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Autore: LyhyEllesmere    18/07/2010    6 recensioni
Rose è una ragazza dolce e solare, pronta ad aiutare il prossimo, ma anche ironica e un po' troppo saccente. Scorpius è cresciuto nell'amore dei suoi genitori, da un padre diverso, un Draco che nessuno immagina. Ma su di lui aleggia un male sconosciuto.
Una ragazza fugge dall'Europa, per dimenticare un passato che, indelebile, la fa annegare nel dolore. Molti cercano di aiutarla, ma nessuno ci riesce; perché solo un paio d'occhi verdi le permetteranno di dimenticare quelli neri impressi nella sua mente.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 13 – Selezioni

 

Elly entrò silenziosamente nella Guferia e si accertò di essere sola. La maggior parte degli studenti stava ancora bazzicando per Hogsmeade, per godersi gli ultimi momenti di libertà prima di ricominciare a studiare. Anche i ragazzini del Primo e Secondo Anno si rincorrevano sugli ampi prati verdi, nei pressi del Lago Nero. Sopra di lei, centinaia di gufi diversi e multicolori sonnecchiavano tranquilli: mancavano ancora un paio d’ore al tramonto. L’odore di piume e cacche d’uccello in decomposizione permeavano l’aria, ma lei non ci fece caso. Era un bel posto, la Guferia. Silenzioso soprattutto.

Come stai, Vis?” sussurrò. Il falco le becchettò dolcemente un dito, come solo un amico vero sapeva fare. Aveva gli occhi grandi, gialli e bellissimi. Profondi e consapevoli.

Ecco qui…” la appoggiò sull’abbeveratoio. Doveva aver fatto un viaggio lunghissimo.

Chi ti ha mandato?” Ricevette uno schiocco di becco come risposta. Sfilò dolcemente la lettera dagli artigli lunghi ed affilati.

Lesse il nome del destinatario, il suo, scritto con caratteri piccoli e rotondeggianti. Sospirò ed aprì la lettera. In un certo senso, non sapeva che aspettarsi.

 

Cara “Elly”,

Come stai? Spero bene, visto che è passato più di un mese da quando sei partita e  non ci hai ancora fatto avere tue notizie. Se pensi sia un’accusa, lo è. La prossima volta che ci vediamo, ti picchio per il colpo che ci hai fatto prendere.  Per fortuna Vitious, il Preside se non sbaglio, scrive una volta alla settimana per farci sapere come vanno le sue lezioni. Dice che ti stai abituando alla magia tradizionale, anche se in realtà non ne sono molto sicura. Tu sei tu, non credo riuscirai mai a cambiare il tuo modo d’essere. Neanche se ti impegnerai con tutte le tue forze. Cosa di cui dubito comunque, visto com’eri quando sei partita. Ci manchi, sai? Spero davvero tu riesca a trovarti bene.

Cambiando discorso, com’è Hogwarts? È il grande castello misterioso di cui parla il professor Romano? Da quello che ho capito è molto più grande di qui, ti sei già persa? Nah, impossibile, col tuo udito sentiresti il respiro di un professore a cinquanta metri di distanza. Ok, questa era esagerata, lo so, ma lo sai come sono…

L’Accademia, invece, sembra così vuota senza voi due…i ragazzi ricominciano a fare i bulli. Naturalmente gli ho dato una lezione, mai farmi arrabbiare. La tua stanza è andata ad un gruppo di matricole -  non sanno nemmeno che fortuna hanno avuto. Mi sono assicurata che non ci fosse più nulla di tuo. Ho trovato un pezzo d papiro, te lo invio. Spero ti faccia piacere. Becco d’Ambra sembrava così triste, perciò Jan è riuscita a convincere il professor Mattei a mandartelo. Vi sosterrete a vicenda, ne sono sicura. O forse sarà lui a sostenere te. Sai, anche a lui manca, e molto. Era così mogio negli ultimi mesi…dopotutto era il suo padrone. No, il suo compagno, ecco. Be’, lo sai meglio di me.

Non voglio rattristarti troppo, perciò cambiamo argomento (di nuovo).Odio scrivere lettere – e Jan lo sa, la sadica. Non so mai che scrivere. Giochi ancora a Quidditch? Scommetto di sì, nessuno può batterti. C’è un Cercatore più bravo di me? E un Battitore migliore di Jan? Se ci riesci, mandaci una foto. Chissà, magari quando avremo tempo, sempre se ci vorrai, verremo a trovarti.

