Eleazar’s story.
Seduto su un semplice
divanetto attendeva, mostrando una falsa pazienza che però veniva tradita dal
contrarsi della mascella, mentre i suoi occhi perlustravano la stanza. Quella
vecchia stanza che pensava (sperava)
di essersi lasciato definitivamente alle spalle, adesso lo imprigionava di
nuovo…
Doveva aspettare. Solo
questo.
Non poteva fare altro.
Era ben consapevole
che quel ritardo non era casuale.
Chi l’aveva chiamato
amava le torture, quelle psicologiche in particolare; spingere al limite i
propri avversari, farli impazzire per averli in pugno, era un gioco tanto
interessante quanto sadico.
Lo sapeva bene. Troppi
anni aveva passato lì dentro. Troppi anni a seguire delle regole di uno stupido
gioco a cui aveva partecipato per noia. Troppi anni nella sciocca convinzione
di aver fatto del bene perseguitando “i criminali”. Troppi anni… troppo tempo…
troppi ricordi.
Eleazar chiuse gli
occhi, esausto, portandosi le mani alle tempie. Con un sospiro a metà tra un
ringhio di frustrazione e un gemito di sconforto li riaprì, passandosi nervoso una
mano tra la chioma nera.
Il suo sguardo,
inevitabilmente, si posò su quella che per secoli aveva considerato la sua
camera.
Le pareti erano in
mattoni, conformi al resto della struttura, spoglie, prive di qualsiasi oggetto
che potesse esprimere la sua personalità.
Un armadio di legno
scuro, una libreria vuota, un divano, un tavolino, una porta che conduceva a un
modesto bagno; l’arredamento era semplice, anonimo, pratico. Privo di vita.
Quel pensiero lo fece
rabbrividire, e con un ulteriore sospiro sprofondò ancora di più nel divano, serrando
nuovamente le palpebre e lasciando andare la testa all’indietro.
Aveva veramente
creduto di essersi lasciato quell’inferno alle spalle. Invece, ci era
ricascato.
Non trovò la forza di
riaprire gli occhi. Odiava ogni singola particella che componeva quella camera,
ogni singolo acaro che danzava nella luce della lampada. Quella che pensava gli
avesse fornito una casa molti secoli fa si era rivelata una prigione.
Incapace di stare
fermo tornò a posare i gomiti contro le ginocchia, per poi giungere le mani in
preghiera e posare la fronte su esse.
Perché sono tornato?,
si domandò ancora una volta.
Perché non sei capace di opporti a coloro che furono [sono] i tuoi
superiori.
Vero. Quando avevo
ricevuto quella chiamata non ero riuscito a rifiutare.
Sei un debole, Eleazar. Sei tornato qui dopo tutte le tue belle parole.
Sei tornato come un cane a strisciare ai piedi del padrone. E come ti starà
bene, sarai cacciato.
Era vero. Era tornano
a testa china, senza protestare, senza opporsi. Non aveva saputo dire di no.
Era stato un debole.
Il suo pensiero volò
lontano, in un altro continente, l’unico luogo a lui caro.
A casa sua. Dalla sua
famiglia.
Gli mancavano, tutti,
terribilmente. Le sue figlie esuberanti, i due figli scalmanati, e la sua
piccola, testarda Carmen.
Riaprì gli occhi e
fissò la valigia che si era portato con sé, lo sguardo vacuo.
Scappa, gli suggerì la
coscienza, Non è il tuo posto. Torna da loro.
Ma non riuscì a farlo.
Da ipocrita mascherò questa sua scelta dietro a un motivo nobile, coraggioso: il
timore che il suo rifiuto avrebbe messo in pericolo i suoi cari.
Ma non era solo questo
il motivo per cui rimaneva inchiodato lì; era, più probabilmente, il suo lato
militaresco, il fatto di essere stato il Grande Generale di Volterra, a tenerlo
inchiodato su quel divanetto. Doveva obbedire agli ordini. Punto.
“Mi faccio schifo” sputò
contro sé stesso, disgustato.
Si alzò sconvolto,
disperato, prigioniero, alla disperata ricerca di qualcosa che potesse
distrarlo da quel senso di oppressione che quel luogo gli trasmetteva; iniziò a
camminare nervosamente avanti e indietro, indietro e avanti, le mani dietro la
schiena, curvo verso il pavimento.
Si voltò infine verso
il letto e andò ad aprire la valigia, estraendone un libro che si era portato
per il viaggio, in un vano tentativo di placare l’animo.
Si immerse nella
lettura de “La metamorfosi” di Kafka,
alla ricerca di pace. Ma le lettere gli danzavano dinnanzi agli occhi senza
assumere un significato preciso, confondendolo, disturbandolo.
Lanciò il libro sul
letto con un ringhio. Fece due passi e tornò a sedersi sul divano.
Doveva soltanto
aspettare.
E aspettò, mentre le
pareti gli si stringevano attorno, soffocandolo, imprigionandolo…
E alla fine, dopo anni
(solo due ore erano trascorse?), li sentii. Dei passi leggeri che iniziavano a
risuonare nel corridoio, dirigendosi verso di lui.
La sua agonia era
appena cominciata.
Si rialzò tentando di
darsi una sistemata. Non poteva dimostrarsi debole. Mai. Soprattutto non in quel
luogo.
Recuperò il libro e
tornò a sedersi assumendo una posa tranquilla. La morsa al suo stomaco, però,
non accennava ad allentarsi.
Tre colpi secchi alla
porta lo fecero tremare appena. “Avanti” rispose però pacato, mostrandosi
indifferente a quel posto. Bugiardo.
Falso.
Sulla soglia comparve
Afton.
Non lo sorprese la
mancanza di mutamento in quello che per un lungo periodo fu un suo… amico. La
loro natura era statica, immutabile dinnanzi al tempo. Eppure… qualcosa,
all’intero di Eleazar, si mosse.
All’improvviso, non
riuscì più a vedere Afton come il suo compagno di bravate, ma lo identificò
solamente come una guardia di Volterra. Un nemico.
Ma fu questione di un
istante.
“I Maestri chiedono la
tua presenza, Eleazar” disse in tono stranamente formale.
Eleazar annuì rapido e
posò il libro accanto a lui prima di marciare con compostezza verso la porta.
Afton si spostò per lasciarlo passare, e dopo aver richiuso l’entrata lo
affiancò per guidarlo in quel labirinto monotono di mattoni rossi e decori
preziosi.
Il silenzio era rotto
solamente dal rumore sordo dei loro passi quasi inesistenti.
Eleazar sentiva una
grande ansia in corpo; quei corridoi che odiava… odiava essere lì. Perché era
venuto?
“Così… ti sei dato ai
gatti randagi, uh?” commentò Afton dopo un po’.
Eleazar non si
scompose. Era abituato alla sua, ehm, ironia. “Si” disse solo.
“Bah!” commentò il
compagno “Sinceramente, non mi convince affatto questa storia della dieta
vegetariana. Come si fa a vivere di animali… vuoi paragonare le urla di una
donna in punto di morte con un banale scoiattolo?”
Eleazar strinse la
mascella, tentando di scacciare l’immagine. Riusciva a capire come si fosse
sentito Carlisle quando, durante la sua permanenza, aveva dovuto subire
attacchi di questo genere quasi ogni ora.
“Una volta ti piaceva”
continuò Afton “Andavamo in giro a cercare le più belle e ce la spassavamo
insieme”
“Già. Bei tempi” si
sforzò di dire Eleazar “Ma poi abbiamo trovato entrambi una donna che valeva di
più di un’avventura di una notte”
Afton rise di cuore,
portandosi le mani dietro il capo. “Già! Anche se Chelsea è un osso ancora
duro!”
Mi fissò malizioso.
“Anche Carmen ha ancora le unghie di una volta?”
Sorrisi. “Purtroppo.
Ma dove sarebbe la sfida, sennò?” risposi con un sorriso dolce.
Il silenzio piombò
nuovamente su di loro, mentre continuavano ad avanzare.
“Afton” lo chiamò
Eleazar poi “Perché sono stato chiamato?”
Afton si fermò, e
Eleazar lo imitò. Si studiarono attentamente, rubino e oro animati dalla stessa
intensità. “Non lo so” rispose il primo, sincero. “So solo che devo
accompagnarti nell’ala nord. Nei sotterranei”
Eleazar stavolta non
nascose la sua sorpresa. I sotterranei dell’area nord. Nelle prigioni di
massima sicurezza.
