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Autore: Mistral    16/07/2010    6 recensioni
YULLEN SAGA - PART 3
Una nuova piccola luce si è accesa, a rischiarare il cuore e illuminare il cammino. Riesce già a diradare le tenebre, ma è ancora debole... deve ancora crescere, e ci vorranno tempo e impegno perché riesca a diventare una luce più calda e sicura. Questa luce dovrà essere custodita, alimentata. E, soprattutto, bisognerà fare molta attenzione che non si spenga. Non sarà un compito facile: un gesto, una parola sbagliata, basterà poco perché il fragile castello di certezze costruito assieme si dissolva nel nulla in un attimo. Se ciò accadrà, però, cerca di fare in modo che la speranza non si spenga con lei.
Come dice il saggio: “La felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta”. Riuscirai a rialzarti? Riuscirai a riconquistare quello che hai perso, facendo brillare di nuovo la vostra luce?

[Sequel di Moonlight Midnight Dream e Mirror Mirror, Black and White][Ambientata nella Night 170 e seguenti][Clamorosamente SPOILER sugli ultimi capitoli]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Yu Kanda | Coppie: Kanda/Allen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Yullen Saga'
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Nota delle autrici

Nota delle autrici:

Dato che l’Angolo di Allen questa volta è diventato veramente chilometrico, per non costringere chi non vi fosse interessato a scorrere in basso per 13 pagine (ehm… ^^”), abbiamo preferito inserirlo a fine capitolo.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 

 

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Capitolo 15

Da adesso in poi

 

Sto beatamente galleggiando nel buio di un sonno senza sogni quando un rumore alla mia sinistra mi riporta alla realtà. Socchiudo pigramente un occhio e sollevo la testa, cercando di capire cosa stia succedendo, ma sento solo il respiro regolare di Link infrangere il silenzio, ragion per cui mi ritengo autorizzato a girarmi dall'altra parte e continuare a dormire, tirandomi la coperta sulla testa.

Mi sto quasi riaddormentando quando un fortissimo dolore all'orecchio mi sveglia completamente. Sono costretto a tapparmi la bocca da solo per evitare di urlare (non voglio svegliare Link) e mi tiro seduto, sfregandomi la parte lesa e afferrando al volo Timcanpy con l'altra mano.

 

“Maledizione Tim, mi hai fatto male! Quando ieri sera ti ho chiesto di svegliarmi all'alba non intendevo... così!”

 

Borbotto, ma il golem dorato si limita a ignorare le mie lamentele e a rivolgermi il migliore dei suoi ghigni soddisfatti. Il suo obiettivo l'ha raggiunto, dopotutto. 

Sospirando lo lascio libero, poi scendo dal letto cercando di fare meno rumore possibile. Per mia somma gioia, il tutto è reso più complicato dal fatto che dalla finestra non entra nemmeno un po' di luce. Il sole a quanto pare non è ancora sorto... beato lui!

Muovo un paio di passi incerti verso il fondo del mio letto, cercando la sedia dove ieri sera ho preparato maglia e pantaloni adatti per l'allenamento con Kanda e poco dopo la trovo. La trovo e la ribalto, urtandola con il ginocchio (ma non l'avevo lasciata più vicina al muro? [Devo ancora abituarmi alla nuova disposizione della stanza…]), ovviamente facendo abbastanza rumore per svegliare Link.

 

“Walker, cosa diamine ci fai in piedi così presto?”

 

Cerco di mettere assieme una risposta degna di questo nome (cosa non facile, visto il sonno e la fame che sta iniziando a farsi sentire), quando sono costretto a coprirmi gli occhi con una mano, improvvisamente abbagliato dalla luce dell'abat-jour che Link ha appena acceso.

 

“Mh, potresti spegnere quella luce, per cortesia? Anzi no, lasciala accesa, almeno vedo di prepararmi senza distruggere qualcos’altro…”

 

Riapro lentamente gli occhi per abituarmi alla luce, poi quando riesco di nuovo a vedere mi avvicino al letto dal quale Link mi sta fissando.

È evidentemente scocciato (gli sto impedendo di godersi le sue meritate ore di sonno [di cui ha bisogno anche lui, dopo l'ultima missione]), ma a guardarlo mi scappa quasi da ridere. Non capita tutti i giorni di sentirlo borbottare a quel modo, soprattutto dopo aver sollevato il viso dal cuscino solo dei pochi centimetri necessari per volgere lo sguardo verso di me.

 

“Scusa, non volevo svegliarti, è che devo correre in caffetteria! Alle sette devo andare ad allenarmi con Kanda, e non posso mica andarci digiuno...”

“Cos'è che devi fare tu alle sette?! Dovevi svegliarmi, non posso certo lasciarti andare da solo!”

 

Non l'ho mai visto così agitato, cavolo! Non sembra più nemmeno il babysitter impeccabile, tutto tirato a lucido che Leverrier mi ha affibbiato non molto tempo fa (non che mi dispiaccia, eh)

Quasi mi spavento quando lo vedo scattare giù dal letto e raggiungere rapidamente l'armadio, aprendolo e afferrando i propri vestiti, per poi chiudersi dentro al bagno, più veloce di quanto potessi immaginare (l'unica cosa che sono riuscito a vedere chiaramente sono i suoi capelli, per una volta non costretti nella solita treccia [il che lo rende ai miei occhi meno perfetto - più umano]).

Mi vesto e mi risiedo sul letto, in attesa. Finché non esce di lì, di andare in caffetteria a quanto pare non se ne parla...

 

Quando riapro gli occhi non è né per la luce che entra dalla finestra (anche se quando ieri pomeriggio mi sono messo a letto non ho chiuso le imposte [tanto fuori è ancora buio pesto]), né per il suono della sveglia. Mi sono svegliato da solo, come tutte le altre mattine (come se negli ultimi due giorni non fosse successo niente di strano), alle cinque o poco più, per avere il tempo di meditare in santa pace, fare colazione e uscire ad allenarmi prima che per i corridoi dell'Ordine cominci a girare troppa gente.

Mi tiro a sedere e butto indietro le coperte, quindi mi alzo e mi avvicino al davanzale. Quei pochi passi mi bastano per capire che, nonostante la ferita e tutto il sangue perso ieri, ormai mi sono ristabilito completamente: oltre ad un vago indolenzimento del braccio destro e dei muscoli in generale, il mio corpo non conserva traccia di quanto subìto.

Altri segni sono però ben presenti (più o meno visibilmente) a ricordarmi che ieri (e ierlaltro) non è stato un giorno qualsiasi (una fottutissima missione qualsiasi [perfin banale, diceva Komui!]). Ci sono i miei ricordi, in parte confusi (quando mai non lo sono stati? [Però almeno stavolta ci sono]), ma soprattutto c'è una camicia non mia (un po' piccola e con un profumo strano) che ieri ho lasciato distrattamente sulla spalliera della sedia prima di infilarmi in doccia e subito dopo buttarmi sul letto, quasi senza nemmeno rivestirmi.

Stringo le mani sul davanzale, gli occhi che smettono di vagare cercando invano di superare l'orizzonte buio e scivolano nella stanza, oltre la mia spalla, verso quel pezzo di stoffa bianca (trascinandosi dietro i pensieri [finché dormivo potevo permettermi di non pensare, ma ora sono sveglio]).

Sulla scrivania, il loto della mia vita riluce sinistro nella sua prigione di vetro, sospeso sopra i cadaveri rinsecchiti dei petali che ha perso. Quando il vecchio Zhu mi aveva detto che era un'illusione su cui non dovevo fare affidamento gli avevo creduto (in fondo, perché dubitarne? Quello rappresenta la mia esistenza e io non ci ho mai contato molto di esistere per il mondo). E invece, dopo tutti questi anni, continuo ugualmente a vederlo (e se lo vedo io e lo vedono gli altri è perché esiste, no?)... come gli altri continuano a vedere me (quindi io continuo ad «esistere», qualunque cosa significhi). Quel fiore è l'unica cosa estranea entrata e rimasta nella mia stanza, nella mia vita. Fino ad oggi (a ieri [non solo]).

Afferro la camicia per le spalle, distendendomela davanti agli occhi. Questa camicia e il suo proprietario hanno violato la zona franca che ho sempre mantenuto (voluto mantenere) attorno a me. Altri hanno provato ad avvicinarsi a me (Linalee, Tiedoll, Marie...) e forse un po' ce l’hanno fatta. Ma loro (Walker e Alma) hanno sfondato le mie difese e si sono stanziati entro le mie mura. E io non sono riuscito (forse nemmeno ci ho provato [perché?]) a respingerli. E ora questa camicia è qui.

Walker è qui. Ed è qui con delle motivazioni che, in tutta onestà, fatico a (non sono in grado di) comprendere (accettare [perché troppo lontane da quello che ho sempre saputo essere il mondo]).

Walker è qui spinto da un sentimento incondizionato, è qui perché vuole che io sia il suo punto di riferimento (folle! Cosa crede di imparare da me?), è qui perché pensa ne valga la pena (nonostante io sia quel che sono [lui non sa davvero cosa sono]).

Walker è qui, ma non mi ha chiesto perché io sono qui (né voglio dirglielo [non voglio parlargli di Alma]). Come fa ad avere tutta quella fiducia negli altri (in me, non negli altri)?

Io non l'ho mai avuta quella fiducia. Non ho mai avuto niente di così importante da affidare a qualcuno, nessun peso che non fossi in grado (per scelta o per costrizione) di portare da solo, non una persona che ritenessi degna di stare al mio fianco (qualcuno che non fosse soltanto un compagno [più o meno occasionale] sul campo di battaglia [e al quale comunque non avrei affidato la mia vita, per quel poco che vale]). Eppure, inconsciamente, a lui la mia vita l'ho affidata (seppure per poco [solo perché non potevo fare altrimenti?]).

È forse questo che lui vuole da me? Fiducia in cambio di fiducia? Si fida di me e vuole che io mi fidi di lui? Se così fosse, non so se sarò pronto mai a dargli ciò che chiede.

Ho visto più di un esempio di fiducia incondizionata, di amore disposto a sacrificare se stesso per l'altro e, no, questo non so se sarò pronto mai a farlo (io sono tutto ciò che ho [che ho mai avuto], non posso cederlo [perché allora non sarei più nulla]).

Eppure ciò che fa (questa fiducia) deve avere un senso, uno scopo... quel suo sorriso (lo stesso sorriso di Alma) a cosa serve? Perché lo indossa anche quando è palese che è una maschera? Forse perché...

 

(questo mondo è talmente oscuro

[crudele]

che a volte diventa difficile

persino respirare

[sopravvivere]

Ma quel giorno,

quando provai a sorridere

con Alma, come Alma

[come Allen],

respirare

[vivere]

sembrò per un attimo meno difficile)

 

...che sia questo il motivo? Io ho provato a fidarmi di Alma (perché quella era fiducia, no?) e poi... come è finita?

 

“...193 giorni... e poi sono stato costretto ad ucciderlo...”

 

Sarà così anche con te, Allen Walker? (Non farlo succedere… [Non voglio che succeda!])

 

Mentre Link termina di prepararsi, resto seduto al mio posto, Timcanpy che mi si è riaddormentato in grembo e i pensieri che mi girano liberamente nella testa.

Fuori è ancora buio, ma ora la mia strada mi sembra piena di luce. Dopo tutto quello che è successo nelle ultime quarantotto ore, con la mia nuova determinazione sento che ora potrei (potremmo) superare indenne qualunque cosa. Da adesso in poi non sono più solo contro i miei incubi peggiori, fra me e l'ombra che mi vuole annullare si è accesa di nuovo la fiamma della speranza. Kanda mi ha dato una seconda opportunità, e non intendo sprecarla.

Mi sfrego gli occhi con la mano e, nonostante la stanchezza, un piccolo ma sicuro sorriso inizia a curvarmi le labbra.

Continuo a sorridere anche quando Link esce dal bagno, completamente vestito ma ben lontano dalla sua solita impeccabile perfezione (oh, finalmente sembra dimostrare la sua vera età [mi fa sempre piacere quando riesco a vedere per davvero coloro che mi circondano… e non solo l'etichetta che li identifica]).

Mi alzo e mi avvio alla porta, Timcanpy che sbadigliando mi si posa sulla testa, poi abbasso la maniglia ed esco dalla camera, Link alle calcagna. Sto morendo di fame, accidenti, e si sta già facendo tardi!

 

Kanda varca le porte della caffetteria con il consueto passo rapido ed elegante, ma l’occhio attento di Jerry (che a quell’ora è lì pronto a ricevere il puntualissimo giapponese e a prenderne l’ordinazione) nota che quella mattina nel ragazzo c’è qualcosa di diverso - sembra un po’ stanco, provato quasi, come se si fosse rimesso da una malattia. Ed è un caso più unico che raro vedere Kanda in quelle condizioni; soprattutto considerando che il giorno prima, pur essendo appena tornato da una missione, stava benissimo - a parte quella rabbia malcelata, che oggi però è sparita del tutto.

