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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    16/07/2010    2 recensioni
"La navicella che dal navettiporto portava nel cento di S. Francisco non era molto frequentata e il veloce e agile mezzo sfrecciava sotto il Sole, luccicando sotto il tocco dei suoi caldi raggi in un bel mattino di inizio giugno. Il palazzo in vetro, sede della Federazione e della Flotta, si stagliava alto e superbo contro il cielo terso e azzurro, il mare della baia splendeva d’oro e argento, infrangendosi pigramente contro i piloni del Golden Gate: era senza dubbio una meravigliosa giornata e le leggere increspature sulla superficie dell’Oceano facevano ben sperare in un refolo di vento refrigeratore." Altra piccola fic, lunga non più di tre capitoli. Per questa, credo mi tocchi dare un minimo di spiegazioni in più. È ambientata dopo il romanzo “IL VENDICATORE”, ultimo di una trilogia che conta “Le Ceneri del Paradiso” e “Il Ritorno”, scritti da William Shatner in persona (se non sapete di chi sto parlando, allora potete anche andare da un’altra parte.... -.-‘’’’ Anche se non credo che un Trekker non sappia chi sia Shatner... è come non sapere che ST è nato dal genio indiscusso di papà Gene Roddenberry!). Non vi spoilero molto, però sappiate che è ambientato dopo il VII film “Generazioni” e che compare qualcuno di MOLTO, MOLTO speciale. *w* Spero vi piaccia, anche se questo primo capitolo non spiega molto^^ SMAKKETE DEDICATO A MAYA, EERYA, ROWEN, PERSEFONE E ABDULLA CHARLIE
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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THE VOYAGE HOME

 

CAPITOLO 2

 

CHANGES

 

La sagoma ondeggiante del misterioso personaggio scivolava leggera sul lungomare piastrellato che dava sulla Baia, il caldo sole passava attraverso il sottile tessuto della tunica, scaldando e rinfrancando quelle membra stanche per il lungo viaggio.

 

Un sorriso divertito salì alle labbra del viaggiatore, mentre ripensava alla faccia dei funzionari quando avevano visto i suoi documenti, aveva seriamente temuto che facessero una scenata; ma il nome di Chal, che oramai era la sua residenza effettiva, aveva ancora un certo ascendente sulla Federazione.

Il ricordo delle azioni dell’Ammiraglio Drake e delle origini del pianeta era ancora vivido nella memoria di tutti, la storia non si può cancellare e lui lo sapeva bene.

 

Ma ora, dopo l’epidemia che l’aveva colpita, Chal era pronta a rinascere.

 

E lui l’avrebbe aiutata.

 

Con un rapido movimento, scrollò la testa rassegnato, anche se l’avevano riconosciuto, non avrebbero potuto dire nulla o li avrebbero presi per pazzi, pochi sapevano di lui, e quel segreto se lo sarebbero portato nella tomba.

 

Le sue gambe lo condussero lungo un viale alberato, che lasciava la vista sul mare alle spalle e si inoltrava nei meandri di un grande parco; un cancello in rame decorato delimitava l’accesso a quella che, a prima vista, sembrava una proprietà privata. Eppure, il grande cartello in bronzo che scorgeva in lontananza diceva tutt’altro.

 

E il pellegrino si rallegrò di ricordare ancora quelle poche nozioni di lingua Vulcaniana che aveva faticosamente appreso in un remoto tempo della sua esistenza.

 

§§§

 

Non l’avrebbe mai ammesso, neppure sotto tortura, ma si sentiva tremendamente a disagio in quel luogo.

 

Tutto era troppo bianco, troppo candido per uno come lui, che aveva visto cose che andavano al di là di ogni immaginazione, che si era più e più volte trovato a dare la morte ad altri esseri viventi, che aveva vissuto nel terrore di vedere morire amici e compagni, quella purezza non gli si confaceva.

 

Nervosamente, si rialzò, per la quarta volta in dieci minuti, guardandosi attorno con aria sperduta, non c’era nessuno attorno a lui, ed erano passati ormai quasi venti minuti da quando il suo accompagnatore, un ragazzo appena adolescente, si era allontanato con la promessa di andare a cercare l’Ambasciatore.