Ti mando questa lettera con Vis, anche lei sente la tua mancanza, ed Ebe1 non riuscirebbe a sopportare il viaggio. Spero non si perda, anche se dubito che qualcuno riesca a capire la nostra lingua. Oh, quasi dimenticavo: hai trovato degli amici? Non fare troppo la musona asociale, potrebbero spaventarsi. Sono fighi gli inglesi? Aspetto tue notizie, e se non mi rispondi manderò davvero Ebe. Mi sono spiegata? Ti voglio bene. Baci anche da Jan,

Del 

Elly mise da parte la lettera, il battito del cuore leggermente accelerato. Frugò nella busta e vi trovò un pezzo di papiro stropicciato. Lo usava raramente, ma lo preferiva. Era comodo e, soprattutto, non veniva dagli animali2. Lo aprì lentamente, le mani prese da un leggero tremolio. Non è ora di farsi venire il Parkinson… Una scrittura obliqua. Fin troppo familiare. Fin troppo dolorosa. Perché ogni volta che hai fatto un passettino avanti con difficoltà, impegno, basta un nonnulla per tirarti indietro di dieci metri?

Lo richiuse con uno scatto. D’un tratto, tutto aveva una sfumatura grigia. O forse blu, nera, gialla, verde? Non ci capiva nulla, ma doveva resistere. Finché poteva. Come Atlante3, per quanto ancora avrebbe sorretto il mondo sulle spalle, prima di spezzarsi l’osso del collo?

Salutò Vis, si assicurò avesse il suo angolino per riposare. Prese un po’ di paglia, per renderlo più comodo, ma le cadde dalle mani. Scese le scale in fretta, senza saltare, cercando di recuperare la lucidità. Doveva respirare con calma, pensare a qualcos’altro. Alla verdura. A perché era vegetariana. Ai dolci alla menta, i suoi preferiti. Ad Al. Ecco, Al sembrava un balsamo guaritore. Arrivata ai piedi delle scale, cominciò a correre. Lontano da tutto, da tutti, ma, soprattutto, da lui.

 

 

Rose e Scorpius entrarono ridenti dal Buco del Ritratto. Lui la spingeva, lei lo schiaffeggiava affettuosamente. Al solito. Seduti da Madama Piediburro avevano ordinato due succhi d’arancia. Dopo l’esitazione iniziale (insomma, nessuno si trova a suo agio seduto su un pof rosa e peloso), avevano cominciato a chiacchierare come non facevano da molto – troppo – tempo. Il momento d’imbarazzo e il  quasi-bacio erano stati dimenticati, o meglio rimandati.

In Sala Comune ad aspettarli, c’era Al. “Dove-siete-stati?” sibilò a denti stretti appena li vide. “Avete idea di quanto abbia aspettato ai Manici di Scopa?”

I due si ritrassero in un gesto involontario. Albus Severus Potter, se fatto arrabbiare, era peggio di Ginny Weasley con le sue cose 365 giorni all’anno. Alla faccia della straordinaria somiglianza col padre.

Rose e Scorpius si guardarono negli occhi, blu e verde, quindi scoppiarono a ridere di nuovo. Davvero, potevano dare lezione a dei babbuini.

“Scusa Al, ma il vento tirava fortissimo, quindi ci siamo riparati nel primo locale che abbiamo trovato…” spiegò Rose.

“E quale sarebbe?” s’informò Al. Stava cercando di calmare l’elefante imbufalito dentro di lui. Si svegliava raramente, certo, ma quando lo faceva…brrr…

Scorpius intanto era diventato di un leggero colorito rosa.

“Non importa, dai, sono dettagli…” tentò di dire.

“Quale locale?” Il timbro minaccioso della voce non ammetteva vie di fuga, né bugie, perché Albus era bravissimo a capire se uno mentiva.

“Madama Piediburro…”  soffiò Rose con una vocina flebile flebile.

Il Potter sbatté gli occhi un paio di volte.

“Volete dire che voi due…”

“No, che hai capito! Ci siamo finiti per sbaglio, ti ho già detto! Ma cosa vai a pensare?” rispose Scorpius. Ops. Non si era reso conto delle sue parole.

“Be’, era ovvio che si poteva fraintendere. Anche se proprio non vi ci vedo da Madama Piediburro, sui tavolini di legno e le sedie rosa…” sghignazzò.