Il cuoco scuote la testa e si sporge al bancone con un sorriso. Un sorriso che tuttavia vacilla pericolosamente quando Kanda, con la solita inflessione piatta e per nulla cortese, ordina una colazione più ricca del normale - come, appunto, quando si è in convalescenza e si devono riprendere le forze.

Preso in contropiede da quella variazione inaspettata, Jerry ci mette un po’ più del consueto minuto netto a servire il giovane, ma questi non pare farci troppo caso, forse perso dietro ai pensieri che gli incupiscono lo sguardo.

Staccatosi dal bancone, Kanda va ad accomodarsi al suo solito tavolo ma, come il giorno prima, dà le spalle alla finestra e volge gli occhi sulla sala, pur senza farli saettare nervosamente dietro ogni minimo movimento.

Anche Lavi, seduto al suo posto per una rapida pausa spuntino dopo un'intera nottata passata ad archiviare e registrare, all’ingresso dello spadaccino abbassa la forchetta per seguirlo con lo sguardo.

Vorrebbe istintivamente alzarsi e raggiungerlo per il solito saluto (a cui seguirebbe la quotidiana minaccia di morte da parte del giapponese), in parte rinfrancato dal fatto che Mugen questa volta non c'è - ma si trattiene, con il ricordo dell'incidente del mattino prima che torna ad assillarlo.

Anche dopo aver parlato con il suo mentore ed essere stato messo al corrente di quanto avvenuto durante il briefing nell'ufficio di Komui, il rosso non è riuscito a capire esattamente cosa sia accaduto. È preoccupato, Lavi, anche se da bravo apprendista bookman non dovrebbe. Allora si limita a restare dov'è, continuando a mangiare e a fare il suo mestiere: osservare. Sperando che qualunque cosa sia successa tra Yu-chan e moyashi-chan si sia sistemata.

“Mh. Anche oggi si è seduto con il viso verso l'interno della sala, come ieri... ma stavolta sembra decisamente meno teso e nervoso” sussurra, tra un boccone e l'altro.

Bookman Sr. a quell’osservazione alza per un attimo gli occhi dal documento che sta consultando e beve un sorso di the, concedendosi di lanciare un’occhiata verso il giapponese. “E con questo, Jr.? Sai bene che i comportamenti privati delle persone non sono materia di interesse per noi”

“Ma Panda, se finisco a fette come stava succedendo ieri, poi chi ti fa da apprendista?” mugugna Lavi, agitando la forchetta.

L’anziano esorcista scuote la testa. “Credo sia inutile dirti che, se tu ti comportassi da bookman, non rischieresti di finire a fette… o sbaglio?”

Lavi non lo ascolta già più, distratto dall'ingresso del giovane esorcista dai capelli bianchi.

Una rapida occhiata all'orologio e la prima domanda che passa per il cervello del rosso è «Ma che ci fa in piedi così presto?»

La seconda, più che una domanda è un'affermazione: «È una giornata davvero piena di sorprese, questa» pensa il rosso, appena la sua memoria fotografica finisce di registrare il passo rapido e sicuro con cui il più piccolo è entrato in caffetteria e il suo lieve sorriso, solo un poco appannato da quella che sembra impazienza.

Subito dopo di lui, anche l’immancabile Link varca la soglia del locale. Il biondino ha la faccia parecchio assonnata e si sta allacciando i polsini della camicia; Lavi inoltre nota che i capelli non sono acconciati nella solita treccia, ma in una ben più rapida coda bassa.

Decisamente quella pausa si sta rivelando per lui densa di sorprese… anche se l'entusiasmo dell'esorcista maledetto nel correre verso il bancone per ordinare la sua consueta mega-colazione è tutto fuorché una novità!

Anche Jerry non può fare a meno di sorridere mentre accompagna con lo sguardo il piccolo Allen che si avvicina. Sì, sembra che sia tornato tutto nella norma, e la conferma sta nell'impressionante elenco di piatti prelibati che il ragazzino chiede come colazione.

Seguendolo allontanarsi in fretta con la pila traballante di vassoi tra le braccia, il cuoco tira un sospiro di sollievo. Si prende ancora un paio di secondi per tenerlo d'occhio, ma quando lo vede accomodarsi a un tavolo tutto sommato non troppo lontano da quello di Kanda e iniziare a mangiare con la solita foga, capisce che può tornare a dedicarsi con cuore più leggero agli altri commensali.

Link, dal canto suo, si siede un attimo dopo accanto ad Allen, tra le mani un vassoio con una tazza di caffè bollente formato gigante e una fetta di torta.

Con un sopracciglio leggermente inarcato, l’ispettore osserva il giovane albino ingozzarsi molto più velocemente del solito, e un’occhiata all’orologio a muro che corre impietoso verso le 7 gli spiega anche perché. Sorseggiando piano il suo caffè, Link si concede un sorriso e poi fa scivolare gli occhi in tondo per la sala; non tenta nemmeno di intavolare un minimo di conversazione - sa già che Allen non avrebbe tempo di rispondergli, ma preferisce divertirsi ad osservare di sottecchi gli altri occupanti della caffetteria, Lavi e Kanda su tutti. 

Fra un boccone, un morso e una sorsata di latte l'esorcista dai capelli bianchi seguita a lanciare occhiatacce alla pendola, le cui lancette continuano inesorabili la loro corsa in avanti. Sono quasi le sette meno dieci, ed è riuscito ad ingurgitare solo i due terzi della propria colazione... L'unica è aumentare la velocità, cercando di non strozzarsi nel frattempo!

Vana speranza, quella, soprattutto quando un certo esorcista giapponese si avvicina con passo marziale al tuo tavolo, facendoti andare di traverso l'ultimo pezzo di toast!

L’espressione di Kanda è impenetrabile come sempre, ma il ghigno quasi strafottente che gli incurva le labbra mentre si china a picchiettare due dita sul tavolo di Allen, ecco, quel ghigno dice cose che il giovane inglese probabilmente preferirebbe non sapere. Quel ghigno parla di un allenamento che si preannuncia nient’affatto leggero (e con un insegnante così - forse il miglior spadaccino che l’Ordine ricordi - non ci si può aspettare altro) e soprattutto di un allenamento che, cascasse il mondo, inizierà tra 6 minuti esatti.

“Ti voglio vedere prima di subito nel campo d’addestramento esterno, capito moyashi?”sussurra Kanda con un tono che non ammette repliche, prima di allontanarsi e uscire dalla caffetteria.

Link lo segue con lo sguardo e, quando è scomparso, si volta verso Allen, sorbendo un altro sorso di caffè. “Fossi in lei, Walker, lascerei qui tutto e andrei con lui… non credo abbia tempo di finire di mangiare”

Il più piccolo annuisce, ingoiando a fatica il boccone che stava masticando, poi raccoglie tutti i piatti guardando sconsolato le due mega porzioni di dango che è costretto ad avanzare. Sospira... i dango devono aspettare, e lui deve muoversi se vuole essere abbastanza vivo da mangiarli più tardi... Sempre se Tim gliene avanzerà qualcuno, ovvio.

Il suddetto golem, infatti, non preoccupandosi particolarmente dell'ansia del proprio master, si sta placidamente sbafando gli avanzi.

Con lo scatto di un centometrista, il giovane esorcista scarica la pigna di stoviglie sporche sul bancone e fa inversione di marcia, oltrepassando di corsa le porte della caffetteria per poi fermarsi nel corridoio. Da lì ricaccia la testa nella stanza, cercando con lo sguardo il suo babysitter e iniziando a picchiare nervosamente il piede per terra.

È in ritardo, dannazione, ma purtroppo è costretto ad attendere Link.

E non solo perché il biondo deve seguirlo ovunque. È che lui... il campo d'addestramento esterno mica sa dov'è!

Lavi scuote la testa, sorridendo, mentre vede l'ispettore seguire il ragazzino fuori dalla caffetteria e iniziare a dargli le prime indicazioni. 

«Certe cose non cambiano proprio mai...» riflette, finendo la propria colazione, riportando i piatti al bancone ed uscendo nel corridoio giusto in tempo per vedere una testolina bianca girare l'angolo. «...e se cambiano migliorano, per fortuna. Ehehe, Linalee-chan sarà contenta!»

 

Lasciato il moyashi in caffetteria a strafogarsi con la sua colazione (voglio vedere come farà ad allenarsi con tutta quella roba nello stomaco), torno rapidamente in camera, con l’intento di recuperare Mugen e poi passare in armeria per prendere due spade.

L’intero Ordine è ancora addormentato e nei corridoi non incontro nessuno (non che la cosa mi dispiaccia); nel silenzio degli androni e degli ampi saloni in penombra, la debolezza (la mancanza di giustificazioni razionali solide) della scelta che ho fatto emerge in maniera per me quasi imbarazzante,

 

(non sono abituato a gestire

decisioni prese sull’onda dei… sentimenti?

[più volte ho dubitato

di essere in grado di provarne

di diversi dal senso di colpa e dall’odio])

 

costringendomi a confrontarmi di nuovo con quella realtà per me così nebulosa. Nonostante tutto, però, non tornerò indietro: quell’inquietante (terribile) analogia tra quanto è successo ad Alma nove anni fa e quello che minaccia di succedere a Walker nel brevissimo futuro, è più che sufficiente per mettere a tacere ogni mia possibile obiezione (in fondo, nessuno ha mai tenuto conto delle mie opinioni, perché devo iniziare a farlo io adesso?).

Il peso di Mugen legata al mio fianco mi sbatte in faccia con violenza il ricordo di quando fui costretto ad utilizzarla quel giorno (il ricordo del mio fallimento [perché la colpa della morte di Alma è solo mia]).

Inizio a prendere una serie di respiri profondi per riuscire a controllare la sequenza di immagini (scomposta e confusa) che mi riporta a forza indietro nel tempo, nel bagno di sangue in cui la mia esistenza è iniziata (e subito finita [perché in realtà io non sono mai stato vivo]).

Stringo forte l’elsa della spada: no, una cosa del genere non deve più ripetersi… farò tutto il possibile perché questo non si ripeta (ma non dipende solo da me [nemmeno allora dipendeva solo da me - questa comunque non è una giustificazione]).

Scuoto la testa, chiudendomi la porta della camera alle spalle. Devo smetterla di pensare al passato. So benissimo che è un’attività da cui non guadagnerei altro che inquietudine.

Nel breve tragitto tra la mia stanza e l’armeria, riesco a seppellire di nuovo nella profondità della mia anima (ma ne avrò poi una? [Non che sia importante saperlo]) tutto quanto successo da ieri mattina ad adesso.

Quando esco in giardino, sono tornato ad essere l’esorcista (l’essere artificiale) lucido e determinato (privo di emozioni) che sono sempre stato.

La neve ghiacciata scricchiola sotto i miei piedi mentre inizio il riscaldamento, aspettando il moyashi.

 

Cammino rapidamente lungo il corridoio, Tim sulla spalla e Link che mi precede di un paio di passi. Lo osservo per un attimo, pensando che è quasi incredibile come sia tornato a essere il solito ispettorino perfetto (anche se io so che sotto c'è dell'altro [è un amico, ormai]).

Sorrido fra me e me, cercando di allungare il passo per portarmi al suo fianco. Pensare che fino a poco tempo fa sospettavo di essere l'unico a indossare una maschera...

Lo stomaco mi brontola leggermente, e il pensiero torna ai miei adorati dango. Dannatissimo baKanda, non potevamo iniziare un po' più tardi?! Vorrà dire che mi dovrò impegnare a fondo, per finire il prima possibile e tornare in caffetteria...

È quindi con sguardo determinato che esco all'esterno, il terreno imbiancato che mi abbaglia leggermente riflettendo la pur poca luce dell'alba.

Riesco a mettere a fuoco dopo qualche istante, il vento freddo che ne approfitta per soffiarmi addosso, facendomi rabbrividire leggermente. Sento che il raffreddore di ieri non è ancora passato del tutto, e infatti riesco a trattenere a malapena uno starnuto, mentre mi guardo attorno alla ricerca del mio nuovo «maestro».

Kanda è già lì, alle prese con il riscaldamento, dipinta in viso una strana espressione che al nostro ingresso si fa leggermente perplessa. Cos'è, non ti aspettavi che sarei arrivato, Kanda? O ti dà noia che ci sia anche Link? In ogni caso mi spiace deluderti, ma non possiamo fare altrimenti. Dovrai portare pazienza e sopportare (ce la farai di sicuro [auguri, in ogni caso...]).  

