Prologo

Renesmee

Ecco, il giorno che più temevo era arrivato.

Tante speranze, tante parole rassicuranti, tanto amore...

Ora era tutto perso per sempre. Buttato nella spazzatura per un minuscolo errore. Ma un errore fatale.

E ora loro... loro non c'erano più. Non rimaneva più niente, solo un cumulo di cenere.

E a che era servita... a che era servita la loro incredibile storia? Era tutto perso?

Sapevo chi, in realtà, deteneva la colpa. Non erano loro, quelli che li avevano eliminati, i responsabili.

No, il colpevole era un altro, lo sapevo.

Quella persona aveva distrutto tutto ciò che più mi importava, e ora avrebbe rimediato al proprio errore.

Camminai attraverso il campo di battaglia, di cui ora rimanevano solo cumuli di cenere intrecciati mortalmente con il fuoco. L'aria era impregnata di fumo e desolazione, segno tangibile del dolore che vi era stato consumato.

Ora loro, i vincitori, mi stavano dando una chance, un'opportunità di rimediare all'errore dei miei famigliari. Sapevo che, se avessi accettato, le probabilità di fallire erano incredibilmente alte e, se anche fossi riuscita nel mio intento, per me non ci sarebbe stata affatto una bella sorte.

Però l'altra alternativa era quella di morire lì, davanti a loro, giustiziata.

Non so perché, ma forse avevo sempre saputo che per me non ci sarebbe mai stato un lieto fine.

Però... loro avevano la possibilità di averlo, ed io non potevo negargliela.

Nel momento in cui accettai, il mio cuore attuò una lenta e permanente trasformazione.

Si stava indurendo, congelando. Fortificando.

E mentre il cinismo, la sicurezza e l'odio mi perforavano la pelle fino ad arrivare al mio cuore, la pietà, il dubbio e l'amore abbandonarono il mio corpo trasformato.

Quei sentimenti, ormai, non avevano più significato per me.