“Veramente eravamo su dei pof” rispose Rose.

“Appunto…e che avete fatto?”

“Abbiamo ricordato i vecchi tempi… Come al Terzo Anno, quando abbiamo chiuso Flitt nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Se lo meritava, aveva fatto diventare strabica Charisma. Ma la migliore era al Primo Anno. Ti ricordi quando abbiamo rotto le scatole a Rose per tutta la lezione di Antiche Rune? Non è mai riuscita a recuperare quegli appunti…bah, leggende senza senso…”

“Sono utilissime invece! Guarda i miei genitori e lo zio Harry! Ora che ci penso è vero…non sono mai riuscita a recuperare quella lezione. Magari potrei chiedere a qualcuno di prestarmi i vecchi appunti… Be’, adesso vado a vedere il mio nuovo libro…”

“Di che sta parlando?”

“Bah…ha preso un libro di Rune Italiane…”

“Ma Rose, tu non sai l’italiano!”

Lei alzò gli occhi al cielo. “Vuol dire che lo imparerò allora!”

Fuggì su per la scala del Dormitorio femminile, dove non potevano seguirla.

No, che hai capito…Ma cosa vai a pensare?

Non voleva farsi vedere piangere.

 

 

Rose continuava a rigirarsi nel letto. Gli Elfi Domestici avevano cambiato le lenzuola, che fresche di bucato profumavano di arancia e cannella. Ma non erano state quelle che le avevano impedito di rimanere sveglia tutta la notte. Verso le tre di notte aveva registrato un tentativo di temporale. L’aria fresca entrava dagli spiragli delle finestre ormai troppo antiche. Le mura di pietra, poi, nonostante fossero rivestite di legno, rimanevano costantemente fredde. Non era stato nemmeno quello a tenerla sveglia. Era stato Scorpius, o meglio, quello che aveva detto. Rose non riusciva a dimenticare la sensazione di aver sbagliato tutto. Perché l’aveva quasi baciata nel vicolo, se non provava nulla? Eppure in quel momento non era riuscita a trovare nulla di più giusto. Le era sembrato naturale, come respirare. In tutti quegli anni non si era mai posta il problema, fino a quel momento. I fatidici sedici anni. Forse erano stati gli ormoni, la follia del momento. Forse Scorpius, che conosceva meglio delle sue tasche, sarebbe sempre rimasto solo un amico. Ma non riusciva a dimenticare il respiro caldo sulla pelle, il suo profumo inconfondibile di mela verde e crochi. Istintivamente, sorrise. Avrebbe potuto vivere di quell’aroma. Poi, però, ritornò alla triste realtà. No, che hai capito... Ma cosa vai a pensare?

Prese a pugni il cuscino per l’irritazione. Stupido, stupido Scorpius. Odio gli uomini, sbagliano sempre tutto.

O forse sono stata io a sbagliare. Al solito. Sono una pasticciona.

Di fronte a lei, Madleine si rigirò nel letto. “Nar…gi…” la sentì dire. “Andiamo…a caccia…di Na…rgilli…amore”.

Persino Madleine, la persona più distratta e svampita che avesse mai conosciuto, al pari soltanto di Luna Lovegood, era più sicura di lei. Ma d’altronde Luna si era sposata felicemente e aveva avuto due figli, Lorcan e Lysander. Con Scamandro. Ehi, ma prima non era rimasta per tantissimo tempo assieme a Dean Thomas? Perché i due non si fossero sposati, era ancora un mistero. Se lo chiedeva spesso sua madre. Mai viste due persone più legate, diceva quando Rose era ancora una poppante con un ciuffo di capelli legato a mo’ di fontanella e le guance paffute.

Forse non era destino, pensò Rose. Come non era destino che lei e Scorpius stessero insieme. Troppe differenze, che solo un’amicizia può colmare. Ma l’amore…l’amore è diverso. Poi le era parso di non stare molto simpatica a Draco Malfoy, le parlava in modo sempre così… formale. Freddo. No, non era decisamente il tipo di Scorpius. Doveva rimanere sua amica, punto e basta. Non appena il primo raggio di sole colpì il letto di Madeleine, si alzò. Era il segnale, la sveglia. Si vestì in fretta e scese di sotto. La Sala Comune sembrava così spoglia la mattina presto, senza il continuo via vai dei rumorosi Grifondoro. Incontrò stranamente Al, seduto su una delle poltrone accanto al fuoco. Gli Elfi Domestici dovevano essere già passati, perché una nuova fiamma splendeva giocosa nel caminetto in pietra. Il cugino sembrava assorto, con lo sguardo perso nel vuoto. Ricordava dolorosamente il suo migliore amico, ma Rose evitò di pensarci.

