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Autore: _Breath    09/07/2010    1 recensioni
[...]Non riusciva a trovare parole per descrivere le maree di sensazione che erano nate nel suo petto quando aveva visto suo figlio posare lo sguardo su di lui mentre la sua mamma, tenendoselo stretto al petto, aveva sussurrato un “quello è il tuo papà” facendolo bramare dal desiderio di toccare la pelle di quel bambino rosateo e grazioso. Al suono della parola papà una scarica di piacere gli aveva accarezzato la spina dorsale come se fosse stato sotto sedativo e un sorriso gli si era aperto spontaneo sulle labbra mentre le sue braccia si piegavano in avanti in un invito a prenderlo in braccio[...]
La storia dolce, sentimentale e romatica dell'amore di un padre.
Al mio papà. Ti Voglio Bene
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vita  
 << A Papà che è sempre maledettamente fedele al suo ruolo di "padre".
A volte fastidioso, altre volte spiritoso o gentile.
Al mio papà che amo; a lui al quale devo la vita lo Ringrazio! Ti Voglio Bene!  >>
Un padre  guardava una culla sfocata dalla luce della luna che, bianca, sembrava voler donare un pallore alla creatura che abbracciava anche nel sonno.
Con le mani strette al viso, il piccolo bambino avvolto da una coperta celeste, sembrava riposare beatamente con un respiro regolare e pacifico.
Dalla visuale alta della sua altezza, l’uomo, sorrise della figura del suo piccolo miracolo meravigliandosi di qua tanta bellezza fosse riuscito a creare.
Il bambino aveva gli occhi chiusi ma lui sapeva che le sue iridi erano del suo stesso colore verde brillante e che  quando avrebbe aperto la sua bocca in un primo sorriso avrebbe incurvato le labbra in due morbide fossette come la madre.
Perché lui era la fusione di due anime intrecciate dal filo comune e sottile del destino.
Sdraiato in quella culla nuova e super attrezzata per garantirgli tutti i servigi migliori, il suo piccolo bambino, sembrava stranamente sereno nella sua nuova vita da essere umano.
Fino a pochi giorni prima era stato solo un piccolo feto nella pancia della sua compagna mentre aveva trovato il suo posto nel mondo solo due giorni fa.
Se chiudeva gli occhi con un sorriso riusciva ancora a risentire gli urli disperati di suo figlio quando aveva aperto i polmoni all’aria della sua esistenza e rammentava come se fosse ora il tocco leggiadro della sua manina quando si era chiusa a pugno sul suo indice destro.
Una lacrime gli rigò il viso lenta bagnandogli le labbra.
Non riusciva a trovare parole per descrivere le maree di sensazione che erano nate nel suo petto quando aveva visto suo figlio posare lo sguardo su di lui mentre la sua mamma, tenendoselo stretto al petto, aveva sussurrato un “quello è il tuo papà” facendolo bramare dal desiderio di toccare la pelle di quel bambino rosateo e grazioso.
Al suono della parola papà una scarica di piacere gli aveva accarezzato la spina dorsale come se fosse stato sotto sedativo e un sorriso gli si era aperto spontaneo sulle labbra mentre le sue braccia si piegavano in avanti in un invito a prenderlo in braccio.
Tante paure gli si erano affacciate in mente quando quel corpo gracile e delicato si era sfiorato con il su torace come il semplice terrore di non riuscire a soddisfarlo nella sua vita di genitore o anche di farlo cadere a terra in quanto inesperto nel suo nuovo ruolo di padre.
Si era sentito come se avvolto da una grande bolla di sapone come quelle create dai maghi illusionisti appositamente per ingannare e affascinare gli spettatori.
E infatti lui rimase affascinato.
Affascinato da quel visino dolce e delicato contornato da piccolo e soffici ciuffi castani e spericolati mentre nel suo leggero peso di un neonato gli solleticava le braccia.
Si era sentito stranamente felice e gli era sembrato di aver trovato il suo posto nel mondo solo allora come se gli scorsi anni erano stati solo una vaga corsa alla ricerca della sua posizione in quel globo di Terra.
Non aveva mai capito che la vera gioia sarebbe giunta solo dopo.
Pensava che il giorno più sereno della sua vita sarebbe stato sempre quando da giovane aveva vinto con gli amici una scommessa che gli aveva fruttato diversi soldi o anche quando la sua squadra aveva vinto il campionato aggiudicandosi  il decimo scudetto.
Non aveva mai conosciuto, però, la gioia che avrebbe provato quando suo figlio avrebbe aperto i suoi occhi di scatto facendo incatenare i loro due verdi tanto diversi ma anche così simili.
E solo allora aveva capito che quel fagotto sarebbe stata la sua gioia più grande.
Ed ora stava lì, dentro una stanza che sarebbe diventata la cameretta del suo piccolo bambino, ad osservare nuovamente il suo miracolo vivente e beandosi del suo respiro profumato.
Sorrise nuovamente sfiorandogli una guancia e soffiandovi un bacio delicato come se spaventato di romperlo poi si allontanò appoggiandosi alla porta sul procinto di uscire da quella stanza che lo stava ospitando già da ore, ormai.
Non era mai stata un grande credente, da giovane lui, in quanto pensava che per fidarsi ciecamente di qualcosa avrebbe dovuto vederla con i suoi occhi e allora si era sempre limitato a credere in Dio in modo parziale e scorretto ma solo ora si rese conto la vera fede esiste davvero e lui aveva avuto il piacere di osservarla con i suoi occhi.
Non riusciva ancora a capacitarsi del culmine di felicità immensa che stava provando in quel momento ma non sapeva dare un nome migliore a quel sentimento che gli opprimeva il  petto se non gioia!
E allora, chiudendosi placidamente la porta della camera alle spalle, sorrise nuovamente gustandosi appieno quel sentimento d’amore che provava per quella piccola fragola appena maturata.
E se qualcuno in quel momento gli avrebbe chiesto quale ricordo avrebbe conservato per sempre nel suo piccolo cuore stracolmo di serenità senza dubbio avrebbe risposto che la gioia di essere padre non ha prezzo e quando un giorno si sarebbe guardato vecchio allo specchio avrebbe sorriso della sua vita anche solo per un momento.
Avrebbe sorriso sempre pregando di poter essere soddisfacente per suo figlio nel suo ruolo di educatore e continuando a gioire sempre per quel dono che Dio gli aveva mandato.
Non gli importavano le difficoltà che avrebbe trovato per la sua retta o tortuosa vita, lui l'avrebbe affrontate stringendo i denti e lottando con il sudore in fronte  solamente pensando che il suo pargolo, a casa, lo aspettava spensierato.
Perchè ora, voltandosi a guardare la porta di quella stanza chiusa e silenziosa sapeva che  di serenità si poteva piangere: lui lo stava facendo.
E quella gioia di un istante, se lo sentiva, non lo avrebbe abbandonato mai sino al suo ultimo respiro di genitore innamorato.
  
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