Capitolo 21: La dura vita in carcere
Dopo questa operazione la asciugavano con dei panni che grattavano la pelle e
le rimettevano dei vestiti puliti, infine le guardie la riportavano nella cella
dove
Ma un giorno questo
equilibrio che oramai aveva abituato la ragazza venne rotto.
Una mattina dopo la doccia,
Arrivarono alla cella, come
di consueto e dopo che la ragazza venne spinta per farla entrare all’interno
della cella, chiusero la porta dicendo che l’avrebbero prelevata dopo la
colazione. La gattina arricciò il nasino e si voltò verso i due uomini che si
allontanavano con una risata e dopo averli guardati urlò “Idioti!”, ed era
stata alquanto generosa ad appellarli così, prima nella sua testa erano passati
insulti ben più peggiori.
Si sedette sul letto e
osservò la ciotola, la fame la divorava ma quella roba faceva davvero ribrezzo.
Non l’avrebbe mai mangiata e avrebbe resistito volentieri. Chiuse gli occhi e
quando li riaprì una figura catturò lo sguardo della Cacciatrice-Vampiro. Prima
si spostarono solamente le iridi e si puntarono su quella figura che non doveva
stare all’interno di una cella del genere, poi voltò anche il capo puntandole
addosso nuovamente quello sguardo serio che sembrava minaccioso. Ma in realtà
la gattina era solamente curiosa di quella presenza.
La figura era solamente una
bambina, sui dieci anni se non di meno che si stringeva nelle spalle con aria
preoccupata mentre guardava con occhi terrorizzati la Cacciatrice-Vampiro. La
ragazza cercò di modificare il suo sguardo, almeno per rassicurarla che non le
avrebbe fatto niente, ma la piccola continuava a tremare.
Aveva un corpicino magro,
piccola di statura e sembrava fragile e delicata nella sua figura e innocenza
di bambina. Capelli a caschetto neri tagliati irregolarmente, come se il lavoro
non l’avesse compiuto un parrucchiere professionista ma uno stupido con in mano
un paio di forbici. I capelli le contornavano quel visino delicato tipico dei
bambini: occhi spaventati e innocenti di chi ha visto cose che non doveva
vedere. La bocca serrata come se fosse stata sgridata al silenzio forzato e il
viso che doveva avere una pelle bianca come il latte, era sporco di sporcizia e
polvere. Indossava una tunica lunga fino al ginocchio, una tunica che sembrava
un sacco di patate perlopiù e anche esso sporco, così come le gambette esili
che uscivano da quella tunica larga per la bambina. A completare
l’abbigliamento uno strano cappello in testa che la faceva sembrare un puffo.
Anche il cappello era troppo grande per la sua testa.
Ragazza e bambina si
guardavano una negli occhi dell’altra. La bambina terrorizzata e la gattina
curiosa. Silenzio tra loro mentre si studiavano con attenzione immagazzinando
informazioni nella testa.
Ma fu la Cacciatrice-Vampiro
a rompere il silenzio mormorando un leggero “Salve” ma non fece in tempo ad
avere una risposta che le guardie arrivarono e aprirono la porta, la bambina
con passo svelto uscì dalla cella senza farsi vedere dalle due guardie che
avevano la loro attenzione sulla ragazza che dovevano portare via. Lei si alzò
dal letto e li osservò, non aveva voglia di discutere, tanto oramai lavorava
per la Morte e lei odiava aspettare. Sospirò e si avviò verso il cortile dove
l’avrebbero condotta altrove.
Mentre camminava ripensava a
quello strano incontro che l’aveva messo la curiosità addosso. Forse era stato
un sogno, era così affamata che stava iniziando anche ad avere le
allucinazioni, oppure era stata la realtà…Ma le guardie l’avrebbero vista.
Restò in silenzio nelle sue
domande che le passavano nella testa, le guardie si guardarono per qualche
istante e poi annuirono: avevano interpretato male quel silenzio. La
Cacciatrice-vampiro non si era affatto arresa, semplicemente aveva la sua
attenzione da un’altra parte.
***
La piccola bambina era
riuscita ad uscire dalla cella senza farsi vedere da quei uomini che se l’avessero
vista potevano farle passare dei grossi guai. Il codice doveva essere
rispettato e anche se era solo una bambina sui dieci anni non era stupida.
