituato com’era a incutere solo terrore e odio e mai amore.

“Se sono qui, è perché voglio stare con te...solo per te…”

 

Itachi, sono qui solo per te…non devi più preoccuparti di niente, io sarò sempre con te…’

 

Avevi detto così…ed io ti ho tradita, Yaeko. E adesso mi perseguiti come tutto quello che ho fatto…come posso dimenticare? Come posso amare qualcuno ed essere tanto arrogante da pensare di proteggerla…sono ancora così immaturo? YAEKO! Mi senti! Ti amavo e ho trovato il coraggio di ucciderti…coraggio?

Quello non era coraggio, ero solo io, un assassino come tanti. Sono solo un vigliacco patetico e debole, mi sono lasciato usare e adesso mi stai regalando una seconda occasione, dunque mi amavi così tanto…perché allora io forse non ero in grado di amarti nello stesso modo…RISPONDIMI!’

 

“Itachi, lei ti ha perdonato…io lo so.”

“Tu credi…?” la sua voce era poco più di un debole sussurro.

“Se ti amava la metà di quanto ti...” esitò per un momento “...ti amo io…sì, lei ti ha perdonato.” sussurrò baciandolo su una guancia.

“Maya…tu…”

“Sono pazza, so anche questo.” ammise con un sorriso, asciugandosi le lacrime con il palmo della mano e staccandosi da lui “Vado a preparare la cena…in barca ci andiamo un’altra volta se ti va e non preoccuparti per me per favore, so che mi vuoi proteggere, che mi vuoi bene e questo dovrò imparare a farmelo bastare.” disse allontanandosi.

Era davvero doloroso dover rinunciare a chi amava, ma lui non poteva essere forzato in un modo tanto drastico e lei di certo non voleva allontanarlo più di quanto potesse sopportare.

Pochi passi e sarebbe entrata in casa, ancora due gradini e sarebbe entrata in veranda, pochi passi, pochi passi…fu un momento, un velocissimo battito di ciglia.

Due braccia la strinsero e la spingevano contro di lui, che si avvicinò sussurrandole all’orecchio: “Maya, non sei pazza. Sei una persona meravigliosa e io ho abbandonato di nuovo Konoha, ho lasciato mio fratello al suo destino per te…ho scelto te. Te. Perché, Maya?”

“…”

“Perchè le mie azioni non ti dimostrano tutto ciò che ti serve? Sono pessimo nelle parole, sono pessimo in tutto perché non credevo che avrei vissuto fino ad oggi, non credevo che avrei vissuto tanto a lungo…”

“Perché allora stai tutto il giorno lontano da me…?” chiese, con un filo di voce, afferrandogli le mani. Tremava come una foglia, quelle parole inaspettate e quell’abbraccio caldo le fecero battere il cuore senza controllo. La ragione sembrava essersi volatilizzata verso indefiniti orizzonti, le corde vocali non emisero più alcuna vibrazione...era troppo, troppo scossa.  

Perché…” esordì “…vorrei stare tutto il tempo con te e nonostante tutto io...Maya, io sono sempre un uomo e sento un bisogno immenso di starti vicino…” intervallava le parole con piccoli baci tra i capelli e sulle guance “…di sentirti vicina come nei momenti in cui non ricordavo nulla del mio passato, momenti in cui desideravo più toccarti che ritrovare la mia memoria…lentamente sei entrata così dentro di me che alla fine...”

A-alla fine?” balbettò lei, curiosa e rossa in viso.

Alla fine sei diventata l’unica nel mio cuore.”

Le ultime parole le disse nascondendo il viso sull’esile spalla della ragazza.

“Siamo cambiati tutti, è così che viene la vita, cambiandoti a ogni nuovo passo…e anch’io sono un’altra persona…” mormorò girando il viso e incontrando le sue labbra che reclamavano di baciarla.

La micia, un po’ preoccupata dal fatto che non sentiva più nessun rumore uscì per controllare e lì trovò la sorpresa…Maya e Itachi erano stretti in un abbraccio, intenti a baciarsi appassionatamente.

Felino 1 Itachi 0

Che soddisfazioni, era stata talmente insopportabile che alla fine era riuscita a convincerlo.

Poi si sa, chi ha merito va a dormire a pancia piena…

Vecchio detto popolare dei felini, non ricordava di chi, ma apparteneva alla sua razza.

Facendo le fusa di felicità si accoccolò in veranda a far da guardia ai due ragazzi, senza disturbarli.

