Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: coccinella86    15/07/2010    0 recensioni
-E così alla fine sono riuscito a trovarla, avevo ormai perso tutte le mie speranze-si voltò sorridendo -dopo secoli di ricerche... ora che è giunto l'inizio della Fine, io l'ho trovata- e la salutò scomparendo nella nebbia.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tra le luci di Parigi e le ombre di Francoforte


Al mio risveglio atterrammo in una delle più belle città dell'Europa: Parigi, la città dell'amore...
Ad aspettarci c'era il capo medico legale dell'ospedale che ci accompagnò in auto fino al suo studio privato, situato nel centro città e facente parte di un grande complesso, dove scoprimmo che vi era anche una sede secondaria dell'universita di medicina.
La grande sorpresa fu che mio fratello sapeva parlare perfettamente il francese e, invidiandolo, pensai "é veramente troppo tempo che non lo vedo!".
In quei cinque anni era cresciuto non solo nell'aspetto, ormai era un ragazzone alto 1.85 m con un fisico oserei dire perfetto, ma si era veramente dedicato allo studio di altre lingue senza però venir meno ai suoi obblighi di capitano della polizia.
Attraversando i vialetti del cortile che circondava l'istituto, mi accorsi che riscuoteva anche un gran successo tra le giovani studentesse che lo fissavano quasi adoranti. A quel punto mi scappò una risatina e continuai a osservare decine di ragazze che facevano commenti su di lui al nostro passaggio.
Arrivammo nell'ufficio salendo due rampe di scale e quando ci accomodammo sulle poltrone color oro rivestite in pelle, cominciammo a discutere dei casi irrisolti riguardanti le misteriose scomparse di cadaveri.
A dire la verità, fu Fransisco a parlare, in quanto io non spiccicavo una sola parola di francese e approfittando del fatto che la loro attenzione era rivolta ai fascicoli, iniziai ad osservare incuriosita gli strani oggetti situati in quella stanza.
Due simpatiche scimmiette in porcellana, avevano attirato la mia attenzione, erano appollaiate su uno scaffale pieno di riviste mediche e giocavano con delle banane in oro massiccio, inoltre, notai che vi erano anche molti quadri raffiguranti navi su oceani in tempesta e tutti erano incastonati in cornici d'oro; a quel punto borbottai -Ma che stipendi danno ai medici in questa nazione?- a quel punto mi sentii osservata, subito pensai che mi avvessero sentita, invece, mi era stata posta semplicemente una domanda.
-Chiedo scusa?- dissi sentendomi un pesce fuor d'acqua, mio fratello scoppiò a ridere e rispose al posto mio, che figura!
Già, lui c'era sempre stato per tirarmi fuori dai guai, anche quella volta, quando ebbi l'incidente, mi sembrava che fosse presente anche lui, ma come era possibile che mi ricordassi una cosa del genere? Lui mi aveva sempre assicurato di non esserci stato quando scivolai nella scarpata, ma se così fosse, mi avrebbe sempre mentito...
No, non era possibile, non l'avrebbe mai fatto... o forse sì?!
Guardai mio fratello districarsi con una lingua diversa dalla nostra e ripensai al fatto che si era perfino rifiutato di imparare il nostro dialetto, ha sempre detto di non voler conoscere altri idiomi diversi dallo spagnolo, cosa mai avrebbe potuto fargli cambiare così idea?
Continuai a fissarlo e quando se ne accorse, mi sorrise, a quel punto mi sentii confusa.
Finito il nostro incontro, mi congedai anche da mio fratello dicendogli che ci saremmo visti più tardi in albergo, perché avevo bisogno di fare una passeggiata.
Vagai in preda ai miei pensieri, senza preoccuparmi del tempo che scorreva e quando tornai alla realtà, mi ritrovai ai piedi della Torre Eiffel.
"è veramente una struttura imponente" pensai dirigendomi verso l'ascensore.
Quando cominciammo a salire verso la cima, scoprii la vera bellezza di Parigi. Erano all'incirca le otto di sera, ormai il sole era già calato e la città era illuminata a festa. Mi incantai ad osservare ogni minimo particolare: i viali alberati in fiore e la Senna, con le sue acque tranquille, attraversate dalle piccole imbarcazioni.
Alla vista di quel meraviglioso paesaggio decisi di non continuare a rimuginare sui miei pensieri e decisi di lasciarmi tempo per ricordare, solo a quel punto avrei scoperto la verità.
Tornai in albergo dove trovai preoccupato Fransisco, che mi abbracciò teneramente come se fossi stata via per dei mesi.
-Ma che fai! Così mi stritoli!- mi lamentai, ma lui mi rispose -Ero così preoccupato, sai che ore sono?-.
Gli feci un cenno con il capo, poi ci dirigemmo nella sala ristorante, dove ad attenderci c'era un ricco e variegato menù.
Durante il pasto mi disse tra una bocconata e l'altra -Ho telefonato al capo della polizia tedesca, che ci ha chiesto di raggiungerlo a Francoforte poichè negli ultimi due giorni si sono verificati diversi furti dall'obitorio- riprese fiato e continuò -Domani in giornata prenderemo un volo, in modo da arrivare la sera stessa-.
Dopo una notte trascorsa in bianco, il pomeriggio seguente raggiungemmo l'aeroporto verso le tre ma, a causa di un problema tecnico riuscimmo a decollare solo alle sette passate.
Arrivati nei cieli sovrastanti la città incontrammo una fortissima turbolenza, che fece sobbalzare l'aereo provocando il panico a bordo, per fortuna l'atterragio fu più dolce, ma ad attenderci, oltre all'autista, c'era anche un terribile temporale.
Mentre salivo tutta infradiciata sull'auto avvertii di nuovo quel brivido lungo la schiena, ma, voltandomi, non vidi nessuno.
"è solo la mia immaginazione" pensai, ma forse non era proprio così, infatti, a nascondersi all'ombra di un albero, c'era lo stesso individuo inquietante che avevo incontrato alla mia partenza dal Messico: i suoi occhi, così azzurri che sembravano di ghiaccio, erano l'unica cosa visibile nella fitta pioggia.
Arrivammo in albergo dove ci sitemammo prima di scendere per la cena, al tavolo ci aspettava il capo della polizia.
 -Buona sera- ci accolse parlando un perfetto inglese -Ho saputo che il viaggio è stato un po' turbolento, purtroppo è da diversi giorni che continua piovere a dirotto, così qualcuno ne approfitta per i suoi scopi- quando cominciammo a cenare mio fratello gli rispose -Spero che abbiate trovato qualche indizio, purtroppo noi continuiamo a spostarci senza trovare la benchè minima traccia di un possibile trafugatore di corpi-
-Purtroppo non abbiamo niente di concreto tra le mani- ci disse il capitano sospirando, ma poi continuò -Domani ci incontreremo con il medico legale per verificare se tra le vittime ci siano dei collegamenti-.
Finita la cena ci salutammo e mio fratello ed io ci dirigemmo nelle nostre stanze, appena aprii la mia porta mi diede la buona notte e andammo a dormire.
La mattina seguente, dopo un'abbondante colazione, ci preparammo per raggiungere l'obitorio, ma per via del violento temporale non ci potemmo muovere dall'albergo.