Il codice che le avevano
insegnato a colpi di frusta sulla pelle diceva che i detenuti non dovevano
vederti. I detenuti non dovevano nemmeno immaginare che chi portava il cibo era
solo un ragazzino. Ma quella detenuta nuova l’aveva incuriosita, quella ragazza
era diversa da tutti gli altri: primo perché era l’unica donna in una prigione
maschile e secondo perché il nome, Cacciatrice-Vampiro, era un nome che aveva
una certa fama e peso in tutto il mondo delle creature Magiche.
Era una notte fredda di
Dicembre, nell’orfanotrofio della piccola cittadina di uno dei tanti regni del
Mondo Magico vi era la preparazione di quello che nel mondo degli esseri umani
è chiamato Natale. Tradizione uguale a quella degli umani proprio perché i
bambini che venivano accolti all’interno degli orfanotrofi spesso erano bambini
che venivano sia dal mondo umano sia anche da creature che non erano
propriamente umane ma che avevano perso i loro poteri dato che erano stati abbandonati
dai genitori.
Infatti era usanza presso
molte famiglie di vampiri e non solo, che i bambini che non erano reputati
degni di stare nella famiglia venivano “uccisi” e quindi resi senza potere e
poi allontanati. Ed era per questo che giravano vecchiette che prendevano i
bambini dalla strada e li portavano in questi posti nella speranza di ricevere
soldi per mantenerli e soprattutto di poterli rendere utili nelle carceri e
nelle miniere.
Madame Bernoit era una di
queste vecchie che di notte andava anche a prendere bambini lasciati nel mondo
degli umani. Soprattutto i più piccoli, che potevano essere rieducati alla vita
che li aspettava nella nuova casa.
E così era successo alla
piccola bambina che ha guardato gli occhi della Cacciatrice-Vampiro. Lei era
stata abbandonata da una famiglia e raccolta da Madame Bernoit che poi l’aveva
venduta alle carceri per farla lavorare in quel posto.
Ma quella sera di Natale la
dama si sedette alla sua poltrona e chiamati i bambini raccontò loro una
storia:
“In una notte come questa,
fredda, buia e con la neve che soffice scendeva andandosi a posare sul terreno,
mi capitò una cosa che voi nemmeno immaginate.
Ero giovane all’epoca e
inesperta in questo mestiere, ma avevo dei bambini con me che abitavano questa
casa e aspettavano anche loro impazienti questa festa per l’apertura dei regali
e dei doni. In questa sera mentre i bambini dormivano colmi di speranza, bussò
alla mia porta una figura che chiedeva di entrare. Io aprii la porta e quando
vidi chi era la donna rimasi a bocca aperta. Era una delle Cacciatrici-Vampiro,
era bella, con la pelle color della luna e i capelli castani lunghi con alcuni
boccoli che le incorniciavano il volto perfetto. Nel suo mantello che la
proteggeva dal freddo teneva un piccolo fagotto che mi porse, era un bambino
piccolo che cullato dalle braccia della donna, dormiva serenamente. “Si chiama
Paul” esordì la donna con sguardo sereno e quel sorriso sul volto “è un
trovatello, vorrei che lei lo accudisse…quando le sembrerà strano lo lasci andare
indicandogli la via del Nord…Lui saprà che fare”.
Ma la Cacciatrice-Vampiro non
terminò qui e consegnò anche due sacchi. In uno monete per crescere i bambini e
nell’altro giochi e dopo se ne andò lasciandomi il bambino tra le braccia”
Madame Bernoit piegò la testa
all’indietro colma di ricordi mentre i bambini seduti a terra restarono
affascinati da quella storia. Una Cacciatrice-Vampiro che si preoccupava dei
bambini…questa era l’idea che si era fatta la piccola nell’ascoltare quella
storia. E quando andò a dormire aveva un solo desiderio: anche lei avrebbe
trovato sulla sua strada una Cacciatrice-Vampiro.
E la bambina alla fine aveva
trovato quella Cacciatrice-Vampiro. Certo non come l’aveva raccontata Madame
Bernoit ma comunque si era rallegrata di averla incontrata. E adesso non temeva
le botte che le avrebbero dato. Aveva trovato la Cacciatrice-Vampiro.
***
QUALCHE GIORNO PRIMA
Da qualche giorno alla
Prigione era giunto un nuovo capo delle guardie. Si vociferava che molti
dipendenti e i carcerati stessi fossero indisciplinati e che quindi c’era
bisogno di qualcuno con il pugno di ferro.
Il vecchio capitano era
diventato pazzo dopo soli trent’anni di onorato servizio in quel posto che era
molto lontano dalle città e dal mondo stesso. E in effetti era un posto così
lontano che per fare la guardia lì dovevi aver commesso molte infrazioni alla
divisa che portavi abbassando così la condotta.