Erano volati in camera da letto, a consumare una passione che ardeva già da troppo tempo.

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“Sì può sapere perché devo andare in un posto del genere?!”

“Naruto non lamentarti, prendilo come se fosse un allenamento speciale!”

“Tsk e come potrei?! Non è venuto nemmeno Kakashi-sensei!” ribadì il ragazzo mettendo il broncio. La barca sussultò per un’onda un po’ più forte, costringendoli ad aggrapparsi a qualcosa.

“Accidenti...!” esclamò Yamato, osservando le acque sotto di loro “Kakashi-senpai è andato al villaggio di Maya.”

“Anch’io sarei voluto andarci!”

“A fare che? Rimarranno solo per qualche altro giorno, dovevano soltanto controllare che stiano tutti bene ed evitare ripercussioni su gente innocente, anche se sono convinto che Akatsuki non sia interessata a radere al suolo un minuscolo villaggio per trovare due persone.”

“Siamo arrivati!” urlò l’uomo al timone.

“Gai-sensei come stai?” chiese l’allievo prediletto.

Gai, che aveva l’aspetto di un fantasma, si teneva a stento sulle proprie gambe, Lee lo sosteneva amorevolmente.

“Sarà lunga ed estenuante se cominciamo così…” mormoro Yamato già stanco.

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Non l’aveva mai visto...

Yukia spesso le parlava del suo villaggio, ma era anche troppo bello…

La gente era stata gentile e aveva accettato senza problemi la loro presenza, erano tutti sinceramente preoccupati per Maya e il giovane ragazzo smemorato.

Kakashi temeva che gli altri ninja con lui potessero capire che si trattasse di Uchiha Itachi, ma per fortuna non avevano saputo nulla.

Purtroppo sapeva che non sarebbe stato possibile tenere a lungo il segreto, ma finché durava era un vantaggio.

La casa doveva essere quella dal tetto verde scuro, si disse, con il carretto dei dango fuori che aspettava di essere lavato dalla sua mamma.

La sua casa…

Era riuscito a entrare e adesso davanti alla porta non riusciva a suonare il campanello.

“Ma perché è così difficile?!” esclamò battendo il pugno in aria e piegandosi di mezzo lato.

Sentì il rumore della porta aprirsi e balzo in posizione eretta “Buon giorno!” salutò sudando freddo, vergognandosi come un ladro.

“Salve, ma lei è uno dei ninja venuti da Konoha?!” chiese una donna giovanile, anche se le rughe sul viso non tradivano la reale età. Anche lei dai lunghi capelli rossi, legati sulla nuca in un elegante chignon, occhi color nocciola, gli stessi della figlia.

“Sì, buon giorno signora, mi chiamo Hatake Kakashi, piacere di conoscerla.”

“Oh ma che bel ragazzo! E così educato!” cinguetto allegra la donna.Anche in quello era la copia sputata della figlia.

“G-Grazie…vede io…cercavo Yukia, sua figlia.”

“Oh cielo!” esclamò cambiando espressione “Che ha combinato?!!”

“No, No…non è come…” farfugliò Kakashi che non sapeva più come comportarsi, anche perché non aveva capito perché quella donna reagisse in quel modo tanto esuberante.

“Ma è meraviglioso!” urlò ancora più felice.

“Eh???”

Era pazza o cosa?

“Entra caro! Yukia è andata a dare una sistemata al negozio di Maya, tornerà presto!” disse tirandolo per un braccio e praticamente trascinandolo dentro casa.

“Ma non vorrei disturbare…”

“Nessun disturbo caro, accomodati!” disse mettendogli le meni sulle spalle e facendolo sedere con la forza.

“Un tè? Caffè? Un bel dolce? Purtroppo senza Maya ci dobbiamo arrangiare, ma anche io non me la cavo affatto male in cucina!” parlava senza sosta, ridendo da sola.

Aiuto, Naruto, Sakura, Sai, Yamato…Tsunade-samaaaaaaaa’guadava l’unica via d’uscita in lacrime.  ‘Yukia…dove sei?’

Dopo una cosa come tre ore, passate a farlo ingozzare e bere tè e a stonarlo con domande e chiacchiere, Kakashi era davvero esausto. Se l’Akatsuki avesse attaccato per davvero, avrebbe usato lei come arma, di sicuro avrebbero sconfitto tutti in una volta sola.

“Sono a casa! Tesoro, perché non hai pulito il carretto?”

“Caro, abbiamo ospiti!”