In quelle celle
costruite con un materiale resistentissimo, una lega composta da piombo,
acciaio e diamante, vetro antimissili e catene realizzate in un lega ancora più
resistente di quella usata per le sbarre, impossibile da distruggere,impossibile
da scalfire in qualsiasi maniera o con qualsiasi oggetto, la cui formula era
nota solamente ai tre Volturi. Lì erano stati rinchiusi i vampiri dotati dei
più straordinari poteri, i licantropi al tempo della grande guerra, e i bambini
immortali, a cui si doveva la costruzione di quelle camere di tortura.
Perché questo erano.
Gli abomini peggiori erano commessi in quelle sale, dalle quali pochissimi
erano riusciti a uscire vivi.
I due uomini ripresero
a muoversi in silenzio, immersi nei rispettivi pensieri. Arrivati alla porta
che conduceva nei sotterranei, Afton si fermò. “Io ho l’ordine di fermarmi qui.
Nessuno può entrare se non accompagnato dai Maestri” disse serio “Devi andare
da solo”.
L’altro lo guardò annuendo,
e Afton tese il braccio. Eleazar glielo strinse e lui fece sorrise con una
strizzatina d’occhio.
“È stato bello rivederti,
Generale” disse solenne, e ironico “Non far passare altri secoli prima di farti
sentire”
“Ti chiamerò ogni
Natale, va bene?” lo prese in giro.
“Salutami gli
scoiattoli”. Afton gli rivolse un sorriso sfacciato prima di dargli le spalle e
andarsene.
Eleazar aspettò che
svanisse nel buio di Volterra prima di sospirare e aprire le porte che scendevano
nel ventre della terra.
L’aria era umida e
l’odore stagnate; puzzava di paura, sofferenza. Di morte.
Eleazar rabbrividì di
disgusto ma continuò a scendere le scale fino a raggiungere il corridoio. Le
celle sfilavano ai suoi lati mentre continuava ad avanzare.
Una luce tenue alla
fine del corridoio gli fece capire di essere vicino. Non accelerò il passo. Si
mostrò freddo e distaccato, e continuò calmo ad avanzare, sebbene il suo cuore
fremesse.
Non devo mostrami debole,
si ripeté come una mantra, Non posso
mostrarmi debole. Resta impassibile. Non mostrare mai le tue emozioni. Mai.
Raggiunse la luce e
bussò, annunciando la sua presenza.
“Entra pure, caro
Eleazar”
La voce falsamente gentile
di Aro. Una voce morbida, melensa, malsana. Una voce così zuccherosa da
provocare il voltastomaco, che celava la mente di uno pericoloso genio psicopatico. Tutti lo sapevano. E tutti ne avevano paura.
Sospirando aprì la
porta e rimase senza parole.
Nella sala, al centro,
si trovavano i tre sovrani di Volterra.
Marcus, come al solito
apatico e indifferente ai problemi del mondo, puntava i suoi occhi inespressivi
sul soffitto, perso in chissà quali cupi pensieri. L’apatia di quell’uomo
terrorizzava quasi quanto la pazzia del fratello. La totale assenza di
sentimenti, di emozioni, di interesse era qualcosa di… raccapricciante. Di
fronte alla possibilità di continuare a vivere come lui, tutti avrebbero scelto
la morte.
Invece, la più grande
minaccia di Caius, il terzo sovrano, era la completa mancanza di pietà e
compassione. Era uno spietato tiranno, e la sua brama di sangue e potere era
rinomata. I terribili assassinii di cui si era macchiato egli stesso o che
aveva ordinato erano celebri, e provocavano un terrore non indifferente in
chiunque aveva la sfortuna di sentirli narrare. Nonostante la lingua tagliente
e sempre pronta alla risposta era un uomo che sapeva attendere a lungo purché
la sua sete di morte venisse placata. Era il miglior generale di Volterra. Le
guerre che conduceva erano sempre
destinate alla vittoria.
Intorno a loro solamente
tre guardie scelte si premuravano della difesa dei loro padroni.
Renata, la personale
protettrice di Aro, fissava attenta l’angolo nord-ovest della cella, lo scudo
di un inquietante blu-violastro pronto a difendere tutti e tre i sovrani.
Alec, vicino a Marcus,
fissava lo stesso punto con occhi attenti, illuminati da una scintilla di
curiosità rara da trovare negli occhi di una guardia.
In effetti, pensò
Eleazar, tutto questo scompiglio a Volterra dev’essere fonte di gran
turbamento… chissà qual è la causa.
Infine Jane, la
prediletta di Aro, sostava vicino a Caius con uno sguardo che rasentava la
furia, ringhiando (un suono basso e continuo, minaccioso) alla volta di
chiunque si trovasse in quella stanza.
Gli occhi dell’ex
guardia tentarono di oltrepassare quella barriera di corpi che copriva la
figura rannicchiata sul pavimento, ma gli occhi penetranti di Aro lo
costrinsero a rivolgere l’attenzione a lui.
“Caro Eleazar” disse
Aro andandogli incontro a braccia aperte “Che piacere, che piacere riaverti tra
queste mura! Sono ormai quasi due secoli che la tua strada si è separata dalla
nostra, e non sai quanto ci manchi la tua presenza”
Eleazar rispose con un
cenno del capo. Aro gli si avvicinò e posò la mano sulla sua spalla, e Eleazar
seppe che stava controllando ciò che aveva fatto in quei lunghi anni. Il potere
di Aro era terribile e potente, ma per fortuna limitato.
Il suo pensiero si
diresse a suo nipote, detentore di un potere simile, e si chiese come facesse
Edward a non farsi lusingare dal potere che poteva derivare dall’abuso di tal
dono.
Aro sorrise mellifluo,
sciogliendo il contatto.
“Ah, il mio vecchio
amico Carlisle” sospirò scuotendo il capo “Ha educato i suoi figli nel rispetto
delle differenti nature. Ha sempre avuto queste idee… originali. Eh, che
peccato che sia così geloso della sua famiglia da non presentarmela…”
Eleazar si irrigidii,
inquieto dinnanzi alla velata insinuazione di Aro. Tutti i suoi sensi gli
gridavano di stare all’erta.
“Come hai potuto
notare tu stesso, Aro, Carlisle ha una morale che gli impedisce di anteporrei i
suoi desideri a quelli degli altri” disse incolore “Non credo che sia per suo
volere che non ti ha ancora presentato la sua famiglia; più probabilmente il
suo lavoro, la sua famiglia e la felicità dei suoi cari non gli permettono
molta libertà”
“Molto probabile. Ma
ardo dal desiderio di sapere come le sue idee hanno trovato adepti disposte a
seguirle, e in che modo si è creato una così incantevole famiglia. Credo che
sarebbe bene invitarlo qui da noi” aggiunse poi pensieroso “Voi che dite,
fratelli miei? Non sarebbe splendido invitare sia la famiglia di Carlisle che
quella di Eleazar qui, nella nostra dimora? Chissà quante esperienza differenti
potremmo scambiarci, quante meravigliose scoperte di cui potremmo discutere!”
Marcus non commentò,
distante come al solito. Caius invece sbuffò, per poi aggiungere “Non nego che
potrebbe essere fattibile, Aro, ma credo non sia questo il momento”
Aro rise, entusiasta.
“Fratello, penso proprio che tu abbia ragione!
È che sono così deliziato nell’avere un nostro vecchio amico tra noi che
la mia memoria va a rivangare i lieti ricordi della sua presenza qui, in casa
nostra, invece che soffermarsi sui gravi problemi che ci affliggono! Ma non
ricordi il lustro che il nostro Generale ha portato alla nostra casata? Quante
vittorie, quanta gloria! Eh, Eleazar, che dolore ci hai inferto con la tua
partenza!” concluse tornando a fissarlo scuotendo il capo con finto rammarico.
Eleazar chinò il capo,
stringendo i pugni dietro la schiena. Non gli erano sfuggiti i termini di
possesso con i quali aveva accompagnato il suo nome “Vi chiedo scusa, miei
signori, ma dopo così tanti anni passati al vostro servizio desideravo vedere
cosa poteva esserci nel mondo, oltre il gran privilegio di far parte del vostro
esercito”
“E cos’hai trovato che
qui non potevi avere, Eleazar?” chiese Aro.
L’insidia della
domanda era palese. Qualsiasi fosse la risposta che si volesse dare, non
sarebbe mai stata quella giusta. In fondo, anche se aveva ottenuto il permesso
per lasciare
“Credo che lei,
Signore, possa saperlo esprimere meglio di me” rispose cauto Eleazar
“Dopotutto, a volte la nostra mente produce idee talmente complesse che sono
impossibili da descrivere a parole. Lei, con il suo particolare dono, può aver
catturato quello che io, sebbene siano passati tanti anni, e sebbene si tratti
dei miei stessi pensieri, non sono ancora riuscito a comprendere. Delle volte
la nostra mente cela segreti persino a noi stessi”
Aro scoppiò a ridere,
piuttosto soddisfatto della risposta data. Eleazar sapeva che gli aveva
rivelato, messo alle strette, di essere ancora un loro succube; rifiutandosi di
fornire una risposta chiara aveva ammesso la sua sottomissione.
