THE VOYAGE HOME
CAPITOLO 2
CHANGES
La sagoma ondeggiante del misterioso personaggio
scivolava leggera sul lungomare piastrellato che dava sulla Baia, il caldo sole
passava attraverso il sottile tessuto della tunica, scaldando e rinfrancando
quelle membra stanche per il lungo
viaggio.
Un sorriso divertito salì alle labbra del
viaggiatore, mentre ripensava alla faccia dei funzionari quando avevano visto i
suoi documenti, aveva seriamente temuto che facessero una scenata; ma il nome di
Chal, che oramai era la sua residenza effettiva, aveva ancora un certo
ascendente sulla Federazione.
Il ricordo delle azioni dell’Ammiraglio Drake e delle
origini del pianeta era ancora vivido nella memoria di tutti, la storia non si
può cancellare e lui lo sapeva bene.
Ma ora, dopo l’epidemia che l’aveva colpita, Chal era
pronta a rinascere.
E lui l’avrebbe
aiutata.
Con un rapido movimento, scrollò la testa rassegnato,
anche se l’avevano riconosciuto, non avrebbero potuto dire nulla o li avrebbero
presi per pazzi, pochi sapevano di lui, e quel segreto se lo sarebbero portato
nella tomba.
Le sue gambe lo condussero lungo un viale alberato,
che lasciava la vista sul mare alle spalle e si inoltrava nei meandri di un
grande parco; un cancello in rame decorato delimitava l’accesso a quella che, a
prima vista, sembrava una proprietà privata. Eppure, il grande cartello in
bronzo che scorgeva in lontananza diceva
tutt’altro.
E il pellegrino si rallegrò di ricordare ancora
quelle poche nozioni di lingua Vulcaniana che aveva faticosamente appreso in un
remoto tempo della sua esistenza.
§§§
Non l’avrebbe mai ammesso, neppure sotto tortura, ma
si sentiva tremendamente a disagio in quel
luogo.
Tutto era troppo bianco, troppo candido per uno come
lui, che aveva visto cose che andavano al di là di ogni immaginazione, che si
era più e più volte trovato a dare la morte ad altri esseri viventi, che aveva
vissuto nel terrore di vedere morire amici e compagni, quella purezza non gli si
confaceva.
Nervosamente, si rialzò, per la quarta volta in dieci
minuti, guardandosi attorno con aria sperduta, non c’era nessuno attorno a lui,
ed erano passati ormai quasi venti minuti da quando il suo accompagnatore, un
ragazzo appena adolescente, si era allontanato con la promessa di andare a
cercare l’Ambasciatore.
Il viaggiatore era seccato da quella
situazione.
Non comprendeva la ragione di un tale ritardo e,
anche se fosse stato impegnato, il nome che aveva comunicato al ragazzo era più
eloquente di ogni altra parola.
“Tenente Plummer, le chiedo scusa per il
ritardo.”
La voce profonda dell’Ambasciatore Spock era velata
di ironia mentre si rivolgeva a lui, i grandi occhi scuri del Vulcaniano erano
puntati sul suo viso, seminascosto, ma non abbastanza per sfuggire allo sguardo
penetrante dell’alieno; l’uomo accennò un leggero inchino, ridendo
sommessamente: “credevo fosse troppo impegnato per venire a salutare un vecchio
amico.” disse teatrale lui, consegnandogli un pacchetto che era stato
improvvisamente riesumato dalle ampie
tasche.
Spock scosse il capo con aria austera, prendendo il
fagottino con attenzione tra le dita sottili: “Le chiedo scusa, ma l’improvvisa
visita di un Ammiraglio della Flotta mi ha impegnato più del previsto.”
aggiunse, tendendogli la mano in un gesto di saluto, “Venga con
me.”.
I due si allontanarono in silenzio verso il centro
del grande edificio che ospitava il corpo diplomatico di Vulcano: non parlarono
minimamente lungo il tragitto, tra loro sembrava non esserci bisogno di
parole.
Giunti infine presso una porta lucida color del mare,
l’Ambasciatore bussò debolmente prima di aprirla; uno sfolgorante raggio di Sole
colpì il tenente in viso, costringendolo a scostare lo sguardo con una mezza
imprecazione di dolore: “Non sono abituato alla luce…” si scusò subito dopo,
seguendo l’alieno all’interno di quello che doveva essere senza alcun dubbio
l’Ufficio dell’alto dignitario.
La stanza era ampia e decorata con affreschi e
mosaici dalle tinte rossastre che richiamavano la forma del simbolo dell’IDIC,
le finestre aperte facevano entrare un refolo di vento che profumava di mare; il
tenente inspirò a pieni polmoni quell’aria che sapeva di
casa.
“Finalmente…” borbottò una voce roca alle sue spalle,
“sei in ritardo.”.