“Cuginetto…”

Silenzio.

“Al…”

Silenzio.

“Albus Severus Potter!”

Quello sembrò svegliarsi di colpo. Si alzò, come sull’attenti.

“Eh, sì, che c’è?” Mise a fuoco, strizzando gli occhi. “Oh, sei tu, Rose…”

“E chi vuoi che sia, Maga Morgana?”

Al inarcò un sopracciglio. Acida di prima mattina. Doveva essere successo qualcosa. Oh, giusto…

“No, scusa, stavo pensando a…”

“Elly” concluse l’altra. Si sedette a peso morto sul divanetto lì affianco. Era da parecchio che non parlava da sola con Al, in effetti. Erano successe un mucchio di cose. E i professori stavano diventando sempre più fiscali coi compiti.

“Già…” Anche Al si sedette sulla sua poltrona. Era stanco, stranamente. “Io… da quando è arrivata, è come se una campanella continuasse a suonare e mi dicesse Aiutala! Aiutala! Aiutala!” Adorava parlare con Rose. Poteva sempre dirle tutto, sfogarsi. “Ma non capisco cos’abbia…” continuò frustrato. “Non è strana come pensavamo. È molto dolce, e buona, solo che… non so, sembra che stia subendo una specie di battaglia interiore. Una parte di lei vorrebbe dire tutto, ne sono certo. Ma è come se volesse punirsi.”

“E bravo il nostro psicologo… o forse dovrei dire cotto a puntino” sogghignò Rose. Era bello parlare con lei. Riusciva sempre a sdrammatizzare tutto, ma, Al ne era sicuro, aveva prestato attenzione alle sue parole.

“No, credimi, non è così… è diverso. Non è attrazione…”

Forse l’anticamera dell’amore.

La ragazza si alzò. Al non si diede per vinto. Lui si era sfogato, ora toccava a lei. “Tu, invece?”

“Io? Che ti passa per la testa?”

Lui sospirò. “Rose, potrai mentire a Scorpius, a Lily, a James…ma non puoi fregare me. L’ho visto ieri sera, sai? Che quello che ha detto ti ha ferita…”

Mazzi.4

Rose scosse la testa, dentro di sé a disagio. Stava cercando di assumere un’espressione neutra, ma risultava più difficile del necessario. “No, Al, mi dispiace, ma stavolta ti stai sbagliando. Ora vado a fare colazione, James ci vuole in campo presto per le selezioni…”

Al sospirò.

 

 

Elly aspettò che tutte fossero uscite quella mattina, prima di alzarsi. La prima era stata Rose, in pratica fuggita dal Dormitorio non appena era sorto il sole. Dopo l’aveva seguita Julie, sbadigliante. Per ultima Madeleine, visto che Charisma non aveva dormito lì quella notte. D’altronde Justin Thomas era un ragazzo d’oro. Erano le dieci di mattina. Le selezioni sarebbero cominciate alle undici.

Elly si trascinò in bagno, dopo aver rifatto velocemente il letto. Non le piaceva sovraccaricare gli Elfi Domestici. A casa non ne aveva neppure mai visti. Ripensò alla lettera, a Del. Un po’ le mancava, certo, con la sua allegria alla Alice Cullen, ma non voleva che la venissero a trovare. Non ancora. Era troppo presto. Doveva restare da sola, riflettere, cavarsela.

Fece una doccia lunga e calda. Solo le temperature molto alte e molto basse le permettevano di riflettere davvero. Quando mai era stata una musona asociale, poi???

Uscì e si vestì in fretta. Non voleva arrivare troppo tardi, lei che era sempre in anticipo. Indossò una maglia nera, lunga a metà coscia, senza maniche ma a spalline grosse; sotto i jeans vecchi, larghi e scoloriti – i suoi preferiti – s’infilò delle specie di scaldamuscoli in microfibra, posti da sotto il ginocchio fino a metà coscia, a mo’ di ginocchiere. Si aggiustò bene quella destra. Legò i capelli in una coda molto alta e tirò indietro anche la frangia.