Dopo che Link si è seduto su una delle panchine,

 

(con Timcanpy sulla testa

[che strano... sente di potersi fidare, a quanto pare]

e il solito libro di ricette in mano

[dolci... chissà, potrebbe provare a cucinarli, prima o poi])

 

mi dirigo verso Kanda e mi fermo davanti a lui, a braccia conserte.

Comunque sia, comunque vada, da adesso in poi farò del mio meglio. Non voglio che tu ti penta della decisione che hai preso. Ne vale la pena, e sono pronto a dimostrartelo.

 

Quando noto il moyashi (e il suo babysitter [che palle, odio allenarmi con gente che mi guarda addosso!]) avvicinarsi lentamente, l’espressione assonnata ma tranquilla e un po’ incuriosita, rinfodero Mugen e lo saluto con un cenno del capo.

 

“Sei vagamente puntuale, mammoletta… non male come inizio”

 

Commento poi, con tono neanche troppo velatamente ironico, incrociando le braccia e sorridendogli appena.

 

“Ehi, ho perfino rinunciato a metà colazione per non arrivare in ritardo, sai? E il mio nome è Allen!”

 

Gli rispondo, il broncio che si dissolve in un ghigno (e poi in un lievissimo sorriso, anche perché vedere Kanda che sorride [appena appena, eh… ma sorride!] farebbe passare il muso a chiunque).

Mi stiracchio leggermente, cercando di riscaldare i muscoli contratti dal freddo (e dal sonno...), mentre aspetto le sue prime istruzioni.

 

Scuoto la testa, ignorando palesemente entrambi i suoi commenti, già concentrato su come impostare il suo allenamento (perché era poco più di una scusa, ok, ma io le cose le faccio sempre seriamente [non ho mai insegnato nulla a nessuno in vita mia]). Ho avuto solo poche occasioni di vederlo maneggiare la spada, ancor meno di osservare come si comporta, quindi devo iniziare dai fondamentali.

Con il braccio destro sempre un po’ indolenzito non mi conviene mettermi a combattere (anche perché dovrei metterci il doppio dell’attenzione e della fatica, visto che lui è alle prime armi). Partiamo da un passo ancora più basilare…

Lo guardo dritto negli occhi e noto che si irrigidisce leggermente sotto il mio sguardo.

 

“Evoca”

“Scusa?”

 

Rispondo d'istinto, facendo un passo indietro, il resto della frase che si perde in un nuovo starnuto.

Dannato raffreddore, e dannato Kanda. Cos'è questa storia? Non doveva mica insegnarmi a usare una spada?!

 

Tsè, avrei dovuto forse aspettarmelo che non avrebbe capito il mio intento (o forse è solo il pensiero di quel che è successo ieri a frenarlo).

 

“Evoca, ho detto. La tua Innocence può assumere anche la forma di una spada, no? Se non sbaglio, l’accordo era che ti insegnassi a maneggiarla in modo perlomeno decente”

 

Gli ripeto, cercando di non spazientirmi subito. Mentre aspetto che elabori il senso delle mie parole, lancio un’occhiata a Link, seduto a qualche metro di distanza (ma perfettamente a portata d’occhio e orecchio su di noi): alle mie parole, ha sollevato leggermente lo sguardo dal libro che sta leggendo e ci osserva con un’espressione che la dice lunga su quanto non abbia creduto al racconto del moyashi rispetto all’incidente di ieri (mi auguro solo che la mammoletta non si faccia scappare qualche stronzata delle sue e che l’ispettorino non voglia mettersi a curiosare dove non deve).

Avanti, Walker: l’hai detto tu che ti fidi di me, no? (Come tu faccia non lo so [io non so se sarò pronto mai a farlo, prova ad esserlo tu per me]). Stai tranquillo che non ho nessuna intenzione di farmi trafiggere dalla tua spada (né quella di Innocence, né una qualsiasi), quindi piantala di preoccuparti e fammi vedere come la impugni (ma temo ci sarà parecchio da lavorare anche su questo…), poi passeremo ad utilizzare delle spade tradizionali, se pensi che la cosa possa facilitarti.

 

Sospiro, leggermente irritato. Non c'è bisogno di essere così insistenti, basta chiedere con cortesia (ma la cortesia non è di casa, con Kanda [soprattutto davanti ad un pubblico]), anche se avrei preferito non utilizzare la mia Innocence (almeno per oggi [sembra tutto sotto controllo, ma...]).

L'occhiata che lancia dietro le mie spalle (proprio non riesce a far finta che Link non ci sia, eh?) mi fa ricordare che forse è il caso di stare attento con le parole. Per fortuna ieri non mi sono lasciato sfuggire particolari precisi, ma il biondo ispettore non è stupido (anzi, sono sicuro abbia già capito più di quanto avrebbe dovuto [il che a dire il vero non mi dispiace]).

 

“Va bene, ora la attivo! È che non pensavo ci fosse differenza tra la mia e quelle che abbiamo usato ieri, tutto qui!”

 

Rispondo, alzando le spalle e poi afferrandomi il polso della sinistra con l’altra mano. Dopo pochi istanti, stringo nella destra la mia spada e Crown Clown mi si è appoggiata delicatamente sulle spalle (e meno male, col freddo che fa... sono uscito senza cappotto [di nuovo]).

Rialzo gli occhi verso Kanda, puntando l'arma verso il terreno (è vero, sugli umani non ha effetto [ma se voglio imparare a usare una spada in maniera corretta devo considerarla letale in ogni caso]).

 

“Fatto. E ora?”

 

Vedendolo rivolgere la lama a terra annuisco lievemente (quella è la prima cosa che ogni maestro di spada insegna a fare) e mi prendo qualche istante per interpretare il suo stato d’animo leggendo l’espressione dei suoi occhi. Sembra tranquillo e determinato; il fatto che io gli abbia chiesto di materializzare la spada rende la sua Innocence inoffensiva per gli esseri umani (peccato che per me sia letale quanto Crown Edge [ma lui questo non lo sa e non lo deve sapere]) e la cosa lo solleva.

 

“Impugnala come se dovessi attaccare. Immagina che quell’albero sia un akuma”

 

Indico una grossa quercia alle mie spalle e mi scosto dalla traiettoria, per lasciargli spazio di manovra e poter osservare i suoi movimenti.

Lui annuisce e si prepara a colpire, ma sono costretto a fermarlo immediatamente. Ieri quando gli ho detto che ha una tecnica men che penosa pensavo solo di prenderlo per i fondelli, ma mi sbagliavo… è ancora peggio!

Scuoto la testa e mi riavvicino a lui, sfoderando Mugen.

 

“Moyashi stai sbagliando tutto…”

“Eh?”

 

Non capisco... Guardo la spada che sto impugnando e la mia mano, cercando di capire dove stia l'inghippo, e basta poco perché questa si metta a tremare per la tensione. Anche tenerla sollevata per un paio di minuti diventa problematico, dannazione! Eppure... non saprei in che altro modo usarla, quest'arma troppo grande per me!

La pianto nel terreno e mi gratto una tempia, squadrandola con occhio critico. Poi, mani sui fianchi e aria perplessa, mi giro verso il mio nuovo «maestro».

 

“Non capisco... Dov'è che sbaglio, Kanda?”

“Devi afferrare la spada più in alto. Altrimenti non riuscirai mai a fare forza”

 

Gli spiego, mostrandogli come impugno io Mugen - la mano stretta sull’elsa il più vicino possibile alla base della lama, a reggere la spada perfettamente dritta, puntata verso il cielo. Meno un paio di fendenti all’aria, facendo sibilare l’acciaio, quindi rinfodero la katana con un gesto secco e mi volto verso di lui.

 

“Hai capito adesso?”

 

Mh, credo di aver capito, sì... Devo solo prenderla un po' più vicino alla guardia.

Afferro la mia spada per l'impugnatura e la sollevo, girando il polso fino a portarla perpendicolare al terreno.

 

“C-così?”

 

Effettivamente, ora che ci faccio caso, sento la presa leggermente più stabile di prima. Sorrido, soddisfatto, ma sfortunatamente non dura a lungo. Non so se è perché ci ho messo troppo impeto, o se è perché non ne ho ancora una buona padronanza... finisco comunque per sbilanciarmi verso destra.

Aaah, comincio a innervosirmi!

 

Scuoto la testa: no, decisamente prima di arrivare a poter anche solo spiegargli i fondamentali del combattimento, la strada sarà parecchio lunga. Forse lui non se ne rende conto, ma è teso come una corda di violino, assolutamente troppo rigido nei movimenti. Se parte così è ovvio che non riuscirà mai nemmeno ad impugnare una spada come si deve.

Lancio un’occhiata a Link e noto che (per fortuna) non ci sta minimamente degnando di alcuna attenzione. Mi lascio scappare una smorfia e lascio scivolare di nuovo lo sguardo sul moyashi, ancora impegnato a tenere dritta la spada.

Non mi va molto di avvicinarmi così tanto a lui (non amo il contatto fisico [soprattutto davanti a terzi incomodi]), ma non posso fare altrimenti. In due falcate gli sono a fianco e mi porto alle sue spalle.

 

“Sei troppo rigido, così non riuscirai mai a compensare il peso della spada e continuerà a caderti. Rilassa quei muscoli…”

 

Mentre parlo allungo il braccio destro a coprire il suo, correggendo la sua impugnatura troppo spasmodica (stringe quell’elsa come se fosse un’ancora di salvezza!), mentre con la sinistra gli sfioro il bicipite, cercando di spingerlo ad alleviare la rigidità del muscolo, contratto in una posizione sbagliata.

Non che io abbia molto successo: invece di rilassarsi lo sento solo farsi più teso (lo sapevo che sarebbe finita così…)

 

Ehi, ma che cav-... dannazione, sono così concentrato a mandare accidenti alle mie carenti abilità con la spada da non accorgermi che Kanda mi è arrivato alle spalle! Nervoso come sono, quasi salto in aria quando lo sento allungare le braccia attorno a me per correggere la mia posizione, e devo farmi forza per non girarmi e allontanarmi da lui.

Resto fermo dove sono, ma inizio a tremare leggermente per l'ansia, la spada che comincia a barcollare a destra e a sinistra.

Mi sento nelle orecchie il cuore che batte a tremila e la faccia mi diventa improvvisamente calda (devo essere arrossito in maniera esagerata [o è colpa di quel raffreddore, più forte del previsto?]).

Possibile che io non riesca a non pensare di nuovo a quella notte sul balcone

 

(la notte in cui ero riuscito

ad avvicinarmi di più a lui

[prima che la distanza tra noi

iniziasse inesorabilmente ad aumentare])

 

o a quella notte sulla torre quando, col calore involontario del suo primo vero abbraccio (iniziato da me, d’accordo [ma lui mi aveva assecondato]), mi aveva salvato dal baratro in cui stavo finendo?

Cerco di rilassarmi il più possibile, seguendo il suo consiglio, e chiudo gli occhi inspirando profondamente.

Anche adesso sento il suo petto caldo dietro la mia schiena e, come allora, questo contatto mi dà sicurezza.

Smetto di tremare.

Devo tornare il più possibile lucido, non posso permettermi di navigare nei ricordi (non ora, almeno).

Sorrido. Ce la posso fare (con Kanda).

Respiro a fondo un'ultima volta, prima di riaprire gli occhi.

La mia mano è ferma, ora, la spada puntata dritta verso il cielo.

 

Da dietro le spalle lo osservo di sottecchi. Lo vedo chiudere gli occhi e prendere un respiro profondo, poi pian piano la tensione in lui inizia a defluire e lo sento rilassarsi tra le mie braccia (e in un flash non richiesto mi tornano in mente le altre due volte in cui è successa una cosa del genere… non è il momento di ricordare!).

Quando riapre gli occhi, ormai completamente (o quasi) calmo, allontano un poco la mano dalla sua e noto (non senza una certa soddisfazione) che ora la spada rimane perfettamente dritta e immobile.

Faccio un passo indietro, abbassando le braccia.

 

“Ecco, questa è l’impugnatura corretta. Memorizza la posizione che hai assunto e le sensazioni del tuo corpo, dovrai riprodurle ogni volta”

“O…ok”

 

Annuisco, deciso, e mi concentro per riprovare a compiere lo stesso movimento tutto da solo. Abbasso la spada e la rialzo, sollevandola davanti a me, e questa volta riesco a non sbagliare. Sorrido e, sempre tenendo la spada sollevata, mi giro verso Link.

L'ispettore è ancora immerso nella lettura, e non sembra essersi accorto della mia piccola impresa... accidenti a lui, una volta tanto che posso dimostrare quanto riesco a fare lui si distrae? Questa me la paga! Per fortuna Tim ha assistito a tutta la scena, e ora fa il tifo per me svolazzando su e giù tutto contento (e sono felice anch'io [anche perché, quando mi giro di nuovo verso Kanda, nel suo sguardo noto qualcosa di nuovo... e io quel qualcosa voglio rivederlo, a tutti i costi. Voglio che sia fiero di me!])