I due decisero di recarsi nel salone, quando un'improvvisa telefonata del capo della polizia, fece tornare Fransisco in camera sua, ma appena presa la cornetta la linea saltò a causa di un improvviso black aut.
La luce tornò dopo circa un quarto d'ora ed egli trovò sul comodino una busta, la lettera conteneva un'unica enigmatica frase "Quello che cerchi, lo puoi trovare solo in Italia: nella Città del Vaticano".
Esaminò la busta per trovare delle impronte, ma purtoppo, chiunque l'avesse lasciata si era preoccupato di non lasciare indizi.
Prese subito il telefono e chiamò la centrale per contattare il comandante.
-Pronto?-
Fransisco rispose al ricevitore -Sono il signor Torres, mi aveva chiamato prima, ci sono novità?-
-Esattamente- cominciò il militare -Il medico legale mi ha riferito che questa mattina, una telefonata anonima, lo ha avvertito di recarsi dal dott. Persico, a Roma, perché sembra che sia coinvolto in strane sparizioni avvenute nel suo paese, sembrerebbe un malato dell'occulto-
-La ringrazio, appena sarà possibile partiremo- concluse l'altro, poi mettendo giù la cornetta rifletté "Com'è possibile che la lettera e la telefonata ci portino entrambe in Italia, speriamo di arrivare a capo di qualche cosa!"

-Permesso?- chiesi entrando nella stanza, poi continuai -Sei riuscito a sapere che cosa voleva dirti il capo della polizia?-.
Mi osservò sovrappensiero e poi mi rispose -Sì, è uscita una probabile pista da seguire, dobbiamo andare a Roma, partiremo il prima possibile-. Detto ciò, chiedemmo al responsabile dell'albergo di prenotarci il primo volo disponibile e lui ci rispose sorridendo che saremmo potuti partire già il giorno seguente nel primo pomeriggio.

 

 

 

 

Note dell'autrice:

Chao a tutti! Nel prossimo capitolo scoprirete chi è il misterioso personaggio dagli occhi di ghiaccio. Grazie a tutti quelli che leggono!
Chao

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: coccinella86