“Miei Signori, posso
sapere il motivo per il quale avete richiesto la mia presenza?” si azzardò a
chiedere Eleazar, che era desideroso di cambiare argomento.
Voleva uscire da lì.
Si sentiva in trappola, come una mosca nella tela di un ragno, finita, e
consapevole di essere prossima alla morte.
“Sono richiesti i tuoi
particolari doni” rispose Caius schietto come suo solito, focalizzando
nuovamente la sua attenzione all’angolo.
Finalmente Eleazar
percepì un piccolo singulto strozzato, seguito da un martellare furioso di un
cuore umano.
Sconvolto fissò Aro,
che gli sorrise amabilmente e lo spinse verso la figura. E Eleazar si sentì
mancare.
Rannicchiata
all’angolo, terrorizzata, c’era una bambina.
No... non era una
bambina. Era una ragazza.
Ma era così piccola, e
sembrava così delicata…
I capelli lunghi,
sciolti, di un particolare castano scuro, sfioravano il pavimento sporco,
facendo risaltare il suo incarnato pallido, dalla leggera sfumatura rosea. Il
viso era espressivo, dai tratti armoniosi, pieni di grazia, ma distorto dalla
paura. Ma ciò che colpì di più l’ex Generale furono gli occhi di quella
ragazza.
Occhi che non sarebbe
mai più riuscito a dimenticare.
Erano spalancati,
grandi, rossi e gonfi di pianto, ma nonostante ciò possedevano un colore
intenso, così caldo; possedevano una
sfumatura particolare che non sembravano appartenere a questa terra. Erano
occhi innocenti, puri, in cui riluceva una qualche luminescenza ultraterrena.
Occhi che non erano stati creati per versare quelle lacrime di dolore che le
solcavano il volto.
Quella creatura
ispirava protezione, tenerezza. Appariva così fragile,
così innocente… che ci faceva lì? Perché l’avevano condotta in quell’inferno?
“Eleazar, lei è
Isabella, o meglio, Bella” la presentò Aro con un gesto della mano, facendola
scattare. Lui fissò Aro sconvolto, non capendo, per poi tornare a studiare la
ragazza.
Perché era qui? Cosa
poteva aver fatto di tanto grave?
“Sai, Bella si unirà
presto alla nostra famiglia” rivelò Aro contento.
In quel momento
Eleazar non riuscì a nascondere le proprie emozioni così come aveva fatto fin
ora. Fissò Aro nauseato, disgustato di fronte a quello che aveva in mente per
lei. Voleva far diventare un così piccolo angelo, una bestia?
“Aro, non puoi! È poco
più di una bambina!” esclamò a bassa voce, dimenticandosi il rispetto e le
buone maniere.
Renata scattò in sua
direzione e mostrò i denti. “Non si discutono le decisioni del Maestro” sibilò.
Aro fece ad entrambi
un gesto di pace, prima di voltarsi verso Eleazar.
"Eleazar, la situazione Bella è molto
particolare. Per prima cosa ha visto la nostra Jane all’opera, e perciò non
possiamo lasciarla andare così facilmente. Secondo, si è rivelata molto dotata
anche se prigioniera di questa forma imperfetta” spiegò, fissando Bella con
bramosia “È riuscita a respingere sia Alec e Jane, capisci? E anche il mio
potere con lei non sortisce alcun effetto! È stupefacente! Bella, sei così
speciale!” concluse fissando la bambina, che si strinse ancora di più su sé
stessa, spaventata da quel mostro che la fissava senza nascondere i suoi
desideri “Abbiamo molte motivazione che ci inducono a credere che lei sia
“L’Evoluzione?”domandò
Eleazar strabiliato, tornando a studiarla. Possibile che fosse lei? Possibile
che lei fosse ciò che la loro razza aspettava da millenni?
“Per esserne certi,
però, ci serve una conferma” intervenne Caius stanco di tutta quella tiritera
“E i tuoi poteri ci sarebbero molto d’aiuto, ora”
Eleazar sentì una
sensazione di nausea impossessarsi di lui. Volevano che li aiutasse a
contaminare l’anima di quella ragazzina? Doveva distruggere la sua vita? No, questo mai.
“Eleazar, non sarai
diventato anche tu un fervente difensore degli esseri umani?” insinuò Jane
maligna “Cosa c’è, non ti ricordi più a chi devi il tuo rispetto?”
“Su, su, Jane cara” la
rimproverò Aro “Eleazar non è più avvezzo ai nostri costumi. Non puoi fargliene
una colpa”. Sospirò teatralmente, per poi fissarlo“Il nostro amico è da
ammirare, in fondo. Difende le sue nuove idee. Ammirevole. Il problema, però, è
un altro”
“Bella, cara” disse
poi guardandola con un sorriso dispiaciuto “Temo proprio che Eleazar stia per
firmare la tua condanna a morte”
Gli sguardi dell’uomo
e della ragazza si puntarono su di lui, illuminati dallo stesso shock. Isabella
portò poi i suoi occhi sulla figura del nuovo venuto, supplicanti.
“P-perché?” chiese,
rivolta a tutti e a nessuno in particolare. La sua voce, sebbene fosse
arrochita dal pianto, era melodica.
“Isabella, non
sminuire la tua intelligenza, per favore” la riprese divertito Aro “Sono certo
che ormai ti sia chiaro cosa siamo in realtà”
Un tremore si propagò
per tutto il corpo della bambina. “Ho v-visto lei…” indicò in lacrime Jane
“B-bere il sangue d-di S-sandro… p-pensavo c-che n-on esistes-sero i v-vampiri,
p-però…”
“Visto, Eleazar?” la
interruppe Aro “Non possiamo lasciarla andare via. Sa troppo. Ed è stato
difficile trattenere Caius dal preservare la giustizia…”
Scosse la testa mentre
un sorriso sadico incrinava le labbra del fratello biondo.
“Se vuoi che viva,
devi dirci se è lei quella che aspettiamo. Altrimenti, il suo destino è già
deciso”
Si fissarono senza
parlare. Aro lo aveva in pugno, e tutti i presenti ne erano consapevoli.
Così, dopo un breve
momento di esitazione, Eleazar spostò lo sguardo sulla bambina, odiandosi dal
più profondo del cuore.
E, per un secondo,
vide tutto.
L’esplosione di luce
che gli abbagliò gli occhi fu così totale da lasciarlo sconvolto, barcollante e
instabile sulle gambe. Le ginocchia gli cedettero, e controllò inerme di fronte
alla padrona del mondo.
La sua luce lo
avvolgeva cullandolo, proteggendolo dalle ingiustizie della vita. Il calore di
quella luce gli rivelò i segreti del creato, rassicurandolo e parlandogli in
una lingua fatta di musica, canti e melodie a lui sconosciute, incomprensibili,
eppure così familiari. Eleazar sentì le lacrime di commozione scendergli dalle
guance mentre Isabella lavava via i peccati dalla sua anima. E i colori, ah,
quei colori così sfavillanti, che gli danzavano davanti agli occhi! L’energia
dell’universo era contenuta in quelle sfere colorate. Volle provare a toccarli,
attrattone.
Ma la luce divenne
improvvisamente fuoco, che inghiottì i colori e lo respinse, proteggendo la sua
padrona e i suoi segreti. Le fiamme lo cacciarono via, abbagliandolo,
bruciandolo, per poi ritirarsi rapidissime e scomparire, facendolo ritornare
alla realtà, in quel mondo vecchio e marcio che, dopo quell’esperienza, gli
sembrò ancora più indegno di compassione.
Privo di forze, alzò
lo sguardo verso la sua signora, che lo fissava sconvolta e preoccupata.
Ansante, continuò a
fissarla a lungo, ebbro di quella luce e timoroso di quel fuoco che aveva
scorto in lei. E quei colori, Dio!, quei colori! L’unica volta che li aveva
scorti era stato in un altro vampiro, ma non erano mai stati così vivi e
limpidi, così unici…
E l’oro che lo aveva
protetto? Eleazar non l’aveva mai visto.
Indifferente ai
richiami che gli scivolavano addosso, si concentrò per riprovare, per
ubriacarsi ancora di quelle sensazioni, incurante del timore del fuoco che
l’aveva scacciato, desideroso soltanto di raggiungere di nuovo quella pace.
Ma un’insormontabile
barriera lo respinse.