 

Il viaggiatore era seccato da quella situazione.

 

Non comprendeva la ragione di un tale ritardo e, anche se fosse stato impegnato, il nome che aveva comunicato al ragazzo era più eloquente di ogni altra parola.

 

“Tenente Plummer, le chiedo scusa per il ritardo.”

 

La voce profonda dell’Ambasciatore Spock era velata di ironia mentre si rivolgeva a lui, i grandi occhi scuri del Vulcaniano erano puntati sul suo viso, seminascosto, ma non abbastanza per sfuggire allo sguardo penetrante dell’alieno; l’uomo accennò un leggero inchino, ridendo sommessamente: “credevo fosse troppo impegnato per venire a salutare un vecchio amico.” disse teatrale lui, consegnandogli un pacchetto che era stato improvvisamente riesumato dalle ampie tasche.

 

Spock scosse il capo con aria austera, prendendo il fagottino con attenzione tra le dita sottili: “Le chiedo scusa, ma l’improvvisa visita di un Ammiraglio della Flotta mi ha impegnato più del previsto.” aggiunse, tendendogli la mano in un gesto di saluto, “Venga con me.”.

 

I due si allontanarono in silenzio verso il centro del grande edificio che ospitava il corpo diplomatico di Vulcano: non parlarono minimamente lungo il tragitto, tra loro sembrava non esserci bisogno di parole.

 

Giunti infine presso una porta lucida color del mare, l’Ambasciatore bussò debolmente prima di aprirla; uno sfolgorante raggio di Sole colpì il tenente in viso, costringendolo a scostare lo sguardo con una mezza imprecazione di dolore: “Non sono abituato alla luce…” si scusò subito dopo, seguendo l’alieno all’interno di quello che doveva essere senza alcun dubbio l’Ufficio dell’alto dignitario.

 

La stanza era ampia e decorata con affreschi e mosaici dalle tinte rossastre che richiamavano la forma del simbolo dell’IDIC, le finestre aperte facevano entrare un refolo di vento che profumava di mare; il tenente inspirò a pieni polmoni quell’aria che sapeva di casa.

 

“Finalmente…” borbottò una voce roca alle sue spalle, “sei in ritardo.”.

 

L’Ammiraglio McCoy sedeva sull’ampio divano, fissando imbronciato la sagoma incappucciata del tenente; questi sbuffò, raggiungendolo a grandi passi: “E levati quel coso dalla testa,” lo rimbeccò ancora l’ex medico, “Guarda, non mi stupirei se ti ritrovassi con un paio di appuntite orecchie…” mugolò, guadagnandosi un’occhiataccia da parte dell’ambasciatore.

 

Plummer si guardò furtivamente attorno prima di scoprire il capo.

 

Il viso però che si mostrò non aveva nulla della giovinezza di un tenente e non c’era ragazzo o cadetto dell’Accademia che non lo avrebbe riconosciuto all’istante solo fissandolo per un attimo negli occhi.

 

James T. Kirk, l’uomo a cui la Federazione stessa doveva la vita mille e mille volte.

 

L’ex capitano scoppiò a ridere, sedendosi sul bracciolo del divano accanto al dottore, dandogli una pacca gentile sulla schiena: “Credevo fossi ancora su Marte,” osservò dubbioso, “Avevi detto che ci avresti raggiunto solo dopodomani.”.

 

Bones spostò lo sguardo su Spock, ritto come una statua davanti a loro: “Il congresso è finito prima del previsto perché uno dei relatori si è ammalato, e mi sono ritrovato Spock al di fuori del mio alloggio con i miei bagagli accanto. E così, senza dire né A ne B mi ha riportato qui. Spero non ti dispiaccia.” aggiunse, scrutandolo con attenzione.

 

“Il dottore è alquanto paranoico in questi ultimi tempi, credo sia colpa della vecchiaia,” notò argutamente l’ambasciatore, levandosi la tunica diplomatica per sostituirla con quella nera da meditazione, “Non farci caso.”.

