Il Corvo sull'Acqua
(Guardami)
«Oscenamente Fuori,
escludo dallo sguardo
Morte e Verità.
Lasciami fuori
come allora
dietro una porta chiusa.
Mi è negata
come allora
la tua Presenza:
la voce, le mani,
il cristallo verde degli occhi.»
Il Corvo si piega sui rivoli
dopo il temporale
quando nessuno lo vede
s'imbeve di lacrime
strazia la carne bianca
strappandole il tepore del Nido.
La fine.
Gli occhi come cera
liquidi scolorano
galleggiano nel buio.
Come la mano pallida
fantasma della volontà
che artiglia e strappa
quel sorriso infantile
quella beata ignoranza.
Tra poco si frangerà
sulle rocce nere del mio sguardo.
E io sarò libero
e tu saprai.
Guardami
come guarderesti un padre che va via
un padre con la borsa vuota
e gli stivali sporchi di fango e sangue
e sulla porta non lo puoi neanche salutare
tanto ti bruciano le lacrime
tanto ti soffoca la rabbia.
Guardami
come faresti con un intruso
che inaspettatamente ha trovato
il codice giusto per bussare.
Tre colpi
tre parole
scandite da un rantolo di morte.
Ascoltane il silenzio
la pausa dove sospendo la mia rabbia
scegli quel momento
per uscire non visto
senza salutare
solo per guardare.
Sono qui, nel buio
ai piedi delle scale
le stesse che usavo per salire da mio padre.
Nero, come un uccello di sventura
nel suo vestito nero di operaio.
Ma non c'è ragione per fermarsi a pensare.
È la fine.
Ecco
con la tenacia sanguinosa di uno scalatore
arranco e mi aggrappo a ogni scalino
li supero a uno a uno.
Rabbia.
Orgoglio.
Gelosia.
C'era una tomba
immersa nel cristallo verde
nel fondo del suo sguardo.
Invidia.
Errore.
Vanità.
C'era uno sfregio
un serpente nero di pianto
dietro l'argento lucido.
Terrore.
Rimorso.
Accettazione.
C'erano cento anni
passati a straziarmi il petto
con becco e artigli destinati ai morti.
Eccomi di nuovo
in fondo a quelle scale.
Incapace di parlare.
Il respiro esce a fatica
sibila e stride dentro le mie orecchie.
Ho sangue
su mani e collo
ancora la mia ansia sale
misuro, con lo sguardo
nel buio
il profilo lattescente delle scale.
Colpa.
Coraggio.
Espiazione.
Ora
qualcosa nella profondità dei miei occhi
oscilla e si piega
l'ombra rovesciata nell'acqua
il fondo oscuro
si innalza in volo.
Il Corvo
lascia che il cielo gli scivoli addosso
come lacrime che scorrono via
sulla superficie scura
di una tuta nera di lavoro.
Il basso diventa alto
l'alto non fa più paura
non ho più spine conficcate nella gola.
Ora
onde ricadono
la notte oscilla
si apre
si dispiega.
C'è una lama di Luce
si apre la Porta
in cima a quelle Scale.