Per il capitano Von Kaunitz
si prospettava un bel compito.
Lui era un uomo alto sul
metro e novanta, magro con l’aria superba e fredda. Sul suo curriculum si
segnalava la sua freddezza e la sua determinazione, un avaro che amava andare
vestito bene con la sua uniforme perfetta.
Capelli biondi, di un biondo
ossigenato, pelle bianca come il latte che sfiorava a volte il cadaverico,
occhi color del ghiaccio, sguardo amorfo che metteva però un certo terrore a
chi lo guardava.
La mano sinistra andò a
sistemare il guanto bianco che copriva la destra, camminava con passo deciso,
il suono che lo accompagnava era quello del tacco dello stivale nero che
portava ai piedi e che aveva uno strano ritmo che sembrava più un passo di
marcia. Le iridi color del ghiaccio erano inizialmente puntate davanti a sé, ma
quando giunse nell’ala dove alloggiavano le altre guardie, lo sguardo vagava da
destra a sinistra nell’osservare tutti quegli uomini in tenuta da notte che si
erano svegliati di colpo per vedere il nuovo capitano. Ma quello sguardo già li
metteva una certa paura. Non osavano però andare oltre al guardarlo, quei due
occhi che puntavano su di loro e li scrutava li intimidiva. Era arrivato di
notte e si era risparmiato la fanfara dell’accoglienza.
Con il suo passo giunse
davanti alla porta della sua stanza, l’aprì e si chiuse dentro. Le guardie che
non erano di certo presentabili, quando chiuse la porta tirarono un sospiro di
sollievo e tornarono a dormire.
L’uomo giunse nella sua
stanza e si guardò attorno: l’arredamento era semplice, una piccola scrivania
fornita di una lampada che illuminava bene lo spazio del tavolo; una libreria
anonima e un letto spoglio su cui stavano delle lenzuola e delle coperte
ripiegate.
Accanto al letto un semplice
comodino, tutti i mobili erano di legno massiccio, resistenti nonostante tutti
quegli anni in cui i vari capitani si erano susseguiti uno dopo l’altro. Una
piccola finestrella da cui entrava un raggio di luna a illuminare debolmente il
tutto, concludeva la stanza.
L’uomo osservò tutta la camera
con attenzione, il suo sguardo scivolava sull’arredo e sulla finestra che era
chiusa con delle sbarre, peggio di un convento. Si avvicinò andando a guardare
il cielo da quella piccola apertura lasciando che l’aria fresca entrasse
all’interno della stanza, lui che veniva da un paese freddo era abituato a tale
clima.
Con tali pensieri, ricordando
anche la patria, si accomodò davanti alla scrivania sedendosi su quella sedia
di legno che reggeva tranquillamente il suo peso leggero. Con un gesto lento si
spogliò della uniforme e aprì i cassetti per andare a cercare carta da lettere
e inchiostro per poter scrivere una lettera…Ma sospirò desistendo a quell’idea
che gli era venuta così all’improvviso. Nessuna debolezza, adesso era il nuovo
capitano della prigione.
Però sentiva il bisogno di
scrivere e così prese un foglio e una matita andando a scrivere una lettera che
non avrebbe mai inviato.
Un modo per aprire il suo
cuore malato era quello di scrivere…Perché lui un cuore, seppur debole e in
agonia, ce l’aveva ma non l’avrebbe mai mostrato.
***
La Cacciatrice-Vampiro venne
condotta fuori dalla sua cella per andare come suo solito al cortile dove
l’avrebbe attesa il solito uomo per portarla dalla Morte.
Oramai era una abitudine ma
sentiva che quel giorno la solita e pallosa routine era stata rotta da
quell’incontro.
Camminava contando i passi
lenti, doveva distrarre la mente da domande inutili che le avrebbero mandato in
fumo il cervello, meglio contare i passi che farsi domande a cui non riusciva a
rispondere. Ma dato che più e più volte aveva perso il conto di quanti passi
fossero quelli dalla cella al cortile aveva deciso di buttare la mente
all’indietro, ripensava al giorno in cui era stata portata in carcere, poi
Possibile che il Supremo non
fosse intervenuto? E gli altri che aveva visto al castello del Supremo? Doveva
esserci sotto qualcosa perché non capiva come mai lei, Cacciatrice-Vampiro,
fosse stata rinchiusa in un posto come quello per un crimine non commesso.
Arricciò il naso ripensando poi alla Morte e alle sue forme. Era un bel
simbolo.