Osservò il riflesso allo specchio: le rispose uno sguardo spento. Non più il suo, ormai.

Uscì dal bagno ed aprì il cassettone sotto il letto. Il legno era resistente, chiaro, non dava nell’occhio. Nessuna delle ragazze l’aveva notato, fino al giorno prima. Frugò tra i vestiti, senza sgualcirli. Erano ordinati per tipo e colore. La solita perfettina, peccato che dopo li disordinasse sempre. Puntualmente. Trovò quello che stava cercando accanto a due scope. Erano molto particolari: una con le rifiniture rosse e oro, l’altra blu e argento. Entrambe recavano la marca GT. Elly, inconsapevolmente, prese in mano quella dai colori Grifondoro. Accarezzò il legno lucido, perfettamente levigato. Le venature si rincorrevano e si intrecciavano in una rete naturale di perfezione. Le sembrò di tornare indietro.

 

“Passa!”

 Si muovevano in fretta, più veloci degli avversari. Il vento colpiva loro la faccia, ma non ci facevano caso, erano nel loro elemento. Si lanciavano la Pluffa con passaggi precisi,ma invisibili ad occhio nudo. Purtroppo, perché da vedere erano uno spettacolo. Sembrava una danza, con quei movimenti precisi e leggiadri.si capivano al volo, non c’era quasi bisogno di parole. Nessun Bolide poteva fermarli, erano imprendibili.

Lei la lanciò a lui, quindi volò più in basso, davanti. Lui lasciò cadere la Pluffa e si spostò di lato, per lasciarle libera la visuale. Meno d’un secondo dopo, i Falchi avevano guadagnato altri dieci punti. Sopra di loro, con un guizzo, Phydel prese il Boccino. Erano passati non più di cinque minuti dall’inizio della partita, ed avevano battuto gli avversari 310 – 0. I Mitici Due fecero il giro del campo, esultanti. Scesero a terra, spalla a spalla,subito affiancati dal resto della squadra, altri tre giocatori. Non avevano bisogno di sette, ne bastavano cinque. Erano gli Invincibili.

 

Elly si riprese, come avesse tenuto la testa troppo a lungo nell’acqua. Con uno scatto, rimise la scopa dentro, prese quella blu-argento e quello che stava cercando: un paio di occhiali a specchio5. Scosse la testa, come a volersi dimenticare quel flash. Anche se è impossibile dimenticare la felicità. Perché lei, fino a poco tempo prima, era stata felice.

Guardò l’orologio che teneva sul comodino: le 10.50. Anche correndo, non ce l’avrebbe mai fatta. Il castello era enorme, conteneva almeno mille ragazzi, l’avrebbero potuta vedere. Si guardò intorno, per assicurarsi che non ci fosse nessuno. Il Dormitorio non offriva molti nascondigli.

Si trovava nella Torre di Grifondoro, al settimo piano.

Crack.

Ricomparve nell’armadio delle scope di Mastro Gazza, al piano terra. Uscì e cominciò a correre.

 

 

“Ci sono tutti?” urlò James. Quell’orda di ragazzini non sembrava capace di chiudere la bocca.

“Credo di si” rispose Rose.

Al si guardava disperatamente intorno, invano. Che stupido, pensò, non dovevo avere aspettative così alte…

Aveva sperato che venisse. Davvero. Ma forse doveva abituarsi ad una persona sfuggente e volubile come Elly. Non sapevi mai cosa le passasse per la testa.

“Cosa dovrei mettermi addosso?” disse una voce, anzi un sussurro, alle sue spalle. Al si girò e se la trovò davanti.

“Ehi, non hai  freddo?” gli venne spontaneo chiedere. Dopotutto, la Scozia non era uno scherzo d’autunno.

Elly scosse le spalle. “Crescendo in montagna alta…” gli sembrò sentirle borbottare.

“Allora tieni…” gli consegnò una tunica da Quidditch rosso-oro.

“Ciao, Elly!” s’intromise Rose. “Fai anche tu il provino?”

“Qualcuno mi ha convinto…”

Rose annuì e sorrise. Le sarebbe piaciuto averla in squadra. Magari sarebbe riuscita a conoscerla meglio, rompere un po’ il guscio. Si sentiva in colpa per quello che aveva pensato di lei. Aveva salvato Robin e l’aveva aiutata per l’appuntamento. Non era da tutti.

“Oh, per i vestiti…”

“Puoi tenerli.”