“Chi?” chiese Tanaka-san entrando in sala da pranzo.

“Salve!” si affrettò a salutare Kakashi.

“Chi saresti tu?”

Kakashi stava per rispondere quando la signora Tanaka parlò al suo posto.

“Tesoro, è un amico di Yukia” lasciando intendere a qualcosa di più.

Kakashi voleva morire, sprofondare all’interno del tatami e non ricomparire mai più.

“Che? La nostra principessina non ha per amici uomini maturi.” asserì guardandolo con astio.

Ahi, ahi, non conosceva così bene la sua principessina, dunque…

“Ma smettila! Yukia deve compiere ventidue anni tra due mesi.”

“Appunto! Una bambina!”

Quella era davvero una scenetta tragi-comica…e lui era nel mezzo. La moglie con il mattarello in mano che guardava minacciosa il marito e lui che guardava torvo il povero ninja.

Sentirono la porta aprirsi e si ammutolirono aspettando che la ragazza li raggiungesse.

Yukia, entrando in quel momento, si ritrovò tre paia d’occhi incollati su di lei.

“Che succede? Mi sono persa qualcosa??” chiese se per caso fosse entrata in una dimensione alternativa alla sua. Poi si accorse che insieme ai suoi genitori c'era anche Kakashi, e celando il crescente nervosismo puntò le mani sui fianchi e disse Tu che ci fai a casa mia?”

“Io…”

“E’ venuto a trovarti!” esclamò cinguettando la madre.

“Spiegami chi è questo tipo! Perché ha tutto il viso coperto?! Che ha da nascondere?!” urlò furioso il padre.

La ragazza li fissò per un po’ e poi rispose “Capito…” e ritornò indietro cercando di scappare dalla porta di entrata.

Magari ci avessi pensato io…’

“Yukia!” esclamò disperato Kakashi.

“Signorina, dove vai?!” tuonò Tanaka-san, alzando il pugno in aria.

“Non hai salutato il tuo Kakashi!”cinguettò invece la madre “È proprio affascinante!”

Yukia tornò nella cucina, imbarazzata a morte “Per favore, tutti e due…!”

La vena sulla fronte del signor Tanaka divenne ancora più grossa “Allora vuol dire che è il tuo fidanzato?!!!”

“Ma veramente…! Io…!”

“Che bello!!! Complimenti, tesoro mio! Ottima scelta!!”

“Mamma, ma…io...!”

Zitta donna! Non dire assurdità! Non darò mai e poi mai il permesso a mia figlia!”

Caro, siediti” lo incitò la moglie sedendosi alla punta del tavolo “Su Yukia, siediti accanto a lui.”

Sconsolata la ragazza obbedì sedendosi e mentre i genitori continuavano a battibeccare, Yukia sotto voce cominciò a fare domande “Che diavolo ci fai qui…??”

“Sono venuto per te…no?”

“Ma che bisogno avevi di venire a casa mia, quei due sono psicopatici…”

“Ma non mi dire...!”

Lei rise e gli strinse la mano “Sono felice che tu sia qui…”

“Anch’io…”

“Andiamocene via…”

“D’accordo.”

“EH NO! Non vi lascerò soli un solo istante!” urlò il padre puntando il dito contro i due che mano nella mano cercavano di uscire dalla stanza.

“PAPA’!!” urlarono le due donne, entrambe furiose.

L’uomo abbasso il dito e stordito chiese un mite “Che c’è…?”

Era bastato veramente poco a farlo calmare.

“Io e Kakashi andiamo a fare una semplice passeggiata, ok?”

L’uomo non disse nulla e si girò offeso sedendosi sulla poltrona a leggere il giornale.

“Tranquilla andate pure, ci penso io a lui.”

“Grazie mamma, a dopo.”

La madre li accompagno alla porta e li salutò con affetto.

“Buona notte Kakashi-san.”

“Buona notte Tanaka-sama.”

Dopo un paio di metri e silenzio assoluto, ancora si tenevano per mano.

“Scusali…”

“Perché? È la tua famiglia, sono divertenti.”

Sì, però tendono a essere come hai visto...che vergogna...”

Non c'è niente di cui vergognarsi. Però ho l’impressione che non siano abituati ad avere possibili fidanzati intorno.”

“…bhè no” asserì tutta rossa in viso.

“Che ti prende? T’imbarazzi per così poco?”

“Scemo!” esclamò lei lasciando la mano avanzando di qualche passo in modo di dargli le spalle.

“Mi sei mancata…”

“Davvero?” chiese incerta come se non credesse che potesse essere vero.