 

Quello che sembrava uno dei tricorder dell’Ammiraglio saettò elegantemente attraverso la stanza, sfiorando appena la punta dell’orecchio del Vulcaniano, andando a finire con un leggero tonfo sulla moquette e rotolando sotto il tavolo.

 

Senza dire nulla, l’alieno si chinò per riprenderlo e lo restituì al legittimo proprietario: “Non l’ho detto con intento malevolo, è la verità.” assicurò lui, rivolgendosi a Jim.

 

Kirk scosse la testa rassegnato con l’ombra di un sorriso allegro sul viso mentre prendeva dal suo bagaglio un involto di stoffa: “Teilani vi manda i suoi saluti, avrebbe voluto venire anche lei, ma Chal ha ancora bisogno di lei, ora più che mai.” replicò con una sfumatura di orgoglio nella voce; il pacco era considerevolmente grosso, con un bel fiocco verde legato, sembrava un regalo di natale.

 

Quando lo aprirono, una fragranza di caramello e zucchero solleticò le loro narici, mentre un trionfo di quelli che somigliavano a dolci allietò la loro vista: “Cara ragazza!” esordì con gioia il medico, afferrando quello più vicino, ricoperto di cioccolato, “Quelli a destra devono essere senza,” prevenne Jim, vedendo l’espressione incupita di Spock, “Deve aver lavorato tantissimo per farli,” balbettò il medico con la bocca piena di zucchero, “e sono buonissimi! Dille che è una cuoca eccezionale.” esclamò con estrema serietà McCoy, “Dannato Elfo, mangiane uno anche tu, non credo ingrasserai per così poco!” sogghignò poi.

 

§§§

 

Un paio d’ore dopo, i tre amici lasciarono l’Ambasciata, godendosi una piacevole passeggiata sul lungomare che costeggiava la baia; in quegli anni di lontananza, la città era cambiata tantissimo agli occhi di Jim, quasi non la riconosceva.

 

Reggendosi a entrambi, l’Ammiraglio McCoy parlava a macchinetta di ogni cosa che fosse successa negli ultimi tempi, dalla più stupida alla più importante, ogni parola usciva rapida come un fiume in piena e anche se nessuno dei due lo stava ad ascoltare veramente, l’importante per loro era essere lì, di nuovo assieme.

 

Gruppi di ambasciatori e ufficiali della Flotta li superavano senza quasi degnarli di uno sguardo, come se fossero stati invisibili, mentre i loro passi li portavano irresistibilmente verso il basamento marmoreo che sorgeva al centro di un aiuola molto curata dai brillanti colori dell’arcobaleno per la miriade di fiori che la occupavano.

Il riverbero del Sole sul bronzo quasi li accecò per un momento.

 

Gentilmente, Kirk si staccò dalla presa di Leonard, avvicinandosi con una sorta di timoroso rispetto alla statua che dominava il paesaggio, i visi rivolti verso il mare azzurro, vite votate alla Federazione, alla vita e alla loro missione, romantici rottami di un’epoca che ormai era conclusa.

 

“Quanto ci sarà concesso ancora…?” mormorò il capitano, allungando una mano a sfiorare la targa metallica che decorava il piedistallo, “Quanto passerà prima che tutto questo finisca?” continuò con tono amaro, osservando furtivo alle proprie spalle la figura gracile di Bones, saldamente aggrappato alla spalla di Spock, pensò a Teilani, che lo stava aspettando a casa…

 

E pensò agli altri amici, ai suoi compagni, era per loro che si era deciso a ritornare, voleva rivederli a tutti i costi.

 

Forse stava invecchiando, però non sentiva più il tempo come un peso alla stregua del passato.

 

Il Capitano sentì all’improvviso il fruscio della veste del Vulcan sulle piastrelle della strada e il sibilo dell’esoscheletro che sorreggeva McCoy avvicinarsi a lui, anche senza voltarsi poteva vederli nelle loro espressioni serie: “Tieni…” sussurrò l’ufficiale, passando all’Ambasciatore un involto di stoffa estratto dalle profonde tasche della tunica.