“Ah…ehm…grazie, allora”. Si scompigliò un po’ i capelli intrattabili. Doveva trovare un modo per sdebitarsi.

Elly scosse le spalle, con quell’aria persistentemente noncurante.

“Splendore, ci sei anche tu!” James si avvicinò con un enorme sorriso stampato in faccia. Parlare con Robin l’aveva aiutato. E lui riconosceva sempre i suoi errori.

“Per fortuna ti hanno avvisato, non credevo venissi. Robin ne sarà contenta…”

Elly si irrigidì impercettibilmente, ma l’unico a notarlo fu Al.

“Comunque…oh, begli occhiali per la cronaca…che scopa hai? No, guarda l’ora, me la farai vedere dopo…cominciamo!” urlò. Se no non avrebbero finito per pranzo.

La prova era individuale, una specie di campo minato. Iniziava con un giro di campo in volo, per vedere se si era capaci di rimanere in sella. Ritornati al punto di partenza aveva inizio la sfida vera e propria. Si doveva ricevere le Pluffe lanciate da James e passarle a Lily. Poi viceversa. Intercettare alcune palla lanciate da Albus, evitare i Bolidi di Rose e Scorpius e cercare di segnare mentre Hugo parava. In sé non è difficile, pensò Elly infilandosi la divisa, piuttosto basilare.

Ma James aveva fatto bene. Alla selezione si erano presentati almeno una trentina di candidati. Una decina non era ancora in grado di volare, tutti tra gli undici e dodici anni. Una ragazza del Secondo Anno e uno del Terzo fecero cadere le Pluffe lanciate da Lily. Un altro paio del Terzo, diversi del Quarto e uno del Quinto non riuscirono ad intercettare nemmeno una Pluffa da Albus. Il grosso, almeno sette o otto, furono disarcionati dai Bolidi. Pochi riuscirono a passare – un paio – ma nessuno segnò. Hugo era troppo bravo.

A mezzogiorno non avevano ancora finito. Elly si divertiva un mondo ad osservare i più piccoli. Al aveva addirittura dovuto riportarne giù uno che non aveva mai volato ed aveva perso il controllo della scopa. Intanto gli spalti si erano riempiti non solo di Grifondoro e degli scartati, ma anche di altre Case. La curva Serpeverde fischiava senza fermarsi da circa un quarto d’ora. Avrebbero potuto far parte del coro di voci bianche di Vienna.

Quando anche l’ultimo del Settimo Anno fu sceso dalla scopa, fu il turno di Elly.

“Ryan” la chiamò James. Tutta la squadra era scesa a riposarsi un attimo; dopotutto non si erano fermati per gli ultimi quindici ragazzi, e il sole invernale, nonostante non fosse granché caldo, li stava accecando. Rose le augurò buona fortuna, Lily le sorrise. Al la osservava da lontano, lei lo ricambiava.

Poi più nulla. Prese la scopa e azzerò i pensieri, come sempre. Ora esistevano solo lei, la Pluffa e il vento. Era da molto – troppo – tempo che non volava. Salì in alto, assaporando ogni istante. L’aria che le scompigliava i capelli, le accarezzava il viso, s’infilava potente nei suoi polmoni. Finalmente era tornata a respirare. E cominciò. Fece il giro del campo ad alta velocità. Per una volta, voleva far vedere di che pasta era fatta. Voleva divertirsi, lasciarsi andare all’aria pulita, dimenticare tutto. Non era più Ellyssa Ryan, come la conoscevano lì. Era una Cacciatrice.

James strabuzzò gli occhi nel vederla arrivare così presto, ma non fece una piega. Fece una finta e le lanciò la Pluffa. Per gli altri poteva essere un tiro difficile, ma lei poteva vedere ogni capovolta del pallone, come a rallentatore. La prese e la passò a Lily con estrema precisione. Questa la afferrò e la rimandò indietro. E quindi di nuovo a James.

Passò ad Al. Le Pluffe erano un po’ lente per i suoi standard, ma giocava sulla precisione e sulle direzioni. Destra, sinistra, sinistra, alto, basso, sinistra, destra, basso.

Rose e Scorpius creavano una specie di campo minato, come quelli dei film Babbani. Dovevi stare attento a non farti disarcionare. Ma la lentezza giocò a favore di Elly. Dovrebbero vedere quelli di Jan, si ritrovò a pensare. Con l’ultima Pluffa ancora in mano – non l’aveva restituita ad Al – si avvicinò ad Hugo. Aveva un’espressione concentrata, quasi stesse cercando di carpirle informazioni. Con uno scatto fulmineo, fece passare la Pluffa per l’anello sinistro.