L’Ammiraglio McCoy sedeva sull’ampio divano, fissando
imbronciato la sagoma incappucciata del tenente; questi sbuffò, raggiungendolo a
grandi passi: “E levati quel coso dalla testa,” lo rimbeccò ancora l’ex medico,
“Guarda, non mi stupirei se ti ritrovassi con un paio di appuntite orecchie…”
mugolò, guadagnandosi un’occhiataccia da parte
dell’ambasciatore.
Plummer si guardò furtivamente attorno prima di
scoprire il capo.
Il viso però che si mostrò non aveva nulla della
giovinezza di un tenente e non c’era ragazzo o cadetto dell’Accademia che non lo
avrebbe riconosciuto all’istante solo fissandolo per un attimo negli
occhi.
James T. Kirk, l’uomo a cui la Federazione stessa
doveva la vita mille e mille volte.
L’ex capitano scoppiò a ridere, sedendosi sul
bracciolo del divano accanto al dottore, dandogli una pacca gentile sulla
schiena: “Credevo fossi ancora su Marte,” osservò dubbioso, “Avevi detto che ci
avresti raggiunto solo dopodomani.”.
Bones spostò lo sguardo su Spock, ritto come una
statua davanti a loro: “Il congresso è finito prima del previsto perché uno dei
relatori si è ammalato, e mi sono ritrovato Spock al di fuori del mio alloggio
con i miei bagagli accanto. E così, senza dire né A ne B mi ha riportato qui.
Spero non ti dispiaccia.” aggiunse, scrutandolo con
attenzione.
“Il dottore è alquanto paranoico in questi ultimi
tempi, credo sia colpa della vecchiaia,” notò argutamente l’ambasciatore,
levandosi la tunica diplomatica per sostituirla con quella nera da meditazione,
“Non farci caso.”.
Quello che sembrava uno dei tricorder dell’Ammiraglio
saettò elegantemente attraverso la stanza, sfiorando appena la punta
dell’orecchio del Vulcaniano, andando a finire con un leggero tonfo sulla
moquette e rotolando sotto il tavolo.
Senza dire nulla, l’alieno si chinò per riprenderlo e
lo restituì al legittimo proprietario: “Non l’ho detto con intento malevolo, è
la verità.” assicurò lui, rivolgendosi a
Jim.
Kirk scosse la testa rassegnato con l’ombra di un
sorriso allegro sul viso mentre prendeva dal suo bagaglio un involto di stoffa:
“Teilani vi manda i suoi saluti, avrebbe voluto venire anche lei, ma Chal ha
ancora bisogno di lei, ora più che mai.” replicò con una sfumatura di orgoglio
nella voce; il pacco era considerevolmente grosso, con un bel fiocco verde
legato, sembrava un regalo di natale.
Quando lo aprirono, una fragranza di caramello e
zucchero solleticò le loro narici, mentre un trionfo di quelli che somigliavano
a dolci allietò la loro vista: “Cara ragazza!” esordì con gioia il medico,
afferrando quello più vicino, ricoperto di cioccolato, “Quelli a destra devono
essere senza,” prevenne Jim, vedendo l’espressione incupita di Spock, “Deve aver
lavorato tantissimo per farli,” balbettò il medico con la bocca piena di
zucchero, “e sono buonissimi! Dille che è una cuoca eccezionale.” esclamò con
estrema serietà McCoy, “Dannato Elfo, mangiane uno anche tu, non credo
ingrasserai per così poco!” sogghignò
poi.
§§§
Un paio d’ore dopo, i tre amici lasciarono
l’Ambasciata, godendosi una piacevole passeggiata sul lungomare che costeggiava
la baia; in quegli anni di lontananza, la città era cambiata tantissimo agli
occhi di Jim, quasi non la riconosceva.
Reggendosi a entrambi, l’Ammiraglio McCoy parlava a
macchinetta di ogni cosa che fosse successa negli ultimi tempi, dalla più
stupida alla più importante, ogni parola usciva rapida come un fiume in piena e
anche se nessuno dei due lo stava ad ascoltare veramente, l’importante per loro
era essere lì, di nuovo assieme.
Gruppi di ambasciatori e ufficiali della Flotta li
superavano senza quasi degnarli di uno sguardo, come se fossero stati
invisibili, mentre i loro passi li portavano irresistibilmente verso il
basamento marmoreo che sorgeva al centro di un aiuola molto curata dai brillanti
colori dell’arcobaleno per la miriade di fiori che la
occupavano.
Il riverbero del Sole sul bronzo quasi li accecò per
un momento.
Gentilmente, Kirk si staccò dalla presa di Leonard,
avvicinandosi con una sorta di timoroso rispetto alla statua che dominava il
paesaggio, i visi rivolti verso il mare azzurro, vite votate alla Federazione,
alla vita e alla loro missione, romantici rottami di un’epoca che ormai era
conclusa.