 

“Così va bene?”

 

Gli chiedo, abbassando di nuovo la spada a terra, giusto in tempo per starnutire senza farmela cadere di mano. Stupido raffreddore!

 

Incrocio le braccia e lo osservo con un sogghigno sulle labbra.

 

“Andrà bene quando sarai in grado di rifare quel movimento all’infinito e senza pensarci”

 

Ok, ammetto che è stato bravo. In fin dei conti per lui la cosa più difficile non è imparare a maneggiare una spada, ma dominare la sua emotività esagerata. Una volta che sarà in grado di fare quello, per lui sarà tutto più semplice (in fondo, quando non vuole fare a tutti i costi il martire, è anche un buon combattente [e forse riuscirà anche a non finire come…]).

Scuoto la testa per scacciare quel pensiero inopportuno che tentava di farsi largo dal mio subconscio e torno a concentrarmi su di lui che, tra uno starnuto e l’altro, sta provando e riprovando ad impugnare la spada.

 

“Ora prova a tirare qualche fendente”

 

Gli dico poi, indicandogli l’albero di prima e allontanandomi di un po’. Nel girarmi, noto un guizzo dorato balenare ripetutamente al limitare del mio campo visivo. Mi volto in quella direzione, finendo per fissare la panchina su cui siede Link. L’ispettorino è sempre immerso nella lettura del suo libro (dubito che abbia osservato anche solo un decimo di quel che abbiamo fatto [non che la cosa mi dispiaccia, è solo ridicola]), mentre il golem del moyashi continua a svolazzare come impazzito (era lui che vedevo).

Sto per disinteressarmi della scena (piuttosto monotona, a dire il vero) per tornare a Walker e dargli ulteriori istruzioni, quando una sagoma in movimento dietro le vetrate al primo piano del quartier generale attira la mia attenzione. Mi concentro sui finestroni (sono quelli dei corridoi dell’ala dei saloni di rappresentanza) e la vista di quella persona (che riconosco senza possibilità di errore) mi infastidisce non poco. Leverrier ci sta fissando.

Contraggo la mascella e torno a rivolgermi al moyashi.

 

Seguendo le indicazioni di Kanda mi avvicino all'albero, sollevando la spada davanti a me e tentando qualche fendente e un paio di affondi. Man mano che i miei colpi diventano più precisi e calibrati comincio addirittura a divertirmi, il freddo del vento autunnale che ormai è solo un vago ricordo.

Mi accorgo con stupore che, improvvisamente, la mia spada sembra essere diventata più leggera. Vorrei dirlo a Kanda (magari potrebbe spiegarmene il motivo), ma lo sento allontanarsi in direzione di Link, i suoi stivali che fanno scricchiolare la neve che ancora deve iniziare a sciogliersi.

Decido di fermarmi un attimo per riprendere fiato e, quando anche il sibilo della spada che fende l'aria cessa del tutto, sul piccolo campo di addestramento innevato cade il silenzio.

Mi volto, incuriosito, e lo seguo muoversi verso l'ispettore per poi tornare verso di me. Lancio un'occhiata di sfuggita a Link, che continua a leggere (ma non mi frega: so bene che è perfettamente consapevole di ciò che sta accadendo attorno a lui [lo conosco abbastanza per interpretare correttamente la tensione delle sue spalle mentre gira pagina]), poi torno a concentrarmi su Kanda. Che strano, si è fermato nel centro dello spiazzo con il naso in su...

Faccio un passo verso di lui e, seguendo la linea del suo sguardo, intravvedo Leverrier dietro alle finestre del primo piano. Con immensa soddisfazione mi rendo conto di non provare più alcun timore a causa di quell'uomo (crede di avere la mia vita tra le mani, l'illuso [ma la mia vita è MIA, e di nessun altro, Quattordicesimo incluso... figuriamoci di uno come lui!]).

E poi ora ho Kanda accanto a me e so che, fin quando dimostrerò di meritare il suo appoggio, lui non mi lascerà solo. Certo, dovrò impegnarmi a fondo. Dovrò imparare a gestire meglio me stesso e le mie emozioni. Ma ci proverò, ci riuscirò, e da adesso in poi non avrò più paura.

È quindi con un sorriso che mi avvicino a Kanda, mettendogli la mano sulla spalla e indicando con un cenno del capo le finestre al piano superiore.

 

“Non ci badare. Non merita la nostra attenzione, non vale la pena prendersela per colpa sua”

 

Gli dico, senza nemmeno preoccuparmi di tenere bassa la voce (tanto mi basta un'occhiata dietro le sue spalle per notare il magro tentativo di Link di nascondere una smorfia divertita [il Sovrintendente non sta proprio simpatico a nessuno, a quanto pare!]).

 

Sentendo le parole del moyashi, un’espressione a metà tra un sorriso e un ghigno mi incurva le labbra. E se non bastasse a fargli capire cosa ne penso di quel pallone gonfiato di Leverrier, il tono e il contenuto della mia risposta sono piuttosto esplicativi.

 

“Tsè. Credi che me ne freghi qualcosa di lui?”

 

Il sorriso che gli nasce sul viso al sentire le mie parole vale forse di più della frase che ha pronunciato prima (significativa fino ad un certo punto [perché può anche essere stata una forzatura del momento: mi devi dimostrare che riesci a metterla in pratica]). Forse finalmente si è reso conto che con l’atteggiamento arrendevole che ha avuto finora non andrà molto lontano…

 

(era ora che iniziasse

a tirare fuori le unghie

[quelli dal cuore troppo tenero

in questo mondo di merda non hanno scampo:

vengono annientati o…])

 

E sinceramente mi viene da ridere se penso a come reagiranno tutti quelli che lo conoscono solo come la mammoletta senza spina dorsale (ma ho l’impressione che anche lui si sia stancato di quell’etichetta) quando si renderanno conto di quanto sta cambiando.

Gli lancio un’occhiata di sottecchi e il mio ghigno si allarga, facendosi un principio di risata.

Da adesso in poi penso che gliene farai vedere delle belle, Allen Walker… e io continuerò a non parlare, ma di certo non me ne andrò prima di averti visto fargli il culo (perché tu non finirai come lui [non te lo permetterò]). E sono sicuro che ne varrà la pena, vedrai.

Scuoto leggermente la testa e, con decisione, volto le spalle all’edificio e alle sue vetrate.

 

“Avanti moyashi, torniamo al lavoro”

“Ottima idea! Mi sembra di capire che ho ancora molta strada da fare, prima di diventare bravo come te, vero baKanda? E comunque, per l'ennesima volta… il mio nome è Allen!”

 

Ci riuscirò, promesso. E un giorno potremo ripensare a questi momenti con più serenità, e magari ci rideremo pure su, consapevoli di quanto ci siamo complicati la vita mettendoci in questo bel casino e chiedendoci se a qualcosa sarà pur servito...

E sicuramente ci accorgeremo che ne sarà valsa la pena, vedrai.

 

Da adesso in poi ci proverò

A farti avere il meglio che ho,

Il peggio lo troverai da te.

Ma vale la pena vivere.

Mi chiederai: “Si, ma perché?”

So solo che ti dirò: “Vale la pena vedrai”

Da adesso in poi

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI:

Eccoci così arrivate alla fine di questa lunghissima fic. Come al solito, prima di salutarvi, vi indichiamo i riferimenti esterni che abbiamo inserito nel testo:

 

-          “(Questo mondo è talmente oscuro [crudele] che a volte diventa difficile persino respirare [sopravvivere]. Ma quel giorno, quando provai a sorridere con Alma, come Alma [come Allen], respirare [vivere] sembrò per un attimo meno difficile)”

      Questa frase di Kanda è una rielaborazione fatta da Mistral di quanto si legge nella Night 190 pag. 31: “questo mondo è talmente oscuro che a volte diventa difficile persino respirare. Ma quel giorno, quando provai a sorridere con te, respirare sembrò per un attimo meno difficile”.

-          “...193 giorni... e poi sono stato costretto ad ucciderlo...”

Anche questa frase è tratta dal manga (sempre Night 190, pag. 31); Mistral ha deciso di citarla assieme con la precedente non solo perché è rimasta affascinata da entrambe - seppur in maniera differente per l’una e per l’altra - ma anche perché le ritiene estremamente significative del rapporto così particolare che ha legato Kanda ad Alma.

 

-          Avrete sicuramente riconosciuto i versi della canzone con cui abbiamo scelto di chiudere la fic e dalla quale abbiamo tratto anche il titolo del capitolo. Per correttezza comunque la citiamo, si tratta di “Da adesso in poi” di Ligabue, il cui testo è anche in parte inserito nel testo di quest’ultimo capitolo.

 

Questo è quanto! Vi ringraziamo di cuore per aver seguito questa storia dall’inizio alla fine e per averci lasciato così tante recensioni: non ce lo saremmo mai aspettate e ci ha fatto un piacere e un onore immensi vedere quanto questo nostro piccolo esperimento abbia trovato accoglienza positiva.

Da parte nostra, ci permettiamo l’orgoglio di dire che, nonostante il fatto che questa fic sia stata iniziata almeno un anno fa e finita a inizio gennaio 2010 e contenga una buona dose di speculazione sui pensieri sia di Allen che (in misura anche maggiore) di Kanda, tuttavia non sia stato necessario modificare praticamente nulla alla luce di quanto via via emergeva nelle nuove Night. E di questo davvero ci facciamo un punto d’onore.

A parte il piccolo momento di autocompiacimento delle autrici, ci fa piacere ricordarvi che la Yullen Saga non si conclude certo qui: al momento c’è in pubblicazione Hachisu no Yume, che costituisce il 5° capitolo, mentre il 4° (dal titolo provvisorio di Bildungsroman – Ovvero: come cambiare senza tradire quel che si è stati) andrà in lavorazione prossimamente.

Speriamo continuerete a seguirci numerose quanto e più di adesso!

Un saluto e un abbraccio forte.

E ricordate… in missing moments we trust!

Alla prossima

Lety&Mistral

 


 

L’ANGOLO DI ALLEN

16 Luglio 2010

 

Ordine Oscuro - *esterni... fuori dalla porta*

 

L'aria soffia fresca da nord facendo correre le soffici nuvole che punteggiano il cielo, stranamente azzurro per una città grigia come Londra. I cigni nuotano allegri, aggirando i salmoni che si rincorrono nelle tranquille acque del Tamigi.

Esorcisti e civili, per una volta liberi dalle atmosfere un po' opprimenti della Home - che sarà anche «casa» ma è pur sempre un castello di pietra con corridoi e stanze buie, che diamine! - si prendono un secondo di pausa dalla caccia al coniglio, respirando beati l'aria pulita del mondo esterno.

Solo Crowley, ancora scosso per quanto accaduto poco prima con Lavi (invero non voleva fargli del male!), se ne sta in disparte mogio mogio a fare cerchiolini per terra, salvo poi a tratti, sotto gli ultimi effetti del sangue di akuma bevuto, scattare in piedi e scoprire i denti.

Miranda lì accanto lo assiste preoccupata, cercando di consolarlo – tranne quando l’Innocence riprende possesso del vampiro, perché a quel punto la donna, terrorizzata, lancia un gridolino e si rannicchia contro il muro, coprendosi il capo con le mani, per poi tornare, amorevole e solerte, dal barone appena questi si calma.

L’altro che non riesce ad apprezzare pienamente questo momento è l'apprendista bookman che, avvinto com'è nell'Innocence dell'amico, sta facendo i conti con una problematica carenza di ossigeno...

Bookman Sr., contrariamente a quanto il senso comune si aspetterebbe da un maestro nei confronti del suo allievo in difficoltà, non pare tuttavia affatto angustiato per le sorti del ragazzo, né tantomeno si sforza di fare alcunché per aiutarlo, nonostante le occhiate vagamente preoccupate, benché discrete, di Linalee. Al contrario, l’anziano siete su un pietrone (che, chissà perché, nessuno si è mai preoccupato di spostare da di fianco al portone), godendosi la brezza fluviale e fumando tranquillo la pipa. Accanto a lui c’è Link, allontanatosi per un momento dalla sua dolce metà – ora tutta intenta a confabulare con il generale Klaud di qualcosa che il biondo ispettore ignora e preferisce continuare ad ignorare – il quale alla fine, dopo l’ennesima occhiata perplessa al viso ormai cianotico di Lavi, pone all’esorcista la domanda che negli occhi della ragazza si fa sempre più pressante.

“Non crede che sia meglio far qualcosa per liberare il suo apprendista, Bookman Sr.?”