La prova era durata meno di un minuto.

Tutto lo stadio passò dal silenzio sbigottito alla follia. Grifondoro grandi e piccoli urlavano di gioia, sbandieravano le sciarpe a mo’ di bandiere. Persino i Serpeverde non se la sentivano più di fischiare. Elly appena scesa venne accolta dalla squadra, che la abbracciò e la trasportò di forza nello spogliatoio.

“Sei stata semplicemente fantastica!!!” urlava James in preda all’euforia. Cominciò a lanciarla per aria.

“Bravissima!”

“Superba!”

“Non avevo mai visto niente del genere!”

Elly, all’ultimo salto in aria, riatterrò con grazia e si alzò con noncuranza.

“Te l’avevo detto…” le sussurrò in un orecchio Al.

“Wow!” Anche Lily era entusiasta. “Pensavo che non sarei riuscita a prenderla, quella Pluffa che mi hai lanciato!”

“È vero, è stata un fulmine!” le fece eco Hugo. “Quasi non l’ho vista, quando ha segnato!”

“Ma di’ un po’” intervenne Robin, in jeans e camicetta a differenza degli altri. “A me sembrava che, be’, ti trattenessi. Sbaglio?”

“Cosa??” Sbottò James. “È già quasi impossibile che sia andata a quella velocità!”

Tutti si girarono verso Elly, che stava zitta in disparte. Sembrava quasi che non la riguardasse.

“La verità?” chiese in un sussurro.

“Sì” risposero tutti e sette.

Lei scosse le spalle. “Forse”.

Silenzio mortale.

“Batteremo i Serpeverde!!!!!!!!!!!!!!!!!!” James saltava coi pugni per aria. Sembrava un bambino col suo regalo la mattina di Natale, non poteva essere più felice.

“Oh” si batté una mano sulla fronte. “Prima che mi dimentichi, fammi vedere la tua scopa. Io e Al cavalchiamo delle Firebolt900, Lily una ThunderboltL&G,  Hugo e Rose le Tornado RW-HW, Scorpius la Nimbus3000 e Robin la Comet4567. Non pensavo te la fossi portata, Robin pensava di prestarti la sua…blu e argento? Non proprio i nostri colori, ma…” si ammutolì. O meglio, rischiò di slogarsi la mandibola.

“Jay, cos’è successo?” chiese Albus, confuso. Per farlo ammutolire doveva essere qualcosa di grosso. Se era un trucco doveva farselo insegnare…

“A-Al… ha u-una GT”.

Cinque dei sette presenti sbarrarono gli occhi, sbalorditi. (La scopa era di Elly, dubito si fosse stupita).

“Una GT? Una GT vera?”  sussurrò Robin.

Solo Rose non aveva fatto una piega. “Che cos’è una GT?” sbottò, irritata. Odiava sentirsi ignorante.

“Te lo spiego dopo” soffiò Lily, anche lei congelata.

“Wow!” sorrise Hugo, col solito entusiasmo. “E riesci a cavalcarla?”

Tutti si sbatterono una mano in faccia. Elly compresa.

 

A Hugo,

con la tua candida innocenza

mi fai sempre rider troppo.

 

1 – Ebe nella mitologia greca è la dea della giovinezza, figlia di Zeus ed Era, sorella di Ares, Eris, Ilizia ed Efesto. Qui per ulteriori informazioni.

2 – Il papiro è di origine vegetale. La pergamena, se non erro, è pelle di animale, di solito pecora, seccata al sole e poi sottoposta ad un procedimento che non ricordo. Se siete curiosi, qui c’è qualcosa.

3 – Atlante è il gigante che, secondo la mitologia greca, sosteneva il mondo sulle spalle. Per questo la prima vertebra della colonna vertebrale si chiama Atlante (correggetemi se sbaglio). Qui per ulteriori informazioni.

4 – Mazzi: mi hanno fatto notare che come esclamazione non è molto chiara. Sarebbe Ammazzi, nel senso di wow, stupore. Scusate se do per scontate certe cose.

5 – Se vi interessa, questi sono gli occhiali a specchio di Elly.