“È uno scudo…” mormorò
“Ecco perché vi ha respinto… ha un potente scudo mentale che la protegge!
Straordinario! Pensa se riuscisse ad estenderlo anche al suo corpo…”
Ma si morse la lingua,
ricordandosi di non essere solo e maledicendosi per aver parlato troppo.
Il ghigno di Aro,
infatti, si era fatto raccapricciante.
“Quindi è lei? Lei è
Eleazar si rialzò e
indossò nuovamente la sua maschera impassibile. Non poteva permettere che
Alec, a
un’impercettibile movimento di Aro, si spostò quel tanto che bastava per
coprire la porta. Ai suoi piedi, una leggera ombra d’oro pallido iniziò a
frusciare, pigra.
Aro sapeva. Aveva
capito. E se si fosse azzardato a fare qualsiasi cosa, sarebbero morti
entrambi. Trattenendo un ringhio impotente si impose controllo.
“Molto probabile”
rispose atono “Ciò che ho visto… è stato unico. Posso dirvi che i suoi poteri
saranno incredibilmente potenti. Sarà in grado di controllare gli elementi,
anche se il fuoco rimarrà la sua prerogativa. Sarà un ottimo elemento sia in
attacco che in difesa, e…”
Ma il suo elogio non
poté continuare, poiché entrambi i fratelli porsero la mano ad Aro. Lui le
accolse tra le sue e poi sorrise, un sorriso trionfante.
“Sì. Ne sono sicuro”
rispose ai due. Poi si girò verso Isabella. “Visto, bambina? Sei speciale! Non
hai sentito l’ottima impressione che hai fatto sul nostro Eleazar? E ti
assicuro, non è facile colpirlo!”
Eleazar la guardò
implorante, supplicandola di perdonarlo. Non aveva esagerato nel descrivere i
molti doni che possedeva, ma aveva parlato con un tono talmente ardente e
accalorato per proteggerla. Non poteva morire, non lei. Non si sarebbe
perdonato se fosse successo qualcosa. Non poteva portarla via di là, né
farla fuggire dalla sorte che
l’attendeva. Poteva solo sperare che, con le sue parole, le fosse riservato un
destino migliore, magari pari a quello di Jane. Servita, riverita ed elogiata.
E un giorno sarebbe tornato a chiederle perdono, accettando qualsiasi pena
volesse dargli per averla obbligata a una pseudo vita da dannata.
Ma non poteva
permettere che morisse. Questo no.
“M-ma… io non s-sono
s-speciale!” singhiozzò Isabella “Vi prego, vi prego! Lasciatemi tornare a
c-casa! N-non dirò nul-la… per favore…”
Aro le si inginocchiò
accanto, facendola appiattire ancora di più contro il muro. “No, Isabella. Non
piangere” le sussurrò “Noi ti stiamo offrendo la possibilità di una vita
migliore. È un privilegio enorme quello che ti sto facendo, sai? Diventerai una
di noi! Una splendida, meravigliosa immortale che comanderà il mondo in nostro
nome”
“M-ma io n-non…”
“Eleazar, aiutami a
conquistare Isabella!” disse Aro “Confermale anche tu che lei è ciò che
cerchiamo. La perla che ci manca”
Un sibilo secco da
parte di Jane, calmato da un gesto del fratello. Eleazar fissò Aro, impassibile.
Non voleva essere
complice. Non voleva che le accadesse
qualcosa, non poteva permetterlo.
“Dobbiamo forse
dedurre che ti sia sbagliato, Eleazar”?” intervenne Caius “Dovremmo ucciderla
subito?”
Giocavano sporco.
Sapevano che non l’avrebbe permesso. Conoscevano le sue debolezze.
Eleazar alzò le
spalle, fingendo un’indifferenza che non aveva. “Se proprio volete
trasformarla, fate pure. Al limite, avrete trovato un altro elemento”
“Molto bene, allora!”
esclamò Aro rialzandosi “Penso che… sì, Jane possa procedere. Credo tu sia la
più indicata”
Jane sorrise sadica e
si avvicinò.
“Ma come, Aro? Qui? E Jane?” sussurrai a voce bassa fissandolo
terrorizzato.
Aro alzò le spalle.
“Jane si merita una ricompensa” disse solo. Si voltò verso Isabella. “Sentirai
un po’ male, inizialmente, ma quello che riceverai in cambio sarà senza pari”
Isabella fissò
terrorizzata l’avvicinarsi della bambina.
“Ti prego!” urlò
all’indirizzo di Eleazar, straziandogli il cuore.
E non poteva
immaginare quanto l’uomo volesse aiutarla. Quanto Eleazar volesse uccidere quei
vecchi bastardi, prenderla e portarla in salvo. Di quanto desiderasse questo, e
di quanto fosse consapevole che se avesse azzardato un solo movimento avrebbero
ucciso entrambi.
Perdonami, penso
disperato, prima di parlare, Ti prego, perdonami, se puoi.
“Mi dispiace” disse
atono “io non posso farci nulla”
Uscì a passi lenti
dalla stanza mentre Jane si gettava su Isabella…
“...E scappai via, come un codardo, lasciando Isabella al
suo destino”
Le parole di nostro zio, così come le immagini dei suoi
ricordi che avevo seguito fin’ora, svanirono, lasciando dietro di loro un
pesante silenzio.
Era ormai pomeriggio inoltrato, e il buio già dominava il
paesaggio intorno a noi.
I nostri sguardi non si erano spostati dalla figura di
Eleazar, in piedi al centro del salone, per tutta la durata del racconto; ora,
invece, ognuno di noi fissava un punto differente della stanza, con i più
svariati sentimenti nelle iridi dorate. Dolore, preoccupazione, ansia, paura,
rabbia, si alternavano nei nostri occhi come una girandola impazzita.
Nessuno osava aprir bocca, troppo sconvolto per poter
parlare, persi com’eravamo in quel terrificante racconto.
Un brivido mi percorse la spina dorsale. Vedere con i miei
occhi ciò che gli altri avevano solo sentito era stato atroce. Il terrore
dipinto sul volto di quel piccolo angelo…
La vista di quella Bella umana, così fragile, rinchiusa come
un animale in mezzo a quei mostri mi aveva straziato l’anima. E ringraziai che
Eleazar se n’era andato prima che Jane l’attaccasse, perché non avrei
sopportato la vista di lei sconvolta dal dolore.
Rafforzai la presa intorno alla vita di Bella, stringendola
ancora di più al mio petto, ma nulla, non ottenni reazioni da lei.
Era diventata apatica.
Raggomitolata su sé stessa, le ginocchia al petto e le
braccia a cingerle, stava seduta tra le mie gambe, in silenzio, immobile, il
viso posato sulle braccia con i capelli a nasconderla dal mondo. Piangeva;
interrottamente, da quando era rientrata in casa, non aveva smesso di piangere
in silenzio.
Era un supplizio terribile vederla ridotta in quello stato,
straziante quasi quanto la sua fuga di poche ore prima. Se Carlisle non
l’avesse ripresa…
Riportai la mente a quei tremendi istanti, da quando mi
aveva allontanato con una specie di onda d’energia, fino al momento in cui io e
Eleazar non li avevamo inseguiti nel folto del bosco, trovandoli nei pressi del
fiume.
Era inginocchiata a terra, le braccia attorno al busto, e
singhiozzava, in preda a un enorme dolore; Carlisle la sovrastava, e curvo su
di lei le teneva bloccate le braccia. Pazzo di dolore ero corso da Bella,
cadendole di fronte, per poi tentare di alzarle il viso con gentilezza. Con gli
occhi rossi e gonfi di pianto mi aveva guardato per un secondo, persi; poi, il
buio. La luce che li aveva sempre animati era scomparsa, così come i tremori e
i singulti che le sconvolgevano il corpo. Aveva voltato la testa, sfuggendo al
nostro sguardo, e non aveva più parlato o compiuto movimenti.
Sorda ai nostri richiami, alle nostre suppliche, a tutto;
Carlisle si era visto costretto a sollevarla e lei ancora non aveva reagito,
mantenendo lo sguardo fisso sul manto erboso. Avevamo provato a rimetterla in
piedi, ma era scivolata al suolo, come se non riuscisse a rimanere stabile
sulle gambe. Non aveva protestato quando l’avevo presa in braccio io; non aveva
fiatato quando Esme, Rose e le altre le erano sciamate intorno, spaventate
dalla sua apatia.
Nemmeno un sospiro. Solo lacrime.
Le fissai la nuca, stringendola a me ancora di più. Sembrava
una bambola, rotta. Morta.