Questi, in risposta, accenna un sorriso e soffia una placida boccata di fumo. “Ritengo che a Jr. non possa che giovare sperimentare su di sé e in maniera così estrema qual siano le conseguenze dell’ignorare le mie raccomandazioni… per questo non interverrò, Ispettore, per il suo stesso bene e per non intralciare la sua formazione”

Davanti a quella replica pacata, Link non può che annuire: si è perfettamente reso conto che l’anziano gli ha chiuso ogni possibilità di controbattere senza contraddirsi. Ammirato, scuote leggermente il capo e torna ad osservare la scena che si sta svolgendo poco distante.

Sentendo gli sforzi di Lavi che tenta di liberarsi dalla stretta di Crown Clown, Allen riporta l'attenzione sul rosso, che sta cercando di farfugliare qualcosa.

“Lavi, è inutile che parli, eh. Finché non ti sbendo non posso capire cosa vuoi dirmi, anche se spero sia una spiegazione convincente per il fatto di averci portato proprio in QUELLA stanza. Dico io, l'idea è stata di entrambi... non potevi consultarmi anche per quello? Non l'avrai mica fatto apposta, vero?!”

La sensazione di essere stato «leggermente» raggirato sta facendo innervosire Allen, e di conseguenza sta facendo innervosire anche Crown Clown...

Lavi, che non aveva certo immaginato di riuscire a risvegliare istinti omicidi anche nel moyashi, non può far altro che iniziare a pregare e tenere l'occhio ben stretto, mentre l'Innocence di tipo parassita inizia a scuoterlo come una maracas.

Komui e Bak, che si stanno avvicinando quatti quatti ai due, pronti a intervenire a suon di mazzuolate, ghignano perfidi.

Chi invece osserva la scena con tutt’altri intenti è Linalee: visto che da Bookman Sr. non ottiene che indifferenza per le sorti di Lavi, la cinesina decide di muoversi per altra via. Sa che, così facendo, probabilmente scatenerà qualche reazione inconsulta nel fratello e in Bak (anche se ancora deve capire perché anche l’Asiatico reagisca tal quale al nii-san, se non peggio, quando lei si avvicina ad un ragazzo…), ma è ben decisa ad andare avanti ugualmente: non può permettere che Lavi-kun finisca ridotto peggio che un frullato!

Stringendo i pugno per farsi coraggio, prende un respiro profondo e poi fa un passo avanti, mettendosi tra Allen e quella specie di bozzolo in cui l’Innocence ha trasformato il giovane bookman. “Adesso basta, Allen-kun… dai, finiamola qui. Non ti sembra il caso di dare un colpo di spugna a quel che è successo e lasciar andare Lavi-kun?” gli domanda dolcemente, fissandolo negli occhi.

Mentre Lavi tira un sospiro di sollievo mentale e i due Supervisori fischiettano con espressione angelica (non possono certo lasciarsi andare ad atti di violenza gratuita davanti agli occhi innocenti di Linalee-chan, dopotutto) il ragazzo dai capelli bianchi guarda per un istante l'amica, ponderando le sue parole. Sospirando si passa una mano sul viso, rabbia e nervoso che tornano sotto controllo e Crown Clown che inizia a districarsi, anche se con un po' di fatica, cercando di liberare quel che rimane dell'apprendista bookman.

“E va bene, Linalee-chan, come vuoi. Però pretendo ancora delle spiegazioni, neh Lavi? E stai calmo, che se ti muovi così, altro che liberarti dai nastri di Crown Clown… finisci solo per ingarbugliarti ancora di più...”

Lavi mugugna qualcosa di incomprensibile, ma poi sembra fare lo sforzo di calmarsi e pian piano l’Innocence inizia a lasciarlo andare. Lì accanto, Linalee osserva, attenta e sollevata. “Porta ancora un po’ di pazienza Lavi-kun, adesso ti tiriamo fuori…” mormora, senza il coraggio di allungare la mano verso il rosso. Quindi si rivolge all’albino e gli sorride: “Grazie Allen-kun, stai facendo un ottimo lavoro…”

Kanda come tutti sta seguendo con un certo interesse la faccenda (anche se non lo ammetterebbe mai) e non ha nessuna intenzione di vederla finire così presto, soprattutto senza un sano pestaggio dello stupido coniglio – il quale deve sempre e comunque pagargliela per tutte le volte che l’ha tormentato con la sua stupidità. Con un ghigno vagamente perfido sulle labbra, lo spadaccino incrocia le braccia. “Perché non lo lasci fare, Linalee? Per una volta che stava combinando qualcosa di buono…”

I nastri di Crown Clown improvvisamente interrompono la loro azione di scioglimento in un'evidente replica delle reazioni di Allen che, sentite le parole del Giapponese, si gira subito verso di lui con un diavolo per capello.

“Cosa accidenti vuol dire quel «per una volta», neh baKanda?!” sibila, ignorando Lavi e Linalee, mentre Crown Clown riprende la presa sull'apprendista bookman e inizia a sballottarlo di qua e di là.

“Vuol dire esattamente quel che sembra, mammoletta” replica serafico Kanda, per nulla toccato dalla reazione veemente di Allen, quanto piuttosto intimamente divertito dal battibecco con lui.

“Kanda-kun, per cortesia, non ti ci mettere pure tu! Allen-kun, Lavi-kun sta soffocando, dobbiamo liberarlo!” si intromette Linalee, cercando senza successo di smorzare sul nascere un battibecco che per Lavi potrebbe, sia pur indirettamente, essere fatale. Ma i litiganti sono due e lei è sola, quindi la ragazza decide di adottare una tattica rischiosa che però, se riuscisse, calmerebbe in un sol colpo sia Allen che Kanda. Dopo aver ricontrollato le condizioni critiche in cui ormai versa il rosso, Linalee si rivolge quindi allo spadaccino, posandogli le mani sul braccio che già stava correndo alla spada, ed esclama con voce esageratamente angosciata: “Diglielo anche tu, Kanda-kun, ti prego!”

“Dirgli cosa? Di non uccidere il coniglio?” replica il Giapponese. Dopo una pausa che inquieta un po’ tutti, Kanda riprende, parlando con una lentezza esasperante (sì, decisamente lo spadaccino è molto abile a creare una certa atmosfera, considera Link): “Già, hai ragione… se lo uccidesse, mi toglierebbe tutto il divertimento… quindi moyashi, è ora di finirla” conclude poi, accompagnando le ultime parole con un gesto rapidissimo che lo porta a sguainare la spada e a calarla verso i lacci che, partendo dalle spalle di Allen, imbrigliano Lavi come un salame.

“E deciditi, per l'amor del cielo! Prima devo lasciarlo andare, poi devo trattenerlo, poi devo lasciarlo andare... Comunque la finirei molto volentieri, se tu la smettessi di usare quel tuo stuzzicadenti sulla mia Innocence, sai? E il mio nome è Allen, dannazione, vuoi capirlo o no?” replica l'Inglese notando l'effetto che l'attacco sta avendo su Crown Clown: confusa dalle diverse istruzioni che sta ricevendo dal suo compatibile e impermalosita per l'indelicato trattamento da parte dell'esorcista giapponese, l'Innocence alterna strette più o meno forti sul povero Lavi che si trova a girare su se stesso come una centrifuga.

Komui, controllato a vista da Reever e Johnny, si avvicina con loro al gruppetto per dare un'occhiata più da vicino al comportamento di Crown Clown: dato che non può prendersela con Lavi, tanto vale occupare il tempo con accurate analisi sull'interazione Innocence-compatibile, no? Dettando rapidamente nuovi appunti da rielaborare in seguito e che Johnny appunta efficiente sul suo bloc-notes con i commenti del caposezione Reever, il Supervisore gira più volte attorno ad Allen, decidendo poi di battere in ritirata appena si rende conto di quanto l'Innocence dell'Inglese sia emotivamente instabile.

A pochi metri di distanza, Bak segue con attenzione le mosse dell'avversario.

“Wong! Komui sta approfittando della situazione per far procedere le ricerche scientifiche della sede principale! Prendiamo appunti anche noi, non possiamo permettere che ci superino!” esclama, rivolgendosi con sguardo combattivo al suo assistente.

“La sua volontà è un ordine per me, Onorevole Bak!” proclama Wong, esaltatissimo, iniziando a tirar fuori da una valigetta recuperata chissà dove una strumentazione iper-tecnologica con cui allestire una postazione di lavoro per il suo amato superiore.

La capoinfermiera, lì accanto, scuote la testa sconsolata. Tutti a pensare al lavoro, quando dovrebbero pensare un po' più alla salute... anche quel poveretto ancora legato come un salame avrebbe bisogno di una vacanza! O perlomeno di un paio di giorni di completo riposo...

Tra gli altri presenti che osservano perplessi l’attività dei supervisori e il battibecco che continua tra Allen e Kanda a spese del povero Lavi, Marie è l’unico che ha il coraggio (o la voglia) di prendere una minima iniziativa per dare una svolta alla vicenda. Se le cose continuano di questo passo, Bookman Jr. non è l’unico che rischia la vita: è molto probabile che, lasciandoli fare, l’Inglese e il Giapponese finiscano per darsele come al solito di santa ragione e, se così fosse, probabilmente a Linalee verrebbe un attacco di cuore – con tutto quel che ne conseguirebbe per i due supervisori…

L’esorcista decide quindi di intervenire, allungando i fili del Noel Organon e avvolgendoli attorno a Kanda per trattenerlo. Quindi gli si avvicina, quel tanto che basta perché, sussurrando, il compagno lo senta. “Kanda, ora basta. Lo vedi Tiedoll che è già pronto a intervenire per calmare il suo figlioccio troppo turbolento? Manca poco, lo sento dal suo cuore… datti una calmata e trova il modo di fermare anche Walker, o per lo meno la sua Innocence, altrimenti qui finisce male. Intesi?”

Lo spadaccino, inizialmente innervosito per l’interruzione (ma in fondo nemmeno poi tanto – sa benissimo che Marie non sarebbe intervenuto così se non in casi eccezionali), si irrigidisce man mano che sente le parole del compagno: non ha nessuna intenzione di sopportare una paternale del maestro quindi, volente o nolente, deve dar retta all’altro. Contraendo la mascella, rifila a Marie un’occhiata omicida. “Tsè, ho capito. Ora però lasciami, questi così danno fastidio”

Il sorriso sornione di Marie mentre ritira i fili della sua Innocence attira l’attenzione di Klaud e della signorina Fay, sempre intente nella loro fitta conversazione. Ogni discorso delle due signore, però, si perde nel silenzio allibito che cala sul gruppo quando Kanda, con un’espressione truce in viso, in due falcate si porta alle spalle di Allen, tutto concentrato a imprecare sulla matassa inestricabile cui Crown Clown ha ridotto Lavi (e quel nervoso che l’Inglese ha in corpo non giova certo alla liberazione del rosso). Senza dire una parola, lo spadaccino si avvicina all’altro tanto da sfiorarlo e quindi solleva Mugen, facendo sentire all’albino la lama scintillante proprio sotto il mento.

Allen, che stava cacciando accidenti a tutto spiano contro Lavi, contro Kanda e anche contro se stesso - se Crown Clown è fuori controllo è perché lui per primo è fuori controllo, lo sa benissimo - ammutolisce al contatto con il freddo metallo. Certo, è abituato a venir minacciato via katana, ma questa volta il Giapponese è incredibilmente vicino... e incredibilmente serio, a quanto pare.

Decide quindi di calmarsi davvero, prendendo un respiro profondo e rilassandosi il più possibile. In pochi istanti Crown Clown si quieta e, dopo aver posato quasi con delicatezza il povero Lavi sul prato, si disattiva, lasciando il suo confusissimo compatibile in piedi tra Kanda e Mugen. Riaprendo gli occhi, infatti, l'Inglese si trova ancora la lama della spada sotto al collo. Niente di strano, non fosse che oltre a quella riesce ancora a sentire l'ampio torace di Kanda dietro la schiena...

Allen arrossisce improvvisamente, rendendosi conto dell'assurdità della situazione: da quando in qua è Kanda a dover calmare lui? Da quando in qua si preoccupa così tanto da intervenire personalmente? E poi, da quando in qua gli si avvicina così tanto senza problemi? Di solito sono loro che devono calmare lui per impedire spargimenti di sangue, non il contrario! Perché diamine è successo? E perché, ora che Crown Clown è disattivata, Kanda non si sposta? Certo, come situazione a dire il vero è piuttosto piacevole, ma... gli altri cosa ne potrebbero pensare?

Ad Allen verrebbe quasi da piangere... l'unica consolazione che gli viene in mente, prima di prendere un nuovo respiro e ritrovare la calma interiore, è che peggio di così proprio non può andare...

L’Inglese viene distratto dai suoi pensieri cupi da un’esclamazione entusiasta del piccolo Timothy. Il ragazzino fino a quel momento se n’è stato piuttosto in disparte, ma sembra ben intenzionato a recuperare tutta l’attenzione di cui non ha goduto nell’ultima mezz’ora.