Lui le andò vicino afferrandole la mano e spingendola a camminare accanto a lui.

“Ti amo anch’io…e ho tante cose da dirti perciò ascoltami e non avere dubbi su di me, non più!”

La ragazza rimase interdetta: era proprio da lui confessare i propri sentimenti in quel modo. Sorridendo si appoggiò a lui stringendogli più forte la mano “C’è stato un momento in cui ho creduto che non mi avresti più risposto…”

“E invece adesso sono qui.” disse aumentando il passo, tremando leggermente.

“Kakashi, perché stai correndo così?”

“Perché tua madre mi ha fatto bere tè per tre ore, la vescica mi sta scoppiando!” esclamò disperato in viso. La ragazza scoppiò in una sonora risata.

“Non ridere! La cosa è seria!”

“Alloggi alla locanda, vero?” chiese continuando a ridacchiare.

“Sì.”

“Andiamo. Conosco la strada per arrivarci prima.” disse aumentando il passo a sua volta.

 

“Kakashi, stai meglio?” chiese bussando alla porta del bagno. 

Lui aprì la porta con un’espressione di pura soddisfazione disegnata in viso.

“Sì, siamo arrivati in tempo!!”

La ragazza si sedette sul letto “Accidenti ed io che pensavo che avessi fretta perché non vedevi l’ora di stare con me.” si lamentò distendendosi tra le morbide lenzuola.

Lui tolse il copri-fronte e la maschera sdraiandosi su di lei “In verità era una delle cose a cui stavo pensando.” disse baciandola sul collo.

“…mmm…” sospirò la rossa.

“Alla fine stiamo per fare la cosa che terrorizza i tuoi…” ridacchiò lui togliendo l’elastico che imprigionava i capelli di fuoco della ragazza, che ricaddero come una nuvola sulle lenzuola bianche.

“Terrorizza solo mio padre, e poi non è la prima volta, no?” ammiccò lei mordicchiandolo sul lobo dell’orecchio.

“Ti amo…”

“Ti amo anch’io. Ho solo dovuto aspettare tanto però, eh?”

“Mi faro perdonare.” mormorò prima di reclamare le labbra della sua amata.

“Ehi, non avevi detto che dovevi raccontarmi un paio di cose?”

“E’ vero.” ammise lui staccandosi da lei e sedendosi al suo fianco, le loro mani si stringevano amorevolmente.

E Kakashi cominciò a raccontarle tutto quello che era successo dall’ultima volta che si erano visti.  

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“Maya, la barca è pronta!“ Itachi chiamava a gran voce la ragazza che ancora non era uscita dalla sua stanza “Ma dove sei?”

“Sono pronta!” esclamò uscendo dalla veranda con un gran sorriso stampato in faccia.

Il ragazzo rimase senza parole.

“Che succede?”

“Ehm…che fine ha fatto il tuo kimono?” chiese indicando i vestiti che portava in quel momento.

Infatti, la ragazza indossava una salopette a vestito rosso che cadeva appena sotto il ginocchio, e una maglietta bianca a mezze maniche con un capello di paglia corredato di un nastro rosso chiuso da un fiocco.

“Oh dici questo?” chiese guardandosi e alzando la gonna a mo' di donzella e girando su se stessa “Ti piace? Ero un po’ stufa di portare sempre i kimono, sono andata al villaggio e l’ho visto, non ho saputo resistere!” disse ridendo allegra.

“Ti sta bene, anzi sei bellissima…” disse estasiato prendendola per mano.

“Grazie.” rispose arrossendo, eccola lì la sua dolce e timida Maya, pensò il moro sorridendo.

Le depose un bacio sulla guancia destra, accarezzandole i capelli profumati. Un altro bacio più vicino all’angolo delle labbra.

Lei chiuse gli occhi, leggermente in imbarazzo per quelle effusioni tanto desiderate, ma nello stesso tempo si sentiva come volare ed era una sensazione stupenda, tanto da desiderare di andare oltre. Un terzo bacio sulle labbra, dolce e sensuale.

Si strinsero in un abbraccio, come due giorni prima, reclamando baci a lungo desiderati, senza fine…senza respiro.

Itachi si staccò da lei senza fiato, entrambi respiravano forte, si guardavano intensamente. Dicendosi attraverso gli occhi per mille volte quel ‘ti amo’ che ancora non si erano. Maya con lui non sentiva più il disagio dei primi baci che si erano dati le prime volte, adesso si sentiva serena.