“Quanto ci sarà concesso ancora…?” mormorò il
capitano, allungando una mano a sfiorare la targa metallica che decorava il
piedistallo, “Quanto passerà prima che tutto questo finisca?” continuò con tono
amaro, osservando furtivo alle proprie spalle la figura gracile di Bones,
saldamente aggrappato alla spalla di Spock, pensò a Teilani, che lo stava
aspettando a casa…
E pensò agli altri amici, ai suoi compagni, era per
loro che si era deciso a ritornare, voleva rivederli a tutti i
costi.
Forse stava invecchiando, però non sentiva più il
tempo come un peso alla stregua del
passato.
Il Capitano sentì all’improvviso il fruscio della
veste del Vulcan sulle piastrelle della strada e il sibilo dell’esoscheletro che
sorreggeva McCoy avvicinarsi a lui, anche senza voltarsi poteva vederli nelle
loro espressioni serie: “Tieni…” sussurrò l’ufficiale, passando all’Ambasciatore
un involto di stoffa estratto dalle profonde tasche della
tunica.
Spock sembrava stupito mentre accoglieva tra le mani
quel pacchetto semisfatto da cui si intravedeva qualcosa di nero; anche
l’Ammiraglio si spostò per osservare curioso il contenuto: un medaglione dalla
forma strana fu sollevato dal Vulcan davanti agli occhi
nerissimi.
“L’ho fatto restaurare prima di venire qui, il
magistrato che me lo ha riconsegnato mi ha detto che apparteneva a Sarek… è
giusto che ti ritorni.” sorrise Jim, voltandosi verso di
loro.
L’ex primo ufficiale lo osservò per un momento, poi
se lo fece scivolare sotto la veste: “Grazie.” disse neutro, allungando una mano
per stringere con calore e affetto quella del suo migliore
amico.
McCoy fissò incerto ora il suo ex comandante ora
l’alieno, poi scrollò le spalle esasperato: “Rinuncio a capirvi.” gemette,
spostando il peso del proprio corpo su Jim, “Andiamo!” esclamò, “Non vorrete far
aspettare una vecchia signora, spero!” li squadrò
torvo.
Kirk sciolse il contatto con la mano del diplomatico
e si concentrò con espressione dubbiosa sul terzo membro del gruppo: “Credo
intenda il comandante Uhura.” interpretò saggiamente l’alieno, puntando i suoi
occhi vispi e neri sul medico; Bones annuì con un mezzo sorriso, “è la
direttrice della nuova sezione di musica, sono certo che le farà piacere
rivederci!” dichiarò, poggiando con dolcezza la propria mano tremante
sull’avambraccio destro di James.
Fu questione di un
attimo.
Si erano appena allontanati dalla statua quando una
serie di esplosioni ravvicinate ruppero la quiete e grida di dolore risuonarono
per ogni dove; una colonna di denso fumo nero s’alzò dall’Accademia seguita
dagli inconfondibili sibili dei phaser in
funzione.
Jim sentì un tuffo al cuore mentre il suo corpo
meccanicamente si muoveva verso il punto dello scontro in atto, non poteva
essere altro: “State fermi qui!” gridò, sovrastando il fragore delle urla e
degli scoppi, non udì la voce del medico chiamarlo a gran voce per fermarlo,
sentiva solo quegli strilli acuti perforargli la mente e sovrapporsi ai ricordi
di ottant’anni prima, unirsi e mischiarsi alle richieste accorate d’aiuto dei
profughi…
Per un attimo, l’immagine di Bones si sovrappose a
quella di Pavel ma scacciò quel pensiero subito dopo mentre l’adrenalina
riprendeva a scorrere col sangue.
Da tasca estrasse un piccolo phaser e lo regolò su “stordimento”.
ANGOLO DEL LEMURE:
Eccomi qui!
Scusate, ma il trasloco mi sta uccidendo, sono giorni che sto
impacchettando cose.. T_T
Comunque, eccoci qui! Il nuovo capitolo di THE VOYAGE HOME! Abbastanza
corposo e con alcuni colpi di scena; rapido glossario, Plummer è il nome che
Kirk ha assunto nel Vendicatore per nascondersi, il medaglione di Spock si era
spaccato durante il tentativo di evasione dalle prigioni di Vulcano sempre nel
Vendicatore, Chal e Teilani sono due importanti figure della Trilogia, il primo
è un pianeta nato dall’alleanza Klingon-Romulana e popolato da ibridi tra le due
specie modificati geneticamente per essere più resistenti e Teilani è la donna
del Capitano, membro di questa nuova stirpe detta “Figli del Paradiso”. Nel Vendicatore, Chal e la Federazione
sono stati colpiti da un patogeno diffuso da un gruppo di terroristi chiamati
Simmetristi tra le cui file ci sono anche dei
Vulcaniani.
Credo di aver detto tutto^^
Spero che questo capitolo vi piaccia e ringrazio di tutto cuore coloro
che mi hanno supportato nel precedente capitolo^^ GRAZIE ABDULLA, MAYA,
EERYA&ROWEN E PERSEFONE^^
SHUN