Prima si era presentata come
donna bella e perfetta, poi come uomo bello e perfetto e la gattina voleva
decisamente approfondire tale conoscenza, poi da bambino innocente e tenero…E
oggi come si sarebbe presentata? Riservava mille e mille sorprese quell’essere,
però era giusto così. La morte aveva mille facce e colpiva con mano imparziale
davanti a tutti.
Aveva sottratto l’anima di un
ricco, di un vagabondo, di giovani e di vecchi…Una vasta gamma di anime
raccolte in quei giorni che aveva lavorato come sicario. Ma aveva iniziato a
farci il callo e la cosa la divertiva. Magari stava scoprendo di avere una vena
sadica che prima non c’era mai stata.
La morte doveva insegnarli
qualcosa…ma lei ancora non trovava il senso di quella esperienza, che di certo
era migliore che spaccare sassi tutto il giorno.
Con tali pensieri la ragazza
si ritrovò nel cortile della prigione, ma quel giorno non era affatto uguale
agli altri. L’uomo pelato era in ritardo ma forse non era un ritardo casuale,
lavorando con la Morte una cosa sola aveva imparato: nulla è lasciato al caso.
E quel ritardo non era visto come un qualsiasi ritardo.
La gattina alzò gli occhi
verso il cancello e cercò la figura dell’uomo che doveva prenderla, ma non
c’era nessuno.
In quel momento però giunsero
anche altre due file: la prima dove stavano i detenuti da portare al lavoro e
la seconda fila formata da ragazzini che avevano dai dieci ai tredici anni, ad
occhio e croce. Ma non ne era sicura, aveva dato solamente uno sguardo generale
all’insieme, non le importava poi molto della presenza di quelle persone, la
sua attenzione era rivolta ad altro. Ma quel suo ignorare gli altri venne rotto
quando una vocina da bambina lanciò un urlo richiamando l’attenzione e lo
sguardo vigile della Cacciatrice-Vampiro.
Lei voltò la testa e fu
allora che riconobbe la ragazzina che era entrata nella sua cella, la vedeva
dimenarsi tra le mani di un energumeno che la posò a terra intimidendola di
tacere; tutto accadde in fretta, la Cacciatrice-Vampiro si mosse indignata da
quella scena che le stava davanti agli occhi. Lei che proteggeva i bambini, lei
che difendeva i buoni e i giusti…lei che aveva un animo così indomito che
voleva anche combattere un po’ per levare quella noia che aveva da quando era
stata rinchiusa in carcere.
Nessuna catena a trattenerla
e con un balzo arrivò dritta all’uomo.
La bambina stava lì tremante
mentre osservava quel baule d’uomo che si avvicinava contro di lei con sguardo
minaccioso, e si chiedeva quale pena le avrebbe inflitto.
L’uomo si tolse la cintura
dei pantaloni, era così grasso che i pantaloni non li crollavano, lasciandola
sfilare dai passanti con uno schiocco. La bambina trasalì. Altre percosse sulla
carne che poi avrebbe bruciato e sanguinato. L’uomo si avvicinò alzando la
cintura pronto a colpire la bambina ma in quel frangente la Cacciatrice-Vampiro
arrivò portandosi in mezzo tra bambina e uomo.
Il braccio dell’uomo si
abbassò velocemente lasciando che la cintura andasse a colpire la bambina ma
colpì solamente il braccio della gattina che lo aveva alzato per parare quel
colpo.
La pelle si era arrossata, ma
nessuna smorfia di dolore apparve sul viso della ragazza, solo uno sguardo così
intenso che avrebbe potuto uccidere l’uomo se fosse stato un’arma. La bambina
aveva chiuso gli occhi intimorita ma aveva sentito solo uno schiocco e nessun
dolore, così decise di aprire gli occhi e vedere la ragazza che l’aveva
protetta con il suo corpo. Eccola
“Non dovevi metterti in
mezzo…” iniziò l’uomo ricomponendosi nel suo sguardo cattivo per cercare di
battere quello di lei, ma cosa impossibile da fare dato che lo sguardo della
gattina era talmente intenso che avrebbe presto o tardi lasciato il posto
all’ira che l’assaliva. Pochi istanti di silenzio che parevano un’eternità,
loro due concentrati negli occhi dell’altro, i bambini confusi da ciò che stava
accadendo, il loro aguzzino in difficoltà contro una donna, le guardie
pietrificate. Istanti interminabili.
“Lo sai che tali strumenti
non devono neanche sfiorare la pelle di una bambina?” chiese
Adesso stupore negli occhi di
lui che osservava lei che senza alcuna fatica aveva liberato la cintura dalla
presa dell’uomo, ma lui si riprese e replicò “Taci, donna…loro mi appartengono,
loro sono miei perché li ho comprati e ci faccio tutto ciò che voglio…E adesso
spostati”.