Scacciai via quell’immagine, non riuscendo a sopportarla, e
mi chinai posando il mento sui suoi capelli. Nulla. Nessuna reazione.
“Non è passato giorno” riprese Eleazar “In cui non pensassi
a ciò di cui ero stato
“Allora era questo che ti tormentava” sussurrò Carmen
fissandolo addolorata “Oh, Eleazar…”
“Mi dispiace averti fatto preoccupare, Carmen” rispose lui
con un’accennata dolcezza nella voce “Ma non merito proprio la tua compassione”
Si voltò verso di noi, lo sguardo mortificato. “Ho tentato,
molte volte, di mettermi in contatto con Volterra” proseguì “Ho chiesto notizie
su di te, ma non ho ottenuto nulla. Non che ci sperassi veramente, certo. Così,
un giorno, quasi un anno fa, decisi di far ritorno a Corte”
La sua famiglia lo guardò stupefatta. “Ma allora quel tuo
viaggio in Egitto…” soffiò Garrett.
“Ho chiesto a Benjamin di fornirmi una copertura nel caso mi
aveste cercato” spiegò voltandosi verso il figlio “Vi chiedo perdono per avervi
mentito, ma ho preferito tenervi allo scuro per non farvi correre rischi”
Vidi la mascella delle tre sorelle contrarsi. Quel déjà-vu aveva
ricordato loro lo stesso comportamento dalla loro creatrice, Sasha. Per un
momento, si erano sentite tradite anche da lui.
“Non sono riuscito ad ottenere nulla, comunque, se non una
cordiale bugia” riprese Eleazar “Mi hanno gentilmente informato che Isabella
godeva di ampi privilegi nel loro palazzo e aveva accettato la sua nuova
condizione senza creare molti fastidi. Aggiunsero anche che non mi riteneva
responsabile e non aveva nulla da comunicarmi. Gli chiesi se potessi vederla,
ma mi dissero che stava conducendo un’importante spedizione in Asia centrale, e
che non sarebbe tornata prima di un mese. Così fui invitato ad andarmene”
Posò il suo sguardo sulla figura di Bella.
Cosa le hanno fatto…,
pensò angosciato, È tutta colpa mia se è
ridotta in questo stato.
Lo fissai nelle iridi, facendo un impercettibile segno di
diniego col capo.
La verità era che nemmeno io sapevo come giudicare le azioni
di mio zio.
Il dolore che aveva provato per la sorte di Isabella era
indiscutibilmente sincero, e non si era estinto negli anni, ma anzi, lo aveva
tormentato ogni singolo giorno della sua vita. Il pensiero di lei prigioniera e
utilizzata come oggetto lo aveva dilaniato. Si riteneva l’unico colpevole per
non essere riuscito a portarla via da lì.
E aveva ragione. Era anche colpa sua se Bella si trovava,
ora, in queste condizioni. Lei non avrebbe dovuto subire tutto ciò. Forse,
sarebbe stato meglio se ci fosse stato Eleazar, al suo posto, a patire le
molteplici atrocità che le erano toccate.
Alla fine, era soltanto colpa sua.
Così come era comparso, quel pensiero svanì, lasciandomi
profondamente disgustato di me stesso.
Come potevo aver pensato una cosa così orribile su mio zio?
Come se per lui fosse stato facile. Era ritornato nel posto che più odiava,
aveva fatto tutto il possibile per tutelare i suoi cari, aveva tentato in ogni
modo di fornire un destino per lo meno piacevole a una completa sconosciuta, e
come se non bastasse in tutti quegli anni non si era concesso un attimo di
pace, tormentato per la sorte di una semplice umana.
E io mi permettevo
di recargli offesa?
Eleazar aveva tentato il possibile e l’impossibile, per lei;
aveva fallito, ma non si era dato pace. Era solo da ammirare.
Portai lo sguardo su Bella. Cosa ne pensi tu, stellina?, pensai, Parlami. Per favore, di’ qualcosa.
“Ma s-si può sapere cosa diavolo è l’Evoluzione?”
Il pigolio incrinato di Alice squarciò l’aria, come il tuono
che seguì subito dopo. Bella ebbe un tremito che si propagò anche al mio corpo.
Mia sorella portò ancora una volta lo sguardo sofferente
sulla mia stellina; stretta tra le braccia di Jasper, sapevo che se ne fosse
stata in grado avrebbe versato fiumi di lacrime. Eleazar, Carmen e Carlisle si
scambiarono uno sguardo, presi in contropiede.
“Ecco… diciamo che è più che altro una leggenda” iniziò
Carmen con voce incerta “Una voce di corridoio che aleggiava a Volterra, quando
noi eravamo in servizio. Ma a quanto pare si è rivelata una veritiera profezia”
“Forse è meglio spiegare dal principio” intervenne Carlisle.
Focalizzammo la nostra attenzione su di lui, che prese un respiro e iniziò a
raccontare.
“Come ben sappiamo, la teoria evoluzionistica della nostra
specie si scinde in due versioni, una che segue il modello Darwiniano, per così
dire, e l’altra che afferma che noi vampiri siamo venuti al mondo senza seguire
una particolare evoluzione, comparendo sulla Terra con le nostre qualità”
cominciò “Ma per quanto possiamo andare a ritroso nel tempo, nessuna delle due
trova fondamento. Non ci sono testimonianze che ci forniscano prove certe della
nostra, diciamo, storia. Le più antiche tracce della nostra presenza nella vita
degli uomini risalgono all’antica Babilonia, ma potremmo aver solcato le vie di
questa terra già millenni prima. Il vero quesito irrisolto, però, non è tanto
la nostra apparizione sulla Terra, quanto lo sviluppo dei nostri poteri.”
“Come abbiamo sviluppato la nostra forza, la nostra
velocità, i nostri sensi sviluppati?” continuò, facendo scorrere lo sguardo su
tutti noi “I nostri poteri supplementari da cosa derivano? Sono davvero poteri
ampliati della nostra condizione umana? Se questo fosse vero, allora
equivarrebbe a dire che in ogni singolo essere umano giace sopito un potere
segreto, di cui non se ne conosce
Fece una breve pausa, fissandoci negli occhi. “Ma per quanto
ne sappiamo, la nostra razza ha raggiunto la piena maturazione delle sue
capacità otto secoli orsono. Da quanto ho potuto apprendere dai diari dei
Volturi, che studiano la nostra evoluzione da quando sono saliti al potere, non
abbiamo subito alcun cambiamento da allora”
“Eppure” prese
“Tranne per il sorriso inquietante di Aro” sibilò duro
Eleazar.
“La leggenda si era avverata” continuò Carmen “Era nato un Envrial”
La testa di Bella scattò in direzione di Carmen così rapidamente
da risultarmi quasi sfuocata. Nella mente di mia zia riuscii a vedere il volto
di Bella, devastato dalle lacrime e dalla paura, venire per un attimo sconvolto
dalla sorpresa.
Il volto di Carmen divenne una maschera di dispiacere. “Mi
dispiace, niña, ma è morto molto prima che tu venissi al mondo”
Isabella non disse nulla. Si limitò a
sottrarsi ai nostri sguardi e tornare a proteggersi dal mondo, nella stessa
posizione di prima.
“Bella…” la chiamai, ma non ottenni
reazioni.
“Hai detto un Envrial, giusto?” continuò Emmett con voce incolore. Mai avevo
sentito mio fratello così privo di vitalità. “Sarebbe?”
“L’evoluzione della razza dei vampiri”
La voce di Bella proveniva
direttamente dall’oltretomba. Faceva paura.
Roca, incolore, insofferente. Morta.
“Envrial, nell’antica lingua dei Sacerdoti del Sol Calante,
significa Nuovo Potere” continuò
inespressiva, senza sollevare il capo “I Volturi la usano per indicare la nuova
razza di vampiri che tanto bramano. Hanno capacità di gran lunga superiori a quelle
di un vampiro normale. Possono controllare gli elementi per poter compiere le
cose più straordinarie. Padroneggiano poteri psichici inimmaginabili, e le loro
difese sono indistruttibili”. Fece una pausa. “Almeno, queste sono parte delle
congetture che ho dovuto appurare sulla mia pelle”
“I Volturi hanno fatto esperimenti su di te?” chiese Tanya,
agghiacciata.
“Io servo a questo. Sono una cavia”
Un lampo seguì le sue parole, e il picchiettio della pioggia
che precipitava al suolo si fece più pesante.