“MINCHIA CHE FIGO!” esclama infatti, estasiato e rumorosamente eccitato, mentre il fischio profondo di un vaporetto penetra l’aria quieta.

Tutti gli sguardi corrono (con gran sollievo di Allen) dal giovanissimo esorcista a ciò che ne ha suscitato gli entusiasmi, scorgendo un piccolo ma lussuoso battello a vapore che solca lentamente le acque del Tamigi, puntando verso il molo.

Sempre più esaltato, Timothy corre dall’uno all’altro degli adulti, tirando mani, aggrappandosi a maniche e saltellando, mentre pone, a tutti e a nessuno in particolare, la stessa febbrile domanda: “Chi è quello? Lo conoscete? Perché viene qui in barca? Dai, dai! Ditemelo! Chi è?!”

Nessuno sa cosa rispondergli... Non è previsto l'arrivo di nessuno, ma i passeggeri di quel vaporetto sono decisamente intenzionati a sbarcare proprio lì...

Tutti gli sguardi finiscono su Komui (un'altra lettera di presentazione persa, forse?), ma è Tiedoll il primo a capire, e solo dopo aver visto una testa fulva sbucare fuori dalla porticina della sala comandi. Abbracciato a due donzelle vestite alla marinaretta, l'onnipresente sigaretta in bocca e Timcanpy che gli svolazza attorno, il generale Marian Cross fa la sua gloriosa apparizione sul ponte principale.

“Timothy-kun, quello è il generale Cross, il maestro di Allen-kun!” spiega l'artista al proprio pupillo, lieto di rivedere nuovamente il collega.

Al sentire il nome del generale di cui - benché sia all’Ordine da poco – ha già sentito parlare come di una sorta di leggenda vivente, gli occhioni di Timothy scintillano di eccitazione. Il ragazzino emette un sonoro fischio di ammirazione ed approvazione quando alla sua mente balena un collegamento che sulle prime gli era sfuggito: se Cross è il maestro di fratellone pianista, perché non potrebbe diventare anche il suo di maestro?! Sarebbe troppo una figata!

Nemmeno il tempo di concludere il pensiero che il ragazzino si è già precipitato da Allen, ancora perso nel suo mondo fantastico (chissà poi a cosa starà pensando, si domanda Timothy in un angolo del cervello). Tirandolo per il braccio per attrarre la sua attenzione, gli pone la fatidica domanda: “Ne-neh Allen! Vero che mi può prendere come suo allievo?! È troppo un figo!”

“Eh? Ma cosa?” l'esorcista maledetto, distratto dalle sue tristi elucubrazioni mentali, non fa in tempo a chiedere spiegazioni a Timothy che il ragazzino è già corso via. Seguendolo con lo sguardo, curioso di sapere cosa possa averlo entusiasmato a quel modo (e poi cos'è sta storia dell'allievo?), lo vede avvicinarsi ad un uomo appena sceso da una barca a vapore.

Ci vuole un po' prima che riesca a mettere a fuoco la figura che ora sta parlando con Timothy, e quando accerta senza ombra di dubbio l'identità del visitatore non riesce a non mormorare un paio di paroline tutt'altro che educate.

Se possibile, Allen diventa più pallido di quello che già è. Deve compiere uno sforzo sovrumano per non urlare - anzi, per non scappare... il fatto che quell'uomo sia tornato all'Ordine significa solo una cosa: guai.

“... e nuovi debiti, direi. Ma non avevi appena pensato che «peggio di così non poteva andare»?” commenta ironica la voce nella sua testa, completamente ignorata dall'Inglese, troppo impegnato a seguire passo passo le azioni del suo maestro.

Timothy nel frattempo si è fiondato da Cross, chiamandolo a gran voce. “Ehi! Ehi generale! Eccomi qui, sono l’esorcista più giovane e più figo di tutta la sede: Timothy Hearst, 9 anni! Ho un’Innocence troppo ganza, mi prendi come tuo allievo?!”

Nonostante l’entusiasmo del bambino, l’uomo non sembra intenzionato a dargli molto retta. Quando Timothy gli saltella davanti, agitando le braccia, Cross si limita a mettergli una mano sulla testa, non tanto per una carezza quanto per tenerlo fermo. Il suo sguardo furbo e il suo sorriso sornione sono infatti puntanti sul gruppetto radunato davanti al portone. “Salve a tutti! Che carini che siete, mi avete organizzato il comitato di benvenuto…” commenta ridendo. Salvo poi interrompersi e lasciar scivolare sul suo viso una smorfia di disappunto: “Però potevate portare qualche bella donna in più, no?”

Le considerazioni del redivivo generale vengono accolte dal gruppo con sentimenti contrastanti, ma lui non sembra darci peso, apparentemente più interessato a frugarsi nelle tasche alla ricerca di una nuova sigaretta. L’altro che sta ignorando del tutto la questione è Timothy, scornato per non essere stato preso in considerazione da Cross. All’improvviso il ragazzino sembra giungere alla soluzione: con rinnovata energia si batte il pugno sulla mano e salta in piedi, un gran sorriso sul volto. Un attimo dopo lo si sente esclamare: “Tsukikami, attivazione! Facciamo vedere a Cross di che pasta siamo fatti!” e subito il suo corpo crolla a peso morto, avvolto da una luce verdastra.

La capoinfermiera, che si era portata al capezzale di Lavi, al vedere il bambino cadere svenuto abbandona su due piedi l'apprendista bookman per correre da lui.

Sotto lo sguardo incredulo di Bak e Komui, che non pensavano si potesse muovere ancora dopo il trattamento di Crown Clown, Lavi si alza in piedi.

I due Supervisori, basiti e un po' scocciati per aver perso l'occasione di infierire un pochino, non notano la strana espressione trionfante del rosso. Questi, leggermente barcollante ma più stabile passo dopo passo, inizia prima a camminare e poi a correre verso il generale Cross.

“Ehi Cross, visto che roba? Sto muovendo il fratellone guercino come mi pare e piace! Non è una figata?” esclama, raggiungendo l'uomo e abbrancandolo per un braccio, cercando con l'occhio verde segnali di approvazione.

Il generale, stretto in quella morsa, non può fare a meno di dar retta almeno un po’ al ragazzino. Se inizialmente si stupisce un po’ nel vedere Lavi che gli parla come Timothy, un attimo dopo capisce il trucco e non può fare a meno di complimentarsi con se stesso per l’ennesima «consegna» di Innocence andata a buon fine. Ora però non ha tempo né voglia di prestare attenzione al piccoletto - che è simpatico (gli piace la sua strafottenza!) e tutto e ha pure un’Innocence interessante, ma non è per quello che è tornato all’Ordine.

Con un rapido movimento, libera il polso dalla stretta di Lavi/Timothy e ribalta le posizioni, tenendo sollevato il ragazzo per il brandello di maglia che indossa. “Se vuoi attrarre la mia attenzione, moccioso, la prossima volta possiedi una bella donna… non un corpo così lercio!” esclama quindi, lanciandolo lontano.

Grande è lo stupore di Lavi quando, una volta riacquistato il controllo del proprio corpo, riapre finalmente l'occhio: non sa bene né il come né il perché, ma ora il paesaggio gli sta scorrendo davanti rapidamente, mentre l'aria fresca gli sferza quasi piacevolmente il viso. Finalmente libero da denti e nastri di Innocence, tirerebbe quasi un sospiro di sollievo, non si fosse accorto delle mura esterne del Quartier Generale che gli si stanno avvicinando a tutta velocità.

Tutti seguono il volo di Lavi con il naso all'aria e il fiato sospeso, e nell'attimo dell'impatto gli adulti coprono gli occhi ai più giovani per evitare loro di assistere ad una scena tanto violenta.

Anche se di sangue alla fine se ne sparge poco, lo schianto è incredibilmente rumoroso: dopo aver lasciato la propria impronta nella pietra della parete Lavi scivola verso terra, dove rimane intontito e confuso, per poi venir leggermente sepolto da una piccola frana di detriti.

Totalmente disinteressato al destino del rosso è invece Cross, che non si preoccupa neppure di seguirne la rovinosa parabola. Prima ancora che Bookman Jr. si sia spalmato sul muro di cinta, il generale si è portato di fronte ad Allen, il quale sta ancora ritto in piedi, rigido come un fuso, sempre con Kanda alle spalle, anche se ormai Mugen è stata abbassata (ma non certo riposta!)

Da quando il generale ha messo piede sul molo a quando è arrivato davanti a lui, per la mente dell'Inglese sono passati i pensieri più disparati. Dimenticata per un attimo la presenza di Kanda dietro di sé, Allen ha seguito l'uomo avvicinarsi, gli occhi spalancati come davanti a un fantasma o a un miracolo. Lo stupore di vederlo ancora vivo, nonostante le indagini avessero suggerito il contrario, viene però subito sostituito da una sottile inquietudine: Marian Cross odia l'Ordine, se lo ricorda bene (come potrebbe dimenticare quella martellata?), quindi i motivi dietro al suo ritorno devono essere particolarmente gravi...

Improvvisamente a disagio, l'esorcista maledetto inizia a preoccuparsi veramente quando il generale, un'espressione allegra quanto esagerata stampata in faccia, gli rivolge un entusiasta “Oi, discemolo!”.

Arretra, Allen, cercando inconsciamente la fuga. Arretra e finisce con l'andare a sbattere contro Kanda, che non si è ancora spostato di un millimetro dalla posizione precedente. Questo manda ancora più in confusione l'Inglese, che comincia ad andare in panico quando si accorge che Kanda è teso come la corda di un violino... non ne capisce il motivo, ma si è reso conto che il Giapponese ha iniziato a innervosirsi quando Cross si è avvicinato a loro.

“Mh, sbaglio o sei un po' circondato?” chiede la solita voce. “E ora cosa pensi di fare?”

Scuotendo il capo per schiarirsi le idee e scongiurare il mal di testa in arrivo, Allen decide riprendere in mano la situazione. Può fare solo una cosa, in questo momento, chiedere spiegazioni.

“Shisho... «Oi» un accidente! Si può sapere dov'è stato finora?! A parte che ci ha fatto preoccupare con l'allegra recita della sua morte, cos'ha combinato in tutto questo tempo? Ha finito i soldi? E perché ora è qui? Non vorrà mica che io le paghi tutte le spese sostenute per ritornare, spero! Anche perché grazie a lei mi sto trovando più sommerso dai debiti io che l’intera popolazione inglese! Hanno visto tutti la sua stanza, e mi hanno anche dovuto spiegare che, toh, tutte le opere d'arte sono autentiche e quindi di inestimabile valore! E chi dovrebbe pagare tutto quanto, eh?!”

Davanti al fiume di parole che Allen gli ha rovesciato contro con tono sempre più esagitato, il generale non ha fatto una piega: al vederlo sembrerebbe perfino una statua, non fosse per quel sorriso compiaciuto che gli si allarga sul viso al constatare come l’allievo abbia ormai acquisito una certa sicurezza, tale da permettergli di confrontarsi alla pari col maestro – ammesso e non concesso che lui, il maestro, voglia concedergli di farlo! E in quel momento Cross non lo vuole proprio… quello spadaccino che ha notato tutto teso proprio lì, dietro ad Allen, è un argomento decisamente più intrigante…

Alzando con fare solenne una mano davanti al viso dell’albino, il generale sorride. “Relax, discemolo, relax! Se è per la camera che ti preoccupi, stai sprecando il tuo tempo… quella l’ha già pagata il nostro Komui!” esclama, rivolgendo un’occhiata complice al supervisore (e ignorando quella, tra l’incredulo e l’assassino, che gli ha lanciato in risposta quella bella donna dall’espressione severa - Bridget Fay, se non ricorda male…)

“Ah.” commenta l'allievo ritrovando la calma... e subito perdendola, voltandosi verso il Supervisore con aria quasi omicida. “Komui-san! Ma allora quelle trattenute mensili sul mio stipendio servono a finanziare il Tondo Doni?! Mi aveva detto che finivano in beneficenza!” inizia a sbraitare, per poi accorgersi che di Komui non c'è più traccia da nessuna parte.

“E adesso dov'è finito?” chiede Bak, iniziando a cercare il collega anche dietro ai sassi, aiutato dal fedele e solerte Wong.

Reever alza le spalle e scuote la testa, rassegnato. “Inutile che lo cerchiate. Se c'è una cosa che al nostro Supervisore riesce peggio del lavoro d'ufficio, è il prendersi la responsabilità per pasticci di questo genere. Non parliamone più e vedrete che riapparirà così come è scomparso.”

Davanti al misto di sconcerto, incredulità e rassegnazione che è calato sul gruppo, Cross scoppia in una risata. “Ahahaha! Certo che Komui non cambia proprio mai!”

“Neanche tu, se è per questo, Marian: sei sempre il solito spaccone senza un briciolo di tatto…” commenta piatta Klaud, tra le cui braccia si è rifugiato poco prima in lacrime Timothy.