Le parole non fecero alcun
effetto sulla ragazza che alzò un sopracciglio e sorrise “Tuoi?” chiese lei con
tono ironico e si avvicinò all’uomo come a voler continuare quella frase, e lui
ne approfittò prendendola per il collo e scaraventandola verso i cespugli che
stavano attaccate alle mura della prigione. Lui era più forte e lei leggera…le
avrebbe fatto un bel po’ di male e il corpo della ragazza venne scaraventato
con certa forza contro i cespugli. Ma non doveva fare una mossa del genere.
La Cacciatrice-Vampiro si
rotolò nella polvere e finì con la testa rivolta al verde di quelle piccole
piante che davano un po’ di colore alle mura grigie della Prigione. Lei si
arrabbiò e si accese ancora di più di ira, voleva e doveva attaccare ma non
aveva arma per ucciderlo.
E fu allora che la sua
attenzione si portò su alcuni luccichii che venivano dal cespuglio, frammenti
dello specchio che lei aveva infranto il primo giorno. Un sorriso e
raccogliendone uno si alzò e, pulitasi la polvere di dosso, attaccò l’uomo veloce
come una gatta piena di vendetta.
L’uomo rimase fermo non
riuscendo a decidere quale mossa usare per bloccare quella ragazza che adesso
agiva con istinto.
Lei si ricompose e si
allontanò dal corpo lasciato a terra, aveva commesso un crimine davanti ad
occhi innocenti ma la cosa non le importava poi molto. E la bambina invece di
guardare il corpo riverso a terra osservò la ragazza che si allontanava. Ecco
la cacciatrice-Vampiro che aveva sognato, che l’avrebbe protetta da tutto e
adesso aveva ucciso un suo aguzzino.
La gattina si allontanò, si
aspettava un attacco da parte delle guardie che erano senza parole dopo tale
scena. Allora lei si voltò verso quello sbruffone che stava nel suo sangue e
poi andò a posare lo sguardo sulla bambina che la osservava piena di
ammirazione. Lei sorrise appena non sapendo che quel sorriso le sarebbe costato
caro.
Le guardie stavano lì silenti
e sorpresi, tutto era successo in molta fretta.
Il capo delle guardie, quel
capitano biondo si avvicinò di corsa alla Cacciatrice-Vampiro prendendola per
il braccio “Cosa mi tocca fare, un capitano comanda non deve punire i detenuti”
urlava lui andando a strattonare la ragazza rivolgendosi a quelle guardie che
non riuscivano ad agire. Gli occhi freddi e amorfi si puntarono sulla giovane e
osservandola disse “Credo proprio che qualcuno oggi andrà a fare compagnia alle
fruste” poche parole mentre la guardava osservando quelle gocce di sangue sul
viso di lei.
Lei sorrise e replicò “Cos’è
vuoi portarmi nella stanza degli orrori, come la chiamate voi? Ma che paura…” tronfia
e ancora accesa dall’ira che l’aveva spinta ad uccidere quell’uomo. Von Kaunitz
restò silente osservando quella spregevole persona che teneva per il braccio.
Aveva un bel coraggio a
rispondere, ma se avesse usato i modi usati con lui all’accademia, a quella
simpaticona si sarebbe cancellato il sorriso sul viso.
Un galoppo ruppe il silenzio
e il pelato che doveva accompagnare la gattina arrivò per condurre come suo
solito la ragazza. Il capitano era stato messo al corrente di questa cosa ma
non sapeva dove lei andava e soprattutto non sapeva chi fosse lei, come lei non
sapeva l’identità di lui.
Lui lasciò la presa e lei lo
guardò senza abbassare lo sguardo, una sfida era nata tra i due che presto si
sarebbero scontrati nuovamente. Lei si voltò e allontanandosi salì sul cavallo
e venne portata via da quel posto.
Ora non sapeva cosa
aspettarsi dato che la solita routine era stata alterata.
Ecco alla fine il capitolo 21.
Lo so che i tempi di aggiornamento sono oramai
lunghissimi ma spero che l’attesa valga la pena…Ok mi sa che la battuta non
piace e state reclamando la mia testa su un piatto d’argento.
Comunque la storia continua, e adesso sono arrivati
questi nuovi personaggi in mezzo: La bambina e il Capitano delle Guardie della
Prigione, tale Von Kaunitz.
Spero vi sia piaciuto e al prossimo capitolo.
Cassandra14