“Il pregio più grande della mia razza lo posseggono le
donne” continuò senza particolar tono “Possiamo avere dei figli di sangue,
sebbene non si sappia nulla né sulla gravidanza né la crescita dei feti. Ma i
Volturi sono ben decisi a far luce su questo aspetto. Era solo questione di
tempo prima che dessero il loro consenso per farmi violentare. E, una volta
dato alla luce un mio eventuale figlio, esso sarebbe stato vivisezionato come
una rana e studiato nel più piccolo particolare. Almeno, il primogenito”
Sentii un conato serrarmi la gola, e non fui il solo. Esme e
Rose, poi, fissavano Isabella disgustate, tanto dall’immagine vivida che aveva
prodotto nelle loro menti quanto per il distacco con cui aveva pronunciato
quelle parole. Come se la cosa non la toccasse minimamente.
“Smettila” sibilai, un’implorazione per lei e per me; non
riuscivo a sopportare il peso di quella verità. Perché Bella stava dicendo il
vero, e su questo non si poteva discutere.
“Perché?” mi chiese Bella “Vi sto solo informando del futuro
che è stato prescritto per me”
Sentii un altro brandello della mia anima sfumare nel nulla
a quelle parole. La rassegnazione totale con cui le aveva pronunciate mi aveva
destabilizzato. Dunque, non le importava nulla della sua sorte? Sarebbe tornata
a Volterra, avrebbe subito di nuovo (forse per sempre) gli orrori che ci stava
descrivendo senza provare a ribellarsi? Aveva scelto di essere un semplice
pezzo di carne morta, sia dentro che fuori?
No, non l’avrei permesso. Questo mai. Io avrei…
“Se pensi che sia davvero questo, il tuo destino, allora
posso sempre riaccompagnarti a Volterra”
Ci voltammo tutti scandalizzati Eleazar, che immobile,
appoggiato al muro, fissava Bella con sguardo indecifrabile.
“Papà!” esclamarono stupefatti i figli, nello stesso istante
in cui io gli ringhiai furiosamente contro, stringendo Bella al mio petto.
Istintivamente, Carmen rispose al mio ringhio per proteggere il suo compagno.
“Tentiamo di mantenere la calma” intervenne Carlisle
“Eleazar, ti prego di smetterla. Subito”
“Perché?” replico questi serafico “Mi sembra che Isabella
non si attenda altro dalla vita se non il suo destino. Allora perché farla
attendere?”
“Se vuoi ritrovarti le ossa del corpo fratturate, fai pure,
zio” ringhiai sentendo Bella tramare.
Stai calmo, Edward,
mi disse, Non voglio farle del male.
“Mi sembra che Isabella abbia accettato il suo destino, e
non voglia far nulla per cambiarlo”replicò però ad alta voce. Alzò le spalle.
“Perché farla attendere?”
Questa volta a ringhiare fu Esme, prontamente trattenuta da
Carlisle, mentre un coro di “Smettila, Eleazar!” si alzò dai suoi figli.
“E di mia figlia
che stai parlando!” sibilò livida mia madre, liberandosi con rabbia dalla
stretta del compagno “E prima che tu possa farle qualcosa ti ritroverai con
qualche articolazione in meno, lo giuro sulla mia famiglia!”
Carmen si accucciò di fronte al marito, ringhiando.
“Indietro!”
“Carmen” soffiò Eleazar, addolorato.
“Esme!” la riprese Carlisle, sbalordito quanto noi.
“Non doveva dire certe cose. Ha ragione mamma” disse Emmett,
appoggiato subito da Jasper.
“Ma zia non doveva minacciare papà!” replicarono i nostri
cugini.
I toni si alzarono. Ringhi, urla e parole grosse iniziarono
a volare per la stanza. I miei fratelli e le mie sorelle presero a inveire
contro i nostri cugini, mentre Carmen ed Esme erano a un passo dal menar le
mani, incuranti della prese dei loro mariti che le invitavano alla ragione.
Era scoppiato il caos. Una lite degenerativa, che poteva con
molta facilità trasformarsi in una faida.
Osservavo lo svolgersi degli eventi come un anonimo
spettatore. Non facevo nulla per fermarli né per placare la zuffa, insofferente
alle loro liti; non mi importava nulla di loro, perché tutto il mio dolore, la
mia concentrazione era catturata da quel piccolo fagotto che aveva ripreso a
tremare tra le mie braccia.
La fissavo impotente, svuotato da ogni cosa che non fosse il
dolore. Dolore per la mia incapacità di aiutarla. Dolore per essere stato così
stupido da pensar che assecondandola, fingendo che tutto fosse sempre andato
bene, potesse essere la soluzione miglior, per lei. Dolore, acuto e rabbioso
dolore perché l’unica cosa che sapevo e potevo fare per lei, sapendola in
quello stato, era auto-commiserarmi e piangermi addosso.
“Siete sempre state buone amiche, non c’è bisogno di…”
“… Stai dicendo che nostra sorella merita di essere
rinchiusa…”
“… Se non fossi sempre così cieca, cugina, capiresti anche
tu che…”
“… La situazione ormai non è più…”
“… Se è la guerra che volete…”
“… Bene! Allora…”
Le urla si fecero sempre più alte, i ringhi sempre più
frequenti… e i singhiozzi divennero bassi mormorii.
“..no… non è così… no… basta… smettila…”
Osservai il corpo di Isabella venir scosso da tremiti che
pian piano si tramutarono in vere e proprie convulsioni. Le lampade del salotto
iniziarono ad andare ad intermittenza, attirando l’attenzione degli altri, che
smisero di urlarsi contro per osservarsi attorno, basiti.
Succede, alle volte, che delle persone miti e apparentemente
tranquille portino nei loro cuori enormi, pesanti fardelli. Possono essere
problemi famigliari, torbidi segreti, inimmaginabile eventi che hanno anche
solo sfiorato per un attimo la loro esistenza ma che, però, hanno lasciato
cicatrici indelebili nel loro cuore. Il reale problema è che chiunque circondi
queste povere esistenze raramente si accorge dei loro demoni interiori e, se
puta caso ne venisse a conoscenza, una ancor più piccola percentuale è disposta
ad aiutarli. Così, queste persone si ritrovano sole, senza nessuno a cui
aggrapparsi veramente, con qualcosa che va contro la loro comprensione con cui
convivere per tanto, tanto tempo, accumulando, senza affrontarli mai, ogni più
piccolo momento buio.
E quando alla fine giunge il momento della resa dei conti,
l’esplosione che causano è inevitabile quanto devastante.
“Non è vero… non è assolutamente vero…” singhiozzò Isabella
prendendosi il capo tra le mani.
“Balla…” la chiamai, spaventato.
“NON È UNA MIA COLPA!” urlò sollevando il capo verso il
cielo, sconvolta dal dolore.
Si scatenò il pandemonio. Le lampade, lo schermo del televisore,
i vasi e la grande vetrata esplosero, riempiendo il salotto dei loro petali
affilati, costringendoci a riparaci gli occhi. Gli allarmi delle auto
scattarono, levando al cielo i loro sgraziati lamenti. Buio e pioggia divennero
i padroni nel soggiorno.
“Santo. Dio!” esclamò Garrett tappandosi le orecchie con le
mani “Che diavolo succede?!”
L’antifurto della casa e l’allarme anti-incendio si unirono
impazziti a quello spettacolo senza precedenti, disturbando ancora di più i
nostri sensi.
“Qualcuno cortesemente vuole far smettere questo baccano?!”
urlò Rosalie.
Ma in quell’istante divenni improvvisamente sordo e cieco al
resto del mondo. Perché in quell’istante, il mio piccolo angelo crollò su sé
stesso, stringendosi una mano sul cuore.
Credo di aver urlato, forse. In seguito non ricordai niente
di quei brevi istanti. Riuscii soltanto a percepire la presenza di Carlisle e
Eleazar accorsi al mio fianco, mentre pazzo di dolore sostenevo Bella per le
spalle, la morte sul volto delicato del mio angelo.
C’è chi mi vorrà uccidere, chi mi vorrà lapidare, chi vorrà solo che soffra… ma per ora, sono qui e mi limito ad aggiornare. Che dire di questo? Beh, intanto è uno dei capitolo più complessi che abbia scritto, ed è solo la prima parta. E mi piace. Parecchio. Ma vorrei sapere voi cosa ne pensate. Poi, la quasi faida tra Denali e Cullen… si risolverà? Probabile. E Bella… beh, suo sarà il prossimo pov. Ma non saranno rose e fiori.