“Ma lo so che voi donne mi amate anche per questo, Klaud!” replica il generale, rivolgendo un sorriso circolare a tutte le signore presenti. Quindi torna a concentrarsi su Allen. “Quanto a te, discemolo, spiegami una cosa…” lascia la frase in sospeso, accennando poi col dito alle spalle dell’albino, quasi che quel gesto da solo esplicasse la sua domanda. Allo sguardo perplesso del più giovane, il generale continua: “Io ricordo di averti insegnato ben altro! Da quando in qua hai cambiato gusti? Così mi deludi…”

“Eh? Cosa significa «hai cambiato gusti»…?” è l'unica risposta che Allen riesce a balbettare. Non capisce dove il maestro voglia andare a parare... né tantomeno perché stia indicando qualcosa dietro le sue spalle. Si volta, curioso di vedere cosa ha provocato quella strana reazione nello shisho, e finalmente comprende.

Cross sta indicando Kanda. Stai a vedere che Cross pensa che lui e Kanda...

L'esorcista di tipo parassita inizia a impallidire e a sudare freddo, man mano che diventa più consapevole delle reazioni che seguiranno al simpatico commento del generale.

Lentamente, ignorando Cross, gira su se stesso fino a trovarsi faccia a faccia con il Giapponese, il cui viso è ancora cristallizzato nella solita maschera inespressiva, ma i cui occhi stanno già iniziando a lanciare fulmini e saette.

Il maestro non smetterà tanto facilmente di provocare, Allen lo conosce bene; eppure è suo dovere fare di tutto per impedire che Kanda commetta un generalicidio (anche se questa volta farebbe volentieri a meno, eh). Prendendo un respiro profondo e cercando di non arrossire come suo solito (per la vicinanza, e per l'allusione dello shisho!) allunga le mani fino ad afferrare Kanda per la casacca. Lo attira quindi verso di sé, fino a quando i loro visi sono incredibilmente vicini, concentrando in quel gesto tutte le sue ultime forze fisiche e psicologiche rimaste.

“Kanda, ti prego... almeno tu, ignora quello che esce dalla bocca di quest’uomo!” esclama dopo un attimo di silenzio, subito prima di svenire e cadere a terra come un sacco di patate.

Una balla di fieno rotola in background, mentre tutti cercano di capacitarsi dell'accaduto. Vero è che fra Allen e il generale Cross le cose non sono mai state facili, ma è la prima volta che succede una cosa del genere. Perfino la capoinfermiera fa cenno di volersi avvicinare per valutare le sue condizioni, ma viene tenuta a debita distanza dall'aura terrificante che Kanda sta emettendo da quando Cross si è fermato davanti a lui.

Anche il generale Tiedoll si è reso conto dello stato di estremo stress di cui è vittima il suo figlioccio: vede chiaramente dalla presa convulsa di Kanda su Mugen che, in quel momento, l'unica cosa che questi vorrebbe fare è affettare il generale che gli sta di fronte.

“Ohi ohi, qui si mette male…” mormora a bassa voce, avvicinandosi ai due. Deve trovare un modo per dividerli: conosce bene il sarcasmo di Cross e il viscerale divertimento ch'egli prova nel provocare il prossimo; e conosce bene la poca pazienza di Kanda, pazienza che a questo punto è già svanita come ghiaccio al sole.

Puntando il meno pericoloso dei due, Tiedoll si avvicina a Cross e, con un paio di amichevoli pacche sulla schiena, lo distrae il tempo necessario per coinvolgerlo in un'appassionata discussione sul perché e il percome quel famoso quadretto che aveva dipinto per lui (e che Cross aveva affermato di aver perso) si trovi sulla mensola in camera sua.

Avvedutosi dell’intelligente manovra diversiva dell’artista, Link decide che è meglio lasciare a Walker (e a Kanda) il tempo per riprendersi. Basta uno scambio di occhiate con Bridget perché lei capisca le sue intenzioni e, dato che Komui si è fatto uccel di bosco, prenda le redini del comando e si ponga alla testa del gruppo, invitando (anzi, il termine esatto sarebbe intimando, considera l’ispettore con un sorriso) tutti quanti a rientrare nella Home dietro i due generali per recensire.

Timcanpy infatti, terminato il pisolino accoccolato sul cappello del generale Cross, subito dopo lo svenimento di Allen si è messo a fischiare e a sputare i soliti fogli con le recensioni, immediatamente raccolti e riordinati da Johnny.

Il gruppo si avvia a passo lento, il portone che, ad un cenno della donna, si spalanca docile per farli passare. Davanti Tiedoll e Cross, il quale saluta Alestina con un amichevole cenno della mano, e in coda Bookman Sr. che, malgrado le occhiate preoccupate di Linalee (cui Bak rivolge sguardi altrettanto agitati), trascina per un braccio il suo allievo ancora svenuto, come fosse un sacco di patate. A centro gruppo c’è Klaud che porta tra le braccia il piccolo Timothy addormentato e Miranda che sostiene Crowley, seguita passo passo da Marie.

“Un attimo!”, tuona Alestina dall'alto “Ve ne state andando? Volevo saperne di più di quella storia delle recensioni... mi piacerebbe partecipare!”

Reever e Johnny si guardano perplessi, poi il caposezione si rivolge direttamente alla porta. “Per me va bene, ma solo finché non fa buio... Poi non mi fido a tenere tutti fuori, e se noi restiamo qui Komui potrebbe approfittare della nostra assenza per combinare altri guai”

La capoinfermiera annuisce, approvando. “Il signor Reever ha ragione. Anch'io sono del parere di restare qui, almeno finché tramonta. Il sole fa bene alla pelle e alle ossa, ma quando verrà sera rientreremo tutti: non voglio gente a letto col raffreddore, domattina!”

 


 

§ Nobile Madamigella Retsu,

È un vero piacere tornare a corrispondere nuovamente con Voi *inchino e baciamano*.

Oggi il rispettabile golem del signor Walker mi ha affidato l’incarico di risponderVi anche in vece del nostro giovane compagno Hearst. Essendo stato il fanciullo colpito da ignoto malessere, la nobile capoinfermiera ha deciso di occuparsene personalmente (che cuore generoso!) e quindi l’incombenza delle recensioni è stata demandata a noi ancora in forze.

Sono invero certo che il giovane Hearst al suo risveglio apprezzerà molto il Vostro… *arrossice* gesto d’affetto, ma mi permetta l’ardire di sconsigliare Vossignoria e il ragazzo dal mettere in atto il Vostro piano: invero ritengo che il nobile generale Tiedoll potrebbe esserne esageratamente turbato. Vogliate, Madamigella, perdonare la mia insolenza nel parlarVi in tal modo… *imbarazzato*

Vi prego di accettare i miei più sentiti omaggi. *inchino*

Sentitamente Vostro,

Barone Alaister Crowley III

 

Ni-hao Retsu-nee-chan!

Ti ringrazio tantissimo per I tuoi consigli e ti prometto che alla prima occasione vedrò di metterli in pratica… magari quando Lavi-kun esce dall’ospedale… se non me lo ammazzano nel frattempo… (cosa di cui dubito, visto tutto quel che gli sta capitando!) *scuote la testa*

Quanto a Komui-nii-san e Bak-san… *sospiro* …davvero, io non so più che fare! Conto su di te per farli ragionare!

Ora scusami ma devo salutarti, vado a cambiare le bende a Lavi-kun: la capoinfermiera mi sta insegnando come fare, visto che lei è così impegnata ultimamente.

Un bacio e un abbraccio.

Linalee

 

Ciao Retsu-chan! ^_^

Ho ricevuto i tuoi campioni, e ho subito provveduto a imboscarli in camera mia... è un progetto troppo esclusivo per essere svelato prima che l'opera sia compiuta! Ahahah, gli staranno fischiando sicuramente le orecchie, a quei due, soprattutto ora che sono rimasti chiusi fuori! Chissà, magari per una volta il detto «mal comune mezzo gaudio» potrebbe funzionare, e quei due potrebbero imparare a collaborare meglio...

Ti faccio sapere quando saranno pronti i primi modelli ;)

Un abbraccio,

Johnny

 

§Carissima Genesis,

ritmi serrati e vacanze ben lungi dall'arrivare, vedo. Come ti capisco! Già penso a tutto il lavoro arretrato che ci aspetta in laboratorio... *sigh*

Lo so anch'io che Lavi-kun, poveretto, non è così male. È simpatico, sempre sorridente, peccato che a volte non pensi a sufficienza prima di parlare... Vabbè, che ci possiamo fare? Possiamo solo consolarci pensando che se non altro a noi resta la salute (fisica... forse), almeno fino a quando riusciremo a tenere a bada i pazzi che girano per i corridoi. C'è poco da fare, qui gente normale non ce n'è, e il confine tra genialità e pazzia è ogni giorno più sottile, però siamo contenti che tu ci capisca almeno un pochino, sai?

Ah, cosa faremo senza le tue lettere? Ci mancherai tantissimo anche tu...

Un caro abbraccio da me e da tutta la Scientifica al completo,

Reever

 

Gentile Genesis,

ben ritrovata! Sono lieta di informarla che, in seguito all’incidente occorso a Crowley poco fa, la signorina Miranda si è fatta estremamente sollecita nei suoi confronti… è ancora un pochetto impressionabile alla vista del sangue, ma credo che su questo si possa lavorare con una certa facilità.

Quanto alla signorina Linalee… sì, ho notato il suo debole. Per quanto l’erede bookman non sia in cima alla lista mia e di Bridget come possibile fidanzato, se lei ha scelto quella strada dobbiamo in tutti i modi assisterla ed incoraggiarla. Certo, la faccenda della gelosia paranoide del supervisore Lee e del supervisore Bak è una questione piuttosto spinosa – ma conto di avvalermi dell’aiuto di Kanda per convincerli a desistere (ho notato che il ragazzo è estremamente propenso al supervisoricidio… potrebbe tornarci utile! *evilgrin*).

Mi faccia sapere che ne pensa.

Saluti,

gen. Klaud Nine

 

Cara Genesis,

ti assicuro che la scena a cui abbiamo assistito non la consiglierei a nessuno, è stata abbastanza shockante! Per fortuna però il ragazzo sta bene, alla fine è stata più scena che altro... anche se non avrei mai immaginato che il doping potesse scatenare attacchi di vampirismo! Per caso nella tua ricerca ti sei imbattuta in informazioni a riguardo? Preferirei essere preparata per la prossima volta!

Il signor Reever mi dice che la sera fai tardi davanti al computer... non approvo, lo dico sempre anche all'autrice Lety, ma se proprio non potete farne a meno utilizzate un'illuminazione adeguata e mantenete la corretta distanza dal video, ok?

Comunque sì, credo proprio che seguirò il tuo consiglio e organizzerò dei corsi di pronto soccorso per insegnare a tutti almeno le basi necessarie. Quando ci si mettono d'impegno finisce che il 90% della popolazione dell'Ordine rimane infortunata, quindi tanto vale fare in modo che riescano a fare qualcosa da soli in casi di minore emergenza! Ovviamente io sarò sempre lì per loro, ma potrò anche concentrarmi di più sullo studio per aumentare le mie capacità di infermiera... sto giusto iniziando un manuale sulle malattie psicosomatiche! Ho come il sospetto che troverò lì dentro la soluzione per il piccolo problema del Supervisore Chan!

Un caro abbraccio,

*firma incomprensibile* - capoinfermiera dell'Ordine Oscuro

 

§ Cara bradipiro,

è proprio vero, l'amore per le opere nasce direttamente dal cuore e cresce se lo si alimenta leggendo e ammirandone altre! Ti ringraziamo tutti infinitamente per l'ottimo lavoro svolto nel leggere questa fanfiction e le precedenti, e speriamo che ne sia valsa la pena!

Facci sapere cosa pensi anche di quest'ultimo capitolo, ok? Io spero di finire il quadro in tempo per mostrarlo a te e a tutti quelli che hanno recensito finora!

Un saluto affettuoso,

Gen. Froi Tiedoll

 

§ Buonasera carissima Bloodberry Jam,

innanzitutto complimenti per come ha concluso la maturità! Mi è stato riferito che ha ottenuto un’ottima valutazione. Non fosse che la sua strada è già tracciata e porta verso tutt’altra destinazione, le proporrei di diventare mia allieva al posto di quello scansafatiche di Jr… sulla salute del quale, nonostante le apparenze, torno a rassicurarla: un po’ di riposo e sarà come nuovo. Sa come si dice, no? L’erba cattiva non muore mai.

La saluto cordialmente.

Bookman Sr.

 

§ Buonasera a te, BloodberryJam!