“Non hai più paura di me, vero?”

“Non era paura quella volta…cioè sì, ma avevo paura che dopo aver fatto l’amore, saresti andato via, ero terrorizzata all’idea di perderti ed ero così a disagio che non riuscivo a essere naturale o spontanea…” ammise la fanciulla.

Lui sorrise e carezzandole la guancia disse “Non vado da nessuna parte, sono qui con te…”

“Lo so…” sussurrò stringendo quella mano e baciandone il palmo.

“Andiamo?”

“Certo, ho preparato anche dei panini, in caso ci venisse fame.” replicò mettendo in mostra il cestino per il picnic.

Salirono sulla piccola imbarcazione, parlando di tante cose, alternando piccole carezze e baci.

Sì fermarono in mezzo alle acque cristalline, quella mattina il sole splendeva e non c’era nemmeno una nuvola, l’acqua era calma.

“Itachi, porti ancora i vestiti dell’Akatsuki.” disse lei indicando la maglia nera e i pantaloni.

“Già è vero, li ho portati così a lungo che oramai fanno parte di me, però la cappa e lo smalto sono spariti ne?!”

“Ah ah ah! Sì, è vero!!”

“Però hai ragione tu, dovrei cambiare un po’ abbigliamento.”

Itachi in soli due giorni sembrava davvero un’altra persona, possibile che quello che aveva davanti fosse il vero Itachi e non il freddo nukenin che voleva far credere di essere?

“Itachi…”

“Uhm?”

“Sono quasi sei mesi che ci conosciamo lo sai?”

“Sì, ricordo come se fosse ieri…” rispose sinceramente regalandole uno dei suoi soliti sguardi magnetici e sensuali, che la mandavano sempre in subbuglio.

“Torniamo a Konoha…” disse risoluta e seria mantenendo lo sguardo dolce di sempre.

“Cosa?” chiese sorpreso da quell’affermazione.

“Devi ritrovare tuo fratello prima che faccia sciocchezze, prima che sia troppo tardi…”

Itachi s’incupì in viso e disse “Forse è già tardi.”

“Non è mai troppo tardi. Come hai detto tu è ancora puro e tu devi aiutarlo, sei suo fratello maggiore… e poi Naruto e gli altri amici potrebbero avere bisogno anche del tuo aiuto.”

“Maya…”

“Lo so che pensi sempre a Sasuke e che vorresti unirti ai tuoi vecchi compagni per combattere, per realizzare il tuo vero sogno.”

“Penso anche a te…Madara vuole ucciderti per colpire me e se tu dovessi morire…io…”

La ragazza lo baciò di slancio “Io non morirò, tu non lo permetterai e se anche nelle peggiori delle ipotesi io non dovessi farcela tu ed io saremo sempre uniti…sempre…ma non voglio che vivi di rimpianti, quelli lasciali nel passato. E poi io non ho intenzione di nascondermi, io devo proteggere la gente del mio villaggio.”

Il moro fissava quella creatura dagli occhi pieni di speranze e desiderio di fare qualcosa per chi ama, gli stessi occhi che brillavano di una luce propria.

Gli stessi di Yaeko.

“Maya…ora ho capito perché mi sono innamorato di te…”

“Mi ami?”

“Sì…così tanto che ancora non ci credo…” ammise lui poggiando la fronte a quella della sua amata.

“Bene, allora adesso niente ci potrà più separare” esclamò sorridendo felice.

“Farò come vuoi tu.”

“Vuoi dire che…”

“Sì, a riportare mio fratello a casa sua e a fargli capire che è ancora un moccioso che ha bisogno di suo fratello maggiore.”

 

Lady_KuroiNeko &Deliaiason88

Salve!!!!! Rieccoci con un nuovo capitolo!
Un grazie a tutte le persone che nonostante i tragici mesi in cui non possiamo aggiornare, seguono instancabili ^^.

_Akatsukina_: Grazie per la tua persistenza nel seguire e recensire la storia, alla fine pare che sia rimasta solo tu…ma va più che bene, vale la pena scrivere se c’è anche solo una persona che legge i capitoli! Siamo contente che la storia sia di tuo gradimento!
Abbiamo voluto portare la storia un po’ avanti nel tempo, e soprattutto sbloccare alcuni elementi, mentre altri ancora necessitano di maturare…
Già Maya si è proprio dimenticata per un momento la gattina, ma presto Achimi si farà sentire ^^.
Grazie ancora, alla prossima baci.

  
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