Smanukil: credo che con questo ritardo abbia
veramente mandato al manicomio qualcheduno. xD Mea
culpa. Allora, il grande caos si
dovrebbe risolvere in tre, quattro capitoli massimo, ma non prometto nulla. Mi
piace cimentarmi nei drammi, in questo periodo. A proposito, grazie per i
consigli riguardo il King dell’horror. Ancora non ho avuto tempo di leggere
qualcosa, se non a pezzi e velocemente, ma ho trovato una bella lettura interessante
da fare sotto l’ombrellone. In oltre, un enorme GRAZIE di cuore per farmi
notare tutti gli ORRORI di lingue straniere che commetto (non è che per caso te
la cavi anche in Svedese? Quella frase me l’ha detta il traduttore, quindi non
mi fido…); se noti qualche altro strafalcione dimmelo subito, per favore.
Inoltre, ho notato parecchio errori anche di italiano, rileggendo lo scritto,
quindi inizierò il restyling di tutto questo polpettone a breve. Un abbraccio,
e grazie!
titty88: Grazie
infinite! Sono felice di averti trasmesso così tanto. Spero che il pov Eddy
abbia chiarito un po’ di più. Il prossimo sarà pov Bella, vedrò di sorprenderti
ancora!
lucisaba:
Welcome in our big crazy family! Addirittura adorare? Nonostante sia così scostante e inaffidabile negli
aggiornamenti? Grazie mille!
Wind: carissima, sono riapparsa! Ormai davvero
non ci speravi più. Spero che anche questo mi valga qualche punto sulla scala
di gradimento. L’effetto sorpresa ci sarà anche qui, credo, ma di sicuro nel
prossimo farò scintille! Un bacio.
valli: welcome in our big crazy
family! Grazie,
stella. Più che altro, a far impazzire Bella è lo shock dei suoi ricordi che la
figura di Eleazar gli evoca, piuttosto che lui in persona. In questo capitolo forse
lo spiego meglio, comunque. La fiducia che Bella ripone nei Cullen, gli unici in
cui crede, a cui vuole bene, viene a mancare quando si rivede davanti lo “zio”.
Non si fida neppure più di Carlisle, il che fa ragionare. Fammi sapere che ne
pensi di questo. Bacio.
kandy_angel:
Welcome in our big crazy family! grazie infinite!
mylifeabeautifullie: Sister! Quanto tempo che non leggevo le
tue recensioni!!! Anche io voglio vivere con i fratelli Cullen! ;) Ti dirò che
amo davvero molto scriverete tutte le scempiaggini che si inventano. Vorrei
fare un capitolo a parte su Emmett che vuole diventare un monaco buddista!
Anche se ancora meglio è far crollare le facciate da “Perfetta Perfezione” dei
coniugi Cullen. Io Esme ce la vedo troppo come giocatrice incallita! Mentre
Carlisle non credo che sia così mansueto, suvvia! Per Tanya, l’ho detto, a me
francamente sta anche piuttosto simpatica – non come frega-uomini, ma povera
scaricata cronica dall’infatuazione della sua eternità (per maggiori dettagli,
mail privata da richiedere xD) vediamo cosa ne pensi di questo capitolo.
Bacionissimi!
Finleyna 4 Ever: Prezzemolina! O.O Come sorella perfida?!
Io sono buonissima! Mi diverto solo a tagliare i capitoli sul più bello! La
scena di Esme e Edward mi ha lasciata commossa, e non scherzo, mentre la
scrivevo: non si è mia mostrato molto il legame affettivo che li lega, giusto?
Più che altro si parla di Edward e Carlisle. Bah! Vediamo cosa ne pensi di
questo. bacio
vanderbit: welcome in our big crazy family! Ciao, e
grazie! Si, hai ragione, dovrei aggiornare un po’ più spesso, ma in questi mesi
ho avuto un casino da fare… mi mancava da morire scrivere, lo giuro. Sia per
l’arrivo dei Volturi che il fidanzamento di Bella e Edward dovrai aspettare un
po’, sorry! A presto!
miss_cullen90: Welcome in our big crazy Family!Un
milione di grazie per i tuoi fantastici complimenti. Sono contenta che la mia
scrittura sappia ammaliare così tanto chi legge, il mio scopo è proprio questo.
Se posso confessarlo, il momento Carlisle/Bella e quello Esme/Edward sono le
mie due scene preferite del capitolo. L’amore è palpabile, credo – anche se
alla fine non è L’Amore che tutti si aspettano, eh, eh… Sinceramente su Eleazar
non l’avrei mai detto neanche io. Ma la folgorazione mi è venuta passeggiando,
e così ho detto perché no? Dopotutto, mi sembra che in questa storia tutte le
comparse abbiano un ruolo decisivo, e francamente non voglio che quello dello
zio si riduca a sergente nella grande battaglia finale… è scontato. Vorrei fare
qualcosa di diverso, ma sono ancora molto lontana! xD Anche Tanya è una
sorpresa, vero? Bah, vediamo più avanti! Un bacio!
valinacullen89 : Carissima! Scusa il ritardo! Fina ad
adesso, Tanya non è così cattiva, vero? Vedremo più avanti. Mentre Eleazar è
diventato l’orco… che intrigo avvincente… il problema è che non so come uscirne
fuori! XD No, qualcosa ho in mente, ma devo solo scriverla. A presto, si spera!
aLbICoCCaCiDa: Gioia! Anche tu ti fai desiderare, eh?
Com’è andato l’esame? Spero bene, così ti godrai anche questo cappy – prendilo
come un regalo! Eh sì, è Eleazar a dare problemi, e non Tanya. Ma come finirà?
E comunque, non credo di voler dividere ANCORA Eddy e Bells. Magari nel
prossimo capitolo! Un bacio
Fc27: Ciao Francy! Intanto il tuo commento non
è inutile, anzi. Anche a me Bella e Edward hanno stufato, perciò… rimarranno
così! No, scherzo… vedrai, vedrai… che Edward qualcosa abbia capito è
possibile, ma non agisce. In questo è rimasto identico all’originale. Comunque,
fammi sapere cosa ne pensi del resto, ok? Un bacio!
googletta: Salve! Sei già partita consapevole che il
mio ritardo si sarebbe prolungato, eh? xD Scusa. Comunque concordo con te, in
questo capitolo chi soffre di più, oltre Bella, è Carlisle che si sente chiamare
bugiardo dalla sua figlioletta. Comunque, perdona la mia stupita, ma non ho ben
capito quali sono i punti che ti hanno maggiormente sconvolta. Se magari me li
facessi notare nella prossima recensione, vedrò di chiarirteli. A presto.
Mr Darcy: Sconvolgente, vero? Per una volta il mio
cervellino si è applicato e ha combinato qualcosa di buono! Vedremo più avanti.
Si, Eleazar è il “cattivo” della situazione. Ma sarà davvero così? E Tanya? È
solo una simpatica cuginetta, o porterà guai? Mistery. xD Che ne pensi di
questo capitolo-spiegazione?
bigia: stella! Grazie! A volte temo che le mie
spiegazioni siano incomprensibili al pubblico, o semplicemente noiose. È bello
sapere che sbaglio. ^^ grazie infinite, un bacio
Giulia miao: Altro che sfiga. Bella ha una microspia
in corpo, perché la sfortuna la trova sempre, soprattutto quando’è felice. Sarò
troppo crudele
Elfa sognatrice: Sai, in realtà Eleazar doveva essere un
nuovo membro della congrega dei vegetariani. Mi spiego, avrebbe dovuto
conoscere Bella a Volterra quando lui era in servizio, ormai stanco del suo lavoro,
e dopo aver visto gli orrori a cui l’aveva costretta avrebbe dovuto scappare e
rifugiarsi da Carlisle, incontrare Carmen (madre delle sorelle Denali) e poi
vissero felici e contenti. Ma non ero precisa con le date e tutto, perciò… Sinceramente nemmeno io avevo idea di come
fare per farlo spiegare a Bella, perciò ho fatto un Edward pov.! xD Tecnica
segreta!
Imaginary82: chiedo venia per il mio ritardo
ritarderrimo! Sia per questo che per lo scorso capitolo. Non è assolutamente
corretto nei vostri confronti, non si fa! Ma… l’ho fatto. Sorry. Perciò è stato
carino, come capitolo? Cioè, Esme e Carly con personalità nascoste, Tanyuccia
che fa la brava, e Eleazar che porta guai… dai, è stato carino, ammettilo. Mi
perdoni’ xD Un bacione!
WhiteRose: Anche io pensavo di Odiare Tanya. Quindi,
ho pensato, perché non redimerla un po’? vediamo che ne penserai tra due
capitoli. Un bacio.
Musa_Talia: Laura, carissima! L’anno prossimo inizio
filosofia! Cioè, non c’entra niente, ma sono emozionatissima alla sola idea!