Suvvia, non puoi togliermi l'idea che tu sia una persona colta, visto il lavoro che hai fatto per gli esami, no? Almeno tu hai provato a impegnarti U_U

Mh, leggo nella tua recensione che i due esorcisti protagonisti della storia hanno finalmente deciso di parlare a quattr'occhi senza mettersi le mani al collo... e sento nei vostri commenti che, a quanto pare, era anche ora! Potrei dare loro un'occasione in più, ora che sono fuori, che ne dici? *ride* In fondo non si può certo pretendere di entrare e uscire a piacimento, no? Solo chi mi sta simpatico ha questo privilegio!

Un saluto cordiale,

Alestina - da tempo immemorabile Portone dell'Ordine Oscuro

 

§ Cara Lawria-chan,

sono d'accordo con te, il generale Tiedoll è davvero una cara persona! Dovrebbero dargli retta più spesso, ha davvero una grande sensibilità! Certo, anche lui ogni tanto si comporta un po' in maniera strana (piange tanto anche lui, come me, anche se per altri motivi!), ma forse fa parte del suo essere artista... non vedo l'ora di vedere il suo prossimo quadro con Fraulein Fay und Herr Link!

Povero Lavi, ne sta passando proprio di tutti i colori... è riuscito a far arrabbiare anche Allen-kun, anche se so che lui sotto sotto non è arrabbiato per davvero ^_^ È troppo buono per questo! 

Un grande abbraccio anche a te,

Miranda

 

Gentile Lawrlia,

sono lieto d’informarla che Mistral è sana e salva – sempre un po’ esaurita ma viva.

Le autrici concordano con lei che è davvero una fortuna per loro riuscire a ritagliarsi qualche giorno per andare a Rimini. In fondo è uno dei pochi vantaggi della vita lavorativa, avere qualche soldino a disposizione per gli svaghi. Mistral e Lety si rammaricano molto di non poterla incontrare di persona, ma sperano che lei voglia almeno far pervenire loro i suoi contatti Facebook o MSN così da potervi tenere in contatto anche una volta finita la pubblicazione.

Quanto a me, le porgo i miei più cordiali saluti, è stato un piacere corrispondere con lei.

Noise Marie

 

§ Carissima Flowermoon,

Siamo di nuovo a scriverle assieme una risposta alla sua sempre gradita recensione.

Per quanto riguarda il nostro… ehm…  matrimonio… *fischiettano imbarazzati: stavano giusto per avanzare una scusa legata al lavoro* Beh, come dire, preferiamo prenderci ancora un po’ di tempo e non affrettare le cose. Stia comunque certa che, non appena decideremo di compiere il grande passo, lei ne sarà celermente informata.

Bridget, dal canto suo, la ringrazia per tutto il sostegno e la comprensione dimostrati verso di lei. Sono queste piccole cose che la trattengono in un’area di ragionevole sanità mentale.

Quanto al giovane bookman, come ha potuto vedere le sue previsioni di un aggravarsi della sua situazione si sono verificate. E per una volta possiamo ben dire che non è colpa sua! Incredibile, vero?

Il supervisore Chan strepita per avere il foglio con la sua recensione per poterle dare una «magnifica risposta» (a quale titolo non è dato saperlo, visto che lei non ha fatto il suo nome), quindi ci vediamo costretti a salutarla.

I nostri rispetti.

Howard Link&Bridget Fay

 

§ Cara Flowermoon,

precisiamo innanzitutto che la mia meravigliosa persona non dà manforte a Komui né oggi, nè domani, né mai.

Certo, Komui è il fratello della splendida Linalee-chan, ma qui parliamo di lavoro: se il Supervisore di questa sede non fa il suo dovere, che lo licenzino e nominino al suo posto qualcuno di più competente!

Per quanto riguarda il buon vecchio Wong, è il mio assistente da quando ho memoria e non intendo fare a meno della sua preziosa collaborazione. Lui sa bene che nella mia infinita giustizia prima o poi lo ripagherò dei suoi sforzi, quindi non ti preoccupare inutilmente... anzi, per rassicurarti te lo faccio dire direttamente da lui!

Intanto ti saluto, sperando di re-incontrarti in futuro... magari nel mio nuovo ufficio in questa Sede!

Alla prossima,

Bak Chan - Supervisore della Sede Asia (in attesa di promozione)

 

Onorevole Ba~k! Voi mi onorate infinitamente con l’onore che mi fate nel concedermi di terminare la Vostra meravigliosa recensione! *piange come una fontana abbracciato alle gambe di Bak*

Onorevole Flowermo~n credetegli! Io amo l’Onorevole Bak, non potrei ma~i abbandonarlo!

*tira su col naso* Comunque, onorevole signorina, *si asciuga gli occhi col basco di Bak* vi chiedo cortesemente di non paragonare la mia figura a quella di Reever-san: il rapporto che c’è tra lui e Komui-san non è che una pallida imitazione del legame di fiducia e affetto sconfinati che mi legano all’Onorevole Bak da sempre e per sempre!

*stringe i pugni con commozione ripensando a Bak, quindi scappa via in lacrime*

 


 

Finito il solito giro di recensioni, Timcanpy raccoglie tutti i fogli e parte a razzo in direzione della caffetteria. Fra bagni, camera di Cross ed escursioni all'aperto è ormai pomeriggio e, visto che hanno tutti saltato il pranzo, il golem pensa sia il caso di andare a fare merenda!

Guardandolo mentre sparisce nel buio del corridoio, Reever alza lo sguardo verso Alestina.

“Beh, credo sia ora di andare. Spero ti sia divertita a recensire, eh! Potremmo tornare anche la prossima volta, se sono tutti d'accordo, cosa ne dici?”

“Vi aiuterò volentieri! Fare due chiacchiere ogni tanto mi risolleva il morale, stare fermi qui è una noia mortale! Ah, potreste farmi una cortesia, signor Reever? Salutatemi la porta che dà sulle cucine. È un mio lontano parente francese!”

“Sarà fatto, non ti preoccupare!” risponde infine Reever, salutando un'ultima volta la porta prima di raggiungere gli altri in fondo al corridoio.

Finiti i saluti, Alestina torna a fare il suo lavoro, chiudendosi ermeticamente per impedire l'accesso di estranei alla sede.

Peccato però che qualcuno sia rimasto chiuso fuori...

Risvegliatosi dal suo tranquillo e sicuro stato comatoso al solo sentir nominare la caffetteria, Allen si tira seduto, guardandosi attorno nel tentativo di radunare le idee. È ancora sul prato di fronte al molo, sotto lo sguardo severo (e scocciato) di Kanda, accomodato sotto una quercia in posizione di meditazione.

Ripresosi dal trauma, anche grazie al fatto che lo shisho è temporaneamente lontano, l'Inglese si prende un paio di minuti di completo relax. Ovviamente l'atmosfera rilassata svanisce in un lampo appena ripensa a tutto quello che è successo da quando sono usciti dalla porta a quando s'è fatto tutto buio... arrossisce, vergognandosi dell'attimo di debolezza, in fondo però è contento che tutto si sia risolto per il meglio. O almeno crede, ma il fatto che Kanda non sia coperto di sangue ne è una prova abbastanza valida, no?

Si alza in piedi, ripulendosi i pantaloni dall'erba, la strana voce nella testa che gli suggerisce di dire qualcosa come «Mh... ciao, baKanda! Non vedo sangue in giro, devo dedurre che per una volta in vita tua mi hai dato retta?», ma il suo stomaco è di tutt'altro avviso.

L'accenno alla caffetteria che ha fatto risvegliare Allen sta iniziando a farlo brontolare, e alla fine quello che esce dalla bocca dell'esorcista maledetto mentre si avvicina alla porta d'ingresso è “Mh... ciao, bakanda! Sbaglio o qualcuno ha parlato di mangiare? Che ne dici se rientrassimo anche noi?”

Inarcando impercettibilmente le sopracciglia alle prime parole (assolutamente idiote) che il moyashi ha pronunciato appena sveglio - a questo punto forse avrebbe fatto meglio a continuare a dormire, almeno diceva meno stronzate… - Kanda non si scomoda neppure a rispondere. Gli basta indicare col fodero della spada il portone, chiuso e sigillato, perché l’albino capisca bene quanto la sua idea sia irrealizzabile.

“Ehm... mi scusi, signor portone? Potrebbe farci la cortesia di aprire?” chiede allora Allen, il tono leggermente incerto a causa di una strana sensazione di déjà-vu che lo sta facendo sudare freddo.

Alestina lo squadra per bene, come se lo vedesse per la prima volta, ed è in quel momento che l'inglese si ricorda che, a parte il giorno del suo arrivo all'Ordine mesi prima, effettivamente non è mai rientrato dalla porta principale. Il che significa che... 

“E tu chi saresti? Se vuoi entrare devi prima sottoporti alla scansione a raggi X, quindi stai fermo e lasciami lavorare!”, esclama il portone, inquadrandolo meglio e attivando la sua funzione di akuma-detector.

Pochi istanti e Alestina viene colto da una crisi isterica: il pentacolo sulla fronte di Allen ha reagito come la volta precedente e, mentre la porta prende a urlare “È OUT, È OUT~!” con tutto il fiato che ha nei battenti, l'esorcista maledetto inizia a picchiare disperatamente i pugni sul legno.

Già una volta ha rischiato di finire a fette per «verificare» la sua natura umana, e non ci tiene affatto a rivivere l'esperienza!

“Quante volte ti devo dire che non sono un akuma?! Io lì dentro ci lavoro, dannazione! Fammi entrare, per favore! Kanda, diglielo pure tu che siamo esorcisti!” grida, cercando la collaborazione del collega giapponese.

Lo spadaccino, però, non ha nessuna intenzione di dar manforte al moyashi: lo diverte troppo vederlo terrorizzato a causa dei ricordi che quell’idiota di portone ha fatto riemergere con il suo atteggiamento…

Un ghigno passa rapidissimo e inquietante sulle labbra sottili di Kanda quando il giovane orientale decide il da farsi. Dato che il copione de «Walker vs Alestina» si sta ripetendo esattamente uguale a quello della prima volta, per forza di cose lui deve recitare la sua parte (non che la cosa gli dispiaccia, eh…).

Alzandosi in piedi con un movimento fluido, lo spadaccino sguaina Mugen, descrivendo un letale arco fino a distendere la destra dietro di sé e in poche falcate è addosso all’Inglese e gli punta la lama proprio in mezzo agli occhi, ad un millimetro dalla pelle, impugnando la katana con entrambe le mani, pronto a trapassarlo.

“Ehi moyashi…” inizia poi, con tono realmente minaccioso (in cui solo Marie, con il suo finissimo udito riuscirebbe a cogliere il sottofondo di divertimento che pure è presente) “…due volte che passi di qui e due volte che il portone ti accusa d’essere un akuma. Non è che ha ragione?”

“Ka-Kanda, ma che stai facendo?!” strilla il più giovane, preso alla sprovvista, alzando le mani in un timido quanto inutile tentativo di difendersi.

“Che ne dici se ti apro in due così verifichiamo le tue budella?” continua Kanda, ignorando a bella posta le parole dell’altro.

“Dico che veramente preferirei evitare! Ci tengo alle mie budella, grazie mille, non intendo certo far prendere loro aria solo perché il signor portone ha qualche piccolo problema di memoria! L'altra volta alla fine mi avevano aperto, o sbaglio?!” esclama quindi Allen, alzando la voce quanto basta per farsi sentire per bene anche da Alestina.

“L’altra volta… adesso chissà…” replica quieto Kanda, senza spostarsi di un millimetro.

Impossibilitato a muoversi, l’inglese si fa cinereo e volta gli occhi supplichevoli verso il portone.

Dal canto suo Alestina, dopo lo spavento alla vista di Kanda che minacciava di attaccarlo (e che cavolo, se trafiggesse Allen, colpirebbe anche lui!), ha ricordato quella famosa «altra volta» di cui tanto vanno ciarlando quei due. Ormai deciso ad aprire all’albino (che in fin dei conti sembra un bravo ragazzo), vuole però prima far sfoggio della sua secolare cultura.

Apre lentamente i battenti, mentre recita con solennità:

“Lo duca e io per quel cammino ascoso

intrammo a ritornar nel chiaro mondo;

e sanza cura aver d'alcun riposo,

salimmo su, el primo e io secondo,

tanto ch'i' vidi de le cose belle

che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.

E quindi uscimmo a riveder le stelle.”1

Quando la voce possente di Alestina si spegne, Allen è belle che ruzzolato all’interno del cortile; Kanda ripone la spada e, nascondendo un sogghigno, entra rapidamente, non senza lanciare un’occhiata alla porta. “Tsè… impara a distinguere entrare e uscire prima di recitare poesie…”

 


 

1. È ovviamente una citazione dalla Divina Commedia, precisamente Inferno Canto XXXIV, versi 133-139

 

 

 

ON AUG. 16th, 2010

L’ANGOLO DI ALLEN – Capitolo Speciale

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