Jashin’s
Devil, God’s
Angel
“Tornerai
vero?”
Mi voltai a guardarla: era in
piedi in un angolo della stanza con le braccia strette
attorno alla vita, sembrava così
piccola.
In quel momento la rosa che aveva
tra i capelli sembrava persa e sola, quasi triste.
Allora sorrisi, “Che cazzo di
domande, certo che torno, troia.”
Abbassò lo sguardo, perché aveva
paura?
Mi allontanai un’attimo da
Kakuzu, e le andai incontro.
“Cosa potrebbe mai
fermarmi?" Chiesi pogiandole un mano sotto il mento, con poca forza le
sollevai la testa. Vidi le sue lacrime pronte a cadere.
“Nessuno può uccidermi,
ricordatelo!” Scostai la mano, “Tornerò
prima che quello stronzo di Pein ti
possa anche solo sfiorare.”
Questo la face ridere; la sua
risata era come il vento e le campane. “Certo.”
Disse.
“Muoviti coglione!” Gridò Kakuzu
, ma lo ignorai e abbracciai Konan. A primo impatto sembrò
essere incerta, poi
rispose all’abbraccio e nascose il volto nel mio petto. Risi.
“Che bisogno c’è di essere
timidi?” La vidi sorridere la baciai. Poi mi spostai e la
lasciai andare.
Sentivo ancora il bisogno della
sua presenza.
Konan andò via, si allontanò nel
corridoio, si allontanò da me. Prima di svoltare
l’angolo la vidi salutare, e
non potei non scuotere la testa.
“Kakuzu…” Chiamai mentre tornavo
da lui, “Noi moriremo vero?”
Lui mi guardò, aveva una strana
espressione negli occhi. “Sì.”
Hidan
non fece mai più ritorno all’akatsuki.