 

Allora, salve a tutti. Come vedete, ho aggiornato prima stavolta. Anche se non sono mai puntuale, alla fine. In questo capitolo succedono un sacco di cose, anche se non come lo scorso. Lo reputo un po’ di passaggio, io. Non credo sia scritto granché bene, non mi convince molto. Voi che ne dite? Qui si scopre un pezzo di titolo, ma la storia non è finita qui, naturalmente. Ma cos’hanno di così speciale queste cavoli di GT? Rose e Scorpius come si comporteranno tra loro? E Elly? Vedremo, spero continuerete a seguirmi. Vorrei ringraziare infinitamente chi mi ha recensito:

 elys: grazie della recensione =D La curiosità morbosa si è un po’ placata? Le descrizioni come sono venute? Non ne sono per nulla convinta…dai, stavolta ho aggiornato presto, spero ti sia piaciuto. Un bacio

veracruz: grazie per i bei complimenti, sono davvero felicissima che ti piaccia. Anche perché gestirla, questa storia, è un po’ un casino. Elly è davvero complicata (e dire che l’ho inventata io XD). Spero che anche questo capitolo di sia piaciuto. Kiss

marty 4: grazie per i complimenti! Stavolta sono stata molto più veloce. Il capitolo – a mio parere – non è bello quanto lo scorso, ma spero ti sia piaciuto. Rose e Scorpius sono in stallo, soprattutto ora che lui ha detto quelle cose. Al e Elly…si vedrà. Inoltre ho inserito un bel po’ del passato di Elly, le sue vecchie amiche, i ricordi…che ne pensi? Un bacio

ElseW: sì, mi ricordo che mi avevi recensito all’inizio. Grazie per averlo fatto =D. Comunque con gogogò non intendevo rococò. È un’espressione che ho sempre sentito, fin da piccola. Credo che venga da “a gogò”, cioè “molto”. Alla fine ha lo stesso ruolo di rococò, quando non si intende nel senso stretto del termine. In pratica volevo dire che le rune francesi erano molto decorate. Scusa se ho scritto di getto. Pensavo fosse una parola comune. Un bacio

Emily Doyle:ciao! Già, il liceo serve a qualcosa ogni tanto. Io faccio lo scientifico, latino lo devo studiare per forza (purtroppo). Già, Vis significa forza, mi sembrava carino come nome e si legava alla trama. Vorrei ringraziarti per i complimenti, mi hai fatto arrossire XD. Davvero davvero grazie. Goditi le vacanze!

maricuccia: ciao! Tranquilla se hai recensito tardi, i tuoi impegni sono certo più importanti! Sono contenta che la storia ti sia piaciuta. Elly si sta pian pianino lasciando andare, è vero, ma la strada è ancora lunga! Anche per Rose e Scorpius sarà difficile, anche se in questo capitolo ho inserito poco o niente. Tu che ne dici? Come ti è sembrato? Come ho già detto sopra, non mi ha convinto molto…un bacio

Smemo92:Ciao tesoro! Grazie innanzitutto della recensione, mi hai fatto pure ridere alla fine (dopo ti spiego perché). Be’, come sempre l’analisi dei personaggi l’hai fatta tu. Rose e Scorpius? In questo capitolo abbiamo scoperto i pensieri di lei. Anche io in realtà volevo che si baciassero, ma mi sembrava un po’ presto (me sadica muahahah)…maledetto vento! In questo capitolo ho inserito diversi elementi su Elly. Si conosce un po’ la scuola, un po’ le sue amiche etc. La provenienza…sai che mi verrebbe da dire “poveri trentini”? tutti pensano che vivano all’età della pietra. Non intendo solo quello che dici tu, in generale mi è capitato spesso. Comunque, direi che un’idea te la sei fatta. Non voglio dirti altro, perché se no va a finire che mi indovini tutta la storia. Quello che pensa Al lo abbiamo scoperto in questo chappy. Tu che ne dici? La lettera invece mi sono divertita un mondo a scriverla, Del è un tantino particolare. E arriviamo al perché mi hai fatto ridere. La domanda su GT. Be’, questo capitolo, devi sapere, su carta l’ho scritto a natale, circa. Dopo naturalmente l’ho modificato, ma le selezioni erano quelle. Perciò, tra tutte le recensioni che mi hai fatto, proprio in questa mi hai chiesto cosa significa gt! Hai per caso un sesto senso??? Mah…fammi sapere cosa ne pensi! Un bacione grande grande!

   
 
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