Vediamo cosa dire di questo capitolo. I sentimenti per quanto palesi dei due
protagonisti si devono scontrare con un muro chiamato ottusità dalla maggior
parte degli studiosi. In realtà, credo che chi ne sia più consapevole sia
Bella, ma sinceramente ho i miei dubbi anche io! Un “mi piaci” sarebbe troppo
poco per Edward, e un “ti amo” troppo per Bella. Quindi, nisba. Per la creatività, ammetto che io le mie
notti le passo insonni, e al mattino questi sono i risultati. Ammetto che i
lati nascosti dei genitori Cullen hanno fatto scalpore, ma io li ho sempre
visti così, matti da legare e pronti a dimostrarlo alla prima occasione. Del
resto, con dei figli così… i Denali sono una grossa incognita anche per me,
sai? Non so ancora che parte dar loro. E invece, che ne dici della storia di
Eleazar? È semplicemente troppo? Fammi sapere. Un bacio.
irly18: Fede! Ti ho spedito due mail, una proprio
ieri! Ma che accidenti gli prende al mio msn? E che caspio! Va beh, ci provo da
efp. Per quanto riguarda la storia, se vuoi stamparla sono sicuro quattrocento
pagine. Io le ho stampate così posso correggere gli errori, però è un bel
mattone! A presto, un bacio!
Lily Evans 93: eh, povera Bellina, in mano a una strega
come me! e povero Eleazar! Ho spiegato largamente perché l’ha fatto, no?
Poverini, sono così incompresi! Mi piacciono troppo! Un bacio.
LAZIONELCUORE:
Welcome in our big crazy family! Ciao, carissima! Ho visto che mi hai aggiunto
tra gli amici di faccialibro, anche se
non ho avuto modo di comunicare con te. La chat ha deciso momentaneamente di
morire, va beh… sono felice di ricevere così tanti complimenti, e spero che
anche questo capitolo non ti abbia deluso!
luisina: Sisterina!
Che bello, nonostante fossi piena come un uovo di impegni hai recensito! Ti
adoro! Stasera connettiti, ti prego! La scena ti Tanya ti ha sorpreso, davvero?
Sinceramente Tanya non mi ha mai fatto ne caldo ne freddo, quindi, ho voluto
renderla più “buona”, se così possiamo dire. Però qualche cosettina adesso glie
la faccio combinare… oppure no. Sono molto indecisa. Per la reazione esagerata
delle sorelle Denali, posso toglierti il dubbio. Immagina la scena: agosto,
l’una pm, un’autostrada che passa nel Canyon. Una macchina si ferma. Scende un
uomo. Posa una scatola a terra. Rimonta, se ne va. Dalla scatola emerge un
batuffolo di pelo. Un golden retriver di tre mesi, che lo guarda uggiolando con
gli occhioni lucidi. Bella fa lo stesso effetto. Da qui, lo sclero delle Denali
sister. xD Meno
male che mi fai dei complimenti su il mio modo di portare avanti scene e
rapporti! Ormai non ne posso più neanche io, ti assicuro. Diamoci una
svegliata! Ora le cose si sono movimentate un po’. Ho fatto bene o male?
Attendo una tua critica, più spietata che puoi. Bacione!
Bella_Cullen_1987:
ciao cara! Visto? Oltre ai Pazzi Cullen ci sono i Pazzi Denali! Che belle
famiglie! Carly e bella sono davvero da diabete in questo capitolo, però mi
piacciono. E noto con piacere che anche a te Eleazar ha stupito! Sono contenta!
Un bacio
MimiMiaotwilight4e : raggio di sole! Ciao! Condoglianze per
il tuo computer, so cosa vuol dire. Piccy! Dove sei??? (il mio computer defunto xD). Dici che con Bella sono
troppo sadica? Può darsi! Anche se in questo capitolo ho spiegato il perché.
Penso che sapere che il suo giudice è un amico intimo di Carlisle abbia minato
seriamente la fiducia in quest’ultimo. Tanya, invece, è un’altra persona, ma
vedremo se mantenerla così’. Un bacio!
_zafry_: Fiore… non ha ancora una mia recensione, ma l’ho
seguita. Sempre. E ammetto che mi ha fatto piangere dalle ristate. È un’idea
originale, frizzante, e piena di energia, e fa sempre piacere rileggere di
questo Edward sfacciato e questa Bella con gli artigli. Bravissima. Torna
presto e aggiorna con il tuo meraviglioso scritto. Io ti farò trovare una
recensione per ogni capitolo. Bacio
hale1843: Sister! I Cullen broche sono sempre
i migliori, eh? Ma anche questi
cuginetti iperattivi intrigano! Anche se zietto ce ne combina, di guai,… a
presto!
Obviously moi: Welcome in our big crazy family! Sono
onorata che tu ti sia iscritta al sito anche per commentare questa
storiella. E ancora di più che trovi
così tanta meraviglia nei miei scritti, sia nell’intreccio che nei singoli
personaggi. E per la sottile quanto rara dote del saper coniugare un verbo al
congiuntivo lo ammetto, siamo rimasti in pochi. E a me in particolar modo da un
fastidio tremendo quando, sentendo parlare alla televisore qualcuno di IMPORTANTE,
noto certi strafalcioni che solo Dio sa. Sarò troppo fiscale? xD un bacio
piccolinainnamora: ecco l’aggiornamento, con tante scuse!
ColeiCheAmaEdward: stavolta sono in ritardo io con la mail!
Sabato mi metto e scriverò a tutti, anche a chi non c’entra niente. Piaciuto il
cappy? Sono felice. Dimmi che ne pensi di questo! A presto!
MalyCullen: Betina mia, non c’è bisogno di scusarsi!
Se sei stata un po’ incasinata con la scuola non ci sono problemi. Dopotutto,
non sei mica al mio servizio, no? xD Sono contenta che ti sia piaciuto così
tanto la castroneria che ho scritto, sai
che amo pigiare a casaccio i tastini… eherh! Ora pubblico e stasera mi metto a
rileggere un qualcosa nota come NESSIE’S SISTER… sarà cartaccia? xD bah! Ma ti
devo dire GRAZIE. Grazie per aver votato questa storia. Grazie per quelle
magnifiche parole che mi hanno fatto commuovere. Grazie per avermi dato la
forza per continuare a scrivere con la tua recensione. Non so se i miei scritti
siano davvero degni di tanta considerazione, ma finché riuscirò a far sognare
te e tutti quelli che mi seguono non ho intenzione di smettere. Voglio portare
a termine questa storia non solo per me, ma per tutti quelli che si sono
affezionati ad essa e ai suoi personaggi. Grazie, betina, per esserci sempre,
anche se non ci sentiamo troppo spesso. Grazie di tutto.
Human_:
welcome in our big crazy family! Non ti preoccupare, hai recensito, alla fine, mi basta! Sono felicissima
che la storia ti piaccia così tanto. E sono io a ringraziare te per le tue
splendide parole. Il mio desiderio è emozionare che mi segue, stupirlo e
divertirlo con le mie bizzarrie. E è per me fonte di orgoglio sapere che ci
soro riuscita con te. Quindi, sono io a ringraziarti. A presto.
Silver_Alchemist: Carissima, la suspense non ti ha ucciso, vero? Io poi come faccio
senza di te? Vediamo che ne pensi di questo. Un bacione!
mistica88:
welcome in our big crazy family! Grazie mille per I complimenti. Comunque, ho solo avuto tre mesi
incasinatissimi. Ma sono ritornata. Io non sparisco mai! ;)
Ringrazio
ancora:
I coraggiosi che mi hanno messo tra i preferiti, i
nuovi arrivati e quelli che resistono: Grazie. Grazie, grazie,
grazie infinite, miei splendidi angeli, ormai saliti a 403; che
la vostra luce continui a farmi da guida.
Le stelle che seguono e vegliano costantemente su di me:
silenziose, dolci e indispensabili anche se intangibili, mille grazie a voi, 245
stelline mie.
I fantastci 27 che hanno deciso di
ricordarmi.
I
supereroi che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
I tantissimi che continuano a seguirmi in silenzio, come Protettori.
E a
tutti quelli che mi mandano mail, e a cui chiedo di avere pazienza, perché
non sono proprio un fulmine nel rispondere.
Novità: Su FACEBOOK
sono MARZIA ZIVERI. Se volete potete aggiungermi, ma ditemi chi siete, ovvero, il nickname di
efp. ^^
Marzia-mooblight@hotmail.it
Ziveri.ma@tiscali.it
Reazioni
[...] Perchè? Perchè diavolo ogni volta che ero felice doveva sccedere qualcosa? [...]
[...] Dammi la possibilità di proteggerti [...]
[…] Fungo da esca per attirare i Cullen
nelle schiere di Volterra […]
[…] Bene, fa pure! Vai a morire! Ma non ti aspettare che pianga per te, dopo!
[….]