 

Spock sembrava stupito mentre accoglieva tra le mani quel pacchetto semisfatto da cui si intravedeva qualcosa di nero; anche l’Ammiraglio si spostò per osservare curioso il contenuto: un medaglione dalla forma strana fu sollevato dal Vulcan davanti agli occhi nerissimi.

“L’ho fatto restaurare prima di venire qui, il magistrato che me lo ha riconsegnato mi ha detto che apparteneva a Sarek… è giusto che ti ritorni.” sorrise Jim, voltandosi verso di loro.

 

L’ex primo ufficiale lo osservò per un momento, poi se lo fece scivolare sotto la veste: “Grazie.” disse neutro, allungando una mano per stringere con calore e affetto quella del suo migliore amico.

McCoy fissò incerto ora il suo ex comandante ora l’alieno, poi scrollò le spalle esasperato: “Rinuncio a capirvi.” gemette, spostando il peso del proprio corpo su Jim, “Andiamo!” esclamò, “Non vorrete far aspettare una vecchia signora, spero!” li squadrò torvo.

Kirk sciolse il contatto con la mano del diplomatico e si concentrò con espressione dubbiosa sul terzo membro del gruppo: “Credo intenda il comandante Uhura.” interpretò saggiamente l’alieno, puntando i suoi occhi vispi e neri sul medico; Bones annuì con un mezzo sorriso, “è la direttrice della nuova sezione di musica, sono certo che le farà piacere rivederci!” dichiarò, poggiando con dolcezza la propria mano tremante sull’avambraccio destro di James.

 

Fu questione di un attimo.

 

Si erano appena allontanati dalla statua quando una serie di esplosioni ravvicinate ruppero la quiete e grida di dolore risuonarono per ogni dove; una colonna di denso fumo nero s’alzò dall’Accademia seguita dagli inconfondibili sibili dei phaser in funzione.

 

Jim sentì un tuffo al cuore mentre il suo corpo meccanicamente si muoveva verso il punto dello scontro in atto, non poteva essere altro: “State fermi qui!” gridò, sovrastando il fragore delle urla e degli scoppi, non udì la voce del medico chiamarlo a gran voce per fermarlo, sentiva solo quegli strilli acuti perforargli la mente e sovrapporsi ai ricordi di ottant’anni prima, unirsi e mischiarsi alle richieste accorate d’aiuto dei profughi…

Per un attimo, l’immagine di Bones si sovrappose a quella di Pavel ma scacciò quel pensiero subito dopo mentre l’adrenalina riprendeva a scorrere col sangue.

 

Da tasca estrasse un piccolo phaser e lo regolò su “stordimento”.

 

 

ANGOLO DEL LEMURE:

Eccomi qui!

Scusate, ma il trasloco mi sta uccidendo, sono giorni che sto impacchettando cose.. T_T

 

Comunque, eccoci qui! Il nuovo capitolo di THE VOYAGE HOME! Abbastanza corposo e con alcuni colpi di scena; rapido glossario, Plummer è il nome che Kirk ha assunto nel Vendicatore per nascondersi, il medaglione di Spock si era spaccato durante il tentativo di evasione dalle prigioni di Vulcano sempre nel Vendicatore, Chal e Teilani sono due importanti figure della Trilogia, il primo è un pianeta nato dall’alleanza Klingon-Romulana e popolato da ibridi tra le due specie modificati geneticamente per essere più resistenti e Teilani è la donna del Capitano, membro di questa nuova stirpe detta “Figli del Paradiso”.  Nel Vendicatore, Chal e la Federazione sono stati colpiti da un patogeno diffuso da un gruppo di terroristi chiamati Simmetristi tra le cui file ci sono anche dei Vulcaniani.

Credo di aver detto tutto^^

Spero che questo capitolo vi piaccia e ringrazio di tutto cuore coloro che mi hanno supportato nel precedente capitolo^^ GRAZIE ABDULLA, MAYA, EERYA&ROWEN E PERSEFONE^^

 

SHUN

   
 
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