4.
Lo specchio del corpo.
“C'è una riva per ogni mare.
C'è un mare per ogni riva”
Sakura si sentì sbattuta irruentemente ad una delle mura domestiche: tuttavia incassò il colpo, mentre il silenzio religioso della casa si interruppe con un tonfo sordo. Da uno scaffale erano appena caduti i suoi libri di Medicina, probabilmente doveva aver fatto uno strano movimento.
Non riusciva a distinguere bene i contorni: essi erano annebbiati, terribilmente sfumati... come delle masse scomposte, astruse forme che galleggiavano, prendendo man mano una forma geometrica.
Non si pose il dilemma quando sentì le mani di Naruto scivolare sulla sua gamba, tentando di liberarsi delle calze color carne; levitò in aria qualche secondo quando il ragazzo la spinse in alto, nel tentativo di privarla dei suoi vestiti. Non sapeva se quella era la cosa giusta, non conosceva la risposta al quesito più assurdo che si fosse mai posta: ma Naruto era un amico, no?
Le sue certezze venivano a crollare nel momento stesso in cui sentiva le dita di Naruto dentro di sé, costringendola a gemere di dolore – piacere?
Merito dei vecchi ricordi – che parevano sopiti – forse colpa delle ferite mai rimarginate, forse parlando di Sasuke – un fantasma, un eterno fantasma nella loro vita – o di Sai, che ultimamente sembrava fare a Sakura uno spudorato corteggiamento.
Sicuramente il giorno dopo se ne sarebbero pentiti – avrebbero dimenticato, no?
Sakura ci avrebbe riso su, Naruto si sarebbe issato in piedi e avrebbe cercato la prima aspirina da mandare giù; poi entrambi sarebbero tornati alle loro mansioni, dimenticando quella notte – non era mai esistita notte, quel giorno.
«Sa... su... ke»
Una lacrima vacillò sulle sue guance, Sakura si apprestò a cancellare le tracce di tanta debolezza.
«Hai detto qualcosa?»
Mormorò Naruto, fermandosi per un attimo.
Sempre così premuroso, affabile, sebbene così impacciato... Naruto non era Sasuke, non era che una controfigura di colui che amava veramente.
«No, niente. Continua... ti prego.»
Lo supplicò, cercando di convincerlo. Un'altra lacrima solcava indegnamente il suo zigomo, un'altra parte di se stessa ora si era frantumata: così Sakura usava il suo corpo, si istigava ad amarlo, che fosse un'ora o che fosse una notte... Tanto, l'eternità stessa non avrebbe cancellato i sentimenti che galoppavano dentro il suo cuore.
Il suo corpo era uno specchio: trasparente sì, ma invisibile a coloro che l'amavano veramente.
L'ultimo specchio... il corpo. Leggera presenza di lime e accenni NaruSakuSasu.
Piuttosto amara, sì. L'ultima frase si riferisce a Naruto, nello specifico: lui la ama veramente, nonostante tutto, ma lei non può dimenticare Sasuke.
Qui Sasuke è morto, non c'è più. Grazie per aver letto ^^
Ci vediamo prossimamente con “The Alphabet of love” (che voglio portare a termine, assolutamente) e “Only a kiss” (la raccolta SasuSaku)... Le uniche due storie che mi mancano su questo fandom. Dopodiché, ci rivediamo a settembre con altre due raccolte XD.
E poi, mi fermo un po' su Naruto :).
Baci,
Kiki.